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archeologiche e documentarie, propendono per l’autenticità del racconto secondo cui Felicita, ricca vedova romana, fu martirizzata con i suoi sette figli (Gennaro, Felice, Filippo, Silano, Alessandro, Vitale e Marziale) durante l’impero di Antonino Pio (tra il 138 e il 161 d.C.). Il culto della martire e dei suoi sette figli si celebra nel santuario di Rocca san Felice in particolar modo nel giorno della memoria liturgica che ricorre il 10 luglio. Pare che sia stata proprio questa data a determinare la scelta della martire e dei suoi figli quale titolare della chiesa che la prima comunità cristiana volle costruire per soppiantare il culto della dea Mefite. Infatti nella prima decade di luglio, a mietitura ultimata, gli antichi Irpini si recavano al tempio della dea, considerato il centro religioso della tribù e il giorno della maggior affluenza al culto coincideva anche con una specie di assemblea generale della confederazione Irpina. In tal modo una festa cristiana ha

sostituito una festa pagana. Non lo stesso è avvenuto per il luogo di culto, di norma riutilizzato, perché troppo vicino al lago mefitico, vero e proprio santuario naturale della dea. Fu costruita già dal IV secolo una chiesetta presso il villaggio, sopra la collina. Alterne vicende legate a terremoti, guerre o ad altre calamità naturali costrinsero i cristiani a ricostruirla più volte. Nel secolo IX, quando l’intero abitato si trasferì presso l’attuale nucleo fortificato di Rocca San Felice, la chiesa rimase in campagna, e ancora adesso è il luogo del pellegrinaggio nel giorno festivo della santa martire Felicita e dei suoi sette figli. La chiesa così come si presenta nelle sue forme molto semplici è del 1928 ma si ha notizia che dopo la distruzione dei terremoti del 1688 e 1694 fu ricostruita e, più di un secolo dopo, arricchita di un portale magnifico. Una funzionale ed intelligente ristrutturazione è avvenuta dopo il sisma del 1980.

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Santa Maria del Piano – Lioni Appena fuori dell’abitato di Lioni, in una località chiamata Piana d’Oppido, ricca di testimonianze archeologiche romane e medievali, si trova il santuario di santa Maria del Piano. Le origini remote del santuario mariano, costruito su un tempio pagano, sono documentate a partire dal 1300: si sa che vi era annesso un ospedale o lazzaretto a servizio della comunità rurale, che nella prima metà del ’400 si trasferì quasi completamente a Lioni. La chiesa continuò ad essere ufficiata e negli ultimi anni del ’500 fu formalizzato il suo passaggio all’università di Lioni, mentre al tempo della peste, nel 1656, fu scelta come luogo per seppellirvi i lionesi colpiti dal terribile morbo. Pochi anni dopo il papa Innocenzo XI concesse numerose indulgenze ai pellegrini che vi si fossero recati e fino alla fine del ’700 il santuario fu arricchito da numerosi altari, stature e dipinti. Nel 1785, giacché l’edificio sacro minacciava rovina, un sacerdote vi fece costrui-


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re accanto un’altra chiesa dove furono trasportate tutte le suppellettili che decoravano l’antica chiesa. Un mirato intervento di restauro dopo il sisma del 1980 ha consentito di riaprire il sito al culto. Il giorno della festa mariana del 2 luglio, la Madonna delle Grazie, molti fedeli si recano pellegrini al santuario cantando antiche litanie mariane. Santuario di san Gerardo Maiella – Materdomini di Caposele Il santuario è tra i principali luoghi di pellegrinaggio di tutta la zona con stime che si attestano su un milione di presenze annue. Il cuore di questo antico luogo di culto ha una storia non dissimile da quella di altri santuari rurali. Le prime notizie certe si hanno a partire dal XVI secolo ma l’esistenza di un santuario a Caposele dedicato alla Mater Domini è certamente più antica. Nella prima metà del ‘700 il vescovo di Conza invitò Alfonso de’ Liguori, fondatore della Congregazione del Ss.mo Redentore, a tenere una missione popolare e a fondare una casa religiosa presso il santuario, fortemente danneggiato dal terremoto del 1732. La presenza durante gli ultimi anni di vita di san Gerardo Maiella, fratello coadiutore della Congregazione, cambiò letteralmente la storia di questo luogo. La grande

