ESPERIENZE DI SVILUPPO LOCALE Alta Irpinia Terminio Cervialto Valle dell’Ufita Liaisons Entre Actions de Développement de l’Economie Rurale
ESPERIENZE DI SVILUPPO LOCALE Alta Irpinia • Terminio Cervialto • Valle dell’Ufita Programma di Iniziativa Comunitaria LEADER Plus - PLR Campania 2000/2006
Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Irpinia – Villaggi delle Fonti” Soggetto attuatore GAL VERDE IRPINIA - ATI
produzione
GAL Consorzio C.I.L.S.I. organizzazione editoriale Mario Salzarulo coordinamento redazionale Alessandra Cristina Celano hanno collaborato Renato Celano, Anna Manuela Ebreo, Samantha Mongiello, Sonia Musi, Boris Napolillo traduzioni in inglese Agostino Pelullo segreteria Ilda D’Amelio progetto grafico e impaginazione Duccio Battistrada foto Federico Iadarola Archivio A.G.I.Re
Per informazioni Viale IV Novembre – 83047 Lioni (AV) Tel. 0827 270013 – Fax 0827 270942 E-Mail: galcilsi@galcilsi.it www.galverdeirpinia.it www.mediaterre.it
Finito di stampare nel mese di aprile 2008 Azzurra - Nusco (AV) La diffusione del volume è gratuita Per la riproduzione o l’utilizzo di informazioni testuali, grafiche e fotografiche, è richiesta un’autorizzazione preliminare. In ogni caso, l’autorizzazione è vincolata alla indicazione della fonte.
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Presentazione Alfredo Bruno - Autorità di Gestione Leader Plus Regione Campania Giovanni Maria Chieffo - Presidente del GAL Verde Irpinia - ATI I comuni dell’area del Piano di Sviluppo Locale Introduzione Alessandra Cristina Celano
PARTE I
Il territorio L’area del Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti” Aspetti geomorfologici, idrografici, naturalistico-ambientali Ornella Albolino Archeologia e territorio nell’area del Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti” Giampiero Galasso La strada ferrata Avellino - Rocchetta Sant’Antonio Samantha Mongiello Esperienze di uso turistico della ferrovia Avellino - Rocchetta S. Antonio Il Regio Tratturo Pescasseroli - Candela
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PARTE II
Sviluppo locale e risorse immateriali
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Sviluppo locale e partecipazione: l’approccio Leader Dario Cacace
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Dal Parco Letterario al Leader, ai Soggiorni Formativi ed ai Progetti di Residenza Artistica Agostino Pelullo
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Note sull’Albergo Diffuso e la rete degli Uffici Turistici Alessandra Cristina Celano
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L’Agenzia per la Gestione e l’Implementazione di Reti Renato Celano
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MediaTerre Film Commission Anna Manuela Ebreo
Il fiume Ofanto in Alta Irpinia 57 Alessandra Cristina Celano, Agostino Pelullo I mulini ad acqua dell’Alto Ofanto
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Sotto i monti al centro dell’Italia… - Viaggio letterario nella Terra di mezzo Paolo Saggese
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Percorsi spirituali in Alta Irpinia Frate Agnello Stoia
SOMMARIO
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Cinecittà dei monti. Il cinema in Irpinia dalla memoria al progetto Paolo Speranza Mediaterrae Vol.1: il territorio rurale come (nuovo) medium Leandro Pisano Montemarano: una Vetrina per il territorio Alessandra Aufiero
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PARTE III
Luoghi e produzioni Aree rurali tra interventi aziendali, valorizzazione dei luoghi e implementazione di reti Mario Salzarulo Le grotte di Calitri Vinicio Capossela
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Carmasciano, un formaggio sotto il cielo della Valle d’Ansanto Alessandra Cristina Celano
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Cultura dell’alimentazione: il Progetto Master of Food® in Irpinia Giustino Catalano
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Nusco Arte: una realtà imprenditoriale al femminile Simona Cristiano
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Il Centro di Educazione Ambientale di Calitri Michele Di Maio
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Qualità del territorio e dei servizi turistici: un modello per le località del PSL “Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti” sviluppato dal Touring Club Italiano 153 Isabella Andrighetti Il progetto di cooperazione interterritoriale Valorizzazione del sistema di allevamento pastorale e transumante dei bovini podolici dell’Italia Meridionale: cultura, natura, turismo e produzione 157 Serafino Celano
ENGLISH SUMMARY
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APPENDICE
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Agostino Pelullo
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PRESENTAZIONE Il Programma di Iniziativa Comunitaria LEADER+, cofinanziato dall’Unione Europea, rappresenta il completamento della politica comunitaria, posta in essere con la programmazione 2000/2006, nel campo dello sviluppo rurale. La filosofia dell’Iniziativa Comunitaria LEADER trae origine dalla consapevole necessità di individuare strumenti innovativi per lo sviluppo delle aree rurali, che siano svincolati da logiche settorialistiche o efficientistiche. Gli obiettivi dell’iniziativa si riconducono alla promozione di modelli di sviluppo di tipo integrato, in cui il territorio e le sue risorse rappresentano la dimensione su cui fondare linee strategiche volte ad innescare meccanismi autopropulsivi di sviluppo ed articolare un programma di interventi in grado di valorizzarne le potenzialità. Si può senz’altro affermare, al termine degli interventi previsti dai Piani di Sviluppo Locale (PSL), che gli obiettivi generali e specifici previsti dal Programma Leader Regionale sono stati raggiunti in ognuna delle sette macroaree eleggibili, definite dall’amministrazione regionale. I partenariati locali, organizzati in Gruppi di Azione Locale (GAL), hanno elaborato ed attuato strategie di sviluppo basate sui fabbisogni emersi dalla concertazione territoriale, in sintonia con le linee strategiche tracciate dal Programma Leader Regionale (PLR) per il raggiungimento dell’obiettivo generale, rappresentato dalla rivitalizzazione del tessuto economico e sociale, e degli obiettivi specifici orientati ad aumentare la competitività delle produzioni e dell’ambiente economico, migliorare le condizioni ambientali e di vita nelle aree rurali, promuovere l’offerta turistica e lo sviluppo integrato dell’economia locale. Oggi, nei territori rurali che hanno colto l’opportunità di sperimentare l’approccio Leader, i temi dello sviluppo integrato, partecipato e concertato sono stati sufficientemente metabolizzati dagli attori istituzionali e dagli operatori privati locali. Si comincia, infatti, a registrare la diffusione di nuovi saperi, nuovi approcci alle tematiche dello sviluppo ed originali modelli organizzativi delle comunità locali. In tale scenario, il contributo che il Gruppo di Azione Locale Verde Irpinia - ATI ha apportato alla definizione di percorsi di sviluppo rurale va interpretato non solo alla luce dei risultati “fisici” legati all’attuazione del Piano di Sviluppo Locale, ma anche considerando l’attivazione di un processo di accumulo di competenze, la creazione di capitale sociale e il rafforzamento delle reti relazionali sul territorio, che rappresentano il presupposto per lo sviluppo. Il GAL Verde Irpinia, partendo dall’esperienza dei propri soci maturata nella precedente programmazione, ha saputo recuperare il ritardo registrato nella fase di avvio del PSL e si è proiettato in una dimensione extra-locale, attraverso la realizzazione di incisive iniziative di cooperazione promosse in un clima di reciproca collaborazione. Si tratta di un patrimonio di grande rilievo, testimoniato anche dai contenuti della presente pubblicazione, che non deve essere disperso, ma messo a frutto nel futuro utilizzando a pieno le opportunità offerte dagli interventi previsti dalle politiche di sviluppo rurale ed in particolare dal PSR Campania 2007-2013.
L’intervento del GAL Verde Irpinia – ATI nell’ambito della ‘Macroarea C’, area eleggibile indicata nel Programma LEADER+ della Regione Campania (2000-2006), termina con la presentazione dei risultati del PSL “Terre d’Irpinia – Villaggi delle Fonti”. Vorrei ricordare che l’ATI si è costituita nell’agosto del 2004, in seguito ad una difficile fase di concertazione tra i GAL responsabili dell’attuazione dei Piani di Azione Locale (PIC LEADER II 1998-2001) nei territori del Terminio-Cervialto, Alta Irpinia, Ufita. L’azione della struttura del GAL, nella fase di avvio delle attività, non è stata certo facilitata dalle dimensioni territoriali delle tre Comunità Montane e dei circa cinquanta comuni, mal collegati tra di loro e che contano una popolazione di poco inferiore ai 100.000 abitanti, residenti su una superficie di 1.500 Kmq, con vocazioni e caratteristiche socio-economiche diverse o certamente non omogenee. Oggi, però, possiamo affermare con soddisfazione che la sfida raccolta dai GAL ha dato buoni frutti. In meno di tre anni sono stati completati gli interventi previsti dal Piano di Sviluppo Locale ed è stato quasi raggiunto l’obiettivo del 100% della spesa, comprensiva della quota a carico dei soggetti privati. È mio dovere, in qualità di legale rappresentante dell’ATI, ringraziare i partner sociali ed istituzionali, che hanno garantito al GAL il supporto adeguato mettendo a disposizione le loro competenze organizzative ed amministrative; la struttura regionale dell’Autorità di Gestione LEADER+ Campania, che ha svolto le sue funzioni di assistenza, valutazione e monitoraggio con impegno quotidiano e con competenza. Ora, di là da ogni formalismo, vorrei esprimere la mia gratitudine agli operatori ed esperti incaricati del coordinamento, della gestione e dell’animazione che con passione e impegno hanno saputo interpretare la filosofia e l’approccio LEADER in questa parte della Campania. Infine, un particolare ringraziamento va a quanti hanno operato, per la realizzazione di questa pubblicazione che, oltre a testimoniare il lavoro svolto dal GAL, rappresenta una base solida dalla quale rilanciare proposte concrete da innestare nelle nuove politiche di sviluppo a sostegno dell’economia rurale. Giovanni Maria Chieffo Presidente del GAL Verde Irpinia - ATI
Alfredo Bruno Autorità di Gestione Leader Plus Regione Campania
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I COMUNI DELL’AREA DEL PIANO DI SVILUPPO LOCALE “TERRE D’IRPINIA VILLAGGI DELLE FONTI”
Castelfranci
Conza della Campania
Andretta
Flumeri
Aquilonia
Greci
Bagnoli Irpino
Guardia Lombardi
Bisaccia
Lacedonia
Cairano
Lapio
Calabritto
Lioni
Calitri
Luogosano
Carife
Montaguto
Cassano Irpino
Montella
Castel Baronia
Montemarano
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Monteverde
Scampitella
Morra De Sanctis
Senerchia
Nusco
Sorbo Serpico
Rocca San Felice
Taurasi
Salza Irpina
Teora
San Mango sul Calore
Torella dei Lombardi
San Nicola Baronia
Trevico
San Sossio Baronia
Vallata
Sant’Andrea di Conza
Vallesaccarda
Sant’Angelo all’Esca
Villamaina
Sant’Angelo dei Lombardi
Villanova del Battista
Savignano Irpino
Zungoli
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INTRODUZIONE Alessandra Cristina Celano
Questo volume raccoglie una serie di contributi di riflessione, di analisi, spesso anche di proposta, sull’intenso lavoro svolto dal Gruppo di Azione Locale Verde Irpinia1 per l’attuazione del Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti”, finanziato nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria Leader Plus Campania e la cui fase di attuazione è iniziata nel 2004. Il radicamento nel territorio e la conoscenza delle sue dinamiche socio-economiche da parte dei soggetti gestori trovano riscontro nella continuità dell’attuale iniziativa con esperienze precedenti di piani e progetti di sviluppo locale, realizzate non solo nell’ambito dei Piani di Azione Locale, cioè gli strumenti introdotti dal Programma di Iniziativa Comunitaria Leader II e corrispondenti agli attuali Piani di Sviluppo Locale, ma anche in contesti diversi da quello Leader. È anche questa continuità che si vuole qui documentare, in quanto scelta deliberata ed elemento caratterizzante il lavoro svolto negli anni, sor-
retto e guidato dall’obiettivo di rendere le diverse iniziative moltiplicatori reciproci, quindi di potenziarne i risultati e renderli duraturi. La solo apparente eterogeneità delle iniziative pianificate e realizzate, sia nel rapporto con altri strumenti di sviluppo locale sia all’interno dello stesso PSL (dall’ organizzazione di eventi culturali centrati sul concetto di “Irpinia come set cinematografico e televisivo” alla valorizzazione del sistema di allevamento pastorale e transumante dei bovini podolici, dalla formazione per la creazione d’impresa al femminile agli incentivi allo sviluppo dell’offerta di servizi turistici e complementari di qualità, per fare solo alcuni esempi), si traduce in realtà nel tentativo quasi sempre riuscito - di stabilire relazioni di complementarità tra azioni svolte in ambiti diversi ma tutte concorrenti al perseguimento del comune obiettivo della Valorizzazione simultanea di luoghi, produzioni e culture, in un cammino di qualità ed eco-sostenibilità, che è il
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tema catalizzatore del PSL “Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti”. Del resto, a porre l’accento su connessioni e legami tra azioni è il programma LEADER a partire dalla sua stessa denominazione che - è forse utile ricordarlo - non è altro che l’acronimo di Liaisons Entre Actions de Développement de l’Économie Rurale, e cioè “Collegamenti tra azioni di sviluppo dell’economia rurale”. Gli interventi che seguono possono essere letti come repertorio di buone prassi da un lato e, dall’altro, come ulteriore occasione di conoscenza del territorio, che viene in un certo senso riletto alla luce delle vocazioni e potenzialità emerse proprio in virtù della pratica dello sviluppo locale che negli anni si è andata consolidando: accade infatti che nuovi ed inusuali approcci progettuali si ripercuotano sulle stesse modalità di analisi del territorio, offrendo - o divenendo essi stessi - nuovi strumenti di analisi e nuove chiavi
INTRODUZIONE
di lettura che a loro volta, in un circuito virtuoso, individuano vocazioni e fabbisogni ed offrono spunti per nuove idee progettuali replicabili – come spesso si sta verificando – in ambiti territoriali sempre più numerosi e vasti. E questo è forse uno dei risultati tangibili più interessanti dell’esperienza Leader. È anche per dare ulteriore impulso a questo tipo di dinamiche che si ritiene necessario presentare e divulgare esperienze e risultati ottenuti. L’azione di comunicazione nell’iniziativa e dell’iniziativa Leader assume un ruolo decisivo in quanto persegue obiettivi di trasparenza e visibilità di progetti che utilizzano risorse pubbliche. D’altra parte, è di fondamentale importanza, operando con strumenti di questo tipo, riuscire non soltanto a rendere conto di quanto si è realizzato, ma anche ad innescare meccanismi di trasferibilità di conoscenze, contenuti, metodi, modalità progettuali, modelli di aggregazione degli attori dello sviluppo e, in definitiva, a sollecitare e stimolare la realizzazione di altri progetti ed iniziative. La prima parte del volume ospita alcuni interventi di lettura del territorio condotta da angolazioni diverse e con contributi che spaziano dall’analisi geo-morfologica alla rilevazione dei principali siti archeologici, dallo studio delle antiche e antichissime vie di comunicazione (la ferrovia Avellino - Rocchetta S. Antonio, il Regio Tratturo Pescasseroli - Candela, il fiume Ofanto), a quello del patrimonio di architettura monasti-
ca e dei santuari disseminati nell’area. Questa prima sezione ospita, inoltre, un viaggio letterario nel territorio del PSL; un primo nucleo di una guida letteraria del territorio dell’Alta Irpinia era stato già sperimentato - a firma di chi scrive - nella pubblicazione “Terre d’Irpinia – La Guida” (realizzata nell’ambito del Piano di Azione Locale Leader II Terre d’Irpinia) e riecheggiava a sua volta le suggestioni letterarie messe in luce nel corso dell’attuazione del progetto del Parco Letterario Francesco De Sanctis. La seconda parte, introdotta da un intervento sulla singolarità dell’approccio Leader nel vasto panorama di strumenti a sostegno dello sviluppo locale, si delinea come vero e proprio repertorio di buone prassi: vi sono descritte alcune tra le esperienze più significative maturate nel corso dell’attuazione del PSL “Terre d’Irpinia Villaggi delle Fonti”, quali il progetto di residenza artistica ed il soggiorno formativo per studenti stranieri, mettendone in risalto proprio la continuità e complementarità con precedenti esperienze realizzate con il supporto di risorse e strumenti come il Programma di Iniziativa Comunitaria Leader II e la Sovvenzione Globale Parchi Letterari. Era stato - ad esempio - proprio il progetto del Parco a suggerire l’idea dell’albergo diffuso, concretizzatasi poi a Bisaccia (grazie ad un progetto sostenuto dal Patto Territoriale Baronia) con la sistemazione di abitazioni di proprietà del Comune, destinate alla ricettività turistica. Sempre in questa seconda parte vengono segna-
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lati alcuni progetti specificamente legati alla valorizzazione del patrimonio culturale locale; si tratta di iniziative che hanno riservato un’attenzione particolare - e inconsueta - a risorse immateriali come il cinema e la produzione musicale contemporanea, determinando relazioni singolari - ad esempio - fra una delle tradizioni solitamente più indagate e studiate tra quelle legate al patrimonio etnocoreutico e musicale locale (il Carnevale e la tarantella di Montemarano) e l’attività di musicisti e artisti della scena contemporanea delle arti digitali, provenienti da diversi paesi del mondo; tra una vicenda come quella del Laceno d’Oro, festival che fu importante sia per il cinema che per lo sviluppo turistico dell’altopiano del Laceno, e le nuove potenzialità di sviluppo del territorio irpino che si propone esso stesso, anche con la creazione di una film commission, come set cinematografico. A questo proposito, va segnalato un ulteriore esempio di collegamento fra azioni concepite in ambiti e con supporti diversi; l’idea della Irpinia Film Commission è infatti scaturita come risultato di un percorso formativo promosso dal GAL CILSI nel contesto delle attività di formazione professionale finanziate dal FSE: un corso per filmaker digitali, varie esperienze di laboratorio e di produzione, occasioni di incontro con autori e cineasti, da David Riondino a Raffaele Rago a Fernando Solanas. La terza parte, infine, proseguendo con il repertorio di buone prassi, è dedicata a quelle iniziative di valorizzazione delle produzioni
INTRODUZIONE
agroalimentari ed artigianali che mettono in luce in modo molto netto e preciso il rapporto tra queste produzioni ed il territorio, nei suoi aspetti fisici, antropologici, storici: il pecorino Carmasciano e la mitica Valle d’Ansanto, i formaggi e le caverne di Calitri (delle quali ci racconta poeticamente Vinicio Capossela), il ricamo ed il merletto delle donne di Nusco. A riprova delle positive ripercussioni della valorizzazione di risorse immateriali sulla qualità del territorio, è accaduto che proprio il laboratorio dell’associazione di donne Nusco Arte sia diventato uno dei siti di interesse culturale di Nusco nell’ambito del progetto “Bandiere Arancioni” del Touring Club Italiano, progetto che viene illustrato sinteticamente in questa stessa parte del volume. Altri due contributi contenuti in questa sezione sono dedicati a due iniziative formative: il progetto Master of Food realizzato in collaborazione con l’Associazione Slow Food e l’istituzione, nel
territorio di Calitri, del Centro di Educazione Ambientale di Legambiente. La prima ha trovato il suo fondamento nella convinzione che una reale valorizzazione dei prodotti enogastronomici passa anche attraverso progetti di educazione del gusto e di diffusione, tra i ristoratori locali, di una cultura alimentare attenta e consapevole; la seconda sancisce un principio che possiamo considerare basilare in un’ottica di eco-sostenibilità e cioè che lo sviluppo di un territorio non può prescindere dalla sua protezione, che a sua volta non può che fondarsi su precisi processi educativi e formativi. L’ultima iniziativa illustrata nella terza parte del volume è un progetto di cooperazione interterritoriale, che coinvolge cioè Gruppi di Azione Locale operanti in regioni diverse (Campania, Basilicata, Puglia e Calabria), per la valorizzazione dell’allevamento podolico in Italia Meridionale. Anche in questo caso, la finalità ultima è la valorizzazione di risorse sia produttive che turistiche, di un ter-
SIGLE
E ACRONIMI PRESENTI NEL TESTO
AGIRe – Agenzia per la Gestione e l’Implementazione di Reti ANFoSC – Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo ATI – Associazione Temporanea di Imprese CEA – Centro di Educazione Ambientale CILSI – Centro di Iniziativa Leader per lo Sviluppo dell’Irpinia CRESM – Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione FSE – Fondo Sociale Europeo GAL – Gruppo di Azione Locale INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria LEADER – Liaisons Entre Actions de Développement de l’Économie Rurale ONAF – Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggi PAL – Piano di Azione Locale PIC – Programma di Iniziativa Comunitaria PLR – Programma Leader Regionale PSL – Piano di Sviluppo Locale QCS – Quadro Comunitario di Sostegno SeSIRCA – Settore Sperimentazione, Informazione, Ricerca e Consulenza in Agricoltura SIC – Sito di Importanza Comunitaria STAPA CePICA – Settore Tecnico Amministrativo Provinciale di Avellino Centro Provinciale Informazione e Consulenza in Agricoltura
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ritorio che però si estende fino ad interessare tutta la montagna meridionale. In appendice, infine, sono elencate tutte le azioni finanziate: le iniziative di animazione territoriale, di formazione e di informazione (eventi promozionali, corsi di formazione, seminari, incontri, convegni) e gli interventi strutturali realizzati. Sono inoltre consultabili gli abstract in lingua inglese di tutti i testi che seguono. NOTE 1 L’Associazione
Temporanea d’Impresa GAL Verde Irpinia nasce dall’aggregazione di tre Gruppi di Azione Locale (CILSI, Terminio Cervialto e UFITA) responsabili dell’attuazione, nel periodo 1998 – 2001, di Piani d’Azione Locale nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria LEADER II, in provincia di Avellino nelle aree dell’Alta Irpinia, del Terminio Cervialto e della Valle dell’Ufita.
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Parte I IL TERRITORIO
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L’AREA DEL PIANO DI SVILUPPO LOCALE “TERRE D’IRPINIA - VILLAGGI DELLE FONTI” Aspetti geomorfologici, idrografici, naturalistico-ambientali Ornella Albolino
L’ambito territoriale del PSL comprende un’area che occupa quasi interamente la regione sudorientale della provincia di Avellino, al confine con Puglia e Basilicata. Il territorio è inserito nei confini della Macroarea C, come definita nel Complemento di Programmazione, comprendente a sua volta i territori delle Comunità Montane Alta Irpinia (AV), Terminio Cervialto (AV) e Valle Ufita (AV). Un aspetto fondamentale dell’area PSL è quello territoriale, con una struttura evolutiva da sempre caratterizzata da un intreccio di dinamiche socio-economiche, artistiche e culturali con l’ambiente naturale. Tale intreccio non compromette le potenzialità biologiche, in termini di biodiversità, ma anzi completa le specie naturali e le caratteristiche ambientali con le attività antropiche che nel tempo hanno innescato processi di reciprocità. Nell’area del PSL la dimensione ambientale delle singole risorse, da un lato s’intreccia con un’idea di geografia intesa come continua risco-
perta di luoghi, località, emergenze ecc.; dall’altro lato comporta il collegamento degli “attributi” ambientali ad una visione della pianificazione che va verso uno sviluppo sostenibile. Il comprensorio interessa un’area di 1.477,80 kmq ed è costituito da 46 comuni, una popolazione residente al Censimento Generale della Popolazione del 2001 di 99.590 unità ed una densità demografica pari a 67,39 ab/kmq. Viabilità - L’Irpinia, naturale cerniera tra il Tirreno e l’Adriatico, ha presentato fin dai tempi più remoti una viabilità volta a collegare le due regioni costiere. Nell’ambito dell’area del PSL la rete viaria è particolarmente articolata. I collegamenti con il capoluogo irpino e con le regioni confinanti sono assicurati da tre importanti assi stradali: l’autostrada A16 Napoli-Bari, l’Ofantina Bis e l’asse Lioni-Contursi che collega l’Ofantina Bis all’autostrada Salerno-Reggio Calabria. In dettaglio: dall’A16, uscita Avellino Est, con la
PARTE I - IL TERRITORIO
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SS. Ofantina bis è possibile raggiungere i comuni di Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Nusco, Lioni, Caposele, Morra de Sanctis, Teora, Conza della Campania, Sant’Andrea di Conza, Calitri. Con la SS 7, Montemarano, Torella dei Lombardi e Sant’Angelo dei Lombardi; dall’A16, uscita Grottaminarda, con la SS 102, Taurasi e Sant’Angelo all’Esca; con le SS 90 e 303 Fontanarosa, Paternopoli e Castelfranci (collegati dalla SS 164), Gesualdo e Villamaina (attraverso la SS.428), Frigento (SP. 38), Rocca San Felice, Guardia Lombardi e, con la SS.91, Carife e Castelbaronia; dall’A16, uscita Vallata, con la SS 91bis e 91, Trevico, Vallata e Andretta; dall’A16, uscita Lacedonia, Lacedonia e Bisaccia, Aquilonia, Cairano e Calitri (SS 399) e Monteverde (SS 303). Geomorfologia - Il territorio irpino interessato dal progetto si presenta ondulato con complessi montuosi (i Picentini) e valli solcate dai fiumi Calore, Fredane, Ufita, Ofanto. La geomorfologia
L’AREA DEL PIANO DI SVILUPPO LOCALE “TERRE D’IRPINIA - VILLAGGI DELLE FONTI” Aspetti geomorfologici, idrografici, naturalistico-ambientali
dell’area è determinata da almeno tre fattori: l’origine tettonica legata all’orogenesi appenninica per il sollevamento degli antichi fondali marini della Tetide; la varietà e la tipologia dei materiali che costituiscono i terreni irpini, soprattutto quelli dei rilievi montuosi; infine l’erosione operata dagli agenti atmosferici sui rilievi rocciosi fin dal loro primo emergere, alcuni milioni di anni fa, dalle acque marine. I materiali erosi, trasportati dai corsi di acqua, hanno poi colmato e livellato i fondivalle. Le rocce di origine sedimentaria marina quali argille, marne, calcari, arenarie, gessi e quelle vulcaniche quali le piroclastiti vesuviane e flegree, hanno modellato il paesaggio in modo diverso. Le argille hanno caratterizzato la maggior parte delle colline, formando un paesaggio a declivi prevalentemente
arrotondati e ondulati, talora solcati da incisioni calanchiformi operate dall’azione erosiva delle acque (aree collinari digradanti sui fiumi Ufita, Fredane e Ofanto). Il gruppo dei Monti Picentini, che si inserisce tra le valli del Sele, dell’Ofanto, del Calore Irpino e del Sabato, presenta profonde differenze nella natura geo-morfologica. Nella sezione orientale domina la vetta del Cervialto (1809 m), una delle più alte della Campania, che si salda a sud col Polveracchio e a nord col Montagnone di Nusco; in quella occidentale è presente l’importante nodo idrografico dell’Accèllica (1657 m), al quale si riattaccano i contrafforti del Terminio (1785 m) e dei Mai (1618 m). La sezione nordorientale, che rientra nell’area interessata dal progetto, è prevalentemente calcarea ed eviden-
PARTE I - IL TERRITORIO
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zia forme meno aspre nelle cime (Montagnone di Nusco, M. Boschetiello, M. Calvello, M. Terminio, M. Tuoro, M. Raiamagra, M. Polveracchio, M. Cervialto). Ricca l’idrografia sotterranea, con numerose sorgenti (che danno vita ai fiumi Ofanto, Sele, Calore, i quali, a loro volta, alimentano gli acquedotti Pugliese, Alto Calore e di Serino), e imponenti fenomeni carsici sotterranei e superficiali, come provano le vaste conche chiuse del Dragone e di Laceno. Le precipitazioni, pur non molto abbondanti, sono spesso intense e ingrossano i corsi d’acqua. Le valli principali sono state aperte dall’Ufita, dal Fiumarella, suo affluente, dal Miscano e dal Tammaro sul versante tirrenico, dal Fortore, dal Cervaro e dall’Ofanto su quello adriatico. Vaste sono le aree pascolative e incolte, sempre più
L’AREA DEL PIANO DI SVILUPPO LOCALE “TERRE D’IRPINIA - VILLAGGI DELLE FONTI” Aspetti geomorfologici, idrografici, naturalistico-ambientali
estese con l’aumento dell’esodo agricolo, mentre il bosco riveste solo la cima di alcuni monti. La copertura boschiva è ascrivibile alle associazioni vegetali rientranti nei vari ordini delle classi Salicetea, Quercetea e Quercetea-Fagetea, con tre fasce fitoclimatiche: il Fagetum (sottozone fredda e calda); il Castanetum (sottozone fredda e calda); il Lauretum (sottozone fredda, media e calda) caratterizzate da una ricchezza del sottobosco e dall’elemento alloctono del castagno prodotto di qualità destinato all’industria dolciaria (nei Picentini, a Bagnoli Irpino e Montella). Nel versante orientale dell’Alta Irpinia, invece, il massiccio movimento migratorio ha determinato una crisi profonda della selvicoltura che, nonostante le condizioni favorevoli per la ripresa, versa ancora in uno stato di estremo
degrado. I boschi, infatti, non ricevendo più cure adeguate, vanno incontro ad un progressivo inselvatichimento. L’Alta Irpinia ha trasformato il suo ambiente a causa dell’uso del territorio e oggi vi è un netto prevalere di steppe cerealicole. L’altopiano del Formicoso, tra i Comuni di Bisaccia, Vallata e Andretta, alterna alle colture cerealicole ampi tratti di vera e propria prateria (pascoli cespugliati) a cui si aggiungono boschi di cerro alle sommità delle colline costituite da conglomerati di origine marina e boschi misti negli impluvi e lungo i corsi d’acqua. Tali colture sono più accentuate man mano che il territorio degrada verso la Puglia (da Lacedonia e Monteverde). Idrografia – I corsi d’acqua principali che attra-
PARTE I - IL TERRITORIO
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versano l’area del PSL sono il Calore Irpino, l’Ofanto, il Sele e l’Ufita, tributario del Calore. Il Calore Irpino ha una lunghezza di km 108, un bacino idrografico di 3.058 kmq e una cospicua portata (alla confluenza circa 30 mq/s) dovuta ai numerosi affluenti che riceve dall’Appennino Sannita e dalle montagne calcaree. Ha origine sul Monte Accellica al Colle Finestra, e, come il Sabato, suo affluente, che scende dal versante opposto della stessa montagna, scorre fino a Montella, dove confluiscono altri affluenti montani, tra i quali il Rio Caliendo, che smaltisce, per via sotterranea, parte delle acque del Piano di Laceno. Il fiume percorre una lunga valle aperta quasi tutta in terreni argillosi e in arenarie plioceniche, che si presenta a tratti più svasata, a tratti più stretta
L’AREA DEL PIANO DI SVILUPPO LOCALE “TERRE D’IRPINIA - VILLAGGI DELLE FONTI” Aspetti geomorfologici, idrografici, naturalistico-ambientali
(come nel centro di Paternopoli). L’Ofanto, con un bacino di 2.760 kmq, sorge dalle pendici dei Monti Picentini, fra il Monte Forte (640 m) e il Monte Gugliano (860 m), nel territorio di Nusco e di Torella dei Lombardi (in località Cesine) e segna per gran parte del suo percorso il confine tra le province di Avellino, Potenza, Foggia e Bari, sfociando nel golfo di Manfredonia nei pressi di Barletta. Nel territorio di Caposele scorre il Temete e sorge il Sele (64 km e un bacino di 3.235 kmq). Il Sele, il secondo fiume campano e meridionale, sorge a 438 m s.l.m. da numerose polle che scaturiscono dal Cervialto, ricevendo l’apporto del torrente Acqua delle Brecce e della Forra di Calabritto. Le sue acque riforniscono l’acquedotto omonimo. Numerose e ricche le sorgenti ed i corsi d’acqua a carattere torrentizio che attraversano l’area e che alimentano i citati fiumi, ed i laghi di piccole dimensioni e spesso artificiali. Sono grandi
laghi artificiali, invece, la diga di Conza e quella di San Pietro. La prima è ubicata in territorio di Conza della Campania; alimentata dal fiume Ofanto, ha una superficie di oltre 800 ha e una profondità di 25 metri. La sua realizzazione è dovuta alla necessità di far fronte ai bisogni irrigui per l’agricoltura della Puglia e della Basilicata. La diga di S.Pietro si trova nel territorio di Monteverde e Aquilonia, è alimentata dal torrente Osento e ha una profondità di circa 40 m. È utilizzata prevalentemente a scopo irriguo, ma anche per la pesca. Il lago Laceno è di origine carsica e, come il Piano omonimo e i due laghi menzionati, è un Sito di Importanza Comunitaria. Le sorgenti di maggiore afflusso, originate da circolazione di tipo carsico, sono quelle di Caposele, alle falde del Cervialto, e del Calore (Cassano Irpino). Tuttavia numerose sorgenti sono state captate per alimentare condutture di uso civile e industriale riducendo quindi la portata dei corsi d’acqua di relativa appartenenza, oppure utiliz-
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zate per il rifornimento idrico della Puglia. Prevalentemente minerali sono le sorgenti legate a manifestazioni sulfuree come quelle di San Teodoro a Villamaina, ubicate nei pressi della Mefite, nella Valle d’Ansanto. Aree protette - Sebbene l’azione dell’uomo sia intervenuta modificando radicalmente le forme del paesaggio della “verde Irpinia”, la variegata morfologia del territorio e gli elementi climatici hanno determinato in quest’area un assetto vegetazionale davvero particolare, producendo talvolta biotopi unici. Nell’area coinvolta nel progetto, a conclusione dell’esperienza di cui al Programma CORINE (codice 300.015.001), i Siti di Importanza Comunitaria Natura 2000 sono i seguenti: Alta valle del fiume Ofanto (60 ettari). È l’iniziale tratto montano del fiume, dove dominano praterie aride e boschi di latifoglie ed importanti comunità di pesci endemici. Vi nidifica il Nibbio
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reale e numerosi stormi di uccelli sostano durante le migrazioni. Le sponde ghiaiose del fiume sono ricoperte da foreste a gallerie di pioppi e salici e da piante tipiche quali Glacium flavum e Myricaria germanica; Boschi di Guardia Lombardi e di Andretta (3.500 ettari). Il sito presenta estesi boschi misti dominati dal cerro e vi sono importanti comunità di uccelli svernanti (nibbio reale), chirotteri, starne e fagiani; Bosco di Castiglione (Calitri, 8.400 ettari). Presenta numerosi tipi di habitat su un crinale del fiume Ofanto, con prevalenza di cerreti e zone umide; importanti le comunità ornitiche nidificanti, erpetologiche ed entomologiche; Lago di S. Pietro - Aquilaverde (800 ettari). È un
bacino artificiale ottenuto dallo sbarramento di un affluente dell’Ofanto, affiancato da estese quercete; Monte Cervialto e Montagnone di Nusco (11.000 ettari). Massiccio carbonatico ricoperto di deposito di materiale vulcanico, è caratterizzato prevalentemente da estese faggete, praterie d’altitudine a graminacee, radure e rupi calcaree colonizzate da tipiche comunità vegetali appenniniche mediterranee. Oltre ai faggeti vi sono alberi di tasso e arbusti di agrifoglio. Rischi potenziali consistono in un eccessivo sfruttamento per fini turistici; Piano di Laceno (250 ettari). Si tratta di una depressione tettonica a 1000 m s.l.m. con stagno in via di interramento, inserita nei S.I.C.
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perché caratterizzato da biocenosi di ambienti umidi appenninici di alta quota. Circondato da estese faggete, è un altopiano carsico con pascoli che si allagano d’inverno. Le sponde del lago sono ricoperte da Glacium flavum e Myricaria germanica. La vulnerabilità del sito è legata all’immissione di pesci alloctoni, al turismo di massa con eccessiva antropizzazione e al pascolo; Querceta dell’Incoronata (Nusco, 1.100 ettari). Rilievo appenninico alle sorgenti dell’Ofanto, caratterizzato da estese cerrete, presenta la stessa fauna dei Boschi di Guardia Lombardi e di Andretta. I rischi potenziali sono legati a un eccessivo sfruttamento del territorio per l’allevamento e l’agricoltura;
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Lago di Conza della Campania (1.000 ettari). È un’importante zona umida creata dallo sbarramento dell’Ofanto. L’invaso artificiale supera gli 800 ha ed ha una profondità massima di 25 m. Geologicamente l’area è di tipo alluvionale, con argille e depositi sabbiosi. La flora è costituita da: bosco mesofilo (prevalentemente cerreto, con presenza di roverella, olmo, ginestra e pruno selvatico) e bosco igrofilo (salici, pioppi, ontani, macchie arbustive di biancospino, rovo, rosa canina, canna comune, tifa e sambuco) e rappresenta un habitat di grande interesse, ormai estinto in Europa. Attualmente il sito è in gestione alla sezione di Avellino del WWF; Alta valle del fiume Calore irpino (600 ettari). È un’estesa valle tettonica caratterizzata dalla presenza di una formazione calcarea sovrascorsa sui depositi argillosi costituenti il fondovalle. La vegetazione prevalente è costituita da Faggio, Leccio e Castagno, mentre tra le specie animali figurano la Lontra, il Lupo e l’Allodola;
Monte Terminio (7400 ettari). Si tratta di un imponente massiccio carbonatico con diffusi fenomeni di carsismo e con estesi pianori. Da segnalare la presenza dell’Aquila reale, del Falco pellegrino, del Gufo reale, del Cuculo e del Nibbio reale, del Ramarro e del Lupo. La vegetazione è caratterizzata da Leccio, Castagno, Faggio, Agrifoglio e Ontano. Monte Accellica (3110 ettari). Per buona parte nel territorio di Montella, è un’importante vetta appenninica di natura calcareo-dolomitica che dà origine alle sorgenti del fiume Calore. Oltre alle specie presenti negli altri S.I.C. del territorio del PSL, è da segnalare la presenza del Gatto selvatico, del Colombaccio e del Picchio nero; Piani Carsici del Monte Terminio (400 ettari). Anch’esso è situato nel territorio del Comune di Montella ed è caratterizzato da altopiani carsici costituiti da antiche conche endoreiche. Flora e fauna sono quelle tipiche del Massiccio del Terminio.
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Nel territorio irpino sono state, inoltre, istituite quattro oasi di protezione, rifugio, riproduzione e sosta della fauna selvatica. Nell’area di nostro interesse vanno segnalate, oltre all’oasi di Conza della Campania, l’oasi Cervialto, che interessa prevalentemente i comuni di Bagnoli Irpino e di Caposele, e l’oasi Terminio, che comprende interamente il territorio di Montella. La provincia di Avellino ha istituito 16 Zone di Ripopolamento e Cattura della fauna selvatica (ZRC), in base alla legge n.968 del 27.12.1977, che si estendono su una superficie di 22.000 ettari. Nell’area del PSL vanno segnalate 6 ZRC, distribuite in modo uniforme sul territorio. La provincia di Avellino ha istituito anche tre Aziende faunistico-venatorie (AFV). Si tratta di antiche riserve di caccia, due delle quali rientrano nell’area del progetto: la prima è situata a Guardia Lombardi; la seconda è localizzata nel Bosco di Castiglione nel comune di Calitri.
ARCHEOLOGIA E TERRITORIO NELL’AREA DEL PIANO DI SVILUPPO LOCALE “TERRE D’IRPINIA - VILLAGGI DELLE FONTI” Giampiero Galasso
PREISTORIA E PROTOSTORIA Numerosi ritrovamenti archeologici avvenuti da diverse località dell’ambito territoriale di riferimento del PSL attestano la presenza umana nella zona fin dalla preistoria. L’uomo cercò allora rifugio sui versanti delle vallate, in prossimità di foreste e sorgenti, sulle rive di bacini lacustri oggi scomparsi. Testimonianze sulla vita nel Paleolitico inferiore ci vengono da alcune stazioni localizzate nei pressi di Villamaina, nelle località Santa Paolina e Terme di San Teodoro. Resti di industrie litiche dello stesso periodo provengono da Pero Spaccone di Andretta e dai territori comunali di Frigento e Montella. Strumenti litici in selce del Paleolitico medio provengono anche dal territorio di Sant’Angelo dei Lombardi, Lacedonia e Frigento, il che dimostra che questi luoghi erano già frequentati nella preistoria da sparuti gruppi di cacciatori. Solo molto più tardi, con l’avvento nel V millennio a.C. dell’età neolitica, essi riusciranno ad affinare la loro rozza cultura, imparando a lavorare l’argilla, a coltivare la terra e ad allevare gli animali. Tracce dell’uomo neolitico con reperti ceramici d’impasto grossolano, strumenti litici in selce ed asce di pietra levigata sono state riscontrate in insediamenti capannicoli scoperti nella località Tufiello di Calitri, Terme di San Teodoro di Villamaina e nei pressi di Monteverde. Una cultura caratteristica si sviluppò in Campania durante l’Eneolitico: è la cosiddetta cultura del Gaudo (2500 -1800 a.C.) che ha lasciato tracce anche nelle zone interne dell’Irpinia, come nei depositi antropici localizzati sulla collina del Cimitero Vecchio di Bisaccia, ma anche nei pressi di Lacedonia, Cairano e Zungoli, dove si sono recuperati strumenti in selce e punte di freccia. Ceramiche d’impasto e industrie litiche in selce sono state trovate nei pressi del lago di Laceno e sull’altopiano di Sazzano. Resti di un villaggio capannicolo dello stesso periodo sono emersi in contrada Fossa della Pila di Montella e in contrada Isca del Pero di Castelbaronia. Punte di freccia e di lancia in selce sempre dell’eneolitico sono stati trovati verso la metà dell’Ottocento anche ai piedi del monte Agnone di Aquilonia. Ma è la zona tra Taurasi e Mirabella Eclano quella più frequentata dalle genti eneolitiche della corrente culturale del Gaudo: in contrada San Martino di Taurasi una serie di indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza Archeologica di Salerno hanno portato alla scoperta di un esteso insediamento capannicolo, mentre nella località Madonna delle Grazie di Mirabella Eclano è ubicata la necropoli eneolitica
costituita da una serie di tombe del tipo “a forno” con camera sepolcrale ipogea e sepolture multiple. Non manca qualche manifestazione della presenza umana durante la successiva età del Bronzo: un insediamento capannicolo del Bronzo medio è stato rilevato dagli scavi archeologici compiuti sulla collina del Cimitero Vecchio di Bisaccia. Ad Andretta, in località Cervino, sono state raccolte ceramiche d’impasto del Bronzo finale (inizi I millennio a.C.) durante ricognizioni di superficie e reperti dello stesso periodo provengono dal territorio di Luogosano, Aia di Cappitella di Carife, Castello di Trevico e sempre dalle Terme di San Teodoro di Villamaina, mentre una necropoli protovillanoviana è stata in passato indagata in contrada Chianchetelle di Lacedonia. Ma sarà tra VIII e VII secolo, con l’età del Ferro, che il quadro etnico sembrerà animarsi nel territorio altirpino con la comparsa di genti provenienti da altre regioni ed in possesso della corrente culturale cosiddetta d’Oliveto-Cairano, mentre le attività agricole intensive danno vita ad insediamenti stabili. Resti di strutture abitative dell’età del Ferro (VIII-VII sec. a.C.) sono state messe in luce sulla collina del Cimitero Vecchio di Bisaccia e nelle località Cannelicchio e Vignale di Cairano. Necropoli con tombe a fossa della stessa età che hanno restituito ricchi corredi funerari con preziosi monili e ceramiche anche d’importazione sono state recuperate nelle località Sierra, Santa Sofia e Serroni di Calitri, nelle contrade Bosco Ricciardi e Isca del Barone di Monteverde, nelle località Piano di Cerasuoli e Cappella della Maddalena di Morra De Sanctis, in località San Cataldo del comune di Conza della Campania, a Fontana Colarossa di Trevico, a Serra di Nusco, in prossimità del Monte Calvario di Greci, nei territori dei comuni di Lacedonia, San Nicola Baronia, Scampitella, Teora. SANNITI E ROMANI Nel corso del V secolo a.C. gruppi di popolazioni sabelliche cominciano a scendere dall’Appennino centrale verso le pianure campane, allora già coltivate intensivamente, popolando in parte anche le zone interne dell’Alta Irpinia, dove elementi sabellici danno vita alla tribù dei Samnites Hirpini. I nuovi arrivati, dopo la fine dell’egemonia etrusca in Campania, si fondano gradualmente con gli aborigeni e s’insediano in una serie di villaggi stabili piuttosto autonomi (vici) e in luoghi d’altura opportunamente fortificati (oppida). Organizzati socialmente con una strut-
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tura di tipo tribale, gli Irpini (Irpini appellati nomine lupi, quem irpum dicunt Samnites scrive Pompeo Festo in 93,25) mostrano di essere dotati di una straordinaria vitalità economica, basata sull’agricoltura, sull’allevamento, sulla transumanza e su primitive forme di scambi commerciali con le colonie greche della costa tirrenica. Tracce di insediamenti stabili di VIVsecolo a.C. sono emerse in diverse località: a Lacedonia resti di un abitato sannitico sono stati rilevati lungo la collina delle “Rupi”; a Bisaccia, in contrada Oscata Superiore, è venuto alla luce un santuario sempre di età sannitica ma frequentato fino al I secolo a.C., mentre sulla collina del Cimitero Vecchio si sono rilevate tracce di un altro abitato frequentato dall’età arcaica al IV secolo a.C. Allo stesso periodo è datato l’insediamento proto-sannitico di Cairano, mentre a Morra De Sanctis, in località Piano di Tivoli, è stato scoperto un altro santuario di epoca sannitica. Sempre a Morra tracce di altri villaggi abitati fra V e IV secolo a.C. sono stati messi in luce nelle località Muro di Cervino, Laganzano e nei pressi del nuovo campo sportivo. La presenza dei Samnites Hirpini è attestata anche a Conza della Campania in villaggi localizzati nelle contrade Sant’Ilarione e Cupone e nell’area del centro antico, mentre resti di un santuario di IV-III secolo a.C. sono stati scoperti nel 1984 ai confini con il territorio comunale di Castelnuovo di Conza. A Lioni, sul Monte Oppido, si trova un circuito murario in pietrame datato con molta probabilità fra il IV e il III secolo a.C. Allo stesso periodo appartiene il perimetro difensivo in opera poligonale dell’Incoronata di Monteverde. Tracce di un santuario molto frequentato nell’antichità e dedicato al culto della dea Mefite, si trovano nella Valle d’Ansanto, nell’odierno comune di Rocca San Felice. La località costituisce senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi della zona per la presenza di un laghetto naturale noto per le sue venefiche esalazioni di anidride carbonica e acido solforico e la comparsa di altri fenomeni paravulcanici. Identificato dagli antichi popoli italici e dagli stessi Romani come una delle porte dell’Ade, scavi archeologici, compiuti negli anni Cinquanta dello scorso secolo, hanno portato alla scoperta del suo deposito votivo da cui si sono recuperati preziosi materiali datati fra V e III sec. a.C. che costituiscono ancor oggi una delle più ricche e interessanti testimonianze della cultura figurativa italica, offrendo un panorama fra i più vasti e completi sui processi di maturazione artistica dell’artigianato sannitico, dall’età tardo-arcaica fino alle soglie della romanizzazione.
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Con la fine delle guerre sannitiche, l’invasione di Annibale e la successiva penetrazione romana anche nel territorio altirpino tra III e I secolo a.C. avvengono notevoli mutamenti insediativi e solo i siti più consistenti e topograficamente privilegiati riescono a sopravvivere: nel nostro territorio vengono urbanizzate e istituzionalizzate anche con finanziamenti di privati (patroni) e manodopera servile locale le città di Aeclanum (Passo di Mirabella) e Compsa (Conza della Campania). Le due nuove città, elevate amministrativamente a municipi e poi a colonie, con alterne vicende riescono, anche grazie ad una economia fondata sempre sullo sfruttamento agricolo pastorale e sugli cambi commerciali del surplus agricolo, a sopravvivere ben oltre il V sec. d.C. A Conza della Campania, lo stesso sito occupato precedentemente da un villaggio sannitico viene urbanizzato dando vita alla Compsa romana, municipium iscritto alla tribù Galeria nella prima metà del I secolo a.C. e ricordata dagli scrittori latini per il suo ruolo strategico durante la seconda guerra punica. Resti di importanti complessi edilizi e strutture urbane della città romana sono oggi inglobati nell’area del parco archeologico: l’area forense con il lastricato in pietra, il podio lapideo di un edificio di culto, il decumano massimo, le strutture murarie dell’anfiteatro di epoca imperiale, le pavimentazioni in mosaico pertinenti a domus o edifici pubblici. Recuperati dalle unità abitative distrutte dal sisma del 1980 elementi architettonici, iscrizioni, sarcofagi in pietra, cippi funerari, una splendida meridiana lapidea di epoca repubblicana. A Passo di Mirabella la dominazione dei Samnites-Hirpini (V-III sec. a.C.) portò alla nascita della città di Aeclanum. L’antica città, divenuta romana dopo
la guerra marsica (fu presa ed incendiata da Silla nell’89 a.C.), costituì nell’orbita politica dell’unificazione dell’Italia attuata da Roma uno dei centri più importanti dell’intera Hirpinia. Elevata nell’87 a.C. a municipio romano iscritto alla tribù Cornelia, ottenne il restauro delle mura, delle torri ed altri vari privilegi grazie all’interessamento del primo patronus eclanese, Gaio Quinzio Valgo, uno dei maggiori latifondisti dell’epoca. Divenuta colonia romana ai tempi dell’imperatore Adriano con il nome Aelia Augusta Aeclanum raggiunse nel II e III secolo d.C. un periodo di fiorente splendore al centro del traffico commerciale (la via Appia attraversava l’intera area urbana con andamento da Ovest ad Est) che si irradiava lungo la sicura ed agevole rete stradale romana di collegamento fra il Tirreno e l’Adriatico. Dell’antica città in località Grotte di Passo si conservano un complesso termale con vari ambienti adiacenti in opera mista del II sec. d.C., unità abitative di età tardo-antica (VVII sec.), una domus con peristilio, un tholus macelli, una basilica cristiana (IV-VII sec. d.C.), strade lastricate e resti della cinta muraria in opera reticolata (I sec. a.C.). Numerose altre sono le testimonianze della presenza romana in queste contrade. In località Fioccaglia di Flumeri, su un pianoro alla confluenza tra l’Ufita e la Fiumarella, sono i resti di una città di cui ancora non si conosce il nome, tra cui una domus pubblica di tipo pompeiano, una seconda casa con atrio centrale, impluvio e orto ed alcune stradine lastricate. Interessanti alcuni ambienti attribuibili a botteghe artigiane. L’abitato, che dovrebbe risalire al III-II secolo a.C., sembra essere stato abbandonato improvvisamente durante le guerre civili del I secolo a.C.
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A Lacedonia indagini archeologiche compiute in passato sotto la Chiesa di Santa Maria della Cancellata hanno portato alla luce resti di un complesso termale romano del II-I secolo a.C., mentre dal suo territorio provengono iscrizioni latine che fanno pensare all’istituzione di un municipium nella zona di cui non si conosce il nome. Iscrizioni, bassorilievi e frammenti di decorazione architettonica recuperati da un monumento a “dado” di età augustea sono inglobati nella torre Febronia dell’Abbazia di San Guglielmo al Goleto e nelle pareti esterne del donjon del castello di Sant’Angelo dei Lombardi. Resti lapidei di un altro monumento funerario forse dello stesso periodo sono stati trovati a Guardia Lombardi presso Santa Maria Maggiore: nell’ambito dello stesso comune, in località Piano dell’Occhio e Macchia di Panno, estese aree di frammenti fittili attestano la presenza di insediamenti rurali di epoca imperiale. Altre ville rustiche di epoca romana sono pure localizzate nella contrada Candriano di Torella dei Lombardi, in Bosco San Giovanni e Toppa Schiavi di Andretta, su “Le Coste” di Villamaina. Un cippo calcareo utilizzato come termine graccano proviene dalla località Seta di Lioni. Iscrizioni, frammenti ceramici e sepolture tombali sono state esplorate in contrada Carmasciano di Rocca San Felice. Tante testimonianze, dunque, che confermano ancora una volta la vitalità economica dell’intera comunità residente in antico in Alta Irpinia dovuta all’intensivo sfruttamento agricolo-pastorale, all’allevamento e agli scambi commerciali che avvenivano grazie alla vicinanza delle importanti arterie di transito che collegavano le coste adriatiche con quelle tirreniche.
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CARTA ARCHEOLOGICA (su dati editi bibliografici)
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ARCHEOLOGIA E TERRITORIO NELL’AREA DEL PIANO DI SVILUPPO LOCALE “TERRE D’IRPINIA - VILLAGGI DELLE FONTI”
ANDRETTA Nel territorio di Andretta ricognizioni di superficie hanno portato alla localizzazione di resti di industrie litiche del Paleolitico inferiore dalla località Pero Spaccone e insediamenti che attestano una frequentazione della zona fin dall’antichità. Frammenti vascolari dell’età del Bronzo finale (inizi I millennio a.C.) sono stati rinvenuti in località Cervino. Dalla stessa area provengono numerosi reperti ceramici a vernice nera del V-III secolo a.C. e ceramica acroma di età romana, che testimoniano l’esistenza di un abitato con carattere continuativo di età sannitica trasformato in età tardo-repubblicana in una grande villa rurale. Tracce di pavimentazione musiva e materiali architettonici (blocchi e lastre di travertino, basi di colonna, tegole e laterizi) reimpiegati nella costruzione di un piccolo edificio moderno documentano anche in località Bosco San Giovanni la presenza di una villa rurale di età tardo-imperiale. In località Toppa Schiavi, infine, un altro insediamento (sec. II a.C.-IV d.C.) che ha restituito ceramiche a vernice nera, terra sigillata italica, ceramica d’uso comune ed alcune monete, conferma l’antica frequentazione dell’area. AQUILONIA Il luogo era già frequentato in età sannitica e romana ed a testimoniarlo sono stati i ritrovamenti archeologici avvenuti fin dal secolo scorso. Una estesa necropoli del IV-III secolo a.C. è stata messa in luce in località Groveggiante e
varie iscrizioni sepolcrali, reperti ceramici e monete provengono dai dintorni del paese. Un chiodo di ferro con capocchia circolare, due frammenti di unguentari fusiformi ed un’olletta miniaturistica acroma recuperati da una sepoltura tombale ad Aquilonia, sono esposti nel Museo Irpino di Avellino. In seguito a queste scoperte in passato molti storici locali, basandosi anche sull’Itinerario di Antonino e sulla Tavola di Peutinger, antichi itinerari stradali, hanno creduto erroneamente l’Aquilonia antica di cui parlano le fonti romane durante le guerre sannitiche nel luogo ove sorge il primitivo centro urbano di Carbonara. BAGNOLI IRPINO Le prime testimonianze di una presenza umana nel territorio bagnolese sono rappresentate da ceramiche d’impasto e industrie litiche in selce del III-II millennio a.C. rinvenute nel secolo scorso sulle rive del lago di Laceno e sull’altopiano di Sazzano. L’età del Bronzo è testimoniata da recuperi di superficie avvenuti in località Portara. Una preziosa oinochoe di bronzo con decorazioni incise sulla superficie del collo proveniente da Bagnoli e databile al VI sec. a.C. è esposta nel Museo Irpino di Avellino. Tesoretti monetali di età repubblicana, frustuli ceramici a vernice nera, macine in pietra lavica, iscrizioni funerarie e reperti vascolari provengono dalle località Gualle, Bosco e Fieste. Stanziamenti rustici, ville ed acquedotti di età romana sono stati localizzati in contrada Patierni e Crisci.
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BISACCIA Il paese è situato su uno sperone del Monte Calvario in posizione strategica nell’area che separa la Campania dalla Puglia e dalla Basilicata. Il suo territorio è stato abitato da gruppi umani fin dal Neolitico, ma testimonianze cospicue della frequentazione stabile della zona risalgono all’età arcaica, come rilevato sulla collina denominata Cavallerizza-Cimitero Vecchio, dove anni fa è stato localizzato un consistente insediamento all’aperto: qui si sono scoperti fondi di capanna ed altre strutture abitative riconducibili cronologicamente ad un periodo compreso fra l’eneolitico (lame di selce, ascia miniaturistica) e la fine del VII secolo a.C. Alla fase finale dell’età del Ferro si datano pure le numerose tombe a fossa rinvenute fuori l’abitato e che hanno restituito favolosi corredi funerari con oggetti di bronzo e di ferro e ceramiche di chiara derivazione medio-adriatica. In località Oscata Superiore è stato parzialmente indagato un santuario di fonte, segnalato dal rinvenimento di votivi di tipo medio-italico, tra i quali si riscontra la presenza di ex-voto anatomici fittili di modeste qualità formali. Nella stessa località all’età tardo-romana si riferiscono, invece, i resti di una villa rurale che con molta probabilità ebbe il periodo di maggiore sviluppo edilizio fra il IV e la prima metà del V secolo d.C. CAIRANO Cairano sorge su di un’alta collina situata sulla sponda sinistra del fiume Ofanto, a breve distan-
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za dalla Sella di Conza, che fin dalla preistoria ha rappresentato un importante punto di transito che costituiva il naturale passaggio che metteva in comunicazione la valle dell’Ofanto con quella del fiume Sele e, quindi, univa il litorale adriatico a quello tirrenico. Dalla sua posizione dominante il paese sovrasta il fiume e ne controlla in parte il fondovalle. Proprio questa sua posizione giustifica la presenza nel suo immediato territorio di abbondanti materiali archeologici che testimoniano di come fosse frequentato già dalla prima età del Ferro. A questo periodo sembra infatti risalire una necropoli esplorata anni fa in località Vignale: le tombe, che si datavano dagli inizi del IX agli inizi del VI secolo a.C., erano del tipo ad inumazione in fossa di forma rettangolare con copertura di pietra e ciottoli fluviali e restituirono ricchi corredi funerari. A nordovest della contrada Vignale, in località La Serra, sul declivio della collina detta del Calvario, si è rinvenuta una seconda necropoli, cui sono collegati i resti di un abitato arcaico, distinto dall’area funeraria da un fossato scavato profondamente nel terreno. Le tombe sono anche qui del tipo a fossa con corredi composti da ceramiche di produzione locale in associazione con armi ed oggetti di importazione greca ed etrusca. Interessante è l’abitato del VI secolo a.C., che risulta costituito da un complesso di strutture murarie in ciottoli fluviali messi in opera a secco con originariamente sovrapposte pareti alzate in mattoni crudi. Nel V secolo a. C. il nucleo abitato viene improvvisamente abbandonato ed in un suo settore, fra IV e III secolo a.C., viene impiantato un piccolo insediamento lucano. Altre sepolture dell’età del Ferro provengono dalla località Cannelicchio, dove ceramiche ed oggetti metallici rientrano nelle caratteristiche della corrente culturale delle tombe a fossa. In età romana il sito faceva parte del territorio della città di Compsa e reperti del periodo compreso fra I secolo a.C. e VI d.C. sono stati rinvenuti sporadicamente nelle località Ischia della Corte, Rasole e nei pressi della stazione ferroviaria. CALABRITTO I più antichi reperti archeologici rinvenuti nel suo territorio comunale risalgono all’eneolitico. Ritrovamenti archeologici segnalati in località Piedelmonte ed alle pendici del Tempa Rossa, dove un’estesa area con abbondanti frammenti fittili fa pensare alla presenza nel sito di una villa rurale romana, a testimonianza di come il territorio fosse frequentato da gruppi umani a partire dal I secolo a.C. CALITRI Il suo territorio è stato abitato fin dall’età Neolitica (V-III millennio a.C.), come dimostrano i ritrovamenti in località Tufiello di reperti vascolari d’impasto grossolano, asce di tipo conoide lenticolare ed accette in pietra levigata. Non mancano manufatti litici dell’eneolitico. Necro-
poli con tombe ricche di corredi funerari relativi alla terza ed ultima fase dell’età del Ferro in Irpinia (fine VII-VI secolo a.C.) sono state esplorate nelle località Sierro, Santa Sofia e Serroni. Al periodo romano vengono datate le scoperte di sepolcreti ed aree di frammenti fittili pertinenti a numerose ville rustiche localizzate nelle contrade Chiana dei Tauri, Vetrano, Fontana dei Monaci, Carcatondo, Gagliano, San Benedetto, Cascine. CARIFE La presenza umana più antica nella zona risale al Neolitico antico (prima metà V millennio a.C.), come attesta il ritrovamento nelle contrade Addolorata e Aia di Cappitella di un villaggio capannicolo preistorico da cui provengono reperti ceramici fittili stile Guadone-Rendina e industrie litiche in selce e ossidiana. Una fornace per la lavorazione e la produzione della ceramica del Neolitico tardo (inizi III millennio a.C.) è segnalata sempre ad Aia di Cappitella, da cui provengono anche frammenti ceramici d’impasto e manufatti litici in ossidiana della Cultura di Diana-Bellavista. Dallo stesso sito anche reperti dell’età del Bronzo. In età storica, il vasto territorio compreso fra Carife e Castelbaronia è fatto coincidere con quello dell’antica Romulea, città citata da Livio nel racconto delle operazioni belliche della terza guerra sannitica. La zona risulta realmente essere frequentata dalla seconda metà del VI agli inizi del III secolo a.C., periodo cui si riferiscono una serie di insediamenti della tribù dei Samnites-Hirpini, che ordinati in villaggi separati fra di loro, costituivano l’area della città sannitica distrutta dalle legioni romane di P. Decio Mure. Necropoli, dalle cui tombe provengono ricchi corredi ceramici e preziosi oggetti ornamentali, sono state esplorate nelle località Addolorata, Piano la Sala, Oliveto, Pian dell’Occhio, Vallone di Pale, Monte Romolo, Cerrito, San Martino, Fossi delle Ceneri, Costa Romana e Seriella. Individuate nella zona pure ville rustiche con strutture murarie e pavimenti musivi di età romana, tracce di edifici pubblici di età imperiale, villaggi di epoca bizantina presso il campo sportivo e in località Fossa delle Ceneri. CASSANO IRPINO La prima presenza umana nella zona risale all’età sannitica (V-IV secolo a.C.), periodo cui si riferiscono le tombe scoperte nei pressi dell’odierno abitato e che hanno restituito ricchi corredi funerari. Iscrizioni, materiali architettonici ed archeologici di età romana provengono dall’area delle sorgenti Pollentine, tra cui un’edicola funeraria del I secolo a.C. con frontone triangolare e iscrizione latina lacunosa e con in rilievo, nello spazio decorativo, due figure di togati, ora al Museo Irpino di Avellino. CASTEL BARONIA Le prime testimonianze di una presenza umana
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nel suo territorio sono costituite da un insediamento capannicolo dell’età neolitica (fine IV inizi III millennio a.C.) in parte esplorato nella contrada Isca del Pero, dove sono state evidenziate tracce di capanne, tombe ed industrie fittili e litiche con caratteristiche della cosiddetta Cultura di Laterza. Alla seconda metà del V secolo a.C. si riferiscono, invece, le necropoli con tombe a fossa finora individuate in località Serra di Marco e che hanno restituito ricchi corredi funerari con una notevole quantità di materiale archeologico e non pochi reperti vascolari importati nel villaggio, situato a pochi metri dai sepolcreti, dalle coste della Magna Grecia e da aree etruschizzate. L’età romana è invece attestata dal ritrovamento in diverse aree del territorio comunale di iscrizioni latine, edicole funerarie, tratti di strade lastricate, strutture murarie ed aree di frammenti fittili ascrivibili all’esistenza di diverse ville rustiche impiantate fin dalla tarda età repubblicana e frequentate nella maggior parte dei luoghi fino al III secolo d.C. Ruderi di un acquedotto in opera cementizia di età imperiale sono stati poi individuati nelle vicinanze della sorgente Molinello. CASTELFRANCI Nel suo territorio tracce di una frequentazione in età romana sono testimoniate fin dal secolo scorso da numerosi iscrizioni funerarie, sepolcreti e reperti vascolari rinvenuti nella località denominata Baiano. CONZA DELLA CAMPANIA L’odierna Conza della Campania, oggi centro disabitato in seguito ai recenti sismi, corrisponde all’antica Compsa, città romana menzionata già da Livio, Plinio il Vecchio, Velleio Patercolo, Giustino e Silio Italico. Per quanto riguarda le sue origini non si hanno notizie precise, anche se la zona, situata in posizione sottostante la Sella di Conza, spartiacque tra l’alta valle dell’Ofanto e quella del Sele, costituiva fin dalla preistoria un punto di transito obbligato in quanto naturale passaggio che metteva in comunicazione il litorale tirrenico con quello adriatico. Compsa entra nella storia di Roma durante la seconda guerra punica, quando dopo la battaglia di Canne del 216 a.C. Annibale con il suo esercito ne fece la sua roccaforte, ponendovi degli accampamenti. Ma la città fu nel 214 a.C. ripresa e semidistrutta da Quinto Fabio Massimo insieme ad altre che si erano ribellate a Roma. Importante municipio romano in età imperiale, per la sua posizione strategica il luogo fu durante le invasioni barbariche lungamente conteso e occupato dagli Ostrogoti nel 524. Le prime testimonianze di una presenza umana nel territorio conzano risalgono alla fine del VII secolo a.C. e sono rappresentate da una necropoli esplorata in località San Cataldo con tombe a fossa. Le sepolture hanno restituito corredi funerari con ceramiche e monili di bronzo e di
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ferro che per la loro tipologia sono stati attribuiti alla cosiddetta Cultura di Oliveto-Cairano. All’età romana si riferiscono, invece, le tombe e le ville rustiche ritrovate nelle località Serro Renna, Cicciogallo, Cortiglie, Serra delle Pietre e Piano delle Briglie. Da queste località, fin dal secolo scorso, si sono recuperati anche materiali architettonici, iscrizioni, edicole funerarie ed una grande quantità di reperti archeologici, la cui diffusione è attestata tuttora dalle numerose aree di frammenti fittili visibili nelle campagne circostanti il vecchio nucleo urbano. L’unica area finora evidenziata dalla ricerca archeologica dell’antica città romana di Compsa è quella forense, circondata da edifici pubblici di cui alcune parti sono state messe in luce già nel 1981. A sud, lungo il probabile percorso delle mura, sono incorporati in strutture posteriori i resti monumentali di un edificio pubblico termale del II secolo d.C. (via Limongello). Sempre all’area del foro, in via Arcivescovado, è da attribuire la piazza basolata con lastre calcaree disposte in piano su cui si affaccia un imponente edificio pubblico con podio sagomato in grossi blocchi di calcare di cui si sono identificati un portico pavimentato in signino e altri due ambienti, uno dei quali con pavimentazione in tessellato bianco e nero. Scavi eseguiti nei pressi dell’ex campo di calcio hanno riportato, infine, alla luce resti dell’anfiteatro con murature in opera mista (reticolata e laterizia) databile tra la fine del I sec. a.C. e gli inizi del secolo successivo. Dell’edificio pubblico è stato riportato alla luce finora solo una parte dell’area, definita da un ambulacro su cui insistono gli ordini di gradi-
nate. Ruderi di costruzioni in laterizi attribuibili ad un ponte romano sono poi visibili in contrada Sanzano. FLUMERI Il territorio di Flumeri ha rappresentato fin dall’età arcaica un importante nodo viario per tutti coloro che dalle coste tirreniche dovevano raggiungere il litorale adriatico. In località Fioccaglia è stato scoperto un abitato del tardo ellenismo in un luogo già frequentato durante il periodo sannitico: in età preromana vi doveva passare un diverticolo del tratturo “Pescasseroli-Candela” snodato dalla direttrice principale in località Santo Spirito, tra Casalbore ed Ariano Irpino. In età romana lo stesso percorso venne utilizzato come una variante valliva della via Appia, che proveniente da Aeclanum (odierna Passo di Mirabella) passava per Fioccaglia e proseguiva in direzione di Venusia (odierna Venosa di Puglia). Anche un’altra strada di età imperiale, la via Herdonitana, partendo da Aeclanum e passante per Fioccaglia, saliva lungo la Fiumarella dirigendosi verso il Calaggio e giungendo ad Herdonia (odierna Ordona di Puglia). Dell’abitato, di cui non si conosce il nome, sappiamo che presenta caratteri urbani del II secolo a.C. Con molta probabilità l’insediamento subì una distruzione all’epoca della guerra marsica (91-89 a.C.) ed in età augustea fu per breve periodo colonia romana posta a guardia della valle dell’Ufita. Gli scavi hanno evidenziato varie strutture appartenenti sia ad abitazioni sia ad edifici con funzioni commerciali ed artigianali ascrivibili sempre al II seco-
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lo a.C., nonché resti di case d’età tardo-repubblicana con atrio ed impluvio per la raccolta delle acque piovane. Ruderi di ponti di età romana sono poi stati localizzati nelle contrade Pascone, Ponterotto e Raduazzo. FRIGENTO Resti di ceramiche e industrie litiche del Paleolitico inferiore e dell’ultimo periodo del Paleolitico medio sono stati trovati nel suo territorio, mentre in località Fredane sono state rinvenute tracce di frequentazione del Neolitico e nelle località Epitaffio e Tuoppolo Pagliarulo reperti dell’età del Bronzo. All’esistenza a Frigento di un centro di età romana pensarono vari storici del passato, tra cui lo stesso Theodor Mommsen. Studi recenti hanno riaffermato le ipotesi di un municipio autonomo in età romana nel luogo dove sorge l’attuale nucleo urbano. Il rinvenimento nel suo territorio di un complesso di cisterne in opus incertum (I secolo a.C.) in località PiescoMigliano, di un edificio termale in via San Pietro e della copertura in bipedales della rete fognaria antica in via S.Giovanni, di sepolcreti, di ceramiche, di iscrizioni repubblicane ed imperiali, spesso riutilizzate nella costruzione di edifici signorili e di culto (Cattedrale, Chiesa di San Marciano), attestano effettivamente la presenza di un insediamento urbano stabile fin dal III secolo a.C. Nelle località Migliano e Frainile Pila Piani sono segnalate aree di frammenti fittili e resti di lacerti murari in opera incerta forse pertinenti ad insediamenti rustici di età tardorepubblicana e imperiale.
