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MEDIATERRAE VOL.1: IL TERRITORIO RURALE COME (NUOVO) MEDIUM Leandro Pisano

Tra i fenomeni più rilevanti degli ultimi anni, l’avvento dell’economia della conoscenza come strategia di sviluppo e di crescita sovraterritoriale ha segnato progressivamente il passaggio da una visione globale ad una “glocale” fortemente influenzata dalle regole competitive della globalizzazione, tra le quali gli elementi distintivi di un territorio rappresentano un vantaggio imprescindibile. Al centro dell’interesse di amministratori e studiosi dei territori, va intensificandosi la ricerca di principi e metodi per accrescere l’offerta e la conseguente competitività dei territori stessi, facendo leva su strategie che tengano presente la complessità dei mercati di riferimento e la diversa natura degli interlocutori da soddisfare, delle relazioni da sviluppare, delle nuove e articolate competenze da possedere. Si pensi in maniera specifica alle aree rurali, segnate sovente da svantaggi competitivi in termini territoriali, di infrastrutture, servizi, conoscenze e opportunità ma al contempo caratteriz-

zate da un insieme di elementi fortemente connotativi quali la vivibilità dei luoghi, la qualità della vita, l’identità culturale. In tempi di indigestione da prodotti tipici, sagre e feste paesane, nell’Italia degli ottomila campanili diventa sempre più arduo e poco sensato, perseguendo un’offerta piatta ed indifferenziata, riuscire a focalizzare con successo l’attenzione sulla specificità dei territori percorrendo strategie, metodi e canali ormai consolidati e pedissequamente convenzionali. Parimenti, la veicolazione delle tradizioni e delle culture rischia di perdere totalmente significato, ove queste vengano presentate a mo’ di elementi statici ed immutabili, come ineffabili vestigia di un passato assai più articolato e vivo di quanto venga spesso lasciato apparire. In tale prospettiva affonda le radici una visione “verticale”, non convenzionale ed alternativa rispetto ai luoghi comuni del turismo rurale, perseguibile attraverso l’uso di competenze ed energie tese a valorizzare le molteplici ricchezze cul-

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turali, storiche, produttive ed ambientali e a veicolare la conoscenza delle risorse specifiche di un territorio, traendo sicuramente spunto dalle loro storie e tradizioni, ma riuscendo nel contempo ad utilizzare nuove logiche, linguaggi e strumenti per tramandarli e promuoverli. Da questo humus nasce un’idea altra di comunicazione del territorio - con riferimento specifico alle aree rurali distanti dai grandi circuiti turistici - informata da una sensibilità diversa, adatta a raccontare il territorio facendo ricorso a nuove logiche e linguaggi, ad aprire scenari poco esplorati per l’attuazione concreta di forme alternative di promozione del territorio rurale, veicolate attraverso la selezione dei destinatari del messaggio, specificamente rivolto ad un target ben delimitato e contraddistinto da una serie di elementi conciliabili con la creazione di flussi turistici limitati e validi sotto il profilo economico. In questo contesto, nel quale ogni territorio è chiamato a mediare le proprie caratteristiche con un sistema culturale e di valori di derivazio-


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ne disparata, diventa necessario “dotarsi di un preciso carattere (quello che nel marketing equivale alla vision di una marca) in un preciso sistema di relazioni che lo colleghino a quei segmenti di cittadini/consumatori potenziali il cui sistema valoriale è in tutto o in parte omologo a quello espresso dal territorio appunto.” (D. Pitteri). Essere competitivi oggi, significa essere capaci di convertire la tradizionale bipartizione tra produttore e consumatore in una sorta di rapporto dialettico tra due agenti posti sullo stesso piano, attraverso l’acquisizione di una conoscenza alla quale ancorare il potenziamento della propria identità e la capacità di relazionarsi ed operare ad un livello culturalmente elevato.

nismi come il GAL CILSI (uno dei soci fondatori dell’ATI Verde Irpinia), che ha costituito nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria Leader+ la film commission MediaTerre e la rete di creativi, a testimonianza che “fare rete” con le forze creative del territorio nel quale si opera, tessendo pazientemente un reticolo informale di relazioni, è passaggio obbligato e strumento essenziale per la realizzazione di progetti sperimentali che, pur partendo dal territorio stesso nel quale hanno significative ricadute, si aprano ad una dimensione sovraterritoriale caratterizzata in senso qualitativo: conoscere il territorio, interno ed esterno al proprio agire, offre una migliore e multiforme possibilità di fare sviluppo.