fede di Gerardo, la sua carità verso la povera gente che nell’indigenza veniva a bussare alla casa dei religiosi, la fama dei miracoli che compiva, soprattutto dopo la sua morte, attirò una tale moltitudine di pellegrini che in breve tempo gli spazi del piccolo santuario non bastarono più. Nel 1913 furono fatti lavori di ampliamento e ancora nel 1970 fu costruita una grande chiesa alle spalle del santuario; opera dell’architetto Giuseppe Rubino, ha la forma della tenda del convegno ricalcando la memoria biblica del popolo di Israele nel deserto. Nel 1980 il terremoto distrusse completamente l’antica chiesa e parte del convento che sono stati ricostruiti e ampliati per rispondere al numero sempre crescente di pellegrini e visitatori. All’interno del Santuario è stato allestito il Museo gerardino dove sono custodite testimonianze della vita di san Gerardo e della devozione popolare. Il contesto in cui sorge il Santuario è davvero suggestivo. La collina di Materdomini è circondata dai monti del Paflagone e dal contrafforte Valva-Laviano mentre di fronte, alla fine della valle, si vede il massiccio degli Alburni. Ai piedi della collina le sorgenti del fiume Sele che, previa prenotazione, è possibile visitare. Il bosco Difesa, una vasta faggeta e una fonte d’acqua offrono il conforto di un’accoglienza speciale ai

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visitatori, soprattutto nei periodi estivi. Santuario della Stella Mattutina – Andretta Una storia leggendaria vuole che una statua della Vergine Maria venerata nella città di Vallata si trovasse miracolosamente nelle vicinanze di Andretta. I cittadini vallatesi, pensando ad un rapimento, la riportarono nel luogo originario. Ma tutti i tentativi adottati per riappropriarsi della sacra immagine risultarono inutili: era come se la Madonna avesse scelto Andretta per il suo culto. La storia narra che un’ultima volta, all’alba di un bel giorno, apparve su una pianta di sambuco. Fu allora che il popolo decise di erigere in quel luogo un santuario dove venerò la Vergine come “Stella del mattino”, uno dei titoli delle litanie lauretane. A ricordo della pace fatta tra Vallata e Andretta in seguito a questi fatti e alle verosimili contese per la statua, ancora oggi nel giorno della festa i sindaci e i parroci delle due comunità si scambiano rispettivamente la fascia e la stola, alla fine di una suggestiva processione da Vallata ad Andretta. L’epoca della fondazione del santuario è molto più antica delle notizie di ampliamenti che si documentano a partire dalla fine del ‘400. Probabilmente è da ascrivere al tempo in cui furono istituite alcune nuove diocesi in alta Irpinia


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(Sant’Angelo dei Lombardi, Nusco, Lacedonia), dopo il concordato di Melfi (1059) tra il papa Nicola II e Roberto il Guiscardo, e vennero fondati nuovi santuari, tra cui quello dell’Incoronata di Foggia e di Santa Maria “de la matina” ad Andretta. Santuari mariani di Calabritto: la Madonna della Neve, la Madonna del Fiume, la Madonna di Grienzi Sul ciglio di una balza montuosa, affacciata sulla Valle dell’Alto Sele a circa 800 metri, un suggestivo itinerario raggiunge luoghi incontaminati. Qui si trovano il Monastero di Santa Maria dell’Alta Sede e il Santuario di Santa Maria della Neve. Questo luogo isolato, che induce alla riflessione spirituale e alla contemplazione delle meraviglie naturali della Valle del Sele, diventa un punto di ritrovo il 5 agosto, giorno in cui si celebra la Madonna della Neve. Proprio in quella data, infatti, secondo la tradi-