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GRECI Reperti archeologici di epoca protostorica sono stati scoperti in prossimità del vicino Monte Calvario, mentre una necropoli frequentata nel VI e nel IV secolo a.C. è stata localizzata nei pressi del campo sportivo alle pendici del Monte Rovitello, dove, fra l’altro, l’individuazione al livello di fondazione di strutture murarie e di uno scarico in cui si sono trovati numerosi frammenti di terrecotte votive del III secolo a.C., farebbe pensare alla presenza nel luogo anche di un edificio di culto. Testimonianze archeologiche di epoca romana sono state rilevate lungo la strada provinciale Greci-Scalo, in contrada Piano di Chicco, lungo il tratturello Camporeale - Masseria di Tre Fontane - Masseria San Vito, dove probabilmente passava fin dall’età imperiale la via Traiana. GUARDIA LOMBARDI Scarse le testimonianze di una frequentazione della zona in età romana: in località Piano dell’Occhio si trovano una vasta area di frammenti fittili e tracce di una villa rustica di età imperiale. Un’altra area di frammenti fittili sempre pertinente ad un insediamento rurale è in località Macchia di Panno, mentre nella località Santa Maria Maggiore (Masseria dei Poeti) si rilevano resti di un monumento funerario in travertino con superficie inscritta. Nella stessa area si rileva la presenza di numerose sepolture tombali e monete sempre di epoca romana. Da Guardia proviene anche una stele funeraria di un certo M. Palius oggi al Museo Irpino di Avellino.
LACEDONIA Le prime testimonianze di una presenza umana nel territorio di Lacedonia sono rappresentate da industrie litiche in selce di età eneolitica rinvenute negli ultimi anni del XIX secolo. Una necropoli individuata in località Chianchetelle ha portato alla scoperta di tombe con tipici corredi funerari consistenti in ossuari fittili di forma biconica, urne, scodelle, tazze, ciotole carenate, fibule di ferro ed armille degli inizi dell’XI secolo a.C., in un momento iniziale del Protovillanoviano. Reperti ceramici della media età del Ferro sono stati segnalati in diverse località del paese. Notevoli nella zona anche i ritrovamenti di sepolcreti di IV-III secolo a.C. e resti di strutture insediative riferibili a ville rustiche di età romana e di iscrizioni sepolcrali di epoca imperiale. In contrada Trinità sono state recuperate ceramiche a vernice nera oggi al Museo Irpino, mentre un’edicola funeraria con figura di togato di età repubblicana proviene dalla località Serritelli. LIONI Al periodo romano si riferiscono gran parte dei ritrovamenti archeologici avvenuti nelle campagne circostanti, mentre materiali archeologici sono segnalati nelle località Oppido Vetere e Santa Maria del Piano. Una lunga iscrizione di età tardo-imperiale “Silvano sacrum” è stata recuperata nel XIX secolo in contrada Balzata (CIL X, 444). In essa è nominato un certo Lucio Domizio Favone che fa un voto al dio Silvano perchè protegga l’imperatore Domiziano e sua moglie Domizia. In località Oppido, a confine
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con Caposele, è anche in parte visibile un circuito murario che viene datato al IV-III secolo a.C. LUOGOSANO Nel territorio luogosanese è stato recuperato materiale archeologico del Bronzo medio. All’età romana si riferiscono una necropoli esplorata in località Monte dei Morti e alcune aree di frammenti fittili. Iscrizioni, edicole funerarie e reperti vascolari sono stati poi recuperati da una villa rurale romana individuata non lontano dal paese agli inizi del secolo scorso. Ruderi di piloni ed arcate di un ponte costruito presumibilmente fra la seconda metà del I e gli inizi del II secolo d.C. sono visibili nei pressi del fiume Calore, a poche centinaia di metri dal paese. Si tratta di strutture in opera cementizia con paramenti in opera laterizia e tracce di basamenti in grossi blocchi di pietra calcarea. Una lastra di travertino con iscrizione latina è stata raccolta nelle immediate vicinanze del ponte agli inizi del secolo scorso. MIRABELLA ECLANO Il suo territorio è stato abitato sin dall’età eneolitica (III-II millennio a.C.) e ne è testimonianza il ritrovamento di una necropoli esplorata anni fa in contrada Madonna delle Grazie. Di notevole interesse soprattutto le tombe “a forno” scavate nel tufo a pianta ellittica all’interno, le quali hanno restituito cospicui corredi funerari composti da reperti vascolari d’impasto, industrie litiche e rari oggetti metallici. La dominazione dei Samnites-Hirpini (V-III sec. a.C.) portò alla nascita della città di Aeclanum nella zona dell’odierno Passo di Mirabella. L’antica città,
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divenuta romana dopo la guerra marsica (fu presa ed incendiata da Silla nell’89 a.C.), costituì nell’orbita politica dell’unificazione dell’Italia attuata da Roma uno dei centri più importanti dell’Hirpinia. Elevata nell’87 a.C. a municipio romano iscritto alla tribù Cornelia, divenne colonia romana ai tempi dell’imperatore Adriano con il nome Aelia Augusta Aeclanum e raggiunse nel II e III secolo d.C. un periodo di fiorente splendore al centro del traffico commerciale (la via Appia attraversava l’intera area urbana con andamento da ovest ad est) che si irradiava lungo la sicura ed agevole rete stradale romana di collegamento fra il Tirreno e l’Adriatico. Resti riferibili all’abitato antico di Aeclanum sono visibili nella località Grotte di Passo di Mirabella dove si ammira ancora il recinto murario della prima metà del I secolo a.C. in opera quasi reticolata. All’interno dello spazio urbano
sono un complesso termale degli inizi del I secolo d.C. con strutture murarie in opus mixtum che evidenziano il tepidarium e il calidarium, l’apodyterium e il frigidarium, una piscina natatoria ed una serie di contrafforti in opera laterizia. Annessi alle terme sono una serie di ambienti di uso pubblico che conservano le murature perimetrali in opera mista quasi nella loro originaria altezza. Nell’area forense è un tholus macelli, di epoca imperiale con pilastrini in opera vittata, da cui si accedeva ad alcune tabernae disposte intorno ad una platea circolare. Ad est del mercato è stato identificato forse il teatro e nella zona centrale del pianoro è il quartiere abitativo, racchiuso da tre strade. Prospiciente una strada basolata si rileva una “casa con peristilio” di epoca imperiale ed un lungo ambiente absidato con paramento in opus mixtum del I sec. d.C. Sempre a N della casa sono una serie di altri ambienti, in alcuni dei quali sono resti di una
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fornace in cocciopesto e vasche di sedimentazione del V-VI secolo d.C.. A pochi metri dal peristilio sono i ruderi di una basilica paleocristiana che aveva forse tre navate ed è preceduta da un fonte battesimale a croce greca. MONTELLA Al Paleolitico inferiore si datano resti di industrie litiche mentre un insediamento capannicolo di età eneolitica (III-II millennio a.C.) è stato individuato agli inizi del secolo scorso in località Fossa della Pila. Resti di un probabile circuito murario in opera poligonale del IV-III secolo a.C. si conservano presso la Sella di Fontigliano. La presenza dell’uomo in età romana è testimoniata nel territorio montellese dalla localizzazione di alcuni stanziamenti rustici e di sepolcreti nelle contrade San Giovanni, Lauriola, Triritoppola, Cannavale, Prati, San Pietro e Santa Croce, Rione Fontana, da cui provengono iscrizioni,
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monete, reperti ceramici, edicole funerarie, materiali architettonici. MONTEMARANO Strutture murarie riferibili a ville rustiche ed il ritrovamento di tesoretti monetali, iscrizioni latine ed aree di frammenti fittili segnalate in alcune località fin dal secolo scorso, attestano una frequentazione stabile della zona fin dall’età romana.
testimoniata dalla scoperta di sepolture tombali e dalla presenza del circuito murario in opera poligonale situato sulla collina Serra dell’Incoronata, dove era probabilmente un oppidum sannitico del IV-III secolo a.C. La documentazione di età romana è rappresentata dal ritrovamento di iscrizioni, edicole funerarie e materiale archeologico nelle campagne della zona a testimonianza dell’esistenza di ville rustiche a produzione schiavistica.
MONTEVERDE La presenza umana nel suo territorio è attestata fin dall’età eneolitica (III-II millennio a.C.), periodo cui si riferiscono industrie fittili e litiche scoperte nelle campagne monteverdesi agli inizi del secolo scorso. Un villaggio con relativo sepolcreto di età arcaica è stato invece localizzato anni fa nelle località Bosco Ricciardi (anforette, patere, brocche oggi al Museo Irpino) e Isca del Barone, mentre l’età sannitica è
MORRA DE SANCTIS L’abitato sorge su di un altopiano situato nelle vicinanze delle sorgenti dei fiumi Ofanto, Sele e Calore, le cui valli costituiscono fin dall’antichità le naturali arterie di comunicazione tra Tirreno e Adriatico. Le prime presenze umane nella zona risalgono all’VIII-VI secolo a.C., periodo cui sono attribuiti i ritrovamenti archeologici della località Piano di Cerasuoli, dove è stata esplorata una necropoli
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con tombe a fossa che hanno restituito ricchi corredi funerari con monili in metallo (bracciali ad arco inflesso, orecchini, fibule), armi (coltelli, cuspidi di lancia) e reperti vascolari (ciotole, olle, anforette a corpo globoso). Allo stesso periodo risale anche la vita di un insediamento all’aperto localizzato nei pressi del nuovo campo sportivo, da cui provengono tegole e frammenti di ceramica d’impasto. Tombe di età arcaica sono state rinvenute nella contrada Fontanelle e nell’area dell’odierna Cappella della Maddalena, mentre ceramiche di provenienza dauna sono segnalate in località Laganzana. Al IV-III secolo a.C. risale un villaggio scoperto in località Piano dei Tivoli, in cui sono state messi in luce un tratto di strada lastricata con basoli e strutture murarie: dal sito provengono terrecotte votive e architettoniche forse pertinenti un edificio sacro del IV secolo a.C. Un altro insediamento della stessa epoca, testimoniato da ambienti con spesse strutture murarie, è stato scoperto ai mar-
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gini del paese, non lontano da piazza Giovanni XXIII. All’età tardo-romana si datano i resti di una villa rurale romana in località Selvapiana. NUSCO Testimonianze di una presenza umana nel territorio nuscano sono costituite da iscrizioni latine di età imperiale, sarcofagi in travertino, edicole funerarie, reperti vascolari e materiali architettonici provenienti dalla località Fontigliano. Nella stessa zona anni fa sono stati anche individuati resti di un esteso e monumentale insediamento rurale sempre di età imperiale romana. A Serra di Nusco sono state ritrovate diverse tombe della tarda età del ferro, dai cui corredi si sono recuperati numerosi reperti di bronzo attribuiti alla corrente culturale di Oliveto-Cairano, tra cui fibule a navicella, pendagli a conchiglietta, saltaleoni, un’armispirale in lamina di provenienza forse trans-adriatica, una serie di bracciali ad arco inflesso, goliere, anelli, una punta di lancia di ferro. ROCCA SAN FELICE L’abitato è situato nei pressi della nota Valle d’Ansanto, dove intorno alla metà del secolo scorso è stato localizzato l’importante santuario della dea Giunone Mefitide, frequentato dal V secolo a.C. al II secolo d.C. Il culto era legato alle caratteristiche naturali del luogo, sede di fenomeni di vulcanesimo e di un laghetto naturale noto per le sue venefiche esalazioni (anidride carbonica e acido solforico). La località costituisce uno dei luoghi più suggestivi dell’Irpinia:
identificato dagli antichi popoli italici e dagli stessi Romani come una delle porte dell’Ade, la zona è stata descritta da Virgilio nell’Eneide e da altri famosi scrittori latini. Scavi compiuti negli anni Cinquanta hanno portato alla scoperta del deposito votivo di quello che viene generalmente considerato come il santuario federale degli Hirpini, ubicato proprio ai margini del laghetto vulcanico. L’imponente mole di materiali allora recuperata e attualmente conservata nella sala V del Museo Irpino di Avellino, costituisce ancor oggi una delle più ricche e interessanti testimonianze della cultura figurativa italica. La zona è stata abitata stabilmente almeno dal V secolo a.C. al IV d.C., come dimostrano iscrizioni, reperti architettonici, rilievi funerari, tesoretti monetali, una serie di terrecotte di età ellenistica e di bronzetti raffiguranti l’Ercole italico (IV-III sec. a.C.), estesi sepolcreti e la grande quantità di materiale archeologico finora recuperato da ville rustiche, tabernae ed altri edifici pubblici legati all’attività del santuario. Esplorata in parte la stipe votiva del tempio, che ha restituito l’eccezionaIe complesso di sculture lignee con figure umane, a forma di erme o pseudoerme, del V secolo a.C. e statuette fittili raffiguranti diverse divinità, tra cui Eracle, Afrodite, Eros, Atena, Era, Artemide e tante offerenti, figure muliebri o guerrieri italici. Le campagne di scavo condotte agli inizi degli anni Settanta dalla Soprintendenza Archeologica di Salerno hanno poi portato all’individuazione, sulle pendici nord-occidentali della collina di Santa Felicita, una cospicua parte del santuario di età tardo-repubblicana.
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SANT’ANDREA DI CONZA Dalle campagne circostanti l’odierno nucleo urbano provengono numerose testimonianze archeologiche di età romana, rappresentate da iscrizioni latine, materiali architettonici, tombe, edicole funerarie, tra cui una stele funeraria con figura femminile con capo velato (oggi al Museo Irpino), ceramiche e tesoretti monetali riferibili alla presenza nella zona di ville rustiche impiantate già nella tarda età repubblicana (I sec. a.C.), con continuità di frequentazione sino al periodo della grave crisi economica che interessò il mondo romano dal III al IV sec. d.C. SANT’ANGELO DEI LOMBARDI Resti di industrie litiche in selce ed in pietra levigata rinvenute agli inizi del secolo scorso nel suo territorio testimoniano una presenza umana nella zona fin dal Paleolitico inferiore. La località venne però abitata con una certa intensità soprattutto a partire dalla tarda era repubblicana (II-I secolo a.C.), quando vi furono stanziate alcune ville rustiche: ritrovamenti di materiali archeologici ed architettonici che provengono da varie contrade ne attestano la presenza. La vita continua anche in epoca tardo-romana e altomedievale: scavi archeologici hanno, infatti, messo in luce una necropoli con 65 sepolture in cassa di muratura e in fosse terragne nell’area interna del castello. Le tombe più antiche appartengono ad un periodo compreso tra IV e V secolo, mentre un altro gruppo di tombe, più folto, ha restituito reperti di età longobarda datati tra VI e VII secolo.
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SAN NICOLA BARONIA Un insediamento dell’età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) che ha restituito numerose tombe a fossa con ricchi corredi funerari è stato scoperto nei pressi dell’ambulatorio locale: è la testimonianza più antica della frequentazione da parte di piccoli gruppi umani stabili nella zona. L’età sannitica (IV-III secolo a.C.) e romana sono invece attestate in località Acqua dei Salici, dove era con molta probabilità un villaggio sul cui perimetro fu impiantata in epoca imperiale una grande villa rustica.
SCAMPITELLA Tracce di frequentazione della zona dal Neolitico alla media età del Ferro sono state riscontrate nel suo territorio comunale. Le prime testimonianze di una frequentazione umana più intensa della zona partono dall’età romana e sono rappresentate da ceramiche e materiali architettonici finora recuperati in varie località del paese (Calaggio, Città di Contra), dove vengono segnalate anche estese aree di frammenti fittili riferibili ad insediamenti rurali installati nella zona in età imperiale romana.
SAN SOSSIO BARONIA Alla Cultura Appenninica si riferiscono i reperti ceramici trovati in contrada Civita. Il territorio sossiano era già frequentato stabilmente in età romana, come dimostrano i continui rinvenimenti archeologici che avvengono nelle campagne dell’odierno centro urbano. Un tratto di strada lastricata di epoca imperiale, strutture murarie, iscrizioni latine, tesoretti monetali e reperti vascolari sono stati finora ritrovati in località Civita Alta, mentre sulle colline circostanti la Fiumarella altre estese aree di frammenti fittili attestano la presenza nel luogo di ville rustiche cronologicamente ascrivibili all’età romana. In contrada Turro sono invece i monumentali resti di un ponte romano di cui si conservano i piloni in opera cementizia con parte dei paramenti esterni in opera laterizia. Sempre nella zona le profonde arature hanno portato in superficie una grande quantità di ceramiche, tegole ed oggetti metallici anche dell’età sannitica (IV -III secolo a.C.). SAVIGNANO IRPINO Le più antiche testimonianze di una presenza umana nella zona risalgono al Neolitico antico: si tratta di ritrovamenti di ceramiche sia d’impasto grossolano, con decorazioni impresse con punzoni o ad unghiate, sia d’impasto depurato, decorate con motivi geometrici incisi, provenienti da Monte Castello. L’industria litica è qui formata da lame, troncature e schegge in selce, elementi di falcetto, tranchets campignani, lame e lamelle in ossidiana, punteruoli in osso. Reperti del Bronzo antico sono segnalati in località Ferrara, mentre sempre a Monte Castello è stato messo in luce anche un insediamento della fine del IX - inizi VIII secolo a.C. da cui si sono recuperate ceramiche con decorazione geometrica protodaunia e subgeometrica daunia. All’età tardo-repubblicana (II-I secolo a.C.) ed imperiale romana (I-IV secolo d.C.) sono datate una serie di tombe che hanno restituito materiali archeologici e resti di ville rustiche localizzate nelle contrade Parco, Rasceta, Serra di Casale, Postarza, Piano della Bella, Isca, Scampata e Cave. Da Monte Sant’Angelo e Fontana Mottola provengono reperti ceramici di età eneolitica e sannitica.
ta ad U e ingresso seguito da una specie di vestibolo che delimita un angusto spazio di forma quadrilatera, da cui si accedeva nell’ambiente principale della struttura insediativa. All’interno, oltre a buche di palo e focolari, sono stati trovati alcuni vasi di impasto con all’interno ancora i resti di tre defunti incinerati. La ceramica e l’industria litica recuperata sono state attribuite alla corrente culturale cosiddetta del Gaudo. Resti dell’età del Bronzo sono invece in località Pozzillo. In età romana la zona rientra giurisdizionalmente nel territorio della vicina colonia di Aeclanum (odierna Passo di Mirabella), importante centro commerciale della II Regio Augustea in quanto attraversata dalla via Appia e punto di snodo di almeno altre tre importanti arterie di comunicazione che conducevano in Puglia, in Lucania e nell’avellinese. Iscrizioni incise su lastre marmoree e blocchi di travertino, reperti ceramici, unguentari fusiformi, monete provengono dalle località Trignara, Bosco, San Pietro, Sant’Arcangelo, Pisaro, Isca e San Pietro. TEORA Il suo territorio è stato poco frequentato nell’antichità, anche se in passato sono stati rinvenuti sporadicamente nelle sue campagne materiali archeologici riferibili ad un arco cronologico compreso tra la tarda età del Ferro e l’età romana, quando il luogo rientrava nell’ambito giurisdizionale della città di Compsa (odierna Conza della Campania). TORELLA DEI LOMBARDI Le più antiche testimonianze di una presenza umana nella zona risalgono all’età romana e sono rappresentate per lo più da iscrizioni latine, tombe, tesoretti monetali e strutture murarie riferibili a stanziamenti rustici finora segnalati nelle località San Vito, Braida e Vadi Porretti.
SORBO SERPICO Il suo territorio era già frequentato in età romana, quando la zona rientrava nella pertinenza della vicina città di Abellinum (odierna Atripalda). Reperti archeologici della cultura materiale, tombe e resti di strutture riferibili a ville rustiche di questo periodo e ruderi di un acquedotto di età imperiale che portava l’acqua fino alla piscina limaria della colonia Augusta Abellinatium sono stati localizzati fin dal secolo scorso in diverse contrade del paese. TAURASI Il territorio taurasino è frequentato fin dall’età eneolitica (III millennio a.C.), come attesta il recente ritrovamento in contrada San Martino di un insediamento capannicolo. Qui una campagna di scavi condotta dalla Soprintendenza Archeologica di Salerno ha messo in luce una capanna disposta sull’asse est-ovest, con pian-
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TREVICO Le testimonianze più antiche riguardanti il territorio di Trevico si riferiscono ad un insediamento dell’età del Bronzo (II millennio a.C.) localizzato in località Castello e ad una necropoli dell’età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) scoperta in località Fontana Colarossa da dove provengono diversi oggetti d’ornamento personale di bronzo, tra cui armille tubolari, bracciali e fibule a navicella. Non mancano le ceramiche di questo periodo, tra le quali ci sono oinochòai, coppe e anforette. VALLATA Il recupero di materiali archeologici e la scoperta sporadica di strutture murarie ed aree di frammenti fittili localizzate in passato in alcune contrade del paese testimoniano la frequentazione della zona da parte di gruppi umani già a partire dall’età romana.
ARCHEOLOGIA E TERRITORIO NELL’AREA DEL PIANO DI SVILUPPO LOCALE “TERRE D’IRPINIA - VILLAGGI DELLE FONTI”
VALLESACCARDA La zona è stata stabilmente frequentata da gruppi umani fin dall’età romana, come attestano i rinvenimenti di ville rustiche scoperte recentemente nei pressi dell’odierno centro urbano, di iscrizioni e cippi miliari di epoca imperiale provenienti dalle località Taverna delle Noci e Mattine. VILLAMAINA Ceramiche ed industrie litiche in selce recuperate nella località Santa Paolina e nei pressi delle Terme di San Teodoro attestano la presenza nella zona di insediamenti capannicoli ascrivibili all’età neolitica (V-III millennio a.C.). Ville rustiche ed altre notevoli testimonianze archeologiche rappresentate da aree di frammenti fittili, iscrizioni e materiali architettonici provenienti da edifici romani individuati nelle contrade Formolano, San Paolino, Vertoli e nell’odierno nucleo abitato sono invece riferibili ad un periodo di frequentazione compreso fra I secolo a.C. e II d.C. In quest’epoca, infatti, l’intero territorio villamainese era interessato da una intensa attività di sfruttamento delle risorse agricole in conseguenza dell’abbondanza di manodopera servile costituita in gran parte da orientali. Da una notizia ottocentesca abbiamo testimonianza della localizzazione di un piccolo luogo di culto nei pressi della fontana pubblica di Formulano.
VILLANOVA DEL BATTISTA Le testimonianze archeologiche che attestano una presenza umana nell’antichità sono rappresentate da sporadici ritrovamenti effettuati nella zona a confine con il territorio della vicina Flumeri. ZUNGOLI Il rinvenimento di industrie litiche in selce di età eneolitica (III-II millennio a.C.) avvenuto agli inizi del secolo scorso attesta la presenza nella zona di un insediamento capannicolo preistorico. L’età romana è invece testimoniata dalle continue scoperte in varie località del territorio comunale di materiali archeologici ed architettonici. Un cippo miliare in travertino con iscrizione pubblica in cui si accenna alla viam Herculeam è stato ritrovato nel lontano 1794 durante lavori agricoli eseguiti in contrada Piano dell’Olmo. BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO Bailo Modesti G.et al., Preistoria e Protostoria, in Storia della Campania, Napoli 1978. Barbera M.- Rea R., Compsa e l’alta valle dell’Ofanto, Roma 1994. Colucci Pescatori G., Evidenze archeologiche in Irpinia, in La Romanisation du Samnium, Napoli 1991 Colucci Pescatori G., Il Museo Irpino, Cava dei Tirreni 1975.
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Galasso G., Storia dell’Irpinia antica, Avellino 2005. Galasso G., I comuni dell’Irpinia. Storia, arte, monumenti, Atripalda 2004. Gangemi G., Insediamenti e necropoli a Carife e nella Baronia, Avellino 1992. Gangemi G., L’Irpinia in età sannitica. Le testimonianze archeologiche, in L’Irpinia antica, Avellino 1996. Johannowsky W., Testimonianze materiali del modo di produzione schiavistico in Campania e nel Sannio irpino, in L’Italia, insediamenti e forme economiche, vol. I, Roma 1981. Johannowsky W., Note di archeologia e topografia dell’Irpinia antica, in L’Irpinia nella società meridionale, Avellino 1986; Idem, Il Sannio, in Lukania, italici in Magna Grecia, Venosa 1990. Johannowsky W., L’Irpinia, in “Studi sull’Italia dei Sanniti”, Roma 2000. Forgione S.- Giovanniello V., Frigento e dintorni dal paleolitico all’età sannitico-romana, Frigento 2002. ROMITO M., I cinturoni sannitici, Napoli 1995. Onorato O., La ricerca archeologica in Irpinia, Avellino 1960. Rainini I., Il santuario di Mefite in valle d’Ansanto, in L’Irpinia antica, Avellino 1996. Tagliamonte G., I Sanniti. Caudini, Irpini, Pentri, Carricini, Frentani, Milano 1996. Talamo P. F., La capanna di Taurasi, in “L’ultima pietra, il primo metallo”, Pontecagnano 1993. Talamo P.F., La preistoria, in “L’Irpinia antica”, vol. I, Avellino 1996.
LA STRADA FERRATA AVELLINO - ROCCHETTA SANT’ANTONIO Samantha Mongiello (GAL CILSI – A.G.I.Re.)
LA STORIA “Avellino, 10 ottobre 1893
Il 25 del corrente mese avrà luogo la inaugurazione del primo tronco della strada ferrata da Avellino a Santa Venere, un tronco di ventisette chilometri, che oltre il viadotto di Lapio, annovera due importantissime opere d’arte: la galleria di Salza, di soli settecento metri, ma difficile, per la qualità delle argille, non meno de’ trafori di Ariano, e la galleria di Montefalcione, che si estende, per tremila metri circa, in terreni anch’essi di costosa e non lieve costruzione. La festa inaugurale, a buon diritto, è ansiosamente attesa dalle popolazioni di questo amenissimo circondario. Essa afferma, dopo tanti e tanti anni, un diritto del più alto significato nella storia della viabilità meridionale: l’attuazione, cioè, del voto così fervidamente nutrito e così lungamente atteso di una linea ferroviaria per tutta la valle dell’Ofanto, dalle sue origini,
qui, presso l’Appennino di Nusco, al suo dilagare, di là dall’antico ponte di Massimiano, ne’ piani di Puglia. L’Avellino - Santa Venere è una rivelazione del medio evo in mezzo al mondo moderno. Forse non tutti avranno posto mente a ciò, che una gran valle, come quella dell’Ofanto, fu sempre letteralmente impervia, e quindi impraticabile, dalla più remota antichità a’ giorni nostri; non un tracciato, non un “tratturo” l’ebbe mai percorsa nella sua parte mediana da Conza ad Aquilonia: impervia, e quindi impraticabile, a causa della sua mobilità grande, eccezionale, singolarissima, delle sue rive argillose, che l’hanno resa, e la rendono tuttora, la più inospitale e la più malarica fra tutte quelle delle provincie napoletane. Geograficamente, essa è la strada maestra dell’altipiano irpino a’ porti dell’Adriatico; geologicamente, è l’unica valle della penisola, che non riuscì mai alla mano dell’uomo di volgere e asservire al commercio [...] Così solo si spiega,
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perché unanime e costante, in questo ultimo trentennio, fu sempre l’aspirazione di tutta quanta la provincia di Avellino al compimento di un’opera di tanta importanza, quale è quella della strada ferrata dell’Ofanto […]” 1 Così Giustino Fortunato in “Strade ferrate dell’Ofanto” (1880-1897) descrive “la festa inaugurale” della tratta ferroviaria Avellino - Rocchetta Sant’Antonio. Da questo breve contributo si possono già ricavare una serie di punti di riflessione che danno la dimensione dell’importanza storica ed antropologica di questa linea. Il progetto della ferrovia Ofantina, ovvero della linea ferroviaria Avellino - Ponte S.Venere (così si chiamava originariamente la stazione di Rocchetta Sant’Antonio) nacque con l’esigenza di trovare un punto d’incontro tra le province di Avellino, Foggia, Potenza e di creare una rete viaria nell’Alta Irpinia necessaria per il traffico delle merci. Una commissione parlamentare formata da Francesco De Sanctis (grande sostenitore della strada ferrata), dai deputati della Puglia,
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della Basilicata e da quelli della provincia di Avellino si batté per la ferrovia e nel luglio 1879 ne fu approvata la costruzione tra le linee di terza categoria. Nel 1888 la sua realizzazione fu affidata alla società Strade Ferrate del Mediterraneo che la terminò, per il suo intero percorso, nel 1895. Le condizioni tecniche del tracciato sono proprie di una ferrovia di interesse locale, le modalità di costruzione invece quelle di una linea di primaria importanza. Per venire incontro a molteplici interessi locali, ma soprattutto per assecondare la necessità di trovare una strada che seguisse il corso dei fiumi Calore e Ofanto, così da avere continui rifornimenti d’acqua per le locomotive a vapore, si creò un tracciato in cui la maggior parte delle stazioni risultavano lontanissime dai paesi. Questa linea sembra camminare dritta da una sponda all’altra dei fiumi, passando e ripassando il vario serpeggiare dell’acqua mediante ponti e potenti travate metalliche.
Si scelse di coprire il percorso attraversando i comuni di Taurasi, Castelfranci e Montemarano, vista la produzione di vino pregiato, e proseguire poi su Cassano Irpino, Montella, Bagnoli, Nusco e Lioni, attratti dal commercio di legname e castagne. Originariamente le stazioni o fermate di questa tratta erano 31 più i due capolinea. Oggi questo treno ferma solo in 15 stazioni. Per il resto porte chiuse, vecchie lavagne senza più orari, muri senza più orologi. LE STAZIONI DELLA TRATTA Avellino - Salza Irpina (soppressa alla fine del 2003) - Parolise (soppressa negli anni ’60) Montefalcione (soppressa ) - Arianello - Percianti (soppressa alla fine degli anni ’90) - Montemiletto (soppressa alla fine degli anni ’90, ma riattivata nel settembre 2007) - Lapio (soppressa alla fine degli anni ’90) - Taurasi (soppressa alla fine degli anni ’90) - Luogosano - San Mango sul Calore - Paternopoli (soppressa) - Castelvetere
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(soppressa alla fine degli anni ’90) - Castefranci Montemarano - Cassano Irpino - Montella - Bagnoli Irpino - Nusco - Campi di Nusco - Sant’Angelo dei Lombardi (soppressa alla fine degli anni ’90) - Lioni - Lioni Valle delle Viti (soppressa alla fine degli anni ’90) - Morra De Sanctis - Teora - Sanzano - Occhino (soppressa alla fine degli anni ’90) - Conza - Andretta - Cairano - Cairano (soppressa nel 1982 in conseguenza dell’apertura della variante di Conza) - Calitri - Pescopagano Ruvo - Rapone - San Fele - San Tommaso del Piano (soppressa alla fine degli anni ’90) - Monticchio (soppressa alla fine degli anni ’90) Aquilonia (soppressa alla fine degli anni ’90) Monteverde (soppressa alla fine degli anni ’90) Pisciolo (soppressa alla fine degli anni ’90) Rocchetta Sant’Antonio - Lacedonia. “…questo tracciato corrisponde perfettamente ai voti espressi dalla rappresentanza provinciale di Avellino, poiché esso tocca a Taurasi il circondario di Ariano, serve i numerosi comuni che
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stanno sopra Atripalda, percorre tutta l’alta valle del Calore e quella dell’Ofanto, e si accosta, quanto è possibile, a Sant’Angelo dei Lombardi; sicché essa attraversa o avvicina, entro un raggio di 10 chilometri, 59 comuni, di una popolazione complessiva di abitanti 189,888”. 2 In realtà questa linea non conobbe mai un traffico di grandi proporzioni. Solo dopo il 1 settembre 1933, data in cui le locomotive a vapore furono sostituite con le prime “Littorine”, le ALn 56, le corse giornaliere aumentarono da tre a cinque. Bisognerà invece aspettare gli anni ’70 per vedere le ALn 668 serie 1800, modello che ancora oggi presta servizio sulla linea. Nel corso degli anni ’50 la linea ferroviaria ha avuto il suo periodo di maggiore sviluppo. Utilizzata sia per il trasporto merci - soprattutto vino e legname - che per il trasporto passeggeri, contava ben otto corse giornaliere nei giorni feriali e sette nei festivi, con l’ultimo servizio serale limitato a Conza, dove c’era anche un deposito locomotive.
Nel 1980 anche la linea Avellino - Rocchetta Sant’Antonio pagò il suo tributo al terremoto del 23 novembre. Stazioni danneggiate, abbattute, piazzali popolati da roulotte e da tende. E per la popolazione colpita, vagoni ospedale in marcia lungo la linea semidistrutta. L’attuale stazione Conza - Andretta comprende anche quella di Cairano. Venne costruita alla fine degli anni 70 a seguito dello spostamento più a monte della linea ferroviaria nel tratto che lambiva il lago di Conza. In quegli anni, infatti, venne realizzata la grossa diga a sbarramento del fiume Ofanto che fece innalzare il livello delle acque fino a sommergere la linea ferroviaria. La variante di Conza fu completata nel 1982, anno in cui fu ripristinata anche la stazione di Avellino e inaugurata quella nuova di Conza Andretta - Cairano. Questa stazione era costituita da un edificio a due piani con annessi rimessa locomotive e dor-
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mitorio del personale: “la rimessa era destinata all’ultimo treno in orario che giungeva a tarda sera a Conza per ripartire all’alba; nell’attiguo dormitorio trovavano posto i ferrovieri giunti con tale treno. Tutto il complesso venne però utilizzato per pochi anni. Di quegli anni sono i treni merci Avellino - S.Angelo dei Lombardi, il merci raccoglitore che percorreva la linea in 7 ore. Un primo raccordo in linea con complessi industriali esisteva a Pisciolo, dove venne creata una fermata appositamente per il raccordo con le locali industrie estrattive, oggi dismesso. Altri due raccordi vennero creati invece negli anni ‘80 con le zone industriali di Taurasi e Luogosano, ma anch’essi ebbero vita breve, sebbene siano ancora esistenti ed abbastanza efficienti allo stato attuale. Gli anni ‘90 si aprirono con un aumento del numero dei treni: ben 7 coppie giornaliere. Esisteva anche un collegamento speciale nei mesi invernali tra Bari e Bagnoli Irpino per consentire di raggiun-
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gere la località sciistica di Lago Laceno” 3. Le prime zone industriali tra Nusco e Lioni avrebbero potuto essere collegate alla ferrovia, ma non è stato fatto. Si è preferito utilizzare il trasporto su gomma che ha reso più lento il traffico e certamente più costoso il movimento delle merci. I binari a scartamento ridotto attualmente in uso sono certamente inadeguati per poter ipotizzare un possibile sviluppo commerciale della tratta, la cui fattibilità è stata invece ampiamente documentata. Alcune corse furono sostituite da autobus, fino ad arrivare ad oggi con solo una coppia di treni che percorrono l’intera linea, mentre altri due coprono il percorso Avellino - Lioni, che risulta essere quello più frequentato soprattutto da studenti. Il servizio poi è interrotto nei giorni festivi e durante il periodo estivo. DATI TECNICI 4 LUNGHEZZA: 119 Km.
STAZIONI E FERMATE TOTALI: 31 più i capolinea. STAZIONI E FERMATE IN USO: 13 più i capolinea. STAZIONI SEDE DI INCROCI: 10 (Salza Irpina, Montemiletto, Paternopoli, Montemarano, Montella, Nusco, Conza-Andretta-Cairano, Calitri-Pescopagano, Monticchio, Monteverde). STAZIONI PRESENZIATE: 1 (Lioni). PONTI: 30 metallici (lunghezza totale m. 2174) dei quali 12 in ferro e 18 in acciaio. GALLERIE: 19 di cui una lunga m.2595, un’altra di m.1302, altre quattro tra i m.500 e 1000. ALTITUDINE MINIMA: 217 m. (Capolinea di Rocchetta Sant’Antonio-Lacedonia). ALTITUDINE MASSIMA: 672 m. (Stazione di Nusco). FIUMI ATTRAVERSATI: Sabato, torrente Salzola, Calore (attraversato ben 9 volte dalla ferrovia), Ofanto. PRESTAZIONE MASSIMA: 280 t. TIPOLOGIA DELLA LINEA: Binario unico non elettrificato. TRENI IN SERVIZIO: ALn 668 serie 1800. MASSIMO CARICO ASSIALE: 16 t/asse. LUNGHEZZA MASSIMA CONVOGLI: 275 m.
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I PROTAGONISTI Da alcuni documenti conservati nell’Archivio di Stato di Avellino emerge il quadro di un’umanità in movimento, un continuo moto migratorio che porta in terre isolate ingegneri, tecnici, impiegati e soprattutto operai, “…. ‘più di mille di diverse contrade d’Italia’, in cerca di lavoro e sopravvivenza lungo valli e pendii dai quali gli stessi abitanti fuggono per cercare altrove condizioni per una vita migliore.”5 Erano coloro che da ogni dove giungevano in Irpinia a cercare lavoro nei cantieri della ferrovia. L’arrivo di una moltitudine così importante di operai da tutta l’Italia in queste terre isolate, non abituate ad accogliere “gli stranieri”, visti spesso come una minaccia all’abitudinaria quiete di questi luoghi, ha segnato un incontro “forzato” tra linguaggi, culture, saperi e tecniche. Il rapporto tra queste realtà non è sempre stato indolore, anzi ha spesso creato malumori e pregiudizi tra le popolazioni autoctone, come testi-
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moniano i passi seguenti: “Ieri giorno festivo, Calitri sembrava un campo invaso da nemici, facce equivoche da mane a sera. Le risse scatenate da codesti operai in giro per il paese in festa, armati di roncole, rasoi e coltelli spaventano i cittadini esposti a pericoli senza che vi sia chi li garantisca”: così scriveva il Sindaco di Calitri al Prefetto di Avellino nel 1893. Tra i protagonisti delle storie di vita che si svolgevano lungo la tratta, una delle figure emblematiche è stata quella del corriere, il cui compito era, molto spesso, quello di barattare prodotti locali irpini in cambio di merci acquistate in città (Avellino e Napoli). “…Gerardo de Zonza, Pietro de Sciola, Antonio de Perchecchia. Così li chiamavamo affettuosamente. Erano i corrieri, coloro che andavano e venivano da Napoli e Avellino per conto di chi dal Paese non poteva allontanarsi. Li ricordo con dignitose valigie di fibra, piene di pacchetti vari, coscienti ed orgogliosi dei loro ruoli. La sera
rientrando sarebbero andati di casa in casa a fare le consegne…”. 6 Oltre ai ferrovieri, altre figure pittoresche popolavano i treni di questa linea, come Concetta, che tutti i lunedì prendeva il treno alla stazione di Bagnoli Irpino con in testa il suo cesto carico di ricotta e tartufi. Non possiamo infine dimenticare che la Littorina era conosciuta anche come il treno del vino. I produttori di Taurasi, Montemarano, Castelfranci, Luogosano e San Mango sul Calore utilizzavano la tratta per diffondere fuori provincia il pregiato nettare di Aglianico. Ma la tratta Avellino - Rocchetta Sant’Antonio ha significato soprattutto emigrazione. Per tutti gli anni ’50 e i primi anni ’60 il treno è stato il compagno di viaggio per moltissimi irpini che hanno lasciato i propri paesi di origine in cerca di un futuro migliore, verso l’industrializzato nord o verso le Americhe. Giorno dopo giorno, presso le stazioni della linea ferroviaria si ripetevano le
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scene di addii degli emigranti che, con le loro valigie di cartone, raggiungevano il capolinea a Rocchetta Sant’Antonio in attesa della coincidenza per Foggia e da lì verso nuove mete. UNA PROPOSTA DI RIVITALIZZAZIONE “…prima del turismo, c’era il viaggiare, attività intrapresa appunto da coloro che sono conosciuti come “viaggiatori”. Essi visitavano con la stessa curiosità e lo stesso timore reverenziale che animano gli adolescenti quando, con la complicità della nonna, viene loro dato modo di rovistare nei cassetti della scrivania del nonno, un arcipelago, con un passato alle spalle, esperienze, ricordi, il mondo dei “grandi” che, nell’immaginario dei bambini, ha sempre qualcosa di misterioso. I viaggiatori cercavano di capire i caratterizzanti trascorsi della vicenda umana vissuta nel territorio e provavano ad immedesimarsi nella corrente, gustavano la poesia dell’ambiente, nella più ampia accezione del termine, lo legge-
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vano attraverso gli occhi e i volti e le parole delle donne, degli uomini, dei ragazzi incontrati nelle campagne, nelle strade, nelle piazze, nelle case, trattenendosi con loro, magari sedendo al loro desco è […] la prossima conquista di chi vorrà fare turismo starà proprio nel recupero dello spirito che animava i viaggiatori, pur senza anacronistiche e ridicole rinunce, anzi utilizzando con intelligenza i mezzi e i sussidi moderni”. 7 La bellezza dell’Irpinia non ha accrediti eclatanti, è di quelle che si scoprono man mano, che vengono fuori alla distanza. È un territorio che va scoperto lentamente, senza fretta, con la curiosità ingenua di chi si avvicina per la prima volta, dove è possibile fermarsi e ritirarsi a riflettere in silenzio ascoltando la voce della natura. Ed è tra questi luoghi che si snoda l’antico asse ferroviario, percorrendo la valle dell’Ofanto e collegando
Avellino con i paesi della Media e Alta Valle del Calore e con la sua provincia più orientale. Frequentata ormai da soli due treni, per lo più vuoti, la linea è stata compresa nell’elenco dei “rami secchi” delle Ferrovie dello Stato. L’idea progettuale consiste nel riutilizzo di questa tratta ferroviaria, con la piena consapevolezza che “I rami secchi possono non solo rinverdire, ma anche portare frutti, se una intelligente e sagace politica di utilizzo del treno (unico mezzo attualmente ecologico) permetterà di valorizzare zone turistiche (…anche commerciali e industriali) poco conosciute, ma certamente meritevoli di attenzione da parte di chi vuole immergersi nel verde ancora pulito, per difenderlo e non per inquinarlo, ovviamente; la linea ferrata citata offre agli occhi del visitatore un paesaggio meraviglioso, appena
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sfiorato e cucito dalla cerniera marrone delle rotaie che, dolcemente, costeggiano le rive ed i pioppi del Calore e dell’Ofanto, si insinua nel verde intenso e profumato per aprire e ricomporre un’armonia di colori”.8 Rivitalizzare questa tratta ferroviaria non è un progetto anacronistico e nostalgico, ma è il tentativo di cercare possibilità per nuove funzioni compatibili con le necessità e le attuali opportunità, affinché né la storia né la memoria siano cancellate, ma vengano rese protagoniste per uno sviluppo sostenibile del territorio. Uno studio condotto con la supervisione della Prof.ssa Maria Gabriella D’Autilia e del Prof. Lello Mazzacane del Dipartimento di Sociologia dell’Università Federico II di Napoli e con il sostegno dell’Agenzia di sviluppo del GAL (A.G.I.Re, Agenzia per la Gestione e l’Implemen-
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tazione di Reti), propone un’idea progettuale di rivitalizzazione e rifunzionalizzazione, prioritariamente in chiave turistica, della linea ferroviaria Avellino - Rocchetta Sant’Antonio. Lo studio, realizzato attraverso il metodo della ricerca-azione da chi scrive e da Ilde Masillo (stagiste presso il GAL CILSI – A.G.I.Re.), individua e sperimenta otto macropercorsi di valorizzazione territoriale lungo la tratta: 1) archeologia, monumenti e personaggi storici; 2) architettura religiosa; 3) dialetti architettonici; 4) itinerario dei musei; 5) arti e mestieri; 6) risorse paesaggistiche e ambientali; 7) cultura del cibo; 8) riti, leggende e tradizioni popolari. Lo studio evidenzia, inoltre, alcuni esempi di buone prassi sull’uso turistico della tratta: 1994-95 “Il treno della neve” (Comunità Montana Terminio-Cervialto, Comune di Bagnoli Irpino, FFSS, Regione Puglia); 1995 “Il centenario” (Comuni della tratta, dopolavoro ferroviario di Lioni, Cassa di Mutualità di Teora, ITC Sant’Angelo dei Lombardi); 2001 “Viaggio sentimentale in treno” (CRESM e Comuni del Parco Letterario
F. De Sanctis); 2007 “Treni d’Irpinia” (Regione Campania, GAL Verde Irpinia, Provincia di Avellino, Comunità Montane Alta Irpinia e Terminio Cervialto, Comuni ed associazioni culturali). A valle di questo e di altri studi (es. CRESM – Provincia di Avellino, 1996), delle sperimentazioni sopra citate, delle attività di animazione territoriale svolte da A.G.I.Re., è stata avviata la costituzione di una rete costituita da attori pubblici e privati, interessati a vario titolo alla valorizzazione della storica tratta ferroviaria, con l’obiettivo di dar vita ad un percorso progettuale partecipato, con pari dignità, dai soggetti responsabili dell’attuazione di progetti di sviluppo nell’area interessata (PSL, PIT, PIR, Patti, Contratti d’Area, ecc.). Si pensa alla elaborazione ed attuazione di un progetto integrato di sviluppo locale che, riconsiderando il rapporto della ferrovia con il suo territorio, interviene sull’adeguamento infrastrutturale della tratta, sul miglioramento del servizio e sugli elementi di connessione con le risorse culturali, ambientali, artistiche, sociali ed economiche.
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NOTE 1
Giustino Fortunato, ‘10 Ottobre 1893’ in “Le strade ferrate dell’Ofanto” (1880-97), Firenze, Vallecchi Editore, 1927, pp. 180-181. 2 Giustino Fortunato, cit., p. 299. 3 Serafino Vinciguerra, Salvatore Marano, “Le strade ferrate. L’Avellino - Rocchetta Sant’Antonio. La storia”, in www.lestradeferrate.it 4 Fonte: Serafino Vinciguerra, Salvatore Marano, cit. 5 Gaetana Aufiero, “Amarcord: Avellino - Rocchetta Santa Venere. Una strada ferrata ‘ben più efficace dell’alfabeto’”, in “Irpinia Illustrata” n.4 (11), Cava dei Tirreni, Sellino Editore, 2003, pp 4-33. 6 N.Iorlano, V.Palmieri, “Passato Prossimo. Scene di vita lionese”, Lioni, 1974. 7 Giovanni Garavaglia, prefazione a “Monografia di Avellino e la sua Provincia”, Clementi Editore, 2002. 8 Liceo Scientifico Statale “P.S.Mancini” di Avellino, “Conoscere l’Irpinia”. Dal progetto didattico di riscoperta del territorio attraverso percorsi monumentali, curato dalla Prof.ssa Anna Andreoli, Ariano Irpino, 2004.
ESPERIENZE DI USO TURISTICO DELLA FERROVIA AVELLINO - ROCCHETTA S. ANTONIO
La “proposta di rivitalizzazione” contenuta nell’intervento che precede, si fonda anche sulla positiva valutazione di esperimenti già realizzati negli anni scorsi, a partire dal 1994 e in particolare dalle celebrazioni per il centenario della nascita della strada ferrata. Le ultime due iniziative sono state quella del 2001 denominata “Un Viaggio Elettorale, un Viaggio Sentimentale”, che era anche l’evento inaugurale delle attività del Parco Letterario Francesco De Sanctis 1, e quella del 2007 denominata “Treni d’Irpinia”. Il primo agosto 2001 sono stati percorsi, a bordo di un treno d’epoca, alcuni itinerari desanctisiani, con soste e momenti di drammatizzazione, brevi visite guidate ed una festa finale alla stazione ferroviaria di Morra De Sanctis. I partecipanti (viaggiatori con prenotazione) erano 250 ma il totale delle presenze è stato stimato in circa un migliaio di persone. I momenti di drammatizzazione prevedevano la presenza di un attore, una cantastorie, un banditore, un musicante, una banda musicale. Riportiamo qui il programma-copione del Viaggio.
PRIMA PARTE: VIAGGIO AVELLINO - MORRA DE SANCTIS • Ore 14.30 stazione ferroviaria di Avellino Il banditore annuncia l’orario di partenza del treno, le guide distribuiscono copie dei quotidiani che annunciano il viaggio inaugurale, la cantastorie dà inizio alla narrazione: Francesco De Sanctis ci ha lasciato il racconto di un viaggio elettorale. Il suo racconto sarà la nostra guida lungo la strada che ci porta a Morra, e poi a Conza e a Calitri. Era il 28 luglio 1837 quando Ciccillo, ventenne innamorato di Giacomo Leopardi, giungeva ad Avellino, proveniente da Napoli e diretto a Morra, per sfuggire al colera, “questo ignoto e sinistro morbo (che) dopo di avere spaventato mezza Europa, piombò sopra Napoli come un flagello”; “lettere mi venivano dal babbo, da mamma e da zio, atterriti dalle voci del colera che giungevano in paese, e mi chiamavano, e me ripugnante sgridavano e incalzavano”. Ed era un giorno di gennaio del 1875 quando il
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Professore giungeva ad Avellino, ultima tappa del viaggio elettorale, “ultimo scopo del mio viaggio, la capitale”. etc. • Ore 15.00 partenza. • Ore 17.00 arrivo alla stazione di Morra De Sanctis. Il banditore annuncia la merenda: taralli e dolci, vino e caffè, per i viaggiatori provenienti da Avellino e per quelli che iniziano qui il viaggio. La cantastorie legge alcuni brani del Viaggio desanctisiano dedicati a Morra: “Dunque una costa in pendio avvallata è Morra. Ed è tutto un bel vedere, posto tra due valloni. A dritta è il vallone stretto e profondo di Sant’Angiolo, sul quale premono le spalle selvose di alte vette, e colassù vedi Sant’Angiolo, e Nusco, e qualche punta di Montella, e in qua folti boschi che ti rubano la vista di Lioni. A sinistra è la valle dell’Isca, impetuoso torrente che va a congiungersi coll’Ofanto, e sopravi ignudi e ripidi monti, quasi un anfiteatro che dalla vicina Guardia si stende fino a Teora, e ti mostra nel mezzo
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il Formicoso, quel prato boscoso dietro di cui indovini Bisaccia, e ti mostra Andretta, e il castello di Cairano, avanguardia di Conza, e Sant’Andrea. etc. Il banditore annuncia la partenza del treno. SECONDA PARTE: VIAGGIO MORRA DE SANCTIS - CALITRI E RITORNO • Ore 17,30 partenza in direzione Rocchetta Sant’Antonio. La musica accompagna i viaggiatori, i musicanti occupano il primo vagone. • Ore 17,45 fermata lungo il fiume Ofanto, presso il lago di Conza. La cantastorie scende dal treno, il banditore richiama l’attenzione dei viaggiatori ai finestrini, la cantastorie descrive e racconta. Qui siamo nei pressi del fiume Ofanto e del lago artificiale di Conza, visibile dal treno. La cantastorie legge un testo tratto da un giornale stampato in occasione dell’inaugurazione della ferrovia, il 27 ottobre 1895. I musicanti si trasferiscono nella seconda carrozza.
• Ore 18,00 il treno riparte. • Ore 18,15 arrivo alla stazione di Calitri. Il banditore annuncia la prosecuzione del viaggio fino al centro storico (pochi minuti in autobus). • Ore 18,30: centro storico di Calitri. La cantastorie racconta del rapporto difficile tra il De Sanctis e questo paese, ricordando i brani più significativi tratti sempre da Un viaggio elettorale. Ascoltate, ascoltate cosa scrive De Sanctis di Calitri, la nebbiosa! “La strada era una fangaia; ci si vedeva poco, e un freddo acuto mi metteva i brividi. A sinistra era una specie di torrione oscuro, che pareva mi volesse bombardare; a destra una fitta nebbia involveva tutto; l’aria era nevosa, e il cielo grigio tristamente monotono. Salii a una gentile piazzetta, e passando sotto gli sguardi curiosi di molte donne ferme lì sulle botteghe, volsi a mancina in una specie di grotta sudicia che voleva essere un porticato, e giunsi in casa Tozzoli. (…)
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Non conoscevo le cose, ma quelle strade erano impresentabili, e dànno del paese una cattiva impressione a chi vi giunge nuovo; le strade sono pel paese quello che il vestire è per l’uomo.” Entra in scena l’attore che interpreta il personaggio dell’Autore e parlando in prima persona, affacciato ad un balcone, chiarisce e spiega i motivi di quel suo rancore, ricordando però soprattutto la bella accoglienza ricevuta dai bambini del paese, che erano uguali ai bambini di Morra, coi quali condividevano i giochi. Ricorda la sua infanzia a Morra. Evocati, entrano in scena bambini che giocano “alla lotta, al salto sulla schiena” ecc., dopodiché si mescolano al pubblico, invitandolo a seguirli nei vicoli del centro storico. Anche i musicanti li seguono. Il cantastorie, vagamente contrariato, ricorda ai presenti che dopo mezz’ora si riparte, l’attore rientra in casa e richiude il balcone, il banditore sottolinea l’orario della partenza.
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• Ore 19,30: si riparte alla volta della stazione. • Ore 19,50: stazione di Calitri: partenza per Morra De Sanctis. I musicanti prendono posto nella terza carrozza. • Ore 20.20: arrivo alla stazione di Morra. Dal treno si sente una banda suonare, si vedono i bagliori di molte fiaccole. La stazione è addobbata a festa. Ci sono bancarelle e luminarie, che per il momento sono spente. L’illuminazione è quella delle fiaccole. Non si vedono ancora i sindaci di Avellino e di Rocchetta Sant’Antonio (i due poli della ferrovia) insieme al Sindaco di Morra. La banda smette di suonare, il banditore annuncia un discorso. L’attore sale sul palco. (6) Si determina una situazione ambigua nella quale l’arrivo del personaggio De Sanctis rappresenta la nascita del Parco Letterario e i saluti e gli applausi del pubblico sono i saluti e gli applausi al Parco.