Il tentativo di promuovere il territorio rurale adoperando canali non convenzionali e puntando specificamente a target peculiari “off” rispetto ai canali tradizionali ha caratterizzato in questi ultimi anni il lavoro certosino e capillare di orga-

È proprio da una rete attivata da A.G.I.Re. – MediaTerre, attraverso il coinvolgimento dell’agenzia caudina di marketing territoriale Ufficio Bifolco, il festival di new arts Interferenze ed altre realtà del territorio irpino legate alla pro-

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duzione musicale come Soundabbast e Q-Zone Studio, che ha preso forma il progetto Mediaterrae Vol.1, nel quale diciotto tra musicisti e artisti video legati alla scena contemporanea delle arti digitali e di diversa provenienza (Canada, USA, Germania, Ucraina, Romania, Svezia, Italia) si sono confrontati con le tradizioni e le suggestioni dell’Irpinia, in un progetto di documentazione audiovisiva del patrimonio culturale e ambientale di un intero territorio, tra natura e tecnologia, tradizione e avanguardia, passato e futuro. Un’immersione nel paesaggio culturale dell’Irpinia, regione ubicata nel cuore profondo del meridione d’Italia ed abitata da paesaggi astratti e sconfinati, campanili, torri, stradine strette e silenziose, profondamente segnata dai mutamenti architettonici ed urbanistici del post-terremoto del 1980, luogo di un metabolismo storico lento e quasi solenne nei propri rituali ancestrali, proprio come il Carnevale del picco-


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lo centro di Montemarano, il borgo della caratteristica tarantella. La Montemaranese è una forma di tarantella peculiare e di assoluto interesse sotto il profilo etnomusicale: di origine remota e per certi versi misteriosa, questa tradizione ha sviluppato nel corso dei secoli un linguaggio segnato da una serie di strutture melodiche insieme canoniche ed improvvisate dal punto di vista espressivo, stilistico e fraseologico che rende assai difficoltoso ogni tipo di classificazione, ove non si faccia riferimento ad un’analisi musicale specialistica riconducibile a singoli esecutori. Eseguita tradizionalmente con strumenti popolari come ciaramella e zampogna, nel corso del secolo scorso ha aggiunto tra le sue componenti strut-

turali anche il clarinetto. Il Carnevale dunque, durante il quale gli artisti invitati si sono accostati alla festa popolare, al rito d’inversione che sovrappone sacro e profano in un vortice di suoni e colori, dentro un vociare tumultuoso e liturgico, per documentare il ritorno al simbolismo, alla memoria, in un viaggio evocativo circolare ma sempre diverso, in uno scenario sospeso tra modernità ed arcaismo, tra mutamento e stasi: “si tratta di follia benefica, intrigante, stringente e liberatoria al tempo stesso, erasmiana, pantagruelica. Una follia del mondo alla rovescia. Come se il loro ‘insano’ attaccamento al carnevale avesse pian piano permeato e ‘carnevalizzato’ buona parte della vita del paese. Il forestiero o fugge o resta affa-

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scinato, come quando si frequenta un grande artista dal carattere intrattabile. […] Il carnevale di Montemarano è un vero laboratorio antropologico in funzione: in esso si confrontano dinamiche diverse: forze della tradizione si misurano con le spinte della modernità.” (P. Gala) Gli artisti coinvolti sono stati seguiti nelle operazioni di documentazione della festa, nella raccolta e produzione di materiale audiovisivo o nella consultazione delle fonti letterarie e iconografiche, fin dentro la vita della piccola comunità irpina. Negli occhi le linee tormentate di Ripe della Falconara, le esalazioni ctonie della Mefite, l’irraggiungibile visione di Cairano, i viottoli compassati di Nusco, gli scorci palustri del lago di Conza,