zione popolare gli increduli abitanti di Calabritto assistettero ad una abbondante nevicata e decisero di ricordare quell’evento miracoloso, come a Roma era accaduto ai tempi di papa Liberio con l’erezione della Basilica di Santa Maria Maggiore. Appena fuori dal paese, incamminandosi nei boschi, si raggiungono i confini con il demanio comunale di Acerno, dove sorge la minuscola Abbazia di Santa Maria dei Grienzi. La struttura è semplice, a navata unica con altare in muratura a sorreggere la statua della Vergine con il Bambino benedicente. Su uno scosceso dirupo, alle falde del Cervialto, sorge la chiesa rupestre della Madonna del Fiume. L’aula ricavata all’interno di una grotta carsica offre uno spettacolo di concrezioni calcaree e, secondo una credenza popolare di origine pagana, una donna incinta avrà latte in abbondanza bevendo l’acqua che sgocciola da una particolare stalattite a forma di mammella.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

F. Strazzullo, Il complesso monumentale di san Francesco a Folloni, Napoli 2000. G. Andenna, San Guglielmo da Vercelli, in Storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia. Il Medioevo, II, a cura di E. Cuozzo, Salerno 1996. N. Gambino, Da Mefite a Santa Felicita, Tipografia Irpina 1965. F. Scandone, L’Alta Valle dell’Ofanto, I, Avellino 1957; G. Colantuono, Storia di Lioni, Lioni 1972. U. Dovere (a cura di), Santuari della Campania, Napoli 2000. www.francescani.it www.goleto.it www.comune.roccasanfelice.av.it www.storiadilioni.it www.comunediandretta.it www.colterminiocervialto.it/calabritto.htm


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SVILUPPO LOCALE E PARTECIPAZIONE: L’APPROCCIO LEADER Dario Cacace Ricercatore INEA

Negli ultimi due decenni le politiche finalizzate allo sviluppo economico e sociale hanno guardato con sempre maggiore interesse alla dimensione locale della programmazione ed attuazione degli interventi. L’inefficacia di modelli di sostegno di tipo dirigistico, unitamente alle spinte verso il decentramento amministrativo, hanno originato un ampio dibattito sulla necessità di concepire nuovi meccanismi di intervento in grado di bilanciare le esigenze efficientistiche dettate dalle dinamiche competitive globali con obiettivi di riequilibrio sociale ed economico tra territori. Ne è conseguita una fioritura di strumenti basati su alcuni comuni denominatori: programmazione ascendente e partecipata; concertazione; integrazione; valorizzazione delle risorse endogene. Si tratta di termini ormai entrati nel lessico comune di coloro che, a vario titolo, si occupano di sviluppo locale, e che traducono un’idea che oggi può apparire banale, ma che tale non era

per quanti, con spirito pionieristico, hanno sperimentato nuovi approcci allo sviluppo: l’efficacia degli interventi dipende dalla capacità di dare risposte concrete ai fabbisogni specifici emergenti dai singoli contesti locali. Modelli monolitici e preordinati non possono adattarsi elasticamente alle caratteristiche di territori che, sotto molteplici punti di vista, si presentano eterogenei e tale circostanza impone l’adozione di schemi più flessibili, fondati sulla convinta adozione del principio di sussidiarietà. Il processo di programmazione ascendente, comunemente denominato “bottom-up”, rappresenta un importante momento di crescita culturale poiché favorisce la partecipazione democratica e la condivisione delle strategie di intervento, ma anche l’individuazione delle responsabilità politiche ed amministrative. Diventa dunque cruciale il ruolo dei partenariati locali, organismi collettivi ai quali è attribuito il compito di sensibilizzare ed animare le comunità locali, tradu-