L’attore-De Sanctis pronuncia il suo discorso di saluto alle popolazioni dei diversi paesi del Parco utilizzando i testi tratti da Un viaggio elettorale (Rocchetta la poetica, Bisaccia la gentile, ecc.) Termina il discorso, la banda riprende a suonare, si spengono le fiaccole e si accendono le luminarie. Il pubblico è accolto e salutato dai sindaci dei tre comuni. Fuochi d’artificio, inizia la festa, si mangia e si beve. *** “’Treni d’Irpinia’, all’interno del più vasto progetto regionale ‘Montagna Viva’, è un’iniziativa curata da: Regione Campania, SeSIRCA e STAPA CePICA di Avellino, GAL Verde Irpinia, Provincia di Avellino – Assessorati al Turismo e all’Agricoltura, Comunità Montane Terminio Cervialto e Alta Irpinia, 10 Comuni dell’area, Associazioni
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culturali locali, Federconsumatori Campania. “Nell’ambito del Programma regionale ‘Montagna Viva’ è stato elaborato un Progetto di promozione territoriale volto alla riscoperta a fini turistici ed enogastronomici dell’antica tratta ferroviaria Avellino - Rocchetta S. Antonio […] L’obiettivo, condiviso dalle tante istituzioni locali che hanno aderito all’iniziativa, è quello di rivitalizzare tale ferrovia alla stregua di quanto già fatto in altri territori dalle caratteristiche simili, come la Sila, le Crete Senesi o il Trentino, attraversati anch’essi da tratte ferroviarie convertite alla fruizione turistica. Il format per le iniziative già programmate per il 2007 (5 itinerari in giorni festivi distribuiti in 6 mesi) prevede l’utilizzo parziale della ferrovia e lo spostamento, nel corso della giornata, dei turisti e degli opinion maker invitati in: centri storici dei comuni, imprese della zona (per degustazioni di tipicità locali, spesa nelle fattorie di ‘Sapori di Campania’, mercatini tipici e biologici) e visite ad altri
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attrattori enogastronomici ed etnico-culturali dell’area. Capifila dell’intervento sono l’Assessorato regionale all’agricoltura e attività produttive (Settori SIRCA e Stapa-Cepica di AV) e il GAL Verde Irpinia. Nel primo anno del progetto, sono state coinvolte in primis le associazioni di consumatori, nello spirito della collaborazione tra utenti e pubblica amministrazione, come auspicato anche dalla L.R. n. 19/2002, anche al fine di migliorare l’erogazione dei servizi pubblici. La Federconsumatori fa da capofila anche per le altre sigle che hanno aderito”. 2 I viaggi del 2007 hanno preso il via il 25 Aprile 2007 con: Nusco–Lioni: un viaggio slow nell’era dell’alta velocità. A seguire, il 26 maggio: Taurasi-Lapio; 23 giugno: Bagnoli Irpino - Montella; 15 settembre: Conza della Campania - Calitri; 20 Ottobre: Montemarano - Volturara Irpina. Riportiamo il racconto del viaggio del 26 maggio: “Tour particolarmente ‘brioso’ per i 180 fortunati che hanno partecipato al secondo itinerario del Progetto Treni d’Irpinia. Partenza, come sempre, dalla stazione ferroviaria di Avellino, con tanto di fischio d’ordinanza del ridente capo stazione, che forse non ricordava da anni le due carrozze della linea per Rocchetta S. Antonio tanto piene di passeggeri, ai quali l’efficiente organizzazione, curata nei mini-
mi dettagli dagli staff dello Stapa-Cepica di Avellino e del Gal Verde Irpinia, aveva fornito: ‘regolare’ biglietto di viaggio, sacca capiente per la spesa in fattoria, cappellino salva cranio (da sole o pioggia) e soprattutto bicchiere da sommelier e relativa tasca a tracolla che faceva già intendere ai partecipanti il tema della giornata. Alla stazione di Luogosano accoglienza simpatica da parte della Comunità Montana Terminio Cervialto, con punti ristoro e informazioni, poi in navetta direttamente a Taurasi, capitale del pregiato vino omonimo docg. Col sindaco Buono e le preziose guide visite guidate alla famosa Cantina Caggiano, al Palazzo Ducale, che ospiterà l’Enoteca regionale, e al centro storico. Da qui all’ottimo mercatino delle imprese del marchio regionale ‘Sapori di Campania’, i cui stand sono stati presi d’assalto dai partecipanti a caccia di autentiche leccornie, quasi impossibili da trovare in città. Presso la rinomata Cantina Antica Hirpinia sosta pranzo con menu rigorosamente tipico locale, innaffiato dagli incomparabili vini docg irpini. In pullman a Lapio, la capitale del glorioso Fiano docg e visite alle Cantine Clelia Romano, Nicola Romano e Terre del Principe e ai vigneti storici della zona. In serata, prima del rientro, immancabile visita al celebre stabilimento di Mastroberardino, per un’ultima bicchierata stavolta con il terzo vino docg, il Greco di Tufo”.3
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Come si vede, due modi diversi di rivivere la ferrovia, accomunati dall’obiettivo della dimostrazione delle sue concrete potenzialità di rinascita e di sviluppo. NOTE 1 L’Unione Europea, nell’ambito del QCS Italia Obiettivo 1 1994/1999, Asse 3.1: “Incentivi agli investimenti turistici”, approvava la Sovvenzione Globale dal titolo “I Parchi Letterari”, la cui attuazione fu affidata alla Società per l’Imprenditorialità Giovanile, alla Fondazione Ippolito Nievo e al Touring Club Italiano. “Parchi Letterari” è un progetto ideato e realizzato da Stanislao Nievo ed è un Marchio legalmente registrato e protetto dalla Fondazione Ippolito Nievo, con il patrocinio dell’UNESCO. Tra i progetti approvati figurava quello per l’istituzione del Parco Letterario Francesco De Sanctis, promosso dall’Amministrazione Comunale di Morra De Sanctis (AV) ed elaborato dal C.R.E.S.M. Campania. Il progetto fu selezionato, insieme ad altri 15, tra le 238 proposte presentate al Comitato Tecnico Scientifico della Sovvenzione Globale “I Parchi Letterari” in occasione del Concorso di Idee bandito nel 1998. 2 http://www.sito.regione.campania.it/agricoltura/montagna_viva/treni_irpinia.html 3 http://www.sito.regione.campania.it/agricoltura/montagna_viva/taurasi-lapio.html
IL REGIO TRATTURO PESCASSEROLI - CANDELA
Un tratto del Regio Tratturo Pescasseroli - Candela delimita a nord-est l’area d’interesse del Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti” e con i suoi tratturelli, bracci e riposi pervade l’intera area fino al corso dell’Ofanto e della ferrovia Avellino - Rocchetta S. Antonio. Al fine di comprendere la valenza economica, antropologica e sociale di uno dei più importanti percorsi storici del Mezzogiorno d’Italia, si riporta di seguito l’introduzione del prof. Diomede Ivone agli Atti (da lui curati) del convegno di studio “La transumanza nell’economia dell’Irpinia in età moderna”, organizzato nel giugno del 2001 nell’ambito del progetto Parco Letterario Francesco De Sanctis. Essi sono stati pubblicati dal Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università degli Studi di Salerno ed editi nel 2002 dalla Editoriale Scientifica S.r.l., Napoli. “La transumanza fu uno straordinario fenomeno di emigrazione stagionale delle greggi che dai
luoghi di montagna dell’Abruzzo, del Molise, della Campania e della Basilicata si recavano nella pianura del Tavoliere. Un fenomeno millenario che si ripeteva ogni anno e di generazione in generazione lungo itinerari detti tratturi. Termine quest’ultimo utilizzato – secondo quanto scrive Italo Palasciano, le Lunghe vie erbose, tratturi e pastori del Sud, Lecce, 1981 – nella prammatica del 1 agosto 1447 di Alfonso I d’Aragona che istituiva la ‘Regia Dogana della Mena delle pecore di Puglia’. I pastori, quindi, per spostarsi con i loro greggi dovevano servirsi dei tratturi i quali erano sottoposti ad una rigida normativa disciplinare in grado di tutelare sia il flusso del gregge sia la loro sicurezza. Essi erano larghi 111,11 metri ed erano delimitati lungo il percorso da ‘termini lapidei’ ossia da blocchi di pietra sui quali erano scolpite le lettere R.T., che stavano ad indicare Regio Tratturo, ed il numero che li contraddistingueva. Sui tratturi le greggi viaggiavano durante il giorno e sostavano, rinchiuse in recinti, durante la notte. Adiacenti ad
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essi in località pianeggianti, ricche di erbe, e presso corsi d’acqua si estendevano i ‘riposi’, dove le greggi potevano sostare per un periodo più lungo. Sui tratturi non si muoveva solo il gregge, ma un’intera ‘organizzazione itinerante’ di uomini e animali. Alla conduzione di tale organizzazione c’era il massaro che a volte era anche il proprietario del gregge. Egli era responsabile della manifattura e della custodia della ricotta e del formaggio oltre che del buon andamento dell’intera azienda transumante. Alle sue dipendenze c’era il sottomassaro o caciere che divideva con lui alcune responsabilità e sovrintendeva sul restante personale. Seguivano i butteri che erano addetti alla custodia degli animali da soma e al trasporto della paglia, delle reti, dei paletti, della legna ed altro. I butteracchi erano i coordinatori dei butteri che custodivano i ricoveri ed eseguivano servizi di trasporto con i somari. I pastori e i pastoricchi aiutavano nelle quotidiane attività di mungitura, di guardiania e di abbeveraggio. Alla base
IL REGIO TRATTURO PESCASSEROLI – CANDELA
di questa gerarchia pastorale c’erano i guaglioni o garzoni inservienti apprendisti che preparavano il fuoco e qualcosa da mangiare. Il sistema doganale durò tre secoli e consentì il massimo sviluppo della transumanza e una fonte di entrata inesauribile per lo Stato. Con l’abolizione della Dogana nel 1806 e la successiva legge di affrancazione del 1865, le terre del Tavoliere furono man mano liberate dal vincolo di pascolo comportando una lenta sparizione della transumanza che, anche se con minore rilevanza, continuerà fino agli anni ’50 del Novecento. Anche nelle comunità irpine la pastorizia per ragioni di sopravvivenza doveva annualmente spostarsi dai luoghi più alti e più rigidi, sfruttabili solo in estate, a quelli pianeggianti pugliesi più caldi per il periodo invernale, poiché l’inclemenza del clima nel periodo invernale comprometteva la produttività degli allevamenti e la stessa esistenza degli armenti: anche per l’Irpi-
nia nacque dunque l’esigenza della transumanza, il cui fenomeno si manifestava generalmente lungo il tratturo Pescasseroli – Candela (211 Km) il secondo per lunghezza dopo quello dell’Aquila – Foggia (243,597 km), per il tratto che iniziava a Casalbore e si concludeva a Zungoli, prima di immettersi nella provincia di Foggia a Candela. Considerata quest’ultima la finestra del Tavoliere. È allo studio, appunto, di questo tratto importante del secondo Regio Tratturo che fu dedicato il Convegno, svoltosi ad Andretta il 21 e 22 giugno del 2001, i cui atti […] contengono ben 15 relazioni che hanno studiato aspetti economici, civili e religiosi legati al fenomeno irpino della transumanza. Sono stati studiati, così, il viaggio dei locati irpini lungo i tratturi che era di circa tre o quattro giorni, rispetto a quello medio degli abruzzesi che era di venti giorni, il ruolo che i pastori avevano nell’influenzare con il loro passaggio la storia economica, civile e religiosa del-
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l’alta Irpinia e, soprattutto, dei 5 paesi più prossimi al Tratturo Pescasseroli – Candela, Casalbore, Montecalvo, Ariano Irpino, Villanova e Zungoli; la funzione dei tratturelli Foggia – Camporeale, che attraversava i comuni di Greci e Ariano Irpino, Volturara – Castelfranco, che attraversava il comune di Greci; San Guglielmo o del Pisciolo, che passava per Monteverde; ed il braccio detto del Frascino, in località Montecalvo Irpino; le due “aree di sosta” di Casalbore importanti per i pastori in transito; la Valle d’Ansanto, le cui acque curavano gli armenti dalla scabbia, i rapporti tra agricoltori e pastori, ed il loro evolversi nell’arco dei secoli, le relazioni, spesso conflittuali tra pastori transumanti e signori feudali locali, la cartografia del territorio, la stessa organizzazione interna del mondo pastorale. L’elemento poi che più di ogni altro accompagnò i pastori sul tratturo fu la fede che li aiutava ad affrontare una vita difficile e che costituì il motivo dell’affermarsi di un gran numero di riti, sia
IL REGIO TRATTURO PESCASSEROLI – CANDELA
nel territorio pugliese che in quello irpino. I tratturi divennero fonti di vita e di civiltà, poiché qui i più giovani apprendevano oltre al mestiere, anche alcune forme d’arte come il suono di vari strumenti, l’intaglio di oggetti in legno e il genere letterario dei poemi epici. Questi percorsi erbosi furono le vie di comunicazione di una civiltà che ebbe molti riflessi letterari. Infatti, la transumanza irpina fu al centro di un patrimonio di leggende, di canti, di linguaggi dando vita ad una vera e propria civiltà culturale.(…)”. Il legame del Regio Tratturo con la ferrovia Avellino - Rocchetta S. Antonio viene sottolineato nella mostra curata dall’Archivio di Stato di Avellino e dalla Pro Loco di Andretta, nell’ambito del citato convegno di studio.
Nell’intervento di presentazione della mostra del Prof. Nicola Di Guglielmo viene evidenziata la “fotoriproduzione del tronco del tratturello che, dal confine di Morra Irpino a quello di Conza della Campania, correva parallelo al corso del fiume Ofanto, con indicazione dei tratti da espropriare per la costruzione della ferrovia Avellino - Rocchetta S. Antonio”. Gli atti di esproprio corredati dalla cartografia, redatti in data 8 gennaio 1894 dalla Società Italiana per le Strade Ferrate del Mediterraneo, documentano con chiarezza le connessioni tra i due percorsi storici. D’altra parte, alcuni anni dopo l’apertura ufficiale della tratta si avviò un vivace dibattito sull’utilità della rete tratturale che portò alla promozione di una inchiesta parlamentare (Decreto 21 ottobre 1903) nel corso della quale il relatore, Sen. D. Di Marzo, presi-
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dente del Regia Commissione, ebbe ad osservare che “La sostituzione delle strade rotabili ai tratturi sarebbe assurda. Le greggi, nel lento lungo tragitto, non avrebbero di che cibarsi. Assurdo anche il trasporto per ferrovia: le greggi arriverebbero presto in Puglia, prima che le erbe fossero riapparse. Il subitaneo mutamento del clima sarebbe di grande nocumento alla salute delle pecore pregne e delle pecore-madri, condannate a perdere il latte” (dall’intervento del Prof. Nicola Fierro). Dei due tipi di infrastrutture, in sostanza, si auspicava la coesistenza: “Onde resti salva la pastorizia, che è un elemento economico necessario alla vita di intere popolazioni, e migliorate a un tempo le condizioni stradali, che tanto concorrono all’incremento dell’agricoltura” (dalla relazione del Sen. Di Marzo ne “I tratturi”, Roma, 1905).
IL FIUME OFANTO IN ALTA IRPINIA Alessandra Cristina Celano, Agostino Pelullo
Il fiume che i romani chiamavano Aufidus è disegnato su quasi tutte le carte geografiche: una lunga linea azzurrina che parte dalla Campania, in Irpinia, tra i territori comunali di Torella dei Lombardi e Nusco, fende la Basilicata e scorre per circa 170 km nella sua valle, con numerosi affluenti ed una portata media che supera i 10 mc/sec., sfociando in Puglia nel mar Adriatico, tra Margherita di Savoia e Barletta. Il suo bacino idrografico, 270 milioni di metri cubi d’acqua, è esteso per circa 2700 kmq e fa dell’Ofanto uno dei maggiori corsi d’acqua dell’Italia meridionale. Il fiume è caratterizzato da un’alta biodiversità; dalle sorgenti alla foce la vegetazione è un susseguirsi di salici, pioppi, canne, sambuchi, querce, olmi. Qui trova il suo habitat naturale un’enorme varietà di specie animali: la lontra, il tasso, la volpe, la donnola, la faina, la puzzola, la testuggine, la lucertola, la biscia, la rana, il pesce gatto, la carpa, il carasso, il cefalo, lo sto-
rione e, negli affluenti, la trota. “Dalle sorgenti alla foce, il fiume attraversa il territorio di 51 Comuni, 17 della provincia di Avellino, 23 della provincia di Potenza, 7 della provincia di Foggia, 4 di quella di Bari. Si tratta di un territorio particolarmente ricco di vestigia archeologiche, di bellezze architettoniche e paesaggistiche. Ad esempio, notevole è la quantità di castelli presenti lungo il corso e nelle vicinanze del fiume, tra i quali, in ordine alfabetico, i manieri di Ascoli Satriano, Atella, Barletta, Bisaccia, Calitri, Candela, Canosa, Caposele, Castelgrande, Cerignola, Guardia Lombardi, Lavello, Melfi, Minervino Murge, Monteverde, Muro Lucano, Rocchetta S. Antonio, San Fele, Sant’Angelo dei Lombardi, Torella dei Lombardi e Venosa. Non si tratta sempre di castelli visitabili o ben conservati, e in alcuni casi rimangono soltanto pochi ruderi, ma in altri casi si tratta di castelli di buon pregio, ancora ben conservati, o restau-
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rati dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Discorso analogo vale per i siti archeologici, come quelli, tra gli altri, di Ascoli Satriano, Atella, Banzi, Barletta, Bisaccia, Canosa, Cerignola, Conza della Campania, Lavello, Lioni, Melfi, Nusco, Rapolla, Torella dei Lombardi, Trinitapoli, Venosa”.1 I numerosi rinvenimenti archeologici, i resti dell’elefante antico di Atella, le necropoli dell’età del ferro, la cultura delle tombe a fossa che va sotto il nome di facies di Oliveto-Cairano e, verso le sorgenti, la necropoli di San Cataldo, sono soltanto alcune delle molte testimonianze della civiltà di questo territorio, unico punto di passaggio da est a ovest, dall’Adriatico al Tirreno, come sapevano bene gli eserciti di Pirro e del cartaginese Annibale. Le scoperte recenti mostrano che esisteva una civiltà locale che entrò in contatto con quella greca e ne fu influenzata. Nel tratto più alto del suo corso, subito dopo aver lasciato Torella, l’O-
IL FIUME OFANTO IN ALTA IRPINIA
fanto fiancheggia, in territorio di Sant’Angelo dei Lombardi, la splendida abbazia di San Guglielmo al Goleto. Fondato nel XII secolo da San Guglielmo da Vercelli, è uno dei complessi monastici monumentali più importanti dell’Italia meridionale, ricchissimo di testimonianze di storia e di arte, dalla torre Febronia risalente al 1152 alla settecentesca Chiesa Grande, in parte diruta, edificata dall’architetto Domenico Antonio Vaccaro.
coperti dalla vegetazione. Il mulino, a ruota orizzontale, era caratterizzato da un doppio impianto di molitura. A monte dei ruderi del mulino, i resti di un edificio fortificato medievale.
A Lioni, unico caso tra i comuni irpini toccati dall’Ofanto, il fiume entra nel centro abitato che sorge nei pressi di Oppido Vetere, un esempio di quei villaggi-fortezza che i sanniti, continuamente assediati dai romani, costruivano sulle alture. Qualche chilometro ancora e il fiume dà origine al salto d’acqua noto come “la cascata”, nella zona di Borgosao. Qui sono ancora visibili i ruderi di un vecchio mulino ad acqua, quasi completamente
In questo tratto, numerosi sono i suoi affluenti, dal torrente Orata al Ficocchia, al Cortino, alla fiumara di Atella, all’Osento. La fiumara di Atella è l’affluente più importante dell’Ofanto dal lato destro. Su due di questi affluenti sono state realizzate la diga Aquila Verde o di San Pietro, sul torrente Osento a Monteverde, e la diga di Saetta sul torrente Ficocchia nel territorio di Pescopagano.
Da Conza della Campania fino al territorio di Monteverde, l’Ofanto rappresenta il confine naturale tra Campania e Basilicata. Cairano, Calitri, Pescopagano, Aquilonia, Monteverde, Ruvo del Monte e Rapone gli fanno da cornice.
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L’abitato di Conza della Campania, paese devastato dal terremoto del 1980, è stato ricostruito a valle, mentre sul colle dove sorgeva l’antica Compsa, ora completamente disabitato, sono stati portati alla luce i resti della città romana, un tesoro archeologico scoperto in seguito alla rimozione delle macerie nella piazza antistante la Cattedrale di Santa Maria Assunta. A fare da contrappunto alla Conza archeologica, a valle è sorta un’oasi naturalistica di grande importanza, gestita dal WWF. Uno sbarramento sull’Ofanto ha dato origine ad un vasto lago artificiale, con un’estensione di 1000 ettari ed una vegetazione ed una fauna ricchissime: sono state censite oltre 100 specie di uccelli. L’invaso, realizzato negli anni ’70 per l’irrigazione della Puglia e della Basilicata, contiene 74 milioni di metri cubi d’acqua e rappresenta l’opera infrastrutturale più importante dell’alto Ofanto. Qui si
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accumulano le acque invernali che vengono rilasciate secondo necessità, in modo da avere una portata continua anche nei periodi estivi siccitosi. A Calitri, nella parte alta del paese, sono visibili i resti del castello costruito nel XV secolo e distrutto dal terremoto del 1694. Qui, in locali recentemente restaurati, è stata allestita una esposizione permanente di ceramiche, tradizione artigianale molto ricca nel paese. Aquilonia, l’antica Carbonara, fu completamente distrutta dal terremoto del 1930. L’abitato fu ricostruito a circa 2 km a sud-ovest dall’antico insediamento; ciò che rimane di quest’ultimo sta per diventare parco archeologico. La valle dell’Ofanto è attraversata dalla panoramica e antica linea ferroviaria Avellino - Rocchetta Sant’Antonio, detta anche ferrovia Ofantina, fortemente voluta da Francesco De Sanctis
ed entrata in funzione nel 1895, oggi purtroppo quasi in disuso. “Questa, solennemente inaugurata il 27 ottobre per tutta la sua lunghezza da Rocchetta ad Avellino, attraversa ventitre volte l’Ofanto e dodici i suoi affluenti, per lo più con travate metalliche di più luci; passa in gallerie le strette di Cairano e la gola di Lioni, ha pendenze non maggiori del quindici fino a Morra e del venticinque fin su a Nusco: quivi raggiunge la massima altezza di seicento settantadue metri, e nel solo suo tratto da Rocchetta a Sant’Angelo, validamente assicurato contro le correnti del fiume da muri di sostegno, da dighe e da scogliere, numera sette stazioni e quattro fermate. La civiltà, oramai, è vittoriosa della valle dell’Ofanto. Onore all’Italia!”.2 È proprio nei pressi della stazione ferroviaria di Rocchetta Sant’Antonio (provincia di Foggia) che l’Ofanto lascia la Campania e riprende il suo lungo cammino nella pianura pugliese. In Puglia,
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nelle province di Bari e di Foggia, l’Ofanto rappresenta una delle principali risorse idriche per l’agricoltura. A San Ferdinando di Puglia, su iniziativa di Legambiente e con l’appoggio del Comune, nel 1998 è stato istituito un centro di educazione ambientale che ha tra i suoi obiettivi primari la salvaguardia del fiume Ofanto. In questo territorio, la vegetazione della parte più paludosa del fiume è costituita prevalentemente da canneto, erbe tipiche quali lo stramonio e la tifa. Sono presenti anche alcuni esemplari di airone e tra le saline, soprattutto alla foce, c’è un avvicendamento notevole di uccelli acquatici. Nell’antichità il fiume si poteva risalire dalla foce fino a Canosa; oggi è navigabile con le canoe. Sul corso inferiore dell’Ofanto, a Canne, nel 216 a.C. si fronteggiarono la potenza romana e quella cartaginese in un’epica battaglia che vide soccombere i romani.
IL FIUME OFANTO IN ALTA IRPINIA
Nel territorio compreso tra Margherita di Savoia e Barletta, l’Ofanto sfocia nel mar Adriatico. “Numerosi sono gli autori che, sin dall’antichità, hanno scritto e narrato del fiume Ofanto, da Orazio a Virgilio a Lucano a Silio Italico, da Polibio a Strabone a Tito Livio a Plinio il Vecchio. Ma questo fiume resterà per sempre legato indissolubilmente al nome di Orazio, che lo ricorda “violens”, “acer”, “sonans”, simbolo di una terra arcaica, rigogliosa e incontaminata. Nel congedo del III libro delle “Odi”, dopo aver esclamato il famosissimo “Exegi monumentum aere perennius”, Orazio penserà alla sua terra lontana, alla fama del suo nome che arriverà sino al Vulture, all’onore che gli sarà tributato: “E dove suona l’Aufido imperioso, / e fu re Dauno, povero d’acqua, / tra i popoli dei campi, / anch’io sarò un signore, / anche di me si parlerà: ‘Fu il primo / che portò qui tra i popoli d’Italia / la poesia dell’Etolia!’ …” (traduzione di Enzo Mandruzzato)”.3
In tempi relativamente più recenti, l’Ofanto e la sua valle, con la ferrovia Ofantina, sono stati descritti da Giustino Fortunato in una pubblicazione della fine dell’800: “Scaturisce l’Ofanto, umile ruscello, nei campi di Torella dei Lombardi; di là da Lioni si serra in una gola, donde cade, per un’altezza di ventidue metri, nel piano di Conza della Campania; poi di nuovo si chiude fra le strette di Cairano, ma tosto si riallarga nella insenatura sottostante a Calitri, in cui sbocca la fiumara di Atella, il meno povero di tutti i suoi affluenti; [...] si riapre per l’ultima volta nella cerchia di Monteverde, finché, piegando di un tratto a gomito verso levante, si volge, oltre le pendici del Vulture, nella distesa di Puglia. Da Torella a Lioni scorre il fiume per undici chilometri, in mezzo ad alberi e a terre lavorate; da Lioni a Cairano per diciassette, da Cairano a Monticchio per diciotto, da Monticchio a Rocchetta per diciannove, sempre libero in un prato
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nudo, sterminato di ciottoli e di arene bianche. [dal ponte di Santa Venere] al porto di Barletta intercedono ancora cento e un chilometro, i quali si distendono pigri e lenti, in quella che si chiama ed è la bassa valle canosina dell’Ofanto. [... ] Allora, sì, era ben altro il “sonante”, l’”aspro”, il “violento” Ofanto delle odi oraziane, cui il Venusino, come già Omero per lo Scamandro, e tutti gli scultori e pittori dell’antichità per le grandi fiumane, dava l’attributo di “tauriforme”, quasi col rapido corso e la gran copia delle acque mandasse intorno il mugghio del toro”.4 In occasione dell’inaugurazione della ferrovia Avellino - Rocchetta S. Antonio (in realtà all’epoca la denominazione di quest’ultima stazione era “Ponte Santa Venere”) veniva pubblicato il numero unico di “Ferrovia Ofantina”, curato da Agostino de Biasi, direttore dell’ Eco dell’Ofanto di S. Angelo dei Lombardi. Il foglio ospitava, tra gli altri, un articolo intitolato “L’OFANTO” e firmato spiritosamente da O. Fantino, di cui ripor-
IL FIUME OFANTO IN ALTA IRPINIA
tiamo, per concludere, alcuni brani: “La vera etimologia del nome di questo fiume, ch’è ricordato soventi negli scritti dei classici greci e latini, è ancora avvolta nelle congetture più strane [...] Orazio chiamò il fiume: tauriformis, e gli etimologisti solerti della parola ne han fatto il pomo della lite. Qualcuno lo direbbe così qualificato dal muggito taurino che romba per tutto il suo rapido corso. Un altro opina che la parola oraziana voglia trovare il significato vero nell’usanza antica di dipingere i simulacri dei fiumi con le corna del toro, a indicare la forza devastatrice delle acque e i misteri dei gorghi. Un terzo – e questi par che dica bene – dà all’Aufidus una etimologia greca: aute fides (sine fide, vel infidus) [...] e ciò per l’incerto e periglioso tragitto che offrono le sue sponde.
Un altro, e questo è forte in orientalismo, risale all’ebraico Opan od Ofan (ruota) pei molti giri in che il fiume si svolge! [...] Sin qui per l’etimologia. [...] Se mi fosse concesso maggiore spazio, sarebbe interessante la rassegna dei cenni sull’Ofanto che Orazio, Virgilio, Silio Italico, Valerio Massimo e cento altri noti e non noti han fatto nelle loro opere. Virgilio che descrive la battaglia di Canne accenna a tal copia di acque del fiume che le ritiene sufficienti al bisogno dei due grossi eserciti di Roma e di Cartagine. (XXI, 26). Aufidus omnis utrisque castris affluens aditum aquatoribus clabat. E nella descrizione che fa della pugna mostruosa nota la grandezza del fiume, nel cui letto sarebbero rimasti morti 45mila Romani col duce Paolo Emilio console, 80 senatori, 30 nobili, 2700 cavalli!”5
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NOTE 1
Paolo Saggese, L’Ofanto e l’Irpinia come paesaggio letterario, relazione al Convegno OFANTO - Tutela e valorizzazioni delle produzioni e dei luoghi d’interesse ambientale, storico, archeologico e culturale presenti lungo le rive del fiume, svoltosi a Sant’Angelo dei Lombardi, a cura del GAL Verde Irpinia, il 7 luglio 2005. 2 Giustino Fortunato, L’alta valle dell’Ofanto, Roma 1896. 3 Paolo Saggese, cit. 4 Giustino Fortunato, cit. 5 O. Fantino, “L’OFANTO”, in FERROVIA OFANTINA, numero unico, Avellino, TipoLitografia E. Pergola, 27 ottobre 1895. Ristampa anastatica a cura del centro Studi “Conoscere il Vulture”, 1989.
I MULINI AD ACQUA DELL’ALTO OFANTO
Le rive del fiume Ofanto e dei suoi affluenti sono state abitate, da tempi antichissimi, dai mulini ad acqua; uno studio coordinato dal CRESM Campania e pubblicato nei primi anni ’90 ne aveva rilevati numerosi, per lo più del tipo a ruota orizzontale, alcuni dei quali in uno stato di conservazione discreto che ne faceva ben individuare la distribuzione delle funzioni.1 Uno dei manufatti rilevati, il mulino Donatelli, localizzato nel comune di Morra De Sanctis, è stato ristrutturato nel 2001 con un progetto finanziato dal Piano di Azione Locale “Terre d’Irpinia”: tra le azioni materiali previste dal Piano era stato infatti previsto esplicitamente un intervento di restauro e ripristino funzionale di uno dei mulini ad acqua dell’Alto Ofanto, da rendere fruibile e da destinare a nodo della rete turistica e a sede di manifestazioni culturali legate ai temi della civiltà contadina e della difesa ambientale. Si era scelto dunque di destinare un bene architettonico simbolo della civiltà contadina e con caratteristiche di archeologia industriale, ad una funzione precisa, compatibile, e che ne valorizzasse i caratteri storici e culturali scongiurandone, nel contempo, il processo di degrado. Quella che segue è una sintesi dello studio condotto dal CRESM e riguarda i mulini ad acqua di Sant’Andrea di Conza, Teora, Guardia Lombardi, Morra De Sanctis, Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Villamaina.2 Il meccanismo di funzionamento del mulino a ruota orizzontale, descritto diffusamente per Il caso di Sant’Andrea di Conza3, è sostanzialmente lo stesso per tutti gli altri mulini. Quasi tutti i mulini dell’Alta Irpinia erano a ruota orizzontale; soltanto quelli di Caposele utilizzavano il principio della ruota verticale. Particolarmente diffuso nelle zone collinari e montane, il mulino a ruota orizzontale sfruttava soprattutto la velocità e la pressione dell’acqua del fiume, che era attinta indirettamente, attraverso un canale di derivazione. S. Andrea di Conza è un paese molto ricco di corsi d’acqua a carattere torrentizio, tra cui il Sambuco, l’Arso, l’Arca, che versano le loro acque nel fiume Ofanto e nel Vallone delle Pietre. La sorgente più importante è denominata La Fonte e situata in un bosco chiamato La Selva. Con la costruzione delle rete idrica, avvenuta nel 1957, l’acqua della Fonte è stata deviata ed ha perduto l’importante ruolo di un tempo, quando dava vita alle “canale”. Queste avevano il compito di far funzionare i mulini ad acqua4; in tutto le canale erano sei, una per ogni mulino. L’acqua di rifiuto delle fonti, convogliata a valle del paese, dopo aver fatto girare le grosse maci-
ne dei mulini, serviva per irrigare i campi della fertilissima contrada La Forma. La prima canala risale agli inizi del 1700 e probabilmente è quella ancora esistente vicino alla Fonte, che dava acqua al mulino sottostante. L’ultimo dei sei mulini, situato in contrada La Forma, a valle del paese, è quello meglio conservato anche se versa in uno stato di completo abbandono. La sua costruzione risale ad un periodo compreso tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 ed è stato realizzato completamente in pietra locale. Le due vecchie fabbriche sono state vincolate dalla Soprintendenza ai BB.AA.AA.AA.SS. di Salerno e Avellino ai sensi della Legge 1089/39. Per mezzo delle “canale” l’acqua della sorgente La Fonte, attraversando fondi privati e superando scoscendimenti del terreno, arrivava ai mulini, detti anche “molazze” o “mulini a palmenti”. Per l’attraversamento dei fondi altrui i proprietari dei mulini erano forniti di concessioni di servitù onde poter accedere alle canale per la loro manutenzione e per poter aprire e chiudere, ogni volta che si doveva utilizzare il mulino, le “paratoie”. Dopo aver viaggiato a pelo libero, l’acqua cadeva nella cosiddetta torre (il pozzo di caduta) e una graticola di ferro serviva da filtro per eliminare dall’acqua il materiale solido grossolano. Togliendo la piastra di ferro alla base della “torre” con un paletto di legno, l’acqua veniva fuori a grande velocità e andava a sbattere contro le ruote a palmenti, situate nella parte più bassa del mulino: “lu ‘nfiern”. Ricevuto l’abbrivio la ruota del mulino si metteva in moto e bastava una più piccola quantità d’acqua per mantenere il suo funzionamento. Le ruote a palmenti azionavano le mole della macina del mulino tramite un palo di legno verticale: l’albero di trasmissione. Quest’ultimo era collegato alle molazze, ruote di pietra dura a forma circolare e disposte orizzontalmente in modo che fra di esse avvenisse un’azione di sfregamento per frantumare il cereale e per ridurlo in farina. Delle due mole sovrapposte quella inferiore era liscia e monolitica mentre l’altra era costituita da varie pietre squadrate. Le pietre che componevano questa molazza erano affasciate esternamente da due cerchioni di ferro battuto saldati e poi inchiodati e tenute fisse per mezzo di cunei di legno incastrati negli interstizi delle pietre stesse. La mola superiore era più spessa al centro e rastremata verso l’estremità. Al centro vi era un pezzo monolitico forato che serviva per innestare l’asse di trasmissione perpendicolare alla
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mola. Il foro centrale non è completamente circolare, in modo da poter meglio incuneare l’asse mediante pezzi di legno. Inoltre possedeva delle scanalature a spigoli taglienti, per cui le mole necessitavano periodicamente di scalpellature. Le scanalature servivano per l’ingresso del cereale e la fuoriuscita della farina, esse erano oblique per fissare l’asse di legno verticale che le faceva ruotare. Un cassone di legno, chiamato “tina”, di diametro maggiore delle mole serviva a sostenere la “tramoggia” in modo che il foro di quest’ultima fosse sulla stessa direzione di quello della mola. La “tramoggia” (dal latino “trimodia”, cioè misura di tre moggi) era una cassetta di legno a forma di tronco di piramide rovesciata, in cui si versava il cereale che, attraverso un foro, andava alla macina. Questa forma permetteva con l’ampia apertura superiore un facile carico e con la lieve inclinazione delle pareti una lenta discesa dei semi verso la bocca inferiore di scarico. La fuoriuscita del cereale veniva regolata dall’oscillazione di un distributore, “la taccaredda”, posto in corrispondenza del foro. La grana del macinato era regolata da una leva di ferro, “lu ped” e un tubo di ferro facilitava il riempimento dei sacchi di farina. In un giorno si riusciva a macinare circa tre quintali di granella. Il deflusso dell’acqua utilizzata avveniva attraverso il canale di smaltimento situato alla base del mulino. Secondo alcune testimonianze orali, risulta che i mulini ad acqua attivi a Teora fino al 1950 dovevano essere almeno nove e quasi tutti risalenti agli anni a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. A favorire lo sviluppo di questa particolare attività era la presenza di numerosi corsi d’acqua all’interno del territorio di Teora, sulla riva destra del fiume Ofanto. Il mulino Stefanelli, alimentato dal vallone dell’Arso e dalla sorgente Castelluzzo, fu costruito alla fine del ‘700 in località Fiumicello, ed è rimasto attivo fino agli anni ‘50. Del fabbricato sono ancora visibili due corpi di fabbrica in pietra, il canale di alimentazione e le macine. Gli eredi Stefanelli conservano inoltre la “tramoggia”. Del mulino Corona, edificato in località Airola e alimentato dal vallone Tarantino, rimangono visibili il canale di alimentazione, la torre con la canna (alla cui imboccatura è fissata una grata di ferro) e alcune tracce del muro perimetrale del bacino di raccolta dell’acqua. Nel comune di Guardia Lombardi rimangono i
I MULINI AD ACQUA DELL’ALTO OFANTO
ruderi del mulino detto Burgentatico, situato ai confini tra Guardia e S. Angelo dei Lombardi. Il mulino, alimentato dalle acque provenienti dal torrente Beni e dalle sorgenti Canale e Tolle, è stato funzionante fino al 1942. Dell’antico fabbricato rimane il locale seminterrato dove erano sistemate le pale che, alimentate dall’acqua, facevano girare la macina situata a livello superiore. Il secondo livello dell’edificio è andato quasi completamente distrutto. A Morra De Sanctis, il mulino Donatelli, situato in località Scannacapri, ricostruito nella prima metà del XIX secolo, era costituito da quattro locali: abitazione del mugnaio, deposito, sala macina e torre per la raccolta dell’acqua. A monte del mulino, una canalizzazione portava l’acqua dal torrente Isca alla torre col pozzo di caduta, alla cui base era situata la ruota orizzontale. Il canale di alimentazione era dotato di paratoie che regolavano l’afflusso dell’acqua e permettevano di deviarne le eventuali eccedenze. A Sant’Angelo dei Lombardi, il mulino Pennella è sorto nel 1600 circa in località Pozzo di Tratto, rimanendo attivo fino al 1917. Di questo fabbri-
cato sono ancora visibili la torre del pozzo di caduta, in parte crollata, e il canale di alimentazione realizzato in pietra. Il mulino Di Stasio, in località “li Cavadduni”, era alimentato dal fiume Fredane e fu costruito presumibilmente verso la fine del ’700 dal principe di Guardia Lombardi, cambiando gestione e proprietà nel corso degli anni. Il fabbricato comprende due vani inferiori e la torre del pozzo collegata con il canale di alimentazione poggiante su una struttura ad archi. La struttura muraria è a blocchi irregolari di pietra; si è rilevata inoltre la presenza, nella parte alta della torre del pozzo di caduta, di blocchi di cemento utilizzati probabilmente in un intervento di ristrutturazione. Lungo il corso del fiume Fredane dovevano esistere almeno altri quattro mulini dei quali però non rimane traccia. I blocchi di pietra che ne costituivano i corpi di fabbrica, infatti, furono utilizzati negli anni ’50 per realizzare briglie e sbarramenti lungo il corso del fiume. Il salto d’acqua che a Lioni chiamano “la cascata”, era probabilmente usato per alimentare mulini già in epoca medioevale. La presenza dei
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resti di un antico fortino sull’altura che domina la cascata sembra infatti configurare una situazione tipica del Medioevo feudale, quando il signore del posto imponeva l’esercizio di attività agricole o “industriali” in luoghi di sua proprietà, dietro il pagamento di una tassa. La cascata è stata innalzata artificialmente per creare un bacino da cui derivare l’acqua per i mulini Il mulino “Alifano” è stato costruito nell’800 ed è rimasto in esercizio fino agli ultimi anni venti del ’900. La struttura comprende un doppio impianto di molitura a ruote orizzontali, quindi doppio canale di alimentazione, doppia torre di caduta e doppia coppia di macine (lo stesso schema si ritrova nel mulino rilevato a Villamaina). Accanto al mulino Alifano, ad una quota leggermente più elevata, è visibile il rudere di un altro mulino, più antico, che funzionava probabilmente con ruote verticali. Tra i vari mulini di Torella dei Lombardi quello meglio conservato e che ha resistito ai vari eventi sismici e agli agenti atmosferici è quello denominate “re li Salierno”, ubicato in contrada S. Antuono. L’acqua sfruttata dal mulino è la stes-
I MULINI AD ACQUA DELL’ALTO OFANTO
sa che alimenta la fontana pubblica e che arriva al mulino tramite un canale, attualmente in uno stato di conservazione precario. L’edificio risale ai primi anni dell’800 e si sviluppa su due livelli, uno costituito dal mulino propriamente detto e l’altro utilizzato come abitazione del mugnaio. Di questo edificio sono ancora visibili la struttura muraria, la vasca e la piccionaia; la copertura è andata distrutta. Nel territorio di Villamaina dovevano esserci quattro mulini, dei quali quello meglio conservato è il mulino Isca. Non è accertabile l’anno di costruzione, ma si sa che ha funzionato fino agli anni ‘50. Inizialmente era costituito da un solo pozzo, al quale ne è stato poi aggiunto un altro, in modo da permettere la molitura in due locali indipendenti, uno per il grano e l’altro per il granone. L’acqua proveniva dal fiume Fredane tramite un sistema di derivazione costituito da un canale
lungo alcuni chilometri, del quale vi sono ancora tracce. Un ponte di pietra permetteva al canale di oltrepassare un torrente. L’acqua veniva raccolta in un bacino per poi defluire in due canali paralleli, dai quali si riversava nei pozzi alti circa 6,5 metri. Lo stato di conservazione del mulino Isca è discreto, essendo ancora ben visibili la struttura muraria, il serbatoio, il sistema di canalizzazione e i pozzi. Sono andati distrutti i locali adibiti ad abitazione del mugnaio e la copertura. NOTE 1 Cfr. I mulini ad acqua dell’Alto Ofanto in Itinerario nella storia nella memoria, Lioni 1993. Il volume, pubblicato a cura del CRESM Campania con il sostegno della Comunità Montana Alta Irpinia, rielaborava e divulgava, principalmente, i materiali di ricer-
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ca prodotti dai giovani impegnati in due progetti di utilità collettiva (art. 23 Legge 67/88): Il catalogo attivo dei Beni Ambientali e Museo vivo dell’Alto Ofanto. La pubblicazione era stata curata da Alessandra C. Celano e Donatina Russoniello, con la collaborazione di Donato Merola e Pasquale Ferrara e il coordinamento di Mario Salzarulo. 2 Alcuni dati relativi allo stato di conservazione dei mulini elencati potrebbero non corrispondere allo stato attuale. 3 Per il testo sul mulino di Sant’Andrea di Conza, cfr. Rosa Cerreta, Donatina Russoniello, I mulini ad acqua dell’Alto Ofanto, S. Andrea di Conza e Idee - progetto in Itinerario nella storia nella memoria, cit., p. 289 e pp. 301-302. 4 Si tratta dei canali di derivazione attraverso i quali si attingeva l’acqua che veniva convogliata nel pozzo di caduta, alla base del quale era posizionata la ruota orizzontale.
SOTTO I MONTI AL CENTRO DELL’ITALIA… Viaggio letterario nella Terra di mezzo Paolo Saggese
L’Irpinia è terra di passaggio, perché è terra che sta al centro, al centro dei monti d’Italia, come ebbe a cantare duemila anni fa Virgilio. È terra collocata tra altre terre, tra la Campania felix e il Tavoliere delle Puglie, tra le montagne dei Lucani e quelle dei Sanniti. È dunque “Terra di mezzo”, come l’ha definita efficacemente Giuliano Minichiello1. È una terra che è stata mater e matrigna, che ha suscitato amori e odi profondi, è una terra della miseria o dell’osso - come la definì Manlio RossiDoria -, ma è anche terra d’acque rigogliose e ristoratrici, terra del verde intenso e accecante, terra della natura incontaminata, della pace, del benessere, dei silenzi, del vento, della neve, degli orizzonti sconfinati … È terra di fascino, perché è terra di passione e di fatica, di vita vera. Queste non sono semplicemente nostre “sensazioni”, ma sono le “sensazioni” presenti nei “diari”, nelle cronache, nelle poesie dei tanti uomini, che hanno percorso questi luoghi per un giorno soltanto o per una vita, e che hanno dato quadri indimenticabili di un mondo incantato e seducente. PASSAGGIO
DA
ORIENTE:
LA TERRA DELL’INFINITO
L’Irpinia si può conoscere arrivando da Oriente, ovvero dalla Puglia, percorrendo la A 16 Canosa - Napoli, superando in autostrada il casello del Calaggio ed inerpicandosi per le ripide e tortuose salite che portano a Lacedonia o Bisaccia. Il nostro viaggiatore/lettore potrebbe varcare l’ingresso d’Irpinia con le parole dell’illustre latinista Antonio La Penna, che, immaginando di rivolgersi al suo componimento (“messaggio”) personificato, gli indica la strada per Bisaccia, “fino ai monti cretosi che declinano / verso il Tavoliere assetato …”2. Prendiamo la strada per Lacedonia, e appena si arriva ad un’altura degna, nei pressi del paese, si può comprendere come l’Irpinia sia terra di vasti orizzonti e di silenzio, come l’immaginò e la descrisse Francesco De Sanctis, e gli apparve in quel principio del 1875, quando intraprese il suo Viaggio elettorale: “… Rimasi solo. E mi affacciai subito. Era dinanzi a me una larga distesa di cielo. Mi parea vedere lontano il Vulture, con la sua cima nevosa, fiammeggiante un giorno, e con le spalle selvose, onde si stende quel bosco infinito e quasi ancora intatto, che si chiama Monticchio. Qui è tanta poesia …”3. Il Vulture domina l’orizzonte, ancor di più se si
percorre la strada interna che da Lacedonia porta a Bisaccia oppure se si arriva a Monteverde o ad Aquilonia. La vista è più agevole se si procede da Bisaccia a Lacedonia, ma la vetta è comunque visibile, da Guardia Lombardi in poi. E con essa ci accompagnano il vento, il silenzio, i falchi e le poiane, che volteggiano insieme alle pale eoliche: le stesse macchine sembrano volteggiare tra le tante curve, che si devono superare. Ma ad ogni curva il lettore/viaggiatore potrebbe fermarsi, per assistere ad un panorama nuovo, come quello descritto ancora da De Sanctis, dal castello ducale di Bisaccia: “… Poi mi condussero al castello, e mi mostrarono la stanza del Tasso. Chi diceva: è questa, e chi diceva: no, è quella. Mi fermai in una che aveva una vista infinita di selve e di monti e di neve sotto un cielo grigio. Povero Tasso! Pensai; anche nella tua anima il cielo era fatto grigio. Che vale bella vista, quando entro è scuro? Stetti un po’ affascinato. Vedevo certi ultimi monti così sfumati, così fluttuanti, che parevano nuvole, e mi davano l’impressione di quell’interminabile, di quel lontano che spaventa, e rimasi un pezzo balordo, e non indovinavo l’uscita”4. Al di là del prezioso riferimento al Tasso, che pare abbia soggiornato nel castello nel 1588, qui colpisce la rappresentazione dell’orizzonte, che l’Irpinia d’Oriente - come l’ha definita Franco Arminio - offre al visitatore: l’Irpinia è un balcone naturale, che regala un’idea d’infinito, che De Sanctis paragona a quello leopardiano, dal momento che il “lontano che spaventa” richiama “ove per poco / il cor non si spaura …”. Stessa idea si trae da una descrizione di Bisaccia di Franco Arminio, che nel suo Viaggio nel cratere (non elettorale) scrive: “A volte su quest’ultima loggia l’aria è così chiara che si può immaginare di vedere l’orario dei treni alla stazione di Foggia. Guardandosi intorno, invece, compaiono portali splendidamente intagliati, i palazzi dei nobili e le piccole case dei braccianti, i vicoli che finiscono a strapiombo su una campagna fatta di fazzoletti di terra lavorati con puntiglio e cura”5. E la bellezza di questi luoghi ha incantato tanti, tra cui Vittorio Sermonti. Lasciata Bisaccia, il percorso può seguire direzioni differenti. Avendo tra le mani il Viaggio elettorale, come un breviario, si può scegliere l’itinerario di De Sanctis, che dopo “Bisaccia la gentile”, descrive “Calitri la nebbiosa”, quindi “Andretta la cavillosa”, “Morra Irpino” - oggi De Sanctis -, e Sant’Angelo dei Lombardi, “La mia
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città”, oppure seguire il percorso dell’Irpinia d’Oriente proposto da Franco Arminio nel suo Viaggio. Libertà al lettore/viaggiatore. Molto suggestivo è anche un diario di viaggio per l’Irpinia d’Oriente di Marco Ciriello6 che tra le altre cose così descrive la strada tra Calitri e Bisaccia: “Desolante bellezza. Un serpente nero che si muove fra terre incolte, mute, sciolte. Nessuna costruzione. Qualche sporadico albero. Solo terra, pettinata dalla neve. Il bianco segna i solchi dei tratturi. Un laccio di sedici chilometri che sono una stagione immobile. Potrebbe essere qualunque luogo. I pali della luce contano la distanza. Lontano lontano, emergono, deposte sui picchi dell’altipiano, le pale enormi dell’energia eolica, spilli giganti, incessanti girano, lancette, sembra, a misura del tempo. Eppure alle spalle si lascia Calitri che appena spunta alta sulla strada mette allegria. Una parete di case, una sull’altra, sembra in posa, colori sgargianti spalla a spalla con lo scuro delle pietre fradice d’acqua, memoria grezza e sfavillante presente”. Noi proseguiamo ancora sulle orme di De Sanctis verso l’interno, verso Occidente, e giungiamo a Morra, che rappresenta il momento centrale del racconto (è il paese di nascita del grande critico), dove ancora domina l’idea di un’Irpinia terra dell’Infinito: “Dunque una costa in pendìo avvallata è Morra. Ed è tutto un bel vedere, posto tra due valloni. A dritta è il vallone stretto e profondo di Sant’Angiolo, sul quale premono le spalle selvose di alte vette, e colassù vedi Sant’Angiolo, e Nusco, e qualche punta di Montella, e in qua folti boschi che ti rubano la vista di Lioni. A sinistra è la valle dell’Isca, impetuoso torrente che va a congiungersi coll’Ofanto, e sopravi ignudi e ripidi monti, quasi un anfiteatro, che dalla vicina Guardia si stende sino a Teora, e ti mostra nel mezzo il Formicoso, quel prato boscoso dietro di cui indovini Bisaccia, e ti mostra Andretta, e il castello di Cairano, avanguardia di Conza, e Sant’Andrea. L’occhio non appagato, navigando per quell’infinito, si stende là dove i contorni appena sfumati cadono in balìa dell’immaginazione, e a dritta indovina Salerno e Napoli e vede il Vesuvio quando fiammeggia, e a mancina corre là dov’è Campagna. Non ci è quasi casa, che non abbia il suo bello sguardo, e non c’è alcun morrese, che non possa dire: io posseggo con l’occhio vasti spazii di terra”7. E già! Abbiamo superato l’altipiano del Formicoso, con il suo vento, con il suo verde, con il suo
SOTTO I MONTI AL CENTRO DELL’ITALIA… VIAGGIO
sole, con la solitudine minacciata dalle pale eoliche inverosimilmente alte, e non abbiamo detto quasi nulla! Del resto, il Formicoso è luogo che bisogna visitare, non può essere raccontato se non da un grande poeta. Proseguendo verso l’interno, costeggiata Guardia Lombardi, giungiamo a Sant’Angelo, la città di De Sanctis, ma anche la città dell’italianista di Harvard Dante Della Terza, che ci conduce, attraverso alcuni suoi racconti intensi ed eleganti, nel vivo della quotidianità di questi paesi, negli anni Cinquanta e Sessanta, ma descrive anche il tormento di un “Ulisse”, che abbandona la sua terra e ne sente, sempre, il richiamo doloroso: “… Quando io decisi di concorrere per una borsa di studio presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, mi sottrassi quasi del tutto al commercio quotidiano con gli amici del paese per prepararmi ad un salto di qualità nei miei rapporti col mondo della mia infanzia che doveva rivelarsi con gli anni decisivo. Mi recavo con un libro per le strade di campagna e riflettevo e meditavo sulle molte mie lacune e sulla mia ignoranza e sulle cose che avrei dovuto leggere ed apprendere per superare la prova che prevedevo assai ardua e competitiva. Il paesaggio nel quale mi muovevo o entro il quale gestivo il mio addio imminente alle cose più care e memorabili mi apparteneva ed io stesso mi apparivo come una transitoria espressione di una sua costante operativa, un suo prodotto; e tuttavia sentivo che per potere veramente possederlo o revocarlo con pietà filiale dovevo drasticamente staccarmene …”8. PASSAGGIO
DA
NORD-EST:
DORÉ Non siamo ancora arrivati nel centro dell’Irpinia. Prima di arrivarci, consiglio dei percorsi alternativi. Il lettore/viaggiatore che arriva da Nord, da Roma o da Napoli, percorrendo l’autostrada A 16 Napoli - Canosa, può decidere di superare Avellino, ed uscire al casello di Grottaminarda o proseguire sino a Vallata e Lacedonia, ma in tal modo allungherà eccessivamente il tragitto. Se esce a Grottaminarda, il paesaggio è in parte diverso rispetto a quello dell’Irpinia ad Oriente, che è già sotto l’influsso del clima pugliese (soprattutto Bisaccia, Lacedonia, Monteverde, Calitri, Cairano): è meno brullo, anzi è ricco di verde, di alberi d’alto fusto, di boschi e di vigne: siamo nella terra del fiume Calore, siamo nell’Irpinia del Calore e dell’Ufita. Per descrivere questo itinerario, non v’è niente di meglio di una celebre pagina di Mario Soldati, scritta in occasione della sua fuga, insieme a Dino de Laurentiis, il futuro produttore cinematografico di fama mondiale, da Roma verso Torella dei Lombardi - dove erano i parenti di de LauLA TERRA DELLA NATURA ALLA
LETTERARIO NELLA
TERRA
DI MEZZO
rentiis -, fuga dai tedeschi e verso i liberatori angloamericani. In questa fuga con mezzi di fortuna, prima in treno, poi in bicicletta per le strade polverose e piene di buche dell’Irpinia del settembre 1943, provenendo da una Benevento distrutta dai bombardamenti verso l’Alta Irpinia, ecco lo spettacolo che appare alla vista della valle del Calore:
fa sino a Brindisi, lungo la via Appia, ad un incontro che propiziasse la riconciliazione tra Ottaviano e Marco Antonio, nella primavera del 37 a. C. Orazio riconobbe allora da Trevico le sue montagne, quella della sua infanzia, il Vulture, e pensò alla sua Venosa, lambendo la verde Irpinia:
“Attraversiamo in velocità il ponte sul Calore, lasciamo la strada asfaltata, e ci ingaggiamo per la polverosa via di Taurasi. Siamo ancora incerti se dobbiamo, o no, passare da Paternòpoli. Que-
OSTENTARE MIHI
APULIA NOTOS … “… l’Apulia comincia a mostrarmi le montagne a me note, che lo scirocco brucia: mai ne saremmo venuti a capo, se non ci avesse dato ricovero una taverna vicina a Trevico, piena di fumo da farci lacrimare, giacché ardevano nel camino rami verdi con tutte le foglie. Qui io me ne sto ad aspettare come uno sciocco, fino a notte fonda, una ragazza bugiarda; il sonno, alla fine, mi prende, tutto teso al richiamo di Venere …” (Satire, I 5, vv. 77 ss., nella versione di Mario Labate).
… INCIPIT
EX ILLO MONTIS
A proposito di Trevico, il grande Ettore Scola ha descritto, nel bel libro Il cinema e io. Conversazione con Antonio Bertini (Officina Edizioni, Cinecittà International, Roma, 1996), questo borgo, un luogo della sua infanzia, e il suo “incontro” miracoloso con il cinema:
ste strade secondarie sono segnate molto sommariamente sulla nostra carta; e Paternòpoli, il nome di questo paese, il suono del nome di questo paese, Paternòpoli, ci affascina. ‘Fuga da Paternòpoli’ ci ripetiamo continuamente: sarebbe un bellissimo titolo per un libro. Ma tutti i nomi di questi paesi hanno uno strano incanto: Paternòpoli, Taurasi, Gesualdo, Fontanarosa, Villa Maina (sic), Frigento, Taverne di Frigento, Sant’Angelo dei Lombardi, Torella dei Lombardi, Guardia Lombarda (sic), Nusco. Lo stesso paesaggio si trasforma rapidamente sotto i nostri occhi; e man mano che ci allontaniamo dal ponte sul Calore e dalla strada asfaltata, abbiamo l’impressione di avanzare in una natura favolosa ed antica, la stessa dei quadri di Salvator Rosa e Massimo d’Azeglio, o dell’Ariosto illustrato dal Doré. Grandi alberi, boschi disordinati, foltissime forre, campi gremiti di messi che non paion neppur coltivate, piccole valli e lunghi dorsi di colline che si seguono e frastagliano in mille direzioni, e improvvise radure dove scorre tra i ciottoli il filo d’acqua di un torrentello. Irpinia, si chiama questa regione, e non la conoscevo. Com’è varia e bella l’Italia!”9 Sensazioni in parte simili a quelle provate da Orazio, quando, insieme a Mecenate, Virgilio e altri amici, da Roma si recò più di duemila anni
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“Trevico, a 1100 metri sul livello del mare, è sempre squassato dal vento, anche d’estate: il telone ondeggiava, si gonfiava, tirava le corde. La piazza era come una nave, una grande nave in tempesta. Finalmente, quando si fece buio, accadde il grande evento e io vidi il primo film della mia vita: Fra’ diavolo. […] l’emozione della cerimonia, alla quale assistevamo come in una chiesa, era superiore al divertimento. Ricordo dove ero seduto, i bambini che erano vicino a me, i genitori dietro, e … ricordo quel film, che in seguito ho rivisto più volte, ma è l’unico di Stanlio e Ollio che non mi fa ridere”. Arrivati a Grottaminarda, il lettore/viaggiatore potrebbe scegliere la strada della Valle dell’Ufita, spingersi magari sino alla vetta d’Irpinia, Trevico, oppure raggiungere la nobile e alta Ariano, la patria del poeta romantico e libertario Pietro Paolo Parzanese. Questi percorsi potrebbero essere accompagnati dalla lettura del paesologo Arminio oppure di un bel libro-guida storico-letteraria del poeta e scrittore Ugo Piscopo10, che racconta con brio e profondità le valli d’Irpinia, o ancora di un libro affascinante di Emilia Bersabea Cirillo - Il pane e l’argilla - di cui parleremo in seguito. In particolare, per Piscopo, gli uomini della Baronia sono Centauri, che dichiarano la loro diversità dagli altri esseri, persino dagli altri Irpini. E così lo scrittore e poeta rappresenta, pensando a Carife, la sua storia di tremila anni, e gli altri paesi vicini, la loro disposizione geografica:
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“Le genti della valle dell’Ufita avevano abbandonato le zone pedemontane, scegliendo definitivamente le alture, da sempre. Perché avevano subito capito che c’era poco da fidarsi del fiume. Tu credi che quello sia un fiume e d’improvviso ti si abbatte addosso come un mare, che si trascina appresso pezzi di montagna. Tu confidi nel suo corso per la buona stagione, e quello già in primavera mette a nudo una spiaggia immensa di limo e di sassi bianchi come la calce. Qua e là, sotto le rive ombreggiate da salici, si coagulano e resistono pozzanghere filamentose, viscide, su cui insistono nugoli di moscerini e di zanzare”11. Attraverso i racconti di questi autori, si potrà visitare a caso Flumeri, Castel Baronia, San Nicola, San Sossio, Vallesaccarda, Vallata, Villanova del Battista, Zungoli, con il suo castello, Greci, Scampitella, Savignano Irpino, Montaguto. Dunque, il lettore/viaggiatore potrà seguire il percorso di Piscopo o di Arminio o della Cirillo, oppure quello di Soldati, in questo caso volgendosi verso il centro dell’Irpinia, non in bici, a meno che non si tratti di un appassionato più che dilettante, ma in una comoda auto, lasciandosi alle spalle Mirabella e la sua Aeclanum, e continuando per Fontanarosa, per il valico di Gesualdo, costeggiando Frigento e raggiungendo Gesualdo, ammirando il suo castello, e rievocando le storie di amore e morte con protagonista il principe dei madrigali Carlo Gesualdo, sino a giungere al castello di Torella - terra di Sergio e Vincenzo Leone e dei de Laurentiis -, splendida-
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mente ricostruito, e che appare nella sua imponenza, a dominare la Valle d’Ansanto, insieme alle rovine della torre di Rocca San Felice e del castello di Sant’Angelo. Queste stesse strade percorsero tre viaggiatori inglesi: il vescovo-filosofo Berkeley, in un viaggio del giugno 171612, Henry Swinburne (17431803), nei suoi viaggi effettuati tra il 1777 e il 1780 e descritti in Travels in the Two Sicilies, ed Eduard Lear, scrittore e pittore, famoso soprattutto come autore di “limericks”, non sensi ricchi di umorismo, a metà Ottocento. Del resto, l’Irpinia, come tutto il Sud d’Italia, a partire dalla fine del Settecento e nel corso dell’Ottocento, diviene una delle mète del “Grand Tour” europeo, uno dei luoghi privilegiati dove artisti e scrittori (si pensi ad esempio a Goethe) potevano scoprire un mondo più “naturale” e incontaminato, in una parola “pittoresco”, ovvero selvaggio, ricco di miti, di resti del passato, di una natura affascinante, esotica, bellissima e al contempo disordinata, imprevedibile, magica e minacciosa. In particolare, l’Irpinia spesso assurge a simbolo, come il Vesuvio e l’Etna, di luogo non semplicemente selvaggio e incontaminato, ma persino lugubre e pauroso, quando, sulla scia di Virgilio, i viaggiatori si volgevano sino alla Mefite. Ma l’arrivo alla Mefite, per il momento, lo rinviamo: rappresenterà una delle mète del nostro viaggio. Swinburne, ad esempio, nel percorrere la strada da Avellino a Montefuscolo, sino a Mirabella, così descrive le “rovine” dell’antica Aeclanum e poi di Frigento:
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“Non si sa da chi ed in quale periodo la città [Aeclanum] fosse stata distrutta; attualmente le uniche rovine presenti sono alcuni terrapieni, muri di pietra, frammenti di colonne di marmo e basamenti di statue di ordine dorico e corinzio. […] Nel pomeriggio ci spostammo sei miglia a sud, verso Frigento, attraverso una vallata estesa, dove i nostri cavalli furono immersi nell’argilla quasi fino alle selle, sebbene non avesse piovuto per lungo tempo. La campagna era in gran parte arabile, ma scarsamente coltivata. Frigento è un luogo in rovina su di una collina, per lo più costruito miseramente, e poveramente provvista del necessario per vivere. I suoi abitanti, in numero di duemila, vivono della vendita di pecore, di maiali e di grano. Nell’intera cittadina non c’era una locanda discreta in cui ci potessimo azzardare a trascorrere la notte …”13. Insomma, l’impressione di luogo selvaggio e affascinante che ne traggono Berkeley, Swinburne e Lear non è molto differente dall’ammirazione che ha suggerito lo straordinario quadro offerto dalla penna di Soldati. Ed è con questo stesso spirito che il viaggiatore moderno dovrebbe affrontare un percorso, reale ma anche dell’anima, nella terra d’Irpinia, e scoprire un mondo altrove ormai perduto e qui presente nei colori, nel vento, nei suoni, nel silenzio, nelle albe, nei tramonti, nel cielo, nei panorami, che si perdono a vista d’occhio. Potrebbe scoprire così l’Irpinia romana di Aeclanum e più a Sud di Compsa (Conza della Campania), quella preromana di Carife, Bisaccia, della Mefite…
SOTTO I MONTI AL CENTRO DELL’ITALIA… VIAGGIO
LETTERARIO NELLA
Altra tappa potrebbe essere rappresentata da Gesualdo, la già ricordata patria di Carlo Gesualdo, luogo che fu mèta di Igor Stravinskij, uno dei più grandi musicisti del Novecento, nel 1956 e nel 1959, quando sulle tracce del “principe dei musici” che egli ammirava, si spinse da Napoli sino in Irpinia, rievocando poi questo viaggio con notazioni di colore: “… Il castello di Gesualdo era allora la residenza di qualche gallina, una giovenca e una capra che pascolava, nonché di una popolazione umana che annoverava, in quel decennio ante-pillola e anti-maltusiano, un numero enorme di bambini …”14. Anche da questo comprendiamo quanto siano diverse l’Italia e l’Irpinia di oggi.