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le distese lunari lungo l’Ofantina, verso Calitri. Il risultato finale è un evento live di presentazione del progetto (Mediaterrae Night) presso il Teatro Carlo Gesualdo di Avellino, ma è soprattutto la creazione di un dvd, contenente un documentario girato durante l’intero progetto di residenza e sette tracce audio/video, sette visioni diverse di un territorio e del suo patrimonio paesaggistico, popolare e folkloristico, dove l’elaborazione di immagini e suoni diventa un rimescolamento culturale al di là dell’usuale dimensione urbana delle arti digitali, nella manipolazione di suggestioni etniche e paesistiche, in un gioco di rimandi con i loro significati, le loro origini. Il dvd, stampato in diecimila copie, è stato allegato al numero 110/111 di Blow-Up, rivista specialistica di musiche contemporanee a diffusione nazionale. La peculiare mescolanza di forme espressive e contenuti, nell’associazione di tradizioni (il carnevale), storie, paesaggi e ruralità, trasmessi per il tramite delle arti legate al digitale ed alle nuove tecnologie, ha finito per conferire una forte caratterizzazione ai luoghi focalizzati dal progetto, nell’incontro/confronto tra patrimonio folcloristico/naturalistico locale e creatività contemporanea. Una (ri)lettura del territorio ad un tempo obliqua (in senso diacronico) e verticale (destinatari), destinata ad un target bipartito e ben delineato, rappresentato cioè anzitutto da quanti, interessati a contenuti di carattere folkloristico e legati alle tradizioni ed alle produzioni locali, ricercano stimoli nuovi ed inediti: l’incontro con le espressioni artistiche originali presentate dal progetto, finisce per rappresentare in questo caso un piacevole tratto di novità. La seconda categoria di fruitori è costituita da un pubblico giovanile incline al consumo di qualità, sinceramente interessato alla fruizione delle arti e dei suoni della contemporaneità. È un pubblico fortemente interconnesso, raggiungibile anzitutto mediante campagne pubblicitarie mirate e specifici media di riferimento (si pensi alla scelta di legare la distribuzione dei dvd ad una testata come Blow-Up). È un pubblico rispetto al quale il valore aggiunto è costituito dalla possibilità di coltivare il proprio interesse culturale in un ambiente per molti versi nuovo (tradizione/innovazione). La definizione complessiva di questo target di riferimento è certamente connessa all’affermarsi del cosiddetto consumatore vocazionale, per il quale ogni atto di consumo è parte di un più generale processo di autodefinizione identitaria: “ogni azione attinente alla sfera del consumo (merci, luoghi, prodotti ricreativi o culturali) diventa parte di una filiera di azioni che l’individuo realizza per esprimere la propria identità e per comunicarla. È questo processo prettamente individuale a generare nuove forme di aggregazione comunitaria e, dunque, nuovi segmenti di

mercato e nuovi target dinamici e trasversali ai tradizionali criteri di definizione tipologica del pubblico. Questi nuovi segmenti vocazionali differiscono sia per struttura che per caratteristiche intrinseche dei target tradizionali. E in tal senso ciascuno dei nuovi segmenti di mercato vocazionale rappresenta in ogni caso una piccola parte dell’insieme dei consumatori. È ciò che gli esperti di marketing definiscono glocalization: segmenti sempre più circoscritti ma al tempo stesso distribuiti a macchia di leopardo su una base territoriale sempre più estesa. D’ora in poi pensare al pubblico vorrà dire pensare a un insieme di minoranze.” (D. Pitteri). Il punto di forza di progetti come Mediaterrae risiede nella relazione con un sistema territoriale già ben strutturato, pronto a diventare sostrato sul quale innestare azioni di produzione culturale finalizzate ad ampliare la consapevolezza circa le potenzialità del territorio rurale quale luogo di fruizione di un’esperienza omnicomprensiva, nella quale possano convergere sia le più tradizionali forme di conoscenza del territorio, sia la valorizzazione del contesto rurale quale nuovo ed inedito ambito di fruizione di azioni culturali. Nel caso specifico, l’attività del GAL Verde Irpinia, concretizzatasi durante gli ultimi anni nella predisposizione e realizzazione di progetti di sviluppo condivisi con diversi attori del territorio e finalizzati alla creazione di un sistema strutturato delle energie più vive e qualificate dell’area di riferimento, ha posto le basi per un’azione sistemica di sviluppo a pieno respiro: il GAL ha così assunto la funzione di un vero e proprio hub sul territorio, in qualità di promotore di innovazione compatibile al fine di stimolare percorsi virtuosi di avanzamento nei diversi settori ed ambiti della vita culturale della comunità locale. L’inserimento di progetti come Mediaterrae in questo tessuto territoriale già pienamente strutturato in senso sistemico, nel quale cultura e ambiente vengono riconosciuti come punti di forza dello sviluppo integrato e dove emergono realtà progettuali come le Vetrine dei territori di produzione tipica e tradizionale, l’Agenzia per l’implementazione dei servizi e la gestione delle risorse ambientali, storiche, culturali ed artistiche o le Degusterie dei territori di produzione, assume significato compiuto e valore aggiunto, diventando mezzo privilegiato e qualificato per comunicare un sistema territoriale capace di svolgere una funzione di forte traino rispetto ad una immagine di qualità dell’intero territorio. In esperienze come Mediaterrae Vol.1 il territorio, non più semplicemente località geografica e sistema significativo di brand, diventa spazio interno al sistema dei media, si trasforma esso stesso in medium: attraverso l’evento (Mediaterrae Night) o la rappresentazione mediata di esso (dvd di Mediaterrae Vol.1) si colma lo spazio che