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cendo in scelte strategiche i risultati della fase di ascolto e concertazione. Esiste un luogo, nel fitto panorama di strumenti allestiti dalla programmazione comunitaria e nazionale negli ultimi anni, in cui le comunità locali sono incoraggiate a sperimentare una visione più ampia delle politiche di intervento, non limitandosi alla mera attivazione di strumenti di incentivazione in regime d’aiuti – peraltro indispensabili – ma agendo su leve prevalentemente di carattere immateriale, che attengono alla qualità delle risorse umane, alla creazione ed all’irrobustimento delle reti relazionali, all’accumulo di capitale sociale e di fiducia, alla dotazione di beni collettivi. Un luogo nel quale gli attori istituzionali ed economici, sebbene portatori di interessi individuali differenti, nel pieno rispetto dei rispettivi ruoli istituzionali e sociali sono disponibili a proporre visioni condivise, accettando i limiti che, inevitabilmente, un processo di condivisione “demo-



SVILUPPO LOCALE E PARTECIPAZIONE: L’APPROCCIO LEADER

cratica” e concertata delle strategie impone alla loro iniziativa ed alla loro autonomia decisionale. Un luogo nel quale la rappresentazione sociale dei fabbisogni del territorio e la conseguente definizione delle strategie di sviluppo locale è il prodotto di un’impostazione di tipo progettuale e partecipato, tesa a promuovere un cambiamento del contesto socio-istituzionale in cui operano le imprese e i cittadini, favorendo un miglioramento della governance del sistema locale. Si tratta dell’Iniziativa Comunitaria Leader, finalizzata ad incoraggiare lo sviluppo locale integrato in ambito rurale, che ha consolidato, nel tempo, la sua funzione pedagogica e sperimentale per diventare un metodo trasferibile nel mainstreaming. Al pari di altri strumenti di programmazione

negoziata su scala locale, le edizioni dell’Iniziativa Leader promosse sin dal 1991, hanno prodotto effetti talvolta sorprendenti, talvolta non in linea con le attese suscitate, soprattutto a causa di resistenze culturali che, sotto molti aspetti, rallentano la spinta al cambiamento. In ogni caso, è bene chiarire che l’efficacia dell’approccio Leader non va misurata con il metro delle realizzazioni fisiche e degli investimenti materiali: non è certo questa la dimensione nella quale operano i Gruppi di Azione Locale. In generale, va riconosciuto che l’approccio Leader ha permesso di rafforzare le identità territoriali e di portare alla luce elementi delle tradizioni socio-culturali e produttive locali attorno ai quali aggregare il consenso e la partecipazione delle popolazioni rurali, suscitando un rinnovato

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interesse per il territorio e le sue risorse. Ma anche laddove il cammino dei Gal si è rivelato più incerto, la visione multisettoriale e multidisciplinare delle strategie e l’applicazione del metodo partecipato ed ascendente hanno rappresentato un formidabile momento di crescita del patrimonio di competenze presenti nelle aree rurali, migliorando le professionalità e le capacità progettuali degli operatori che hanno affiancato, con ruoli e responsabilità diverse, le attività dei Gal. Le azioni di animazione e la continua alimentazione di reti immateriali e relazionali hanno facilitato lo scambio di buone prassi tra comunità rurali, aprendo i territori più marginali a nuove esperienze e migliorando le capacità degli stakeholders locali nell’affrontare problemi complessi e proporre soluzioni innovative.



DAL PARCO LETTERARIO AL LEADER, AI SOGGIORNI FORMATIVI ED AI PROGETTI DI RESIDENZA ARTISTICA Agostino Pelullo

Nel corso dell’esperienza portata avanti negli anni 2000-02 con il Parco Letterario Francesco De Sanctis (Sovvenzione Globale “I Parchi Letterari”)1 la struttura gestionale del Parco aveva condotto una riflessione sul lavoro svolto e sulla prospettiva futura del Parco stesso. Lo aveva fatto a partire da una valutazione del rapporto eventi – prodotto turistico sviluppata, anche, nel corso degli utilissimi e numerosi incontri con i Tutor (Fondazione Ippolito Nievo, Touring Club Italiano, Sviluppo Italia, Centro Studi sul Turismo). La riflessione sugli eventi che si erano svolti nei mesi di agosto e settembre 2000 era partita dal carattere promozionale di quella fase dell’attività del Parco ma si era anche orientata verso la precisazione di un prodotto turistico possibile, i cui caratteri iniziavano ad emergere proprio durante lo svolgimento degli eventi: • l’evento Un viaggio Elettorale, un Viaggio Sen-