prendere il treno Avellino - Rocchetta Sant’Antonio, il paese della talentuosa scrittrice Mariateresa Di Lascia. Ma dovrà prima informarsi accuratamente sugli orari del treno. Dopo le gallerie che non solo idealmente separano la bassa dall’alta Irpinia, il viaggiatore resta incantato dai contrafforti e dalle vette selvose di Volturara, Montemarano, Serino, Montella, Bagnoli Irpino. I Monti Picentini sono ancora luogo incantevole e incontaminato, sede non a caso di un Parco Regionale, luogo che affascinò un grande meridionalista, in una delle sue escursioni in Irpinia, l’alba del 30 luglio del 1883. Raggiunta la vetta del Terminio, ecco le sensazioni di Giustino Fortunato:
PASSAGGIO DA NORD: L’ARCADIA PERDUTA Il nostro lettore/viaggiatore, che proviene da Roma o Napoli, percorrendo la A 16 NapoliCanosa, invece che superare Avellino ed uscire a Grottaminarda, o a Vallata, o ancora a Lacedonia, potrebbe anticipare l’ingresso in Irpinia. Potrebbe uscire al casello di Avellino Est, e proseguire in direzione Montella - Lioni, lungo la nuova Ofantina. Oppure, potrebbe raggiungere la stazione ferroviaria di Avellino - città evocata tra gli altri da Guido Piovene e Carlo Muscetta - e
“La veduta era estesissima a noi intorno, e dapertutto veramente - dai poggi irpini ai contrafforti lucani, dall’acuminato Vesuvio all’ampio Vulture sorridente, su monti e valli di mille colori, fra cielo e mare d’una sola tinta cilestrina, dapertutto regnava dolcissima una quiete serena e splendeva ineffabile una luce tersa e dorata, una luce benigna, che dava all’animo non so che impressione profonda di calma e di riposo. Era una di quelle immense vedute così frequenti su l’alto Appennino, che distraggono più che non sogliono richiamare o fissar occhio: solo la Celi-
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ca, aerea, l’arditissima Celica fatta a mo’ di forca, attirava distinta lo sguardo a cinque miglia in linea retta e, come tutte le altezze solitarie flagellate dai venti, s’imponeva maestosa e solenne …”15. Qui, come Giustino Fortunato, il viaggiatore potrà godere di una montagna pura, incontaminata, godere di acque limpide e straordinarie, “godere più piena e più pura la coscienza della vita”. E così scendiamo verso Montella, con le parole ancora di Giustino Fortunato: “Provavo ormai quel benessere indefinibile, che i grandi spettacoli della natura sogliono infondere nel cuore dell’uomo. […] subito riprendo il cammino a mezzo del Piano di Verteglia, che veramente è la più deliziosa valletta che si possa immaginare, io pensava all’età mitologica dell’oro, al beato regno di Giano e Saturno, ai buoni terrigeni pastori del nostro Appennino: pensavo alla gentile egloga vergiliana, all’idillio amoroso di Dafni e Cloe, alle primavere sacre degli antichi popoli italioti …”16. Queste selve, questa natura pura e perfetta, ricordano all’intellettuale Virgilio e i canti buco-
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lici. Non a caso, si ritiene che l’Irpinia, questi monti in particolare, abbiano ispirato il più famoso libro del Quattrocento e uno dei più imitati della letteratura europea sino alla Rivoluzione francese, l’Arcadia di Iacopo Sannazaro, che sul finire del secolo XV fu ospite dei Cavaniglia di Montella. E così, nelle parole di Elpino della IV egloga, che cerca pace in una valle, si potrebbero riconoscere quelle di Giustino Fortunato: Monti, selve, fontane, piagge e sassi vo cercand’io, se pur potesse un giorno in parte rallentar l’acerbo pianto; ma ben veggi’or che solo in una valle trovo riposo a le mie stanche rime, che murmurando van per mille campi. […] Ben mille notti ho già passate in pianto, tal che quasi paludi ho fatto i campi; al fin m’assisi in una verde valle et una voce udii per mezzo i sassi dirmi: - Elpino, or s’appressa un lieto giorno che ti farà cantar più dolci rime. Ma lasciamoci ancora guidare da Giustino Fortunato verso Montella sino a Bagnoli, dove avviene l’incontro con il “signor Michele Lenzi, il simpatico Lenzi, valoroso garibaldino quanto egregio pittore, che sapemmo tramutato da un sol mese in sindaco del comune”, incontro tra vecchi amici, cordiale, ricco di affetto, che diede sollievo all’instancabile viaggiatore da ogni fatica. Con il sindaco e pittore, dunque, Fortunato organizza l’ascensione al Laceno, l’altipiano ammirato poi anche da Alfonso Gatto, nell’estate del 1956, “magnifica prateria bislunga, dominata in fondo dal gran dosso boscoso del Cervalto, chiusa d’ogni parte da chine vestite di faggi secolari, e traversata dal rivolo perenne della Tremola, che si raccoglie nell’angolo di libeccio e forma un lago ai piedi della ombrosissima Raja Magra”17. Intanto, nella valle tra Bagnoli e Montella, si respira aria di pace e di sacro, con il Convento di San Francesco a Folloni, che vide il passaggio del Santo d’Assisi, e in alto il Santuario del Santissimo Salvatore, e di fronte quello di Santa Maria della Neve, con in cima il castello. Questi luoghi hanno ispirato tanti poeti e scrittori. Qui, un omaggio ad una figura poliedrica d’intellettuale nato a Cassano Irpino, Aurelio Benevento, che ha scritto questa poesia:
Sui monti del Laceno Sono tornato ai monti invernali Dopo tanto tempo E alla fine del tempo Ma ormai è tardi Vi sono soltanto macchie di neve
LETTERARIO NELLA
In mezzo alla terra nera e motosa Poche ore dopo che la neve s’è sciolta Sull’erba strinata dal gelo Sono già nate sul ciglio Le prime viole dei monti Con il puntino giallo-arancione E la vista si perde nel silenzio infinito Dando la vertigine Che provò centomila anni fa Francesco Petrarca Sul Monte Ventoso … Questa terra, del resto, è stata feconda di poeti: si pensi ai versi di Agostino Astrominica, Giuseppe Iuliano ed Alfonso Attilio Faia, alle pagine dedicate a Luogosano da Angelo Antonio Di Gregorio. Ed ha ispirato un altro “viaggiatore” insolito, Pierre Hugot, un giovane tenente dell’esercito francese, che durante la seconda guerra mondiale aveva aderito all’organizzazione “France Libre”, e che per due settimane, nella primavera - estate del 1944, fu inviato a Nusco insieme ai suoi soldati (componenti del “Battaillon de marche du Cameroun”) per acclimatarsi all’aria di montagna prima della battaglia di Cassino. Da questo soggiorno, nacque un capitolo del memoriale Baroud en Italie dal titolo Les adieux de Nusco. Anche il giovane tenente non riesce a resistere al fascino di questi luoghi: “Tutto intorno c’è l’ammasso romantico delle montagne, il mantello rugoso della foresta e, più in alto, l’erba rasa delle cime, cosparsa di neve. Così è stata la mia prima visione di Nusco: un sole obliquo che modella i rilievi di ombre sfumate; una lunga scia di pulviscolo solare che attraversa da un capo all’altro la valle e che penetra, durante il percorso, nelle finestre del convento di San Francesco, posto come un dado sul cappello appuntito di un brigante degli Abruzzi18. Nella penombra polverosa ed impercettibile della vallata risuona una campana, grave e lontana. C’è in questo paesaggio, una presenza di simboli, un richiamo così diretto all’anima che nessuno può restarne insensibile”19. Eppure, pochi mesi prima, nel settembre 1943, qui aveva infuriato la guerra, come raccontano tantissimi viaggiatori e testimoni, da Soldati ad Edgardo Sogno, da Agostino Minichiello a Pasquale Saggese, da Antonio La Penna a Gianni Raviele20. Fa eco a Pierre Hugo il poeta Giuseppe Iuliano: “Nusco appare come uno sciame bianco, raccolto nel grembo di terrazze, di case che si incuneano, si sommano, in un intreccio di pietra e calce sospeso tra cortine di nebbia. La montagna rende inesauribile, nei colori e nelle atmosfere, questo paesaggio che ha attratto numerosi artisti. La vivacità intellettuale si spiega forse con il capriccio dei venti, che qui hanno tutti libertà di
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soffio …”21. Del resto, Nusco è annoverato tra i “Borghi più belli d’Italia”. Ma anche gli altri borghi, tra le montagne d’Irpinia, hanno un fascino non trascurabile. Alcuni di questi potrebbero essere visitati attraverso i racconti, bellissimi, di un altro figlio di questa terra, il giornalista e scrittore Aldo De Francesco, che così, ad esempio, descrive Montemarano: “A vederlo poi quieto e disteso su un colle, con il castello in cima, disarmato e nudo, l’aria di chi non ha più nulla da nascondere e da difendere, aperto su un orizzonte sconfinato che spazia dal Gran Sasso alle Puglie, subito rasserena. Anzi dà un senso di immediata simpatia e di raccolta familiarità come il paese dell’anima”22. E così siamo arrivati a Nusco e Torella, alle sorgenti dell’Ofanto, e con esse il lettore/viaggiatore può intraprendere un nuovo percorso. Potevamo dire altro di Montemarano - il paese che ospitò l’elegante novelliere Giambattista Basile , raccontare di Castelvetere, Castelfranci, paesi di vini, di tarantelle, di carnevali, e ancora di Salza Irpina, Sorbo Serpico, Lapio (con il suo suggestivo ponte ferroviario), San Mango, Taurasi, Luogosano, paesi di nobili tradizioni e di persone ospitali. Come guida d’eccezione, per questi luoghi, possono ancora servire Piscopo, Arminio, Cirillo, De Francesco … PASSAGGIO
DA
SUD
SULLE TRACCE DI
UNGARETTI:
LA TERRA DELL’ACQUA E DELLE RUPI SCOSCESE
Il lettore/viaggiatore può a questo punto continuare la strada lungo la nuova Ofantina, ed arrivare sino a Lioni, Conza, Sant’Andrea, Calitri, Cairano, Monteverde oppure compiere una virata verso Occidente, in direzione Reggio Calabria, e raggiungere Caposele, Senerchia, Quaglietta: sono tutti luoghi ricchi di storia e di bellezza. Il percorso può, ovviamente, essere compiuto in senso inverso da coloro che provengono dalla Puglia e dalla Basilicata (ripercorrendo la strada che da Foggia porta a Candela e quindi l’Ofantina sino a Monteverde), o dal Sud, da Salerno e dalla Calabria (partendo dall’uscita di Contursi della Salerno-Reggio Calabria). Il viaggiatore che viene dalla Puglia, si imbatte in un paese dai colori bellissimi, l’ultimo della provincia e della regione, Monteverde, paese dal castello incantevole ora in ristrutturazione (quasi completata), dai boschi incontaminati come “La foresta”, a pochi passi dal maniero. Da questo paesaggio sono stati affascinati molti scrittori e viaggiatori, che possono quasi toccar con mano il Vulture e Melfi. Tra questi Gad Lerner, che, nell’illustrare la vita degli operai della Fiat di Torino23, racconta del destino di emigrazione di molti monteverdesi dal Sud estremo al Piemonte. Questo libro è godibile anche per l’eleganza delle descrizioni paesaggistiche, dei ritratti e dei
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bozzetti umani, per la capacità di arrivare diritto al cuore dei problemi e dunque al cuore degli uomini. Non è Gad Lerner un “visitatore incomprensivo”, come era stato più di quaranta anni prima Mario Soldati. In comune con quest’ultimo, comunque, ha la capacità di rappresentare in modo vivo i colori e il fascino della campagna irpina, quando scrive: “I campi neri di cenere delle stoppie già bruciate, il caldo feroce di Vallata, Lacedonia, Candela. Ora siamo proprio nel mezzo, tra le province di Foggia, Avellino, Potenza. Fluendo a zigzag verso la Puglia, il fiume Ofanto reso brillante dal riverbero del sole sulle acque, lascia sulla destra Melfi, il monte Vulture e i colli lucani”. E accanto si trova Aquilonia, con le rovine di Carbonara, con il Museo etnografico, opera somma di Mimì Tartaglia. Descrizione analoga, anche per eleganza, è presente in alcune poesie di Carmelo Capobianco, oppure nel reportage di un inviato di “la Repubblica”, Paolo Rumiz, che in una serie di resoconti (si veda ad esempio quello del 19 agosto 2006, p. 29), ha evocato il fascino degli Appennini italiani. Ma uno dei più illustri viaggiatori d’Irpinia è certo Giuseppe Ungaretti, che, nel 1934, seguendo il percorso dell’Acquedotto pugliese, ha compiuto un itinerario da Est ad Ovest, dal Gargano, dal Tavoliere verso il Sud interno, alla riscoperta di una terra dell’acqua, che dà origine all’Ofanto (il mitico fiume oraziano), al Calore e al Sele. Infatti, negli scritti di viaggio Il deserto e dopo, il grande poeta racconta del viaggio in particola-
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re da Venosa a Caposele (dove arriva il 9 settembre del 1934) alla scoperta dell’acqua e del suo fascino, passando per Venosa, con il Vulture maestoso che domina (“… incontriamo il Vulture nero con i suoi quattro o cinque dentacci. Acqua, fuoco: eruzioni e alluvioni hanno dato l’impronta ai pietroni d’intorno …”), con Calitri e la valle dell’Ofanto: “Poi s’apre la vallata dell’Ofanto e per un’altra strada a girandola arriviamo in cima a Calitri, paesino bianco a 600 metri colle case che si tengono strette sulla frana”24. Oltrepassa la sella di Conza, scorge Castelnuovo, Laviano, e Calabritto, che gli è indicato come “il paese più ricco d’Italia”. Ed ecco l’arrivo a Caposele, che appare ad Ungaretti luogo selvaggio e affascinante, secondo un leitmotiv ormai divenuto consueto per l’Irpinia: “Entrando in paese ci viene incontro una gola di una cinquantina di metri per dieci, spaccata nella roccia e sparsa di macigni ruzzolanti e piombanti dalla montagna; qui si vedono le sorgenti del Sele lasciate in libertà e che alimentano ciò che rimane del fiume che va dalla parte di Pesto: un boccalone vomitante in cima, e sotto un’infinità di fontanini che intrecciano le loro vene fra gli olmi, l’edera, le acacie, il sambuco, un fico che ha l’età di Matusalemme: in fondo fra i pietroni l’acqua scivola sveltissima, in una specie di foro tenebroso, e si perde in quell’occhio”. “... proprio ai piedi della buia parete verde del
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monte Rotoli è captata l’acqua per l’Acquedotto. Ora sono polle non meno vive di prima, ma sepolte. Al loro posto dove formavano lago a ferro di cavallo, appare un prato, e da un lato nello sfondo sorge su un salto un povero campanile distaccato dalla sua chiesa trasportata altrove. Nel mezzo del prato si notano quattro botole ermeticamente chiuse: sono gli accessi al canale che, afferrate le polle, le svia per una brusca storta, ed eccole dentro una stanza di manovra”. La notte, Ungaretti soggiornerà a Calitri, e questa cittadina ispirò una poesia bella e tormentata, studiata accuratamente da Alfonso Nannariello, più volte rimaneggiata tra il 1934 e il 1949. Nell’ultima versione porta appunto il titolo Calitri: Deposto dal torrente c’è un macigno Ancora morso dalla furia Della sua nascita di fuoco. Non pecca in bilico sul baratro Se non con l’emigrare della luce Muovendo ombre alle case Sopra la frana ferme. Attinto il vivere segreto Col sonno della valle non si sperde; Da cicatrici ottenebrate Isola lo spavento, ingigantisce. Qui, il poeta, rivivendo in una chiave completamente personale, intima e “psicopatologica” il
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paesaggio, sembra descrivere, come nota Nannariello, il luogo di una catastrofe. La collina di Calitri appare come un “macigno / Ancora morso dalla furia / Della sua nascita di fuoco”, ossia come una collina frutto dei sommovimenti tellurici, del “fuoco” del nucleo terrestre, sulla cui sommità vi sono le case del paese, “in bilico sul baratro” e “sopra la frana ferme”. Dunque, anche le case sono lì lì per raggiungere l’abisso: il pàthos delle case - osserva Nannariello - è nel loro essere ferme su una terra non ferma. Questa terra si sa non ferma non tanto a causa della “frana” o del “baratro”, immediatamente e attualmente presenti, bensì del terremoto possibile25. Del resto, soltanto quattro anni prima, l’Irpinia era stata funestata dall’ennesimo terremoto. Calitri, comunque, è luogo letterario anche per le testimonianze di tanti, da Francesco De Sanctis ad Alfonso Nannariello, per arrivare alle composizioni di Vinicio Capossela, che, in particolare nei Cd “Il ballo di S. Vito” (1996), in “Canzoni a manovella” (2000) e in “Ovunque proteggi” (2006), ricorda temi e pensieri della terra tra Andretta e Calitri, che ha dato origine alla sua famiglia. Siamo, dunque, nella Valle dell’Ofanto. Sia con l’auto che con il treno, si segue per un buon tratto il corso del fiume, ancora un luogo letterario d’eccezione, perché il fiume del venosino Orazio è descritto anche da Virgilio, Lucano, Silio Italico, e nel mondo greco, tra gli altri, da Polibio e Strabone, e poi ancora da Tito Livio e Plinio il
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Vecchio. Ma l’Ofanto resterà per sempre legato, in modo indissolubile, al nome di Orazio, che lo ricorda “violens”, “acer”, “sonans”, simbolo di una terra arcaica, rigogliosa e incontaminata, specchio dei suoi vigorosi e austeri abitanti. E così, nel congedo del III libro delle Odi, dopo aver esclamato il famosissimo “Exegi monumentum aere perennius”, Orazio penserà alla sua terra lontana, alla fama del suo nome che arriverà sino al Vulture, all’onore che gli sarà tributato: “E dove suona l’Aufido imperioso, / e fu re Dauno, povero d’acqua, / tra i popoli dei campi, / anch’io sarò un signore, / anche di me si parlerà: ‘Fu il primo / che portò qui tra i popoli d’Italia / la poesia dell’Etolia!’ …” (traduzione di Enzo Mandruzzato). Sulla scia di Orazio, hanno celebrato il fiume violento e affascinante, tra gli Irpini, Camillo Miele (Andretta, 1819 - Montella, 1892) e Giovanni Malleone (Trevico, 1778 - 1851). Molti, del resto, hanno amato questo fiume. Famosa è, ad esempio, la descrizione, dal gustoso “sapore” anche letterario, che Giustino Fortunato fornisce in un suo libretto su L’alta Valle dell’Ofanto. Qui, il grande meridionalista proponeva un’immagine puntuale del fiume, propria di chi descriveva i luoghi per averli visitati realmente e con attenzione: “Scaturisce l’Ofanto, umile ruscello, su nei campi di Torella dei Lombardi; di là da Lioni si serra in una gola, donde cade, per un’altezza di ventidue metri, nel piano di Conza della Campania: poi di nuovo si chiude fra le strette di Caira-
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no, ma tosto si riallarga nella insenatura sottostante a Calitri, in cui sbocca la fiumana da Atella, il meno povero di tutti i suoi affluenti …”. E già Fortunato, comunque, nel confrontare la descrizione di Strabone con la realtà del suo tempo, contrapponeva la grandezza del fiume antico alla scarsità d’acque come gli appariva nel lontano 1896, e che conferma nuovamente il carattere selvaggio del luogo: “Ora gli acquitrini sono alla foce, non meno che nelle conche più deserte dell’alta vallata: e da per tutto, per assai lunghi tratti del fiume, nei torridi mesi della estate, il velo delle acque rimane stagnante, come in una immensa, selvaggia palude stigia, sacra alla malaria”26. LA TERRA DELLA NOTTE Vorrei invitare il lettore/viaggiatore anche a scoprire la notte irpina. Qui, la notte è ancora quella di un tempo, è ancora quella delle scarse luci, delle stelle e del vento. Ecco, la riscopriamo attraverso Ugo Piscopo: “Nella valle dell’Ofanto, la notte esiste veramente. Essa viene, questa cosa che è la notte, ti urta, ti scuote, ti prende e ti porta. Inizia, allora un viaggio in mezzo a zone inesplorate, che tuttavia sembra di ricordare e riconoscere. Pur dimorando col corpo in un punto fermo della terra, tu fluisci in un vento di stelle, di querce, di pause e senti, però, che sei in esilio dalle stelle, dalle querce, dalle pause del dolore e della follia. Una voce dentro suggerisce: ‘Sii te stesso. Parla con i sensi’. E con che altro si vorrebbe
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parlare dentro a una notte così corposa, avvolgente, reale?”27. Dall’alto del belvedere di Frigento, così invece rivive la notte Pasquale Martiniello, scorgendo le luci dei cento e più paesi d’Irpinia: “Sulle cime dei flutti irrompenti / centoventi navi stellari, / piccole e grandi, con sparse lampare, / immobili e tacite sfidano i venti”28. LA TERRA DELLA FUGA E DEL TERREMOTO Tuttavia, l’Irpinia non è, anche nell’immaginario letterario, solo luogo dell’idillio. È anche terra del Sud, e dunque terra della fatica, degli stenti, della miseria, del sopruso, quindi dell’emigrazione, della vera e propria “fuga”, della lotta per le terre, di tante sconfitte ideali, dei terremoti, che periodicamente hanno scosso queste valli, queste colline, queste montagne. Ero incerto se in una “guida letteraria” si dovesse far cenno, almeno un cenno, anche a questo. Ma credo che sia necessario. Sono decine i poeti, soprattutto di ispirazione meridionalista, che hanno raccontato questa storia, sulla scia di Rocco Scotellaro, di Salvatore Quasimodo, di Alfonso Gatto: questi poeti irpini rispondono ai nomi di Antonio La Penna, Pasquale Stiso, Pasquale Martiniello, Giuseppe Saggese, Giuseppe Iuliano, Giuseppe Tedeschi, Nicola Arminio, Giuseppe Pisano, Ugo Piscopo, Agostino Minichiello, Nicola Prebenna … Riporto alcuni versi, per tutti, di Pasquale Martiniello:
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un mondo che sembrava finire, calpestato da forze immani. Tra le tante testimonianze in prosa, non può mancare almeno uno stralcio della cronaca, che Alberto Moravia scrisse per “L’Espresso” (7 dicembre 1980). Raggiungendo i luoghi del disastro in elicottero, il grande scrittore sorvola San Mango (“il paese-cimitero”), e fa tappa a Sant’Angelo dei Lombardi e Lioni. Solo poche righe di questa cronaca dal titolo Ho visto morire il Sud: “Eccoci a Lioni, dove atterriamo nel campo sportivo. Prima di tutto c’è una grande casa di sei piani, con tanti balconi, apparentemente intatta
Irpinia, terra mia Questa terra ha funi di radici senza calze, unghie di zoccoli con ferite senza suola, tanti petti, rotti da favole di dolore e nidi in silenzio costruiti, lasciati inseminati. Terra mia, dagli occhi arsi e innamorati, tu mi parli di fughe disperate, di sogni appesi a croci stecchite senza fiori, di lettere in lacrima bruciate, di fiocchi di trecce, strappati in voto …29. Analogo discorso vale per la poesia e la letteratura del terremoto30, che offre non poche testimonianze di eventi drammatici ed epocali quali il sisma del 23 luglio 1930 e del 23 novembre 1980. Decine di poeti, di intellettuali, giornalisti e scrittori (da Alberto Moravia a Vittorio Sermonti a Carlo Muscetta a Dante Della Terza ad Antonio La Penna a Manlio Rossi-Doria a Vega de Martini a Giovanni Russo a Camilla Cederna a Romualdo Marandino a Claudia Iandolo a Marco Ciriello a Franco Arminio) hanno rappresentato
e abitabile. Ma dalle finestre si affacciano non già figure di donne incuriosite ma mucchi inerti di calcinacci. E, come su una faccia devastata da una malattia immonda, crepe nere e tortuose serpeggiano per l’intonaco bianco. Poi, ad una svolta, scorgiamo in una specie di anfiteatro di macerie, una folla immobile e silenziosa che guarda tutta quanta verso un solo punto …”. VERSO IL CENTRO D’ITALIA: LA MEFITE L’Irpinia non è, dunque, solo luogo d’idillio. L’Irpinia ha un lato di mater, che abbiamo descritto, e uno di “matrigna”. Questo aspetto funesto, quasi lugubre, dell’Irpinia era stato già descritto da Virgilio nel settimo libro dell’Eneide, in un senso differente, quando identificava nella Valle d’Ansanto (nel territorio di Rocca San Felice) la porta degli Inferi, da dove passò la Furia Alletto dopo aver scatenato la guerra tra Rutuli e Troiani:
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Est locus Italiae, medio sub montibus altis, nobilis et fama multis memoratus in oris, Ampsancti valles ... Un luogo c’è sotto i monti al centro d’Italia famoso: la valle d’Amsanto: il fianco boscoso d’un colle con alberi densi la chiude; nel mezzo di gonfio torrente fra’ sassi tortuoso passa lo strepito. Ivi un’orrenda caverna e la cruda porta di Dite si mostrano: vasta voragine dove Acheronte prorompe apre sue fauci pestifere; ed ivi scomparsa l’Erinni, nume dell’incubo, libera il cielo e la terra. (VII 563-570, nella versione di Enzio Cetrangolo) Questi versi esprimono, vigorosamente, un momento di tensione, affidato al lugubre incontro con il mondo degli Inferi, collocato in una valle al cui centro è un laghetto d’acque sulfuree. La cupezza del luogo è in armonia con la sua funzione: il “fianco” che racchiude la valle è “nero” (atrum nel testo latino); il torrente irrompe e causa un suono fragoroso nella valle, dominata da una caverna orrenda. La vasta voragine al centro minaccia quasi di inghiottire ogni cosa, con le sue fauci apportatrici di morte. Come ha notato Romualdo Marandino, il motivo dominante del brano è “l’horrendum che circonda l’ingresso dell’Ade”. La tensione dell’incontro con gli Inferi ha termine con un verso quasi “liberatorio”: “Ed ivi scomparsa l’Erinni, nume dell’incubo, libera il cielo e la terra”31. Colpisce, come ha osservato Marcello Gigante, la precisione della descrizione, che ancora corrisponde allo spettacolo offerto dalla Mefite al nostro viaggiatore. E questa rappresentazione ha fatto, ovviamente, scuola, perché tra tutte le descrizioni antiche, questa ha prevalso sulle altre così da condizionare i poeti e i viaggiatori successivi, tra i quali i già citati Swinburne e Lear. Quest’ultimo scrive, durante il suo passaggio avvenuto nel settembre 1847: “Il bacino in cui giace questa strana e brutta palude vaporosa è orlato, su un lato, da un bosco di querce, alle cui spalle fa da ottimo sfondo la montagna di Chiusano”32. E ancora adesso, la Valle d’Ansanto è cinta, su di un fianco, da una boscaglia (attualmente molto rada); al centro è presente il laghetto di esalazioni sulfuree; inoltre, un osservatore attento può scorgere le cavità, dalle quali - se si chiudono un attimo gli occhi e ci si lascia prendere dalla fantasia - è possibile intravedere una Furia inquieta, la funesta Alletto, che attende un nuovo poeta che sappia ridestarla. Anzi in parte l’ha trovato in Antonio La Penna, che, nella poesia Mephitis, ha risemantizzato la figura della Mefite identificandola con la cattiva politica, che ha causato lo spopolamento di questa terra. Il lettore/viaggiatore non deve tra l’altro dimenti-
SOTTO I MONTI AL CENTRO DELL’ITALIA… VIAGGIO
care che qui vicino è Rocca San Felice, luogo ideale per un turista alla ricerca di pace e di eleganza, come ricorda Franco Arminio: “Il borgo è curato come un paesino francese. I numeri civici sono in ceramica, gli infissi in alluminio sono rari. Molte fioriere ai balconi. Un luogo ideale per accogliere turisti, specialmente se si guarda in alto alla splendida rocca dove Federico II rinchiuse suo figlio Enrico …”33. VERSO IL CENTRO: LA TERRA DI FRANCESCO, GUGLIELMO E GERARDO Ma vi è anche un altro centro - anzi più centri dell’Irpinia alta, il Santuario di San Francesco a Folloni di Montella - dove si respira un ascetismo e una spiritualità pienamente francescani e non avulsi dalla vita -, oppure l’Abbazia del Goleto, fondata da san Guglielmo, nel territorio di Sant’Angelo dei Lombardi, incantevole nella sua bellezza desolata e maestosa: “Una fabbrica perfetta” - scrive Emilia Bersabea Cirillo - “il Goleto, magica al centro di un mondo magico. Perché il Goleto è lo spirito che si fa pietra, è una preghiera che si rincorre, è la semplicità delle forme, è quello di cui si ha sempre bisogno, è la fragilità degli eventi, è la madre che accoglie”34. Da non dimenticare è anche un altro Santuario, quello di Montevergine, che domina Avellino, evocato tra gli altri da Vincenzo Padula, Renato Fucini, Giuseppe Marotta e Alfonso Gatto. Accanto a questa religiosità ascetica, v’è una religiosità più popolare, quella presente a San Gerardo a Materdomini (Caposele), così descritta dalla Cirillo: “Fuori al santuario la fabbrica della devozione prosegue in una sequela di baracche, carrette, cesti intrecciati e giocattoli di plastica. Immagini fluorescenti made in Taiwan, placche autoadesive proteggi guidatore, tavolette votive di legno e smalto, il santo è stato riprodotto e annientato in molteplici forme. La sua silhouette, sofferta e pensosa, viene portata come souvenir alle devote rimaste a casa”35. Insomma, anche questo fa parte della varietà e della ricchezza di una terra bellissima, che, come tanti viaggiatori del passato e del presente, ancora il lettore/viaggiatore cui ci rivolgiamo, potrà scoprire, se solo sappia dimenticare il presente e volgere lo sguardo ad un passato autentico e nobile, e che lo indurrà ad esclamare con Mario Soldati: “Irpinia, si chiama questa regione, e non la conoscevo. Com’è varia e bella l’Italia!” NOTE 1 La
terra di mezzo, luoghi e storie d’Irpinia, Elio Sellino editore, Pratola Serra, Avellino, 2000. 2 Messaggio agli amici di Bisaccia, da Poeti del Sud, a cura di Paolo Saggese, Elio Sellino editore, Avellino, 2003, p. 157.
LETTERARIO NELLA
3 Francesco
De Sanctis, Un viaggio elettorale, a cura di Attilio Marinari, Firenze, La Nuova Italia, 1970, p. 16. 4 Un viaggio elettorale, cit., p. 46. 5 Viaggio nel cratere, con una lettera di Gianni Celati, Sironi editore, Milano, 2003, p. 114. 6 “Il Mattino” del 27 marzo 2005, pp. 1 e 18. 7 Un viaggio elettorale, cit., p. 70. 8 La storia di Michele, da Dagli Appennini alle montagne rocciose (e ritorno). Testimonianze e rimembranze per Dante Della Terza, a cura di Vittorio Russo, Bibliopolis, Napoli, 1996, p. 193. 9 Il racconto di Soldati, dal titolo Fuga in Italia, è stato edito varie volte a partire dal 1947, di recente una parte anche in L’Irpinia nella seconda guerra mondiale. Dalla crisi del regime fascista alla liberazione, a cura di
Francesco Barra; Testimonianze letterarie e cronache, a cura di Paolo Saggese, Prefazione di Antonio Maccanico, Centro Guido Dorso, Studi Meridionali 10, Avellino, 2004, pp. 339-348. 10 Ugo Piscopo, Irpinia sette universi cento campanili. Percorsi e spaccati, ESI, Napoli, 1998. 11 Piscopo, Irpinia sette universi, cit., p. 49. 12 Si veda G. Berkeley, Viaggio in Italia, tr. it. a cura di Th. E. Jessop e M. Fimiani, Bibliopolis, Napoli, 1979, e l’analisi di Minichiello, op. cit., pp. 31-33. 13 Henry Swinburne: un viaggiatore inglese nell’Irpinia del ’700, a cura di Pia Cannavale, introduzione di Francesco Barra, Liberamente liber, Avellino, 1997, p. 25. 14 Cfr. Simonetta Ieppariello, Un compositore sulle tracce del madrigalista, e Gennaro Iannarone, Quelle geniali dissonanze di Stravinskij e Gesualdo, “Ottopagine” del 1° luglio 2007, p. 8. 15 L’opera di Giustino Fortunato si intitola L’Appennino della Campania, a cura della sezione napoletana del Club Alpino italiano, Napoli, 1884. La citazione è tratta da Giustino Fortunato nella Piana di Verteglia, a cura
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di Carlo Ciociola, “Il Monte”, Anno IV - n. 1, genn. mar. 2007, p. 92. 16 Ibidem (Il corsivo è mio). 17 Op. cit., p. 94. 18 Qui, Hugot descrive il Santuario del Santissimo Salvatore, non quello di San Francesco a Folloni, che sorge sempre nella valle di Montella. 19 Da Gianni Marino, Addio Nusco di Pierre Hugot, il Calamaio, Atripalda (Av), 1992, p. 21. 20 Cfr. L’Irpinia nella seconda guerra mondiale. Dalla crisi del regime fascista alla liberazione, a cura di Francesco Barra; Testimonianze letterarie e cronache, a cura di Paolo Saggese, cit. 21 Tratto da I Borghi più belli d’Italia. Il fascino dell’Italia nascosta, Guida 2005, Società editrice romana, Roma, 2005, p. 359. 22 Paesi dell’anima, Prefazione di Carlo Franco, illustrazioni di Andrea Celano, Rossi Editore, Napoli, 1995, p. 133. 23 Cfr. Operai. Viaggio all’interno della Fiat. La vita, le case, le fabbriche di una classe che non c’è più, Feltrinelli, 1988. 24 Le citazioni sono tratte da G. Ungaretti, Vita d’un uomo II. Prose di viaggio e saggi I, Milano, Mondadori, 1969, pp. 357-362. 25 Si veda Alfonso Nannariello, Calitri. Una poesia di Ungaretti da ritrovare, Delta3 edizioni, Grottaminarda (Av), 2006, da cui è tratto il testo della poesia. 26 Le citazioni dell’opera di Giustino Fortunato sono tratte da Ofanto, a cura di Antonio Ruggiero, Bari, 2004, p. 19. 27 Op. cit., p. 58. 28 Notturno Irpino, da Testimonianze Irpine, Tip. Irpina, Lioni (Av), 1976, p. 6. 29 La poesia, già edita nella raccolta Esodo, è tratta da Poeti del Sud 2, a cura di Paolo Saggese, Elio Sellino editore, Avellino, 2006, p. 176. Per la poesia irpina e per la rappresentazione dell’Irpinia si veda, oltre a questa antologia, anche Poeti del Sud, cit.; Poeti del Sud 3, a cura di Paolo Saggese, Elio Sellino editore, Avellino, 2007; Operai di Sogni. Poeti irpini del Novecento, a cura di Paolo Saggese, Elio Sellino editore, Avellino, 2007. 30 Per la produzione poetica legata al sisma del 23 novembre 1980 cfr. le antologie La poesia del terremoto, presentazione di Franco Compasso, a cura di Luigi Pumpo, Edizioni “Presenza”, Marigliano, Na, 1983, e Quando il terremoto è nell’anima. I poeti del 23 novembre, a cura di Paolo Saggese, Elio Sellino editore, Avellino, 2006. Per la produzione saggistica e letteraria cfr., tra gli altri, di Autori vari Quella sera c’era una luna luminosa, a cura di Angelo Giusto, Edizioni Scriba, 1993, e 19.35. Scritti dalle macerie, a cura di Paolo Speranza, prefazione di Antonio Zollo, Edizioni Laceno, Atripalda (Av), 2005. 31 Per la bibliografia e le citazioni relative alla Mefite rinvio a Paolo Saggese, Virgilio e la Valle d’Ansanto. Un suggestivo incontro con gli Inferi, “L’Irpinia Illustrata”, 0, 2000, pp. 3-5. 32 Viaggio in Basilicata (1847), Edizioni Osanna Venosa, Venosa (Pz), 1990, p. 22. 33 Viaggio nel cratere, cit., p. 127. 34 Il pane e l’argilla, Filema, Napoli, 1999, pp. 97-98. 35 Op. cit., pp. 109-110.
PERCORSI SPIRITUALI IN ALTA IRPINIA Frate Agnello Stoia
I santuari sono luoghi della memoria, di una memoria efficace ed estensiva che, se da un lato raccontano visibilmente con pietre ed opere il passato, allo stesso tempo affermano il valore presente e attuale della fede e della devozione. Per questo nella comunità sono luoghi significativi, sono luoghi dell’incontro e della festa, della fede e del folklore, dell’identità e della tradizione, della fede degli antenati che con grandi sacrifici li hanno edificati. A voler considerare la geografia dei santuari che costellano tutto il territorio dell’Irpinia se ne possono contare a decine, eretti nei centri urbani o nelle campagne, su vette, speroni rocciosi o anfratti. Accanto ad importanti e conosciuti luoghi di culto, come Montevergine o Materdomini di Caposele ad esempio, si sviluppa una serie di luoghi sacri più o meno conosciuti, venerati da secoli dalle popolazioni dell’Alta Irpinia, legati ad apparizioni, culti arcaici e che costituiscono la base per manifestazioni religiose molto radicate. La zona di Montella gravita attorno alla devozione al Santissimo Salvatore, alla Madonna della Neve e al santuario francescano di san Francesco a Folloni. Scendendo verso Avellino, sulla vecchia Ofantina, incontriamo il Santuario della Madonna delle Grazie a Castelvetere e di sant’Anna a San Mango sul Calore. Spostandosi verso oriente abbiamo l’Abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi, il Santuario di santa Felicita a Rocca San Felice. Andando verso le Puglie c’è Andretta con “La Mattinella”, il santuario della Stella Mattutina. Scendendo verso la Baronia abbiamo il Santuario di santa Maria delle Fratte a Castel Baronia e del Buon Consiglio a Frigento. Allungandosi verso Grottaminarda si incontra il Santuario della Madonna di Carpignano. A Lioni ci sono i santuari di san Rocco e di santa Maria del Piano, e scendendo verso il fondo Valle Sele il Santuario di Materdomini con il gruppo di santuari di Calabritto con la Madonna della Neve, di Grenzi, e quello rupestre della Madonna del Fiume. In questo contesto abbiamo dato spazio ad alcuni santuari molto frequentati, ma soprattutto ne abbiamo segnalato alcuni che rimangono nascosti, spesso misticamente custoditi dal silenzio delle montagne e dei boschi, e per la loro condizione di santuari “minori” hanno conservato molto della genuinità espressiva sia dei luoghi sia della devozione popolare. Il Complesso di san Francesco a Folloni - Montella Aria pulita e natura che ancora impone le stagio-
ni, un dolce piano inclinato a occidente nella ciambella di montagne dai profili spigolosi, l’ansa del fiume Calore: il luogo sembra calcolato per la strategia geografica, per la posizione baricentrica rispetto alla valle. Eppure le fonti e le tradizioni più antiche raccontano che Francesco d’Assisi riparò qui provvidenzialmente nell’inverno del 1221, sotto un leccio. Nonostante il tempo da lupi – è il caso di dire perché di terra irpina si sta parlando – la neve che cadde quella notte non lambì le fronde sempreverdi dell’albero né inzuppò le tonache di quei pochi frati che vi avevano trovato rifugio per la notte. Il fatto prodigioso non tardò molto a passare di bocca in bocca, come l’identità della guida di quel drappello di forestieri, vestiti in modo vile: frate Francesco e i frati minori, diretti alla grotta di san Michele sul Gargano. Alle richieste insistenti della gente e del castellano il santo di Assisi cedette volentieri, lasciando due frati che costruissero accanto all’albero un romitorio dedicato alla Vergine dell’Annunciazione. Il leccio, nascosto nelle fondamenta del convento, è diventato radice dell’albero secolare che è il Complesso Monumentale di san Francesco a Folloni. Questa storia leggendaria e drammatica non è l’unico “documento” della fondazione né l’unico fioretto che si tramanda della prima fraternità che ebbe il privilegio di iniziare un’avventura spirituale che continua da otto secoli. Appena due anni dopo, sempre la neve fa da occasione ad un altro prodigio: i frati sono bloccati da giorni e non hanno da mangiare, né qualche anima pia può portar loro un pane, perché dall’abitato è impossibile percorrere due miglia nella neve alta. Qualcuno bussa alla porta, viene spalancato l’uscio a un altro misero che certo non avrà da mangiare, ma non c’è nessuno. Solo un sacco pieno di pane fragrante sulla neve alta. Si cercano impronte che non ci sono. E il sacco è di lino, ricamato a gigli di Francia. Troppe domande, la fame e il freddo rendono quei poveri uomini avidi di cibo. Ma con stupore mangiano quei pani, intanto si smorzano i morsi della fame ma non le domande: Chi sarà stato? E un sacco tanto prezioso? E i gigli francesi in Irpinia? Solo tempo dopo sapranno che Francesco era in Francia presso la corte di Ludovico VIII: in visione aveva saputo del pericolo per i suoi frati e per mano di angeli aveva inviato quel sacco di pane fino a Montella. Conserveranno allora il sacco come tovaglia d’altare, e nei secoli a venire sarà la reliquia più preziosa del convento.
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La fede e la devozione della gente di questa terra irpina al Poverello sarà proclamata a tutto il mondo dal pennello di Giotto che nella Basilica superiore di Assisi dipinse, tra i tanti miracoli attribuiti a Francesco dopo il suo transito nel 1226, quanto accadde a Montemarano, poco distante da Montella. Una donna devota era morta senza il conforto della confessione. Durante il suo funerale si svegliò chiedendo un confessore: per intercessione del beato Francesco le era stato concesso di tornare in vita per poter essere assolta dai peccati. Una volta ricevuta l’assoluzione si riaddormentò in pace. Sia per la viva tradizione del passaggio di san Francesco, sia per l’importanza strategica che gli Angioini attribuirono al castello di Montella, il luogo dei frati di Folloni fu beneficiato con liberalità dai sovrani che si susseguirono sul trono di Napoli. E alla semplicità del primo insediamento seguirono strutture imponenti, degne di un feudatario quale Bartolomeo di Capua, di Filippo di Taranto che nel 1322 con privilegio trasformava in diritti le acquisite “consuetudini” di pescare nel fiume e legnare nel bosco, della regina Giovanna che nel 1374 si raccomandava in una lettera ai frati, suoi “devoti e fedeli oratori”. Gli Aragonesi, cacciati gli Angioini nella prima metà del ‘400, confermarono i privilegi concessi ai frati sotto la precedente dinastia. In una lettera del Luglio 1441 Alfonso confermava gli stessi favori concessi da Giovanna I. Ferrante negli anni 1460-65 concedeva ai frati sei tomoli di sale annui da prelevarsi alla regia dogana gratuitamente. Tutte queste attenzioni aiutarono l’espansione del convento e lo fecero crescere nelle strutture e nel numero di religiosi. I documenti conservati attestano l’opera che i frati svolgevano tra la gente, e all’evangelizzazione seguiva sempre la divisione del pane, quello materiale e quello della cultura. Quello materiale non c’era pericolo che mancasse: i frati fecero dipingere la scena del sacco sulla porta del convento e nel refettorio, perché a se stessi e a tutti ricordassero la promessa di san Francesco: quando in tutto il mondo rimanessero tre sole pagnotte di pane, una sarebbe per i frati. Quello della cultura lo divisero con i laici, aprendo la biblioteca e gli studi ai giovani del luogo. I due fratelli Lucio, letterati ed umanisti irpini, studiarono in convento. Qui si riparò Jacopo Sannazzaro dopo la morte della madre, trovando tra questi monti – i Picentini - il “locus amoenus” motivo ispiratore della sua Arcadia.
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Con lui Gianni Anisio e il Cotta furono ospiti dell’Accademico pontaniano Troiano Cavaniglia, figlio di Diego conte di Montella. Dal ’500 al ’700 il convento ha subito molte trasformazioni in seguito ai frequenti terremoti e ristrutturazioni operate dai frati che non hanno badato a sacrifici per consegnarci un monumento di fede e di arte che oggi lascia sorprese le migliaia di visitatori che non si aspettano di trovare un luogo tanto bello in questa piana. Anche le due soppressioni, napoleonica e sabauda, nonostante abbiano spogliato il convento di beni artistici e documentari, non sono riuscite a impedire a quell’antico leccio di produrre nuovi germogli né a quel pane di continuare ad essere spezzato nell’accoglienza e nella condivisione. L’Abbazia del Goleto Superato il dosso di Fontigliano (Nusco) ci si affaccia nella Valle dell’Ofanto e nei pressi di Sant’Angelo dei Lombardi, lungo la S.S. 7, l’an-
tica Appia, in un suggestivo scenario delimitato dai monti Picentini, si trova l’antica Abbazia del Goleto. Fondata da San Guglielmo da Vercelli (1085-1142) intorno al 1133, il santo monaco vi concluse la sua esistenza il 24 giugno del 1142. La struttura, in origine un monastero doppio a prevalenza femminile, conobbe il suo massimo splendore in epoca normanno-sveva e agli inizi della dominazione angioina. Nel 1152 fu costruita la torre Febronia – il nome lo si deve alla Badessa che la fece costruire – realizzata con pietre di risulta di un mausoleo del periodo romano dedicato a M. Paccio Marcello. Nel 1225 l’arrivo al monastero della reliquia del braccio di san Luca fu occasione per la costruzione della cappella omonima, fatta realizzare dalla Badessa Marina. La cappella, su due livelli, è un gioiello architettonico dell’arte gotica, caratterizzato da capitelli federiciani. Attraverso una scala con un corrimano a forma di serpente si accede al portale in stile romanico-pugliese in
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calcarinite rossa, pietra tipica del territorio. In epoca moderna l’Abbazia fu retta direttamente dai monaci di Montevergine i quali restaurarono il complesso e fecero costruire la grande chiesa settecentesca su progetto di Domenico Antonio Vaccaro (1733-1740 circa), dove furono traslate le ossa del Santo fondatore. L’Abbazia fu soppressa nel 1807 durante il decennio francese e le ossa di San Guglielmo furono traslate definitivamente a Montevergine. Dopo una lunga permanenza di P. Lucio Marino dei monaci di Montevergine l’Abbazia è stata affidata alla Comunità dei Piccoli fratelli della Comunità Jesus Caritas di Charles de Foucauld. Santuario di santa Felicita La storia della martire Felicita e dei suoi sette figli ricalca così da vicino il racconto biblico del libro dei Maccabei che diversi studiosi ne hanno messo in dubbio l’attendibilità. Gli ultimi studi, invece, confortati da testimonianze
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archeologiche e documentarie, propendono per l’autenticità del racconto secondo cui Felicita, ricca vedova romana, fu martirizzata con i suoi sette figli (Gennaro, Felice, Filippo, Silano, Alessandro, Vitale e Marziale) durante l’impero di Antonino Pio (tra il 138 e il 161 d.C.). Il culto della martire e dei suoi sette figli si celebra nel santuario di Rocca san Felice in particolar modo nel giorno della memoria liturgica che ricorre il 10 luglio. Pare che sia stata proprio questa data a determinare la scelta della martire e dei suoi figli quale titolare della chiesa che la prima comunità cristiana volle costruire per soppiantare il culto della dea Mefite. Infatti nella prima decade di luglio, a mietitura ultimata, gli antichi Irpini si recavano al tempio della dea, considerato il centro religioso della tribù e il giorno della maggior affluenza al culto coincideva anche con una specie di assemblea generale della confederazione Irpina. In tal modo una festa cristiana ha
sostituito una festa pagana. Non lo stesso è avvenuto per il luogo di culto, di norma riutilizzato, perché troppo vicino al lago mefitico, vero e proprio santuario naturale della dea. Fu costruita già dal IV secolo una chiesetta presso il villaggio, sopra la collina. Alterne vicende legate a terremoti, guerre o ad altre calamità naturali costrinsero i cristiani a ricostruirla più volte. Nel secolo IX, quando l’intero abitato si trasferì presso l’attuale nucleo fortificato di Rocca San Felice, la chiesa rimase in campagna, e ancora adesso è il luogo del pellegrinaggio nel giorno festivo della santa martire Felicita e dei suoi sette figli. La chiesa così come si presenta nelle sue forme molto semplici è del 1928 ma si ha notizia che dopo la distruzione dei terremoti del 1688 e 1694 fu ricostruita e, più di un secolo dopo, arricchita di un portale magnifico. Una funzionale ed intelligente ristrutturazione è avvenuta dopo il sisma del 1980.
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Santa Maria del Piano – Lioni Appena fuori dell’abitato di Lioni, in una località chiamata Piana d’Oppido, ricca di testimonianze archeologiche romane e medievali, si trova il santuario di santa Maria del Piano. Le origini remote del santuario mariano, costruito su un tempio pagano, sono documentate a partire dal 1300: si sa che vi era annesso un ospedale o lazzaretto a servizio della comunità rurale, che nella prima metà del ’400 si trasferì quasi completamente a Lioni. La chiesa continuò ad essere ufficiata e negli ultimi anni del ’500 fu formalizzato il suo passaggio all’università di Lioni, mentre al tempo della peste, nel 1656, fu scelta come luogo per seppellirvi i lionesi colpiti dal terribile morbo. Pochi anni dopo il papa Innocenzo XI concesse numerose indulgenze ai pellegrini che vi si fossero recati e fino alla fine del ’700 il santuario fu arricchito da numerosi altari, stature e dipinti. Nel 1785, giacché l’edificio sacro minacciava rovina, un sacerdote vi fece costrui-
PERCORSI SPIRITUALI IN ALTA IRPINIA
re accanto un’altra chiesa dove furono trasportate tutte le suppellettili che decoravano l’antica chiesa. Un mirato intervento di restauro dopo il sisma del 1980 ha consentito di riaprire il sito al culto. Il giorno della festa mariana del 2 luglio, la Madonna delle Grazie, molti fedeli si recano pellegrini al santuario cantando antiche litanie mariane. Santuario di san Gerardo Maiella – Materdomini di Caposele Il santuario è tra i principali luoghi di pellegrinaggio di tutta la zona con stime che si attestano su un milione di presenze annue. Il cuore di questo antico luogo di culto ha una storia non dissimile da quella di altri santuari rurali. Le prime notizie certe si hanno a partire dal XVI secolo ma l’esistenza di un santuario a Caposele dedicato alla Mater Domini è certamente più antica. Nella prima metà del ‘700 il vescovo di Conza invitò Alfonso de’ Liguori, fondatore della Congregazione del Ss.mo Redentore, a tenere una missione popolare e a fondare una casa religiosa presso il santuario, fortemente danneggiato dal terremoto del 1732. La presenza durante gli ultimi anni di vita di san Gerardo Maiella, fratello coadiutore della Congregazione, cambiò letteralmente la storia di questo luogo. La grande
fede di Gerardo, la sua carità verso la povera gente che nell’indigenza veniva a bussare alla casa dei religiosi, la fama dei miracoli che compiva, soprattutto dopo la sua morte, attirò una tale moltitudine di pellegrini che in breve tempo gli spazi del piccolo santuario non bastarono più. Nel 1913 furono fatti lavori di ampliamento e ancora nel 1970 fu costruita una grande chiesa alle spalle del santuario; opera dell’architetto Giuseppe Rubino, ha la forma della tenda del convegno ricalcando la memoria biblica del popolo di Israele nel deserto. Nel 1980 il terremoto distrusse completamente l’antica chiesa e parte del convento che sono stati ricostruiti e ampliati per rispondere al numero sempre crescente di pellegrini e visitatori. All’interno del Santuario è stato allestito il Museo gerardino dove sono custodite testimonianze della vita di san Gerardo e della devozione popolare. Il contesto in cui sorge il Santuario è davvero suggestivo. La collina di Materdomini è circondata dai monti del Paflagone e dal contrafforte Valva-Laviano mentre di fronte, alla fine della valle, si vede il massiccio degli Alburni. Ai piedi della collina le sorgenti del fiume Sele che, previa prenotazione, è possibile visitare. Il bosco Difesa, una vasta faggeta e una fonte d’acqua offrono il conforto di un’accoglienza speciale ai
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visitatori, soprattutto nei periodi estivi. Santuario della Stella Mattutina – Andretta Una storia leggendaria vuole che una statua della Vergine Maria venerata nella città di Vallata si trovasse miracolosamente nelle vicinanze di Andretta. I cittadini vallatesi, pensando ad un rapimento, la riportarono nel luogo originario. Ma tutti i tentativi adottati per riappropriarsi della sacra immagine risultarono inutili: era come se la Madonna avesse scelto Andretta per il suo culto. La storia narra che un’ultima volta, all’alba di un bel giorno, apparve su una pianta di sambuco. Fu allora che il popolo decise di erigere in quel luogo un santuario dove venerò la Vergine come “Stella del mattino”, uno dei titoli delle litanie lauretane. A ricordo della pace fatta tra Vallata e Andretta in seguito a questi fatti e alle verosimili contese per la statua, ancora oggi nel giorno della festa i sindaci e i parroci delle due comunità si scambiano rispettivamente la fascia e la stola, alla fine di una suggestiva processione da Vallata ad Andretta. L’epoca della fondazione del santuario è molto più antica delle notizie di ampliamenti che si documentano a partire dalla fine del ‘400. Probabilmente è da ascrivere al tempo in cui furono istituite alcune nuove diocesi in alta Irpinia
PERCORSI SPIRITUALI IN ALTA IRPINIA
(Sant’Angelo dei Lombardi, Nusco, Lacedonia), dopo il concordato di Melfi (1059) tra il papa Nicola II e Roberto il Guiscardo, e vennero fondati nuovi santuari, tra cui quello dell’Incoronata di Foggia e di Santa Maria “de la matina” ad Andretta. Santuari mariani di Calabritto: la Madonna della Neve, la Madonna del Fiume, la Madonna di Grienzi Sul ciglio di una balza montuosa, affacciata sulla Valle dell’Alto Sele a circa 800 metri, un suggestivo itinerario raggiunge luoghi incontaminati. Qui si trovano il Monastero di Santa Maria dell’Alta Sede e il Santuario di Santa Maria della Neve. Questo luogo isolato, che induce alla riflessione spirituale e alla contemplazione delle meraviglie naturali della Valle del Sele, diventa un punto di ritrovo il 5 agosto, giorno in cui si celebra la Madonna della Neve. Proprio in quella data, infatti, secondo la tradi-
zione popolare gli increduli abitanti di Calabritto assistettero ad una abbondante nevicata e decisero di ricordare quell’evento miracoloso, come a Roma era accaduto ai tempi di papa Liberio con l’erezione della Basilica di Santa Maria Maggiore. Appena fuori dal paese, incamminandosi nei boschi, si raggiungono i confini con il demanio comunale di Acerno, dove sorge la minuscola Abbazia di Santa Maria dei Grienzi. La struttura è semplice, a navata unica con altare in muratura a sorreggere la statua della Vergine con il Bambino benedicente. Su uno scosceso dirupo, alle falde del Cervialto, sorge la chiesa rupestre della Madonna del Fiume. L’aula ricavata all’interno di una grotta carsica offre uno spettacolo di concrezioni calcaree e, secondo una credenza popolare di origine pagana, una donna incinta avrà latte in abbondanza bevendo l’acqua che sgocciola da una particolare stalattite a forma di mammella.
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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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SVILUPPO LOCALE E PARTECIPAZIONE: L’APPROCCIO LEADER Dario Cacace Ricercatore INEA
Negli ultimi due decenni le politiche finalizzate allo sviluppo economico e sociale hanno guardato con sempre maggiore interesse alla dimensione locale della programmazione ed attuazione degli interventi. L’inefficacia di modelli di sostegno di tipo dirigistico, unitamente alle spinte verso il decentramento amministrativo, hanno originato un ampio dibattito sulla necessità di concepire nuovi meccanismi di intervento in grado di bilanciare le esigenze efficientistiche dettate dalle dinamiche competitive globali con obiettivi di riequilibrio sociale ed economico tra territori. Ne è conseguita una fioritura di strumenti basati su alcuni comuni denominatori: programmazione ascendente e partecipata; concertazione; integrazione; valorizzazione delle risorse endogene. Si tratta di termini ormai entrati nel lessico comune di coloro che, a vario titolo, si occupano di sviluppo locale, e che traducono un’idea che oggi può apparire banale, ma che tale non era
per quanti, con spirito pionieristico, hanno sperimentato nuovi approcci allo sviluppo: l’efficacia degli interventi dipende dalla capacità di dare risposte concrete ai fabbisogni specifici emergenti dai singoli contesti locali. Modelli monolitici e preordinati non possono adattarsi elasticamente alle caratteristiche di territori che, sotto molteplici punti di vista, si presentano eterogenei e tale circostanza impone l’adozione di schemi più flessibili, fondati sulla convinta adozione del principio di sussidiarietà. Il processo di programmazione ascendente, comunemente denominato “bottom-up”, rappresenta un importante momento di crescita culturale poiché favorisce la partecipazione democratica e la condivisione delle strategie di intervento, ma anche l’individuazione delle responsabilità politiche ed amministrative. Diventa dunque cruciale il ruolo dei partenariati locali, organismi collettivi ai quali è attribuito il compito di sensibilizzare ed animare le comunità locali, tradu-
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cendo in scelte strategiche i risultati della fase di ascolto e concertazione. Esiste un luogo, nel fitto panorama di strumenti allestiti dalla programmazione comunitaria e nazionale negli ultimi anni, in cui le comunità locali sono incoraggiate a sperimentare una visione più ampia delle politiche di intervento, non limitandosi alla mera attivazione di strumenti di incentivazione in regime d’aiuti – peraltro indispensabili – ma agendo su leve prevalentemente di carattere immateriale, che attengono alla qualità delle risorse umane, alla creazione ed all’irrobustimento delle reti relazionali, all’accumulo di capitale sociale e di fiducia, alla dotazione di beni collettivi. Un luogo nel quale gli attori istituzionali ed economici, sebbene portatori di interessi individuali differenti, nel pieno rispetto dei rispettivi ruoli istituzionali e sociali sono disponibili a proporre visioni condivise, accettando i limiti che, inevitabilmente, un processo di condivisione “demo-
SVILUPPO LOCALE E PARTECIPAZIONE: L’APPROCCIO LEADER
cratica” e concertata delle strategie impone alla loro iniziativa ed alla loro autonomia decisionale. Un luogo nel quale la rappresentazione sociale dei fabbisogni del territorio e la conseguente definizione delle strategie di sviluppo locale è il prodotto di un’impostazione di tipo progettuale e partecipato, tesa a promuovere un cambiamento del contesto socio-istituzionale in cui operano le imprese e i cittadini, favorendo un miglioramento della governance del sistema locale. Si tratta dell’Iniziativa Comunitaria Leader, finalizzata ad incoraggiare lo sviluppo locale integrato in ambito rurale, che ha consolidato, nel tempo, la sua funzione pedagogica e sperimentale per diventare un metodo trasferibile nel mainstreaming. Al pari di altri strumenti di programmazione
negoziata su scala locale, le edizioni dell’Iniziativa Leader promosse sin dal 1991, hanno prodotto effetti talvolta sorprendenti, talvolta non in linea con le attese suscitate, soprattutto a causa di resistenze culturali che, sotto molti aspetti, rallentano la spinta al cambiamento. In ogni caso, è bene chiarire che l’efficacia dell’approccio Leader non va misurata con il metro delle realizzazioni fisiche e degli investimenti materiali: non è certo questa la dimensione nella quale operano i Gruppi di Azione Locale. In generale, va riconosciuto che l’approccio Leader ha permesso di rafforzare le identità territoriali e di portare alla luce elementi delle tradizioni socio-culturali e produttive locali attorno ai quali aggregare il consenso e la partecipazione delle popolazioni rurali, suscitando un rinnovato
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interesse per il territorio e le sue risorse. Ma anche laddove il cammino dei Gal si è rivelato più incerto, la visione multisettoriale e multidisciplinare delle strategie e l’applicazione del metodo partecipato ed ascendente hanno rappresentato un formidabile momento di crescita del patrimonio di competenze presenti nelle aree rurali, migliorando le professionalità e le capacità progettuali degli operatori che hanno affiancato, con ruoli e responsabilità diverse, le attività dei Gal. Le azioni di animazione e la continua alimentazione di reti immateriali e relazionali hanno facilitato lo scambio di buone prassi tra comunità rurali, aprendo i territori più marginali a nuove esperienze e migliorando le capacità degli stakeholders locali nell’affrontare problemi complessi e proporre soluzioni innovative.
DAL PARCO LETTERARIO AL LEADER, AI SOGGIORNI FORMATIVI ED AI PROGETTI DI RESIDENZA ARTISTICA Agostino Pelullo
Nel corso dell’esperienza portata avanti negli anni 2000-02 con il Parco Letterario Francesco De Sanctis (Sovvenzione Globale “I Parchi Letterari”)1 la struttura gestionale del Parco aveva condotto una riflessione sul lavoro svolto e sulla prospettiva futura del Parco stesso. Lo aveva fatto a partire da una valutazione del rapporto eventi – prodotto turistico sviluppata, anche, nel corso degli utilissimi e numerosi incontri con i Tutor (Fondazione Ippolito Nievo, Touring Club Italiano, Sviluppo Italia, Centro Studi sul Turismo). La riflessione sugli eventi che si erano svolti nei mesi di agosto e settembre 2000 era partita dal carattere promozionale di quella fase dell’attività del Parco ma si era anche orientata verso la precisazione di un prodotto turistico possibile, i cui caratteri iniziavano ad emergere proprio durante lo svolgimento degli eventi: • l’evento Un viaggio Elettorale, un Viaggio Sen-
timentale aveva offerto ai partecipanti la possibilità di ‘assaggiare’ luoghi e prodotti dell’itinerario desanctisiano da gustare, magari con più calma, all’interno di proposte turistiche strutturate (escursioni e/o soggiorni) che sono state nel frattempo elaborate; • nel contenitore ‘linguaiuoli, frasaiuoli, grammatici’ si era sperimentato, con l’evento Incontri di Lettura al Caffè Letterario situato nel Castello di Bisaccia, una formula originale di proposta formativa che partiva dalla specificità e dall’emblematicità della figura del De Sanctis (il critico letterario, il politico – ministro della Pubblica Istruzione, il teorico dell’integrazione della cultura umanistica con quella scientifica) per avviarsi ad essere elemento di offerta turistica. La riflessione sulla replicabilità futura degli Incontri andava definendo con maggiore nettezza (e a partire dalla sperimentazione sul campo) uno dei target di riferimento: studenti universita-
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ri, docenti e studenti delle scuole di ogni ordine e grado, visitatori occasionali; • nell’ambito dello stesso contenitore, la Prima edizione dei corsi di scrittura realizzata in collaborazione con la Scuola Holden diretta da Alessandro Baricco, consentiva di mettere in opera un Cantiere di scrittura della durata di tre giorni, nel Caffè Letterario cui prendevano parte 43 persone provenienti da varie parti d’Italia. L’evento dimostrava l’appetibilità della formula, cui ovviamente facevano da corredo gli altri elementi del territorio: il borgo medioevale, il cibo, le risorse naturalistiche, l’atmosfera del luogo; • nell’ambito del contenitore ‘Narratori e cannaroni’ l’Incontro conviviale organizzato presso un’azienda agrituristica, aveva dato modo di verificare la fattibilità di una cena letteraria con un menù desanctisiano; • nel contenitore ‘Culture e musiche nel Parco’ le iniziative di carattere musicale e teatrale allu-
DAL PARCO LETTERARIO AL LEADER, AI SOGGIORNI FORMATIVI ED AI PROGETTI DI RESIDENZA ARTISTICA
devano ad una possibile proposta formativa suscettibile di divenire permanente negli anni successivi e di superare il carattere attuale di episodicità, di workshop e/o di jam session. Bisogna ricordare che tali attività trovavano una efficace integrazione e un reciproco rafforzamento (non casuali, ma deliberate, sin dalla fase progettuale) con quelle relative ad altri strumenti, anch’essi di Iniziativa Comunitaria, come il LEADER II (Piano di Azione Locale “Terre d’Irpinia”) che il Soggetto Gestore (il CRESM Campania, a cui faceva capo l’attività di animazione socio-economica) aveva messo in piedi e portava avanti nel territorio con altri soggetti pubblici e privati locali. Sarebbe stato innaturale che le stesse non fossero proseguite nell’ambito del nuovo strumento di Iniziativa Comunitaria che negli scorsi anni gli stessi attori sociali ed istituzionali hanno utilizzato per dare maggior forza al tema della valorizzazione delle risorse locali: il LEADER Plus. Come si vede, quindi, un unico filo conduttore, un metodo messo in atto con coerenza consentiva di declinare l’idea dello sviluppo locale in un’ottica globale. È in questo scenario che vengono concepiti sia il Soggiorno Formativo per studenti stranieri (che si tiene nel Luglio 2005 e che vede la partecipazione di 20 studentesse di Lingua e Letteratura italiana delle prestigiose Università di Cracovia e di Varsavia) che il Progetto di Residenza Artistica che vede coinvolto il gruppo musicale 24 Grana. Entrambe nascono, infatti, in linea con l’azione
prevista dal Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti”, di cui all’Iniziativa Comunitaria Leader Plus Campania, che mira a valorizzare, attraverso l’organizzazione di iniziative culturali, le risorse del territorio: natura, ambiente, luoghi e tradizioni, siti archeologici ed emergenze architettoniche, tecniche di lavorazione e produzione della gastronomia locale. Tale iniziativa ha lo scopo, dunque, di utilizzare eventi, luoghi e saperi come attrattori ed è stata concepita con l’intento di rafforzare la strategia del PSL facendo leva sui giovani e sulla loro capacità creativa di coniugare risorse territoriali ed innovazione, affidando alle varie forme di espressione artistica (letteratura, musica, teatro…) il ruolo di “messaggeri” del territorio. Il Soggiorno Formativo, concepito dal Gruppo di Azione Locale in piena sintonia con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bisaccia come occasione formativa in senso ampio, è stato centrato su tre Seminari tenuti dai proff.: Giulio Ferroni, docente all’Università “La Sapienza” di Roma, allievo di Walter Binni, che ha dedicato numerosi studi al teatro italiano del Cinquecento; Dante Della Terza, docente all’Università “La Sapienza” di Roma e a quella di Harward (USA) e critico di fama internazionale; Matteo Palumbo, docente di Letteratura italiana all’Università “Federico II” di Napoli, esperto di letteratura rinascimentale e della lirica otto-novecentesca. L’idea era stata concepita ed aveva preso forma concreta a seguito della corrispondenza e dei colloqui intercorsi con la responsabile del Dipar-
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timento di Italianistica dell’Università di Cracovia, prof.ssa Jadwiga Miszalska e con il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura della città, dott. Giovanni Sciola. La scommessa consisteva nel credere che esista un fabbisogno formativo, nell’ambito della formazione letteraria, che le istituzioni tradizionali ufficiali non riescono a soddisfare pienamente. Ciò era stato accertato, come già detto, nel corso di iniziative organizzate dal Parco Letterario. Esso riguarda gli allievi ed insegnanti della scuola di ogni ordine e grado; gli studenti universitari e quelli che seguono percorsi formativi postuniversitari; il mondo degli adulti in generale, in un’ottica di una formazione ‘per tutta la vita’. Al contempo, detto fabbisogno investe un ambito territoriale non racchiuso nei limiti del territorio nazionale, poiché si salda fortemente col crescente interesse, fuori dai confini del nostro Paese, per lo studio della Lingua e della Cultura italiane. L’offerta formativa ipotizzata – questo era l’altro assunto di partenza - poteva costituire rispetto a tale domanda, il veicolo, tante volte auspicato, di un turismo culturale che non può non tradursi in benefici effetti per il territorio, oltre che per la diffusione della letteratura e della critica letteraria. Il 29 luglio 2005 il soggiorno aveva inizio con l’arrivo delle studentesse e con la sistemazione nella struttura ricettiva particolare denominata Albergo Diffuso: 19 abitazioni disseminate nella parte antica di Bisaccia, ristrutturate e arredate con un Progetto sostenuto dal Patto Baronia. Negli Appunti di Viaggio agli ospiti veniva indi-
DAL PARCO LETTERARIO AL LEADER, AI SOGGIORNI FORMATIVI ED AI PROGETTI DI RESIDENZA ARTISTICA
cato, appunto, che “le camere dell’albergo si trovano nel borgo dalla tipica struttura medioevale. Qui – dicono gli archeologi – fu attivo un nucleo di operosi abitanti fin dal IX sec. a.c. e, due secoli dopo, un gruppo di donne, abili tessitrici della lana”. I giorni successivi avevano visto impegnate le studentesse nei tre Seminari al Castello di Bisaccia, a Morra de Sanctis e a Calitri: tre luoghi desanctisiani che i rispettivi biglietti da visita presentavano come: “il maniero che era stato residenza di Federico II e dove Torquato Tasso aveva soggiornato durante la sua convalescenza, nell’ottobre del 1588; il paese natale di Francesco De Sanctis, critico letterario ed uomo politico (primo Ministro dell’ Istruzione dell’ Italia unita). Dal balcone di casa De Sanctis si gode la vista dell’Oasi sul Lago Artificiale di Conza della Campania e dell’antica città romana, ove sono stratificati oltre 2000 anni di storia;
il paese che domina la valle del fiume Ofanto, nella cui parte più alta è situato il Museo della Ceramica, ove è possibile percorrere millenni di storia di questa tradizione artigianale ancora viva”. Ai Seminari si alternavano momenti di convivialità e di visita ai luoghi che portano i segni di quella civiltà del passato che affonda le radici nella millenaria storia del Mediterraneo: • la visita a Rocca San Felice, presentato negli Appunti di viaggio come “il Borgo medievale che si sviluppa ai piedi del Castello che domina la ‘mefitica’ Valle d’Ansanto e l’antico tracciato della via Appia” e il luogo in cui “alla divinità pagana Mefite, madre della vita e della morte per le popolazioni sannitiche era dedicato un Santuario. Ed è qui, tra fanghi vulcanici gorgoglianti e pestilenziali, che Virgilio colloca uno degli ingressi agli inferi (Eneide, VII)”; • la degustazione dei piatti e dei prodotti locali, con gli elementi fondamentali dell’olio, del
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grano e del vino, con la premessa che il nettare rosso robusto ed inebriante è ricavato dall’Aglianico, “vitigno principale da cui si produce questo vino DOCG, un tempo detto “hellenico”, a sottolinearne l’origine greca”. E che Taurasi, il Paese del Vino, “ha preso il nome da Taurasia, un piccolo borgo vinicolo che i romani fecero loro dopo aver sconfitto gli irpini, nell’80 d.C.”; • la preparazione del pasto della Domenica, sotto la guida di abili massaie di Bisaccia: ragù con carni pregiate di vitello e di agnello del Formicoso, l’altopiano che a mille metri di altezza fa da vedetta nel cuore dell’Alta Irpinia e dona erbe di pregio per allevamenti e formaggi dal gusto intriso di mito come il Carmasciano; • escursioni lungo il corso del fiume Ofanto, che dei luoghi menzionati bagna tanta parte e conduce alle ricchezze archeologiche e storiche, testimonianza della centralità di queste terre rispetto alla direttrice tirreno-adriatica che caratterizzò la civiltà di Oliveto – Cairano, documen-
DAL PARCO LETTERARIO AL LEADER, AI SOGGIORNI FORMATIVI ED AI PROGETTI DI RESIDENZA ARTISTICA
tata dalla cosiddetta “cultura delle tombe a fossa” e che era in contatto con tutto ciò che si muoveva nel Mediterraneo diecimila anni fa. Tutto questo, forse anche qualcosa in più non programmata, è stato il Soggiorno Formativo che ha dato, anche, l’opportunità di mettere in pratica i concetti di integrazione e di coesione europea, tanto importanti nel frangente storico dell’allargamento dell’Unione Europea ai Paesi di recente ingresso, dando modo di ricercare le vere radici comuni. IL PROGETTO DI RESIDENZA ARTISTICA Anche il Progetto di Residenza Artistica nasce in continuità con un’altra iniziativa promossa dal GAL Verde Irpinia nell’ambito del Leader Plus: il progetto “Artist in Residence”, che si era svolto in Irpinia nel febbraio 2007 in occasione del Carnevale Montemaranese, e che aveva ospitato 18 artisti audio/video nazionali ed internazionali
impegnati ad interagire e a dialogare in modo inusuale e creativo con una importante tradizione del territorio. Succede spesso, nel corso dell’ attività di animazione portata avanti dagli operatori del GAL, che si creino contatti tra gli attori coinvolti e che questi generino nuove idee e iniziative, in una catena virtuosa. Così accade, per esempio, che Marco Messina (musicista e fondatore dei 99 Posse, coinvolto in questa iniziativa) chieda al coordinatore del GAL la disponibilità di un luogo tranquillo dove un gruppo musicale, i 24 Grana, possa provare i pezzi del disco in preparazione e che tale luogo venga, naturalmente, individuato nel Caffè Letterario situato nel Castello di Bisaccia; che due casette dell’Albergo Diffuso, anche in questo caso, diventino la singolare e piacevole struttura ricettiva; che i membri della band trovino, lontano dal frastuono metropolitano, la più piacevole delle situazioni e la giusta concentrazione per con-
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cludere il lavoro su testi e musica avviato a Napoli. L’album Ghostwriters, registrato poi a Roma con la partecipazione di Marina Rei, Riccardo Sinigallia, Filippo Gatti, Max Gagliardi e con la produzione artistica di Daniele Sinigallia, porta con sé i segni dell’esperienza residenziale bisaccese, come hanno confermato gli stessi componenti del gruppo. Deve essere stata questa felice concomitanza di fattori a dare ai musicisti la carica giusta per chiudersi nel Castello per dieci ore al giorno; per farsi permeare dall’andamento calmo della vita del paese; per decidere, dopo un mese di lavoro, di scegliere Bisaccia ed il suo Castello come ambientazione dei video-clip promozionali dei due brani dell’album: Avere una vita davanti e Le verità. Erano presenti alle riprese, anche in veste di co-protagonisti, due special guest d’eccezione: Riccardo Sinigallia e Filippo Gatti, nomi di rilievo nel panorama musicale contemporaneo italiano. La regia dei video-clip
DAL PARCO LETTERARIO AL LEADER, AI SOGGIORNI FORMATIVI ED AI PROGETTI DI RESIDENZA ARTISTICA
era stata affidata a Sabino Esposito, che tra le sue credenziali ha la direzione di Live in Volvo, il filmato della omonima tournée di Vinicio Capossela. Anche in quest’occasione, come è naturale, si intrecciano discorsi sulla vocazione del luogo per iniziative che hanno tutte le potenzialità per strutturarsi in maniera sistematica, per dar modo di replicare l’esperienza con altri gruppi, per superare il carattere di sporadicità della stessa. È ciò che è accaduto, infatti, puntualmente, con la contestuale presentazione del Progetto di Turismo Giovanile Sostenibile, elaborato dal GAL C.I.L.S.I. e presentato alla Regione Campania per il finanziamento nell’ambito del Parco Progetti Regionale (Reti Immateriali) dall’Amministrazione Comunale di Bisaccia con l’obiettivo di costruire una rete, appunto, del turismo capace di attrarre verso le aree interne della Campania flussi di visitatori cui offrire un prodotto di qualità che le due esperienze residenziali sintetizzano.