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separa l’emittente dal ricevente, si realizza una “distrazione” dalla superficie della comunicazione: si concretizza una relazione, si mette in comunicazione. Il territorio rurale non come prodotto, ma come mezzo/medium per comunicare e mettere in comunicazione in maniera creativa dal momento che, nello spazio tra emittente e ricevente, si realizza qualcosa di intenso e di inatteso: si sperimentano relazioni “inattese” attraverso processi, strategie e risultati della comunicazione stessa. Si comunica producendo eventi e comunicare il territorio non può significare comunicare semplicemente un prodotto, come da visione errata che emerge non di rado nella strategia di molti operatori ed amministratori locali. È in quest’ottica che la comunicazione diviene uno strumento indispensabile per gli stessi stakeholders, per ridisegnare su basi più solide l’identità del territorio rurale, interpretandone la dimensione locale in un’ottica globale e mettendo in essere una modalità comunicativa che trova piena efficacia solo attraverso la pianificazione ed il compimento di azioni di produzione culturale (come, appunto, gli eventi, le produzioni audiovisuali o qualsivoglia artefatto culturale similare), che interpongono tra emittente e destinatario non un semplice e razionale messaggio, ma qualcosa di inatteso e che non è possibile dire, ma solo sentire. Ne consegue che, nello spazio mediatico così definito, progetti come quello testè illustrato appaiono sempre più “come la forma più consona a porsi da un lato come trait d’union tra un determinato territorio e il suo carattere con i segmenti di pubblico che in quel carattere individuano una componente del proprio processo di affermazione identitaria; dall’altro come generatore di modalità di comunicazione tese alla costituzione di un rapporto face to face con i segmenti di pubblico di riferimento, capace di rintracciare motivi di efficacia fuori dai media tradizionali.” (D. Pitteri).

BREVE BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO Caroli M., Il marketing territoriale, Milano 1999 Gala P., Tarantelle e Batticulo – Balli e canti tradizionali in Irpinia vol.1, Firenze 1999 Paolini D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano 2002 Pitteri D., L’intensità e la distrazione. Industrie, creatività e tattiche nella comunicazione, Milano 2006

SITOGRAFIA DI RIFERIMENTO www.galverdeirpinia.it www.mediaterre.it www.mediaterrae.com




MONTEMARANO: UNA VETRINA PER IL TERRITORIO Alessandra Aufiero

PREMESSA Una delle tre Vetrine del territorio realizzate nell’ambito del PSL “Terre D’Irpinia - Villaggi delle Fonti” riguarda l’allestimento del museo etnomusicale intitolato a Celestino Coscia e Antonio Bocchino, dedicato al Carnevale e alla Tarantella. Il museo (primo in Irpinia e secondo in Campania) nasce dal sogno e dagli sforzi dei fondatori dell’associazione culturale Hyrpus Doctus che in anni di impegno e studio è riuscita a concentrare in un solo luogo le testimonianze più significative di questo patrimonio culturale unico nel suo genere. Conoscere le sane e genuine radici di questa terra, ricostruirne il passato e il significato è l’obiettivo più autentico ed importante degli sforzi dell’Associazione. L’amministrazione comunale di Montemarano, assegnataria del contributo erogato dal GAL, ha provveduto a ristrutturare ed attrezzare locali di sua proprietà al fine di concedere all’associazione uno spazio adeguato per la esposizione, la

conservazione e la valorizzazione del patrimonio musicale ed etnografico. L’intervento è collegato con la “Degusteria” situata nel centro di Montemarano, non lontano dall’ex Casa dell’ECA dove, appunto, è ospitato il Museo. A due anni dalla sua inaugurazione, il punto di degustazione delle Cantine ELMI, anch’esso cofinanziato dal PSL, rappresenta un riferimento importante per quanti apprezzano le produzioni enogastronomiche di pregio della Verde Irpinia e riescono a coglierne le connessioni con la tradizione e con la storia del suo popolo. IL CARNEVALE E LA TARANTELLA MONTEMARANESE Tra le più famose feste del passato, il Carnevale pare derivi dalle celebrazioni dei Saturnali: una festa popolare romana dedicata al dio Saturno, di carattere orgiastico in cui il popolo si sfrenava alla follia, che si svolgeva nel mese di marzo sino a sette giorni consecutivi.