timentale aveva offerto ai partecipanti la possibilità di ‘assaggiare’ luoghi e prodotti dell’itinerario desanctisiano da gustare, magari con più calma, all’interno di proposte turistiche strutturate (escursioni e/o soggiorni) che sono state nel frattempo elaborate; • nel contenitore ‘linguaiuoli, frasaiuoli, grammatici’ si era sperimentato, con l’evento Incontri di Lettura al Caffè Letterario situato nel Castello di Bisaccia, una formula originale di proposta formativa che partiva dalla specificità e dall’emblematicità della figura del De Sanctis (il critico letterario, il politico – ministro della Pubblica Istruzione, il teorico dell’integrazione della cultura umanistica con quella scientifica) per avviarsi ad essere elemento di offerta turistica. La riflessione sulla replicabilità futura degli Incontri andava definendo con maggiore nettezza (e a partire dalla sperimentazione sul campo) uno dei target di riferimento: studenti universita-

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ri, docenti e studenti delle scuole di ogni ordine e grado, visitatori occasionali; • nell’ambito dello stesso contenitore, la Prima edizione dei corsi di scrittura realizzata in collaborazione con la Scuola Holden diretta da Alessandro Baricco, consentiva di mettere in opera un Cantiere di scrittura della durata di tre giorni, nel Caffè Letterario cui prendevano parte 43 persone provenienti da varie parti d’Italia. L’evento dimostrava l’appetibilità della formula, cui ovviamente facevano da corredo gli altri elementi del territorio: il borgo medioevale, il cibo, le risorse naturalistiche, l’atmosfera del luogo; • nell’ambito del contenitore ‘Narratori e cannaroni’ l’Incontro conviviale organizzato presso un’azienda agrituristica, aveva dato modo di verificare la fattibilità di una cena letteraria con un menù desanctisiano; • nel contenitore ‘Culture e musiche nel Parco’ le iniziative di carattere musicale e teatrale allu-


DAL PARCO LETTERARIO AL LEADER, AI SOGGIORNI FORMATIVI ED AI PROGETTI DI RESIDENZA ARTISTICA

devano ad una possibile proposta formativa suscettibile di divenire permanente negli anni successivi e di superare il carattere attuale di episodicità, di workshop e/o di jam session. Bisogna ricordare che tali attività trovavano una efficace integrazione e un reciproco rafforzamento (non casuali, ma deliberate, sin dalla fase progettuale) con quelle relative ad altri strumenti, anch’essi di Iniziativa Comunitaria, come il LEADER II (Piano di Azione Locale “Terre d’Irpinia”) che il Soggetto Gestore (il CRESM Campania, a cui faceva capo l’attività di animazione socio-economica) aveva messo in piedi e portava avanti nel territorio con altri soggetti pubblici e privati locali. Sarebbe stato innaturale che le stesse non fossero proseguite nell’ambito del nuovo strumento di Iniziativa Comunitaria che negli scorsi anni gli stessi attori sociali ed istituzionali hanno utilizzato per dare maggior forza al tema della valorizzazione delle risorse locali: il LEADER Plus. Come si vede, quindi, un unico filo conduttore, un metodo messo in atto con coerenza consentiva di declinare l’idea dello sviluppo locale in un’ottica globale. È in questo scenario che vengono concepiti sia il Soggiorno Formativo per studenti stranieri (che si tiene nel Luglio 2005 e che vede la partecipazione di 20 studentesse di Lingua e Letteratura italiana delle prestigiose Università di Cracovia e di Varsavia) che il Progetto di Residenza Artistica che vede coinvolto il gruppo musicale 24 Grana. Entrambe nascono, infatti, in linea con l’azione

