Micro-Città di Calabria / Architetture e idiomi grecanici

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Spazi e culture del Mediterraneo

RICERCA PRIN 2009-2011

Spazi e culture del Mediterraneo

PATRIMONIOCULTURALEMEDITERRANEOARCHEOLOGIAARCHITETTURAMICROCITTA’PAESAGGIO

RICERCA PRIN

Università di Chieti-Pescara

Università di Napoli

Seconda Università di Napoli

Università di Reggio Calabria 2009-2011

La scuola di Pitagora editrice


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Spazi e culture del Mediterraneo PATRIMONIO CULTURALEMEDITERRANEOARCHEOLOGIAARCHITETTURAMICROCITTA’PAESAGGIO

Fabbrica della Conoscenza numero cinquantadue


FABBRICA DELLA CONOSCENZA

Collana fondata e diretta da Carmine Gambardella COMITATO SCIENTIFICO DI COLLANA

Federico Casalegno

Professor, Massachusetts Institute of Technology, Boston

Massimo Giovannini

Professor, Mediterranea University, Reggio Calabria

Diana M. Greenlee

Professor, University of Monroe, Louisiana

Bernard Haumont

Professor, Ecole Nationale Supérieure d’Architecture, Paris-Val de Seine

James Kushner

Fullbright Visiting Professor, Southwestern Law School, Los Angeles

Maria Grazia Quieti

Ph.D. Extecutive Director, The U.S.-Italy Fullbright Commission

Elena Shilienskova

Professor and Director of the Design Department, Togliatti State University

Il volume è stato inserito nella collana Fabbrica della Conoscenza in seguito a double peer review anonimo da parte di due membri del Comitato Scientifico. Il volume raccoglie gli esiti della ricerca “Costruzione di un Atlante del Patrimonio Culturale Mediterraneo: conoscenza, comunicazione, governance”, coordinata da Massimo Giovannini e realizzata con i finanziamenti del MIUR nell’ambito dei Programmi di Ricerca PRIN 2009-2011. Alla ricerca hanno partecipato l’Università Federico II di Napoli (responsabile: Antonella Di Luggo), la Seconda Università di Napoli (responsabile: Carmine Gambardella), l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara (responsabile: Livio Sacchi), l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (responsabile: Massimo Giovannini). Unità di Ricerca dell’Università degli Studi Federico II di Napoli Antonella Di Luggo (responsabile), Riccardo Florio, Massimiliano Campi, Mara Capone, Raffaele Catuogno, Alessandra Pagliano, Teresa Della Corte, Emanuela Lanzara, Daniela Palomba, Rosaria Palomba, Angelo Triggianese, Carmen Frajese D’Amato, Roberta Montella, Angela Bonafiglia, Daniela De Crescenzo, Cristina Regis, Paolo Caputo, Elisa Mariarosaria Farella, Filomena Mauriello.

Unità di Ricerca della Seconda Università degli Studi di Napoli Carmine Gambardella (responsabile), Giuseppina Amirante, Paolo Giordano, Danila Jacazzi, Ornella Zerlenga, Alessandra Cirafici, Rossella Franchino, Nicola Pisacane, Riccardo Serraglio, Pasquale Argenziano, Alessandra Avella, Marina D’Aprile, Caterina Frettoloso, Mariateresa Galizia, Manuela Piscitelli, Cettina Santagati, Gabriella Abate, Lina Abategiovanni, Margaret Bicco, Antonio Calderone, Maria Carolina Campone, Alessandro Ciambrone, Luigi Corniello, Raffaela De Martino, Lamia Hadda, Patrizia Moschese, Concetta Giuliano, Camilla Di Falco, Luca Ferri, Gaspare Serroni, Dario Martimucci, Edoardo Fiorillo, Vincenzo Cirillo, Giancarlo Napoli, Maria Vergara. Unità di ricerca dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara Livio Sacchi (responsabile), Maurizio Unali, Caterina Palestini, Pasquale Tunzi, Antonella Salucci, Alessandro Basso, Carlo Cafaggi, Giovanni Caffio, Pasquale Carusi, Carmela Casulli, Niccolò Cozzi, Paolo Demartis, Riccardo Di Carlo, Savio Doronzo, Antonio Giovannucci, Luigi Valentino Losciale, Alessia Maiolatesi, Francesco Martelli, Massimiliano Mazzetta, Angelo Natale, Carla Ramunno.

Unità di Ricerca dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria Massimo Giovannini (responsabile), Francesca Fatta, Marinella Arena, Rosario Giovanni Brandolino, Daniele Colistra, Gaetano Ginex, Gabriella Curti, Domenico Mediati, Sebastiano Nucifora, Paola Raffa, Agostino Urso, Manuela Bassetta, Gabriella Falcomatà, Andrea Manti, Giuseppe Mazzacuva, Pietro Mina, Chiara Pietropaolo, Chiara Scali, Viviana Tirella, Panaiota Koutsoukou, Elena Trunfio. Revisione editoriale dei contributi ed impaginazione: Marinella Arena, Paola Raffa, Stefania Bella, Andrea Manti.

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Spazi e culture del Mediterraneo PATRIMONIOCULTURALEMEDITERRANEOARCHEOLOGIAARCHITETTURAMICROCITTA’PAESAGGIO

PRIN 2009

Cos truzi one d i un Atl a nte del Pa tri moni o Cul tura l e Med i terra neo Conoscenza, Comunicazione, Governance

Progetto di un sistema interattivo per la conoscenza e la gestione del patrimonio culturale mediterraneo

Invarianti e permanenze architettoniche e archeologiche SEDI

Università di Napoli Federico II - Antonella Di Luggo

Seconda Università di Napoli - Carmine Gambardella

Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara - Livio Sacchi

Università Mediterranea di Reggio Calabria - Massimo Giovannini

A CURA DI

Massimo Giovannini

Marinella Arena

Paola Raffa

Il materiale iconografico, ove non diversamente indicato, è da intendersi a cura degli autori. La traduzione dei testi in lingua inglese, ove non diversamente indicato, è da intendersi a cura degli autori. Tutti i diritti riservati © copyright 2015 La scuola di Pitagora S.r.l. Via Monte di Dio, 54 - 80132 Napoli Telefono e Fax +39 081 76 46 814 www.scuoladipitagora.it info@scuoladipitagora.it

ISBN 978-88-6542-408-7 ISSN 2464-9668 ISBN DVD 978-88-6542-463-6

La scuola di Pitagora editrice


ARCHEOLOGIA ARCHAEOLOGY

23 JERASH

69 TEMPIO DI VENERE

Giordania

Francesca Fatta

29 UMM ER RASAS 35 EL KHASNEH

73 TERME ROMANE

Daniela De Crescenzo

500 Giuseppe Mazzacuva

77 TEMPIO DI APOLLO Mara Capone

Libia

Cuma, Italia

556 Mara Capone

Teorie e metodi per la rappresentazione del patrimonio archeologico su piattaforma digitale

83 CRYPTA ROMANA

Cuma, Italia

Paolo Caputo, Elisa Mariarosaria Farella, Filomena Mauriello

53 TEATRO ROMANO Roberta Montella

89 TEMPIO DI DIANA Daniela Palomba

Miseno, Italia

532 Angelo Triggianese

Massimiliano Campi

Miseno, Italia

544 Massimiliano Campi

Rilievi in condizioni difficili

Antonella Di Luggo, Cristina Regis

588 Emanuela Lanzara

A teatro con i romani

63 FARO ROMANO

Cuma, Italia

Innovazione della conoscenza e valorizzazione dei beni culturali

Il teatro perduto

Rosaria Palomba

95 VILLA ROMANA

Cuma, Italia

568 Antonella Di Luggo, Raffaele Catuogno

520 Alessandra Pagliano

59 SACELLO DEGLI AUGUSTALI

Italia

L’antico Porto di Cuma

Miseno, Italia

101 ARCO FELICE VECCHIO Raffaele Catuogno

Cuma, Italia

598 Raffaele Catuogno, Daniela Palomba, Rosaria Palomba Le strade romane come elementi ordinatori del territorio flegreo

113 FONTI E POZZI SACRI Gabriella Curti

Italia

632 Gabriella Curti

117 TIMGAD

Ipogei sacri dedicati al culto delle acque

161 FORTE MATINITI

Gabriella Falcomatà

Sebastiano Nucifora, Agostino Urso

165 MASSERIA SAN MAURO Cantinella di Corigliano, Italia Daniele Colistra, Domenico Mediati

169 KSAR TAMZAYET

237 MERCATO DI PIAZZA MAZZINI

Matmata, Tunisia

Paola Raffa

195 HOUCH

Sebastiano Nucifora, Agostino Urso

243 MERCATO DI ISPICA

Nefta, Tunisia

Paola Raffa

199 MONASTERO DI VARLAAM

Meteora, Grecia

Gaetano Ginex, Panagiota Koutsoukou

203 EREMO DI SANTO SPIRITO Caterina Palestini

175 KSAR AMRIDIL Chiara Pietropaolo

Catania, Italia

Ragusa, Italia

Sebastiano Nucifora, Agostino Urso

Majella, Italia

734 Caterina Palestini

Traiettorie culturali: rappresentazione e comunicazione della Tebaide abruzzese nel contesto Mediterraneo

Tataouine, Tunisia

754 Agostino Urso

Dal mercato all’oggetto di mercato: l’ergonomia di coltelli e sassole

766 Sebastiano Nucifora

Due piatti in equilibrio tra storia e mito

247 PARCO COLONNA Paola Raffa

253 VILLA COMUNALE Paolo Giordano

Marinella Arena, Paola Raffa

Taormina, Italia

Napoli, Italia

780 Paolo Giordano

Il disegno del suolo

Skoura, Marocco

680 Gaetano Ginex

698 Chiara Pietropaolo

123 VOLUBILIS Marocco

La torre del sistema difensivo dell’architettura berbera in Marocco rilievo e rappresentazione grafica dell’elemento

Chiara Scali

646 Manuela Bassetta

La costruzione geometrica del mosaico romano

127 NECROPOLI DI CHELLAH Rabat, Marocco Gaetano Ginex

Rabat, Marocco

Marinella Arena, Paola Raffa

139 PAN E LA CAPRA

Reggio Calabria, Italia

191 HÛŠ

Il modello della Kasbah archetipi, tipi e variazioni

Algeria

133 ZAWIYA SHĀLA

Giordania

Marinella Arena, Paola Raffa

616 Francesca Fatta

Italia

La digitalizzazione del patrimonio archeologico

Francesca Fatta

155 QASR KHARANA

La misura invariante del linguaggio classico: l’esempio dei templi di Selinunte tra armonia e colore

512 Andrea Manti

47 LEPTIS MAGNA

Gabriella Curti

Francesca Fatta

Architetture di pietra e di terra

Andrea Manti

151 HAMMAM YALBUGHA AL-NASIRI Aleppo, Siria 107 SELINUNTE

Giuseppe Mazzacuva

Giordania

Marinella Arena, Paola Raffa

Baia, Italia

Petra, Giordania

41 LOCRI EPIZEFIRI

145 QUSAYR AMRA

Baia, Italia

Angela Bonafiglia

Giordania

Gaetano Ginex

ARCHITETTURA ARCHITECTURE

Napoli, Italia

Carmine Gambardella, Danila Jacazzi, Giancarlo Napoli, Pasquale Argenziano, Alessandra Avella, Dario Martimucci

660 Raffaela De Martino, Rossella Franchino,

Caterina Frettoloso La sostenibilità negli interventi di trasformazione del territorio: il patrimonio archeologico in area mediterranea