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Con l’avvento del Cristianesimo, si cercò di porre fine agli scandali e a quella lussuriosa follia, fino a quando il Papa Gelasio (492-496) ottenne dal senato l’abolizione delle feste pagane, tra cui quella dei Saturnali, sostituendola con la festa della Candelora. La sopravvivenza dei Saturnali nel Carnevale fu determinata dal suo sovrapporsi a quanto rimaneva degli antichi riti legati alla coltivazione dei campi e all’andamento dei cicli stagionali, riti che possedevano un indubbio carattere propiziatorio e che avevano lo scopo di rievocare la rigenerazione della terra affinché desse migliori frutti nel nuovo ciclo produttivo. Questi riti agricoli avevano origini antichissime ed erano legati a culti preistorici e matriarcali nei quali si invocavano numerose divinità dal carattere bisessuale ed ermafrodita, simbolo di fecondazione e di vita. Questi caratteri sono riscontrabili nel Carnevale proprio nello scambio di personalità, nel travesti-


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mento che vuole evocare da una parte l’antica unità originaria dei sessi da cui nasce la fertilità e dall’altro lo sberleffo e la carica satirica dei romani saturnali. Il carattere propiziatorio, la carica satirica, il perpetuarsi dell’esistenza, l’invocazione dell’abbondanza sono i temi principali del Carnevale, che è, appunto, una “opposizione” alla quotidianità della vita, rappresentata dal periodo sacrificale della Quaresima che seguirà. Il Carnevale di Montemarano è forse tra i pochi esempi in Italia in cui sono ancora rintracciabili (nelle maschere, nella danza, nei suoi strumenti) i caratteri originari di questa festa e deve la sua sopravvivenza al legame stretto con la tarantella. Questo antico ballo processionale, così come il Carnevale, deriva da pratiche rituali legate a culti agrari di carattere propiziatorio e liberatorio, anch’essi sottoposti ad una rigida azione moralizzatrice da parte della Chiesa. Così, il ballo processionale o la danza escluse

dalle pratiche religiose ufficiali trovarono rifugio nelle manifestazioni non ufficiali, popolari, più difficili da sradicare e ancora oggi si possono riscontrare nella tarantella segni evidenti del carattere magico-rituale e della funzione mistico-propiziatoria che aveva alle origini. Lo scopo di propiziare la Divinità, attraverso l’energia sprigionata dal movimento del corpo, si percepisce nell’andamento dei danzatori che, disposti in due fila, si allontanano e si avvicinano in modo da circoscrivere lo spazio al cui interno si svolge la vita di comunità e su cui dovrà scendere il favore divino e allontanarlo dall’influenza del male. La tarantella ha subìto indubbie modifiche sia nel suo andamento sia nel suo organico strumentale; difatti recentemente è concepita anche come azione di coppia e i suoi ritmi sono divenuti più veloci e vicini al sentire moderno attraverso l’uso della fisarmonica e dell’organetto che hanno permesso melodie più agili soppiantando

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di fatto gli strumenti più antichi, che pur sopravvivono nell’uso di molte persone più anziane. La sua struttura formale prevede la disposizione dei ballerini in due fila parallele divise per sesso che si allontanano e si avvicinano al proprio compagno camminando e danzando alternativamente e suonando al contempo le nacchere. Gli stessi danzatori descrivono la danza come un “giocare di suonatori”, un gioco che consiste nell’inventare, nell’improvvisare continue varianti a partire da un numero limitato di elementi. Gli esecutori attingono di volta in volta a una riserva di elementi ritmici e melodici permutandoli continuamente nell’improvvisazione ottenendo, così, ritmi sempre diversi e suggestivi. L’ALLESTIMENTO DEL MUSEO ETNO-MUSICALE “CELESTINO COSCIA E ANTONIO BOCCHINO” La scelta di “mettere in vetrina” la storia del Carnevale di Montemarano e della sua Tarantel-


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la ha significato anche lanciare un segno importante verso il sostegno ai musei “minori”, questi piccoli e affascinanti “scrigni” che conservano tenacemente i segni di un passato e di un patrimonio comune. Il progetto di allestimento dello spazio espositivo nasce, infatti, dalla convinzione che il museo locale deve porsi soprattutto come laboratorio delle differenze e del rispetto del proprio quanto altrui presente storico, colto e compreso (e non può essere altrimenti) nel suo divenire, nelle complesse dinamiche sociali, culturali, economiche, che l’hanno determinato. Mostrare, porgere, offrire, tutto questo porta con sé, necessariamente, il concetto di “selezione” / “scelta”, cosa mostrare e come farlo; eleggere il tratto più peculiare, quello che più di altri potesse immediatamente rappresentare il territorio per farne percepire le specificità, è stato forse il momento che più ha appassionato e preoccupato coloro che si sono impegnati nell’esecuzione