Ciò è stato possibile anche grazie all’attivazione, avvenuta sempre nell’ambito delle attività del GAL e di concerto con gli Assessorati alla Cultura e al Turismo dell’Amministrazione Comunale, dell’Ufficio Turistico situato nella piazza centrale del paese, in un altro dei locali di proprietà del Comune. L’Ufficio, nodo della Rete dei punti informativi messa in piedi dal GAL in vari comuni del territorio di intervento, è anche la sede dell’Associazione Culturale Parco Letterario De Sanctis. Quest’ultima è nata in continuità con l’esperienza del Parco e ad essa è stata affidata dall’Amministrazione Comunale l’azione di supporto per l’ottimizzazione dell’Albergo Diffuso. Sono ancora tante le cose da fare perché l’offerta turistica di Bisaccia e dei paesi della Campania interna diventi un sistema coerentemente strutturato e professionalmente affidabile, ma le due esperienze qui descritte mostrano che il cammino può proseguire su basi solide.
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NOTE 1 L’Unione Europea, nell’ambito del QCS Italia Obiettivo 1 1994/1999, Asse 3.1: “Incentivi agli investimenti turistici”, approvava la Sovvenzione Globale dal titolo “I Parchi Letterari”, la cui attuazione fu affidata alla Società per l’Imprenditorialità Giovanile, alla Fondazione Ippolito Nievo e al Touring Club Italiano. “Parchi Letterari” è un progetto ideato e realizzato da Stanislao Nievo ed è un Marchio legalmente registrato e protetto dalla Fondazione Ippolito Nievo, con il patrocinio dell’UNESCO. Tra i progetti approvati figurava quello per l’istituzione del Parco Letterario Francesco de Sanctis, promosso dall’Amministrazione Comunale di Morra De Sanctis (AV) ed elaborato dal C.R.E.S.M. Campania. Il progetto fu selezionato, insieme ad altri 15, tra le 238 proposte presentate al Comitato Tecnico Scientifico della Sovvenzione Globale “I Parchi Letterari” in occasione del Concorso di Idee bandito nel 1998.
NOTE SULL’ALBERGO DIFFUSO E LA RETE DEGLI UFFICI TURISTICI Alessandra Cristina Celano
Come abbiamo visto, l’esperienza di contaminazione tra iniziative, supporti e strumenti di sviluppo diversi è sintetizzata emblematicamente dalla vicenda dell’Albergo Diffuso di Bisaccia. L’idea iniziale nasceva all’interno del progetto per l’istituzione del Parco Letterario Francesco De Sanctis, mentre la concreta attuazione dell’iniziativa avveniva grazie ad un progetto sostenuto dal Patto Territoriale della Baronia. Abitazioni sparse nel centro storico del paese e acquisite al patrimonio comunale - e quindi di fatto disabitate – sono state attrezzate e adattate alla nuova funzione di ricettività turistica. L’obiettivo del progetto (sin dall’idea originaria) era duplice: dotare il paese di una struttura ricettiva originale e che contribuisse a potenziare l’attrattività turistica del luogo e, contemporaneamente, favorire la conservazione e la valorizzazione di un esempio di quel patrimonio architettonico a volte ancora definito “minore” che altrimenti, in assenza di utilizzo e quindi di manutenzione,
sarebbe stato condannato certamente al degrado. È stato dunque creato un presidio ricettivo distribuito in varie zone del centro storico del paese, consistente in 19 abitazioni per un totale di 52 posti letto. Le case, che vengono affittate soprattutto durante l’estate (registrando regolarmente, nel mese di agosto, il tutto esaurito), si prestano, come abbiamo visto, anche a favorire il buon esito di iniziative quali il progetto di residenza artistica o il soggiorno formativo per studenti stranieri, descritte nelle pagine precedenti. Un intervento collegato, e che completa il sistema Albergo Diffuso, è stato la ristrutturazione, finanziata questa volta proprio da una misura del PSL, di un altro fabbricato di proprietà del Comune di Bisaccia, affacciato sulla piazza principale tra la cattedrale ed il castello. L’intervento, realizzato anche a Calitri e a Conza della Campania e avente come obiettivo l’allestimento di centri visita e spazi espositivi e di accoglienza, ha consentito l’allestimento di un Uffi-
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cio Turistico. Qui ha sede anche l’Associazione Culturale Parco Letterario De Sanctis, sorta in continuità con l’esperienza del Parco come nodo della Rete territoriale degli uffici turistici e dell’associazionismo culturale promossa da A.G.I.Re.. Le piccole case dell’albergo diffuso rappresentano, come si è detto, un esempio della tipologia abitativa tradizionale maggiormente diffusa nei centri storici dei comuni irpini: ne riportiamo una descrizione da uno studio coordinato dal CRESM Campania e pubblicato nel 1993. 1 La cellula dell’intricato organismo che costituisce il nucleo storico di ognuno dei paesi dell’Alta Irpinia è una casa dalla tipologia ben definita, diffusa e facilmente riconoscibile. Si tratta della casa “a blocco” unifamiliare, di origine medioevale; la forma più elementare di questo tipo edilizio è data dalla casa monocellulare ad un solo piano diviso in due vani; il passaggio successivo prevede la sopraelevazione di un piano, con la
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separazione in verticale delle funzioni, e quindi la creazione di un vano “sottano” per deposito, stalla o bottega. In questo caso, la scala è generalmente esterna, scoperta e con pianerottolo, mentre nelle versioni più evolute abbiamo la scala coperta con loggetta su piccolo colonnato. Il passaggio successivo riguarda ancora la scala, che diventa interna e non più parallela alla facciata ma trasversale ad essa, consentendo la creazione di aperture per l’illuminazione e l’areazione del piano terra, destinato spesso alla cucina. Sul prospetto si aprono quindi due ingressi: uno, minore, di accesso alla scala, e l’altro, più largo, che immette ai locali del piano terra. Anche in questo caso, quindi, l’accesso al sistema distributivo verticale avviene direttamente dallo spazio pubblico. In questo tipo di abitazione la struttura portante è costituita da muratura di pietrame irregolare, spesso con blocchi squadrati in facciata. Gli orizzontamenti sono realizzati con solai in legno
(le dimensioni della cellula elementare sono infatti dettate dalla lunghezza delle travi in legno) o con volte in muratura di pietrame. Le travi del tetto, a due spioventi, sono ordite in senso perpendicolare alla facciata, i manti di copertura sono realizzati con coppi ricurvi. Portali, soglie e davanzali in pietra sono elementi che spesso assolvono anche ad una funzione decorativa. Il portale più diffuso è costituito da blocchi bocciardati con una breve cornice liscia, spesso con elementi decorativi sui conci di base dei piedritti, di imposta dell’arco e in chiave. L’arco è in genere a sesto ribassato; meno diffusi l’arco a tutto sesto, l’architrave e un portale definito da alcuni “ad arco irpino”: si tratta di un arco mistilineo, una sorta di arco a tutto sesto con interposizione di un concio di chiave orizzontale lungo circa un terzo dell’intera luce dell’arco stesso. Queste abitazioni si aggregano “a schiera”, accostandosi, cioè, in aderenza lungo la strada,
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stabilendo quindi un rapporto diretto tra spazio privato della residenza e spazio pubblico. Nei più rari esempi di casa a corte (in genere palazzi gentilizi) il rapporto tra spazi liberi e spazi edificati è risolto tutto all’interno dell’abitazione stessa, e la corte funge da filtro tra l’alloggio e la strada. L’aggregazione “a schiera” dà origine a una serie di lunghe cortine che seguono l’andamento plano-altimetrico dei siti disponendosi in alcuni casi secondo cerchi concentrici, in altri formando una sorta di spirale, in altri ancora sovrapponendosi a terrazza lungo i declivi. In ogni caso siamo di fronte ad un tessuto edilizio compatto e piuttosto irregolare, tipico degli insediamenti di origine medioevale. Un’altra tipica modalità di aggregazione delle unità edilizie, nel territorio in esame, è data dall’isolato a spina, dove si realizza una aggregazione a schiera “doppia” e l’aderenza è stabilita, per ogni unità, con tre unità adiacenti, mentre nell’aggregazione a schiera semplice ogni unità
NOTE SULL’ALBERGO DIFFUSO E LA RETE DEGLI UFFICI TURISTICI
edilizia è dotata di un affaccio sulla strada e uno sul retrostante spazio libero di pertinenza. Nel tipo di abitazione “povera” che abbiamo descritto, il nucleo centrale, l’ambiente più importante è la cucina, uno spazio polifunzionale in cui si sovrappongono praticamente tutte le attività familiari. L’ambiente cucina possiede a sua volta un centro funzionale e simbolico che è la “fornacella”. Il camino è stato sempre, oltre che una fonte di riscaldamento e un mezzo per la cottura dei cibi, una sorta di polo di aggregazione, centro simbolico delle attività culturali e sociali, fin da quando il fuoco fu portato all’interno delle caverne o delle capanne, in corrispondenza di una spaccatura della roccia oppure di un’apertura praticata ad arte sul tetto della capanna. Rispetto al camino, la “fornacella” è poi l’elemento rivoluzionario, riunendo in un
unico elemento fornelli, forno e focolare. Oltre ad essere un mezzo di riscaldamento, permette la cottura simultanea di vari cibi, consente di variare l’intensità dei fuochi per una cottura lenta o vivace e di sistemare sul fuoco recipienti di diverso diametro, grazie ad un sistema di anelli in ferro concentrici. La “fornacella” è indispensabile per la preparazione di alcune conserve, per tutta una serie di operazioni legate all’uccisione del maiale, per la preparazione e l’essiccazione dei salumi, per la lavorazione e la stagionatura di alcuni formaggi. Accanto al fuoco, inoltre, si intavolano conversazioni e si intrecciano rapporti, si prendono importanti decisioni familiari e ci si riposa dopo una giornata di lavoro, si fanno lavori manuali e si cullano i bambini, si cantano ninna-nanne e si raccontano storie...
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NOTE 1
Cfr. Alessandra C. Celano, La casa tradizionale – La cucina e la “fornacella” in Itinerario nella storia nella memoria, Lioni 1993, pp. 212 – 216. Il volume, pubblicato a cura del CRESM Campania con il sostegno della Comunità Montana Alta Irpinia, rielaborava e divulgava, principalmente, i materiali di ricerca prodotti dai giovani impegnati in due progetti di utilità collettiva (art. 23 Legge 67/88): Il catalogo attivo dei Beni Ambientali e Museo vivo dell’Alto Ofanto. La pubblicazione era stata curata da Alessandra C. Celano e Donatina Russoniello, con la collaborazione di Donato Merola e Pasquale Ferrara e il coordinamento di Mario Salzarulo.
L’AGENZIA PER LA GESTIONE E L’IMPLEMENTAZIONE DI RETI Renato Celano Responsabile A.G.I.Re.
L’Agenzia nasce, nell’ambito del Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Irpinia – Villaggi delle Fonti” in attuazione del PIC Leader Plus Campania, dall’intesa tra i partner del GAL CILSI e vari soggetti pubblici e privati che operano in Alta Irpinia. A.G.I.Re. svolge la sua attività intervenendo nelle molteplici dimensioni dello sviluppo locale – di tipo culturale, ambientale, sociale, urbanistico, economico, istituzionale – come motore di studio, dibattito e diffusione di buone pratiche, mettendo in relazione le iniziative del PSL prima di tutto tra di loro, ma anche con le riflessioni e le esperienze che si svolgono sul territorio e nell’ambito nazionale ed europeo. L’Agenzia è pensata come un organismo partecipato da una fitta rete di attori sociali ed istituzionali, nonché come strumento di animazione in grado di coinvolgere attivamente il mondo dell’associazionismo culturale, ambientale ed economico.
La modalità d’intervento degli operatori dell’agenzia è fondata sull’approccio bottom-up e sul metodo della ricerca-azione quali strumenti di coinvolgimento delle popolazioni nella scelta delle strategie di sviluppo locale. Gli agenti di sviluppo impegnati nelle attività di animazione, informazione e formazione operano in stretto rapporto con la struttura del GAL Verde Irpinia – ATI per l’attuazione degli interventi previsti dal PSL e per la creazione di connessioni con altri soggetti impegnati nell’attuazione di programmi e progetti di sviluppo sul territorio di riferimento. In questa ottica la mission di A.G.I.Re., nell’ambito delle attività previste dal PSL, è quella di: • produrre strumenti di conoscenza, analisi, studio della realtà economica locale, nonché dei fabbisogni delle popolazioni in relazione a standard minimi di qualità della vita; • diffondere conoscenza e informazione, gestire percorsi formativi sulla salvaguardia e lo svilup-
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po sostenibile del territorio e delle sue risorse; • favorire la riscoperta di luoghi di particolare interesse architettonico ed ambientale proponendo idee e progetti di recupero e valorizzazione degli stessi, in quanto attrattori di interesse turistico-culturale; • migliorare e valorizzare le produzioni artigianali ed agro-alimentari locali, anche attraverso il sostegno alla costituzione di partnership di rete, finalizzata alla pianificazione e alla realizzazione di progetti di sviluppo delle filiere produttive e del territorio di riferimento; • promuovere opportunità formative volte alla qualificazione ed all’adeguamento delle competenze professionali e tecniche dell’area, in stretta collaborazione con gli enti pubblici e le associazioni di categoria; • potenziare il supporto operativo alle strategie di sviluppo locale, attraverso la costituzione e la gestione di reti settoriali ed intersettoriali; • migliorare la fruibilità dei luoghi per promuo-
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vere un’offerta turistica di qualità, in un’ottica di sostenibilità e solidarietà; • attivare efficaci ed emblematiche connessioni di sviluppo tra imprese, settori, aree e risorse naturali e culturali all’interno del territorio; • sostenere le amministrazioni locali nella proposta di interventi di riqualificazione urbana e rurale coerente con gli obiettivi di valorizzazione congiunta di luoghi, produzioni e culture, anche attraverso la dimostrazione della fattibilità di progetti coerenti e metodologicamente orientati di valorizzazione turistica dei centri dell’entroterra. L’azione svolta da A.G.I.Re. • ha favorito la costituzione di reti nei settori dell’artigianato artistico, della ristorazione e delle produzioni di qualità, del turismo culturale; • ha consentito di progettare ed organizzare, in collaborazione con i soggetti pubblici e privati già
impegnati in attività di promozione e valorizzazione del territorio, eventi culturali ed incontri di concertazione tra gli attori dello sviluppo locale; • ha permesso, attraverso l’allestimento di un laboratorio per la produzione audiovisiva e il coinvolgimento di esperti della comunicazione, di svolgere attività formative specifiche e realizzare produzioni audio-video ispirate al tema catalizzatore del PSL: Valorizzazione simultanea di luoghi, produzioni e culture, in un cammino di qualità ed eco-sostenibilità. L’attività di animazione e formazione e gli interventi sviluppati dal PSL in tutti gli ambiti dell’economia rurale hanno favorito l’istituzione di reti nei settori dell’artigianato artistico, della ristorazione e delle produzioni di qualità, del turismo culturale, nonché la creazione della rete intersettoriale dell’Alto Ofanto, un organismo di coordinamento territoriale costituito da GAL CILSI,
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Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia, Confartigianato, Confcommercio, Confederazione Italiana Agricoltori, Federazione Coltivatori Diretti, Confederazione Nazionale dell’Artigianato, Legambiente, Slow Food, CRESM, Comunità Montana Alta Irpinia, Comuni dell’Alto Ofanto. Gli obiettivi operativi della rete consistono nell’erogazione di servizi di informazione sulla regolamentazione comunitaria, nazionale e regionale; nell’attivazione e gestione di progetti e percorsi di valorizzazione delle risorse ambientali, storiche, culturali, artistiche, produttive; nella progettazione e promozione di servizi di informazione, orientamento, formazione e aggiornamento professionale; nella realizzazione di azioni di miglioramento della qualità dell’informazione e della comunicazione; nell’applicazione di metodi di valutazione finalizzati al miglioramento della pianificazione e della gestione delle risorse finanziarie.
MEDIATERRE FILM COMMISSION Anna Manuela Ebreo
MediaTerre è una delle reti attivate da A.G.I.Re. con lo scopo di promuovere il territorio come set cinematografico e televisivo e rappresenta la Film Commission dei territori irpini collocati a metà tra la costa tirrenica e quella adriatica, che con le loro bellezze paesaggistiche, i centri storici, i siti d’interesse archeologico ed architettonico, sono sempre stati considerati luoghi di grande attrazione per l’ambientazione di produzioni cinematografiche. A tale proposito si riporta nelle pagine che seguono l’intervento di Paolo Speranza “Cinecittà dei monti - il cinema in Irpinia dalla memoria al progetto”. La rete territoriale coinvolge i più importanti comuni dell’area già impegnati in progetti di valorizzazione delle risorse territoriali. MediaTerre nasce con l’esigenza di promuovere
iniziative nel settore della produzione cinematografica e televisiva sviluppando strategie di marketing integrate con le attività avviate da A.G.I.Re., nell’ambito del Piano di Sviluppo Locale “Terre d’Irpinia – Villaggi delle Fonti”. Parallelamente al lavoro di ricerca finalizzato all’individuazione ed alla catalogazione di potenziali location, MediaTerre ha svolto attività sperimentali per la formazione di profili professionali in grado di operare nelle diverse fasi della produzione e post-produzione di audiovisivi. La scelta del laboratorio territoriale come strumento di formazione ed il coinvolgimento di specialisti ha consentito di qualificare gli animatori ed i filmaker già impegnati nelle numerose iniziative di promozione. Tra le numerose attività svolte dagli operatori di
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MediaTerre (eventi, laboratori, produzione e distribuzione di opere audiovisive) si è scelto di riportare l’esperienza di residenza artistica “Irpinia Electronic Landscape” come esempio emblematico di rilettura della tradizione attraverso il confronto con forme di espressione artistica contemporanea. Il progetto di residenza è documentato nell’intervento di Leandro Pisano “Mediaterrae Vol.1: il territorio rurale come (nuovo) medium”. L’obiettivo della Film Commission è, in sintesi, quello di rafforzare il profondo legame che questo territorio ha sempre avuto con le diverse forme di manifestazione artistica, facendo leva sui giovani e sulla loro capacità creativa di coniugare risorse territoriali e innovazione, affidando al cinema e al linguaggio multimediale il ruolo di “messaggeri” del territorio.
CINECITTÀ DEI MONTI Il cinema in Irpinia dalla memoria al progetto Paolo Speranza
Irpinia terra di cinema. E non è uno slogan: poche realtà in Italia, soprattutto del Mezzogiorno e dell’Appennino, possono vantare una tradizione ed un immaginario collettivo altrettanto radicati e intriganti nel rapporto con la settima arte. CENT’ANNI DI CELLULOIDE Una storia antica e ancora da esplorare, iniziata ai primi del ’900 con il cortometraggio Il ritorno delle carrozze da Montevergine e con il primo (nel 1910) di tanti documentari sugli eventi sismici, che in maniera purtroppo frequente hanno colpito la provincia di Avellino. E poi due film importanti ispirati all’emigrazione (Montevergine, del 1939, con Amedeo Nazzari, e Trevico-Torino, del ’73, diretto da Ettore Scola) e un terzo, La donnaccia (1963), frutto di un progetto interessante anche se non baciato dal successo, interamente girato in Irpinia; un festival (il “Laceno d’Oro”) di valore internazionale; i passaggi indimentica-
bili e ormai leggendari (da Fellini a Pasolini, da Zavattini a Lizzani); la suggestione esercitata dalla presenza di un numero considerevole di registi originari di questa terra, dallo stesso Scola alla Wertmuller, da Sergio Leone a suo padre Vincenzo, alias Roberto Roberti, uno dei protagonisti della stagione del muto, al produttore Dino De Laurentiis; la presenza e le iniziative di un dinamico movimento di base, costituito da cineclub, cineamatori (più volte premiati nei festival nazionali), circoli, associazioni. E, oggi, tanti festival con una formula originale: il “Premio Camillo Marino” (dal 2007 anche con il logo “Laceno d’Oro”), promosso ad Avellino dal circolo ImmaginAzione e da tutte le realtà culturali (Centrodonna, “Quaderni di Cinemasud”, Centro Studi Cinematografici, Zia Lidia Social Club, Cociss ecc.) aderenti al “Progetto Eliseo”; il “Premio Sergio Leone” a Torella dei Lombardi, diretto nelle ultime sei edizioni dal giornalista e scrittore Gianni Minà, inserito nei
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“grandi eventi” della Regione Campania; “Scrivere il cinema”, promosso a Mirabella Eclano dal regista Giambattista Assanti, interamente dedicato alla sceneggiatura, con ospiti importanti (da Margarethe Von Trotta a Richard Attenborough); il festival di Pietradefusi sulla cinematografia didattica; l’ormai storica rassegna “Visioni” del Centrodonna al cinema Partenio di Avellino; i recenti festival di “corti” a Venticano e a Frigento. Negli ultimi anni, inoltre, sta crescendo una generazione di nuovi cineasti, ognuno con una propria specificità ma accomunati da un solido percorso di formazione: Antonello Matarazzo, regista di Miserere, artista eclettico e originale, aperto al nuovo ed alla sperimentazione, molto apprezzato dalla critica e nei festival internazionali; Giambattista Assanti, regista di cinema e teatro, che ha all’attivo diversi lungometraggi, presente alla Mostra di Venezia 2007 con Le voci di Porto Marghera; Federico Di Cecilia, regista
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dell’interessante Un altro anno e poi cresco, aiuto regista di Ettore Scola; Michele Vietri, regista e musicista, già aiuto di Giuseppe Tornatore; Pino Tordiglione, reduce dal successo di Il Natale rubato; il regista-attore Carlo Todini; il poeta e “paesologo” Franco Arminio, coautore dei film Viaggio nell’Irpinia d’Oriente e La terra dei paesi. UNA PICCOLA CINECITTÀ SUI MONTI Una piccola Cinecittà sul mare: così apparve la Costiera Amalfitana negli anni Cinquanta al critico cinematografico Camillo Marino nell’omonimo saggio pubblicato su “Cinemasud”, la rivista nazionale da lui fondata – con Giacomo d’Onofrio e il sostegno intellettuale di Pier Paolo Pasolini - e diretta fino alla sua scomparsa, nel ’99. Erano i tempi in cui tra Atrani e Ravello, Positano ed Amalfi davano il ciak registi come John Huston e Rossellini (con un giovane aiuto di nome Federico Fellini) e sul set si potevano ammirare divi del calibro di Humphrey Bogart, Anna Magnani, o la star “povera ma bella” Marisa Allasio. Lo stesso Marino, di lì a poco, avrebbe realizzato una coraggiosa utopia: portare il cinema sui monti dell’Irpinia, dall’altopiano del Laceno (dove nel ’59, con il contributo decisivo di Pasolini e grazie alla lungimiranza del sindaco Tommaso Aulisa, partì l’esperienza trentennale del premio “Laceno d’Oro”) al paesino di Cairano, trasformato nell’estate del ’63 in un set naturale per la troupe del film neorealista La donnaccia, diretto da Silvio Siano, da un soggetto a quattro mani dello stesso Marino e di Pasquale Stiso, il poeta-sindaco di Andretta. Il cinema come fattore di crescita civile, confronto culturale e sviluppo turistico, in un’area dell’Italia semisconosciuta ma incontaminata, fu l’intuizione lungimirante di Pasolini – e poi di Domenico Rea, Cesare Zavattini e Carlo Lizzani, autorevoli presidenti del Festival internazionale del cinema neorealistico - e del collettivo di “Cinemasud”. E su quell’idea-guida si può innestare oggi il nuovo percorso del cinema in Irpinia. “Cinema, dunque tanti soldi!”, esclamò il vigile urbano di Cairano all’arrivo della troupe del regista Silvio Siano nel ’63, per le riprese del film La donnaccia. E ancora oggi, in un’ottica di programmazione a medio e lungo termine, il cinema può garantire all’Irpinia occasioni di lavoro, scambi culturali e un ritorno di immagine, assolutamente indispensabile dopo gli anni dell’Irpiniagate. LA SVOLTA DEL ‘97 Anni ’80, buio in sala: la fine del “Laceno d’Oro”, nel 1988, e prima ancora le ferite del sisma del 23 novembre ’80 segnano un lungo black out, circa un decennio, nel feeling solido e antico tra l’Irpinia e il cinema. La città di Avellino, a cavallo degli anni ’90, conquista un primato nazionale poco invidiabile: unico capoluogo di
CINEMA IN IRPINIA DALLA MEMORIA AL PROGETTO
provincia con una sola sala cinematografica, rispetto alle quattro degli anni ’70. L’anno della rinascita è il ’97, sull’onda dell’impegno di alcune associazioni culturali (Centrodonna, il circolo Arci “Palombella”, il Centro Studi Cinematografici, Castellarte, ImmaginAzione, promotrice di “Cinema in piazza Duomo” e “Corto d’autore”) e dell’avvento di una giovane e colta classe politica nel governo locale. Un rinnovato slancio che riparte dalla memoria storica del cinema in Irpinia, come sottolinea un ampio servizio di “Cinemasud” del marzo ‘98, a firma di chi scrive, di cui ci sembra opportuno riproporre i passi principali:
L’Irpinia e il cinema, un feeling ritrovato. All’insegna di un passato illustre (il festival del cinema neorealistico “Laceno d’oro”) e nel nome di due maestri del cinema mondiale a cui la provincia di Avellino ha dato i natali: Sergio Leone, che nella Torella dei Lombardi del padre Vincenzo, in arte Roberto Roberti, visse la sua adolescenza, ed Ettore Scola, che anche nel suo recente librointervista Il cinema ed io, edito da Officina, ricorda con toni liricamente nostalgici l’infanzia e la casa dei nonni nella sua Trevico. La rentrée di Scola in Irpinia (…) è stato il suggello e, ci auguriamo, il punto di svolta del «nuovo patto» tra questa provincia interna del Sud, ancora provata dal terremoto e dall’emigrazione, e il mondo della settima arte. Chi più di Ettore Scola, l’irpino oggi più famoso nel mondo, che della sua terra d’origine conserva intatte le stimmate della serietà e del rigore, poteva essere l’ospite d’onore e l’interlocutore più prezioso di “Irpinia nel cinema”, la due-giorni promossa dalla Provincia di Avellino e dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, in collaborazione con il Comune di Torella dei Lombardi, il 24 e 25 ottobre scorsi nella splendida cornice del restaurato Castello Candriano? Qui il regista ha presentato Il cinema e io, il libro-intervista a cura di Antonio Bertini, nella nuova aula consiliare del piccolo ma vivace centro irpino, inaugurata per l’occasione, in un’atmosfera d’altri tempi: semplice e informale ma piena di interesse e di commozione autentica, che ha messo a proprio agio anche un cineasta affermato come Scola, abituato a ben altre occasioni e platee. (…) Più tardi, sempre nella serata del 24 ottobre, Scola e signora hanno assistito, insieme al pubblico, alla proiezione di Trevico-Torino, viaggio nel Fiat-Nam, girato nel ’73 fra gli operai di Mirafiori e dedicato dal grande regista alla sua terra e ai tantissimi emigranti del Sud. E l’indomani mattina è stato ancora Scola, insieme al direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia Angelo Libertini, a presiedere la tavola rotonda sul «Il ruolo degli enti locali per il recupero e la valorizzazione del patrimonio cinematografico nazionale», dedicato al tema del restauro dei film. Si è parlato anche di La donnaccia, girato
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nel ‘63 a Cairano, in Alta Irpinia, con molti attori non professionisti. Al suo restauro ha dato un contributo decisivo proprio Scola, primo firmatario di un appello che il sindaco di Cairano Luigi D’Angelis e la Provincia di Avellino (l’interlocutore politico più attento e impegnato sul fronte del cinema) hanno prontamente raccolto. Al regista di Trevico, inoltre, il presidente della Provincia Luigi Anzalone e l’assessore alla cultura Giuseppe Moricola, che da tempo hanno preparato la rentreè irpina di Ettore Scola, hanno chiesto un contributo di idee e di presenza per le iniziative future, prime fra tutte la creazione ad Avellino di una sorta di Ente Cinema, teso alla promozione e al coordinamento delle attività e dei progetti per il rilancio della settima arte in provincia di Avellino. Fra questi ultimi spicca senz’altro il “Premio Sergio Leone”, giunto a Torella dei Lombardi alla quinta edizione, grazie all’impulso dell’Amministrazione locale guidata dal sindaco Angelo Marciano ed all’iniziativa dell’Associazione intitolata al grande regista originario, come il produttore Dino De Laurentiis, di questo comune altirpino. Appena un mese prima di “Irpinia nel cinema”, il 20 ottobre, sempre a Torella dei Lombardi, la provincia di Avellino aveva vissuto un’altra serata di Cinema davvero magica, nel nome di Leone, grazie alla presenza ed alla commozione sincera della vedova, Carla Leone, alla verve di Lina Wertmuller (anche lei, ha rivelato, di origini irpine, per via della nonna, di Ariano Irpino), alla passione di Fabio Santini, il giornalista milanese, fan sfegatato di Sergio Leone, che ha incantato il pubblico con il suo one-man-show C’era una volta Leone. (…) Anche nella serata di Torella il nostro direttore (…), è stato tra i protagonisti. La sua esperienza, culminata nella grande stagione del Festival del cinema neorealistico, e la coerenza politica e culturale, apprezzata particolarmente dalle nuove generazioni e dalla «nouvelle vague» degli amministratori progressisti in Irpinia, rappresentano un riferimento ineludibile per ri-costruire un discorso nuovo e di ampio respiro sul cinema. Se ne era già avuta una conferma poche settimane prima, il 24 agosto, in occasione di Castellarte a Mercogliano: oltre un centinaio di persone ha tributato un applauso lungo e sincero a Camillo Marino alla consegna del premio «Una vita per l’arte» (…). E infine, il 27 luglio, a Cairano, ancora un’altra serata da non dimenticare: la proiezione di alcuni frammenti di La donnaccia, alla presenza di due ospiti d’onore, il coautore Camillo Marino e il direttore della fotografia Domenico Paolercio, festeggiati da un intero paese che ha assistito in piazza, assorto e commosso, a qualche scena di quel film ambientato proprio in quei luoghi. (…) LA MEMORIA RITROVATA L’impegno critico e culturale di Camillo Marino e la memoria storica delle sue “creature” cinema-
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tografiche costituiscono oggi un modello culturale e un impulso ineludibili per la promozione della cultura cinematografica in provincia di Avellino e nell’intera Campania. Il prestigio di “Cinemasud” e del “Laceno d’Oro”, unito alla popolarità del loro fondatore, è inoltre il “filo rosso” che collega molte recenti iniziative culturali: • il restauro, su iniziativa del “Cinema Nuovo” di Lioni, di una copia del film La donnaccia, proiettato con grande successo anche in Belgio, presso la comunità di cairanesi emigrati a La Louviere, nell’ambito di Europalia; • l’intitolazione a Marino del restaurando cinema Eliseo di Avellino (sede del “Laceno d’Oro” dal 1965 all’ultima edizione), dove il Comune intende realizzare un Centro di Cultura Cinematografica; • l’istituzione del “Premio Camillo Marino” ad Avellino, su iniziativa di ImmaginAzione, attribuito a registi del valore di Ettore Scola, Gillo Pontecorvo, Vincenzo Marra, Ken Loach, i fratelli Dardenne; • il film di Michele Vietri A chi tanto, a chi niente, sulla figura del fondatore del “Laceno d’Oro”, presentato con successo al Biografilm Festival 2006 di Bologna e in diverse manifestazioni in Italia e all’estero; • la programmazione, in vari istituti scolastici irpini, di corsi di aggiornamento, lezioni, incontri sul linguaggio cinematografico e, in tale contesto, sulla storia del cinema in Irpinia; • la discussione di cinque tesi di laurea sull’esperienza della cosiddetta Scuola Neorealistica irpina, ad opera di Raffaella D’Argenio, Simona
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Dolfi, Marco Lombardini, Imma Del Gaudio, Antonio Giannelli, rispettivamente nelle Università di Salerno, Firenze, Urbino, Napoli, Perugia. Sul piano editoriale, l’iniziativa più importante (e tanto più meritoria perché autofinanziata) per la salvaguardia e la valorizzazione di questa memoria cinematografica è la creazione di una collana da parte di una apprezzata casa editrice nata in Irpinia, Mephite: “Pagine in pellicola”, che finora consta di tre titoli: Ricordo Camillo Marino, L’eredità del Neorealismo (ristampa anastatica del primo Quaderno di Cinemasud, pubblicato nel 1966), e Un’avventura neorealista. Il film La donnaccia a Cairano. Con il marchio editoriale Laceno, inoltre, la casa editrice ha pubblicato il volume Con Pasolini cominciammo. Storia e antologia del “Laceno d’Oro”, con prefazione di Carlo Lizzani, e dal 2004 la nuova serie di “Quaderni di Cinemasud”, a diffusione nazionale, che ha all’attivo – pur muovendosi in un’ottica di volontariato e di autofinanziamento 8 numeri (fra i quali spiccano due Speciali su Pasolini e su Sergio Leone e il western italiano) e 4 volumi monografici (Pasolini: quale eredità?, Nuovo cinema Teheran, Alberto Grifi: oltre le regole del cinema e Greenaway’s Dante) ed in programma una serie di pubblicazioni di rilevanza nazionale. Sull’esperienza dei nuovi “Quaderni di Cinemasud” (che si avvalgono della collaborazione di firme autorevoli ma anche di tanti giovani cinefili), nell’ambito del rilancio del cinema in Campania e nel Sud, uno studioso autorevole come Alfonso Amendola, docente all’Università di
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Salerno e presso l’Istituto universitario Orientale di Napoli, osserva: “Ed è proprio lungo questa linea collaborativa, di rilancio delle politiche territoriali e di tensione al dialogo (sempre nel rispetto delle specificità operative dei singoli Festival) che una rivista come “Quaderni di Cinemasud” può rappresentare il punto di riferimento per tutte queste attività e diventare nel tempo lo spazio di raccordo (teorico e critico) e di ascolto (operativo e formativo) attraverso inserti critici, organizzazione di tavole rotonde, asciutte valutazioni dei livelli di marketing culturale, analisi delle distribuzioni economiche, verifica sui flussi finanziari e promozione di forum aperti a quanti ritengono il cinema (e quanti si muovano nell’ambito della produzione audiovisiva) un misto di piacere e necessità, lavoro e passione”. IRPINIA FILM COMMISSION Da Napoli alla Costiera Amalfitana, da Caserta al Cilento, da Benevento all’Alta Irpinia, le nuove parole d’ordine sono location e film commission. Due termini inglesi altisonanti che tuttavia evocano una realtà concreta: la disponibilità di numerosi centri storici ed aree naturalistiche nelle province della Campania, ideali per ambientarvi film storici o in costume, “corti” e documentari. E mentre a Napoli la Film Commission regionale si è ormai consolidata, già due anni orsono al Festival di Cannes (e quest’anno a Venezia) si è presentata anche una delegazione della Provincia di Benevento, guidata dal presidente Carmine Nardone, per promuovere il ter-
CINECITTÀ DEI MONTI - IL
ritorio del Sannio come location di rilievo internazionale. E in Irpinia? Un’attenzione diffusa per il binomio cinema-turismo, ma in un’ottica di programmazione debole e di interventi effimeri e “a pioggia”. Un progetto concreto e interessante per la promozione del territorio è la creazione di una Film Commission ad opera del GAL CILSI (Alta Irpinia). Si tratta di una rete istituzionale costituita nell’ambito del PSL LEADER plus Campania e attivata da A.G.I.Re. (Agenzia per la Gestione e l’Implementazione di Reti), per la promozione delle risorse ambientali, storiche, culturali ed artistiche dell’Alta Irpinia. Oltre ad offrire un servizio di consulenza ed assistenza tecnico-organizzativa alla produzione di film e documentari nel territorio provinciale, il GAL si muove lungo una serie di direttrici: dalla formazione professionale al recupero della memoria cinematografica, dagli incontri sul territorio alla realizzazione di eventi culturali e progetti di residenza per artisti. Cinema - apertura culturale - iniziativa economica – turismo - occupazione: la formula vincente del “Laceno d’Oro” (che fu all’origine, non dimentichiamolo, dell’impetuoso sviluppo turistico dell’altopiano di Bagnoli Irpino e dei fermenti culturali degli anni ’60 e ’70 ad Avellino e nell’hinterland) può essere oggi riproposta e aggiornata in un’Irpinia sempre meno agricola e non del tutto industrializzata, che solo di recente ha scoperto (e non ancora assimilato) il valore del turismo, del terziario culturale, della riscoperta delle tradizioni musicali, folkloristiche, enogastronomiche. Aspettando il nuovo Cinema Eliseo (per il quale è stata attivata una sinergia progettuale tra le maggiori associazioni e realtà autoriali attive nel capoluogo), è dall’Alta Irpinia che hanno preso le mosse in questi anni alcune iniziative concrete. Sul terreno formativo il GAL ha attivato, nel Castello Candriano di Torella dei Lombardi, laboratori di formazione audiovisiva per la realizzazione di video musicali e un corso per filmaker digitali, con esperienze produttive e di stage e occasioni di confronto con autori come David Riondino e il regista argentino Fernando Solanas. Un esempio tangibile del legame tra cinema e territorio è stata la manifestazione “L’Irpinia come set cinematografico. ‘Documentando’ la terra, i luoghi, i sapori”, promossa da A.G.I.Re. a Nusco il 14 gennaio 2006, articolata in un programma di proiezioni realizzate dai giovani filmaker: Il grande dimenticato (sulla qualità della vita degli anziani nei centri storici dell’Alta Irpinia), Ofanto (un viaggio dalle sorgenti alla foce del fiume cantato da Orazio), Bisaccia-Lacedonia. Narratori e cannaroni, sulle note di Enzo Avitabile, Taurasi: la terra, l’uomo, il vino, quindi Voci tra le leggende (un viaggio nella memoria tra superstizione e antropologia) e il documentario Carmasciano: una terra, un sapore, percorso tra i
CINEMA IN IRPINIA DALLA MEMORIA AL PROGETTO
sapori e la storia della Valle d’Ansanto. Tra cinema, tradizione e artigianato artistico si è sviluppata l’iniziativa nel maggio 2006 a Trevico, nel Palazzo Scola (donato dal regista al Comune con finalità culturali) sul tema “Le arti tra passato e presente”. All’insegna di questo binomio formazione/produzione si colloca anche la realizzazione di un prezioso dvd sul film La donnaccia, per il quale il GAL ha anche dedicato negli anni scorsi una visita guidata a Cairano ai luoghi del film e diversi incontri e proiezioni, come nel 2004 nella vicina Conza della Campania (dove furono girate alcune scene) insieme al cortometraggio 41 anni dopo. Al film è stata inoltre dedicata una mostra fotografica itinerante, che ha riscosso notevole attenzione, fra l’altro, anche in occasione di un importante dibattito svoltosi nell’edizione 2006 della “Borsa Verde dei territori rurali europei” nell’ambito della Fiera di Vallo della Lucania: “Cinema e territorio”, coordinato da Mario Salzarulo per A.G.I.Re. - MediaTerre, con gli interventi di Agostino Pelullo dell’Associazione Caffè Letterario di Bisaccia, Manlio Castagno della direzione artistica del “Giffoni Film Festival”, del giornalista Clodomiro Tarsia, del regista Attilio Rossi, di Claudio Romano del GAL Colline Salernitane, responsabile del progetto “100% Rurale”, di chi scrive e di Carmine Farnetano coordinatore del GAL Casacastra: un’utile occasione di confronto e di collaborazione che va ripresa ed incrementata, in un’ottica di sinergia fra gli operatori culturali, politici ed economici che è alla base dell’attività dei Gruppi di Azione Locale. Alla luce di questa attività pluriennale, il GAL CILSI può concorrere a delineare nuovi percorsi di ricerca e iniziativa sul cinema, sui quali sta già lavorando la redazione di “Quaderni di Cinemasud”: Sulle tracce di Pasolini: un itinerario multimediale sui luoghi del “Laceno d’Oro” (Avellino e Bagnoli Irpino), della tradizione musicale irpina (la tarantella di Montemarano, la Zeza di Bellizzi), del turismo religioso (Montevergine); Un’eterna partenza: un percorso tra cinema e storia sui luoghi dell’emigrazione, finalizzato al recupero ed al consolidamento di un rapporto culturale con le comunità irpine diffuse nel mondo nonché al confronto ed all’integrazione con le comunità di immigrati presenti in provincia di Avellino; La memoria del sisma: un viaggio per immagini (film, documentari, ma anche la stampa dell’epoca) lungo il filo rosso degli eventi sismici (1910, 1930, 1962, 1980) che hanno segnato in maniera indelebile il XX secolo in Irpinia, nell’ottica della promozione di una cultura della solidarietà e della protezione civile. PER UNA CULTURA STABILE È lungo l’asse Alta Irpinia-Avellino, alla luce
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delle iniziative e delle considerazioni fin qui esposte, che può nascere quella rete di attività e di strutture culturali permanenti di cui il territorio irpino ha oggi assoluta necessità, per superare la logica degli eventi effimeri e della frammentazione e candidarsi ad un ruolo concreto e propulsivo sul terreno turistico e culturale. E se a Torella dei Lombardi si sono create le premesse per un festival internazionale del cinema western e per un Museo dedicato a Sergio e a Vincenzo Leone, a Trevico Palazzo Scola si candida a diventare un polo culturale ed espositivo, mentre nell’ex chiesa di San Rocco a Cairano è realizzabile un piccolo ma interessante centro di documentazione (con le foto donate da Domenico Paolercio al Comune e con i manifesti e il materiale a stampa della collezione privata di chi scrive) sul film La donnaccia. In questo piccolo comune, simbolo della nuova emigrazione dall’Irpinia ma anche di una ricostruzione oculata e di un possibile protagonismo culturale, può essere inoltre recuperato l’ambizioso progetto delineato dal regista Franco Dragone (artista cairanese di fama internazionale) nella prefazione al volume Un’avventura neorealista: “La cosa di cui adesso Cairano ha bisogno è di passare dal mito alla memoria e dalla memoria all’iniziativa. Ci sono tanti paesi nel mondo diventati famosi per una piccola ma interessante iniziativa: noi a Cairano abbiamo la storia di questo film, un’occasione da sfruttare al massimo per dare nuova vita a questo paese. Prima c’era soprattutto la festa del patrono, San Leone, ad agosto, a costituire il principale momento connettivo e unificante dei cairanesi, sia di quelli rimasti qui che dei tanti stabilitisi in Belgio, a Torino, a New York, Philadelphia e in altre parti del mondo. Ora, accanto a questa fondamentale ricorrenza di carattere religioso, anche l’esperienza collettiva del film La donnaccia, pur trattandosi di una finzione cinematografica, può costituire un ulteriore momento di attaccamento al paese, di unione, di identità per Cairano, nella prospettiva di un futuro diverso e migliore per i giovani del paese: io penso che essi debbano cercare di rimanere qui dove sono nati ed è nostro compito quello di aiutarli a costruire un futuro possibile, investendo soprattutto sulla cultura”: è questa la condivisibile proposta di Dragone, il quale ipotizza anche un’offerta di percorsi di formazione e di occasioni di ospitalità a Cairano per giovani artisti d’Italia e d’Europa. Utopia allo stato puro? Forse. Ma non erano forse utopie straordinarie, più di quarant’anni fa, in un’Irpinia ben più povera e isolata di oggi, un festival sul Laceno, dove non era ancora attivata la corrente elettrica, o un set cinematografico a Cairano, a quei tempi difficile da raggiungere persino in automobile? Il binomio vincente, allora, fu la passione culturale e civile di alcuni giovani cinefili unita alla lungimiranza di alcuni amministratori locali. A questi ultimi sono indi-
CINECITTÀ DEI MONTI - IL
rizzate alcune proposte che ho ritrovato fra le carte di un mio intervento al primo “Premio Camillo Marino”, il 29 agosto del 2002, e che mi sembrano ancora concrete ed attuali: • Un Ente Cinema, che favorisca il coordinamento e la collaborazione fra tutte le iniziative e le realtà della cultura cinematografica in Irpinia; • Nuovo Cinema Eliseo di Avellino: istituzione di una biblioteca specializzata sul Neorealismo e di una mostra fotografica permanente sul “Laceno d’Oro”; creazione di una Cineteca pubblica intitolata a Cesare Zavattini; • Castello Candriano di Torella dei Lombardi: Museo dedicato a Sergio Leone; • Ex chiesa di San Rocco a Cairano: mostra per-
CINEMA IN IRPINIA DALLA MEMORIA AL PROGETTO
manente su La donnaccia; • Trevico: destinazione multimediale di Palazzo Scola; • Bagnoli Irpino: restauro dell’Albergo “Al Lago” e della targa dedicata a Pasolini; • Percorso toponomastico nella memoria del cinema: intitolare strade e/o strutture culturali a cineasti italiani e stranieri che hanno onorato Avellino e l’Irpinia: Pasolini, Zavattini, Giuseppe De Santis, Nanni Loy... • Affidamento in gestione, ad associazioni o cooperative giovanili, di piccole sale cinematografiche e diffusione del cinema in piazza. Il rapporto tra il cinema e l’Irpinia, come abbia-
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mo visto, ha radici solide e antiche, su cui si innestano nuove passioni e giovani talenti, e apre potenzialità notevoli sul terreno della cultura cinematografica, della produzione, del turismo. Quel che occorre, da parte di istituzioni e operatori, è un progetto politicamente corretto, intellettualmente onesto e di ampio respiro, che sappia unire tradizione e presente, realtà locali ed esperienze internazionali, convogliando la memoria e l’aura del mito in una nuova stagione di creatività e di impegno culturale e sociale. E per riuscirci, in fondo, basterebbe possedere l’intelligenza e l’entusiasmo di quel vigile urbano che nell’estate del ’63, a Cairano, accolse la troupe del film La donnaccia…
MEDIATERRAE VOL.1: IL TERRITORIO RURALE COME (NUOVO) MEDIUM Leandro Pisano
Tra i fenomeni più rilevanti degli ultimi anni, l’avvento dell’economia della conoscenza come strategia di sviluppo e di crescita sovraterritoriale ha segnato progressivamente il passaggio da una visione globale ad una “glocale” fortemente influenzata dalle regole competitive della globalizzazione, tra le quali gli elementi distintivi di un territorio rappresentano un vantaggio imprescindibile. Al centro dell’interesse di amministratori e studiosi dei territori, va intensificandosi la ricerca di principi e metodi per accrescere l’offerta e la conseguente competitività dei territori stessi, facendo leva su strategie che tengano presente la complessità dei mercati di riferimento e la diversa natura degli interlocutori da soddisfare, delle relazioni da sviluppare, delle nuove e articolate competenze da possedere. Si pensi in maniera specifica alle aree rurali, segnate sovente da svantaggi competitivi in termini territoriali, di infrastrutture, servizi, conoscenze e opportunità ma al contempo caratteriz-
zate da un insieme di elementi fortemente connotativi quali la vivibilità dei luoghi, la qualità della vita, l’identità culturale. In tempi di indigestione da prodotti tipici, sagre e feste paesane, nell’Italia degli ottomila campanili diventa sempre più arduo e poco sensato, perseguendo un’offerta piatta ed indifferenziata, riuscire a focalizzare con successo l’attenzione sulla specificità dei territori percorrendo strategie, metodi e canali ormai consolidati e pedissequamente convenzionali. Parimenti, la veicolazione delle tradizioni e delle culture rischia di perdere totalmente significato, ove queste vengano presentate a mo’ di elementi statici ed immutabili, come ineffabili vestigia di un passato assai più articolato e vivo di quanto venga spesso lasciato apparire. In tale prospettiva affonda le radici una visione “verticale”, non convenzionale ed alternativa rispetto ai luoghi comuni del turismo rurale, perseguibile attraverso l’uso di competenze ed energie tese a valorizzare le molteplici ricchezze cul-
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turali, storiche, produttive ed ambientali e a veicolare la conoscenza delle risorse specifiche di un territorio, traendo sicuramente spunto dalle loro storie e tradizioni, ma riuscendo nel contempo ad utilizzare nuove logiche, linguaggi e strumenti per tramandarli e promuoverli. Da questo humus nasce un’idea altra di comunicazione del territorio - con riferimento specifico alle aree rurali distanti dai grandi circuiti turistici - informata da una sensibilità diversa, adatta a raccontare il territorio facendo ricorso a nuove logiche e linguaggi, ad aprire scenari poco esplorati per l’attuazione concreta di forme alternative di promozione del territorio rurale, veicolate attraverso la selezione dei destinatari del messaggio, specificamente rivolto ad un target ben delimitato e contraddistinto da una serie di elementi conciliabili con la creazione di flussi turistici limitati e validi sotto il profilo economico. In questo contesto, nel quale ogni territorio è chiamato a mediare le proprie caratteristiche con un sistema culturale e di valori di derivazio-
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ne disparata, diventa necessario “dotarsi di un preciso carattere (quello che nel marketing equivale alla vision di una marca) in un preciso sistema di relazioni che lo colleghino a quei segmenti di cittadini/consumatori potenziali il cui sistema valoriale è in tutto o in parte omologo a quello espresso dal territorio appunto.” (D. Pitteri). Essere competitivi oggi, significa essere capaci di convertire la tradizionale bipartizione tra produttore e consumatore in una sorta di rapporto dialettico tra due agenti posti sullo stesso piano, attraverso l’acquisizione di una conoscenza alla quale ancorare il potenziamento della propria identità e la capacità di relazionarsi ed operare ad un livello culturalmente elevato.
nismi come il GAL CILSI (uno dei soci fondatori dell’ATI Verde Irpinia), che ha costituito nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria Leader+ la film commission MediaTerre e la rete di creativi, a testimonianza che “fare rete” con le forze creative del territorio nel quale si opera, tessendo pazientemente un reticolo informale di relazioni, è passaggio obbligato e strumento essenziale per la realizzazione di progetti sperimentali che, pur partendo dal territorio stesso nel quale hanno significative ricadute, si aprano ad una dimensione sovraterritoriale caratterizzata in senso qualitativo: conoscere il territorio, interno ed esterno al proprio agire, offre una migliore e multiforme possibilità di fare sviluppo.
Il tentativo di promuovere il territorio rurale adoperando canali non convenzionali e puntando specificamente a target peculiari “off” rispetto ai canali tradizionali ha caratterizzato in questi ultimi anni il lavoro certosino e capillare di orga-
È proprio da una rete attivata da A.G.I.Re. – MediaTerre, attraverso il coinvolgimento dell’agenzia caudina di marketing territoriale Ufficio Bifolco, il festival di new arts Interferenze ed altre realtà del territorio irpino legate alla pro-
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duzione musicale come Soundabbast e Q-Zone Studio, che ha preso forma il progetto Mediaterrae Vol.1, nel quale diciotto tra musicisti e artisti video legati alla scena contemporanea delle arti digitali e di diversa provenienza (Canada, USA, Germania, Ucraina, Romania, Svezia, Italia) si sono confrontati con le tradizioni e le suggestioni dell’Irpinia, in un progetto di documentazione audiovisiva del patrimonio culturale e ambientale di un intero territorio, tra natura e tecnologia, tradizione e avanguardia, passato e futuro. Un’immersione nel paesaggio culturale dell’Irpinia, regione ubicata nel cuore profondo del meridione d’Italia ed abitata da paesaggi astratti e sconfinati, campanili, torri, stradine strette e silenziose, profondamente segnata dai mutamenti architettonici ed urbanistici del post-terremoto del 1980, luogo di un metabolismo storico lento e quasi solenne nei propri rituali ancestrali, proprio come il Carnevale del picco-
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lo centro di Montemarano, il borgo della caratteristica tarantella. La Montemaranese è una forma di tarantella peculiare e di assoluto interesse sotto il profilo etnomusicale: di origine remota e per certi versi misteriosa, questa tradizione ha sviluppato nel corso dei secoli un linguaggio segnato da una serie di strutture melodiche insieme canoniche ed improvvisate dal punto di vista espressivo, stilistico e fraseologico che rende assai difficoltoso ogni tipo di classificazione, ove non si faccia riferimento ad un’analisi musicale specialistica riconducibile a singoli esecutori. Eseguita tradizionalmente con strumenti popolari come ciaramella e zampogna, nel corso del secolo scorso ha aggiunto tra le sue componenti strut-
turali anche il clarinetto. Il Carnevale dunque, durante il quale gli artisti invitati si sono accostati alla festa popolare, al rito d’inversione che sovrappone sacro e profano in un vortice di suoni e colori, dentro un vociare tumultuoso e liturgico, per documentare il ritorno al simbolismo, alla memoria, in un viaggio evocativo circolare ma sempre diverso, in uno scenario sospeso tra modernità ed arcaismo, tra mutamento e stasi: “si tratta di follia benefica, intrigante, stringente e liberatoria al tempo stesso, erasmiana, pantagruelica. Una follia del mondo alla rovescia. Come se il loro ‘insano’ attaccamento al carnevale avesse pian piano permeato e ‘carnevalizzato’ buona parte della vita del paese. Il forestiero o fugge o resta affa-
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scinato, come quando si frequenta un grande artista dal carattere intrattabile. […] Il carnevale di Montemarano è un vero laboratorio antropologico in funzione: in esso si confrontano dinamiche diverse: forze della tradizione si misurano con le spinte della modernità.” (P. Gala) Gli artisti coinvolti sono stati seguiti nelle operazioni di documentazione della festa, nella raccolta e produzione di materiale audiovisivo o nella consultazione delle fonti letterarie e iconografiche, fin dentro la vita della piccola comunità irpina. Negli occhi le linee tormentate di Ripe della Falconara, le esalazioni ctonie della Mefite, l’irraggiungibile visione di Cairano, i viottoli compassati di Nusco, gli scorci palustri del lago di Conza,
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le distese lunari lungo l’Ofantina, verso Calitri. Il risultato finale è un evento live di presentazione del progetto (Mediaterrae Night) presso il Teatro Carlo Gesualdo di Avellino, ma è soprattutto la creazione di un dvd, contenente un documentario girato durante l’intero progetto di residenza e sette tracce audio/video, sette visioni diverse di un territorio e del suo patrimonio paesaggistico, popolare e folkloristico, dove l’elaborazione di immagini e suoni diventa un rimescolamento culturale al di là dell’usuale dimensione urbana delle arti digitali, nella manipolazione di suggestioni etniche e paesistiche, in un gioco di rimandi con i loro significati, le loro origini. Il dvd, stampato in diecimila copie, è stato allegato al numero 110/111 di Blow-Up, rivista specialistica di musiche contemporanee a diffusione nazionale. La peculiare mescolanza di forme espressive e contenuti, nell’associazione di tradizioni (il carnevale), storie, paesaggi e ruralità, trasmessi per il tramite delle arti legate al digitale ed alle nuove tecnologie, ha finito per conferire una forte caratterizzazione ai luoghi focalizzati dal progetto, nell’incontro/confronto tra patrimonio folcloristico/naturalistico locale e creatività contemporanea. Una (ri)lettura del territorio ad un tempo obliqua (in senso diacronico) e verticale (destinatari), destinata ad un target bipartito e ben delineato, rappresentato cioè anzitutto da quanti, interessati a contenuti di carattere folkloristico e legati alle tradizioni ed alle produzioni locali, ricercano stimoli nuovi ed inediti: l’incontro con le espressioni artistiche originali presentate dal progetto, finisce per rappresentare in questo caso un piacevole tratto di novità. La seconda categoria di fruitori è costituita da un pubblico giovanile incline al consumo di qualità, sinceramente interessato alla fruizione delle arti e dei suoni della contemporaneità. È un pubblico fortemente interconnesso, raggiungibile anzitutto mediante campagne pubblicitarie mirate e specifici media di riferimento (si pensi alla scelta di legare la distribuzione dei dvd ad una testata come Blow-Up). È un pubblico rispetto al quale il valore aggiunto è costituito dalla possibilità di coltivare il proprio interesse culturale in un ambiente per molti versi nuovo (tradizione/innovazione). La definizione complessiva di questo target di riferimento è certamente connessa all’affermarsi del cosiddetto consumatore vocazionale, per il quale ogni atto di consumo è parte di un più generale processo di autodefinizione identitaria: “ogni azione attinente alla sfera del consumo (merci, luoghi, prodotti ricreativi o culturali) diventa parte di una filiera di azioni che l’individuo realizza per esprimere la propria identità e per comunicarla. È questo processo prettamente individuale a generare nuove forme di aggregazione comunitaria e, dunque, nuovi segmenti di
mercato e nuovi target dinamici e trasversali ai tradizionali criteri di definizione tipologica del pubblico. Questi nuovi segmenti vocazionali differiscono sia per struttura che per caratteristiche intrinseche dei target tradizionali. E in tal senso ciascuno dei nuovi segmenti di mercato vocazionale rappresenta in ogni caso una piccola parte dell’insieme dei consumatori. È ciò che gli esperti di marketing definiscono glocalization: segmenti sempre più circoscritti ma al tempo stesso distribuiti a macchia di leopardo su una base territoriale sempre più estesa. D’ora in poi pensare al pubblico vorrà dire pensare a un insieme di minoranze.” (D. Pitteri). Il punto di forza di progetti come Mediaterrae risiede nella relazione con un sistema territoriale già ben strutturato, pronto a diventare sostrato sul quale innestare azioni di produzione culturale finalizzate ad ampliare la consapevolezza circa le potenzialità del territorio rurale quale luogo di fruizione di un’esperienza omnicomprensiva, nella quale possano convergere sia le più tradizionali forme di conoscenza del territorio, sia la valorizzazione del contesto rurale quale nuovo ed inedito ambito di fruizione di azioni culturali. Nel caso specifico, l’attività del GAL Verde Irpinia, concretizzatasi durante gli ultimi anni nella predisposizione e realizzazione di progetti di sviluppo condivisi con diversi attori del territorio e finalizzati alla creazione di un sistema strutturato delle energie più vive e qualificate dell’area di riferimento, ha posto le basi per un’azione sistemica di sviluppo a pieno respiro: il GAL ha così assunto la funzione di un vero e proprio hub sul territorio, in qualità di promotore di innovazione compatibile al fine di stimolare percorsi virtuosi di avanzamento nei diversi settori ed ambiti della vita culturale della comunità locale. L’inserimento di progetti come Mediaterrae in questo tessuto territoriale già pienamente strutturato in senso sistemico, nel quale cultura e ambiente vengono riconosciuti come punti di forza dello sviluppo integrato e dove emergono realtà progettuali come le Vetrine dei territori di produzione tipica e tradizionale, l’Agenzia per l’implementazione dei servizi e la gestione delle risorse ambientali, storiche, culturali ed artistiche o le Degusterie dei territori di produzione, assume significato compiuto e valore aggiunto, diventando mezzo privilegiato e qualificato per comunicare un sistema territoriale capace di svolgere una funzione di forte traino rispetto ad una immagine di qualità dell’intero territorio. In esperienze come Mediaterrae Vol.1 il territorio, non più semplicemente località geografica e sistema significativo di brand, diventa spazio interno al sistema dei media, si trasforma esso stesso in medium: attraverso l’evento (Mediaterrae Night) o la rappresentazione mediata di esso (dvd di Mediaterrae Vol.1) si colma lo spazio che
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separa l’emittente dal ricevente, si realizza una “distrazione” dalla superficie della comunicazione: si concretizza una relazione, si mette in comunicazione. Il territorio rurale non come prodotto, ma come mezzo/medium per comunicare e mettere in comunicazione in maniera creativa dal momento che, nello spazio tra emittente e ricevente, si realizza qualcosa di intenso e di inatteso: si sperimentano relazioni “inattese” attraverso processi, strategie e risultati della comunicazione stessa. Si comunica producendo eventi e comunicare il territorio non può significare comunicare semplicemente un prodotto, come da visione errata che emerge non di rado nella strategia di molti operatori ed amministratori locali. È in quest’ottica che la comunicazione diviene uno strumento indispensabile per gli stessi stakeholders, per ridisegnare su basi più solide l’identità del territorio rurale, interpretandone la dimensione locale in un’ottica globale e mettendo in essere una modalità comunicativa che trova piena efficacia solo attraverso la pianificazione ed il compimento di azioni di produzione culturale (come, appunto, gli eventi, le produzioni audiovisuali o qualsivoglia artefatto culturale similare), che interpongono tra emittente e destinatario non un semplice e razionale messaggio, ma qualcosa di inatteso e che non è possibile dire, ma solo sentire. Ne consegue che, nello spazio mediatico così definito, progetti come quello testè illustrato appaiono sempre più “come la forma più consona a porsi da un lato come trait d’union tra un determinato territorio e il suo carattere con i segmenti di pubblico che in quel carattere individuano una componente del proprio processo di affermazione identitaria; dall’altro come generatore di modalità di comunicazione tese alla costituzione di un rapporto face to face con i segmenti di pubblico di riferimento, capace di rintracciare motivi di efficacia fuori dai media tradizionali.” (D. Pitteri). BREVE BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO Caroli M., Il marketing territoriale, Milano 1999 Gala P., Tarantelle e Batticulo – Balli e canti tradizionali in Irpinia vol.1, Firenze 1999 Paolini D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano 2002 Pitteri D., L’intensità e la distrazione. Industrie, creatività e tattiche nella comunicazione, Milano 2006
SITOGRAFIA DI RIFERIMENTO www.galverdeirpinia.it www.mediaterre.it www.mediaterrae.com
MONTEMARANO: UNA VETRINA PER IL TERRITORIO Alessandra Aufiero
PREMESSA Una delle tre Vetrine del territorio realizzate nell’ambito del PSL “Terre D’Irpinia - Villaggi delle Fonti” riguarda l’allestimento del museo etnomusicale intitolato a Celestino Coscia e Antonio Bocchino, dedicato al Carnevale e alla Tarantella. Il museo (primo in Irpinia e secondo in Campania) nasce dal sogno e dagli sforzi dei fondatori dell’associazione culturale Hyrpus Doctus che in anni di impegno e studio è riuscita a concentrare in un solo luogo le testimonianze più significative di questo patrimonio culturale unico nel suo genere. Conoscere le sane e genuine radici di questa terra, ricostruirne il passato e il significato è l’obiettivo più autentico ed importante degli sforzi dell’Associazione. L’amministrazione comunale di Montemarano, assegnataria del contributo erogato dal GAL, ha provveduto a ristrutturare ed attrezzare locali di sua proprietà al fine di concedere all’associazione uno spazio adeguato per la esposizione, la
conservazione e la valorizzazione del patrimonio musicale ed etnografico. L’intervento è collegato con la “Degusteria” situata nel centro di Montemarano, non lontano dall’ex Casa dell’ECA dove, appunto, è ospitato il Museo. A due anni dalla sua inaugurazione, il punto di degustazione delle Cantine ELMI, anch’esso cofinanziato dal PSL, rappresenta un riferimento importante per quanti apprezzano le produzioni enogastronomiche di pregio della Verde Irpinia e riescono a coglierne le connessioni con la tradizione e con la storia del suo popolo. IL CARNEVALE E LA TARANTELLA MONTEMARANESE Tra le più famose feste del passato, il Carnevale pare derivi dalle celebrazioni dei Saturnali: una festa popolare romana dedicata al dio Saturno, di carattere orgiastico in cui il popolo si sfrenava alla follia, che si svolgeva nel mese di marzo sino a sette giorni consecutivi.