670 Cettina Santagati

Segni identitari nell’architettura sepolcrale ipogea del Mediterraneo

710 Gabriella Falcomatà

Dalla kasbah agli ksour

181 TIGHREMT Valle ASLIM

del Draa, Marocco

Agdz, Marocco

Marinella Arena

TALIWIN

Agdz, Marocco

Marinella Arena

716 Marinella Arena

Tighremt della Valle del Draa. Architetture spontanee nella terra dei Tamazight

209 PIO MONTE DELLA MISERICORDIA Napoli, Italia Carmine Gambardella, Giuseppina Amirante, Alessandra Avella, Pasquale Argenziano, Luca Ferri, Gaspare Serroni, Lina Abategiovanni Dario Martimucci, Eduardo Fiorillo

213 SAN GIOVANNI AL PALCO Mercato San Severino, Italia Marina D’Aprile, Margaret Bicco

742 Marina D’Aprile, Margaret Bicco

Il restauro dell’ex-monastero di S. Giovanni al Palco a Mercato S. Severino e la cultura architettonica del secondo Settecento

219 CAPPELLE ECLETTICHE DEL CIMITERO MONUMENTALE Napoli,

Italia

Carmine Gambardella, Pasquale Argenziano, Alessandra Avella

225 SCALE SANFELICIANE Ornella Zerlenga

Napoli, Italia

233 LANTERNA SAN RAINERI

Messina, Italia

Sebastiano Nucifora, Agostino Urso

794 Luigi Corniello

La conoscenza dell’architettura fortificata con moschea in Albania

802 Riccardo Serraglio

Il Real Sito di Carditello dall’istituzione all’attualità

814 Patrizia Moschese

Architetture salesiane nel Maghreb

822 Alessandro Ciambrone

Architetture, disegni e geometrie delle Città Imperiali del Marocco


MICRO-CITTA’ MICRO-CITIES

271 MICRO-CITTA’ D’ABRUZZO POPOLI

Pescara

Italia

Carmela Casulli

BUSSI

Pescara

Alessia Maiolatesi

CUGNOLI

Pescara

Massimiliano Mazzetta

PESCARA

Pescara

Pasquale Tunzi

OFENA

L’Aquila

Giovanni Caffio

CASTELLI

Teramo

Alessandro Basso, Carla Ramunno

LANCIANO

Chieti

Antonella Salucci

P A E S ALANDSCAPE GGIO

327 MICRO-CITTA’ DI CALABRIA ROGHUDI

Reggio Calabria

Italia

Rosario Giovanni Brandolino, Domenico Mediati, Pietro Mina, Elena Trunfio

GALLICIANO’

Reggio Calabria

Rosario Giovanni Brandolino, Domenico Mediati, Pietro Mina, Elena Trunfio

846 Rosario Giovanni Brandolino Architetture e idiomi

337 MICRO-CITTA’ DI SICILIA ALI’

Messina

Marinella Arena

MANDANICI Marinella Arena

Italia

377 CAPO PELORO Daniele Colistra

381 CAPO MILAZZO Daniele Colistra

Messina, Italia Milazzo, Italia

387 ISOLA DI STROMBOLI Gaetano Ginex

Isole Eolie, Italia

391 ACQUEDOTTO CAROLINO Nicola Pisacane

Campania, Italia

898 Nicola Pisacane

Permananze e innovazioni nella rappresentazione multidimensionale del territorio

Messina

397 TRACCIATI E TERRITORIO

864 Marinella Arena

Tre piccole città

Alessandra Avella

Napoli, Italia

910 Alessandra Avella

“Catturare” il paesaggio mediterraneo attraverso tecniche di navigazione e rilevamento cinematico tridimensionale

403 MEDIO MEDITERRANEO 305 RIONE TERRA

Pozzuoli, Italia

INSULAE 6a-6c VESCOVADO E DUOMO Riccardo Florio

INSULA 6b PALAZZO RUSSO Teresa Della Corte

INSULA 7b PALAZZO DE FRAJA Carmen Frajese D’Amato

832 Teresa Della Corte

Piano di sezione “cursorio” e sperimentazioni metodologiche per l’indagine conoscitiva e la valorizzazione dei contesti complessi

347 CITTA’-OASI TAMERZA

Italia-Albania

Carmine Gambardella, Pasquale Argenziano Alessandra Avella, Nicola Pisacane

Tunisia

PATRIMONIO INTANGIBILE INTANGIBLE HERITAGE

409 STUMENTI MUSICALI ETNICI Mediterraneo

467 GONDAR

Rosario Giovanni Brandolino, Domenico Mediati, Elena Trunfio

Livio Sacchi, Carlo Cafaggi, Riccardo Di Carlo, Paolo Demartis, Savio Doronzo, Luigi Valentino Losciale, Francesco Martelli

Rosario Giovanni Brandolino, Domenico Mediati

970 Domenico Mediati

Il design della memoria e il “vocabolario simbolico”. Arti, simboli e codici nella tradizione agropastorale greco-calabra

421 SAN GENNARO Ornella Zerlenga

988 Ornella Zerlenga

I Volti di San Gennaro Primo Premio ‘Ianuarius’ per un progetto di comunicazione multimediale

427 I LUOGHI DEL GATTOPARDO Pietro Mina

Sicilia

1000 Pietro Mina

La Sicilia del Gattopardo. Architetture intorno ad un valzer

433 PATTERN ISLAMICI Europa Meridionale-Maghreb Daniele Colistra

1012 Daniele Colistra

Mediterranean geometric patterns

Tunisia

Tunisia

Gaetano Ginex

924 Alessandra Cirafici

361 IGHERM

936 Gabriella Abate

Valle del Draa, Marocco

TAGUERSIFT O FELLA Paola Raffa

TAGUERSIFT IZDAR Paola Raffa

876 Paola Raffa

Marocco

Marocco

AYT ISSA OU BRAHIM Paola Raffa

447 I DIARI DEI VIAGGIATORI MARE NOSTRUM

DE LOCI SANCTIS

Maria Carolina Campone

KITAB RUGAR II Maria Vergara

DA COSTANZA A GERUSALEMME Danila Jacazzi, Ornella Zerlenga

DEVOTISSIMO VIAGGIO DI GIERUSALEMME Camilla Di Falco

VIAGGIO DA VENETIA A COSTANTINOPOLI Concetta Giuliano

KSAR AJDABIYA Lamia Hadda

1044 Maria Carolina Campone

La “città attesa”. La costruzione dei luoghi santi e della forma urbis nel Medioevo

1054 Danila Jacazzi

Haec est via ad Terram. Rotte, città e architetture dei viaggiatori nel Mediterraneo

Tunisia

Gaetano Ginex

MIDES

473 PALAZZO DI YOHANNES IV Mekele, Ethiopia

Danila Jacazzi

Napoli, Italia

Marocco

Igherm della Valle del Draa: Disegni di città di terra

Mapping: tra cartografia, mappe di comunità e open data. Esplorazione urbana e rappresentazione del territorio La piattaforma webgis del Cilento. La prima rete di connettività geografica multimediale finalizzata al marketing & comunicazione dei prodotti/servizi offerti dall’Oasi Fiume Alento

946 Manuela Piscitelli

La costruzione di un immaginario del paesaggio mediterraneo attraverso vedute e testimonianze dei viaggiatori del Grand Tour

956 Mariateresa Galizia

La cultura del costruire nel paesaggio rurale mediterraneo

437 APPARATI EFFIMERI Maurizio Unali

1026 Maurizio Unali

Mediterraneo

Rappresentare l’immateriale. Cultural heritage e poetiche dell’effimero

Ethiopia

Livio Sacchi, Antonio Giovannucci

415 ARTIGIANATO GRECANICO Calabria, Italia

Gaetano Ginex

CHEBIKA

MED fuori MED MEDdal out of MED

1066 Lamia Hadda

I giardini hafsidi d’Abu Fihr a Tunisi nelle testimonianze dei viaggiatori

1074 Pasquale Argenziano

Il paesaggismo inglese in Italia. W. Coldstream e J.M.W. Turner disegnano Capua

1084 Antonino Calderone Disegni vesuviani

1098 Viviana Tirella

Lo spazio celato. Restituzione geometrica dell’architettura illusoria in Sicilia

479 AL BALAD

Jeddah, Arabia Saudita

Livio Sacchi, Pasquale Carusi, Niccolò Cozzi, Riccardo Di Carlo, Paolo Demartis, Savio Doronzo, Luigi Valentino Losciale, Angelo Natale

485 NASSEEF HOUSE

Al Balad, Arabia Saudita

Livio Sacchi, Pasquale Carusi, Niccolò Cozzi, Paolo Demartis, Riccardo Di Carlo, Savio Doronzo, Luigi Valentino Losciale, Angelo Natale


Università di Napoli Federico II

Seconda Università di Napoli

Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara

Università Mediterranea di Reggio Calabria


Architetture e idiomi

Diversità e coesione nelle minoranze grecaniche tra spazio, assenza e memoria

Rosario Giovanni Brandolino

Tracce d’insularità grecanica. Disegno di apertura di Aldo Zucco

The "Greece of Calabria" includes a large territory placed between the low Ionian and the foothills of the Aspromonte. In the villages that fill the valley of Amendolea and the fringes to the east of the Ionian coast there is an ellenofona minority that, for centuries, is united by the same language and a common Greek-Byzantine origin. The grecanic linguistic matrix, which until the last century has been a strong element of identitarian belonging, today is extremely marginal. The geographical location in inaccessible areas has allowed for centuries the preservation of an old idiom that today seems to give in to the contemporary cultural and linguistic conformity. The architectures and the urban spaces that accept these communities do not have different characteristics from other towns in Calabria, but the folk traditions, the language and the typical customs interpret the spaces in a unique and identitarian way. It is the content of the places, rather than the places themselves, to define their identity. To survey, to understand and to interpret the past is the first step of the valorization. To preserve, in the case of the linguistic minorities, means to raise and to spread a heritage that, after centuries of belonging to the territories, will to cede, today, to a dangerous and alienating cultural erosion.

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Area grecanica_Minoranze linguistiche_Rappresentazione_Rilievo_Tradizioni popolari

La "Grecia di Calabria" include un ampio territorio posto tra il basso Ionio e le prime propaggini dell’Aspromonte. Nei borghi che affollano la valle dell'Amendolea e le frange più a oriente della costa ionica si trova una minoranza ellenofona che, da secoli, è accomunata dallo stesso idioma e da una comune origine greco-bizantina. La matrice linguistica grecanica, che fino al secolo scorso ha rappresentato un forte elemento di appartenenza identitaria, oggi è estremamente marginale. La collocazione geografica in territori impervi ha permesso per secoli la conservazione di un idioma antico che oggi sembra cedere al conformismo linguistico e culturale contemporaneo. Le architetture e gli spazi urbani che accolgono tali comunità non presentano caratteristiche diverse da altri borghi calabresi, ma le tradizioni popolari, la lingua e gli usi tipici interpretano gli spazi in modo singolare e identitario. È il contenuto dei luoghi, più che i luoghi stessi, a definirne l'identità. Rilevare, conoscere e interpretare il passato è il primo passo della valorizzazione. Conservare, nel caso delle minoranze linguistiche, significa rilanciare e divulgare un patrimonio che, dopo secoli di appartenenza ai territori, rischia, oggi, di cedere ad una pericolosa e alienante erosione culturale.

MICRO CITTA'

Grecanic area_Linguistic minorities_Representation_Survey_Popular traditions

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ROSARIO GIOVANNI BRANDOLINO

UNITÀ DI RICERCA DELL’UNIVERSITÀ MEDITERRANEA DI REGGIO CALABRIA

Michel de Certeau

nei territori che li ospitarono fino all’adesione della chiesa valdese alla Riforma protestante avvenuta, nel 1532, con la risoluzione di Chanforan. Successivamente, considerati eretici, vennero duramente perseguitati: in Piemonte, in Provenza e soprattutto in Calabria. I pochi sopravvissuti si convertirono alla religione cattolica. La lingua parlata é l’occitano.