del progetto di adeguamento degli spazi e di allestimento della “Vetrina”. Il primo passo è stato quello di catalogare i pezzi, raccolti amorevolmente in tanti anni dai membri dell’associazione Hyrpus Doctus, secondo nuovi criteri di ordine e scientificità. La catalogazione ha permesso di meglio interpretare gli oggetti conservati al fine di ordinarli secondo un più adeguato percorso allestitivo. L’adeguamento e l’allestimento hanno seguito il criterio di dare alla collezione un supporto “fisico” quanto più possibile “neutro”, in modo da non inficiare la piena fruibilità visiva e comprensione culturale della stessa. La fase di catalogazione è stata accompagnata dalla produzione di pannelli didattici che illustrano, attraverso testi ed immagini, le caratteristiche antropologiche e culturali della Tarantella e del Carnevale nel loro stato attuale e nel loro divenire storico. A completamento dell’allestimento della colle-

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zione è stato arredato uno spazio per la fruizione dei ricchi documenti audio-video e fotografici, alcuni dei quali, data la loro rarità ed unicità, sono da considerarsi certamente beni da musealizzare e conservare, anche attraverso un progetto di archiviazione digitale. Si riportano due esempi di scheda di catalogazione, al fine di illustrare i criteri con cui questa è stata eseguita e i risultati che ha fatto raggiungere in termini di nuove conoscenze acquisite, data la campagna di documentazione e approfondimento che ha accompagnato e sostanziato la catalogazione stessa. DOPPIO FLAUTO tipologia di scheda: BDM. numero: 10. località: Montemarano. luogo di conservazione: Museo etnomusicale “Celestino Coscia e Antonio Bocchino” Collezio-


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ne privata ass.cult. Hyrpus Doctus. oggetto: Doppio flauto di canna. categoria: Strumenti musicali. categoria specifica: Strumenti a fiato. autore: Michele Mastromarino. ambito culturale: Ambito locale. modalità di costruzione: Il segmento di canna viene tagliato tra due nodi, poi si procede con il taglio dell’imboccatura a becco e praticate due leggere intaccature viene fatto scorrere il coltello sulla canna con movimento circolare. Con un’asta di metallo arroventata si praticano i fori e poi si procede alla zappatura. L’accordatura viene fatta riferendosi ad un modello musicale che è proprio della cultura del costruttore. datazione: XX sec. seconda metà. materiale: Canna.

misura: 25/27. descrizione: Il doppio flauto presenta due canne di lunghezza diseguale e indipendenti, distinte secondo una partizione binaria in “maschio” e “femmina”. La prima è a 3 fori, la seconda a 4. Presentano una imboccatura assai corta e non possono esser retti dai denti, perciò hanno sempre bisogno del sostegno delle dita, da ciò la necessità di ottenere la nota più acuta non con l’apertura di tutti i fori, ma mantenendone uno chiuso. notizie storico-critiche: Il doppio flauto è uno strumento antichissimo discendente dal “doppioaulos” diffuso già nel mondo greco-romano. Già nel lontano passato da cui proviene il suo ricordo è legato al mondo pastorale, e il suo suono dolce e delicato sembra venire da quel mondo lontano, evocando arie distanti e ance-

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strali. Normalmente non è indicato tra gli strumenti che eseguono la tarantella, dato il suo carattere lirico e pastorale ma avrebbe potuto svolgere un’azione di accompagnamento. Nella sua partizione binaria ritorna la simbolizzazione del dualismo connesso all’uso di molti strumenti popolari che offrono una dimensione ermafroditica tipica delle culture magico-rituali diffusa nell’antico mondo contadino. Esso, intimamente legato alla terra, ai ritmi della vita e delle stagioni, vede nei due simboli sessuali uniti l’origine della vita, il segreto dell’esistenza e dell’eternità. Quindi tutte le implicazioni magico-propiziatorie riscontrabili nel carnevale, ritornano negli strumenti di accompagnamento. proprietà: Proprietà privata, associazione culturale “Hyrpus Doctus”.