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Con l’avvento del Cristianesimo, si cercò di porre fine agli scandali e a quella lussuriosa follia, fino a quando il Papa Gelasio (492-496) ottenne dal senato l’abolizione delle feste pagane, tra cui quella dei Saturnali, sostituendola con la festa della Candelora. La sopravvivenza dei Saturnali nel Carnevale fu determinata dal suo sovrapporsi a quanto rimaneva degli antichi riti legati alla coltivazione dei campi e all’andamento dei cicli stagionali, riti che possedevano un indubbio carattere propiziatorio e che avevano lo scopo di rievocare la rigenerazione della terra affinché desse migliori frutti nel nuovo ciclo produttivo. Questi riti agricoli avevano origini antichissime ed erano legati a culti preistorici e matriarcali nei quali si invocavano numerose divinità dal carattere bisessuale ed ermafrodita, simbolo di fecondazione e di vita. Questi caratteri sono riscontrabili nel Carnevale proprio nello scambio di personalità, nel travesti-
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mento che vuole evocare da una parte l’antica unità originaria dei sessi da cui nasce la fertilità e dall’altro lo sberleffo e la carica satirica dei romani saturnali. Il carattere propiziatorio, la carica satirica, il perpetuarsi dell’esistenza, l’invocazione dell’abbondanza sono i temi principali del Carnevale, che è, appunto, una “opposizione” alla quotidianità della vita, rappresentata dal periodo sacrificale della Quaresima che seguirà. Il Carnevale di Montemarano è forse tra i pochi esempi in Italia in cui sono ancora rintracciabili (nelle maschere, nella danza, nei suoi strumenti) i caratteri originari di questa festa e deve la sua sopravvivenza al legame stretto con la tarantella. Questo antico ballo processionale, così come il Carnevale, deriva da pratiche rituali legate a culti agrari di carattere propiziatorio e liberatorio, anch’essi sottoposti ad una rigida azione moralizzatrice da parte della Chiesa. Così, il ballo processionale o la danza escluse
dalle pratiche religiose ufficiali trovarono rifugio nelle manifestazioni non ufficiali, popolari, più difficili da sradicare e ancora oggi si possono riscontrare nella tarantella segni evidenti del carattere magico-rituale e della funzione mistico-propiziatoria che aveva alle origini. Lo scopo di propiziare la Divinità, attraverso l’energia sprigionata dal movimento del corpo, si percepisce nell’andamento dei danzatori che, disposti in due fila, si allontanano e si avvicinano in modo da circoscrivere lo spazio al cui interno si svolge la vita di comunità e su cui dovrà scendere il favore divino e allontanarlo dall’influenza del male. La tarantella ha subìto indubbie modifiche sia nel suo andamento sia nel suo organico strumentale; difatti recentemente è concepita anche come azione di coppia e i suoi ritmi sono divenuti più veloci e vicini al sentire moderno attraverso l’uso della fisarmonica e dell’organetto che hanno permesso melodie più agili soppiantando
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di fatto gli strumenti più antichi, che pur sopravvivono nell’uso di molte persone più anziane. La sua struttura formale prevede la disposizione dei ballerini in due fila parallele divise per sesso che si allontanano e si avvicinano al proprio compagno camminando e danzando alternativamente e suonando al contempo le nacchere. Gli stessi danzatori descrivono la danza come un “giocare di suonatori”, un gioco che consiste nell’inventare, nell’improvvisare continue varianti a partire da un numero limitato di elementi. Gli esecutori attingono di volta in volta a una riserva di elementi ritmici e melodici permutandoli continuamente nell’improvvisazione ottenendo, così, ritmi sempre diversi e suggestivi. L’ALLESTIMENTO DEL MUSEO ETNO-MUSICALE “CELESTINO COSCIA E ANTONIO BOCCHINO” La scelta di “mettere in vetrina” la storia del Carnevale di Montemarano e della sua Tarantel-
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la ha significato anche lanciare un segno importante verso il sostegno ai musei “minori”, questi piccoli e affascinanti “scrigni” che conservano tenacemente i segni di un passato e di un patrimonio comune. Il progetto di allestimento dello spazio espositivo nasce, infatti, dalla convinzione che il museo locale deve porsi soprattutto come laboratorio delle differenze e del rispetto del proprio quanto altrui presente storico, colto e compreso (e non può essere altrimenti) nel suo divenire, nelle complesse dinamiche sociali, culturali, economiche, che l’hanno determinato. Mostrare, porgere, offrire, tutto questo porta con sé, necessariamente, il concetto di “selezione” / “scelta”, cosa mostrare e come farlo; eleggere il tratto più peculiare, quello che più di altri potesse immediatamente rappresentare il territorio per farne percepire le specificità, è stato forse il momento che più ha appassionato e preoccupato coloro che si sono impegnati nell’esecuzione
del progetto di adeguamento degli spazi e di allestimento della “Vetrina”. Il primo passo è stato quello di catalogare i pezzi, raccolti amorevolmente in tanti anni dai membri dell’associazione Hyrpus Doctus, secondo nuovi criteri di ordine e scientificità. La catalogazione ha permesso di meglio interpretare gli oggetti conservati al fine di ordinarli secondo un più adeguato percorso allestitivo. L’adeguamento e l’allestimento hanno seguito il criterio di dare alla collezione un supporto “fisico” quanto più possibile “neutro”, in modo da non inficiare la piena fruibilità visiva e comprensione culturale della stessa. La fase di catalogazione è stata accompagnata dalla produzione di pannelli didattici che illustrano, attraverso testi ed immagini, le caratteristiche antropologiche e culturali della Tarantella e del Carnevale nel loro stato attuale e nel loro divenire storico. A completamento dell’allestimento della colle-
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zione è stato arredato uno spazio per la fruizione dei ricchi documenti audio-video e fotografici, alcuni dei quali, data la loro rarità ed unicità, sono da considerarsi certamente beni da musealizzare e conservare, anche attraverso un progetto di archiviazione digitale. Si riportano due esempi di scheda di catalogazione, al fine di illustrare i criteri con cui questa è stata eseguita e i risultati che ha fatto raggiungere in termini di nuove conoscenze acquisite, data la campagna di documentazione e approfondimento che ha accompagnato e sostanziato la catalogazione stessa. DOPPIO FLAUTO tipologia di scheda: BDM. numero: 10. località: Montemarano. luogo di conservazione: Museo etnomusicale “Celestino Coscia e Antonio Bocchino” Collezio-
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ne privata ass.cult. Hyrpus Doctus. oggetto: Doppio flauto di canna. categoria: Strumenti musicali. categoria specifica: Strumenti a fiato. autore: Michele Mastromarino. ambito culturale: Ambito locale. modalità di costruzione: Il segmento di canna viene tagliato tra due nodi, poi si procede con il taglio dell’imboccatura a becco e praticate due leggere intaccature viene fatto scorrere il coltello sulla canna con movimento circolare. Con un’asta di metallo arroventata si praticano i fori e poi si procede alla zappatura. L’accordatura viene fatta riferendosi ad un modello musicale che è proprio della cultura del costruttore. datazione: XX sec. seconda metà. materiale: Canna.
misura: 25/27. descrizione: Il doppio flauto presenta due canne di lunghezza diseguale e indipendenti, distinte secondo una partizione binaria in “maschio” e “femmina”. La prima è a 3 fori, la seconda a 4. Presentano una imboccatura assai corta e non possono esser retti dai denti, perciò hanno sempre bisogno del sostegno delle dita, da ciò la necessità di ottenere la nota più acuta non con l’apertura di tutti i fori, ma mantenendone uno chiuso. notizie storico-critiche: Il doppio flauto è uno strumento antichissimo discendente dal “doppioaulos” diffuso già nel mondo greco-romano. Già nel lontano passato da cui proviene il suo ricordo è legato al mondo pastorale, e il suo suono dolce e delicato sembra venire da quel mondo lontano, evocando arie distanti e ance-
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strali. Normalmente non è indicato tra gli strumenti che eseguono la tarantella, dato il suo carattere lirico e pastorale ma avrebbe potuto svolgere un’azione di accompagnamento. Nella sua partizione binaria ritorna la simbolizzazione del dualismo connesso all’uso di molti strumenti popolari che offrono una dimensione ermafroditica tipica delle culture magico-rituali diffusa nell’antico mondo contadino. Esso, intimamente legato alla terra, ai ritmi della vita e delle stagioni, vede nei due simboli sessuali uniti l’origine della vita, il segreto dell’esistenza e dell’eternità. Quindi tutte le implicazioni magico-propiziatorie riscontrabili nel carnevale, ritornano negli strumenti di accompagnamento. proprietà: Proprietà privata, associazione culturale “Hyrpus Doctus”.
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CASTAGNOLE tipologia di scheda: BDM. numero: 21. località: Montemarano. luogo di conservazione: Museo etnomusicale “Celestino Coscia e Antonio Bocchino” Collezione privata ass.cult. Hyrpus Doctus. oggetto: Castagnette. categoria: Strumenti musicali. categoria specifica: Strumenti a percussione. denominazione dialettale: “Castagnole”. ambito di produzione: Ambito locale. materiale: Legno. tecnica: Legno inciso e intagliato. misura: 8 cm. modo di utilizzo: La tecnica esecutiva di questo strumento prevede la percussione sfalsata operata da ciascuna delle due mani che vengono slanciate in avanti e richiamate verso il petto con un moto alternato coordinato al movimento molto ampio dei due polsi. descrizione: Le castagnette sono formate da due parti concave simmetriche e coordinate, queste
sono unite da un cordone che, fissato alle dita del suonatore permette l’urto delle due parti che producono un suono secco. Le facce esterne presentano una fine lavorazione ad incisione. notizie storico-critiche: Le due parti delle castagnette si distinguono in “maschio” e “femmina”, la prima impugnata a destra e la seconda a sinistra. L’unione dei due simboli, che si ripete ad ogni battere delle due parti, rimanda alle implicazioni che fanno capo all’ermafroditismo, sul quale è imperniato il rito del carnevale. Tale significato è confermato dal gesto a carattere esorcistico del suonatore che consiste nel far girare le braccia attorno a sè. Il suonatore qui è anche danzatore e con questo gesto chiude un cerchio al cui interno si crea uno spazio sonoro delimitato dalla figura del suonatore-danzatore; esso rappresenta tutta la comunità che si chiude nel cerchio preservato dal male per l’azione esorcistica del battere delle castagnette. proprietà: Proprietà privata, associazione culturale “Hyrpus Doctus”.
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BIBLIOGRAFIA M. Bonafin, Contesti della Parodia, Utet 2001. M.Gabriella Della Sala, L’espulsione del male, in “Itinerari di tradizione”, a cura della Comunità Montana Terminio-Cervialto. M.Gabriella Della Sala, L’organico strumentale della Tarantella montemaranese, in “Itinerari di tradizione”, a cura della Comunità Montana Terminio-Cervialto. M.Gabriella Della Sala, Rito e Magia nella tarantella Montemaranese, in “Itinerari di tradizione”, a cura della Comunità Montana Terminio-Cervialto. C. Sachs, Storia degli strumenti musicali, Milano, 1980.
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Parte III LUOGHI E PRODUZIONI
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AREE RURALI TRA INTERVENTI AZIENDALI, VALORIZZAZIONE DEI LUOGHI E IMPLEMENTAZIONE DI RETI Mario Salzarulo Coordinatore del GAL
Gli obiettivi e le strategie di sviluppo adottate dal GAL nella concreta articolazione di misure ed interventi, come previsto nella fase di elaborazione del PSL, riflettono un approccio mirato ad attivare da un lato le connessioni tipiche interaziendali ed intersettoriali e, dall’altro, quelle di sviluppo inusuali, tra risorse culturali, naturali e produttive. Un esempio di valorizzazione congiunta di luoghi e prodotti, accompagnata da una forte motivazione culturale, è dato dall’azione svolta dal GAL a Calitri con l’attuazione di progetti di adeguamento e recupero di tre delle tante grotte presenti nel centro storico del comune irpino. Si tratta di vere e proprie caverne costituite da pareti e volte in muratura, modellate da enormi massi. Dal pavimento, prevalentemente in pietra calcarea, al soffitto, si misura un’altezza media di circa quattro metri. La lunghezza varia dai 15 ai 30 metri. In molti casi è possibile scorgere degli anfratti ricavati dai vari proprietari erodendo il tufo nel corso dei secoli.
Sulle pareti laterali sono spesso aperti dei passaggi che portano alla grotta accanto. In molte di esse sono scavate vere e proprie cisterne per la raccolta delle acque e sono ancora visibili i segni di interventi parziali realizzati nel tempo (fornacelle, mangiatoie, nicchie). A valle degli studi di filiera, delle attività di animazione e informazione rivolte ai produttori sono emerse idee e progetti che hanno trovato sbocco negli interventi programmati dal PSL. 1 Il percorso di valorizzazione delle grotte di Calitri, messo a punto a seguito dei risultati degli studi di filiera ed accompagnato da intense attività di animazione e informazione rivolte ai produttori, si sviluppa su più dimensioni: la rivitalizzazione economico-produttiva dell’antico borgo; la sperimentazione (o la riscoperta) di nuovi processi produttivi; l’integrazione tra attori della filiera. L’intervento pilota riguarda l’adeguamento di tre grotte, ubicate nel centro storico di Calitri. Una delle grotte è destinata ad ospitare attività
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di affinatura e stagionatura dei formaggi con metodo tradizionale e rappresenta un elemento di continuità non solo rispetto ad altre iniziative sostenute dal PSL, relative ad interventi di raccolta e trasformazione dei derivati del latte, ma anche con il mondo della ricerca e della sperimentazione: sono state installate, in collaborazione con l’Istituto Sperimentale di Zootecnia di Bella (PZ), attrezzature per la rilevazione e il monitoraggio del microclima (temperatura, umidità, ossigeno, anidride carbonica, ammoniaca, velocità del vento), che permettono di seguire l’andamento della stagionatura, prevenire e correggere eventuali errori elevando la qualità del prodotto finale. Un’altra grotta è stata allestita con l’obiettivo di sperimentare nuovi processi e modalità di integrazione con altre attività nel settore agroalimentare: in questo caso sono stati sostenuti investimenti da parte di un’azienda a conduzione familiare, specializzata nella lavorazione e stagionatura di salumi di pregio.
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Un ulteriore intervento, strettamente connesso con i due precedenti, consiste nell’allestimento di un punto di degustazione di prodotti dell’enogastronomia locale: “La Gatta Cenerentola”. 2 Gli interventi sopra descritti rappresentano un esempio di azioni realizzate in perfetta sintonia con l’idea-forza definita nella fase di pianificazione: “Valorizzazione simultanea di luoghi, produzioni e culture, in un cammino di qualità ed eco-sostenibilità”. Ma sappiamo bene che la tenuta dell’azione di promozione del territorio e delle sue risorse è strettamente connessa alla creazione delle condizioni organizzative necessarie e di punti di riferimento stabili collegati tra di loro. Tale riflessione ha spinto il Gal a sostenere con forza l’attivazione e l’infittimento della trama di reti relazionali ed immateriali tra gli attori dello sviluppo locale. L’azione di costituzione della rete, coordinata dagli operatori di A.G.I.Re. (Agenzia per la Gestione e l’Implementazione di Reti) è stata accompagnata da attività seminariali e di formazione sul campo di circa trenta giovani, che rappresentano il capitale umano da valorizzare attraverso attività di ricerca, progettazione e realizzazione di programmi di sviluppo turistico in Irpinia. Le finalità della rete, contenute nel pro-
tocollo d’intesa sottoscritto da tutti i soggetti coinvolti, sono in sintesi i seguenti: • operare come rete territoriale permanente per tutelare, valorizzare e promuovere il patrimonio culturale ed ambientale, interloquendo direttamente con i livelli istituzionali e favorendo l’accesso in forma associata a risorse e servizi pubblici; • progettare, realizzare e gestire in modo congiunto servizi informativi, attività promozionali, iniziative culturali e seminariali; • elaborare e gestire, in stretta collaborazione con la struttura di MediaTerre Film Commission, piani e progetti di comunicazione; • mettere in relazione la “Rete territoriale degli uffici turistici” con le altre reti attivate da A.G.I.Re. e costituite da enti locali, operatori dell’artigianato artistico/tradizionale e del settore enogastronomico, soggetti impegnati in attività di formazione e di animazione socioeconomica. Dal punto di vista più operativo la rete eroga servizi di informazione sulla regolamentazione comunitaria, nazionale e regionale ed è impegnata nell’attivazione e gestione di progetti di valorizzazione delle risorse ambientali, storiche,
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culturali, artistiche, produttive, nonché nella progettazione e promozione di servizi di orientamento, formazione e aggiornamento professionale. Sviluppa, inoltre, azioni di miglioramento della qualità dell’informazione e della comunicazione e promuove l’applicazione di metodi di valutazione finalizzati all’ottimizzazione della pianificazione e della gestione delle risorse finanziarie. L’azione svolta da A.G.I.Re. ha consentito di raggiungere significativi traguardi: • l’attivazione degli Uffici Turistici di Calitri, Bisaccia, Conza della Campania, Torella dei Lombardi e Lacedonia; gli Uffici Turistici rappresentano punti di informazione e di animazione turistico-culturale e costituiscono una delle reti territoriali, la cui gestione è affidata a soggetti locali impegnati in attività di promozione e di animazione turistico-culturale; • l’ampliamento della rete MediaTerre, con lo scopo di promuovere il territorio come set cinematografico e televisivo. MediaTerre rappresenta la Film Commission dei territori rurali collocati a metà tra la costa tirrenica e quella adriatica, che con le loro bellezze paesaggistiche, i centri storici, i siti d’interesse archeologico ed architettonico, sono sempre stati considerati luoghi di
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grande attrazione per l’ambientazione di produzioni cinematografiche; • la creazione della Rete intersettoriale dell’Alto Ofanto, un organismo di coordinamento territoriale, con sede presso il Municipio di Lioni, costituito da GAL CILSI, Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia, Comunità Montana Alta Irpinia, Confartigianato, Confcommercio, Confederazione Italiana Agricoltori, Federazione Coltivatori Diretti, Confederazione Nazionale dell’Artigianato, Legambiente Campania, Slow Food, CRESM e dai Comuni dell’area. Infine, è necessario puntualizzare che l’azione svolta dal GAL, conclusasi con la costruzione di una fitta rete di attori locali, sarebbe vanificata senza il confronto costante e lo scambio di esperienze con altri soggetti impegnati nella ricerca socioeconomica e nella realizzazione di programmi e progetti di sviluppo locale. Consolidare, dunque, la rete locale e sviluppare i rapporti interterritoriali e transazionali, attraverso la costruzione di reti lunghe, è la mission del Gruppo di Azione Locale nei prossimi anni, nel quadro della politica di coesione dell’Unione Europea.
NOTE 1 La fase di animazione era iniziata nell’ottobre del 2005, con il coinvolgimento del GAL (sollecitato dal l’architetto Giuseppe Piumelli, responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune) in un evento organizzato in collaborazione con: CALCES (associazione per la valorizzazione del centro storico di Calitri), Ordine degli Architetti della Provincia di Avellino, casa editrice Libria di Melfi, associazione Scienza Viva. L’evento, organizzato in occasione dell’inaugurazione di una grotta localizzata nei pressi dei noti palazzi gentilizi Zampaglione e Berrilli, sistemata per iniziativa del Comune, aveva messo insieme, oltre alla visita e alla scoperta dell’antro, una videoinstallazione delle architetture di Simon Ungers, noto architetto ed artista originario di Colonia, le sculture in ferro di Fulvio Moscaritolo, scultore e docente di Plastica presso l’Istituto d’Arte di Calitri ed, infine, una degustazione di prodotti tipici enogastronomici dell’area. 2 La gatta Cenerentola, “favola in musica in tre atti” di Roberto De Simone, è ispirata alla fiaba omonima di Giambattista Basile e alle sue numerose varianti raccolte in Campania dal De Simone. “Si può […]
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pensare che l’origine di questa favola sia senz’altro napoletana o meglio ancora meridionale se il primo a pubblicarla nel 1600 fu Basile il quale la trascrisse dalla tradizione popolare. […] Nelle varianti raccolte in Campania, i contenuti e i segni proposti sono ben lontani dalla oleografica versione diffusa dalla favolistica borghese ottocentesca […] basti pensare come il personaggio di Cenerentola ammazzi la sua prima matrigna per fare sposare il padre con una sua comare, la quale si trasformerà poi in una matrigna più spietata della precedente. […] In un’altra versione raccolta da me a Calitri (Irpinia) il padre di Cenerentola, rimasto vedovo, intenderebbe sposare la stessa figlia, la quale sfugge all’incesto prolungando con uno stratagemma, il tempo che si frappone alle nozze. Ella così propone al padre di accettare, a patto che egli le faccia confezionare tre abiti intessuti con il sole, la luna e tutte le stelle del cielo. Successivamente scappa con i tre vestiti e consigliata da una fata, indossa ogni giorno uno dei tre abiti. L’incontro con un principe, il ballo, la perdita della scarpa e di un anello e il ritrovamento finale seguono sulla falsariga della solita struttura.” http://roberto-de-simone.lesitedemoa.com/Gatta.html
LE GROTTE DI CALITRI Vinicio Capossela
Le grotte di tufo scavate nel costone del paese sono un’altra faccia del labirinto a scalette, la terza dimensione del paese, quella della profondità. Spesso sono un’appendice delle case a piano terra con la porta che si affaccia alla strada. Forse anche le case sono piccole grotte col soffitto a volte. Riparo e ricovero, di uomini e animali. Mentre fuori nella notte si alza il mistero del pumminale, il cane mannaro, dentro è il rifugio delle fornacelle. Ogni casa, come una piccola Betlemme, ha la sua mangiatoia. Tatacienzo, mio nonno, entrava col mulo in cucina, e con l’avvento della modernità anche col treruote, passava la stanza da letto e scendeva i tre gradini dove si entrava nel ventre della terra. Era come dormire in una viscera, dormire nel gabbiotto di sopra, tra i sacchi delle sementi, e sentire in quell’antro della terra il respiro degli animali, il loro ruminare. Un grembo con l’animale dentro, come un quadro di Chagall. E fuori
nella notte abbandonata si sente solo il piscioliare delle fontane e si teme l’apparizione della creatura della cupa. Nel paese mitico dove il pavimento di uno era soffitto dell’altro, sotto la rocca nebbiosa, o tra la calce bianca e il cielo azzurro adornato di rondini, nel passeggio degli scalini si aprono, guardate dalle beffarde e minacciose facce di pietra dei facciumini, grandi spelonche intraviste dietro porte a steccato di legno. Sono antri di mistero, da Polifemo in Calitri. Calitri, il paese che a tutti noi regala il viaggio, come la Itaca di Ulisse. E infatti sono grotte, antri da canestri di ricotta, da formaggiai, dove covano le sfere dei caciocavalli appese, come tante lune nella penombra. È il mondo sotterraneo del paese coriaceo, che con vero spirito calitrano, cuoredicane, è stato scavato nella fatica e nell’arte. Spirito che rende Calitri così attenta, alla maiolica, al pizzo ed al ricamo. Perché nel
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calitrano c’è comunque questa tensione greca come il nome, all’“aggietto”, alla cosa fatta bene, alla bellezza e poi c’è anche la ferinità montana, hirpina, e un certo impegolamento bizantino nelle questioni. E il paese antico, questa torta di case, questa specie di quadro di Escher, prospettiva incrociata di archi e scalini, si regge sul cemento, sulla calce delle chiacchiere che si impastano al vento. Ora che il silenzio se l’è preso, questo groviglio di case, il silenzio gli ha regalato l’eternità. È un silenzio che echeggia di storie. Ognuna di quelle piccole porte è un nido di vespe ronzante racconti, in cui rimanere storditi, come sul mosto fresco. Ma bisogna avere un orecchio fino o esserci nati e restati lungo quei muretti, per sentirlo, perché il mistero è stato nascosto bene, per case vuote e per grotte, forse perché, come dicono i calitrani antichi, nel piatto coperto non cacano mosche.
CARMASCIANO, UN FORMAGGIO SOTTO IL CIELO DELLA VALLE D’ANSANTO
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Alessandra Cristina Celano
È de l’Italia in mezzo e de’ suoi monti una famosa valle, che d’Amsanto si dice. Ha quinci e quindi oscure selve, e tra le selve un fiume che per gran sassi rumoreggia e cade, e sí rode le ripe e le scoscende, che fa spelonca orribile e vorago, onde spira Acheronte, e Dite esala. In questa buca l’odïoso nume de la crudele e spaventosa Erinne gittossi, e dismorbò l’aura di sopra. Virgilio, Eneide, VII, trad. di Annibal Caro La Valle d’Ansanto è stata raccontata non solo da Virgilio, che la collocava al centro dell’Italia e ne faceva la sede della porta dell’aldilà, ma da chiunque si sia occupato, a vario titolo, dell’Irpinia: dai poeti agli scienziati, dagli archeologi ai geologi, dagli storici ai viaggiatori. La zona è compresa tra i comuni di Rocca San Felice, Frigento, Torella dei Lombardi e Villamai-
na, in provincia di Avellino. Una depressione del terreno con un laghetto ribollente, piccoli vulcani di fango ed esalazioni gassose, ne fanno un luogo misterioso e, nello stesso tempo, di grande interesse scientifico. È la Mefite, o Mofeta, nome che indica sia l’antica divinità pagana, venerata dalle popolazioni osce e sannite come dea mater della vita e della morte, sia il fenomeno paravulcanico. Una dettagliatissima testimonianza letteraria sulla Mefite la dobbiamo ad un viaggiatore inglese del settecento, Henry Swinburne, che nel diario del suo viaggio nel Regno delle Due Sicilie avvenuto tra il 1777 e il 1780, scrive: “Il fondo della valle è spoglio e arido; nella parte più bassa, chiuso da una delle colline, c’è un laghetto ovale di acqua melmosa color cenere, con un diametro non superiore ai cinquanta piedi. Ribolle in diversi punti con grande impeto in attacchi irregolari, che sono sempre preceduti da un suono sibilante. Molte volte l’acqua è gettata
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all’altezza della nostra testa in direzione obliqua, ed ha formato un vortice intorno, come un catino, per contenerla non appena cade. Una grande quantità di vapore è gettata continuamente fuori con gran rumoreggiare.” 2 Alla dea italica Mefite era dedicato un santuario all’aperto, di cui è stata rinvenuta la ricca stipe votiva, con numerosi e preziosi reperti che sono oggi ospitati nel museo archeologico di Avellino: sono soprattutto statuette fittili, ma è stata ritrovata anche una collana d’ambra, oltre ad alcune bellissime statue lignee votive, i cosiddetti xoana, che, nonostante l’estrema deperibilità del materiale, si sono conservate proprio grazie alle particolari condizioni geochimiche del suolo. Per tutto il medioevo la Valle d’Ansanto conservò la sua fama di porta dell’inferno, anche se il culto della divinità italica era stato sostituito con quello cristiano di Santa Felicita martire, tutt’ora protettrice di Rocca San Felice. Questo piccolo paese sorge sulle pendici del
CARMASCIANO, UN FORMAGGIO SOTTO IL CIELO DELLA VALLE D’ANSANTO
poggio roccioso dove, fin dal periodo della dominazione normanna, è impiantata la rocca difensiva da cui prende il nome. Composto dalla torre-mastio (o donjon) restaurata dopo il terremoto del 1980 e da un recinto murario in pietrame all’interno del quale scavi archeologici hanno portato all’individuazione di una serie di ambienti di servizio alla torre ed unità abitative, l’imponente fortilizio domina l’intero territorio grazie ad una posizione altamente strategica. Ai piedi dell’altura si sviluppa tutto il centro antico del paese. Una delle case del borgo ospita il ristorante-museo 3 : qui un gruppo di giovani propone gastronomia locale con menu stagionali e tematici nei quali un posto di rilievo è assegnato al pecorino Carmasciano; si organizzano anche eventi culturali, visite guidate nel borgo e nel museo civico, dove sono esposti numerosi reperti - soprattutto oggetti di ceramica di uso comune - provenienti dagli scavi eseguiti durante i lavori di restauro del castello. Nel
borgo di Rocca S. Felice ogni estate si svolgono feste medievali. Anche Guardia Lombardi, che ai tempi di Francesco De Sanctis e del suo Viaggio Elettorale era “il paese della provincia più alto sul livello del mare” e con l’attuale assetto provinciale è superato in altezza solo da Trevico, è arroccato su di un’altura dalla quale si gode la vista di un territorio vasto, dalla Baronia al Formicoso, dalla valle dell’Ofanto alla Valle d’Ansanto. Nel centro antico, dall’impianto tipicamente medievale, si trova la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con l’ampio sagrato che nelle fresche sere d’estate ospita spettacoli e manifestazioni. In queste terre caratterizzate da pascoli naturali ricchi di essenze spontanee aromatiche, si allevano le pecore da tempo immemorabile, e da tempo immemorabile si trasforma il latte in formaggio. Alcune antiche usanze legate alla produzione ed alla trasformazione del latte si sono conservate
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fino ad anni recenti, compreso l’uso di strumenti e attrezzi; di altre rimane la memoria, come nel caso della catarina, uno strumento particolarissimo legato alla turnazione, cioè un’arcaica forma di associazionismo: gli allevatori di uno stesso territorio consegnavano il latte prodotto ad uno solo di loro che, a turno, provvedeva alla trasformazione; per misurare il latte prodotto da ciascun allevatore si usava la catarina, un bastone provvisto di tacche come unità di misura. Questa usanza rappresentava per gli allevatori un importante momento di aggregazione e garantiva anche ai più piccoli la possibilità di caseificare. Perché non se ne perda la memoria, è stato intitolato proprio “La Catarina d’Oro” il Concorso Provinciale dei formaggi a latte crudo indetto dalla Regione Campania attraverso i Servizi di Sviluppo Agricolo della provincia di Avellino, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo (ANFoSC) e con l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi (ONAF). Il pecorino Carmasciano, che prende il nome
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dalla contrada compresa tra i Comuni di Rocca San Felice e Guardia Lombardi, nasce dal latte della pecora Laticauda, cioè “dalla coda larga”. Il territorio interessato alla produzione del Carmasciano include anche parte dei comuni di Frigento, Sant’Angelo dei Lombardi e Torella dei Lombardi. Frigento sorge in bella posizione panoramica sulla Valle d’Ansanto, a 911 metri sul livello del mare. La sua fondazione è di epoca romana, come testimoniano i ritrovamenti di frammenti di iscrizioni e soprattutto un sistema di cisterne molto ben conservate. Successivamente colonia sannita, poi insediamento longobardo, quindi feudo di diverse famiglie, è sopravvissuta a più d’una distruzione a seguito di invasioni o terremoti. Le cisterne romane di Frigento, conosciute anche con il nome di “pozzi”, sono un poderoso complesso per la raccolta delle acque piovane, realizzato in “opus cementicium” con paramenti in “opus incertum”. L’acqua raccolta nelle cisterne veniva incanalata verso altre zone del centro abitato e probabilmente alimentava anche un complesso termale. La cattedrale, con una via crucis quattrocentesca e un bel soffitto dipinto, conserva anche le reliquie di S. Marciano di Modone, vescovo di Frigento nel V secolo. Dalla bella passeggiata di via Limiti si possono godere molte suggestive viste dei paesaggi circostanti. Qui una targa riporta una citazione dal Viaggio in Italia di George Berkeley 4 che aveva
visitato questi luoghi nel giugno del 1717: “Da Frigento, dove abbiamo pranzato sub Dio fuori città (mentre la gente era li a guardarci), siamo scesi per tre miglia, attraversando boschi, grano, pastura, all’Amsancti Lacus, triangolare, biancastro, maleodorante, con un perimetro di circa 40 passi”. Nel centro antico di Sant’Angelo dei Lombardi, segnato indelebilmente dal terremoto del 1980, fanno bella mostra di sé la Cattedrale e il Castello. La cattedrale, dalla bella facciata cinquecentesca, è oggi completamente restaurata ed è stata riaperta al culto. Nel castello, grazie ai lavori di restauro sono stati invece scoperti consistenti resti di una chiesa risalente ad un’epoca compresa tra l’XI ed il XII secolo e di cui si ignorava l’esistenza. In territorio di Sant’Angelo dei Lombardi, in località Goleto, si trova la splendida abbazia di S. Guglielmo, complesso monastico fondato nel XII secolo da San Guglielmo da Vercelli, costituito da un doppio monastero (maschile e femminile), da una chiesa superiore ed una inferiore con un casale circostante ed un cimitero di servizio. Si tratta di uno dei più importanti complessi monastici monumentali dell’Italia meridionale, ricchissimo di testimonianze di storia e di arte, dalla Torre Febronia risalente al 1152 alla settecentesca Chiesa Grande, in parte crollata, edificata dall’architetto Domenico Antonio Vaccaro. Torella dei Lombardi condivide con Sant’ Angelo e Guardia il toponimo che evoca il periodo della
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dominazione longobarda, epoca alla quale risale l’impianto originario del castello, di cui però non si conservano tracce. Ricostruito nel tredicesimo secolo e modificato ed ampliato tra sedicesimo e diciottesimo secolo, il complesso architettonico mostra ancora due torri con basamento scarpato, il rivellino antemurale ed il cortile interno. Un giardino pensile si trovava tra le due torri, dove si ammirano un portale di pietra cinqucentesco ed il gran corpo di fabbrica residenza dei signori feudatari ed oggi sede degli uffici comunali e del museo archeologico. In località Girifalco, oltre ad un’area attrezzata per pic-nic, meta di escursioni grazie ad uno spettacolare bosco costituito da piante ad alto fusto, si trova una torre quadrangolare di epoca normanna, datata fra dodicesimo e tredicesimo secolo, costruita con elementi architettonici di spoglio provenienti da strutture murarie di età romana. È in questi territori, come in diverse zone interne collinari della Campania, che si alleva la pecora Laticauda, di origine incerta ma probabilmente derivante dall’incrocio di razze autoctone con razze provenienti dal nord Africa, il cui latte è alla base della produzione del Carmasciano. Questo formaggio a pasta dura, cruda o semicotta, viene stagionato per un periodo che va dai tre ai sei mesi. Si presenta con una crosta dura e rugosa, di colore giallo ambrato. L’occhiatura è rara e di piccole dimensioni. La pasta compatta e morbida, il cui colore varia dal giallo paglieri-
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no nei pecorini giovani al giallo dorato in quelli più stagionati, sprigiona un profumo di fieno e frutta secca. Il sapore è inizialmente dolce e delicato, ma tende al piccante man mano che avanza la stagionatura. Il Carmasciano fa parte di quei formaggi prodotti esclusivamente con il latte ottenuto da animali al pascolo, che sono stati denominati “formaggi sotto il cielo” dall’associazione che si propone di valorizzarli e tutelarli. L’erba del pascolo contiene un’elevata quantità di acidi grassi insaturi, che si ritrovano in gran parte nel latte e la cui ossidazione determina la formazione di sostanze che contribuiscono ad arricchire l’aroma del formaggio. Il beta - carotene contenuto nel latte degli animali al pascolo è una pro - vitamina che, oltre a colorare di giallo il formaggio, ne influenza l’aroma ed ha un’azione antiossidante.5 Sono in molti a credere che a queste caratteristi-
che comuni a tutti i formaggi sotto il cielo si debba aggiungere, nel caso del pecorino Carmasciano, l’influenza esercitata dalla dea Mefite - e comunque dalle esalazioni mefitiche - sull’aroma e sul sapore, davvero particolarissimi, di questo formaggio. Magia a parte, è stato avviato uno studio da parte della regione Campania in collaborazione con l’istituto Sperimentale per la Zootecnia con sede a Bella, in provincia di Potenza, sull’influenza che i composti solforati possono esercitare sulla qualità del latte di questi pascoli e quindi del formaggio. La Valle d’Ansanto è legata non solo alla produzione del pecorino Carmasciano, ma in generale alla vita di pastori e greggi, anche transumanti, da tempi antichissimi. Qui infatti si veniva per curare sia malattie della pelle e dolori reumatici che la scabbia degli ovini, ricorrendo alle proprietà terapeutiche delle
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acque sulfuree. Intorno al lago, inoltre, i pastori si procuravano la macra, una speciale argilla gialla che una volta cotta diventava rossa e che veniva utilizzata per segnare gli armenti. Anche su questo Henry Swinburne, sempre nel suo Travels in the Two Sicilies, ci fornisce una testimonianza diretta e circostanziata: “Le pietre sul terreno degradante, che si affaccia sopra la pozza d’acqua, sono quasi gialle, essendo tinte da vapori sulfurei e dal cloruro d’ammonio. Un odore nauseabondo, proveniente dal vapore, ci costrinse a girarci in direzione del vento e a respirare aria pura per evitare di soffocare. L’acqua è abbastanza insipida sia di sapore che di colore; l’argilla ai margini è bianca, e viene trasportata in Puglia, per strofinarla sulle pecore scabbiose, e per questo motivo il laghetto è dato in affitto per cento ducati all’anno.” 6 Le acque della Valle d’Ansanto continuano ad essere usate a scopo terapeutico: due sorgenti d’acqua sulfureo-carbonica oggi alimentano uno
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stabilimento termale che era attivo e noto già nel diciottesimo secolo: le Terme di San Teodoro di Villamaina. NOTE 1
Il carmasciano, con il pecorino bagnolese ed il caciocavallo podolico, è stato oggetto di uno studio realizzato nell’ambito del PSL dall’Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo (ANFoSC), nata nel 1995 per tutelare e valorizzare i formaggi prodotti esclusivamente con il latte di animali allevati al pascolo. 2 Henry Swinburne, Travels in the Two Sicilies in the Years 1777, 1778, 1779 and 1780, Londra 1783, in Pia Cannavale, Henry Swinburne: un viaggiatore inglese nell’Irpinia del ’700, Liberamente Liber, 1997, p.27. 3 Il ristorante – museo di Rocca San Felice è una delle azioni previste dal Piano di Azione Locale “Terre d’Irpinia” gestito dal GAL CILSI, realizzata nel 2000: si trattava di un Progetto Pilota per la realizzazione di un
primo nodo della Rete Turistica Leader in Alta Irpinia, con l’obiettivo specifico della tutela e della promozione della cultura alimentare locale, delle materie prime del territorio e della loro trasformazione secondo tradizione. 4 G. Berkeley, Viaggio in Italia, a cura di Thomas H. Jessop e Mariapaola Fimiani, Bibliopolis, Napoli, 1979. 5 cfr. AA. VV., FORMAGGI LEADER IN IRPINIA - Il Caciocavallo Podolico, il Carmasciano, il Bagnolese, GAL Verde Irpinia, Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo (ANFoSC), Caseus Editore, Potenza, 2006. 6 Henry Swinburne, ibidem.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO Gruppo di Azione Locale C.I.L.S.I. - A. C. Celano, G. Galasso, Terre d’Irpinia - La guida, CRESM Campania, 2001. G. Berkeley, Viaggio in Italia, a cura di Thomas H. Jessop e Mariapaola Fimiani, Bibliopolis, Napoli, 1979. Henry Swinburne, Travels in the Two Sicilies in the
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Years 1777, 1778, 1779 and 1780, Londra 1783, in Pia Cannavale, Henry Swinburne: un viaggiatore inglese nell’Irpinia del ’700, Liberamente Liber, 1997. Angelo Petretta, La Catarina d’oro, in Regione Campania, STAPA - CePICA di Avellino, Irpinia Rurale, Anno 1, Numero 1, Maggio 2004. Gerardina Rita de Lucia, La transumanza nel principato Ultra, in Diomede Ivone (a cura di), La transumanza nell’economia dell’Irpinia in età moderna, Atti del Convegno di Studio - Andretta (AV), 21 e 22 giugno 2001, Editoriale Scientifica, Napoli, 2002. AA. VV., FORMAGGI LEADER IN IRPINIA - Il Caciocavallo Podolico, il Carmasciano, il Bagnolese, GAL Verde Irpinia, Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo (ANFoSC), Caseus Editore, Potenza, 2006.
CULTURA DELL’ALIMENTAZIONE: IL PROGETTO MASTER OF FOOD® IN IRPINIA Giustino Catalano Responsabile del Progetto Master of Food®
Uno degli obiettivi strategici del PSL riguarda la diffusione tra i ristoratori dell’area di una cultura alimentare più attenta e consapevole. Il percorso formativo, attuato attraverso lo svolgimento di 20 corsi (83 lezioni), si è concluso con uno Stage presso l’Università di Scienze Gastronomiche e la Banca del Vino di Pollenzo, tre aziende vitivinicole delle Langhe ed una delle più importanti Osterie d’Italia. I ristoratori irpini, allievi del corso, sono stati accolti da Carlo Petrini, Presidente Internazionale di Slow Food. In questa occasione, il Segretario Nazionale di Slow Food Silvio Barbero ha definito l’azione “uno dei più grandi progetti di educazione del gusto mai attuati nella storia di Slow Food Italia”. In riferimento alla produzione agro-alimentare della Regione Campania e a criteri di sequenzialità e congruenza di accostamento dei vari argomenti, è stato sviluppato un percorso Master of Food® articolato in tappe. Ciascun incontro ha approfondito i contenuti sto-
rico-culturali, gli aspetti sensoriali e gusto-olfattivi relativi, con particolare riguardo alle biodiversità ed alle produzioni locali. I corsi sono stati organizzati e gestiti secondo la metodologia già adottata da Slow Food®, che prevede l’integrazione di lezioni teoriche con sperimentazioni pratiche (Laboratori del Gusto). Nei 18 mesi di attuazione del Master, svolto presso il locali del Castello di Torella dei Lombardi dall’ottobre 2004 al marzo 2006, si sono avvicendati noti docenti e formatori, tra i quali si citano Nicola Perullo, Nino Pascale, Antonio Tubelli, Matilde Coniglio, Armando Palumbo e Silvio Greco. Di seguito si riporta una sintesi descrittiva dei singoli Master of Food. VINO I LIVELLO – 6 LEZIONI Il vino è una bevanda ricchissima di storia, di tradizione, soggetta a continue sperimentazioni e dunque in continua evoluzione: conoscerlo
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rappresenta un momento emozionante per la scoperta della cultura materiale e per il risveglio di gusto e olfatto, i nostri sensi più intorpiditi. Questo corso è rivolto ai tanti che di se stessi dicono “di vino non capisco nulla, ma vorrei conoscerlo meglio”, ed è un’introduzione teorico-pratica al mondo del vino: i processi produttivi, le nozioni essenziali della viticoltura, la vinificazione, e soprattutto il linguaggio e gli strumenti della degustazione. Ogni incontro è suddiviso in due parti: lezione e degustazione di quattro o cinque vini di diverso stile e tipologia, strettamente collegati agli argomenti trattati nella lezione. Dalla viticoltura al servizio del vino, dall’esame visivo, olfattivo e gustativo fino agli abbinamenti, un ciclo di lezioni per entrare con piacevolezza e competenza nel mondo di Bacco. Degustazioni di 26 vini italiani di qualità. VINO II LIVELLO – 6 LEZIONI Il corso rappresenta un’occasione unica di
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approfondimento di tutte le tematiche affrontate in Vino primo livello: la viticoltura di qualità, le vinificazioni all’avanguardia e quelle tradizionali e l’affinamento della capacità di degustazione attraverso l’assaggio e il riconoscimento dei più importanti terroir del mondo. La particolarità di questo approfondimento sta tutta nel metodo: gli incontri prendono in considerazione il mondo del vino per grandi famiglie, insegnando a distinguere e a riconoscere gli stili, le filosofie produttive, il rapporto tra uva e territorio. Sei occasioni per avvicinarsi al complesso mondo dei grandi vini: due lezioni sui grandi bianchi, due lezioni sui grandi rossi, una lezione sui vini spumanti, sui vini speciali. Degustazione di 30 grandi vini rappresentativi, italiani e stranieri.
più pregiate, sono messe in pericolo dall’invasione di capi di provenienza straniera, allevati con insilati, integratori vitaminici e poi venduti come carne di qualità. Sono allevati con alimentazioni iperproteiche e funzionali solo all’accrescimento dove quel che conta sembra che sia solo il lievitare il più presto possibile senza le qualità chimico fisiche che un cibo allevato in modo meno intensivo ci può dare. Un esempio per tutti è la differenza che c’è tra il dar da mangiare del fieno profumato di prato stabile come fibra ed alimento oppure della paglia come fibra in aggiunta di vitamine, sali minerali proteine per dargli sostanza. Il risultato organolettico sarà inevitabilmente diverso. Inoltre, la mancanza di strutture adeguate in
DISTILLATI E LIQUORI – 4 LEZIONI Un giro del mondo attraverso i principali distillati e calcolati, dai celeberrimi whisky, dai cognac, alle acqueviti di vino ricchissime di storia e di tradizioni, alle grappe e alle acqueviti di vinaccia. Senza trascurare gli altri spiriti: calvados, tequila, rhum, ciascuno con storie affascinanti da raccontare. Si parlerà di produzione, materie prime, invecchiamenti e si degusteranno le tipologie più rappresentative. Un corso per appassionati, che svela i segreti della qualità di una categoria di prodotti dalla storia lunga e complessa, un tempo addirittura utilizzati come bevanda curativa. Degustazione di distillati diversi. BIRRA – 4 LEZIONI La birra ha una storia millenaria, ed è probabilmente la più antica bevanda alcolica dell’umanità: già presso i Sumeri tutti i ceti sociali avevano diritto a una certa quantità di birra. Nonostante oggi sia la bevanda più diffusa tra i giovani, non va dunque dimenticato che la sua tradizione è lunghissima ed estremamente variegata. Il mondo della birra è affascinante e molto più complesso di quanto comunemente si immagini: la sua relativa facilità di produzione ne ha sviluppato la diffusione in moltissimi luoghi diversi per geografia, storia, cultura. Questi quattro incontri presentano una panoramica sintetica ma completa sulle materie prime, sulle principali tipologie, sugli stili, sulle zone di produzione e su come imparare a degustare e a riconoscere la buona birra. Numerose infatti sono le degustazioni in programma per ogni incontro. Degustazione di circa 20 birre europee artigianali e industriali. CARNE I E II LIVELLO – 8 LEZIONI Le carni costituiscono un settore molto delicato che negli ultimi anni è stato al centro di numerose polemiche e contestazioni, aventi come oggetto la qualità e la genuinità del prodotto (dallo scandalo della mucca pazza al caso dei polli alla diossina). Le razze italiane, autoctone e
grado di reggere la concorrenza delle grandi produzioni industriali e il fatto che pochissimi giovani siano interessati a continuare il mestiere dei padri, rischia di compromettere il futuro di questo fondamentale alimento; si pensi ad esempio che il progressivo tramonto della società contadina ha fatto sì che gli animali da cortile siano spesso stati dimenticati come alimento, venendo relegati nei piatti minori. C’è la tendenza ad un mercato al ribasso dove non conta produrre bene ma quanto più uno ha da vendere più spunta prezzi migliori. Questa situazione comporta il rischio di estinzione per centinaia di razze di animali (non a caso alcuni dei presidi di Slow Food riguardano proprio questo settore), per cui è giunto il momento di riscoprirle e di conoscerne le caratteristiche. Il corso parte da queste considerazioni e passa in rassegna razze e animali, la loro alimentazione, gli allevamenti, per giungere ai tagli di carne e alla loro conservazione. Il punto d’arrivo è la qualità delle carni: attraverso le cinque lezioni verranno apprese quelle conoscenze di base che
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permetteranno di cogliere le peculiarità ed apprezzare tutti i loro aspetti. CEREALI, PASTA, PANE E RISO – 4 LEZIONI Il pane e la pasta sono, insieme all’olio e al vino, gli alimenti simbolo della tradizione mediterranea e italiana in particolare, fin dall’epoca antica: già i Romani consumavano molti cereali diversi sotto forma di pasta, di zuppe, di tipi di pane. I cereali con un ruolo importante nella nostra cucina sono molti, infatti: si pensi al farro, all’avena, alla segale, all’orzo. Questo corso di quattro lezioni è finalizzato alla conoscenza delle varie specie cerealicole e fornisce informazioni sulla storia dei cereali: la diffusione e la coltivazione, le proprietà nutrizionali, l’uso gastronomico nella tradizione italiana e in quella delle principali culture degli altri paesi. Una lezione specifica verrà dedicata al riso, il cereale principe della cultura cinese ma che da molti secoli si è imposto anche in Europa assumendo un ruolo fondamentale nella nostra gastronomia. Una serie di incontri ricchi di fibre e carboidrati, dove le parti teoriche si alternano alle degustazioni guidate, alla presenza eventuale di esperti assaggiatori e produttori. Degustazione di cereali, riso, pasta e pane. DOLCI, CIOCCOLATO, MIELE E CONFETTURE – 4 LEZIONI Il paradiso dei golosi: così potrebbe intitolarsi questo corso alla scoperta di tutto quanto attira l’attenzione dei dolciofili più incalliti. Un ciclo di quattro incontri per renderci consumatori più attenti, in grado di riconoscere la qualità e le diverse tipologie di prodotto e di muoversi con disinvoltura nelle recenti normative europee, ma anche per capire le diverse tradizioni regionali. La prima lezione è dedicata al miele e ai dolcificanti in pasticceria, la seconda agli ingredienti base della pasticceria e ai dolci del settentrione d’Italia; la terza alla pasticceria del centro sud, alle confetture e ai gelati; la quarta al cioccolato, altra grande passione di tanti buongustai. Ogni incontro sarà “addolcito” da numerose degustazioni guidate, con l’eventuale presenza di produttori e tecnici del settore. Degustazione di miele, cioccolato e pasticceria, in abbinamento a vino e acqua. FORMAGGIO I LIVELLO – 4 LEZIONI I golosi di formaggio sono molti, ma spesso per mancanza di informazione finiscono per essere un po’ monofagi e consumano sempre gli stessi formaggi. L’Italia è invece una miniera di prodotti caseari: basti pensare che ne abbiamo a disposizione più di 400! Ecco il corso per conoscerli e cominciare ad apprezzarli: un’immersione totale in un mare di formaggio. Un ciclo di quattro incontri sulla produzione casearia italiana, dal piccolo (nel senso della quantità) formaggio di malga per arrivare al grande (nel senso della qualità) prodotto industriale. In queste lezioni, si for-
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niranno le basi teorico-pratiche per riconoscere e valutare le diverse tipologie di formaggio: dagli strumenti della degustazione alla descrizione del latte e delle razze, fino alle tecnologie, la legislazione, la conservazione e i suggerimenti per il miglior uso gastronomico del formaggio. In ogni incontro una degustazione di almeno quattro formaggi di diverse provenienze e caratteristiche. Degustazione di varie tipologie di formaggi in abbinamento a vini. FORMAGGIO II LIVELLO – 4 LEZIONI In questo secondo corso si approfondirà l’universo caseario italiano e si prenderà decisamente il largo anche verso alcune delle più rappresentative realtà europee. Si illustreranno le classificazioni e le tipologie, le particolari tecniche di produzione, le qualità e le diversità delle paste, si evidenzierà la complessità aromatica e si affineranno i descrittori atti a evidenziarla. Il metodo, rispetto al corso di primo livello, si capovolge: si parte dalla degustazione dei formaggi per giungere alla descrizione organolettica e agli aspetti tecnici. Una panoramica di grande fascino che spazia dalle paste filate del Mezzogiorno ai grandi vaccini della Pianura Padana, dai pecorini di tutta Italia ad alcuni grandi esemplari europei. Un ciclo di quattro lezioni al quale parteciperanno anche eventuali affinatori e produttori. Degustazione di varie tipologie di formaggi in abbinamento a vini.
FUNGHI E TARTUFI – 3 LEZIONI I funghi e i tartufi italiani sono una punta di diamante del nostro mondo enogastronomico. Richiamano in stagione un gran numero di turisti e basta vedere su Internet coloro che vendono tali prodotti per capire l’importanza economica del settore. Essi rivestono grande importanza anche dal punto di vista storico e culturale, sono presenti da sempre nella gastronomia regionale italiana e caratterizzano fortemente ogni piatto in cui sono inseriti. Incarnano valori essenziali quali la naturalità e la stagionalità. Ma spesso sono poco conosciuti, se non dagli addetti del settore. Degustazione di funghi e tartufi in relazione alla stagione, alla disponibilità e al territorio. OLIO – 3 LEZIONI L’olio di oliva, uno dei più tipici prodotti mediterranei, può essere giustamente considerato il principe dei condimenti fin dagli antichi splendori della cucina romana. Questo corso si articola in tre lezioni e si propone di fornire le informazioni e l’addestramento pratico necessari a riconoscere le qualità degli oli d’oliva reperibili sul mercato. Dalla coltivazione delle olive alle tecniche di produzione dell’olio, dalla classificazione merceologica fino alle proprietà nutrizionali e agli utilizzi dell’olio in cucina, questi incontri aiuteranno anche a sviluppare una tecnica di degustazione adeguata per distinguere il buon olio di oliva da quelli di qualità scadente.
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Degustazione di olii di diverse varietà regionali e nazionali. ORTOFRUTTA – 3 LEZIONI Siamo sicuri che la vista della frutta e degli ortaggi che saranno presentati durante il corso vi faranno dimenticare tutte le reminiscenze bibliche, per farvi concentrare sulla freschezza e la bontà di tali prodotti. Frutta e ortaggi vengono analizzati sotto molteplici aspetti: la storia dell’agricoltura e la domesticazione di alcune specie, l’importanza nutrizionale, la produzione e la commercializzazione, i metodi di coltivazione, la conservazione. Il corso mette inoltre in risalto la tipicità e la stagionalità, il riconoscimento della qualità, i prodotti di importazione, l’agricoltura biologica. Quattro lezioni teorico-pratiche, con assaggi di prodotti e abbinamenti vari. PESCE – 4 LEZIONI Il pesce costituisce l’alimento base di diversi paesi, in Europa e nel mondo, e spesso un singolo pesce o il modo di cucinarlo rappresentano una zona geografica o un’intera nazione: si pensi ad esempio al sushi giapponese, al merluzzo norvegese, allo storione del Volga, solo per citare alcuni esempi famosissimi. L’Italia, dal canto suo, dispone di una materia prima talmente ricca e varia che è impossibile trovare un unico piatto-simbolo di una cucina di pesce italiana. Il corso sul pesce, articolato in quattro lezioni,
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vuole fornire alcune nozioni di base per conoscerne le caratteristiche ma anche per insegnare a cucinarlo. I diversi tipi di pesce, le giuste cotture per ogni prodotto, i principali abbinamenti con gli altri ingredienti, i metodi di conservazione più idonei: è un viaggio per mare affascinante dove, accanto alla parte teorica, vi saranno eventuali esercitazioni pratiche e la partecipazione di cuochi del territorio. Degustazione di pesce fresco e conservato in abbinamento a vini. SALUMI – 4 LEZIONI Il mondo dei salumi e degli insaccati è al tempo stesso familiare e poco conosciuto, soprattutto sotto il profilo sensoriale: come si distingue un buon salame da un prodotto scadente? O la giusta stagionatura di un prosciutto? Questo corso di quattro lezioni si propone di fornire una base di nozioni teoriche e pratiche per
discernere le diverse tipologie di salumi presenti sul mercato, valutandone la qualità. Offre anche gli strumenti elementari per conoscere i processi di produzione: dall’allevamento delle razze ai tagli e alle stagionature fino alle tecniche di conservazione. Ogni incontro prevede la degustazione di numerosi salumi di diversa provenienza e procedura produttiva. Degustazione di salumi italiani di qualità, in abbinamento a vini. SPEZIE, AROMI E ACETO – 3 LEZIONI Le spezie, già utilizzate da Greci e Romani, nel medioevo (soprattutto dopo le prime crociate) ed in età moderna (fino al XVIII secolo) erano considerate un bene prezioso il cui commercio ebbe grande importanza, perché impiegate sia in cucina per la conservazione degli alimenti, sia per la preparazione di medicinali ed in taluni casi di cosmetici.
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Il variegato mondo degli aromi, da quelli orientali delle spezie a quelli di montagna delle erbe aromatiche, viene coniugato con le segrete sensazioni degli aceti balsamici di Modena e Reggio Emilia. Il corso si svolge in tre lezioni in cui si illustrano le principali spezie ed erbe aromatiche e si valutano le percezioni olfattive e gustative per comprenderne l’uso in cucina. Un incontro è dedicato esclusivamente agli aceti balsamici. Alla parte teorica ne segue una pratica, con prove sensoriali e degustazioni di prodotti a base di spezie, erbe ed aceto balsamico. Degustazione di prodotti e piatti a tema. STORIA E CULTURA DELLA GASTRONOMIA – 3 LEZIONI Conoscere la storia della gastronomia non significa soltanto “sapere” qualche ricetta più o meno antica: il cibo nei suoi vari aspetti, innan-
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zitutto quello della fame e dei suoi rapporti con il piacere, è al centro della vita di ogni individuo e di ogni società. Questo corso traccia, a grandi linee, un affascinante percorso attraverso i problemi che da sempre l’uomo ha avuto nei confronti degli alimenti: le cotture, le salse, il reperimento dei prodotti, la tradizione e l’innovazione, le bevande. Con uno sguardo all’Europa ma rivolgendo particolare attenzione alla cucina italiana dalle origini a oggi, si passeranno in rassegna i grandi cuochi del passato, i ricettari, i prodotti più utilizzati, le trasformazioni del gusto nel corso dei secoli. Tre lezioni per comprendere la formazione dei modelli gastronomici oggi prevalenti, dalla grande scuola francese fino alla cucina regionale e locale italiana. Con l’ausilio di documenti, testi, materiale iconografico. Degustazione di piatti storici e tradizionali. TECNICHE DI CUCINA – 4 LEZIONI Saper cucinare è un’arte che richiede costanza, fantasia e applicazione; farlo bene è tutt’altro che facile ma può riservare grande soddisfazione anche per chi “crea” un piatto. Se quando siete in casa non riuscite ad andare al di là di un piatto di spaghetti scotti, ma sentite la necessità di qualcosa di più e di meglio, ma anche se avete già il sacro fuoco della passione e intendete perfezionarvi, ecco un corso che fa per voi: un ciclo di 4 incontri per acquisire le conoscenze teoricopratiche basilari per lavorare ai fornelli. Le lezioni trattano vari argomenti: dall’utilizzo dell’utensileria alle principali tecniche di cottura, dai metodi di conservazione degli alimenti alle salse
e ai fondi di cottura. Rispetto agli altri corsi Master of Food, tale corso si caratterizza per l’importanza fondamentale che riflette la parte pratica. Realizzazione di 24 ricette. WORLD FOOD – 4 LEZIONI L’aumento dei flussi migratori verso i paesi occidentali e la globalizzazione dei mercati hanno portato nelle nostre città genti, ingredienti e tradizioni alimentari, di paesi lontani, oggi sempre più vicini. Con questo corso, articolato in tre lezioni, intendiamo avvicinare il pubblico a quell’universo fatto di frutti esotici, piante aromatiche, spezie, sempre più presenti nel nostro paese ma ancora tutte da esplorare. In questo primo modulo focalizzeremo la nostra attenzione sul mondo arabo, africano e sudamericano. Disquisiremo della loro storia e cultura gastronomica, delle loro tradizioni, ingredienti, strumenti e tecniche di cottura. Non mancheranno riferimenti di natura antropologica sui precetti alimentari nelle diverse religioni e culture. In ogni lezione ad una prima parte teorica seguirà una degustazione di un piatto preparato durante la lezione stessa. Degustazione di piatti nordafricani, africani e sudamericani preparati durante la lezione. CAFFÈ – 3 LEZIONI Il caffè è una pianta originaria dell’Etiopia che fu introdotta in Europa dagli arabi; in seguito gli europei ne diffusero la coltivazione nei possedimenti al di là dell’Atlantico. Il primo locale in cui gustare l’aromatica bevanda fu aperto a
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Venezia nel 1640. Dura quindi da quasi quattro secoli la passione che lega gli italiani alla tazzulella ‘e cafè, come cantava Pino Daniele anni fa. Il corso sarà una piccola finestra aperta sui profumi e sulle tradizioni del caffè: dall’espresso all’italiana, alla moka, al caffè americano, passando dalle tradizioni turche e finendo con i caffè delle origini. Il corso si articola in 3 incontri di teoria e assaggi accompagnando i partecipanti dapprima nel mondo geografico ed economico del caffè e poi negli aromi della bevanda. Degustazioni di caffè: espresso, filtro e pressofiltro. Origini e miscele. TÈ – 3 LEZIONI “Per me il numero 1!”, si concludeva così lo spot pubblicitario di una marca molto famosa di tè. Ma in realtà di numeri uno nel mondo del tè ne esistono diversi, e appartengono a tipologie di varia provenienza. In questo corso avrete a disposizione gli strumenti per comprendere la produzione, l’origine e le caratteristiche di una bevanda profondamente inserita nel contesto socio-culturale di intere nazioni, quali Cina, Giappone, India, ecc. Scoprirete che esiste una galassia di tipologie, da preparare e gustare in modi diversificati, ognuna con caratteristiche organolettiche. Daremo ampio spazio alla geografia del tè, alle preparazioni, alla storia e alle leggende, e naturalmente alle degustazioni: in due lezioni teorico-pratiche vi si aprirà un mondo interessante e stimolante. Degustazione di tè in bustina e foglie, verdi e neri, blend e scented, puehr ed oolong.