COMUNITÀ SOCIALI E CRITERI D’INTEGRAZIONE

Una storia che legga come documentazione le cose, le situazioni e interpreti i segni tangibili di una realtà consolidata secondo invasioni, persistenze e trasformazioni, rispetto a un repertorio di beni connaturati ad una cultura altra, non può che ereditare una tradizione di identità. Un’appartenenza non visibile che si esprime attraverso il dislocamento di alcune comunità nei sistemi urbani storicamente consolidati e precostituiti. Le comunità multiculturali si pongono in territori su cui gravano e si alternano memoria e identità di una storia sociale. Queste comunità si riconoscono in un ampio contesto, in cui la presenza di diverse minoranze linguistiche sono considerate come realtà “storica” ai sensi dell’art. 2 delle L. 482/1999 che riconosce e tutela le minoranze linguistiche. In attuazione dell’art. 6 della Costituzione, inoltre, e in osservanza dei principi stabiliti dagli organi europei, la Repubblica italiana tutela dodici minoranze europee tra cui, in Calabria, le comunità albanesi, greche e occitane1. Le minoranze etniche, nelle loro espressioni dialettali, danno luogo a una geografia composita di relazione mista e intrisa di carattere, particolarità e proprietà, in un sistema di comunicazione segnico o vocale. Tali comunità rappresentando un’identità autoctona che s’identifica nell’insediamento dei borghi generando una diffusa collettività di “piccola patria”. Sono aree di un territorio in cui nidificano e si unificano culture locali e marginali rivolte a un contesto geografico, storico e culturale esteso e diversificato. I LUOGHI E LE MAPPE DI ACCOGLIENZA

L’appartenenza alloglotta è condivisa da alcune minoranze etniche calabresi e si manifesta in più lingue di molteplice appartenenza geografica. Una compresenza dialettale che indica spesso lingue storicamente contigue e si sovrappone in un intreccio culturale che si esprime nelle seguenti aree:

Arberia – Area geografica posta nel cosentino, popolata da una comunità fondata da una minoranza etnica di profughi albanesi. Presenta un’ampia comunità di rito grecobizantino. Il flusso migratorio più consistente avviene tra il XV e il XVIII sec., in seguito all’invasione turco-ottomana delle terre di origine. Lungro (Ungra) è uno dei centri più rilevanti della cultura albanese. La lingua parlata, in tutto il territorio, è l’arbëreshë.

Bovesia – Si colloca in un ampio territorio posto tra il basso Ionio e le propaggini d’Aspromonte. In esso si trova una minoranza ellenofona che offre spesso ospitalità a molti greci che, per sfuggire alla dominazione turca della madre patria, trovano rifugio presso comunità calabresi accomunate, da secoli, dallo stesso idioma e dalla religione di rito greco-bizantino. Bova (fig.1), Condofuri, Gallicianò, Roccaforte e Roghudi sono i centri di maggiore rilevanza grecofona. La lingua parlata è il Grecanico o greco di Calabria.

Occitania – Comprende il territorio tra Fuscaldo e Cetraro, nel cosentino. Esso ospita una colonia di valdesi ed eretici in fuga. Originari della valle alpina del Pelice, verso il XIV secolo, si stabiliscono a Guardia (La Gàrdia) e nei villaggi limitrofi per sfuggire alle persecuzioni. Gli occitani vissero in pace 848

Fig. 1. Salvaguardia antropica. Disegno di Rosario Giovanni Brandolino TEORIA DELLE RADICI. COLONI O MIGRANTI? IMESTA GREKANI

2

Contrappunti sui parlanti: Rohlfs e Morosi si esprimono tra “[...] i saperi occidentali e affondano le loro radici nella lingua e nella civiltà greca”3. La Grecia di Calabria ha origine geografica tra le falde e le balze d’Aspromonte, cui successivamente si è sovrapposto un esodo agricolo e rurale verso aree di pianura a ridosso delle coste. Il termine griko è riportato da Francisco Trinchera, nel 1865, sul Syllabus Graecarum Membranarum per indicare i parlanti del greco salentino e calabrese. Il termine grecanico indica proveniente dalla Grecia o ad imitazione greca. Una dicotomia, per quanto riguarda le attribuzioni della lingua parlata nelle culture minoritarie dell’area grecanica, conduce a due differenti ipotesi: Arcaica, ipotesi riferita dal filologo tedesco Gerhard Rolfs (1892-1986), definito l’archeologo delle parole. Egli considera la lingua grecanica come permanenza derivante dai colonizzatori della Magna Graecia del VIII sec. a.C. con le successive evoluzioni avvenute nel tempo.

Bizantina, ipotesi riferita dal glottologo Giuseppe Morosi, vissuto verso la fine del XIX secolo, e sostenuta da Domenico Comparetti, Cesare Lombroso ed altri, secondo cui le comunità grecaniche si sarebbero formate negli ultimi lembi dell’Italia Meridionale durante il periodo bizantino. Giuseppe Morosi e Astorre Pellegrini individuano, nel periodo tra il VI e il IX sec. d.C., un movimento migratorio di bizantini che, in fuga verso l’Italia, fondano luoghi di culto e monasteri ortodossi nell’Italia meridionale.

Neoellenica, è invece la versione che propone il filologo tedesco Johann Heinrich Friedrich Karl Witte (1800-1883), secondo il quale, nel sec. XVI, alcune comunità provenienti da Corone e Patrasso vengono indotte dalle truppe di Carlo V a spostarsi nell’estremità peninsulare della Calabria. La carenza di fonti d’archivio e documentarie, di reperti archeologici e numismatici e il

dubbio che si rileva tra le diverse teorie, non consentono di definire in maniera risolutiva la preminenza di una delle ipotesi sull’origine dell’appartenenza linguistica dei Greci di Calabria.

ARCHITETTURE E IDIOMI

I BORGHI E IL CARDINE GRECANICO. LESSICO E DISSONANZE

Le diverse dislocazioni territoriali sono determinate dalla riconoscibilità dei confini linguistici. La dimensione di un paesaggio verbale e inconsueto associa e accomuna i territori per un contesto geografico storico culturale inedito. Prosperano qui, nel crocevia del basso meridione ionico, località impensate. Non si tratta di borghi o lande semplici, scabre e desolate, ma di una natura inattesa, in cui quasi tutto quello che si legge appartiene alla letteratura dialettale. La Grecìa calabrese si inscrive nel massiccio aspromontano e si concentra nell’ampia e frastagliata valle dell’Amendolea e nelle frange più a oriente. Le caratteristiche di maggiore genuinità e le permanenze più intrise di cultura greca si ritrovano nei centri rurali posti in aree interne e in territori pedemontani. Tra quelli di maggiore rilevanza storico, paesistico e ambientale, si segnalano alcuni borghi:

Amiddalia - Borgo di Amendolèa, 350 m slm, risalente al sec. XI, fu abbandonato prima in seguito al sisma del 1908 e successivamente a causa dell’alluvione del 1956, eventi che testimoniano alcuni dei motivi causa della fragilità del territorio. Il borgo, nell’XI sec., assume il nome dal suo feudatario possessore di diverse terre. Il borgo agropastorale che, fino al 1806, contava diversi casali è situato al di sotto di una rocca e del sovrastante castello Ruffo, di origine bizantina, e a ridosso dell’omonimo corso d’acqua. Tra le rovine, posta a settentrione, rimane la chiesa di S. Sebastiano, già dedicata a S. Nicola, che presenta alcuni affreschi, sbiaditi dal tempo e di presunta impronta basiliana.

Fig. 2. Persephòne, la struttura e le steddi. Disegno ed elaborazione fotografica di Daniele Tirotta.

Chora tu Vùa - Borgo di Bova, 820 m sml, edificato sulle pendici rupestri di un’altura aspromontana, rappresenta il luogo predominante della Bovesia ed è denominato la “Chora” degli ellenofoni. Il borgo fu sede vescovile di rito greco-ortodosso, importato dai monaci Basiliani4, che fu abolito dall’imposizione del rito latino avvenuta nel 1573. La confessione dei fedeli, per un periodo di transizione, avveniva ancora in lingua greca, dovuta alla permanenza degli officianti che nel 1595 contava ancora 59 prelati. Nella comunità bovese, la cui consuetudine era esprimersi in latino negli atti ufficiali, le funzioni religiose venivano officiate in lingua greca5. A tal proposito, in un suo intraprendente viaggio nell’area grecanica, Edward Lear descrive Bova come “[…] l’ultimo resto della Magna Grecia […] perseverando la lingua e certe abitudini dei colonizzatori”6. Altri aspetti, tra la dottrina e il culto, tra il rito pagano della processione e il rito religioso della benedizione, si ritrovano nella processione delle Persephoni (figg.2-3), che avviene a Bova nella Domenica delle Palme. Esso richiama un singolare rito propiziatorio di origine ancestrale trasformato, nel corso dei secoli, in una processione devozionale, in auge fino al ‘600. Tale tradizione è stata ripresa di recente, a partire dagli anni sessanta del ‘900. Il corteo delle “pupazze”7 porta in processione enormi figure femminili intrecciate dai fedeli che rappresentano le Persephoni, un richiamo al mito greco di KorePersefone e alle feste di Demetra, simboli di fertilità della natura e delle stagioni. Le figure, imperniate su una struttura di canne, sono rivestite con foglie d’ulivo, fiori e frutti e celebrano un rituale propriziatorio rivolto alla civiltà contadina per celebrare il ritorno alla primavera e la ciclicità vegetazionale. Chorìo tu Rochùdi - Borgo di Chorìo di Roghudi, 759 m slm, situato su un costone posto ai bordi dell’Amendolea. Il termine Chorio proviene dal greco-bizantino che significa villaggio. Tra i pochi abitanti rimasti si conserva l’uso della lingua grecanica e le pratiche dell’agricoltura e della pastorizia. Il borgo è stato abbandonato a causa di calamità dovute a frane e smottamenti, intorno al 1970. Il borgo è noto per la lavorazione artigianale dell’intaglio e la tessitura della ginestra, con motivi geometrici tradizionali di matrice greco-bizantina.

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Lo spazio sarebbe per il luogo ciò che la parola diviene quando è parlata, ovvero quando è afferrata nell’ambiguità di una effettuazione.

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Fig. 3. Persephòne, fasi di costruzione ad intreccio, con foglie di ulivo e canne. Disegni di Daniele Tirotta.

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Fig. 4. La rupe e l’abitato. Borgo di Pentedattilo. Il borgo arroccato – Planimetria con ombre. Disegno di Rosario Giovanni Brandolino.

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Fig. 5. La rupe e l’abitato. Borgo di Pentedattilo. Il borgo arroccato – Prospetto. Disegno di Rosario Giovanni Brandolino.

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Fig. 6. Piazza Roma. Borgo di Bova superiore. Lo spazio pubblico e il palazzo municipale - Pianta e particolari. Disegni di Alessia Rita Palermiti, Simone Patania, Maria Petralia, Domenica Sanfedele, Emanuela Sottile, Maria Rita Udardi

Galikianos - Borgo di Gallicianò, 621 m slm, situato a ridosso del Monte Scafi. Un borgo ellenofono, la cui denominazione grecanica “To Galikianon” viene ritrovata per la prima volta sul Brebion8, un rotolo di pergamena in cui si indicano le proprietà dell’Arcivescovado intorno al 1050. Il borgo viene definito anche come “Acropoli della Magna Grecia”. Esso conserva – nel lessico, nelle tradizioni, nella musica e nei riti – la natura di antiche radici della tradizione bizantina, che si traduce nella lavorazione decorativa, con motivi geometrici, della ginestra e dell’intaglio. Nell’architettura dei luoghi hanno rilevanza la chiesa di San Giovanni, a navata unica, posta su basamento che sovrasta la piazza, con un campanile di derivazione bizantina e, in posizione più periferica, la chiesa ortodossa di Panaghìa tis Elladas, denominata anche Ossotte Anglisìa Ortodossa tis Patruna tis Grecia, realizzata nel 1999 e affidata ai monaci del Monte Athos. Un’architettura, quest’ultima, con caratteristiche formali e decorative tipiche delle chiese monastiche italo-greche, realizzate con mattoni e pietre, con piccole nicchie e minute finestre. La posa di una targa memoriale, in piazza Alimos, consolida la riprova di un legame italo-greco con i Makednos di Salonicco. Infine, tra le silenti tombe, in contrada Plachì, si trovano tracce archeologiche grecobizantine, ruderi di un monastero.