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CASTAGNOLE tipologia di scheda: BDM. numero: 21. località: Montemarano. luogo di conservazione: Museo etnomusicale “Celestino Coscia e Antonio Bocchino” Collezione privata ass.cult. Hyrpus Doctus. oggetto: Castagnette. categoria: Strumenti musicali. categoria specifica: Strumenti a percussione. denominazione dialettale: “Castagnole”. ambito di produzione: Ambito locale. materiale: Legno. tecnica: Legno inciso e intagliato. misura: 8 cm. modo di utilizzo: La tecnica esecutiva di questo strumento prevede la percussione sfalsata operata da ciascuna delle due mani che vengono slanciate in avanti e richiamate verso il petto con un moto alternato coordinato al movimento molto ampio dei due polsi. descrizione: Le castagnette sono formate da due parti concave simmetriche e coordinate, queste

sono unite da un cordone che, fissato alle dita del suonatore permette l’urto delle due parti che producono un suono secco. Le facce esterne presentano una fine lavorazione ad incisione. notizie storico-critiche: Le due parti delle castagnette si distinguono in “maschio” e “femmina”, la prima impugnata a destra e la seconda a sinistra. L’unione dei due simboli, che si ripete ad ogni battere delle due parti, rimanda alle implicazioni che fanno capo all’ermafroditismo, sul quale è imperniato il rito del carnevale. Tale significato è confermato dal gesto a carattere esorcistico del suonatore che consiste nel far girare le braccia attorno a sè. Il suonatore qui è anche danzatore e con questo gesto chiude un cerchio al cui interno si crea uno spazio sonoro delimitato dalla figura del suonatore-danzatore; esso rappresenta tutta la comunità che si chiude nel cerchio preservato dal male per l’azione esorcistica del battere delle castagnette. proprietà: Proprietà privata, associazione culturale “Hyrpus Doctus”.

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BIBLIOGRAFIA M. Bonafin, Contesti della Parodia, Utet 2001. M.Gabriella Della Sala, L’espulsione del male, in “Itinerari di tradizione”, a cura della Comunità Montana Terminio-Cervialto. M.Gabriella Della Sala, L’organico strumentale della Tarantella montemaranese, in “Itinerari di tradizione”, a cura della Comunità Montana Terminio-Cervialto. M.Gabriella Della Sala, Rito e Magia nella tarantella Montemaranese, in “Itinerari di tradizione”, a cura della Comunità Montana Terminio-Cervialto. C. Sachs, Storia degli strumenti musicali, Milano, 1980.


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Parte III LUOGHI E PRODUZIONI

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AREE RURALI TRA INTERVENTI AZIENDALI, VALORIZZAZIONE DEI LUOGHI E IMPLEMENTAZIONE DI RETI Mario Salzarulo Coordinatore del GAL

Gli obiettivi e le strategie di sviluppo adottate dal GAL nella concreta articolazione di misure ed interventi, come previsto nella fase di elaborazione del PSL, riflettono un approccio mirato ad attivare da un lato le connessioni tipiche interaziendali ed intersettoriali e, dall’altro, quelle di sviluppo inusuali, tra risorse culturali, naturali e produttive. Un esempio di valorizzazione congiunta di luoghi e prodotti, accompagnata da una forte motivazione culturale, è dato dall’azione svolta dal GAL a Calitri con l’attuazione di progetti di adeguamento e recupero di tre delle tante grotte presenti nel centro storico del comune irpino. Si tratta di vere e proprie caverne costituite da pareti e volte in muratura, modellate da enormi massi. Dal pavimento, prevalentemente in pietra calcarea, al soffitto, si misura un’altezza media di circa quattro metri. La lunghezza varia dai 15 ai 30 metri. In molti casi è possibile scorgere degli anfratti ricavati dai vari proprietari erodendo il tufo nel corso dei secoli.

Sulle pareti laterali sono spesso aperti dei passaggi che portano alla grotta accanto. In molte di esse sono scavate vere e proprie cisterne per la raccolta delle acque e sono ancora visibili i segni di interventi parziali realizzati nel tempo (fornacelle, mangiatoie, nicchie). A valle degli studi di filiera, delle attività di animazione e informazione rivolte ai produttori sono emerse idee e progetti che hanno trovato sbocco negli interventi programmati dal PSL. 1 Il percorso di valorizzazione delle grotte di Calitri, messo a punto a seguito dei risultati degli studi di filiera ed accompagnato da intense attività di animazione e informazione rivolte ai produttori, si sviluppa su più dimensioni: la rivitalizzazione economico-produttiva dell’antico borgo; la sperimentazione (o la riscoperta) di nuovi processi produttivi; l’integrazione tra attori della filiera. L’intervento pilota riguarda l’adeguamento di tre grotte, ubicate nel centro storico di Calitri. Una delle grotte è destinata ad ospitare attività