NUSCO ARTE: UNA REALTÀ IMPRENDITORIALE AL FEMMINILE (*) Simona Cristiano Consulente INEA
L’azione di “Formazione per la creazione dell’impresa al femminile” attivata dal GAL Verde Irpinia ha interessato 20 donne residenti nel territorio. Considerato il contesto socio-economico di riferimento e gli obiettivi del PSL, il percorso formativo è stato progettato per realizzare tre obiettivi: • recuperare e valorizzare le arti e i mestieri del ricamo e del merletto tipici locali; • supportare e fornire consulenza per la creazione dell’impresa femminile nel settore dell’artigianato locale; • integrare l’azione di formazione a favore delle donne con gli altri interventi di sviluppo socioeconomico territoriali, nell’ottica della diversificazione dell’economia rurale locale. La prima finalità corrispondeva all’esigenza di valorizzare il potenziale economico e occupazionale del mestiere artigianale locale del ricamo d’arte e renderlo attrattivo per la popolazione attiva femminile; contrastando peraltro il forte
rischio di perdita delle tradizioni artistiche locali relativo all’abbandono del territorio da parte della popolazione giovane attiva e alla conoscenza esclusiva delle tradizioni artistiche locali da parte della sola popolazione anziana. In pratica un’operazione di riconoscimento del valore del patrimonio artistico-culturale locale e di qualificazione delle professionalità a esso dedicate, intorno al quale attivare in seguito interventi più diretti alla promozione del territorio in termini turistici. Il secondo obbiettivo riguardava l’implementazione di un modello di formazione globale, in cui le attività didattiche non sono più fini a se stesse, ma vengono accompagnate da quelle di orientamento e coaching delle partecipanti nell’ottica della realizzazione di un reale impatto dell’azione in termini occupazionali. L’integrazione dell’azione formativa con gli altri interventi di sviluppo locale rispondeva infine
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all’esigenza di realizzare un’azione di sistema che avesse un impatto reale sull’intero territorio sia in termini di riconoscimento di un ruolo della donna nelle dinamiche di sviluppo sia di diversificazione dell’economia rurale locale. Tali obiettivi sono stati conseguiti attraverso la realizzazione di 600 ore di formazione erogate nel corso di un periodo di circa 4 mesi, sulla base di un programma didattico modulare che ha previsto da una parte il trasferimento delle conoscenze in merito alla cultura, alla storia, alle tradizioni e ai percorsi artistici delle diverse epoche storiche del territorio e dall’altra il trasferimento delle competenze del mestiere, delle principali tecniche del disegno artistico, dell’arte dell’uncinetto, del chiacchierino, del ricamo e del filet. Il corso ha consentito di acquisire, inoltre, le conoscenze di base per l’avvio e la gestione dell’impresa nella sua globalità e nei percorsi di
NUSCO ARTE: UNA REALTÀ IMPRENDITORIALE AL FEMMINILE
orientamento e accesso ai mercati anche internazionali. Oggetto di studio sono state le materie giuridiche sulla sicurezza e sul lavoro, l’economia aziendale e la finanza ma anche il marketing e l’analisi delle dinamiche settoriali. Il risultato del progetto formativo realizzato è stata la costituzione dell’associazione culturale-artistica femminile Nusco Arte. Composta da 5 donne di età media intorno a 40 anni, l’associazione promuove attivamente la divulgazione delle tradizioni artistiche della lavorazione del filet, del chiacchierino e del ricamo tipiche di Nusco, mediante la partecipazione a mostre e fiere, anche internazionali, dell’artigianato locale e la realizzazione di corsi di formazione e qualificazione sul ricamo a favore dei giovani e di altre donne locali. Sono stati, infatti, stipulati accordi con la Confartigianato di Avellino e le scuole elementari e medie presenti sul territorio per la realizzazione di alcuni corsi di formazione e qualificazione
sull’arte e le tecniche del ricamo e del merletto. Nusco Arte ha, inoltre, avviato dei contatti con un’importante casa di moda italiana che potranno portare alla definizione di un accordo commerciale per la realizzazione di manufatti di ricamo e merletto d’arte per suo conto. Infine, il laboratorio dell’associazione, dove è stata realizzata una mostra permanente, è divenuto uno dei siti di interesse culturale di Nusco nell’ambito del progetto “Bandiere Arancioni” del Touring Club Italiano. L’avvio dell’attività imprenditoriale ha presentato alcune criticità legate soprattutto alla scarsa propensione al rischio d’impresa da parte di alcune delle 11 iniziali socie, alle difficoltà logistiche dovute al raggiungimento della sede dell’associazione e alla conciliazione degli spostamenti con le rispettive attività familiari. Oggi, a distanza di soli 9 mesi dalla sua costituzione, Nusco Arte è una realtà fortemente integrata con il territorio tanto da rappresentarne un
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fattore di sviluppo e promozione del patrimonio artistico-culturale locale, attraverso il quale il GAL ha potuto realizzare ulteriori interventi di marketing territoriale ed implementare processi di sviluppo del turismo rurale e culturale del territorio. L’associazione pertanto oggi non rappresenta più soltanto un “risultato” degli interventi realizzati nell’ambito del PSL Verde Irpinia, ma uno “strumento” per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del turismo culturale locale per cui oggi si può dire che Nusco Arte è un’associazione al “servizio” della crescita del sistema territoriale di appartenenza.
(*) Articolo apparso in RIVISTA DELLO SVILUPPO RURALE, Quadrimestrale della Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale, n° 10/2007, a cura della Rete Leader
IL CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE DI CALITRI Michele Di Maio Legambiente Campania
Distribuiti su tutto il territorio nazionale, i Centri di Educazione Ambientale di Legambiente (CEA) si trovano nelle Aree Naturali Protette e nelle città d’arte. Sono strutture che offrono alle scuole esperienze di educazione ambientale, attività di aggiornamento e formazione, sostegno a progetti educativi. Ai giovani propongono occasioni di incontro, volontariato, vacanza e studio. Offrono percorsi educativi, chiavi di lettura, metodologie, ma soprattutto si propongono come mediatori culturali nel rapporto tra scuola e territorio. Collaborano alla piena realizzazione delle azioni previste dai Piani dell’Offerta Formativa, ai quali possono portare il contributo di “educatori del territorio”; sono disponibili a progettare insieme agli insegnanti gli interventi, entrando anche nel merito della valutazione. Offrono, inoltre, occasioni di formazione e aggiornamento. Svolgono funzioni di documentazione, informazione, raccordo tra gli attori della comunità locale e tra questi e il “mondo”.
Prendono parte in forme diverse a progetti nazionali e transnazionali in favore di uno sviluppo locale eco-sostenibile per migliorare la qualità ambientale e culturale dei territori, in favore della salvaguardia della biodiversità. In Campania, i CEA di Legambiente sorgono sia nei due parchi nazionali che negli otto regionali, nelle vicinanze di Aree Naturali Protette, nelle città, ovunque ci sia un patrimonio ambientale da curare, promuovere, capire. Oltre ai CEA, in Campania vi sono case natura, parchi letterari, aree archeologiche e naturalistiche gestite da circoli di Legambiente: tutte queste realtà costituiscono la Rete regionale di Legambiente Campania per l’Educazione Ambientale. Queste strutture offrono alle scuole del nostro territorio percorsi (anche di lunga durata) coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa e collegati, ove desiderato, a occasioni di ricerca, aggiornamento e formazione degli insegnanti; alle scuole
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propongono percorsi didattici su diversi argomenti di interesse ambientale, occasioni di conoscenza del territorio e di riflessione sul rapporto uomo - ambiente. Si rivolgono anche direttamente ai giovani, offrendo occasioni di incontro, volontariato, vacanza e studio nelle quali sentirsi protagonisti, potersi confrontare con coetanei ed adulti, conoscere modi di vita e punti di vista nuovi, utili ed interessanti. Alcuni Centri hanno strutture residenziali, che possono ospitare una o più classi per settimane verdi o gite di più giorni: altri offrono occasioni giornaliere come visite, laboratori, incontri, altri ancora sono dotati di un centro di documentazione. LE ATTIVITÀ DEI CEA CAMPI SCUOLA E SOGGIORNI EDUCATIVI Il soggiorno in un CEA di Legambiente è un momento educativo importante che si intreccia con i percorsi educativi realizzati durante l’anno scolastico; può essere anche un buon modo per
IL CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE DI CALITRI
avviare l’attività del nuovo anno scolastico, per creare motivazione all’apprendimento e costruire il gruppo, o ancora può rappresentare un’esperienza emotiva spiazzante e innovativa. Attività di fruizione del territorio Visite guidate ed escursioni, ma anche incontri con la popolazione locale, con i vecchi mestieri, con la cultura del luogo non come “turisti” ma come amici che vanno in casa di amici, accompagnati da operatori e guide che svolgono un ruolo di interprete territoriale, introducendo alla conoscenza della cultura e delle peculiarità della zona.
Attività educative e didattiche Percorsi, laboratori e progetti pensati anche come percorsi di conoscenza scientifica e storico-culturale, utili a sviluppare competenze, capaci di rafforzare la consapevolezza delle proprie capacità, palestra per le dinamiche relazionali. I campi estivi I CEA di Legambiente offrono anche momenti di vacanza per bambini e ragazzi: il gioco e l’avventura, il contatto con la natura, la capacità di vivere insieme, ma anche attività di volontariato per agire concretamente a favore dell’ambiente.
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Turismo per adulti e famiglie Partecipare ad un Week-End nei CEA di Legambiente significa trovare un ambiente familiare di amici che vivono il territorio non come risorsa da sfruttare ma come loro luogo affettivo di vita: essere accompagnati alla scoperta degli animali selvatici e gustare l’antica cucina del luogo, o andare a trovare le genti di un antico e sperduto borgo sono solo alcune delle innumerevoli proposte possibili, sia per gruppi di amici che per famiglie con bambini. Corsi di formazione e aggiornamento Le attività spaziano in moltissimi campi, propo-
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nendo non solo momenti di aula, ma anche percorsi pratici e affiancamento professionale. I CEA di Legambiente Scuola e Formazione sono inseriti nei sistemi INFEA delle varie regioni e in questo senso realizzano attività informative e formative in collaborazione con le realtà locali a favore dello sviluppo sostenibile del territorio. IL CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE DI CALITRI Un esempio concreto delle attività appena descritte è rappresentato dal centro di educazione ambientale, costruito in località Lago delle Canne, in piena area S.I.C. (Sito di Impor-
tanza Comunitaria), denominata “Bosco di Zampaglione”. Il progetto, interamente finanziato dal GAL Verde Irpinia al Comune di Calitri, nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria LEADER PLUS Campania, nasce grazie all’impegno del circolo “Alta Irpinia” di Legambiente, a cui è stata affidata la gestione. Il centro è stato inaugurato il 20 agosto 2006. Sorge in un luogo incantevole di grande valore naturalistico grazie alla esistenza del cerro, dell’acero, del faggio, dell’agrifoglio e da una fauna caratterizzata dalla presenza del lupo, della
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lepre, del fagiano, del cinghiale e del falco. Il centro è autosufficiente dal punto di vista energetico, in quanto dotato di un impianto solare fotovoltaico. All’interno della struttura è stato allestito, inoltre, un laboratorio per le analisi delle acque. Le attività del CEA sono rivolte a tutti i cittadini ed in particolare agli studenti del territorio, che partecipano ad attività didattiche finalizzate all’educazione ambientale. L’adeguamento dei sentieri e dei casali conferiscono al CEA una funzione pilota per la valorizzazione dell’intera area S.I.C.
QUALITÀ DEL TERRITORIO E DEI SERVIZI TURISTICI: UN MODELLO PER LE LOCALITÀ DEL PSL “TERRE D’IRPINIA – VILLAGGI DELLE FONTI” SVILUPPATO DAL TOURING CLUB ITALIANO Isabella Andrighetti Area Programmi territoriali - Bandiere arancioni Direzione Attività associative e territorio Touring Club Italiano L’iniziativa “Qualità del territorio e dei servizi turistici: un modello per le località del PSL Terre d’Irpinia - Villaggi delle fonti”, sviluppata nel triennio 2004 – 2006 dal Touring Club Italiano in collaborazione con A.G.I.Re. (Agenzia per la Gestione e l’Implementazione di Reti), ha portato a delineare il contesto del turismo nei Comuni parte del PSL e ha permesso l’avvio nel territorio di un percorso di miglioramento condiviso e costante nel tempo. L’analisi effettuata si è focalizzata sui centri “minori” localizzati nell’entroterra e con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, generalmente esclusi dai principali flussi turistici che si concentrano nelle città d’arte e lungo la costa, per i quali si coglie la necessità di una programmazione specifica. L’iniziativa si è basata sull’applicazione del Modello di Analisi Territoriale (M.A.T.)
del Touring Club Italiano con l’obiettivo di identificare un prodotto turistico integrato, competitivo e di qualità. L’individuazione del valore delle singole località è stato fondamentale per fornire alle diverse realtà territoriali gli strumenti adeguati per una riqualificazione sia locale sia di network. L’iniziativa è stata sviluppata nel triennio 20042006 attraverso tre macro-fasi di attività: 1° anno (2004) – AVVIO E RACCOLTA DELLE CANDIDATURE AZIONI: presentazione della candidatura da parte dei Comuni; verifica da parte di TCI dei moduli e dei parametri di valutazione da applicare alla realtà locale; attività di sensibilizzazione e informazione in merito all’iniziativa; raccolta delle “schede Comune”, compilate dalle singole località; analisi e valutazione dei dati raccolti trami-
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te candidatura; individuazione dei Comuni oggetto di analisi sul campo OBIETTIVI: attivazione di processi di autoanalisi e di sensibilizzazione verso tematiche fondamentali per uno sviluppo turistico sostenibile delle località. 2° anno (2005) – ATTIVAZIONE DI SOPRALLUOGHI ED ELABORAZIONE DI PIANI DI MIGLIORAMENTO AZIONI: analisi delle località selezionate (anno 2004); sopralluoghi sul campo e screening; elaborazione di un documento, ad hoc per ogni Comune, realizzato in base ai punti di forza e di debolezza individuati nel corso dell’analisi, dei fattori critici e delle potenzialità espressi dal territorio. OBIETTIVI: sulla base di un’approfondita analisi integrata da elementi rilevati sul campo, indicazione di specifiche azioni di sviluppo e migliora-
QUALITÁ DEL TERRITORIO E DEI SERVIZI TURISTICI: UN MODELLO PER LE LOCALITÀ DEL PSL “TERRE D’IRPINIA - VILLAGGI DELLE FONTI” SVILUPPATO DAL TOURING CLUB ITALIANO
mento nel sistema di offerta turistica locale. 3° anno (2006) - VERIFICA AZIONI: esame, attraverso delle “schede di verifica” compilate dai Comuni, delle azioni intraprese e dei risultati conseguiti dalle singole località secondo quanto indicato da Touring nel Piano di miglioramento; verifica sul campo dello stato di avanzamento degli interventi e delle iniziative in riferimento a quanto indicato nel Piano di miglioramento; elaborazione dossier finale per ogni Comune, comprensivo dell’esito dell’analisi
del 2006 e delle attività svolte nel corso del triennio 2004-2006. OBIETTIVI: misurazione del grado di attivazione delle azioni suggerite e dei risultati raggiunti; monitoraggio e accompagnamento nel processo di miglioramento del territorio. Complessivamente, l’analisi è stata effettuata su due piani: • a livello di singolo Comune, con un’analisi ad hoc per ciascuna realtà territoriale; • a livello di area, con una riflessione di sistema
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attraverso la redazione di un “Piano di area”, orientato al miglioramento sistemico e strettamente legato all’analisi dei singoli Comuni. Il vero valore aggiunto del Modello di Analisi Territoriale Touring è riconoscibile nell’attivazione sul territorio di processi di conoscenza, miglioramento e riqualificazione mirati al potenziamento della qualità dei luoghi, dell’offerta e dei servizi a vantaggio sia della popolazione sia dei turisti. Le attività sviluppate nel triennio 2004-2006 hanno inoltre favorito la creazione di una rete di
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Comuni nella quale condividere l’impegno verso uno sviluppo turistico di qualità e lo stimolo alla realizzazione di azioni valide e concrete. Il lavoro intenso di questo triennio e gli sforzi intrapresi dalle singole amministrazioni comunali hanno svolto un ruolo importante, che deve essere portato avanti con l’obiettivo di raggiungere il riconoscimento della Bandiera arancione del Touring Club Italiano, il marchio di qualità turistico-ambientale, destinato alle piccole località dell’entroterra che si distinguono per un’offerta d’eccellenza e un’accoglienza di qualità e
che dimostrano di saper conservare e valorizzare le risorse locali, ambientali, storico-culturali e sociali senza compromettere le esigenze delle comunità ospitanti e l’integrità dell’ambiente circostante.
I comuni dell’area LEADER+ che hanno intrapreso il percorso per l’assegnazione del Marchio “Bandiera Arancione” sono: Aquilonia Bagnoli Irpino Bisaccia Calitri
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Conza della Campania Lacedonia Montella Montemarano Nusco Rocca San Felice Taurasi Torella Dei Lombardi
IL PROGETTO DI COOPERAZIONE INTERTERRITORIALE LEADER PLUS Valorizzazione del sistema di allevamento pastorale e transumante dei bovini podolici dell’Italia Meridionale: cultura, natura, turismo e produzione (*) Serafino Celano GAL Verde Irpinia Su iniziativa di tre Gruppi di Azione Locale della Campania, è partito, nel corso del 2005, un progetto di cooperazione interterritoriale finalizzato, con un budget di oltre cinquecentomila euro, ad una forte valorizzazione dell’allevamento podolico in Italia Meridionale. Dopo una fase di animazione e di ricerca di coinvolgimenti, ai tre GAL promotori campani si univano altri gruppi dalla Basilicata, dalla Puglia e dalla Calabria, con la firma dell’accordo di cooperazione e la presentazione, nelle rispettive regioni, dei piani di azione. La finalità del progetto di cooperazione interterritoriale risiede nell’intento di operare una valorizzazione delle risorse sia produttive che turistiche del territorio della montagna meridionale. Il gruppo promotore del progetto interterritoriale, formato da tecnici e progettisti dei GAL campani, aveva imparato, già durante le attività di animazione e confronto con il mondo della filiera lattiero-casearia delle aree interne, a riconoscere, nell’allevamento podolico, un elemento di
antica tradizione e di particolare suggestione. Come suggeriscono alcune attente opere di ricostruzione culturale ed economica riferite alle produzioni tipiche meridionali, la sopravvivenza, negli ultimi decenni - caratterizzati dal favore normativo verso razze non autoctone e vocate alla produzione di carne e latte per produzioni indifferenziate e di massa - di una razza così peculiare come la podolica, si deve ad una sorta di attaccamento affettivo degli allevatori che, a dispetto di numerosi elementi disincentivanti, hanno continuato a portare al pascolo questi animali antichi. Anche a queste motivazioni si deve la presenza ancora attuale di queste mandrie capaci di sopravvivere ai rigidi climi dell’Appennino meridionale, in grado di adattarsi in maniera egregia al paesaggio ed alle caratteristiche dei pascoli e del sottobosco appenninico fino a diventare un’icona rappresentativa della montagna meridionale. Un viaggio attraverso la montagna meridionale -
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dal basso Molise fino all’Appennino calabrese, con una deviazione verso la montagna del Gargano pugliese – avrà, tra le sue costanti, anche la presenza suggestiva di questa “vacca bianca”, un animale magro e forte, dal profilo aspro come il paesaggio in cui è inserito e di cui è parte integrante. E proprio questo è stato il percorso di animazione che il gruppo promotore del progetto interterritoriale ha intrapreso. Il contatto con i gruppi di azione locale delle zone della podolica ha assunto l’aspetto di un viaggio punteggiato da momenti di incontro con tecnici e allevatori ai quali, prima di proporre azioni e interventi specifici, si è proposto di “fare qualcosa insieme per la podolica”. Questa semplice proposizione ha fatto immediatamente scattare quegli elementi di riconoscimento reciproco “interterritoriale” che, nel caso specifico, assumono due connotazioni peculiari: il riconoscimento del valore della podolica è, a un tempo, riconoscimento di una cultura comu-
ne – i nostri territori sono simili, i nostri allevatori producono da sempre degli ottimi caciocavalli – e riconoscimento di una serie di collegamenti e di contatti “tra” i territori – i nostri allevatori, attraverso la transumanza, operano una connessione culturale ed economica tra i nostri territori. Sulla base di questi elementi preliminari, è stato abbastanza agevole trovare stimolo e opportunità per concordare azioni comuni, anche perché comune era la consapevolezza di avere a che fare con una questione che, singolarmente, sembrava riassumere in sé le caratteristiche più suggestive dell’approccio Leader. Si può dire che una prima acquisizione di questo progetto è consistita in tale naturale riscoperta di una reale interterritorialità: una riscoperta e non una forzatura progettuale. Il territorio della podolica è già un territorio segnato dalle direttrici di transumanza e dalle caratteristiche morfologiche del mezzogiorno interno, al di là e nonostante i confini amministrativi regionali. Si trattava, pertanto, di valorizzare e assecondare una risorsa presente e antica. L’acquisizione di questo punto di partenza ha
reso agevole ipotizzare e progettare una serie di interventi finalizzati ad attivare processi di animazione scaturiti quasi naturalmente dalle premesse comuni. In primo luogo, si è pensato ad un percorso di valorizzazione del caciocavallo podolico attraverso l’animazione di una struttura associativa finalizzata alla gestione di un marchio collettivo (Il caciocavallo podolico dell’Appennino Meridionale), a partire da iniziative regionali a vari livelli di avanzamento. Questa direttrice si interseca con quella relativa alla valorizzazione della carne podolica, finalizzata, a un tempo, a sfruttare una forte potenzialità – il richiamo, sul mercato, di una produzione di carne da animali allo stato brado – e a costituire un forte elemento di incentivo alla partecipazione da parte degli allevatori, fortemente sensibili ad opportunità di miglioramento generale della produttività. Questi percorsi di animazione assumono una caratteristica di emersione di produzioni che attualmente risentono di difficoltà di regolarizzazione igienico-sanitaria (da affrontare nel rispetto delle tecniche tradizionali di caseificazione al pascolo) e di una scarsità di quote latte distri-
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buite agli allevamenti di montagna. La valorizzazione produttiva, peraltro, prevede una particolare attenzione verso le terre pubbliche, che rappresentano uno specifico target di monitoraggio e miglioramento, anche attraverso il coinvolgimento degli enti locali responsabili. Manutenzione e miglioramento dei pascoli pubblici e delle strutture (i casoni) ivi esistenti hanno il valore di interventi rivolti sia al contesto produttivo, sia a specifiche modalità di protezione e cura del territorio montano, con importanti ricadute d tipo naturalistico e ambientale. Il passo strategico che rafforza tale caratteristica si compone di due diramazioni logiche: la valorizzazione turistica del territorio montano - a partire dai luoghi della produzione e del pascolo – e le azioni di riconciliazione tra il mondo pastorale e l’opinione pubblica, un rapporto spesso caratterizzato da equivoci ed incomprensioni. Il progetto, infine, nel costruire reti trasversali di valorizzazione produttiva, turistica e culturale, mira a realizzare un riferimento istituzionale interregionale del mondo della podolica (gli allevatori, i comuni, i pascoli, il marchio collettivo, l’associazione, ecc.), utile a rappresentare ed
organizzare una realtà omogenea e storicamente collegata al suo interno. Un intervento emblematico, da questo punto di vista, è rappresentato dalla costituzione di una rete denominata “I Comuni della Podolica”, intesa a costruire elementi di identità e riconoscibilità nei territori delle regioni appenniniche meridionali, legati da una comune storia di cultura pastorale e transumante, oltre a facilitare iniziative di promozione turistica, culturale e produttiva. È ancora prematuro trarre un bilancio, ancorché parziale, del progetto, che è agli inizi della sua operatività. Si può, peraltro, sottolineare come il processo di dibattito, confronto e scambio di idee della fase di animazione, culminato con la sottoscrizione dell’accordo di cooperazione, rappresenta una prima utile esperienza di relazione e lavoro collettivo che ha già visto, ad oggi, un ampio coinvolgimento di istituzioni locali e di produttori, al di là dei gruppi di azione locale rappresentativi dei territori. Continuare lungo questa strada, intensificare gli aspetti di arricchimento reciproco tra punti di vista e approcci tematici (la cultura, il turismo, l’ambiente montano, le produzioni di qua-
lità), insieme ad un costante lavoro di rete basato fortemente sul ruolo dei comuni, rappresenta una garanzia di successo per l’avvenire ed un esempio di una buona politica pubblica in ambito rurale. (*) Articolo apparso in RIVISTA DELLO SVILUPPO RURALE, Quadrimestrale della Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale, n° 6/2006, a cura della Rete Leader. Quella che segue è una nota sullo stato di attuazione del progetto al 2008. Il progetto di valorizzazione della cultura pastorale della podolica è in piena attività, avendo lanciato, nelle regioni del partenariato interterritoriale, i seguenti interventi, tutti operativi ed in via di completamento nel corso del 2008: Asse 1 - Percorsi di storia, cultura, turismo e ambiente della montagna meridionale: la cultura pastorale transumante e la conservazione del territorio montano: Definizione, attrezzaggio e gestione di itinerari turistici segnati da luoghi di produzione e commercializzazione di prodotti tipici. Divulgazione per ristoranti, trattorie e agriturismi. Definizione e attuazione di un piano di comuni-
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cazione turistico e storico-culturale. Asse 2 - Il sistema di allevamento pastorale e transumante dei bovini podolici dell’Appennino Meridionale: valorizzazione produttiva Promozione e costituzione dell’Associazione degli allevatori podolici dell’Appennino Meridionale. Definizione e adozione di disciplinari di produzione finalizzati alla gestione di marchi collettivi. Consulenza, assistenza tecnica e adeguamenti, con particolare riferimento alla regolarizzazione igienico-sanitaria. Azioni di assistenza tecnica finalizzate miglioramento della qualità dei prodotti. Realizzazione di una mappatura tematica delle terre pubbliche e di altri strumenti di gestione e miglioramento dei pascoli. Il partenariato In Campania: GAL Casacastra (Capofila), GAL Verde Irpinia, GAL ADAT, GAL Colline Salernitane. In Basilicata: GAL Basento Camastra, GAL CSR Marmo Melandro. In Puglia: GAL Meridaunia. In Calabria: GAL Kroton.
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LOCAL DEVELOPMENT EXPERIENCES ALTA IRPINIA, TERMINIO CERVIALTO, VALLE DELL’UFITA
The Leader+ Community Initiative Programme, co-financed by EU, is the last step of 20002006 intervention in rural development. Its innovative method is based on an integrated approach which looks at the resources of territories as the starting point for self-centred development. General and specific objectives of the Programme have been achieved in all of the seven areas defined by regional institution; partnerships have worked in tune with local actors and regional strategic guidelines, thus giving new life to economic, environmental and social context and raising its competitiveness as well as life quality in rural areas. In this scenario the LAG Verde Irpinia – ATI overcame initial difficulties and projected itself in extraterritorial cooperation initiatives accumulating know-how, social capital and creating networks, which represent the basis for development and the best exploitation of opportunities offered by the 2007-2013 rural policies with the PSR (Rural Development Programme).
by Alfredo Bruno Leader Plus Management Authority Regione Campania This publication represents the final action of the activities undertaken by the LAG Verde Irpinia, which is an ATI (Temporary Enterprises Association) set up in 2004 by the LAGs responsible for implementation of the Local Action Plans (PIC LEADER II 1998-2001) in the territories of Terminio-Cervialto, Alta Irpinia, Ufita, an area of 1.500 square Kms, with a population of almost 100.000 inhabitants, with nonhomogenous socio-economic characteristics. Nevertheless, I can affirm that the LAGs challenge is won, since all actions planned by the Local Action Plan have been implemented and related objectives satisfactorily achieved. Hundred per cent of budget, including private subjects percentage, has been spent, too. I would like to thank all social and institutional partners which guaranteed the LAG support and administrative competence; the Regione Campania staff (LEADER+ Management Authority) which ensured counselling, evaluation and monitoring with qualified commitment; the LAG coordinator and all the operators; those who made possible this publication which is a record of the activities and the basis for planning new initiatives aiming at rural development.
by Giovanni Maria Chieffo LAG Verde Irpinia – ATI Chairman
INTRODUCTION by Alessandra Cristina Celano This volume is the collection of considerations, analysis and also suggestions on the activities carried out by the Local Action Group Verde Irpinia for the implementation of the Local Development Plan “Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti”, financed in the context of Leader Plus Campania Community Initiative and started in 2004. The Plan was based on the deep-rooted experience of local agents and their profound knowledge of socio-economic dynamics and in line with implementation of previous similar project (namely, Leader II and the Sovvenzione Globale Parchi Letterari). Actions in different fields have always been thought of as supplementary to each other and this has strengthened them, thus contributing to achievement of the common objective: the contextual enhancement of places, products, cultures, in an eco-sustainable perspective, which is the Plan main theme. The articles here published can both be read as examples of ‘good practices’ or as a new way for studying the territory in the light of achieved results, and the latter is one of the most interesting treats of Leader experience susceptible of generating further initiatives. The first half of the volume contains contributions which are a ‘reading’ of the territory from different points of view; the second one is a repertoire of ‘good practices’ and is introduced by considerations on the unique features of Leader approach in comparison to others instruments supporting local development; the third one is dedicated to those practices which spot the strong link between enhancement of specific agriculture and craftsman products, on one side, and physical, anthropological and historical characteristics of the territory, on the other. The appendix accounts for all information on actions financed by the LAG, events, training activities, meetings. AREA COVERED BY THE LOCAL DEVELOPMENT PLAN “TERRE D’IRPINIA - VILLAGGI DELLE FONTI” GEOMORFOLOGICAL, HYDROGRAFIC, NATURALISTIC-ENVIRONMENTAL TREATS by Ornella Albolino The territory, which includes almost entirely the south-eastern part of Avellino province bordering Puglia and Basilicata regions, shows very close relationships between socio-economic, artistic, cultural and environmental resources. The latter maintain their characteristics of biodiversity and it is this integrated approach which informs the nature of the plan action itself in terms of sustainable development. Irpinia represents the natural link between Adriatic and Tyrrhenian seas, with its roads system dating back to ancient times. Today a net of
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important highways and roads makes possible the easy connection of eastern and western coasts, as well as among all villages and towns. As a result of geological modifications, in the course of millions of years, the landscape has been modelled in mountains and hills made of different materials (from rocks to clay and limestone) from which rise important rivers (Ofanto, Sele, Calore) and watercourses, sometimes running underground. They represent the rich water storage for three Regions, towards which are conveyed along pipelines and dams. Large wood areas survive to the continuous erosion by agricultural activities, but both flora and fauna (birds like kite and pheasant or animals like wolf and otter, just to mention a few which have here their ideal habitat) are preserved thanks to the actions undertaken in the context of European Community Programmes such as Nature 2000; Habitat or CORINE which enable to protect the wildlife richness of the territory. ARCHAEOLOGY AND TERRITORY IN THE AREA OF THE LOCAL DEVELOPMENT PLAN “TERRE D’IRPINIA – VILLAGGI DELLE FONTI” by Giampiero Galasso The article provides a full account of archaeological data witnessing human presence since Prehistoric down to Palaeolithic, Neolithic, Eneolithic, Bronze and Iron ages with their necropolis and graveyards, like the so-called ‘grave tomb culture’ so peculiar to the scattered – unit settlements connecting Adriatic and Tyrrhenian coasts and massive evidence (ceramic and flintstone objects mainly); it goes on by describing the tribal structure of Samnites – Hirpini society, its flourishing economy and trading with greek colonies on tyrrhenian coast, and is enriched by information on the roman penetration in the area which left so many traces in town-walls, shrines, domus, memorial stones and decorations. It contains a detailed guide to archaeological sites falling in the area of intervention of the Local Action Group and wide bibliographic reference material. THE AVELLINO - ROCCHETTA SANT’ANTONIO RAILWAY In 1879 the parliamentary commission of which were part Francesco De Sanctis and other Members of Parliament elected in the constituencies of Avellino, Foggia and Potenza, won its battle for connecting the three provinces and provide the territories involved (especially Alta Irpinia) with a rail road enabling the transport of goods. Works began nine years later and ended in 1895. It was designed so as to follow the course of the rivers Calore and Ofanto, thus enabling
easy water supply to steam locomotives. As Giustino Fortunato put it, it was “the high road of the table land of Irpinia to Adriatic ports”. The original 31 stations, serving 59 villages with a population of 188,888 inhabitants, are now reduced to 15 but has never known a massive traffic. But a lot of local couriers travelled to and from the cities with goods to buy or deliver (local products such as cheese or wine were often bartered with city goods). It was also very useful for the transport of wood and the famous Aglianico wine from Taurasi area until the 1950s, when there were 8 daily trips, but in the following years it was the means of transport of so many emigrants, though it was never connected to the various industrial site created after the 1980 earthquake. Feasibility studies carried out by CRESM, University of Naples (Department of Sociology) and others in the past ten years, along with events organized in the context of the Parco Letterario and in cooperation with local and regional institutions and cultural associations (see article) have shown that a sustainable touristic enhancement of the railway is possible if an integrated approach involving all actors of regional, national and EU Programmes is put into being. EXPERIENCES OF A TOURISTIC USE OF THE RAILWAY AVELLINO - ROCCHETTA S. ANTONIO The article describes in details two events organized in 2001 and 2007 which show how the old railway potentiality can be revalued and developed. The first one signed the beginning of the activities planned by the Project Parco Letterario Francesco De Sanctis, supported by EU with the aim of stimulating tourism and investiments; it involved 250 people who were invited to visit on old carriages the places mentioned by De Sanctis in the report of his electoral tour, ”Un Viaggio Elettorale”; on board and at any stop along the route – which for a long way runs parallel to the river Ofanto people were welcomed by a ballad-singer, an actor, a musician, a town crier, a band and guided to the villages for short visits before the final feast at Morra De Sanctis station. The DOCG wines of the area touched by the railway and local products were offered to the participants (almost one thousand). The second event, “Treni d’Irpinia” was organized by the Regione Campania (and a number of other organizations, among which GAL C.I.L.S.I. and producers associations) in the context of a wider Project, “Montagna Viva”; it had the same visitor targets as the first one, though centred mainly on Taurasi, Fiano and Greco di Tufo DOCG wines and local products tasting.
THE ROYAL SHEEP-TRACK PESCASSEROLI - CANDELA Part of the Regio Tratturo (Royal Sheep-Track) Pescasseroli – Candela is the north-east border of the area of intervention of the Local Development Plan “Terre d’Irpinia” and its offtakes cover the rest of the territory down to the river Ofanto and the Avellino - Rocchetta S. Antonio railway. In the preface to the conference proceedings “La transumanza nell’economia dell’Irpinia in età moderna” (Transumanza in the economy of Irpinia in modern age) published by the University of Salerno in 2002 after the conference held by the Parco Letterario Francesco De Sanctis, professor Diomede Ivone stresses the economic, anthropological and social value of this seasonal movement of flocks and herds from the mountainous regions of Abruzzo, Molise, Campania and Basilicata towards Puglia plains. This millenary phenomenon was a well organized mobile exodus of animals and men, lasting from 4 to 20 days, along a sort of highway (the sheep-track) which was 111.11 meters wide an 211 km long; it had a great influence on the economic, social, religious and literary history of the territories covered, up to the first half of 20th century. Other contributors in the conference underline the connections and the problems raised when, at the end of 19th century, the construction of the Avellino - Rocchetta S. Antonio railway began: the latter, which ran parallel to the river Ofanto, interfered in some points with parts of the sheep-track and questions were debated about the need for preserving the existence of the route which, in the opinion of some, was able to guarantee survival to stock activity and agriculture improvements. THE RIVER OFANTO IN ALTA IRPINIA by Alessandra Cristina Celano, Agostino Pelullo, Paolo Saggese The river, called by the Romans Aufidus, is signed on almost all the maps: a long clear blue line that has its source in Campania, in Irpinia, between the territories of Torella dei Lombardi and Nusco; cuts across Basilicata and runs along its valley for about 170 Kms, with many affluents and an average flow that is over 10 mc/sec., before flowing into the Adriatic Sea in Puglia, between Margherita di Savoia and Barletta. In the provinces of Bari and Foggia the river represents one of the main water resources for agriculture. His catchment basin, 270 millions of cubic metres of water, large about 2700 Kmq makes the river Ofanto one of the major water-courses of Southern Italy. The river is characterized by an high biodiversity; the vegetation, from the sources to the mouth, is full of willows, poplars,
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reeds, elders, oaks and elms. A great variety of animals finds here their natural habitat: otter, badger, fox, weasel, stone-marten, polecat, tortoise, lizard, snake, frog, cat-fish, carp, mullet, sturgeon and trouts, particularly in its affluents. From the sources to the mouth, the river crosses the territory of 51 communes, 17 of which belonging to Avellino province, 23 to Potenza, 7 to Foggia, 4 to Bari. It is a territory particularly rich of archaeological remains, architectonic beauty and landscapes. Also remarkable is the great quantity of castles along and near the river. The same is for archaeological sites The ancient elephant remains of Atella, the necropolis of Iron Age, the fosses graves culture named facies di Oliveto-Cairano and, up to the sources, the necropolis of San Cataldo, are only some of the testimonies of the civilization of this territory; it is the sole East-West passage from the Adriatic to the Tyrrhenian Sea, well known to Pirro’s Armies and Carthaginian Annibale. Against archaeological Conza sets a naturalistic oasis of great importance, placed downhill and managed by WWF. A dam on the Ofanto has originated a wide artificial lake of about 1000 hectares and a flourishing vegetation and fauna, including more than 100 species of birds. The Ofanto Valley is crossed by the ancient and scenic Avellino - Rocchetta Sant’Antonio railway, also named Ofantina railway, strongly wanted by Francesco De Sanctis. It became operative in 1895 but unfortunately today is almost fallen into disuse. Since ancient times, a lot of authors have written and related about the river Ofanto: from Orazio to Virgilio, from Lucano to Silio Italico, from Polibio to Strabone, from Tito Livio to Plinio il Vecchio. Nevertheless the river will always be indissolubly connected to Orazio’s name who reminds it as “violens”, “acer”, “sonans”, a symbol of the archaic, flourishing and pure land. At the end of the nineteenth century the river and its valley, along with Ofantina railway, have been described by Giustino Fortunato. Orazio named the river: tauriformis, and the zealous etymologists turned it into the bone of contention. Someone would consider that it’s so marked out for the bull’s bellow roaring around its quick stream. Some other thinks that the Oratian word would find its real meaning in the ancient habit to paint rivers’ simulacrum with bull’s horns, to show the devastating fury of the water and whirlpool’s mysteries. A third point of view, which seems to be the right one, gives a greek etymology to the word “Aufidus”: aute fides (sine fide, vel infidus) because of the perilous and unsteady way offered by its riverside. Another one, strongly influenced by orientalism, goes back to Hebraic terms Opan od Ofan
(wheel) because of the so many water mills along the river! Virgilio, describing the battle of Canne, touches on the great quantity of water considering that it would be enough for both Rome and Carthago’s Armies. (XXI,26). Aufidus omnis utrisque castris affluens aditum aquatoribus clabat. In the description of the atrocious battle, he stresses the wideness of the river in which 45.000 Romans died with the chief consul Paolo Emilio, 80 senators, 30 lords and 2.700 horses! WATER-MILLS ON ALTO OFANTO by Alessandra Cristina Celano Since ancient times along the river Ofanto there have been water-mills, symbols of a past culture, which CRESM Campania studied in 1990. The article is a summary of the study concerning those situated in the higher part of the river, with a horizontal wheel exploiting the strong water flow to move the millstones. Most of them date back to 17th-19th centuries and some are still in good conditions. This made possible the restoration of that one in Morra De Sanctis through a project financed by the Local Action Plan “Terre d’Irpinia” in 2001 in the context of Leader II activities, so as to become part of the Leader touristic network. The article also gives detailed technical information on the water draining canal, the wheel and the millstones and others mill component thus saving the memory of this important type of industrial archaeology. BELOW THE MOUNTAINS IN THE MIDDLE OF ITALY… A LITERARY JOURNEY IN TERRA DI MEZZO by Paolo Saggese The essay is a detailed collection of the feelings expressed by so many writers, poets and visitors who travelled through or live in the so-called Terra di mezzo, the land which is in the middle: of Italian mountains, between the Campania felix and Puglia table-land, the Lucani and Samnites mounts; among other ones. It is a mater and cruel mother land, stirring up love and hate; the land of poverty but also the land of vigorous waters, deep green, peacefulness, silence, light, wind, snow and unbounded horizons: a fascinating land, for it is full of passion and hard work, of real life. With this set of sensations, the author invites the reader/visitor to approach the territory of Irpinia suggesting different ways in: from East (the passage to infinity), as did Francesco De Sanctis during his electoral journey, or the famous Latin scholar Antonio La Penna, or writers as Vittorio Sermonti, Franco Arminio, Marco Ciriello, or the Italianist at Harvard University Dante Della Terza, all praising the
unusual beauty of landscapes, nature and places; from North-East (where is the land of the Dorélike nature) best described by Mario Soldati on his escape from Nazi troops with Dino de Laurentis towards Torella di Lombardi, where were the latter’s relatives; it is the Orazio’s way, stirring up similar feelings about Trevico (Ettore Scola’s birthplace); about which wrote Ugo Piscopo in his historic-literary guidebook or Emilia Bersabea Cirillo, or Soldati, again, recalling love and death events having as protagonist Carlo Gesualdo, the prince of madrigals; the way chosen by the ‘Grand tour’ english travellers Berkeley, Swinburne and Lear searching for an uncontaminated, wild, myth-full world: a trip which is also a journey of soul; from North (the way to lost Arcadia) about which the words of Giustino Fortunato, praising with a Leopardi-like tone the interminable views from Irpinia mountains to Vulture, are evoked along with Guido Piovene, Carlo Muscetta and Maria Teresa Di Lascia. They are the mountains which probably inspired Sannazzaro’s l’Arcadia and generated plenty of poets: Agostino Astrominica, Alfonso Attilio Faia, Giuseppe Iuliano, Pasquale Saggese, Aurelio Benevento, from Nusco to Montella and Cassano, to the springs of the river Ofanto; from South ( the passage on Ungaretti’s traces) in the land of water and steep rocks. The famous poet, coming from the Gargano along the river Ofanto, wrote a poem about Calitri, which stood and still is on an unstable cliff. The names of journalists like Gad Lerner and Paolo Rumiz, or poets (Alfonso Nannariello and Carmelo Capobianco) are mentioned among those who described the fascinating, unique features of the land washed by the river Ofanto, whose link with Orazio is so strict (see article) as well as Vinicio Capossela’s songs (the famous songwriter and singer’s origins are between Andretta and Calitri). The last part of the essay suggests a night journey, guided by Ugo Piscopo and Pasquale Martiniello’s hints and cannot avoid reminding that this is also the land of the struggle for land, of emigration, of recurrent earthquakes. So much has been written on the matter, but are worth remembering the names of Rocco Scotellaro, Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Manlio Rossi-Doria, Vega de Martini, Giovanni Russo, Camilla Cederna, Pasquale Stiso, Giuseppe Saggese, Giuseppe Tedeschi, Nicola Arminio, Giuseppe Pisano, Agostino Minichiello, Nicola Prebenda, Romualdo Malandino, Claudia Iandolo…together with others already mentioned. Two more cues complete the suggested journey through this part of Irpinia: the dreadful small lake with sulphurous waters known as Mefite, mentioned by Virgilio in Book VII of Eneid as the Hell entrance; the Abbey of Goleto, the Sanctuary of S. Gerardo Maiella, the Monastery of S. Francesco a Folloni: the Shrines which are part of the varied beauty of this land.
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SHRINES AND MONASTERIES IN THE LOCAL DEVELOPMENT PLAN TERRITORY by Frate Agnello Stoia Shrines are the places of cultural heritage witnessing with their stones past and present faith and devotion. They are spread by dozens in the territory of Irpinia, in towns as well as in the countryside, on peaks and rock spurs and in valleys. Whether very famous or less known, these holy places have been venerated for centuries by the people of Irpinia and are strictly bound to apparitions and deeply-rooted archaic worship. Among them are worth mentioning: the Monastery of san Francesco a Folloni, near Montella. According to the legend, It was built by two friars accompanying the Saint from Assisi on the way to san Michele’s cellar on the Gargano; the Abbey of Goleto, near Sant’ Angelo dei Lombardi. Founded by San Guglielmo da Vercelli in the XII century, it is one of the most important monumental complexes of southern Italy: it is rich in testimonies, history and art, starting with the Febronia tower, dated back to 1152, to the XVIII century Chiesa Grande built by the architect Domenico Antonio Vaccaro and the Chapel of San Luca, a jewel of gothic art; the Sanctuary of Santa Felicita, near Rocca San Felice, where the worship of the pagan goddess Mefite was replaced by the Christian devotion for the roman martyr Felicita; the Shrine of Santa Maria del Piano (Lioni) dedicated to Marian cult; the Sanctuary of San Gerardo Maiella (Materdomini) built in a wonderful environmental set, close to the source of the river Sele. LOCAL DEVELOPMENT AND PARTICIPATION: THE LEADER APPROACH by Dario Cacace, INEA (National Institute for Agrarian Economy) researcher During the past two decades policies concerning social and economic development have regarded with a gradually increasing interest the local dimension of their planning and implementation. A debate has arisen about the need for conceiving a kind of intervention able to counterbalance global challenges with social and economic equilibrium among territories. New planning instruments have flourished which have in common a shared upward idea, along with integration and enhancement of local resources. Once terms belonging to few pioneers, they are now the language of all those working for local development. The so-called ‘bottom-up’ approach and local partnerships are important means for facilitating involvement of all social and institutional actors in decision-making processes, thus enlarging democratic participation and governance of local system. The Community Initiative Leader has summoned up all of these innovative
features since its coming into being in 1991; has reinforced its pedagogical and experimental function with time, becoming a reiterative method; its effects may sometimes seem not in line with expectations - though they cannot be valued only by quantity means – but have surely contributed to the growing of competence in rural areas, the exchange of good practices and planning skills helping local stakeholders to suggest innovative solutions to complex problems. FROM PARCO LETTERARIO TO LEADER, TO FOREIGN STUDENTS VISIT AND ARTISTS IN-RESIDENCE PROJECTS by Agostino Pelullo The first part of the article accounts for the various events organized in the context of the Parco Letterario Francesco De Sanctis in the years 2001-02 and the staff considerations on both the experience carried out and future perspectives: their promotional nature and the on-going definition as a touristic product. It must be pointed out that all the activities were planned so as to be integrated and mutually reinforcing with those implemented through the Community Initiative
Leader II (Local Action Plan “Terre d’Irpinia”) since the actor in charge of management (CRESM Campania) was the same. The implementation of LEADER Plus activities was obviously permeated by the same method and leading theme: the contextual enhancement of places and local resources, both material and immaterial ones. This is the scenario in which were organized the Foreign student visit which saw the participation of 20 students from Krakow and Warsaw universities and, later on, the Artists in-residence Project involving the band 24 Grana. The former was organized in cooperation with the Councillorship for Culture of the local municipality (Bisaccia) and conceived as a chance for offering a ‘taste’ of the territory and, at the same time, for testing the touristic reception capacity, besides its repeatable nature, in line with Leader approach. The target group of visitors was defined on the basis of the growing interest towards Italian language and literature abroad which traditional institutions are unable to satisfy. The visit was centred on three seminars on literature themes with scholars from Rome and Naples universities; visits to the ‘must’ of Local Development Plan area (Conza della Campania archaeological roman site, Ceramic Museum and old town in Cal-
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itri, Rocca S. Felice Mefite…); local products tasting, including guided preparation of typical Sunday local dishes. Accomodation was provided within the Albergo Diffuso (see article) in Bisaccia. The visit was also the occasion for putting into practice the ideas of European integration and cohesion, so crucial after EU enlargement, so as to seek for true common roots. The other event followed the one organized by the LAG in Montemarano with audio-visual artists (see article) and consisted in offering hospitality to a band looking for a quiet place for their new album rehearsals. The Literary Café in Bisaccia Castle was chosen for the aim; accommodation offered in the Albergo Diffuso, again and the band did a wonderful job, probably permeated by the magic atmosphere of the place. It mustn’t be without reason if, soon after, they decided to come back and choose the Castle and the old town as the set for two album clips. One thing leads to another, and soon new ideas arise such as the agreement on replying the experience or a new Project designed by LAG C.I.L.S.I. aimed at setting up a Network for Sustainable Youth Tourism already submitted for financing to Regione Campania. The project involves the local administration and the Tourist Office, of course.
NOTES ON THE ALBERGO DIFFUSO AND TOURIST OFFICES NETWORK by Alessandra Cristina Celano The Albergo Diffuso in Bisaccia (19 apartments spread in the old town narrow streets with a total number of 52 accomodation facilities) was conceived in the project Parco Letterario Francesco De Sanctis and later financed by the Patto Territoriale della Baronia, a national initiative for supporting tourism. It gave the chance of both preserving an architectonic heritage often regarded as having ‘minor’ value and providing an unusual type of accommodation for tourists. The Albergo Diffuso enabled the LAG to experiment the ‘Artists in-residence’ and ‘Foreign students visit’ Projects (see article). Also belonging to the public estate (whose characteristics are described in details in the second half of the article) and placed between the Castle and the Cathedral, is the other apartment designed for Tourist Office. Its restoration was financed by the LAG and is now part of the network including the others offices in Calitri, Conza della Campania and Lacedonia, as well as cultural associations. THE AGENCY FOR NETWORK IMPLEMENTATION AND MANAGEMENT by Renato Celano (A.G.I.Re chairman) The Agency was set up in the context of the Local Development Plan “Terre d’Irpinia – Villaggi delle Fonti” in cooperation with the various
social and institutional actors. Its mission is the involvement of cultural, environmental and economic organizations in the process of enhancement of local resources by means of the socalled bottom-up approach and the researchaction method, enabling involvement of population in the definition of the local development strategies. Studies, training, spreading of information, support to the creation of network partnerships are examples of the type of work carried out by the Agency Agents of Development. Actions already undertaken have led to the outset of networks in the field of artistic craftwork, quality products, cultural tourism and events. A laboratory for audio-visual productions supported by experts of communication is among its most important achievements and strongly contributes to the success of the Plan main theme: the contextual enhancement of places, products, cultures, in an eco-sustainable perspective. MEDIATERRE FILM COMMISSION by Anna Manuela Ebreo Media Terre is one of the networks set up by A.G.I.Re. with the aim of enhancing the territory as a film and TV set and is the Film Commission of Irpinia, the part of Campania region situated halfway between Tyrrhenian and Adriatic coasts. The area has always been considered as having unique and attractive landscape beauty, with its old villages, archaeological sites, architectonic
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features which may be ideal location for film setting. The network partners are the local municipalities which have already been involved in projects aiming at enhancement of the territory resources. And, together with A.G.I.Re., allowed the training of filmmakers and other skilled professionals able to cover all the steps of audiovideo production. Through the Film Commission the link between territory and artistic creation can become stronger, and the multimedia and cinema languages be the ‘messenger’ of the territory itself. CINECITTA’ IN THE MOUNTAINS CINEMA IN IRPINIA FROM MEMORY TO PROJECT by Paolo Speranza The article is a complete account of the cinema history in Irpinia from the beginning (the early 1900s) till today. The films inspired by earthquakes, which so often struck Irpinia, and emigration along with the film festival “Laceno d’oro” associated the land to so many important names of the so-called ‘seventh art’: from Amedeo Nazzari to Ettore Scola (born in Trevico, the peak of Irpinia); from Fellini, Pasolini, Zavattini and Lizzani (who were involved in the “Laceno d’oro”) to Wertmuller and Sergio Leone (whose father was born in Torella dei Lombardi where a festival dedicated to the world –famous director is held every year). An interesting flourishing of cinema clubs, local film makers and scholars studies in recent years are the distinc-
tive treat of Irpinia. As the cinema reviewer Camillo Marino (who made the small village Cairano the natural set for the neo-realistic film La donnaccia in 1963) thought, it is now possible to pave a new road for cinema in Irpinia. It can offer this land the chance to sustain economic and cultural growth. It is the background in which the efforts of the LAG C.I.L.S.I. to link cinema and territory enhancement are set. The idea of creating the film commission of rural areas Mediaterrae (see article) able to strengthen that link and allowing multimedia and cinema languages be the ‘messangers’ of the territory is derived from this fertile heritage. The ground was prepared through: the previous laboratories for audiovisual training and production and the training activity for digital filmmakers (the latter involved the participation of artists such as David Riondino, Raffaele Rago and the argentinian director Fernando Solanas); the event “Irpinia as cinema set. ‘Documenting’ the land, the places, the taste”, promoted by A.G.I.Re. in 2006, during which short films by the trained young filmmakers were projected: Il grande dimenticato (on the quality of life of elder people in Alta Irpinia small villages), Ofanto (a tour from sprig to outlet of the river Ofanto), Bisaccia-Lacedonia. Narratori e cannaroni, on music by Enzo Avitabile, Taurasi: la terra, l’uomo, il vino, Voci tra le leggende (a memory tour between superstion and anthropology) and the documentary Carmasciano: una terra, un sapore, through Valle d’Ansanto tastes and history; the event held in Trevico inside the Ettore Scola Palace on the theme “Arts: past and present”; the production of the dvd from the film La donnaccia, with a guided visit to the its location, Cairano and the short 41 anni dopo; the event “Cinema and territory” in the context of the 2006 edition of the “Borsa Verde dei territori rurali europei”. On this basis the LAG activity can further contribute to link past and present, local and international experiences, draining memory and myth in a new creative and socio-culturally committed time.
the same values level. It is the kind of philosophy orienting A.G. I. Re. Network and which generated the project Mediaterrae Vol.1, in which 18 musicians and visual artists from different countries (Canada, USA, Germany, Ukraine, Romany, Sweden and Italy) faced and confronted traditions and suggestions of Irpinia, the Carnival in Montemarano and its sound-track, especially; audio and video documented the results of this prolific intercourse through a DVD which was ‘tasted’ at the Carlo Gesualdo Theatre (Mediaterrae Night event) and distributed with the magazine Blow-Up: seven different points of view on the territory, its folklore, its landscapes where heritage from tradition and contemporary creativeness meet and compare themselves. It is in this way that the territory does not become a ‘product’ but a ‘medium’, instead whose audience is intriguingly searching for a consume act as a process of identity self-definition.
MEDIATERRAE VOL.1: THE RURAL TERRITORY AS A (NEW) MEDIUM by Leandro Pisano
RURAL AREAS: ACTIONS FOR ENTERPRISES, ENHANCEMENT OF PLACES AND NETWORK IMPLEMENTATION by Mario Salzarulo, LAG coordinator
The article is concerned with important themes, such as the ‘glocal’ approach for strengthening and making more competitive rural territories; the methods and strategies for enabling correct revaluation of strongly connotative features as cultural identity, life quality, ‘live’ relationship with past heritage which need new languages and tools to be fully expressed; the territorial ‘mark’ which places producer and consumer on
MONTEMARANO: A TERRITORY SHOP-WINDOW by Alessandra Aufiero The article deals with one the three territory shop-windows set up in the context of the Local Development Plan “Terre D’Irpinia - Villaggi delle Fonti“: the one concerning Carnival and Tarantella, an ethno-musical museum collecting evidence of a unique cultural heritage. The local municipality restored and equipped some rooms with LAG financing and destined them to exhibitions of musical instruments which were accurately catalogued so as to enable the visitor to have detailed construction technique information and historical data on cards accurately prepared by the local cultural association Hyrpus Doctus. Photos and audio-video material is also available for use in the museum. The action is connected to the ‘Degusteria’ (the place cofinanced by the LAG for wine and local products tasting). The article also contains notes on the magic and ritual significance of Carnival and its close link with the tarantella.
Strategies and objectives adopted by the Local Action Group are based on the attempt to connect inter-enterprises and cross-sectorial actions along with the creation of unusual links among cultural, natural and production resources. One of the best examples of such an action implementation is the one carried out in Calitri, where three caves, among many others of which the old
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town is rich, have been restored and designed for traditional cheese seasoning. The caves have stone walls and ceiling, calcareous stone floor and an average height of 4 mt. Length may vary from 15 to 30 mt. After information activity among producers and following sectorial studies in the field of milk working undertaken in cooperation with research centres, all technical factors contributing to ideal cheese ageing have been considered in order to ensure the final product quality. At the same time, another cave was fitted for working and seasoning of salami by a small local enterprise. A third action was concerned with the setting up of a tasting point of local products. The name of the latter, “La Gatta Cenerentola” is derived from the famous fairy tale (Cinderella) which, according to Roberto De Simone, has a Calitri – based version. The three actions best show the implementation of the Local Development Plan objectives and of its leading theme. The network involving the different actors was taken in charge by A.G.I.Re. (see article). The consolidation of the local and extraterritorial networks, both material and immaterial, is the LAG mission for the near future in the context of the European Union cohesion policies. CALITRI CAVERNS by Vinicio Capossela The tufa caverns excavated in the steep rock of the village are the other face of the steps warren, the village third dimension, depth. They often are an appendix of ground houses whose door leans on the alley. Perhaps the houses are also small caverns with a vault ceiling. Shelter and cover, for human beings and animals. While outside in the dark the bogey-men1 mystery is rising, inside is the masonry cooker2 refuge. Each house, like a little Bethlehem, has got its own manger. Grandpa Vincenzo, my grandfather, was used to come in the kitchen with the mule and then with the Three-wheeledcar, when progress came, passing through the bedroom and down the three steps leading to the bowels of the earth. Sleeping in the small cage above, among seeds sacks, hearing the animals’ breathing and their ruminating in that earth cave, was like sleeping in viscera. A womb, and the animal within, like a Chagall painting. Outside in the abandoned night, only the drinking-fountains leaking, you fear for the apparition of the Cupa creature3. In the mythical village where one’s floor is the other’s ceiling, under the foggy fortress, or between the white lime and the blue sky adorned with swallows, among the steps, glimpsed behind wood gates and guarded by mocking threatening human stone mascarons, large caverns crack. They are the dens of mystery, as a
Polifemo in Calitri. Calitri is the village giving us all a trip, like Ithaca with Ulysses. That’ s why they are caverns, dens for dairy baskets, for cheesemongers where hanging caciocavalli4 spheres stay seasoning, as if brooding, like so many moons in the dim light. It’s the underworld of the coriaceous village which, with true Calitri people’s dog hearted5 attitude, is dug in hard work and art. It is this attitude which accounts for its care for majolica, lace and embroidery. Because they have a Greek strain, as the name itself, to well done things, anyhow, and beauty. And also the hirpina mountain wildness and a certain Byzantine pitching about matters. And the old village, a house cake, this sort of Escher painting, a crossed perspective of arches and steps, stands still on cement, on chit-chat lime kneaded at wind. Now that silence has got it, this house tangle, silence has given it eternity as a present. It’s a silence echoing tales. Any of those small doors is a wasp nest buzzing tales which can stun you, like fresh must. But you need to have a keen ear, or be born there and have rested along those small walls, to be able to hear it. Because the mystery has been accurately hidden among empty houses and caves; because, as the old saying goes, the covered dish won’t let flies shit6. 1 In the italian version, “Pumminale” is the dialect
word for the man who, according to popular belief, was born on Christmas night, thus offending Jesus. He was therefore condemned to wander at night crying in an inhuman way. 2 “Fornacelle” in the text, dialect word indicating an important piece of furniture in the typical traditional house used for heating and preparing meals. 3 It refers to the popular tale about the story of a countryman who, on the way back home from the fields, heard baby whimpers coming from a bush in a place close to the village called Cupa. He took her in his arms but she was increasingly heavy, with horrible aspect and mockingly laughing. For children, it is a frightening character. 4 Cheese in rounded form usually seasoned in couple hanging on rods, as if riding a horse. 5 “Cuoredicane” in italian. Probably chosen by the author for rhyming with “calitrano” (people from Calitri). 6 Metaphor of the care for preserving tradition.
CARMASCIANO, A CHEESE UNDER VALLE D’ANSANTO SKY by Alessandra Cristina Celano In midst of Italy, well known to fame, There lies a lake (Amsanctus is the name) Below the lofty mounts: on either side Thick forests the forbidden entrance hide. Full in the center of the sacred wood An arm arises of the Stygian flood, Which, breaking from beneath with bellowing sound, Whirls the black waves and rattling stones around. Here Pluto pants for breath from out his cell, And opens wide the grinning jaws of hell. To this infernal lake the Fury flies; Here hides her hated head, and frees the lab’ring skies. (Virgil, Eneid, translated by John Dryden) Valle d’Ansanto has been described not only by Virgil but also by all those who have written about Irpinia: poets and scientists, archaeologists and geologists, historians and travellers. Henry Swinburne, an english traveller that was in Italy between 1777 and 1780, wrote in his book Travels in the Two Sicilies a very detailed description of the Mefite area in similar words. The area covers the territories of the towns of Rocca San Felice, Frigento, Torella dei Lombardi and Villamaina, in Avellino province, in the eastern part of Campania. The ‘lake’ is the Mefite, or Mofeta, a name that stands both for the paravolcanic phenomenon and the ancient pagan divinity – adored by the Oscans and the Samnites as the “dea mater” goddess of life and death – later replaced by the Christian cult of Santa Felicita and nowadays still the patron saint of Rocca San Felice. This little town is situated at the foot of a stone eminence where, during the Norman domination, a defensive fortress (in Italian “Rocca”) from which the town takes its name was built. Within the sacred area a votive deposit has been found, including several valuable objects now in the Hirpin Museum of Avellino: many small terracotta statues, an amber necklace and a certain number of so-called “xoana”, a particular kind of votive statue made of wood. Here from time immemorial sheep are fed from the rich pastures of these lands, and from time immemorial man turns milk into cheese, pecorino Carmasciano, especially, which takes its name from the land that lays between the towns of Rocca San Felice, Guardia Lombardi, Sant’Angelo dei Lombardi, Frigento and is made with the milk of the “laticauda” (i.e. “with a broad tail”) sheep. It’s a firm cheese that matures for a period from three to six months; it’s mild when young, and becomes firmer and sharper with age. It has a tough and rough dark
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yellow rind and occasional tiny holes. The colour depends on how long it is aged, and ranges from straw-coloured to golden yellow; flavour is of hay and dry fruits. Some old usage linked to the production and the transformation of milk have been kept until recent years, such as the use of particular tools and implements; some of them are not in use anymore, but the memory of them still remains, like for instance the catarina: a very peculiar tool used in the so-called “turnation”, an archaic kind of partnership. The breeders of the same land gave, in turns, their milk to only one of them that provided to make the cheese, and in order to measure the milk produced by every breeder they used the catarina, a stick with notches as a measure unit. To preserve the memory of all that, the name of “Catarina d’oro” (“Golden catarina”) a prize for the best cheese was organized by the Regione Campania together with the national association “Formaggi sotto il cielo” (“Cheeses under the sky”) and with the national organization of cheese tasters. As Rocca San Felice, also Guardia Lombardi is placed on an eminence overlooking a large territory, from Baronia to Formicoso, from Valle dell’Ofanto to Valle d’Ansanto. Valle d’Ansanto has always had an important part not only in the production of pecorino Carmasciano, but also in both the shepherds’ and the flocks’ life. In fact, people come to cure skin diseases and rheumatic pains, but also sheep scabies, thanks to the therapeutic properties of sulphureous waters. All over the lake, moreover, the shepherds can find the “macra”, a particular kind of yellow clay that turns red with cooking, used for marking the flocks of sheep. Nowadays Valle d’Ansanto waters are still used for therapeutic purpose, with two sulphuric-carbonic spring spas of a thermal complex already well-known in the 18th century, the Terme di San Teodoro di Villamaina, in Contrada Bagni, at three kilometers from the town, which is open from May through October. FOOD CULTURE: THE MASTER OF FOOD® PROJECT IN IRPINIA by Giustino Catalano, person in charge for the project The Course described in the article was conceived as a strategic action in order to strengthen, among restaurant owners and other people working in the field, the awareness of food culture. It consisted of 83 lessons followed by a final stage held at the most prestigious institutions (Università di Scienze Gastronomiche and the Banca del Vino in Pollenzo) directed by Carlo
Petrini, Slow Food International Chairman. In line with Slow Food method, the lessons focussed on historical-cultural, sensorial, taste and smell aspects as well as biodiversity and local products; they were sustained by practical work and regarded wine, spirits, beer, meat, cereals, pasta, rice, sweets, chocolate, honey, marmalades, cheeses, mushrooms and truffles, fruit, vegetables, oil, fish, salami, spices and herbs, vinegar, coffe and tea. Recipes and techniques, seen in their relation to tradition and innovation were also explored, so as to understand global changing and its impact on food culture. TRAINING FOR WOMEN-ORIENTED RURAL DEVELOPMENT NUSCO ARTE: AN ENTERPRISE FOR WOMEN by Simona Cristiano, INEA Consultant The article accounts for the training activity carried out by the LAG Verde Irpinia aiming at enhancement of traditional craftsmanship (needle-work and lace); support and advice for the creation of women enterprises and integration with the others development actions: saving an art form at risk of abandonment and link it to touristic activities. The course provided 600 hours training lessons in almost 4 months; technical and legal aspects were at the its centre, though the core was the traditional craft skill and marketing also was a very important matter. At the end of the training period, 5 women decided to constitute a cultural-artistic association (Nusco Arte) which is now trying to go on by relations with schools and bigger fashion firms. Difficulties arose, obviously, due to women role in family running, but the association is now an important starting point both for LAG and municipality efforts in the direction of tourism development (Touring Club ‘Bandiera Arancione project, for example).