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greco-bizantino, per disposizione di Pio II, fu riconvertita in fattoria agricola e, successivamente, nel 1570 c., passò alla conduzione ecclesiale dei canonici di Bova. I monaci si affidarono alla coltivazione delle terre intorno alle abbazie e all’importazione di essenze vegetali dall’Oriente. Tra gli altri borghi di appartenenza grecofona vi sono: Africo Vecchio, Bagaladi, Bova Marina, Brancaleone Vecchio, Condofuri, Palizzi, Pentedattilo (figg.4-5), San Lorenzo Superiore, Staiti.

Rochùdi - Borgo di Roghudi, 500 m slm, sovrastato dal Monte Cavallo ha la forma di una penisola posta sul precipizio di una cresta rocciosa, tra i dirupi e la confluenza dei corsi d’acqua: l’Amendolea e il Furria. Il borgo ellenofono, che nell’idioma neogreco significa rupestre, sorge intorno alla chiesa di San Nicola, è in stato di abbandono dal 1971. Si presume che le sue origini siano dovute a una comunità di pastori nomadi presenti, nel sec. IX, tra le alture di Roccaforte e Roghudi. Esso trae dalla tradizione la lavorazione dei legni d’intaglio e della ginestra, riproducendo sia negli intagli lignei che nei lavori di tessitura, trame e decori di matrice bizantina. L’abitato che si staglia sul promontorio cinto dalle fiumare, veniva protetto da tre vie d’accesso: un ponte levatoio e due porte rivolte verso Agriddea e verso le Plache9. Esse venivano chiuse soltanto durante le ore notturne per rispondere ai timori dettati da una credenza popolare diffusa in Bovesia, impedendo l’accesso al borgo da parte delle anarade. Immaginarie voraci creature femminili notturne con piedi di mula e a cavallo di un ramo di sambuco che si cibavano di carni crude e umane.

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Vunì - Borgo di Roccaforte, 971 m slm, arroccato sull’omonimo monte detto “Vunì” (Rocca o Sasso), nella parte meridionale d’Aspromonte. L’insediamento, posto nelle vicinanze di un antico castello, si è formato, come altri centri attigui, verso il V sec., a causa di una migrazione proveniente dall’entroterra. Fu sede di una comunità di monaci laici appartenenti alle abbazie di Aghia Tradas e San Nicola. L’Abbazia di Aghia, di culto

Fig. 7. Piazza della SS. Annunziata. Borgo di Bagaladi. Lo spazio pubblico e la chiesa di S. Teodoro Martire - Pianta, prospetti e trilaterazioni. Disegni di Gabriella Seminara.

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Fig. 8. Piazza Roma. Borgo di Bova superiore. - Quinte urbane. Modello analogico bidimensionale di Alessia Rita Palermiti, Simone Patania, Maria Petralia, Domenica Sanfedele, Emanuela Sottile, Maria Rita Udardi

Fig. 9. Piazza Alimos. Borgo di Gallicianò. Lo spazio pubblico e la chiesa di S. Giovanni Battista - Piante e assonometrie. Disegni di Gianluca Petrolo, Marco Petrolo.

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Figg. 10-11-12. Piazza Umberto I. Palizzi Superiore. Lo spazio pubblico e le chiese di S. Anna e di S. Sebastiano - Pianta, prospetti e assonometrie. Disegni di Francesca Pascale, Elisabetta Posca, Domenico Romeo.

LE “ARCHITETTURE” SMARRITE, L’IDENTITÀ MANCATA E I LUOGHI DELL’IDIOMA

L’architettura presente nei borghi rivela una discrepanza tra tradizione costruttiva calabrese e lessico grecanico che contribuisce ad una dicotomia culturale tra “ascolto” e “visione“. È una dualità dovuta all’insorgere di un valore lessicale che appartiene ad una lingua arcaica e ancestrale, ma si manifesta in un territorio che riproduce forme e paesaggi della tradizione agropastorale calabrese. I termini rilevati, nel grecanico dialettale, fanno parte di una storia che è un motore trainante della territorialità composita dei Greci di Calabria, legata ad una geografia letteraria atipica che include, nelle architetture, voci di luoghi altrove udite. Le voci segnano spazi diversamente vissuti, nella consapevolezza espressiva di una lingua che contiene consuetudini antiche. I luoghi sono solidificati da una memoria a passo lento, nella rappresentazione e nella definizione dello spazio sociale che si declina in forme diverse a seconda della localizzazione dei centri. Tale condizione si riflette nell’impianto urbano attraverso tre aspetti pregnanti: - culto, nei centri più piccoli gli edifici religiosi si caratterizzano come elementi polarizzanti del tessuto urbano; meno rilevanti, in tal senso, sono nei borghi di più ampie dimensioni e localizzati sulla costa; - morphosis, la conformazione urbana dei centri più antichi si propone con una forma compatta, spesso arroccata su un’altura collinare o rupestre e mantiene la qualità diffusa dell’architettura spontanea; i centri posti al livello del mare sono dominati da uno sviluppo parallelo alla linea di costa e con una qualità edilizia ed urbana devastata dalle più recenti consuetudini costruttive; - topos, i percorsi e gli spazi pubblici dei borghi pedemontani – vie e piazze – definiscono spazi di socializzazione pregnanti per la vita degli abitanti; i borghi di costa sono invece caratterizzati dalla presenza della SS 106 che ne snatura il carattere urbano. Nell’urbanizzazione dei territori interni le prime costruzioni hanno cercato di riprodurre una mimesis tra il naturale e l’artificiale, tra alture e terreni con conformazione rocciosa.

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L’impianto urbano si relazionava con il sistema rurale ponendo il costruito in cima a rilievi naturali o sulle falde dei diversi versanti collinari. Tale collocazione permetteva di non invadere terreni destinati alla produzione agricola, a piantagioni di sostentamento e arboree mantenendo la possibilità di controllare visivamente terreni di semina, di piantagione e pascolo. Lo spazio urbano10 é il luogo dell’incontro e della relazione in cui i perimetri edificati rappresentano un confine permeabile: la piazza, il largo, le vie, la porta e la soglia.

Le piazze rappresentano il luogo arcaico e occasionale delle celebrazioni e delle feste, il luogo che favorisce le relazioni sociali. Sono micronarrazioni di luoghi segnati, corrispondenze smarrite di architetture che definiscono spazi di spiritualità e luoghi di raccolta. (Figg. 6-14) La piazza è i luogo generalmente dedicato alla socializzazione maschile, durante il tempo libero, nei momenti di stasi e di incontro. Gli slarghi sono luoghi generalmente dedicati alla socializzazione femminile, concentrati in zone anguste e ridotte dando respiro alle vie. I luoghi pubblici sono ambiti in cui non appare, tra spazio costruito e spazio percepito, l’interdipendenza tra architettura e idioma, tra occhio e mente: l’occhio celebra la visione, la mente celebra il linguaggio.

Le soste, rappresentano i luoghi di socializzazione e i punti di ritrovo che si sviluppano tra campi e piazze, in prossimità di fontane e lavatoi. Le strade e le vie sono minute, strette e impervie. Esse sono i luoghi privilegiati per la socializzazione femminile, per i lavori provvisori dedicati ad una sartoria artigianale minore e di transito (cucito, fuso, rammendo e ricamo). La soglia indica il limite di separazione, è la zona neutrale che separa lo spazio pubblico della comunità dallo spazio casalingo e privato dell’isolamento. Spazio che segna

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Figg. 13-14. Piazza Umberto I. Palizzi Superiore. Lo spazio pubblico e le chiese di S. Anna e di S. Sebastiano - Quinte urbane. Modello analogico tridimensionale di Francesca Pascale, Elisabetta Posca, Domenico Romeo.

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moralità e rettitudine della donna e, nel contempo, preserva l’onore della famiglia.

La porta è il confine tra il mondo estraneo e il mondo familiare. È il limite su cui avviene il rito del fidanzamento. Quando un uomo chiede in sposa una donna, nella notte, ripone un ceppo (nunziale) decorato di nastri e fettucce fuori dalla soglia dell’amata. Se il ceppo, all’indomani, viene portato all’interno della casa la richiesta di fidanzamento si considera accolta. Segni e simboli spontanei legati a una soglia di confine che stabilisce, con discrezione popolare, il rito dell’accettazione.

un’intima relazione tra artificio e natura. Un rapporto funzionale, legato alle attività produttive, ma anche esistenziale (figg.15-17). Esso riproduce una consuetudine antica che si ritrova su terre complementari, tra Calabria e Grecia, terre sorelle in cui – come osserva Emil Kuhn – la città e campagna costituivano un’unità e non due modi di vita contrapposti.

Gli spazi interni11 – la chiesa, le case, le stanze, i cortili – manifestano la rilevanza di un costume sociale che privilegia la dimensione comunitaria:

La chiesa comprende un aspetto aggregativo e sociale, vista come cardine primitivo e di sviluppo di un insediamento. Generalmente è posta al centro dell’abitato. Alcuni borghi presentano un solo centro religioso con funzione polarizzante; altri ne presentano molteplici generando un tessuto più complesso in cui, talvolta, il luogo privilegiato è la piazza del Municipio. Le case rappresentano unità minime, vissute dalle famiglie in modo essenziale e minimale, dovuto alle dimensioni ridotte dello spazio interno. Esse, vengono usate come semplice ricovero e si avvalgono di pertinenze aggiuntive, secondo una consuetudine diffusa, che permette di utilizzare lo spazio esterno per custodire attrezzi e per realizzare servizi igienici all’aperto. L’architettura rurale delle singole unità abitative presenta spesso murature in pietra non rifinite, con scarse aperture, a volte intonacate a calce, e con travi, solai, capriate in legno e coperture a falda inclinata. Nella casa ‘contadina’ si ritrova un richiamo a costumi rurali legati alle precarie e insufficienti condizioni di ristrettezza economica. L’architettura rurale delle singole unità abitative presenta spesso murature in pietra non rifinite, con scarse aperture, a volte intonacate a calce, e con travi, solai, capriate in legno e coperture a falda inclinata. La tipologia, a volte turriforme, è ricorrente nella forma. Essa è composta da un piano terra utilizzato, in genere, come ricovero per animali, deposito per attrezzi e vivande. I piani sovrastanti sono adibiti ad abitazione e spesso non hanno un collegamento diretto con il piano terra. Le scale, nel caso in cui le abitazioni non siano poste al piano terra, sono poste, spesso, all’esterno della casa. Altrimenti l’accesso avviene tramite pochi gradini di separazione tra spazio interno ed esterno.

Le stanze sono disadorne e uniscono, a volte, le necessità della vita familiare con esigenze legate alla produzione agricola e artigianale. La stanza del fuoco, luogo di relazione che comprende il focolare o, in modo occasionale, il braciere. La stanza del telaio, in genere posto a piano terra o in corrispondenza della camera da letto. Alcuni spazi esterni della dimora consentono, grazie al clima temperato, di ricavare spazi utili ai servizi per le necessità domestiche: forno, caldaia, latrine, ecc.