prevista dal Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti”, di cui all’Iniziativa Comunitaria Leader Plus Campania, che mira a valorizzare, attraverso l’organizzazione di iniziative culturali, le risorse del territorio: natura, ambiente, luoghi e tradizioni, siti archeologici ed emergenze architettoniche, tecniche di lavorazione e produzione della gastronomia locale. Tale iniziativa ha lo scopo, dunque, di utilizzare eventi, luoghi e saperi come attrattori ed è stata concepita con l’intento di rafforzare la strategia del PSL facendo leva sui giovani e sulla loro capacità creativa di coniugare risorse territoriali ed innovazione, affidando alle varie forme di espressione artistica (letteratura, musica, teatro…) il ruolo di “messaggeri” del territorio. Il Soggiorno Formativo, concepito dal Gruppo di Azione Locale in piena sintonia con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bisaccia come occasione formativa in senso ampio, è stato centrato su tre Seminari tenuti dai proff.: Giulio Ferroni, docente all’Università “La Sapienza” di Roma, allievo di Walter Binni, che ha dedicato numerosi studi al teatro italiano del Cinquecento; Dante Della Terza, docente all’Università “La Sapienza” di Roma e a quella di Harward (USA) e critico di fama internazionale; Matteo Palumbo, docente di Letteratura italiana all’Università “Federico II” di Napoli, esperto di letteratura rinascimentale e della lirica otto-novecentesca. L’idea era stata concepita ed aveva preso forma concreta a seguito della corrispondenza e dei colloqui intercorsi con la responsabile del Dipar-

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timento di Italianistica dell’Università di Cracovia, prof.ssa Jadwiga Miszalska e con il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura della città, dott. Giovanni Sciola. La scommessa consisteva nel credere che esista un fabbisogno formativo, nell’ambito della formazione letteraria, che le istituzioni tradizionali ufficiali non riescono a soddisfare pienamente. Ciò era stato accertato, come già detto, nel corso di iniziative organizzate dal Parco Letterario. Esso riguarda gli allievi ed insegnanti della scuola di ogni ordine e grado; gli studenti universitari e quelli che seguono percorsi formativi postuniversitari; il mondo degli adulti in generale, in un’ottica di una formazione ‘per tutta la vita’. Al contempo, detto fabbisogno investe un ambito territoriale non racchiuso nei limiti del territorio nazionale, poiché si salda fortemente col crescente interesse, fuori dai confini del nostro Paese, per lo studio della Lingua e della Cultura italiane. L’offerta formativa ipotizzata – questo era l’altro assunto di partenza - poteva costituire rispetto a tale domanda, il veicolo, tante volte auspicato, di un turismo culturale che non può non tradursi in benefici effetti per il territorio, oltre che per la diffusione della letteratura e della critica letteraria. Il 29 luglio 2005 il soggiorno aveva inizio con l’arrivo delle studentesse e con la sistemazione nella struttura ricettiva particolare denominata Albergo Diffuso: 19 abitazioni disseminate nella parte antica di Bisaccia, ristrutturate e arredate con un Progetto sostenuto dal Patto Baronia. Negli Appunti di Viaggio agli ospiti veniva indi-


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cato, appunto, che “le camere dell’albergo si trovano nel borgo dalla tipica struttura medioevale. Qui – dicono gli archeologi – fu attivo un nucleo di operosi abitanti fin dal IX sec. a.c. e, due secoli dopo, un gruppo di donne, abili tessitrici della lana”. I giorni successivi avevano visto impegnate le studentesse nei tre Seminari al Castello di Bisaccia, a Morra de Sanctis e a Calitri: tre luoghi desanctisiani che i rispettivi biglietti da visita presentavano come: “il maniero che era stato residenza di Federico II e dove Torquato Tasso aveva soggiornato durante la sua convalescenza, nell’ottobre del 1588; il paese natale di Francesco De Sanctis, critico letterario ed uomo politico (primo Ministro dell’ Istruzione dell’ Italia unita). Dal balcone di casa De Sanctis si gode la vista dell’Oasi sul Lago Artificiale di Conza della Campania e dell’antica città romana, ove sono stratificati oltre 2000 anni di storia;