PARTE III - LUOGHI E PRODUZIONI

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di affinatura e stagionatura dei formaggi con metodo tradizionale e rappresenta un elemento di continuità non solo rispetto ad altre iniziative sostenute dal PSL, relative ad interventi di raccolta e trasformazione dei derivati del latte, ma anche con il mondo della ricerca e della sperimentazione: sono state installate, in collaborazione con l’Istituto Sperimentale di Zootecnia di Bella (PZ), attrezzature per la rilevazione e il monitoraggio del microclima (temperatura, umidità, ossigeno, anidride carbonica, ammoniaca, velocità del vento), che permettono di seguire l’andamento della stagionatura, prevenire e correggere eventuali errori elevando la qualità del prodotto finale. Un’altra grotta è stata allestita con l’obiettivo di sperimentare nuovi processi e modalità di integrazione con altre attività nel settore agroalimentare: in questo caso sono stati sostenuti investimenti da parte di un’azienda a conduzione familiare, specializzata nella lavorazione e stagionatura di salumi di pregio.


AREE RURALI TRA INTERVENTI AZIENDALI, VALORIZZAZIONE DEI LUOGHI E IMPLEMENTAZIONE DI RETI

Un ulteriore intervento, strettamente connesso con i due precedenti, consiste nell’allestimento di un punto di degustazione di prodotti dell’enogastronomia locale: “La Gatta Cenerentola”. 2 Gli interventi sopra descritti rappresentano un esempio di azioni realizzate in perfetta sintonia con l’idea-forza definita nella fase di pianificazione: “Valorizzazione simultanea di luoghi, produzioni e culture, in un cammino di qualità ed eco-sostenibilità”. Ma sappiamo bene che la tenuta dell’azione di promozione del territorio e delle sue risorse è strettamente connessa alla creazione delle condizioni organizzative necessarie e di punti di riferimento stabili collegati tra di loro. Tale riflessione ha spinto il Gal a sostenere con forza l’attivazione e l’infittimento della trama di reti relazionali ed immateriali tra gli attori dello sviluppo locale. L’azione di costituzione della rete, coordinata dagli operatori di A.G.I.Re. (Agenzia per la Gestione e l’Implementazione di Reti) è stata accompagnata da attività seminariali e di formazione sul campo di circa trenta giovani, che rappresentano il capitale umano da valorizzare attraverso attività di ricerca, progettazione e realizzazione di programmi di sviluppo turistico in Irpinia. Le finalità della rete, contenute nel pro-

tocollo d’intesa sottoscritto da tutti i soggetti coinvolti, sono in sintesi i seguenti: • operare come rete territoriale permanente per tutelare, valorizzare e promuovere il patrimonio culturale ed ambientale, interloquendo direttamente con i livelli istituzionali e favorendo l’accesso in forma associata a risorse e servizi pubblici; • progettare, realizzare e gestire in modo congiunto servizi informativi, attività promozionali, iniziative culturali e seminariali; • elaborare e gestire, in stretta collaborazione con la struttura di MediaTerre Film Commission, piani e progetti di comunicazione; • mettere in relazione la “Rete territoriale degli uffici turistici” con le altre reti attivate da A.G.I.Re. e costituite da enti locali, operatori dell’artigianato artistico/tradizionale e del settore enogastronomico, soggetti impegnati in attività di formazione e di animazione socioeconomica. Dal punto di vista più operativo la rete eroga servizi di informazione sulla regolamentazione comunitaria, nazionale e regionale ed è impegnata nell’attivazione e gestione di progetti di valorizzazione delle risorse ambientali, storiche,

PARTE III - LUOGHI E PRODUZIONI

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culturali, artistiche, produttive, nonché nella progettazione e promozione di servizi di orientamento, formazione e aggiornamento professionale. Sviluppa, inoltre, azioni di miglioramento della qualità dell’informazione e della comunicazione e promuove l’applicazione di metodi di valutazione finalizzati all’ottimizzazione della pianificazione e della gestione delle risorse finanziarie. L’azione svolta da A.G.I.Re. ha consentito di raggiungere significativi traguardi: • l’attivazione degli Uffici Turistici di Calitri, Bisaccia, Conza della Campania, Torella dei Lombardi e Lacedonia; gli Uffici Turistici rappresentano punti di informazione e di animazione turistico-culturale e costituiscono una delle reti territoriali, la cui gestione è affidata a soggetti locali impegnati in attività di promozione e di animazione turistico-culturale; • l’ampliamento della rete MediaTerre, con lo scopo di promuovere il territorio come set cinematografico e televisivo. MediaTerre rappresenta la Film Commission dei territori rurali collocati a metà tra la costa tirrenica e quella adriatica, che con le loro bellezze paesaggistiche, i centri storici, i siti d’interesse archeologico ed architettonico, sono sempre stati considerati luoghi di


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