Il cortile, oltre ad avere la funzione di disimpegno, consente lo svolgimento di attività produttive come l’allevamento di animali, l’attività di tintura delle fibre vegetali, la lavorazione e la pulitura del grano, la panificazione, la spannocchiatura del cartoccio di granturco, ecc. La tradizione linguistica grecanica e il contesto che ospita i greci di Calabria segnano

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Fig. 15. Sole grecanico. Disegno di Aldo Zucco. Fig. 16. Prandéghete - Sposalizio grecanico. Terracotta con ingobbio tonale di Nicola Tripodi. Fig. 17. Segni di insularità grecanica. Disegni di Aldo Zucco. ASCOLTARE LO SPAZIO

Nell’area grecanica si riscontrano testimonianze immobili di una complessa realtà che tende a creare una stratificazione linguistica e culturale su un popolo reso “apolide” dalla sua tradizione sincretica posta a cavallo di due sponde del Mediterraneo. Il rilevo che qui si propone descrive un luogo che attraversa i valori di riconoscibilità delle minoranze culturali e delle permanenze linguistiche presenti sul territorio. Le caratteristiche dello spazio pubblico e dell’architettura, nella cultura popolare calabrese del basso Ionio, sovrappone una cronistoria delle identità che diviene manifesto del non-costruire. La tradizione grecanica non disegna spazi caratterizzati da peculiarità specifiche ma si adatta al contesto, riversando su di esso usi e aspirazioni collettive. È un tentativo di interpretare l’architettura legando gli aspetti della tradizione all’essenza del costruito, al fine di determinare una radice antropologica dei luoghi. La cronistoria dell’invisibile, in questo caso, si esprime attraverso i luoghi comuni. La ricerca, attraverso il rilievo dell’architettura, mira all’analisi e alla definizione formale e qualitativa dei luoghi grecanici, intesi come spazio aggregativo e occasione di relazione sociale. Condizione essenziale, nel definire un luogo urbano come spazio aggregativo dei parlanti, è la valenza dello scenario come determinante di un preludio al disegno. Sono le fonie e il senso di comunità dei grecanici che rivelano il dilemma di appartenere a due matrici culturali contigue: nella parola conservano l’antica appartenenza al mondo ellenico, ma nelle architetture dei luoghi rivelano la loro presenza tra le terre di Calabria.

VACUUM SPAZIALE

Tra i Greci di Calabria vi è il riferimento ad un’identità che appare immobile, descritta dalle architetture e dagli spazi urbani. Tracce e segni di un territorio in cui le parole non sono mai trasparenti ma creano un loro spazio, non quello della resistenza strenua, umbratile, silenziosa, ma lo spazio di un’appartenenza: il disegno si limita a dichiarare ho visto questo. Tra le righe di un progressivo abbandono che emerge nei borghi e tra i territori esplorati, permane il legame con antiche radici e un sostanziale recupero dei segni del tempo. L’arte e la creatività non trasformano ma riflettono, nella percezione, il valore di parole ritrovate. Esse rappresentano rimandi e richiami popolari ad una cultura di minoranza sociolinguistica che ricerca, attraverso passaggi di identità, luoghi di ambivalenza, modelli storici, elementi antropologici. Sono un legame residuale che intreccia, tra spostamenti e derive, culture affini tra Oriente e Occidente e richiama radici identitarie di cose lontane. Indicativo e sintomatico è definire come metafora il passaggio, quasi un ritratto innaturale, che appare come icona nell’opera dell’artista albanese Adrian Paci, Home to go (figg.18,24). La rappresentazione segna simbolicamente, lo spostamento di un’etnia che porta addosso il bagaglio di una memoria di un luogo verso altre destinazioni e paesi. L’immagine consegna alla visione un tetto ribaltato, a forma d’ali, sulle spalle dell’uomo, nei sentieri e nel sacrificio di un abbandono che si porta dietro radici e appartenenze culturali da trapiantare. Significati e forme che – tra il dubbio, l’ignoto e il trascorso – nella comunità grecanica spingono a ricercare ancora nel passato di un nuovo inizio. È lo stesso sguardo velato da un richiamo alla memoria e alla tradizione che appare in Temple (figg.19-20), di Valery Koshlyakov. Nel modello di cartone di un tempio dorico affastellato di residui plastici, tratti dal quotidiano, si ritrova l‘immagine evocativa di un passato. È una rappresentazione che deriva dall’immortalità di un lessico iconografico, reinterpretato con materiali e sintassi iconiche contemporanee. Il ricordo e l’abbandono, nell’opera di Koshlyakov, diventano matrice culturale per un’espressività presente, una reinterpretazione dell’antico in un tentativo di aggrapparsi ad una cultura ormai dimenticata. Un percorso analogo alla lingua grecanica che affonda le sue radici in un remoto passato ma è chiamato a relazionarsi con una cultura globalizzata che tende a marginalizzarla. Il rilancio passa attraverso la conoscenza della propria storia e la consapevolezza di un’appartenenza antica: una cultura che non si identifica con l’architettura costruita ma è custodita da essa. È il contenuto dei luoghi, più che i luoghi stessi, a definirne l’identità. Significativo, in tal senso, è l’approccio di Rachel Whiteread, che nel togliere l’involucro dell’abitazione lascia permanere una realtà contrapposta, come forma in negativo dello spazio svanito. A proposito della sua opera House (fig.21), afferma: “[…] quando la casa è caduta è rimasto il suo negativo”12. “Lo spazio vuoto – nota in proposito Gregorio Botta – non esiste, ogni artista lo sa: se prova a manifestarlo lo contraddice, perché è costretto a dargli una forma. Però può tentare di farci sentire la potente, misteriosa, presenza. Rachel Whiteread lo vede come una sorta di negativo, un calco invisibile fatto di aria, di vuoto, che lo circonda. Lei lo riempie mostrandoci così l’assenza racchiusa in una scatola, una lattina, […] lo spazio nascosto in una casa intera”13. Il vuoto, pervaso dallo spazio vissuto, diventa solido e raccoglie l’impronta del tempo. Nelle abitazioni dei borghi grecanici si raccolgono miriadi di oggetti che parlano di questo tempo e di questa storia. È la vita quotidiana che si presenta sotto forme concrete. Una sorta di museo “involontario” che raccoglie i reperti di una vita passata. Si ritrova, in questo contesto, lo stesso spirito che Orhan Pamuk riversa nel teatro degli oggetti smarriti14. Qui lo scrittore turco trova uno spazio concreto all’ossessione amorosa di Kemal per la giovane Füsun. Una raccolta di oggetti che narra la storia di un amore impossibile. Egli pone il senso di un’impellente richiesta di modernità e stringente tradizione. Il Museo dell’Innocenza (fig.22), una sorta di saudate, una «melanconia acti-

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Fig. 18. Home to Go. Scultura in resina, riciclata dal proprio corpo, di Adrian Paci, 2001.

Fig. 19-20. Temple. - I modelli, realizzati con materiali ultrapoverissimi, rappresentano il costruito di un’identità marginale sull’aspetto totemico del tempio classico. Una rapporto di contrasto che segna tracce di una labile identità con i distretti periferici di un idioma. Le opere sono un cardboard di Valery Koshlyakov, 2003. Fig. 21. House. L’opera sintetizza e scompone la presenza di un’assenza, tra costruzione e sparizione, nei valori e significati esistenziali di un luogo. La casa come stampo è una scultura pubblica temporanea realizzata, in East London, da Rachel Whiteread, 1993.

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va»15, che sovrappone oggetti con compulsività, mostrando al mondo un volto di apparente follia su un passato che permane. Visioni che, in chiave diversa, raccolgono permanenze e testimonianze consolidate, come nell’opera di Sissi Valassina (fig.23), definendo il modo in cui bisogna ricreare il passato per potersene disfare16. Un richiamo alla vita passata tra le vie, le piazze e le case dei borghi rammentando, Fig. 22. Oggetti, ricordi e memorie nella collezione di Kemal Basmaci e Orhan Pamuk. Museo dell’Innocenza a Istanbul. Fotografia di Refik Anadol, 2012.

come afferma Louise Bourgeois, che la storia, oltre ad essere una costruzione del tempo, è anche un’entità che è necessario ripensare a partire dai luoghi. È il richiamo a una storia minima che prova a relazionare l’architettura allo spazio, all’assenza e alla memoria, che si rivolge agli spazi intimi e agli oggetti del quotidiano, quelli che sedimentano e attualizzano un passato prossimo.

Fig. 23. Cassetta in legno bianco con utensili, nella collezione di Sissi Valassina, 2012.

Note 1

2

3 4 5

6

7

8

Vedi L. 482 del 15.12.1999 sulle norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche - G.U. n.297 del 20-12-1999.

9

La definizione Imesta Grikani (trad.: Siamo Grecanici) indica l’appartenenza geografica dei Greci di Calabria alla Bovesia, realtà tutelata e iscritta nel Red Book dell’UNESCO, per la permanenza delle lingue dialettali a rischio di estinzione.

10

Cfr. Antonio Piromalli, La letteratura calabrese, Pellegrini editore – vol. II, Cosenza 1996, p.32.

12

Nuccio Ordine, L’utilità dell’inutile. Manifesto, Bompiani, Milano 2013, pp. 10, 11.

11

Paolo Martino, L’isola grecanica dell’Aspromonte. Aspetti sociolinguistici, in Federico Albano Leoni Bulzoni (a cura di), Società di linguistica italiana. I dialetti e le lingue delle minoranze di fronte all’italiano - Atti dell’XI Congresso Internazionale di Studi, Cagliari 27-30 maggio 1977, Roma 1980, pp. 305-341.

13

Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi, Reggio Calabria e la sua Provincia (25 luglio – 5 settembre 1847), Laruffa Editore, Reggio Calabria 2003, p. 31.

Il termine è tratto dal saggio di Alfonsina Bellio, All’ombra delle pupazze in fiore. Antropologia di un rito nella Calabria grecanica, Kurumuny Edizioni, Calimera 2010. Il volume approfondisce il rito della Festa delle Palme nella comunità di Bova e il significato simbolico nella cultura contadina dell’area grecanica. Lucia Anita Nucera, I paesi grecofoni della provincia di Reggio Calabria, Kaleidon Editrice, Reggio Calabria 2006, p. 42.

Bibliografia

- AA.VV., I Borghi della Memoria. Gaddhicianò, Pentedattilo, Vùa, Vunì,Jalò tu Vua, Officina Grafica, Villa San Giovanni.-RC 2009.

- AA.VV., Per un atlante della Calabria. Territorio insediamenti storici manufatti architettonici, Gangemi editore, Roma 1993. - Corrado Alvaro, Quasi una vita, Bompiani, Milano 1950.

- Alfonsina Bellio, All’ombra delle pupazze in fiore. Antropologia di un rito nella Calabria grecanica, Edizioni Kurumuny, Calimera 2010.

- Ettore Castagna (a cura di), Pucambù. Guida al turismo nell’Area Grecanica, Calabria Letteraria Editrice, Soveria Mannelli 2012. - Mario Codognato (a cura di), Whiteread, Electa, Milano 2007.Nuccio Ordine, L’utilità dell’inutile. Manifesto, Bompiani, Milano 2013.

- Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi. Reggio Calabria e la sua Provincia (25 luglio – 5 settembre 1847), Laruffa, Reggio Calabria 2003. - Lidia Liotta, La donna: la storia e lo spazio, in Calabria Sconosciuta n.35/1986.

- Lidia Liotta, Lo spazio sociale della donna grecanica, in Calabria Sconosciuta n.36/1986.

- Lidia Liotta, La prefigurazione dei ruoli e i luoghi del femminile: i campi, in Calabria Sconosciuta n.37/1987.

- Lidia Liotta,I luoghi del “femminile”: la fiumara, il villaggio, la via, lo slargo e la soglia, in Calabria Sconosciuta n.38/1987.