il paese che domina la valle del fiume Ofanto, nella cui parte più alta è situato il Museo della Ceramica, ove è possibile percorrere millenni di storia di questa tradizione artigianale ancora viva”. Ai Seminari si alternavano momenti di convivialità e di visita ai luoghi che portano i segni di quella civiltà del passato che affonda le radici nella millenaria storia del Mediterraneo: • la visita a Rocca San Felice, presentato negli Appunti di viaggio come “il Borgo medievale che si sviluppa ai piedi del Castello che domina la ‘mefitica’ Valle d’Ansanto e l’antico tracciato della via Appia” e il luogo in cui “alla divinità pagana Mefite, madre della vita e della morte per le popolazioni sannitiche era dedicato un Santuario. Ed è qui, tra fanghi vulcanici gorgoglianti e pestilenziali, che Virgilio colloca uno degli ingressi agli inferi (Eneide, VII)”; • la degustazione dei piatti e dei prodotti locali, con gli elementi fondamentali dell’olio, del

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grano e del vino, con la premessa che il nettare rosso robusto ed inebriante è ricavato dall’Aglianico, “vitigno principale da cui si produce questo vino DOCG, un tempo detto “hellenico”, a sottolinearne l’origine greca”. E che Taurasi, il Paese del Vino, “ha preso il nome da Taurasia, un piccolo borgo vinicolo che i romani fecero loro dopo aver sconfitto gli irpini, nell’80 d.C.”; • la preparazione del pasto della Domenica, sotto la guida di abili massaie di Bisaccia: ragù con carni pregiate di vitello e di agnello del Formicoso, l’altopiano che a mille metri di altezza fa da vedetta nel cuore dell’Alta Irpinia e dona erbe di pregio per allevamenti e formaggi dal gusto intriso di mito come il Carmasciano; • escursioni lungo il corso del fiume Ofanto, che dei luoghi menzionati bagna tanta parte e conduce alle ricchezze archeologiche e storiche, testimonianza della centralità di queste terre rispetto alla direttrice tirreno-adriatica che caratterizzò la civiltà di Oliveto – Cairano, documen-


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tata dalla cosiddetta “cultura delle tombe a fossa” e che era in contatto con tutto ciò che si muoveva nel Mediterraneo diecimila anni fa. Tutto questo, forse anche qualcosa in più non programmata, è stato il Soggiorno Formativo che ha dato, anche, l’opportunità di mettere in pratica i concetti di integrazione e di coesione europea, tanto importanti nel frangente storico dell’allargamento dell’Unione Europea ai Paesi di recente ingresso, dando modo di ricercare le vere radici comuni. IL PROGETTO DI RESIDENZA ARTISTICA Anche il Progetto di Residenza Artistica nasce in continuità con un’altra iniziativa promossa dal GAL Verde Irpinia nell’ambito del Leader Plus: il progetto “Artist in Residence”, che si era svolto in Irpinia nel febbraio 2007 in occasione del Carnevale Montemaranese, e che aveva ospitato 18 artisti audio/video nazionali ed internazionali

impegnati ad interagire e a dialogare in modo inusuale e creativo con una importante tradizione del territorio. Succede spesso, nel corso dell’ attività di animazione portata avanti dagli operatori del GAL, che si creino contatti tra gli attori coinvolti e che questi generino nuove idee e iniziative, in una catena virtuosa. Così accade, per esempio, che Marco Messina (musicista e fondatore dei 99 Posse, coinvolto in questa iniziativa) chieda al coordinatore del GAL la disponibilità di un luogo tranquillo dove un gruppo musicale, i 24 Grana, possa provare i pezzi del disco in preparazione e che tale luogo venga, naturalmente, individuato nel Caffè Letterario situato nel Castello di Bisaccia; che due casette dell’Albergo Diffuso, anche in questo caso, diventino la singolare e piacevole struttura ricettiva; che i membri della band trovino, lontano dal frastuono metropolitano, la più piacevole delle situazioni e la giusta concentrazione per con-