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La localizzazione delle porte viene descritta da Carmelo Tripodi, scrittore di Roghudi, in un testo latino tradotto da Domenico Minuto e citato in Lidia Liotta, I luoghi del “femminile”: la fiumara, il villaggio, la via lo slargo e la soglia, in Calabria Sconosciuta, anno X – n. 38/1987, p.18. Cfr. Lidia Liotta, I luoghi del femminile: la fiumara, il villaggio, la via, lo slargo e la soglia, in Calabria Sconosciuta, n. 38/1987, pp. 15-22. Ivi, 21-28.

Gregorio Botta, Dare una forma allo spazio vuoto Rachel Whiteread parla con Morandi, in “La Repubblica” del 2.3.2014, p. 50. Ibidem.

L’esperienza di Orhan Pamuk viene documentata in due volumi: Il Museo dell’innocenza, Einaudi, Torino 2009; L’innocenza degli oggetti. Il Museo dell’innocenza, Istanbul, Einaudi, Torino 2012. Antonella Tarpino, Spaesati. Luoghi dell’Italia in abbandono tra memoria e futuro, Einaudi, Torino 2012, p. 199. Il termine melanconia activa evoca i luoghi in cui la contemplazione coincide con un ritrovato spirito speculativo e creativo.

La frase è di Louise Bourgeois e si riferisce all’opera Self Portarit, un’opera omnia riprodotta in un quadrante d’orologio decorato a mo’ di lenzuolo ricamato. L’orologio rappresenta il tempo della sua esistenza.

- Lidia Liotta,I luoghi maschili: la regione grecanica, i pascoli, la piazza, in Calabria Sconosciuta n.40/1988.

- Mario Maesano, Cultura e tradizione dell’area grecanica. Le minoranze linguistiche nella legislazione vigente, Città del Sole edizioni, Reggio Calabria 2009.

- Paolo Martino, L’isola grecanica dell’Aspromonte. Aspetti sociolinguistici, in Federico Albano Leoni Bulzoni (a cura di), Società di linguistica italiana. I dialetti e le lingue delle minoranze di fronte all’italiano - Atti dell’XI Congresso Internazionale di Studi, Cagliari 27-30 maggio 1977, Roma 1980.

- Lewis Mumford, La città nella storia, Edizioni di Comunità, Milano 1963.

- Lucia Anita Nucera, I paesi grecofoni della provincia di Reggio Calabria, Kaleidon Editrice, Reggio Calabria 2006.

- Orhan Pamuk, Il Museo dell’innocenza, Einaudi, Torino 2009.

- Orhan Pamuk, L’innocenza degli oggetti. Il Museo dell’innocenza, Istanbul, Einaudi, Torino 2012.

- Paolo Orsi, Ritratti di Calabria dei viaggiatori in Gran Tour, Fpe Franco Pancallo Editore, Locri 2010. - Antonio Piromalli, La letteratura calabrese, Pellegrini Editore – vol. II, Cosenza 1996.

- Gerhard Rohlfs, Nuovo dizionario dialettale della Calabria, Longo, Ravenna 2001.

- Antonella Tarpino, Spaesati. Luoghi dell’Italia in abbandono tra memoria e futuro, Einaudi, Torino 2012.

- Vito Teti, Il senso dei luoghi. Paesi abbandonati di Calabria, Donzelli, Roma 2004. - Angela Vattese, Adrian Paci, Edizioni Charta, Milano 2006

MICRO CITTA'

- Lidia Liotta, I luoghi del femminile: La casa e la stanza del telaio, in Calabria Sconosciuta n. 39/1987.

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ARCHITECTURES AND IDIOMS

Diversity and cohesion in the grecanic minorities among space, absence and memory Rosario Giovanni Brandolino SOCIAL COMMUNITIES AND INTEGRATION CRITERIA

A story that reads like documentation things, situations and understands tangible signs of a wellestablished reality according to invasions, persistences and transformations, compared to a repertory of goods inherent to a different culture, can only inherit a tradition of identity. An invisible belonging that is expressed through the displacement of some communities in urban systems historically established and preconceived. Multicultural communities are placed in areas where burden and alternate memory and identity of a social history. These communities recognize themselves in a broad context, in which the presence of different linguistic minorities is regarded as “historical” reality according to art. 2 of Law 482/1999 which recognizes and protects linguistic minorities. In implementation of art. 6 of the Constitution, besides, and in observance of the principles established by the European authorities, the Italian Republic protects twelve European minorities including, in Calabria, the Albanian, Greek and Occitan communities. Ethnic minorities, in their dialect expressions, give rise to a composite geography of mixed relation and imbued with character, particularity and property, in a communication system of signs or voice. These communities, representing an autochthonous identity that is identified in the settlement of the villages, generate a widespread community of “small homeland“. They are areas of a territory in which nest and unify local and marginal cultures aimed at a geographical, historical and cultural context expanded and diversified. PLACES AND MAPS OF RECEPTION

The alloglot belonging is shared by some ethnic Calabrian minorities and manifests itself in many languages of multiple geographical belonging. A dialectal compresence that often indicates historically contiguous languages, overlaps with a cultural interweaving expressed in the following areas:

Arberia - Geographical area placed in Cosenza territory, populated by a community founded by an ethnic minority of Albanian refugees. It has a large community of Greek-Byzantine rite. The most substantial migration flow occurs between the fifteenth and eighteenth century, as a result of the ottoman Turkish invasion in the lands of origin. Lungro (Ungra) is one of the most important centers of the Albanian culture. The language spoken throughout the territory, is the arbëreshë.

Bovesia – It is placed in a large territory put between the low Ionian and the foothills of Aspromonte. In it there is an ellenofona minority that often offers hospitality to many Greeks who, to escape from the Turkish occupation of the mother country, find refuge with Calabrian communities united for centuries by the same language and religion of Greek-Byzantine rite. Bova, Condofuri, Gallicianò, Roccaforte and Roghudi are the centers of greater grecofona importance. The spoken language is Grecanico or Greek of Calabria.

Occitania – It includes the territory between Fuscaldo and Cetraro, in Cosenza territory. It accommodates a colony of Waldensian and fleeing heretics. Originating in the alpine valley of Pelice, towards the fourteenth century, they settle in Guardia (La Gàrdia) and in the surrounding villages to escape persecution. The Occitan lived in peace in the territories that accommodated them until the accession of the Waldensian Church to the Protestant Reformation took place in 1532, with the resolution of Chanforan. Subsequently, considered heretics, they were harshly persecuted: in Piedmont, in Provence and especially in Calabria. The few survivors were converted to the Catholic religion. The spoken language is Occitan. THEORY OF THE ROOTS. SETTLERS OR IMMIGRANTS? IMESTA GREKANI

Counterpoints on speakers: Rohlfs and Morosi express themselves among “[...] the western knowledge and are rooted in the Greek language and civilization”. Greece of Calabria has geographical origin between the flaps and the cliffs of Aspromonte, to which subsequently overlapped an agricultural and rural exodus towards lowland areas close to the coast. The term griko is reported by Francisco Trinchera, in 1865, on the Syllabus Graecarum Membranarum to indicate the speakers of the greek in Salento and Calabria. The term grecanico indicates coming from Greece or to imitation of Greek. A dichotomy, as regards the attributions of the spoken language in the minority cultures of the Hellenistic area, leads to two different hypotheses:

Archaic, assumption reported by the German philologist Gerhard Rolfs (1892-1986), called the archaeologist of the words. He considers the Grecanic language as permanence resulting from the colonizers of Magna Graecia in the eighth century b.C. with the successive evolutions happened in the time.

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Byzantine, hypothesis reported by the linguist Joseph Morosi, who lived in the late nineteenth century, and backed by Domenico Comparetti, Cesare Lombroso and others, according to which the Grecanic community would be formed in the last stretches of Southern Italy during the Byzantine period. Giuseppe Morosi and Astorre Pellegrini identify, in the period between the sixth and ninth century A.D., a migratory movement of Byzantine who, fleeing to Italy, found places of worship and orthodox monasteries in southern Italy.

Neoellenica, however, is the version that offers the German philologist Johann Heinrich Friedrich Karl Witte (1800-1883), according to which, in the XVI century, some communities coming from Corone and Patras are induced by the troops of Charles V to move to the peninsular end of Calabria. The lack of archival and documentary sources, archaeological and numismatic finds and the doubt that is found between the different theories, do not allow to define in a decisive way the primacy of one of the hypotheses on the origin of the linguistic belonging of the Greeks of Calabria. VILLAGES AND CARDINE GRECANICO. LEXICON AND DISSONANCES

The different territorial dislocations are determined by the recognizability of the linguistic borders. The dimension of a verbal and unusual landscape associates and unites the territories in a geographical historical cultural inedited context. Unexpected places prosper here, in the crossroads of the low ionic south. They are not simple villages or lands, rugged and desolate, but it is an unexpected nature, where almost everything you read belongs to the dialectal literature. The Calabrian Grecia is part of the Aspromonte massif and is concentrated in the large and jagged valley of Amendolea and in the most eastern fringes. The characteristics of greater authenticity and the permanences more steeped in Greek culture are in the rural centers placed in inland areas and in foothill areas. Among those of most historical, landscaped and environmental relevance, some villages are reported:

Amiddalia – Village of Amendolea, 350 m above sea level, dating back to XI centuries, was abandoned first following to the earthquake of 1908 and later because of the flood of 1956, events that testify some of the reasons cause of the fragility of the territory. The village, in the eleventh century, takes its name from its feudal possessor of different lands. The agro-pastoral village that, until 1806, counted several country houses is located under a rock and the overlying Ruffo Castle, of Byzantine origin, and near the homonym stream. Among the ruins, located to the north, there is the church of St. Sebastian, already dedicated to St. Nicholas, which has some paintings, faded by time and of presumed Basilian imprint.

Chora tu Vùa – Village of Bova, 820 m above sea level, built on the slopes of a hill rock in Aspromonte, it is the predominant place of Bovesia and it is called the “Chora” of ellenofoni. The village was Episcopal seat of greek-orthodox rite, imported by Basilian monks, which was abolished by the imposition of the Latin rite happened in 1573. The confession of the faithful, for a transitional period, occurred even in the Greek language, due to the permanence of the officiating that in 1595 still counted 59 prelates. In the bovese community, whose habit was to express in Latin in official acts, religious services were officiated in greek language. In this regard, in one of his enterprising journey in the grecanic area, Edward Lear describes Bova as “... the last remnant of Magna Grecia [...] persevering language and certain habits of the colonizers.” Other aspects, between the doctrine and worship, between the pagan ritual of the procession and the religious rite of blessing, we can find in the procession of Persephoni, which occurs in Bova on Palm Sunday. It recalls a singular rite of ancestral origin transformed, over the centuries, in a devotional procession, in vogue until the ‘600. This tradition has been revived recently, since the sixties of the ‘900. The parade of the “pupazze” brings in procession huge female figures intertwined by the faithful representing Persephoni, a reference to the greek myth of Kore-Persephone and Demeter parties, symbols of fertility of nature and seasons. The figures, centered on a structure of reeds, are coated with olive leaves, flowers and fruits and celebrate a propitiatory ritual turned to the peasant civilization to celebrate the return to spring and the cyclical nature of vegetation. Chorio tu Richudìu – Village of Chorìo of Roghudi, 759 m above sea level, situated on a ridge at the edge of Amendolea. The term Chorio comes from the greek-byzantine language and means village. Among the few remaining inhabitants it is saved the use of greek language and the practices of agriculture and pastoralism.The village was abandoned due to disasters caused by landslides and mudslides, around 1970. The village is known for the craftsmanship of the carving and weaving of the gorse, with geometric array of traditional greek-byzantine. Galikianos – Village of Gallicianò, 621 m above sea level, located on the top of Mount Scafi. An ellenofono village, whose grecanic name “To Galikianon” is found for the first time on Brebion, a

roll of parchment in which you indicate the properties of the Archbishopric around 1050. The village is also defined as “the Acropolis of Magna Grecia“. It preserves - in the lexicon, traditions, music and rituals - the nature of the ancient roots of the byzantine tradition, which results in decorative processing, with geometric motifs, of gorse and carving. In the architecture of the places have significance the church of San Giovanni, with a single nave, placed on a base that overlooks the square, with a bell tower of byzantine origin and, in a more peripheral position, the orthodox church of Panagia tis Elladas, also called Ossotte Anglisìa Orthodox Patruna tis tis Greece, built in 1999 and entrusted to the monks of Mount Athos. An architecture, the latter, with formal and decorative features typical of the italian-greek monastic churches, built with bricks and stones, with small niches and minute windows. The laying of a memorial plaque in the square Alimos, consolidates the evidence of an Italian-greek link with Makednos of Thessaloniki. Finally, among the silent graves, in the district Plachì, there are archaeological traces greekbyzantine, ruins of a monastery.

Rochùdios – Village of Roghudi, 500 m above sea level, dominated by Monte Cavallo has the form of a peninsula located on the precipice of a rocky ridge, between the cliffs and the confluence of rivers: the Amendolea and the Furria. The ellenofono village, that in neogreek idiom means rock, rises around the church of St. Nicholas, is abandoned since 1971. It is assumed that its origins are due to a community of nomadic herders which were, in sec. IX, between the heights of Roccaforte and Roghudi. It derives from tradition the processing of wood carving and gorse, playing both in the wood carvings that in the work of weaving, textures and decorations of byzantine origin. The settlement, which stands on a promontory surrounded by rivers, was protected by three access routes: a drawbridge and two doors facing Agriddea and towards Plache. They were closed only at night to respond to concerns dictated from a widespread popular belief in Bovesia, preventing access to the village by the anarade. Imaginary voracious female night creatures with feet of mule and riding a branch of elder who fed on raw and human meat. Vunì- Village of Roccaforte, 971 m above sea level, perched on the omonym mountain called “Vuni” (Rocca or Sasso), in the southern part of Aspromonte. The settlement, located near an old castle, has been formed, like other neighboring towns, to the V sec., due to a migration from the hinterland. It was home to a community of lay monks belonging to the abbeys of Aghia Tradas and St. Nicholas. The Abbey of Aghia, of greek-byzantine cult , for disposal of Pio II, was converted into agricultural farm and, later, in 1570 c., went to ecclesial run of the canons of Bova. The monks entrusted themselves to the cultivation of the lands around the abbeys and to the importation of plant essences from the East. Among the other villages of grecofona belonging there are: Africo Vecchio, Bagaladi, Bova Marina, Brancaleone Vecchio, Condofuri, Palizzi, Pentedattilo, San Lorenzo Superiore, Staiti. THE LOST “ARCHITECTURE”, THE LACK OF IDENTITY AND THE PLACES OF THE IDIOM

The architecture which is in the villages reveals a discrepancy between constructive calabrian tradition and grecanic lexicon which contributes to a cultural dichotomy between “listening” and “vision”. It’s a duality due to the occurrence of a lexical value that belongs to an archaic and ancestral language, but it manifests itself in a territory that reproduces forms and landscapes of the agro-pastoral calabrian tradition. The terms found in dialectal grecanic, are part of a story that is a driving force of the composite territoriality of the Greeks of Calabria, tied to a literary atypical geography that includes, in the architectures, voices of places elsewhere heard. The items marked spaces otherwise lived in the expressive awareness of a language that contains ancient customs. Places are solidified by a memory at a slow pace, in the representation and in the definition of social space that comes in different forms depending on the location of the centers. This condition is reflected in the urban system through three meaningful aspects: - Worship, in the smaller centers the religious buildings are characterized as polarizing elements of the urban texture; less relevant, in this sense, are in the villages of larger dimensions and located on the coast; - Morphosis, the urban structure of the oldest centers comes with a compact form, often perched on a high hill or rock and maintains the widespread quality of the spontaneous architecture; centers places at sea level are dominated by a parallel development to the coastline and with a building and urban quality devastated by the latest building customs; - topos, paths and public spaces of the foothill villages - streets and squares - define spaces of socialization meaningful for the life of the inhabitants; the villages of the coast are on the contrary characterized by the presence of SS 106 that distorts the urban character. In the urbanization of the inland territories the first constructions have tried to play a mimesis between the natural and the artificial, between hills and soils with rocky conformation. The urban plant was compared with rural system by placing the built at the top of natural relief or on the

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ARCHITETTURE E IDIOMI

slopes of different hillsides. This location allowed not to invade lands destined to agricultural production, livelihood and tree plantations maintaining the ability to visually inspect lands for sowing, planting and grazing. Urban space is the place of meeting and relation in which the built perimeters represent a permeable border: the square, the wide, the streets, the door and the threshold. The squares represent the archaic and occasional place of celebrations and festivals, the place that facilitates social relations. They are micronarratives of marked places, lost matches of architectures that define areas of spirituality and collecting points. The square is usually the place dedicated to male socialization, during free time, in the moments of stasis and meeting. The open spaces are places generally dedicated to the female socialization, concentrated in tight and reduced areas giving breath to the streets. Public places are areas where it does not appear, between built space and perceived space, the interdependence between architecture and language, between eye and mind: eye celebrates the vision, mind celebrates the language. The stops, represent the places for socializing and meeting points that develop between fields and squares, near fountains and wash. The roads and streets are minute, narrow and impassable. They are the privileged places for socialization of women, for temporary jobs dedicated to a lower handcrafted tailoring and transit (sewing, melted, darning and embroidery). The threshold indicates the limit of separation, it is the neutral zone that separates the public space of the community from the domestic and private space of the isolation. Space that marks morality and rectitude of the woman and, at the same time, preserve the family honor. The port is the boundary between the foreign world and the world family. It is the limit on which occur the rite of betrothal. When a man asks a woman in marriage, in the night, puts a (nuptial) strain decorated with ribbons and braid out from the doorway of his beloved. If the stump, the day after, is brought inside the house the engagement required is considered accepted. Spontaneous signs and symbols related to a border threshold which establish, with popular discretion, the rite of acceptance. The interior spaces - church, houses, rooms, courtyards - demonstrate the relevance of a social custom that privileges the community dimension: The church includes an aggregative and social aspect, seen as primitive and development foundation of a settlement. Generally it is placed at the center of the inhabited. Some villages have only one religious center with polarizing function; others have multiple ones generating a more complex tissue in which, sometimes, the privileged place is the Town Hall square. The houses represent minimum units, lived by the families in an essential and minimal way, due to the small size of the interior space. They are used as a simple shelter and make use of additional appliances, according to a widespread custom, which allows the use of outer space for storing tools and to build outdoor toilets. The rural architecture of individual housing units has often stone walls not finished, with few openings, sometimes whitewashed, and beams, floors, wood trusses and pitched roofs. In the ‘peasant’ house can be find a reference to rural customs related to poor and inadequate conditions of economic hardship. The rural architecture of individual housing units has often stone walls not finished, with few openings, sometimes whitewashed, and beams, floors, wood trusses and pitched roofs. The type, sometimes turriform, it is recurrent in the form. It is composed of a ground floor used, generally, as animal shelter, storage for equipment and food. The floors above are used for habitation and do not often have a direct link with the ground floor. The stairs, in the case where the house is not placed on the ground floor, are placed, often, outside the house. Otherwise, access is by means of few steps of separation between interior and exterior space. The rooms are unadorned and unite, sometimes, the needs of family life with needs related to agricultural and craftsmanship production. The room of the fire, the place of relation that includes the fireplace or, occasionally, the brazier. The weaving room, usually placed on the groundfloor or in correspondence with the bedroom. Some outdoor areas of the residence permit, thanks to the temperate climate, to obtain useful spaces to services for domestic needs: furnace, boiler, latrines, etc.. The courtyard, as well as having the function of disengagement, allows the performance of productive activities such as animal husbandry, the business of dyeing plant fibers, processing and cleaning of grain, bread making, the spannocchiatura the bag of corn, etc. The grecanic linguistic tradition and the context that hosts the Greeks of Calabria mark an intimate relationship between artifice and nature. A functional relationship, linked to productive activities, but also existential. It reproduces an ancient custom that is found on complementary lands, between Calabria and Greece, sisters lands where - as noted by Emil Kuhn - the city and the country were one and not two opposing ways of life. LISTEN TO THE SPACE

In the grecanic area we can find motionless testimonials of a complex reality that tends to create a linguistic and cultural layers of a people made “stateless person” due to its syncretic tradition

MICRO CITTA'

ROSARIO GIOVANNI BRANDOLINO

UNITÀ DI RICERCA DELL’UNIVERSITÀ MEDITERRANEA DI REGGIO CALABRIA

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ROSARIO GIOVANNI BRANDOLINO

UNITÀ DI RICERCA DELL’UNIVERSITÀ MEDITERRANEA DI REGGIO CALABRIA

SPATIAL VACUUM

Among the Greeks of Calabria there is a reference to an identity that appears motionless, described by the architectures and the urban spaces. Tracks and signs of a territory in which the words are never transparent but create their own space, not that of strenuous resistance, shadowy, silent, but the space of a belonging: the drawing merely states I saw this. Between the lines of a progressive abandonment that emerges in the villages and among the explored territories, remains the link with ancient roots and a substantial recovery of the signs of the time. Art and creativity do not transform but reflect, in perception, the value of found words. They represent references and popular appeals to a culture of sociolinguistic minority, that research, through passages of identity, places of ambivalence, historical models, anthropological elements. They are a residual bond that weaves, between shifts and drifts, similar cultures between East and West and draws identity roots of distant things. Indicative and symptomatic is to define as a metaphor the passage, almost an unnatural portrait, which appears as an icon in the Albanian artist Adrian Paci, To Go Home (2001). The representation marks symbolically, the displacement of an ethnic group that brings on the baggage of a memory of a place towards other destinations and countries. The image delivers to the vision an overturned roof, in the shape of wings, on the shoulders of the man, in the paths and in the sacrifice of an abandonment that brings along roots and cultural belonging to transplant. Meanings and forms which - among the doubt, the unknown and the spent - in the grecanic community push to seek more in the past for a new beginning. It’s the same look veiled by a reference to the memory and tradition that appears in the Temple (2003), Valery Koshlyakov. In the cardboard model of a Doric temple amassed of plastic residues, taken from everyday life, we can find the evocative image of a past. It is a representation derived from the immortality of an iconographic vocabulary, reinterpreted with contemporary materials and iconic syntax. The memory and the abandon, in the work of Koshlyakov, become cultural matrix for a present expressiveness, a reinterpretation of the old in an attempt to hold on to a forgotten culture. A similar path to the grecanic language that has its roots in a distant past but it is called to relate to a globalized culture that tends to marginalize it. The relaunch goes through knowledge of its own history and the awareness of an ancient belonging: a culture that does not identify itself with the built architecture but it is kept by it. It is the content of the places, rather than the places themselves, to define their identity. Significantly, in this sense, is the approach of Rachel Whiteread, who in removing the unwrapping from his home, lets remain a contrasted reality, as a negative form of the vanished space. As to his work House he states: “[...] when the house has fallen has remained its negative”. “The empty space - notes in this regard Gregorio Botta - does not exist, every artist knows: if he tries to manifest it, he contradicts it, because he is forced to give it a shape. But he can try to make us feel the powerful, mysterious presence. Rachel Whiteread sees it as a sort of negative, an invisible mold made of air, vacuum, surrounding it. She fills it showing thus the absence enclosed in a box, a can, [...] space hidden in a whole house. “ The empty, full of the lived space, becomes solid and collects the imprint of time. In the houses of the grecanic villages gather myriads of objects that speak about this time and this story. It is the daily life that present itself under concrete forms. A sort of “involuntary” museum which holds the artifacts of a past life. We find, in this context, the same spirit that Orhan Pamuk pours in the theater of lost items. Here the turkish writer finds a concrete space for Kemal loving obsession towards the young Füsun. A collection of objects that tells the story of an impossible love. He places the sense of a pressing demand of modernity and stringent tradition The Museum of Innocence, a sort of saudate, «an activa melancholy », which overlaps objects with compulsiveness, showing the world a face of apparent madness about a past that remains. Visions that, in a different key, collect permanences and established evidences, defining the way in which you have to recreate the past to be able to undo. A reminder of the past life in the streets, squares and houses of the villages recalling, as Louise Bourgeois says, that history, as well as being a construction time, is also an entity that is necessary to rethink beginning from the places. It is the recall to a minimum story that tries to relate the architecture to space, absence and memory, that turns to intimate spaces and objects of daily life, those who settle and actualize a recent past.