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cludere il lavoro su testi e musica avviato a Napoli. L’album Ghostwriters, registrato poi a Roma con la partecipazione di Marina Rei, Riccardo Sinigallia, Filippo Gatti, Max Gagliardi e con la produzione artistica di Daniele Sinigallia, porta con sé i segni dell’esperienza residenziale bisaccese, come hanno confermato gli stessi componenti del gruppo. Deve essere stata questa felice concomitanza di fattori a dare ai musicisti la carica giusta per chiudersi nel Castello per dieci ore al giorno; per farsi permeare dall’andamento calmo della vita del paese; per decidere, dopo un mese di lavoro, di scegliere Bisaccia ed il suo Castello come ambientazione dei video-clip promozionali dei due brani dell’album: Avere una vita davanti e Le verità. Erano presenti alle riprese, anche in veste di co-protagonisti, due special guest d’eccezione: Riccardo Sinigallia e Filippo Gatti, nomi di rilievo nel panorama musicale contemporaneo italiano. La regia dei video-clip


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era stata affidata a Sabino Esposito, che tra le sue credenziali ha la direzione di Live in Volvo, il filmato della omonima tournée di Vinicio Capossela. Anche in quest’occasione, come è naturale, si intrecciano discorsi sulla vocazione del luogo per iniziative che hanno tutte le potenzialità per strutturarsi in maniera sistematica, per dar modo di replicare l’esperienza con altri gruppi, per superare il carattere di sporadicità della stessa. È ciò che è accaduto, infatti, puntualmente, con la contestuale presentazione del Progetto di Turismo Giovanile Sostenibile, elaborato dal GAL C.I.L.S.I. e presentato alla Regione Campania per il finanziamento nell’ambito del Parco Progetti Regionale (Reti Immateriali) dall’Amministrazione Comunale di Bisaccia con l’obiettivo di costruire una rete, appunto, del turismo capace di attrarre verso le aree interne della Campania flussi di visitatori cui offrire un prodotto di qualità che le due esperienze residenziali sintetizzano.

Ciò è stato possibile anche grazie all’attivazione, avvenuta sempre nell’ambito delle attività del GAL e di concerto con gli Assessorati alla Cultura e al Turismo dell’Amministrazione Comunale, dell’Ufficio Turistico situato nella piazza centrale del paese, in un altro dei locali di proprietà del Comune. L’Ufficio, nodo della Rete dei punti informativi messa in piedi dal GAL in vari comuni del territorio di intervento, è anche la sede dell’Associazione Culturale Parco Letterario De Sanctis. Quest’ultima è nata in continuità con l’esperienza del Parco e ad essa è stata affidata dall’Amministrazione Comunale l’azione di supporto per l’ottimizzazione dell’Albergo Diffuso. Sono ancora tante le cose da fare perché l’offerta turistica di Bisaccia e dei paesi della Campania interna diventi un sistema coerentemente strutturato e professionalmente affidabile, ma le due esperienze qui descritte mostrano che il cammino può proseguire su basi solide.

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NOTE 1 L’Unione Europea, nell’ambito del QCS Italia Obiettivo 1 1994/1999, Asse 3.1: “Incentivi agli investimenti turistici”, approvava la Sovvenzione Globale dal titolo “I Parchi Letterari”, la cui attuazione fu affidata alla Società per l’Imprenditorialità Giovanile, alla Fondazione Ippolito Nievo e al Touring Club Italiano. “Parchi Letterari” è un progetto ideato e realizzato da Stanislao Nievo ed è un Marchio legalmente registrato e protetto dalla Fondazione Ippolito Nievo, con il patrocinio dell’UNESCO. Tra i progetti approvati figurava quello per l’istituzione del Parco Letterario Francesco de Sanctis, promosso dall’Amministrazione Comunale di Morra De Sanctis (AV) ed elaborato dal C.R.E.S.M. Campania. Il progetto fu selezionato, insieme ad altri 15, tra le 238 proposte presentate al Comitato Tecnico Scientifico della Sovvenzione Globale “I Parchi Letterari” in occasione del Concorso di Idee bandito nel 1998.



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