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Bibliography - AA.VV., I Borghi della Memoria. Gaddhicianò, Pentedattilo, Vùa, Vunì,Jalò tu Vua, Officina Grafica, Villa San Giovanni.RC 2009.

ARCHITETTURE E IDIOMI

Fig. 24. Home to Go - Antiche radici, rize palèe, su territori di richiamo. La performance indica una dislocazione dell’individuo che appare come domanda identitaria sulla perdita e riscoperta delle origini nell’opera di Adrian Paci, 2001.

- AA.VV., Per un atlante della Calabria. Territorio insediamenti storici manufatti architettonici, Gangemi editore, Roma 1993. - Corrado Alvaro, Quasi una vita, Bompiani, Milano 1950.

- Alfonsina Bellio, All’ombra delle pupazze in fiore. Antropologia di un rito nella Calabria grecanica, Edizioni Kurumuny, Calimera 2010.

- Ettore Castagna (a cura di), Pucambù. Guida al turismo nell’Area Grecanica, Calabria Letteraria Editrice, Soveria Mannelli 2012. - Mario Codognato (a cura di), Whiteread, Electa, Milano 2007.Nuccio Ordine, L’utilità dell’inutile. Manifesto, Bompiani, Milano 2013. - Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi. Reggio Calabria e la sua Provincia (25 luglio – 5 settembre 1847), Laruffa, Reggio Calabria 2003. - Lidia Liotta, La donna: la storia e lo spazio, in Calabria Sconosciuta n.35/1986.

- Lidia Liotta, Lo spazio sociale della donna grecanica, in Calabria Sconosciuta n.36/1986.

- Lidia Liotta, La prefigurazione dei ruoli e i luoghi del femminile: i campi, in Calabria Sconosciuta n.37/1987.

- Lidia Liotta,I luoghi del “femminile”: la fiumara, il villaggio, la via, lo slargo e la soglia, in Calabria Sconosciuta n.38/1987. - Lidia Liotta, I luoghi del femminile: La casa e la stanza del telaio, in Calabria Sconosciuta n. 39/1987.

- Lidia Liotta,I luoghi maschili: la regione grecanica, i pascoli, la piazza, in Calabria Sconosciuta n.40/1988.

- Mario Maesano, Cultura e tradizione dell’area grecanica. Le minoranze linguistiche nella legislazione vigente, Città del Sole edizioni, Reggio Calabria 2009.

- Paolo Martino, L’isola grecanica dell’Aspromonte. Aspetti sociolinguistici, in Federico Albano Leoni Bulzoni (a cura di), Società di linguistica italiana. I dialetti e le lingue delle minoranze di fronte all’italiano - Atti dell’XI Congresso Internazionale di Studi, Cagliari 27-30 maggio 1977, Roma 1980. - Lewis Mumford, La città nella storia, Edizioni di Comunità, Milano 1963.

- Lucia Anita Nucera, I paesi grecofoni della provincia di Reggio Calabria, Kaleidon Editrice, Reggio Calabria 2006.

- Orhan Pamuk, Il Museo dell’innocenza, Einaudi, Torino 2009.

- Orhan Pamuk, L’innocenza degli oggetti. Il Museo dell’innocenza, Istanbul, Einaudi, Torino 2012.

- Paolo Orsi, Ritratti di Calabria dei viaggiatori in Gran Tour, Fpe Franco Pancallo Editore, Locri 2010. - Antonio Piromalli, La letteratura calabrese, Pellegrini Editore – vol. II, Cosenza 1996. - Gerhard Rohlfs, Nuovo dizionario dialettale della Calabria, Longo, Ravenna 2001.

- Antonella Tarpino, Spaesati. Luoghi dell’Italia in abbandono tra memoria e futuro, Einaudi, Torino 2012. - Vito Teti, Il senso dei luoghi. Paesi abbandonati di Calabria, Donzelli, Roma 2004. - Angela Vattese, Adrian Paci, Edizioni Charta, Milano 2006

MICRO CITTA'

placed across two shores of the Mediterranean. The relief that here we propose describes a place that runs through the values of recognition of cultural minorities and linguistic permanences present in the territory. The characteristics of the public space and architecture, in the popular Calabrian culture of the low Ionian, overlaps a history of identities that becomes manifest in the not to build. The grecanic tradition does not draw spaces characterized by specific features but fits the context, pouring over it uses and collective aspirations. It is an attempt to interpret the architecture tying the aspects of the tradition to the essence of built, in order to determine an anthropological root of places. The history of the invisible, in this case, is expressed through the commonplaces. The research, through architecture relief, aims to analysis and to formal and qualitative definition of the grecanic places, understood as aggregative space and opportunity of social relationship. Essential condition, in defining an urban place as aggregation space of speakers, is the valence of the scenary as determinant of a prelude to the drawing. They are the phonies and the community sense of grecanic that reveal the fix of belonging to two cultural contiguous matrices: in the word they keep the ancient belonging to the hellenic world, but in the architectures of the places they reveal their presence among the lands of Calabria.

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AUTORI

Gabriella Abate è dottore di ricerca in Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Lina Abategiovanni è dottore di ricerca in Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Giuseppina Amirante è professore ordinario di Storia dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Marinella Arena è professore associato di Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Pasquale Argenziano è ricercatore in Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Alessandra Avella è ricercatore in Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Manuela Bassetta è dottore di ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell’Architettura Mediterranea presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Alessandro Basso è dottorando di ricerca in Architettura presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Margaret Bicco è dottore di ricerca in Storia e Conservazione dei Beni Culturali presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Angela Bonafiglia è dottorando di ricerca in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Rosario Giovanni Brandolino è professore associato di Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Carlo Cafaggi è geometra specializzato in rilevamenti topografici. Giovanni Caffio è dottore di ricerca in Rappresentazione e Rilievo dell’Architettura e dell’Ambiente presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Antonio Calderone è professore a contratto presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Massimiliano Campi è professore associato di Disegno l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Maria Carolina Campone è dottore di ricerca in Storia dell’Archirettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Mara Capone è professore associato di Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Paolo Caputo è archeologo, funzionario della Soprintendenza Archeologica di Napoli. Pasquale Carusi è dottore di ricerca in Progetto, riabilitazione e controllo di strutture convenzionali ed innovative presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Carmela Casulli è dottore di ricerca in Rappresentazione e Rilievo dell’Architettura e dell’Ambiente presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Raffaele Catuogno è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Alessandro Ciambrone è dottore di ricerca in Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Alessandra Cirafici è professore associato di Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Vincenzo Cirillo è dottorando in Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Daniele Colistra è professore associato di Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Luigi Corniello è dottore di ricerca in in Disegno la Seconda Università degli Studi di Napoli. Niccolò Cozzi è architetto. Gabriella Curti è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Marina D’Aprile è ricercatore in Conservazione dei beni architettonici presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Daniela De Crescenzo è dottore di ricerca in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Teresa Della Corte è dottore di ricerca in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Raffaela De Martino è dottore di ricerca in Tecnologie dell’Architettura e dell’Ambiente presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Paolo Demartis è ingegnere. Riccardo Di Carlo è architetto. Camilla Di Falco è dottore di ricerca in Storia dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Antonella Di Luggo è professore ordinario di Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Savio Doronzo è architetto. Gabriella Falcomatà è dottore di ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell’Architettura Mediterranea presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Elisa Mariarosaria Farella è dottoranda in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Francesca Fatta è professore ordinario di Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Luca Ferri è dottore di ricerca in Storia e Conservazione dei Beni Culturali presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Edoardo Fiorillo è geometra topografo specializzato in tecnologie per il rilevamento GNSS e LIDAR. Riccardo Florio è professore ordinario di Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Carmen Frajese D’Amato è dottore di ricerca in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Rossella Franchino è professore associato di Tecnologia dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Caterina Frettoloso è ricercatore in Tecnologia dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Mariateresa Galizia è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi di Catania. Carmine Gambardella è professore ordinario di Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli.


Gaetano Ginex è professore associato di Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Paolo Giordano è professore ordinario di Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Massimo Giovannini è professore ordinario di Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Antonio Giovannucci è architetto. Concetta Giuliano è dottore di ricerca in Storia dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Lamia Hadda è dottore di ricerca in Storia dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Danila Jacazzi è professore ordinario di Storia dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Panagiota Koutsoukou è architetto conservatore. Emanuela Lanzara è dottore di ricerca in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Luigi Valentino Losciale è dottore di ricerca in Rappresentazione e Rilievo dell’Architettura e dell’Ambiente presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Alessia Maiolatesi è dottore di ricerca in Rappresentazione e Rilievo dell’Architettura e dell’Ambiente presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Andrea Manti è dottore di ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell’Architettura Mediterranea presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Francesco Martelli è architetto. Dario Martimucci è tecnico informatico specializzato in Sistemi Informativi Geografici e Web Geo-database. Filomena Mauriello è specializzanda in Architettura presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Giuseppe Mazzacuva è dottore di ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell’Architettura Mediterranea presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Massimiliano Mazzetta è dottore di ricerca in Rappresentazione e Rilievo dell’Architettura e dell’Ambiente presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Domenico Mediati è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Pietro Mina è dottore di ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell’Architettura Mediterranea presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Roberta Montella è dottore di ricerca in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Patrizia Moschese è dottore di ricerca in Storia dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Giancarlo Napoli è tecnico restauratore. Angelo Natale è dottore di ricerca in Progetto, analisi e sperimentazione di strutture presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Sebastiano Nucifora è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Alessandra Pagliano è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Caterina Palestini è professore associato di Disegno presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Daniela Palomba è dottore di ricerca in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Rosaria Palomba è dottore di ricerca in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Chiara Pietropaolo è laureata in architettura presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Nicola Pisacane è professore associato di Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Manuela Piscitelli è ricercatore in Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Paola Raffa è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Carla Ramunno è dottore di ricerca in Storia conservazione e rappresentazione dell’architettura presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Cristina Regis è archeologa presso la Soprintendenza Archeologica di Napoli. Livio Sacchi è professore ordinario di Disegno presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Antonella Salucci è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Cettina Santagati è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi di Catania. Chiara Scali è dottore di ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell’Architettura Mediterranea presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Riccardo Serraglio è professore associato di Storia dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Gaspare Serroni è dottore di ricerca in Tecnologie e Sistemi di Produzione presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Viviana Tirella è dottore di ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell’Architettura Mediterranea presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Angelo Triggianese è dottore di ricerca in Disegno presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli. Elena Trunfio è dottore di ricerca in Analisi, Rappresentazione e Pianificazione delle Risorse Territoriali, Urbane, Storiche-architettoniche e Artistiche presso l’Università di Palermo. Pasquale Tunzi è professore associato di Disegno presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Maurizio Unali è professore ordinario di Disegno presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Agostino Urso è ricercatore in Disegno presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Maria Vergara è laureata in Architettura presso presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Ornella Zerlenga è professore ordinario di Disegno presso la Seconda Università degli Studi di Napoli.


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