THE CENTRE FOR ENVIRONMENTAL EDUCATION IN CALITRI by Michele Di Maio, Legambiente Campania The article is concerned with the description of another action undertaken by the Local Action Group in cooperation with the environmental Association Legambiente. The Centre is set in an area of special environmental interest and great naturalistic value, rich of flora (turkey oak, maple, beech, holly) and fauna (wolf, hare, pheasant, wild boar, falcon). It is provided with a system of renewable energy by photovoltaic means and contains a laboratory for water analysis. Like all centres spread on the national territory, it enables schools to experiment environmental education and receive qualified support in the design of projects; it provides training activities for both teachers and students as well as for other institutions; it acts as data bank and documentation in the field; it offers nature-oriented guided visits to the territory and summer schools; it is linked to the Legambiente Regional Net for Environmental Education and represents one the means for supporting sustainable local development. TERRITORY AND TOURISTIC SERVICES QUALITY: A PATTERN FOR THE LDP “VERDE IRPINIA – VILLAGGI DELLE FONTI” AREA DEVELOPED BY TOURING CLUB ITALIANO by Isabella Andrighetti The action was carried out in cooperation with A.G.I.Re. and, after definition of the context, led to the starting up of a shared route with local municipalities towards the quality certification represented by the Bandiera Arancione: the touristic-environmental quality mark
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assigned to those villages situated in the internal part of Italy which are able to show excellent welcome services and care for historical, environmental and cultural resources. The steps along the route ( collection of candidatures, onthe-spot investigation and design of improvement plans, checking) were defined by the TCI Territorial Analysis Pattern) and led to the creation of a network of 12 municipalities which are willing to go on towards the assignment of the mark through continuous improvement of required qualifications. THE LEADER PLUS INTERTERRITORIAL COOPERATION PROJECT
ENHANCEMENT OF THE PASTORAL AND MOVING HERDS BREEDING SYSTEM OF NON-STABLING CATTLE IN SOUTHERN ITALY: CULTURE, NATURE, TOURISM AND PRODUCTION. by Serafino Celano – LAG Verde Irpinia The project was promoted by three Local Action Groups from Campania to whom later joined others LAGs from Basilicata, Puglia and Calabria. Research and contact steps were followed by the signing of a cooperation agreement in which the aim of the project was defined: enhancement of both touristic and economic resources of the mountainous southern Italy territory. The total budget was 500 thousand euros. The key for success was seen in the cultural heritage of this ancient breeding system whose icon is the slim white cow moving in the homologous context of southern Apennine. On the basis of this shared ground and roots, the LAGs converged on the idea of enhancement (also through a trade mark) of both milk derived products and meat which implies a better use of public lands and involvement of local municipalities and associations in a network relationship.
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GLI STUDI E LE RICERCHE Elenco degli interventi, relativi a studi e ricerche di mercato indirizzati alle filiere agroalimentari ed alle produzioni artistico-artigianali, attuati in un quadro generale definito nel PSL: progetto tipo pluriennale di miglioramento/valorizzazione. Modalità di affidamento: bando pubblico • STUDI
SOCIOECONOMICI E TECNOLOGICO-PRODUTTIVI
SULLE FILIERE LATTIERO-CASEARIE E DELLA CARNE
Area prioritaria di riferimento: Alta Irpinia Soggetto responsabile dell’attuazione: ANFOSC (Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo) Periodo di realizzazione: anno 2004 • STUDIO DELLA FILIERA DEI PRODOTTI FRUTTICOLI TRADIZIONALI Area prioritaria di riferimento: Terminio Cervialto Soggetto responsabile dell’attuazione: Università degli Studi della Basilicata - DITEC Periodo di realizzazione: anno 2005 • STUDIO SULLA FILIERA OLIVICOLA Area prioritaria di riferimento: Valle Ufita Soggetto responsabile dell’attuazione: Associazione ELAION - Ariano Irpino (AV) Periodo di realizzazione: anno 2005 • STUDIO
Iniziative di analisi, studio, divulgazione, finalizzate alla promozione della conoscenza delle specificità dell’area rurale interessata e alla definizione di standard minimi di qualità della vita. Modalità di affidamento: bando pubblico • PROGETTO BANDIERA ARANCIONE: RICERCA ED ELABORAZIONE DI PIANI DI MIGLIORAMENTO PER L’APPLICAZIONE DEL MAT (MODELLO ANALISI TERRITORIALE) Area prioritaria di riferimento: 12 centri storici dell’Alta Irpinia e del Terminio Cervialto Soggetto responsabile dell’attuazione: Touring Club Italiano Periodo di realizzazione: anno 2004 - 2006 • “LA
VIA DELL’ACQUA”:
STUDIO
DI FATTIBILITÀ PER LA DEFINIZIONE
DELLA CAPACITÀ DI RISERVA MINIMA E DEI LIMITI DI PRELIEVO DALLE FONTI IDRICHE DELL’AREA DELL’ALTO OFANTO Area prioritaria di riferimento: Alta Irpinia Soggetto responsabile dell’attuazione: LEGAMBIENTE Campania Periodo di realizzazione: anno 2004
• PERCORSI
DI TURISMO SOSTENIBILE: STUDIO FINALIZZATO
ALLA VALORIZZAZIONE INTEGRATA DELLE RISORSE LOCALI
Area prioritaria di riferimento: Terminio Cervialto – Ufita – Alta Irpinia Soggetto responsabile dell’attuazione: PLANSUD s.r.l. Periodo di realizzazione: anno 2004 - 2005
DELLA FILIERA CASTANICOLA, INTEGRAZIONE
INTERSETTORIALE TRA PRODUTTORI
Area prioritaria di riferimento: Terminio Cervialto Soggetto responsabile dell’attuazione: Federazione provinciale Coltivatori Diretti Periodo di realizzazione: anno 2005 • RICERCA
DI MERCATO; STUDI DI STANDARD FINALIZZATI A CERTIFICAZIONE
• STUDIO DELLE TECNICHE DI RECUPERO DELL’ARCHITETTURA LOCALE Area prioritaria di riferimento: Terminio Cervialto - Ufita Soggetto responsabile dell’attuazione: Accanto s.r.l. Periodo di realizzazione: anno 2004 - 2005 • STUDIO
SUI FABBISOGNI DI SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI
DI PROCESSO E DI PRODOTTO RELATIVAMENTE ALLE FILIERE AGROALIMENTARI
E DEFINIZIONE DI STANDARD MINIMI DI QUALITÀ DELLA VITA
Area prioritaria di riferimento: Alta Irpinia Soggetto responsabile dell’attuazione: CIPA AT Avellino - Confederazione Italiana Agricoltori Periodo di realizzazione: anno 2005
Area prioritaria di riferimento: Alta Irpinia (PSZ Ambito A2) Soggetto responsabile dell’attuazione: Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia Periodo di realizzazione: anno 2005
• RICERCA
DI MERCATO; STUDI DI STANDARD DI QUALITÀ, ECO-SOSTENIBILITÀ,
SICUREZZA E PER LA PROMOZIONE DI MARCHI E DISCIPLINARI RELATIVI ALLE PRODUZIONI ARTISTICO-ARTIGIANALI
Area prioritaria di riferimento: Alta Irpinia Soggetto responsabile dell’attuazione: Confartigianato - Avellino Periodo di realizzazione: anno 2005 • STUDIO DI SETTORE PER LA PROMOZIONE DEI SISTEMI AMBIENTALI E DI QUALITÀ Area prioritaria di riferimento: Termino Cervialto e Ufita Soggetto responsabile dell’attuazione: SERAPIS – Ariano Irpino (AV) Periodo di realizzazione: anno 2004-2005 • AGLIO UFITA IGP: STUDIO E PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA DI RICONOSCIMENTO Area prioritaria di riferimento: Valle Ufita Soggetto responsabile dell’attuazione: ACLI TERRA - Avellino Periodo di realizzazione: anno 2004-2005
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LE ATTIVITÀ DI FORMAZIONE: CORSI, SEMINARI, LABORATORI Formazione per tecnici, collaboratori e referenti delle associazioni culturali (iniziativa del GAL)
Seminari, laboratori, corsi brevi rivolti ai soggetti economici ed istituzionali; agli studenti e operatori della scuola; alle associazioni di categoria, culturali ed ambientaliste (iniziativa del GAL)
Anno: 2005 1) Seminari: Persone efficaci – la comunicazione Totale incontri: 4 – durata complessiva: ore 24 Partecipanti: 23 - 15 donne e 7 uomini (1 di età inferiore ai 25 anni) Sede: Lioni (AV), Centro Pluriuso “Sandro Pertini”
1) SOGGIORNO
FORMATIVO: VENTI STUDENTESSE POLACCHE
DI LINGUA E LETTERATURA ITALIANA INCONTRANO I GIOVANI
Anno: 2006 2) Stage: La cooperazione transnazionale in LEADER+ Totale incontri: 5 – durata complessiva: ore 18 Partecipanti: 4 - 3 donne, 1 uomo Sede: Milano, Borsa Internazionale del Turismo 3) Laboratorio: cinema e territorio (sceneggiatura, ripresa, montaggio) Totale incontri: 5 – durata complessiva: ore 18 Partecipanti: 20 - 8 donne e 12 uomini (4 di età inferiore ai 25 anni) Sede: Napoli, Mostra d’Oltremare - “Germogli” 4) Laboratori: poesia, cinema, letteratura e territorio Totale incontri: 5 – durata complessiva: ore 18 Partecipanti: 8 - 5 donne e 3 uomini (1 di età inferiore ai 25 anni) Sede: Vallo della Lucania, Borsa Verde del Turismo Anno 2007 5) Laboratori: grafica, video art, produzione e regia documentaristica, marketing territoriale Totale incontri: 16 – durata complessiva: ore 117 Partecipanti: 11 - 4 donne e 7 uomini (1 di età inferiore ai 25 anni) Sedi: Montemarano, Montella, Nusco, Conza della Campania, Calitri, Rocca San Felice I laboratori si sono svolti in preparazione e nella fase di realizzazione del progetto “Artist in residence: discover Irpinia” 6) Seminari: Attivazione della rete territoriale per l’accoglienza e l’informazione turistica Totale incontri: 20 - durata complessiva: ore 80 Partecipanti: 28 - 24 donne e 12 uomini (12 di età inferiore ai 25 anni) Sedi: Montemarano, Montella, Nusco, Conza della Campania, Calitri, Rocca San Felice I laboratori si sono svolti in preparazione e nella fase di realizzazione del progetto “Artist in residence: discover Irpinia”
DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “CAFFÈ LETTERARIO FRANCESCO DE SANCTIS” Periodo: 29 giugno – 9 luglio 2005 Attività: visite guidate, seminari formativi, laboratori Partecipanti: 80 (studenti, animatori, guide, operatori della scuola, amministratori) Sedi: Bisaccia, Morra De Sanctis, Lacedonia, Calitri, Guardia Lombardi, Sant’Angelo dei Lombardi Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., Associazione “Caffè Letterario Francesco De Sanctis” 2) SEMINARIO: OFANTO TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI LUOGHI E DELLE PRODUZIONI Data: 7 luglio 2005 Sede: Sant’Angelo dei Lombardi (Abbazia del Goleto) Partecipanti: 180 (amministratori dei Comuni dell’Alto Ofanto, rappresentanti di associazioni ambientaliste e culturali, studenti, operatori della scuola) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., LEGAMBIENTE 3) LABORATORI DI COMUNICAZIONE NELL’AMBITO DI UN PROGETTO PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA Periodo: dicembre 2005 – maggio 2006 Durata: 24 giorni – Totale ore: 96 Sedi: locali scolastici di Montella e Bagnoli Irpino, centri storici dell’area Partecipanti: 200 (studenti di Istituti secondari superiori dell’area) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re./Mediaterre, IPSIA di Montella (AV), ITIS di Bagnoli Irpino (AV), Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia, Provincia di Avellino 4) LABORATORIO DI FORMAZIONE AUDIOVISIVA PER LA REALIZZAZIONE DI VIDEO MUSICALI
Periodo: 16 – 27 ottobre 2006 Durata: 60 ore Partecipanti: 20 (musicisti, operatori della comunicazione, studenti) Sedi: Castello Candriano - Torella dei Lombardi – Location esterne: Bisaccia, Conza, Frigento Organizzazione: GAL - A.G.I.Re./Mediaterre Film Commision 5) SEMINARIO: DAGLI STUDI DI FILIERA ALLA VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI E DEL TERRITORIO
Data: 23 aprile 2007 Sede: Avellino, Sala Convegni (Collina Liguorini) Partecipanti: 90 (produttori, rappresentanti associazioni professionali, tecnici, amministratori locali) Sedi: Castello Candriano - Torella dei Lombardi – Location esterne: Bisaccia, Conza, Frigento Organizzazione: GAL - A.G.I.Re./Mediaterre Film Commision Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. / STAPA CePICA
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Laboratori dell’artigianato artistico e tradizionale, destinati a turisti e studenti e appassionati, a cura di CONFARTIGIANATO Avellino – Rete A.G.I.Re. Periodo: Agosto – Novembre 2006 1) CERAMICA - TECNICA DI FOGGIATURA A COLOMBINO E A LASTRA
Maestra artigiana: Maria Rachele Branca • 13 e 15 agosto, Bagnoli Irpino (AV) • 15 agosto, Frigento (AV) • 23 settembre, Sant’Angelo dei Lombardi Totale iscritti e partecipanti: 40 2) TESSITURA - TECNICA SU TELAIO TRADIZIONALE Maestra artigiana: Sandra Luongo • 14 e 16 agosto, Bisaccia (AV) • 16 agosto, Frigento (AV) • 7 ottobre, Vallo della Lucania (SA) Totale iscritti e partecipanti: 41 3) CERAMICA - TECNICA DELLA FOGGIATURA AL TORNIO Maestro artigiano: Gaetano Branca • 22 e 24 agosto, Carife (AV) • 24 agosto, Lacedonia Totale iscritti e partecipanti: 42 4) LEGNO - TECNICHE DELL’INTAGLIO Maestro artigiano: Daniele Passaro • 23 e 25 agosto, Montella (AV) • 25 agosto, Lacedonia (AV) • 8 ottobre, Vallo della Lucania (SA) Totale iscritti e partecipanti: 62 5) PAGLIA - TECNICHE DELL’INTRECCIO DELLA PAGLIA Maestro artigiano: Giotto Faugno • 24 agosto, Mirabella Eclano (AV) • 24 e 25 agosto, Villamaina (AV) Totale iscritti e partecipanti: 22 6) CERAMICA - TECNICHE DI DECORAZIONE Maestra artigiana: Marisa Zarrella • 25 agosto, Lioni e Villamaina • 23 settembre 2006, Sturno Totale iscritti e partecipanti: 64 7) CERAMICA - TECNICHE DI FOGGIATURA AL TORNIO Maestro artigiano: Mario Maffucci • 30 settembre, Sturno (AV) Totale iscritti e partecipanti: 42 8) TOMBOLO - TECNICHE DI TESSITURA Maestra artigiana: Adelina Egidio • 24, 27, 31 ottobre / 3, 6, 8 novembre, Sant’Andrea di Conza (AV) Totale iscritti e partecipanti: 18 I risultati delle attività sono stati diffusi nell’ambito dell’Expo – scuola, svoltosi ad Atripalda (AV) dal 9 all’11 novembre 2006, attraverso la distribuzione di materiale informativo e l’organizzazione di un seminario.
Periodo: Marzo – Settembre 2007 9) RICAMO E LAVORAZIONE AL CHIACCHIERINO Maestra artigiana: Bruna Giordano Nusco, Vetrina del territorio • Dal 19 marzo al 4 maggio Totale ore: 30 Totale iscritti e partecipanti: 15 donne di Sant’Andrea di Conza (AV) 10) ARTE ORAFA Maestro artigiano: Aniello Mazzei Lacedonia (AV), Istituto comprensivo F. De Sanctis • Dall’8 marzo al 9 giugno Totale ore: 28 Totale iscritti e partecipanti: 26 allievi dell’Istituto comprensivo di Lacedonia 11) CERAMICA ARTISTICA Maestro artigiano: Giorgio Femia Avellino, laboratorio di Ceramica • Dal 29 maggio al 21 giugno Totale ore: 32 Totale iscritti e partecipanti: 25 allieve della scuola elementare di Scampitella 12) TECNICHE DI TESSITURA SU TELAIO TRADIZIONALE Maestra artigiana: Sandra Luongo Bisaccia (AV), laboratorio di tessitura • Dal 28 giugno al 31 luglio Totale ore: 40 Totale iscritti e partecipanti: 17 allieve scuola elementare di Bisaccia 13) CERAMICA ARTISTICA Maestri artigiani della Cooperativa “Lucignolo” Sant’Angelo dei Lombardi (AV) • Dal 20 agosto al 9 settembre Totale ore: 31 Totale iscritti e partecipanti: 18 allievi provenienti da vari comuni della provincia 14) CERAMICA ARTISTICA Maestra artigiana: Marisa Zarrella Lioni (AV), bottega artigiana “Terra Leonum” • Periodo: dal 27 agosto al 19 settembre Totale ore: 31 Totale iscritti e partecipanti: 25 allievi provenienti da varie province 15) CERAMICA ARTISTICA Bottega artigiana del maestro artigiano a Carife Maestro artigiano: Gaetano Branca • Periodo: dal 20 agosto al 14 settembre Totale ore: 32 Totale iscritti e partecipanti: 15 allievi provenienti da varie province
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Corsi di formazione professionale affidati ad enti accreditati ai sensi della normativa comunitaria in materia di formazione - FSE – Modalità di affidamento: bando pubblico Ente responsabile dell’attuazione: Consorzio Promoter Service 1) CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER LA CREAZIONE DELL’IMPRESA TURISTICA SOSTENIBILE Periodo: novembre 2005 – giugno 2006 Sede: Trevico (AV), Centro Sociale Durata: 600 ore Partecipanti: 23 giovani disoccupati o in cerca di prima occupazione - 19 donne e 4 uomini 2) CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER LA CREAZIONE D’IMPRESA AL FEMMINILE - ARTIGIANATO ARTISTICO Periodo: novembre 2005 – giugno 2006 Sede: Nusco (AV), Palazzo Vescovile Durata: 600 ore Partecipanti: 19 donne disoccupate o in cerca di prima occupazione Al termine del corso le allieve hanno costituito l’Associazione “Nusco Arte”. All’associazione è stata affidata la gestione delle “Vetrina del territorio”, realizzata dal Comune di Nusco con il cofinanziamento del PSL
Corsi brevi rivolti ad operatori del settore pubblico e privato dell’area Leader, affidati a soggetti non svolgono attività economica (a regia del GAL) Soggetto responsabile dell’attuazione: Slow Food (Condotta Vallecaudina) 1) MASTER OF FOOD®. EDUCAZIONE ALIMENTARE PER RISTORATORI Periodo: settembre 2004 – aprile 2006 Sede: Torella dei Lombardi (AV), Castello Ruspoli-Candriano Durata: 81 giorni (corsi brevi), 3 giorni (stage presso l’Università del Gusto di Pollenzo) Partecipanti: 22 ristoratori dell’area - 10 donne e 12 uomini Soggetto responsabile dell’attuazione: CIA – CIPA AT di Avellino 2) CORSI BREVI SU TECNICHE DI PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE DI PRODOTTI LATTIEROCASEARI, SECONDO STANDARD DI QUALITÀ ED ECO-SOSTENIBILITÀ Periodo: giugno – novembre 2005 Sedi: aziende agricole e zootecniche Durata: 120 ore (corsi brevi) - Stage presso l’Istituto Sperimentale di Zootecnia di Bella (PZ) Partecipanti: 20 titolari di aziende agricole e zootecniche Soggetto responsabile dell’attuazione: LEGAMBIENTE Campania 3) CORSI BREVI RIVOLTI AL PERSONALE DELLA P.A. LOCALE AL FINE DI ADEGUARE LE COMPETENZE AL PASSAGGIO DA TARIFFA A TARSU Periodo: settembre – novembre 2005 Sede: Scuola media statale di Calitri Durata:48 ore N. incontri:16 Partecipanti: 20 funzionari ed amministratori dei comuni dell’area
Soggetto responsabile dell’attuazione: CONFCOMMERCIO di Avellino 4) CORSI BREVI FINALIZZATI ALL’ADEGUAMENTO DEL PROFILO PROFESSIONALE E DELLE COMPETENZE DEGLI ADDETTI NEL CAMPO DI SOMMINISTRAZIONE AL PUBBLICO DI ALIMENTI, BEVANDE E RISTORAZIONE
Periodo: giugno – ottobre 2007 • Adempimenti ed informazioni per il rilascio del libretto sanitario e dell’attestato LI.SA.: n. 6 check up svolti presso le aziende interessate; n. 2 giornate in aula per 20 allievi; completamento del check up con applicazioni pratiche • Adempimenti e informazioni per il rilascio del “Bollino Blu” n. 6 check up svolti presso le aziende
interessate; n. 2 giornate in aula per 20 allievi; completamento del check up con applicazioni pratiche • Adempimenti e informazioni per l’applicazione del sistema di autocontrollo H.A.C.C.P.: n. 6 check up svolti presso le aziende interessate; n. 2 giornate in aula per 20 allievi; completamento del check up con applicazioni pratiche
LE ATTIVITÀ DI ANIMAZIONE TERRITORIALE 11 ottobre 2004 Castello Candriano - Torella dei Lombardi Presentazione “MASTER OF FOOD” - Slow Food® Partecipanti: 70 (ristoratori iscritti al Master, rappresentanti comuni e associazioni) Organizzazione: GAL – A.G.I.Re., Slow Food 12 ottobre 2004 Castello Candriano - Torella dei Lombardi Presentazione Progetto “Bandiere Arancioni” Partecipanti 40 (amministratori locali, giornalisti, tecnici) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., Centro Studi T.C.I. 7 dicembre 2004 Sala Conferenze I.I.S. Calitri (AV) Convegno “Energia, acqua e rifiuti.” Partecipanti: 200 (studenti, docenti, amministratori locali) Organizzazione: GAL – Legambiente Campania 8 dicembre 2004 Caffè Letterario / Castello Ducale, Bisaccia Incontro di concertazione territoriale Recital d’autore della Compagnia del Sancarluccio “Rocco Scotellaro e i poeti del sud” Partecipanti incontro di concertazione: 40 (amministratori comunali e C.M., responsabili PIT, PIR altri progetti) recital: 100 (musicisti, poeti, scrittori, giornalisti, appassionati, provenienti da Irpinia e Puglia) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., operatori Caffè Letterario, Centro documentazione poesia del Sud 9 dicembre 2004 Castello Candriano - Torella dei Lombardi Convegno “Tutela e valorizzazione del fiume Ofanto” Partecipanti: 60 (amministratori locali, tecnici, esperti) Organizzazione: GAL – Legambiente Campania
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11 dicembre 2004 Edificio Scolastico - Scampitella Presentazione del P.S.L.:”Terre d’Irpinia - Villaggi delle Fonti” Partecipanti: 150 (rappresentanti istituzioni locali, provinciali, regionali, associazioni di categoria) Organizzazione: GAL 12 dicembre 2004 Cairano - Conza della Campania Visita guidata ai luoghi del film “La donnaccia” e proiezione del film
Partecipanti: 300 (cittadini dell’area) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., Pro Loco Cairano 11 - 12 marzo 2005 Carcere Borbonico – Avellino Spazio espositivo dedicato alle produzioni artistico-artigianali dell’area del P.S.L. Visitatori: 1000 (cittadini della Provincia di Avellino) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., Confartigianato 14 al 20 marzo 2005 Città della Scienza, Napoli XV Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica Spazio espositivo dedicato alle produzioni artistico-artigianali dell’area del P.S.L. Visitatori: 3.000 (cittadini della Regione Campania) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., Confartigianato 9-10-11 aprile 2005 Castello Candriano - Torella dei Lombardi “Il castello e la valle” L’artigianato artistico e tradizionale, le produzioni agro-alimentari di pregio Partecipanti - convegno: 100 (amministratori locali, giornalisti, tecnici) - laboratorio del gusto: 20 (giornalisti) - degustazione guidata: 300 (cittadini dei comuni dell’area) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. Confartigianato, Slow Food, ANFOSC, Pro Loco Candriano 25 maggio 2005 • Caffè Letterario / Castello Ducale, Bisaccia Incontro Conviviale: “Sviluppo locale, le buone prassi” • Largo Tribuni, Lacedonia Concerto di Enzo Avitabile & Bottari “Salvamm’ ‘o munno”
Partecipanti - Incontro conviviale: 150 (esperti, rappresentanti delle associazioni di categoria e culturale dell’area, amministrazioni locali e proviciali, AdG Campania, Inea, esperti nazionali ed europei) - Concerto: 1.500 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. ANFOSC, Associazione Caffè Letterario 15 ottobre 2005 Via Del Re n. 15, Calitri “Metti una sera in Via Del Re” Architettura e arte per l’inaugurazione di una caverna
Architetture di Simon Ungers Sculture di Fulvio Moscaritolo Musica – Degustazione guidata Partecipanti: 180 (esperti, appassionati di architettura, artisti, studenti, produttori e amministratori locali) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., CALCES (Associazione per la valorizzazione del centro storico) 23 ottobre 2005 Centro Sociale, Lioni 3° Concorso nazionale di organetto – Mercatino del gusto e dell’artigianato “I luoghi, le produzioni, i suoni della tradizione” Partecipanti: 1.000 (suonatori di organetto e familiari, appassionati, cittadini dell’area) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., F.M.B. Associazione dell’organetto, CIA, Confartigianato, Pro Loco 27 ottobre 2005 Palazzo Vescovile Nusco Progetto “Bandiera Arancione”: Convegno nazionale su centri storici minori e consegna ufficiale dei “Piani di Miglioramento” ai Sindaci dei 12 Comuni Candidati alla Bandiera Arancione Partecipanti: 200 (esperti T.C.I., amministratori locali, AdG Campania, rappresentanti nazionali delle associazioni di categoria, artigiani, studenti ecc.) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., Centro Studi T.C.I., CIA e Confartigianato nazionale 23 novembre 2005 Multisala Cinema Nuovo, Lioni 25° anniversario del terremoto in Irpinia Mostra sui Centri Storici d’Irpinia nell’ambito dell’Evento organizzato dalla Regione Campania Visitatori: 1.800 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia
17 dicembre 2005 Centro Sociale, Vallesaccarda “Ex olivis - La qualita’ per il mercato” Le Produzioni di nicchia degli oli extravergini di oliva a Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.)” Convegno, esposizione e degustazioni Organizzazione: GAL, Associazione ELAION e SLOW FOOD Campania Partecipanti: 200 (produttori, esperti associazioni di categoria, amministratori locali) 14 gennaio 2006 L’Irpinia come set cinematografico - “Documentando” La Terra, I Luoghi, I Sapori Presentazione, nell’ambito dell’evento “La notte dei Falò”, degli audiovisivi prodotti da Mediaterre Film Commision con proiezioni, incontri, mostra dell’artigianato artistico e delle produzioni agroalimentari Palazzo Vescovile, Nusco Visitatori: 800 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. / MediaTerre Film Commission 20 gennaio 2006 Convegno: Alta Irpinia - Territorio e sviluppo locale Morra De Sanctis, Biblioteca Comunale Scuola Media “Aldo Moro” Partecipanti: 200 (rappresenti amministrazioni locali, provinciali, regionali, associazioni di categoria e del volontariato, docenti, esperti, ecc.) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia 27 gennaio 2006 Convegno di presentazione dello studio: “La filiera castanicola nell’area verde irpinia” Montella, Ristorante Zia Carmela Partecipanti: 200 (produttori, esperti associazioni di categoria, amministratori locali) Organizzazione: GAL, Federazione Provinciale Coltivatori Diretti 28-31 gennaio 2006 Animazione e divulgazione dei risultati degli studi sulla filiera lattiero casearia Calitri - 28 gennaio 2006 Montella - 30 gennaio 2006 Bagnoli irpino - 31 gennaio 2006 Partecipanti: 180 (produttori, allevatori, ristoratori, esperti associazioni di categoria, amministratori locali) Organizzazione: GAL, ANFOSC, CIA 20 - 21 maggio 2006 Le arti tra passato e presente “Un viaggio nei luoghi, nel cinema e nelle tradizioni” Rassegna cinematografica, esposizione fotografica, artigianato artistico in mostra
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TREVICO, Palazzo Scola Visitatori: 700 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. / MediaTerre Film Commission, Confartigianato 21 giugno 2006 “LA SCASATA” Percorsi di storia, cultura, e produzioni ….bovini podolici” Convegno, visite e degustazioni guidate, laboratori del gusto Montella, altopiano di Verteglia Partecipanti: 400 (allevatori, rappresentanti di associazioni di categoria e degli enti locali e regionali) Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., CIA – CIPA AT 22 giugno 2006 Partecipazione all’evento “Sapori e tradizioni artigiane dei G.A.L. della Campania” Degustazione guidata di prodotti podolici, esposizione dell’artigianato artistico, proiezione di audiovisivi Napoli, Villa Doria D’Angri Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. / MediaTerre Film Commission, Confartigianato 19 - 23 luglio 2006 Partecipazione all’evento “GERMOGLI”, organizzato dalla Regione Campania Allestimento e gestione stand espositivo NAPOLI, Mostra d’Oltremare Visitatori stand: 2500 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. / MediaTerre Film Commission, Confartigianato 15 - 29 settembre 2006 Le settimane della Cultura Ungherese in Alta Irpinia – Artigianato a confronto Convegno ed esposizione dell’artigianato artistico ungherese ed irpino Sant’Angelo dei Lombardi, Abbazia del Goleto Visitatori: 1.800 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., amministrazioni comunali di Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Nusco, Torella dei Lombardi, Confartigianato Avellino, Consorzio Servizi Sociali Alta Irpinia di Lioni, Associazione Culturale Ungherese della Campania e Consolato della Repubblica di Ungheria in Napoli 6-7-8 ottobre 2006 Partecipazione alla Borsa Verde dei Territori Rurali Vallo della Lucania (SA) - Fiere di Vallo Esposizioni, convegni, proiezioni, laboratori Partecipanti alle attività: 400 Visitatori: 3.000 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. / MediaTerre Film Commission, Confartigianato 16 dicembre 2006 Inaugurazione Ufficio Turistico di Calitri (AV)
Via P. Berrilli, Calitri Partecipanti: 150 Organizzazione: GAL – A.G.I.Re., Comune di Calitri 13 gennaio 2007 Evento inaugurale della ‘Vetrina del Territorio’ e presentazione della ‘Degusteria’ Apertura della edizione 2007 della Notte dei Falò con: • Teatro tra storia e leggenda, streghe e ianare (Brani tratti da “Strea” di Tullia Bartolini – Voce narrante Silvana Giordano) • Presentazioni gastronomiche dello chef Antonio Pisaniello (La locanda di Bu) • Laboratori dell’artigianato artistico • Performance del gruppo “Allargate ò chirchio” Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. / MediaTerre Film Commission 18 febbraio 2007 Evento inaugurale del ‘Museo etno-musicale’ e presentazione della ‘Degusteria ELMI’ Apertura delle manifestazioni del Carnevale montemaranese con la presentazione del progetto di residenza artistica – Mediaterrae Vol 1 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re. / MediaTerre Film Commission / Rete delle competenze creative 25 aprile 2007 “Treni d’Irpinia” Spazi rurali: suoni, colori, saperi e sapori lungo la ferrovia Avellino - Rocchetta Sant’Antonio • Nusco: visita al Centro Storico, alla Vetrina del territorio e degustazione di dolci • Lioni: Visita al Museo della Ferrovia e al Mercatino del gusto e del fare; degustazione di prodotti podolici con prova di caseificazione; consegna del “Master of Food” e dimostrazioni di cucina tradizionale organizzate dai ristoratori premiati che hanno frequentato il ciclo completo del Master Partecipanti: 180 (Viaggiatori/consumatori).oltre 1.000 cittadini e operatori economici dell’area Organizzazione: Regione Campania, STAPA CePICA AV, Se.SIRCA, GAL - A.G.I.Re., Consulta delle associazioni, C.M. Alta Irpinia, Comune di Lioni, Federconsumatori,, Confartigianato, CIA, Slow Food 5 maggio 2007 Partecipazione all’evento di presentazione CASTELLI DI PACE Allestimento di spazi espositivi su Centri Storici, Artigianato Artistico e Produzioni EnoGastronomiche Partecipanti: 400 Organizzazione: Legambiente e ACLI, GAL A.G.I.Re MediaTerre Film Commission, Confartigianato
12 maggio 2007 Inaugurazione dell’Ufficio Turistico (Parco archeologico) Via Largo Croce - Conza della Campania Esposizione produzioni artigianale ed agroalimentari Partecipanti: 200 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re., Coldiretti, Comune di Conza della Campania 26 maggio 2007 “Treni d’Irpinia” Spazi rurali: suoni, colori, saperi e sapori lungo la ferrovia Avellino - Rocchetta Sant’Antonio • Taurasi: visita al Centro Storico, alle cantine con degustazione del Taurasi e pausa-pranzo presso Antica Hirpinia • Lapio: visita alle cantine del Fiano e del Greco di Tufo Partecipanti: 180 (viaggiatori/consumatori) Organizzazione: Regione Campania, STAPA CePICA AV, Se.SIRCA, GAL - A.G.I.Re., C.M. Terminio Cervialto, Comune di Taurasi, Federconsumatori 7 e 8 giugno 2007 “I comuni dell’entroterra campano” • Mostra sui centri storici dei comuni candidati alla bandiera arancione • Visite guidate incontri di lettura e musica nel centro storico di Calitri • Accoglienza dei partecipanti al Comitato di sorveglianza Leader PLUS 23 giugno 2007 “Treni d’Irpinia” Spazi rurali: suoni, colori, saperi e sapori lungo la ferrovia Avellino - Rocchetta Sant’Antonio • Bagnoli Irpino: Visita al Centro Storico, prova dimostrativa della ricerca al Tartufo • Montella: Pranzo presso gli agriturismi, visita alle aziende agricole “Sapori di Campania”, al Convento e al Museo di San Francesco a Folloni, passeggiata sull’altopiano di Verteglia Partecipanti: 180 (viaggiatori/consumatori) Organizzazione: Regione Campania, STAPA CePICA AV, Se.SIRCA, GAL - A.G.I.Re., C.M. Terminio Cervialto, Comuni di Bagnoli Irpino e Montella, Federconsumatori 21 luglio 2007 Evento inaugurale della Degusteria - Vetrina del Territorio Sant’Angelo dei Lombardi Festa in piazza e degustazioni guidate di prodotti locali Partecipanti all’inaugurazione: 600 Convegno: “L’approccio Leader nelle politiche di sviluppo locale Il ruolo dei piccoli comuni nella costruzione di reti nelle aree rurali”
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Partecipanti al convegno: 80 Organizzazione: GAL - A.G.I.Re, Circolo ACLI Millennium, Comune di Sant’Angelo dei Lombardi 3 - 4 - 5 agosto Festival per la Pace e la Sostenibilità: “IRPINIA 07 - CASTELLI DI PACE ” PICCOLI COMUNI - GRANDE IRPINIA Partecipazione all’evento CASTELLI DI PACE: attività di animazione e promozione territoriale con documentazione audio-video dell’evento Partecipanti: 1.000 Organizzazione: Legambiente e ACLI – GAL A.G.I.Re MediaTerre Film Commission 7 agosto 2007 LA SCASATA seconda edizione Percorsi di cultura, natura, turismo e produzione Convento di San Francesco a Folloni MONTELLA (AV) • Convegno: “Allevamenti Podolici in Campania – Vincoli ed opportunità di sviluppo per produzioni di pregio” • Prova di caseificazione e degustazione di prodotti podolici Partecipanti: 350 Organizzazione: GAL – A.G.I.Re, Slow Food (Terminio Cervialto – San Francesco), C.I.A., SoundAbbast, ANFOSC 9 agosto 2007 TRANSUMANZ 07 Dall’Altopiano di Verteglia alle Serre di Lacedonia Percorsi di arte, cultura, natura e produzioni Lacedonia (AV) • Convegno: “L’approccio Leader nelle politiche di Sviluppo Rurale” (partecipanti: 80) • Esposizione e degustazioni guidate • Proiezioni • Prova di caseificazione • Festival di arti e musiche di improvvisazione Partecipanti:1200 Organizzazione: GAL – A.G.I.Re, Slow Food (Terminio Cervialto – San Francesco), C.I.A., SoundAbbast, ANFOSC, Confartigianato, Comune di Lacedonia e Comunità Montana Alta Irpinia 15 settembre 2007 “Treni d’Irpinia” Spazi rurali: suoni, colori, saperi e sapori lungo la ferrovia Avellino - Rocchetta Sant’Antonio • Conza della Campania: Visita al Parco Archeologico di Compsa, aperitivo presso l’Ufficio Turistico • Calitri: ristoro presso la Comunità Montana Alta Irpinia, visita al Centro Storico, alle grotte di stagionatura e ai laboratori della ceramica calitrana
Partecipanti: 180 (consumatori della Campania) Organizzazione: Regione Campania, STAPA CePICA AV, Se.SIRCA, GAL - A.G.I.Re. , Uffici Turistici, C.M. Alta Irpinia, Comuni di Conza della Campania e Calitri, Federconsumatori e Coldiretti
LE PUBBLICAZIONI
6 ottobre 2007 Inaugurazione Ufficio Turistico Piazza Duomo - Bisaccia Partecipanti: 150 Organizzazione: GAL – A.G.I.Re., Comune di Bisaccia e Associazione Culturale Caffè Letterario
Il recupero dell’architettura e del paesaggio in Irpinia Manuale delle tecniche d’intervento Pubblicazione e presentazione a cura di Accanto S.r.l. (anno 2005)
20 ottobre 2007 “Treni d’Irpinia” Spazi rurali: suoni, colori, saperi e sapori lungo la ferrovia Avellino - Rocchetta Sant’Antonio • Montemarano: visita ai vigneti e alle cantine dell’Aglianico di Montemarano e Castelfranci e ai Musei Etnomusicale e dei Paramenti Sacri, ristoro presso gli agriturismi • Volturara Irpina: escursione all’inghiottitoio della “Bocca del Dragone” e visita al museo Etnografico Partecipanti: 180 (viaggiatori/consumatori) Organizzazione: Regione Campania, STAPA CePICA AV, Se.SIRCA, GAL - A.G.I.Re., C.M. Terminio Cervialto, Comuni di Montemarano e Volturara Irpina (AV)
Energie alternative e rinnovabili Acqua bene comune dell’ Umanità. Rifiuti: da problema a risorsa Pubblicazione e presentazione a cura di Legambiente Campania (anno 2005)
La filiera dei prodotti frutticoli tradizionali Sintesi dei risultati dello studio Università degli Studi della Basilicata DITEC Pubblicazione e presentazione a cura di Ettore Bove (anno 2005) Percorsi di turismo sostenibile per la valorizzazione integrata delle risorse locali Sintesi dei risultati dello studio Individuazione di un modello di gestione delle risorse ambientali, culturali, produttive e dei servizi turistici Pubblicazione e presentazione a cura di PlanSud S.r.l. (anno 2005) La filiera castanicola e l’integrazione intersettoriale tra produttori Sintesi dei risultati dello studio Pubblicazione e presentazione a cura della Federazione Provinciale Coltivatori Diretti (anno 2005) Aglio dell’Ufita I risultati dello studio per il riconoscimento dell’Aglio dell’Ufita Pubblicazione e presentazione a cura di ACLITERRA e Centro Sperimentale per l’Orticoltura (anno 2005) EMAS E PMI Vademecum per l’applicazione del sistema di gestione ambientale nelle PMI Sintesi dei risultati dello studio Pubblicazione e presentazione a cura di SERAPIS S.r.l. (anno 2005) Valorizzazione dei formaggi (pecorini bagnolese e carmasciano, caciocavallo podolico) Specifiche tecniche di produzione e liste di controllo Sintesi dei risultati dello studio Pubblicazione e presentazione a cura di CIPA AT - CIA Avellino (anno 2005)
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Il fiume Ofanto: • la guida • la mappa dei sentieri • la mappa delle acque • l’opuscolo informativo su pozzi, fontane, sorgenti e sentieri Pubblicazioni a cura del GAL CILSI e di LEAGAMBIENTE Campania (anno 2006) Formaggi LEADER in Irpinia il caciocavallo Podolico, il Carmasciano, il Bagnolese Pubblicazione e presentazione a cura di ANFOSC e CIPA AT –CIA Avellino (anno 2006) Catalogo dell’artigianato artistico in Irpinia Pubblicazione a cura di Confartigianato Avellino (2007-2008) Guida ai sentieri del gusto e del fare Pubblicazione a cura del GAL CILSI / A.G.I.Re (2007 – 2008)
LE PRODUZIONI AUDIO VIDEO Carmasciano una terra un sapore - Viaggio nella Valle d’Ansanto Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Distribuzione su supporto dvd Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2005) Taurasi - La terra, l’uomo, il vino Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Distribuzione su supporto dvd Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2005) Ofanto - Un viaggio dalle sorgenti alla foce Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission in collaborazione con Legambiente Campania Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2005) Bisaccia – Lacedonia: narratori e cannaroni Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2005) Viaggio in Alta Irpinia: un itinerario culturale Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2005) Un viaggio elettorale Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2006) Francesco degl’Irpini Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2006)
Il trombettiere, di David Riondino Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2006) Sapori d’Irpinia Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2006) Percorsi di turismo, cultura e ambiente Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Distribuzione su supporto dvd Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2006 - 2007) Le mani sulla schiena - Laboratorio per la realizzazione di videoclip Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Distribuzione su supporto dvd Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2007) Mediaterrae vol.1 - Irpinia electronic landscape Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Distribuzione su supporto dvd Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2007) Treni di frontiera- Storie e suggestioni lungo la ferrovia Avellino – Rocchetta S. Antonio Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Distribuzione su supporto dvd Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2008)
Il grande dimenticato Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2006) La donnaccia (1963) - Digitalizzazione del film di Silvio Siano Produzione GAL CILSI - Mediaterre Film Commission Pubblicazione on-line www.mediaterre.it (anno 2006)
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GLI INTERVENTI MATERIALI Modalità di affidamento: bando pubblico Interventi nelle imprese locali, finalizzati agli adeguamenti e alla sperimentazione delle innovazioni, realizzati a valle degli studi di filiera nei settori agroalimentari obiettivo del PSL. 1)Beneficiario: Gruppo D&D, di Di Cecca Luigi e Di Roma Giovanni – Calitri, Via G. Tozzoli n. 97 Descrizione: Adeguamento di una grotta per la sperimentazione di processi di affinatura e stagionatura di formaggi, con metodo tradizionale. Periodo di attuazione: anno 2005 2)Beneficiario: D’Apolito Letizia – Sant’Angelo dei Lombardi, C.da Montanaldo Descrizione: Adeguamento locali e installazione di attrezzature per la stagionatura dei formaggi. Periodo di attuazione: anno 2005 3)Beneficiario: Ciccarella Gerardo Domenico – Bisaccia, C/da Serro Pignataro Descrizione: Adeguamento locali alle norme igienico-sanitarie e acquisto attrezzature per la lavorazione del latte all’interno del minicaseificio aziendale. Periodo di attuazione: anno 2005 4)Beneficiario: Ricciardi Rosa – Torella dei Lombardi Descrizione: Acquisto attrezzature per la lavorazione e la trasformazione del latte all’interno del minicaseificio aziendale. Periodo di attuazione: anno 2005 Interventi di sperimentazione, finalizzati all’integrazione ed al rafforzamento del sistema di servizi reali ai produttori del settore agroalimentare. Modalità di affidamento: bando pubblico 1)Beneficiario: Protano Lucia – Calitri, Via Concezione n° 19 - 23 Descrizione: Adeguamento di due grotte ed installazione impianti e attrezzature, per la maturazione e conservazione di prodotti agricoli e/o trasformati con particolare riferimento ad insaccati e formaggi lavorati con metodo tradizionale. Periodo di attuazione: anno 2007
Creazione/adeguamento di strutture destinate ad ospitare spazi espositivi e punti vendita per la valorizzazione del territorio e delle sue risorse 1)Beneficiario: “Duesse Imbottiti” di Scotece Romano - Morra de Sanctis, Via Ofantina Descrizione: Progettazione e adeguamento di spazi per l’esposizione di poltrone e divani realizzati con tecniche artigianali. Periodo di attuazione: anno 2005 2)Beneficiario: “Terra Leonum” di Zarrella Marisa – Lioni, Via S. Antonio n° 64 Descrizione: Adeguamento dei locali e degli impianti per la produzione e l’esposizione di ceramiche artistiche. Periodo di attuazione: anno 2005 3)Beneficiario: “A Due Glass” di Annicchiarico Antonio – Mirabella Eclano, via Pezza del Carro Descrizione: Acquisto attrezzature e adeguamento dei locali per l’allestimento di spazi espositivi di prodotti in vetro lavorato con tecniche artistico-artigianali. Periodo di attuazione: anno 2005 4)Beneficiario: “La Locanda di BU” di Antonio Pisaniello – Nusco, Vico dello Spagnuolo Descrizione: Ampliamento e ammodernamento dei locali per la promozione dei prodotti tipici dell’area e della cucina tipica irpina. L’intervento è strettamente legato a quello relativo alla vetrina del territorio di Nusco. Periodo di attuazione: anno 2005/2006 5)Beneficiario: Elmi srl – Montemarano, C.da Chianzano Descrizione: Ristrutturazione, adeguamento degli impianti tecnologici, acquisto di nuovi arredi e stoviglie per la promozione di prodotti enogastronomici di pregio dell’area Leader. L’intervento è strettamente legato a quello relativo alla vetrina del territorio di Montemarano. Periodo di attuazione: anno 2005/2006 6)Beneficiario: Circolo ACLI Millennium – Sant’Angelo dei Lombardi, Piazza Umberto I Descrizione: Adeguamento degli impianti tecnologici, acquisto di nuovi arredi e stoviglie per la promozione di prodotti enogastronomici della tradizione irpina, anche attraverso l’organizzazione di manifestazioni ed incontri tematici. L’intervento è strettamente connesso a quello realizzato dal Comune di Sant’Angelo dei Lombardi relativo alla vetrina del territorio. La degusteria è ubicata nel centro storico di Sant’Angelo dei Lombardi all’interno dei locali, di proprietà del comune, che ospitano la vetrina. Periodo di attuazione: anno 2005/2006
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Adeguamenti nelle imprese e nei laboratori per il miglioramento della qualità e della sostenibilità ambientale di prodotti, servizi e processi con particolare riferimento alle indicazioni contenute negli studi realizzati nell’ambito del PSL (sicurezza, qualità e sostenibilità). 1) Beneficiario: “La Forgia” di Colicchio Antonio – Vallata, Via Umberto I Descrizione: Installazione di impianti tecnologici per l’adeguamento del laboratorio del ferro battuto alle nuove normative in materia di sicurezza Periodo di attuazione: anno 2007 2) Beneficiario: “Fornaci Brancaterra” di Branca Gaetano – Carife, C.da Ciaruolo n° 19 Descrizione: Ampliamento locali e adeguamento del laboratorio agli standard minimi di sicurezza ed eco-sostenibilità, per la produzione di manufatti in terracotta Periodo di attuazione: anno 2007 3) Beneficiario: “Tecnoteta”di Teta Pasquale – Torella dei Lombardi, C.da Pianomarotta Descrizione: Acquisto e installazione di attrezzature per l’adeguamento agli standard minini di sicurezza, qualità ed eco-sostenibilità del laboratorio per la lavorazione del legno (infissi, arredi, scale e ringhiere) Periodo di attuazione: anno 2007 4) Beneficiario: Melillo Luigi – Bisaccia, Via Pilone n° 10 Descrizione: Acquisto e installazione attrezzature per l’adeguamento agli standard minimi di sicurezza del laboratorio per la lavorazione artistica della pietra. Periodo di attuazione: anno 2007 5) Beneficiario: Passaro Daniele – Montella, Via Verteglia Descrizione: Adeguamento impianto elettrico agli standard minimi di sicurezza del laboratorio per l’intaglio del legno Periodo di attuazione: anno 2007 6) Beneficiario: Verdi Fattorie srl – Sant’Angelo all’Esca, C.da Piergolo Descrizione: Ristrutturazione, adeguamento locali ed acquisto attrezzature per la trasformazione di prodotti da asporto della tradizione locale (taralli, biscotti, pizze, etc…) Periodo di attuazione: anno 2007
7) Beneficiario: Perrotta Gigliola – Montella, C.da Baruso Descrizione: Acquisto e installazione attrezzature per il completamento del laboratorio di trasformazione della castagna di Montella IGP, con l’introduzione di processi innovativi nel ciclo di trasformazione e confezionamento di derivati della castagna Periodo di attuazione: anno 2007 Interventi di ristrutturazione di fabbricati espressione dell’architettura locale, ai fini di una loro utilizzazione nella valorizzazione delle risorse turistiche e culturali dell’area. Incentivi allo sviluppo dell’offerta di servizi complementari collegati al sistema dell’offerta turistica. Valorizzazione di siti di particolare interesse ambientale. 1) Beneficiario: Comune di Bisaccia – Piazza Duomo Soggetto Gestore: Associazione Caffè Letterario Francesco De Sanctis Descrizione: Adeguamento locali, allestimento spazi espositivi, installazione attrezzature e arredi per la realizzazione dell’ufficio turistico Periodo di attuazione: anno 2005/2006 2) Beneficiario: Comune di Calitri – Via P. Berrilli Soggetto Gestore: Associazione Pro Loco Descrizione: Adeguamento locali, allestimento spazi espositivi, installazione attrezzature e arredi per la realizzazione dell’ufficio turistico Periodo di attuazione: anno 2005/2006 3) Beneficiario: Comune di Conza della Campania – Via Largo Croce, Parco Archeologico Soggetto Gestore: Associazione Anima Compsae Descrizione: Adeguamento locali, allestimento spazi espositivi, installazione attrezzature e arredi per la realizzazione dell’ufficio turistico Periodo di attuazione: anno 2005/2006
4) Beneficiario: Comune di Montemarano – Via San Francesco Soggetto Gestore: Associazione Culturale Hyrpus Doctus Descrizione: Adeguamento locali, allestimento spazi espositivi, installazione attrezzature e arredi per la realizzazione della vetrina del territorio – Museo Etnomusicale Celestino Coscia e Antonio Bocchino. L’intervento è strettamente legato a quello relativo alla degusteria “Elmi srl” Periodo di attuazione: anno 2005/2006 5) Beneficiario: Comune di Nusco – Piazza Municipio Soggetto Gestore: Associazione Artigianale e Culturale Nusco Arte Descrizione: Adeguamento locali, allestimento spazi espositivi, installazione attrezzature e arredi per la realizzazione della vetrina del territorio. L’intervento è strettamente legato a quello relativo alla degusteria “La Locanda di Bu” Periodo di attuazione: anno 2005/2006 6) Beneficiario: Comune di Sant’Angelo dei Lombardi – Piazza Umberto I Soggetto Gestore: Circolo ACLI Millennium Descrizione: Adeguamento locali, allestimento spazi espositivi, installazione attrezzature e arredi per la realizzazione della vetrina del territorio. L’intervento è strettamente legato a quello relativo alla degusteria “Circolo ACLI Millennium” Periodo di attuazione: anno 2005/2006 7) Beneficiario: “Il Sambuco srl” Via G. Tozzoli /Corso Garibaldi, Calitri Descrizione: Adeguamento locali e acquisto attrezzature per la realizzazione di un punto di promozione e degustazione dei prodotti tipici dell’area e della cucina tipica irpina. L’azione è integrata con la realizzazione di un centro territoriale di servizi turistici Periodo di attuazione: anno 2007-2008 8) Beneficiario: Comune di Calitri – Località Lago delle Canne (SIC bosco di Zampaglione) Soggetto Gestore: Circolo Legambiente Descrizione: Adeguamento locali, acquisto attrezzature e arredi per la realizzazione di un Centro di Educazione Ambientale Periodo di attuazione: anno 2005/2006
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“Sportello per l’Imprenditoria sostenibile” Area Terminio Cervialto / UFITA Lo sportello ha svolto una funzione importante, sia nell’attuazione del PSL sia come strumento integrativo e complementare al P.O.R. Campania, con particolare riferimento allo sviluppo delle competenze, del potenziale umano, della imprenditorialità, offrendo servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale. L’attività dello sportello presenta evidenti caratteristiche di trasversalità rispetto all’intero programma regionale e, di conseguenza, rispetto al PSL che attinge in particolare alle tipologie riferite alla formazione attraverso l’organizzazione di incontri e seminari, all’accompagnamento attraverso l’elaborazione e la presentazione di progetti aziendali nel settore dell’agricoltura e delle PMI. L’intervento, affidato all’ATI Coldiretti – CNA di Avellino, ha permesso l’attivazione ed il funzionamento di due sportelli di informazione, consulenza e progettazione presso le sedi della Federazione Coltivatori Diretti, ubicati nei comuni di Montella (area Terminio Cervialto) e Vallata (area UFITA), attraverso attività di front-office, di formazione ed animazione, di assistenza tecnica rivolta alle imprese dell’area. I risultati dell’attività svolta dallo sportello, in circa tre anni nei territori di riferimento, è di seguito sintetizzata per anno e per obiettivi raggiunti. Anno 2005 • Progettazione e organizzazione di 10 Seminari formativi con diffusione di opuscoli tematici • Imprese partecipanti: 372 • Rilevazione dei fabbisogni delle imprese locali: compilazione di 240 schede di primo contatto • Monitoraggio, valutazione e verifiche sul campo Anno 2006 • Progettazione e organizzazione di 16 seminari formativi – produzione e diffusione di opuscoli tematici • Imprese partecipanti: 470 • Rilevazione dei fabbisogni delle imprese locali: compilazione di 131 schede di primo contatto • Monitoraggio, valutazione e verifiche sul campo Anno 2007 • Progettazione e organizzazione di 6 seminari formativi – produzione e diffusione di opuscoli tematici • Imprese partecipanti: 121 • Attività di consulenza specialistica e di accompagnamento per 97 imprese • Completamento pratiche per la concessione di finanziamenti per 21 aziende operanti nei settori dell’artigianato e del commercio • Cura degli adempimenti relativi all’erogazione
di contributi concessi a 3 imprese • Perfezionamento di ulteriori 12 procedure nel settore agricolo Per alcuni progetti, presentati nell’anno 2007, sono in corso di erogazione i contributi e per le restanti pratiche si è in attesa della conclusione della fase istruttoria.
4) La normativa inerente la sicurezza sul lavoro e la “Privacy” in ambito agricolo • 25 luglio, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 30 • 27 luglio, Montella (AV) - aziende partecipanti: 17
Periodo: maggio 2007 11) La Legge Finanziaria 2007: disposizioni di interesse agricolo • 7 maggio, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 25 • 8 maggio, Montella (AV) - aziende partecipanti: 20
Di seguito si riportano gli elenchi delle attività seminariali e delle pubblicazioni prodotte e distribuite alle imprese, nel corso delle attività di formazione e presso gli sportelli di Montella e di Vallata.
5) Gli obblighi relativi al “Primo Soccorso” nei luoghi di lavoro • 13 settembre, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 28 • 15 settembre, Montella (AV) - aziende partecipanti: 25
12) I centri commerciali naturali • 9 maggio, Montella (AV) - aziende partecipanti: 21 • 10 maggio, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 18
I
SEMINARI ORGANIZZATI NELL’AMBITO DELLE AZIONI DI
FORMAZIONE PROGRAMMATE
Periodo: ottobre 2005 1) Gli elementi innovativi di gestione delle aziende agricole introdotti con la nuova Politica Agricola Comune (generale e settoriale) • 14 ottobre, Zungoli (AV) – aziende partecipanti: 42 • 17 ottobre, Flumeri (AV) - aziende partecipanti: 108 • 22 ottobre, Montemarano (AV) - aziende partecipanti: 23 • 24 ottobre, Montella (AV) - aziende partecipanti: 23 • 25 ottobre, Senerchia (AV) - aziende partecipanti: 41 • 27 ottobre, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 32
2) Gli strumenti di agevolazione alle imprese e le politiche di marketing delle PMI • 19 ottobre, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 47 • 26 ottobre, Flumeri (AV) - aziende partecipanti: 29 • 29 ottobre, Montemarano (AV) - aziende partecipanti: 14 • 31 ottobre, Montella (AV) - aziende partecipanti: 9 Periodo: luglio – ottobre 2006 3) Le fonti di energia rinnovabile: una sfida “sostenibile” • 18 luglio, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 32 • 20 luglio, Montella (AV) - aziende partecipanti: 16
6) La gestione rifiuti per le imprese • 19 settembre, Flumeri (AV) - aziende partecipanti: 36 • 21 settembre, Montella (AV) - aziende partecipanti: 18 7) L’etichettatura e la rintracciabilità dei prodotti alimentari • 26 settembre, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 46 • 28 settembre, Montella (AV) - aziende partecipanti: 27 8) La nuova disciplina agrituristica • 10 ottobre, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 34 • 12 ottobre, Montella (AV) - aziende partecipanti: 21 9) La Condizionalità per una agricoltura in sintonia con la natura • 17 ottobre, Flumeri (AV) - aziende partecipanti: 63 • 19 ottobre, Montella (AV) - aziende partecipanti: 14 10) La “sicurezza” e la lotta all’estorsione come condizioni per lo sviluppo delle aziende commerciali • 24 ottobre, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 43 • 19 ottobre, Montella (AV) - aziende partecipanti: 17
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13) Gli interventi per la promozione delle energie rinnovabili in adesione al Protocollo di Kyoto • 11 maggio, Vallata (AV) - aziende partecipanti: 22 • 14 maggio, Montella (AV) - aziende partecipanti: 16 GLI
OPUSCOLI DIVULGATIVI
PRODOTTI E DISTRIBUITI ALLE IMPRESE
1) Il primo soccorso 2) Sicurezza sul lavoro e privacy in ambito agricolo 3) L’etichettatura e la rintracciabilità dei prodotti alimentari 4) Gestione rifiuti speciali 5) La condizionalità per una agricoltura in sintonia con la natura 6) Le fonti di energia rinnovabile 7) Gli interventi per la promozione delle energie rinnovabili 8) Gli elementi innovativi di gestione delle aziende agricole 9) I nuovi sistemi di gestione della qualità 10) I sistemi di gestione ambientale 11) I sistemi di rintracciabilità dei prodotti 12) Il regime della condizionalità 13) Gli strumenti di agevolazione delle imprese 14) Legge Finanziaria 2007 15) I centri commerciali naturali 16) La sicurezza e la lotta all’estorsione 17) La nuova disciplina agrituristica
A.G.I.Re. Agenzia per la Gestione e l’Implementazione di Reti in Alta Irpinia
Il FUNZIONAMENTO E LA GESTIONE DEL GAL
L’altro strumento di animazione territoriale, attivato nell’ambito del PSL, è A.G.I.Re. il cui funzionamento è stato affidato al GAL CILSI (soggetto mandante dell’ATI GAL Verde Irpinia). Delle attività e del metodo di lavoro dell’Agenzia, che ha sede presso il Castello di Torella dei Lombardi (AV), si è parlato diffusamente in questa pubblicazione. Gli operatori e gli esperti impegnati nel lavoro di animazione territoriale, le reti relazionali e i nodi di riferimento (Uffici turistici, sedi di coordinamento, laboratori attrezzati) rappresentano un patrimonio sul quale progettare e costruire iniziative future, rilanciando l’approccio Leader a partire dall’utilizzo pieno dei nuovi strumenti della programmazione regionale, nazionale comunitaria.
Le funzioni programmatiche e decisionali dell’ATI GAL Verde Irpinia sono state garantite da un Comitato Esecutivo costituito dai tre consorzi, dalle Comunità Montane, dalle associazioni di categoria che, nella fase di costituzione dell’ATI, hanno affidato la Presidenza al legale rappresentante del soggetto mandatario. Il GAL si è dotato di una struttura tecnico-operativa con mansioni di “Ufficio di piano” che, raccogliendo le scelte programmatiche e le opzioni strategiche dell’ATI, ha curato l’attuazione delle azioni previste, predisponendo i progetti esecutivi del PSL e svolgendo le attività di indirizzo tecnico, di valutazione e di monitoraggio sull’attuazione degli interventi previsti. La struttura operativa dell’ATI è stata supportata, in particolare per l’attuazione del piano di comunicazione, dal gruppo di lavoro di A.G.I.Re., come previsto nella fase di elaborazione del PSL.
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LE IMMAGINI
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Calitri Caposele Casalbore • Montella (S. Francesco a Folloni) Bagnoli Irpino Cairano Cairano Conza della Campania Senerchia • Trevico Trevico Bagnoli Irpino (Altopiano del Laceno) Monteverde • Valle dell’Ufita Montella • Scampitella Bagnoli Irpino (Altopiano del Laceno) Bagnoli Irpino (Altopiano del Laceno) S. Angelo dei Lombardi (S. Guglielmo al Goleto) Conza della Campania Flumeri Conza della Campania Cairano Altopiano del Formicoso Conza della Campania Carife Nusco Bisaccia Monteverde Monteverde Conza della Campania Taurasi Calitri Conza della Campania Monteverde Luogosano • Calitri Taurasi • Luogosano Morra De Sanctis, “Viaggio Sentimentale” 2001 “Viaggio Sentimentale” 2001 Lioni, “Treni d’Irpinia” 2007 • Morra De Sanctis “Viaggio Sentimentale” 2001 • Lioni, “Treni d’Irpinia” 2007 Morra De Sanctis • Conza della Campania Cairano • Lioni, “Treni d’Irpinia” 2007 Lacedonia Casalbore Villanova del Battista • Ariano Irpino Montecalvo • Zungoli Tratto dell’Ofanto in Alta Irpinia Bisaccia • Torella dei Lombardi S. Angelo dei Lombardi • Monteverde Calitri • Conza della Campania Lioni Monteverde Morra De Sanctis Lioni • Tratto dell’Ofanto in Alta Irpinia
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PARTE I - IL TERRITORIO
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Morra De Sanctis Morra De Sanctis • S. Andrea di Conza S. Andrea di Conza • Morra de Sanctis Andretta • Morra De Sanctis Trevico Castel Baronia • S. Sossio Baronia Montella Calitri Calitri Lioni S. Angelo dei Lombardi (S. Guglielmo al Goleto) Aquilonia (Museo etnografico) S. Angelo dei Lombardi (S. Guglielmo al Goleto) Montella (S. Francesco a Folloni) Montemarano Calabritto • Senerchia Flumeri Valle d’Ansanto Calitri Valle dell’Ufita Lioni Morra de Sanctis Bisaccia Calitri Calitri • Rocca San Felice Bisaccia Morra De Sanctis Castelvetere • Vallata Lioni • S. Angelo all’Esca Bisaccia • S. Sossio Baronia Castelvetere Lapio • Lacedonia Savignano Irpino Lacedonia (Evento “Transumanz 1.0”) Cairano • Bisaccia Valle d’Ansanto • Montemarano Montella Cairano (1963, lavorazione del film “La donnaccia” - Foto Pro Loco Cairano) Frigento • Bagnoli Irpino (Altopiano del Laceno) Altopiano del Laceno 1967 (Domenico Rea e i fratelli Taviani) • Torella dei Lombardi 1997 (Ettore Scola e Camillo Marino, terzo e quarto da destra) Cairano (1963, lavorazione del film “La donnaccia”- Foto Pro Loco Cairano) Montemarano (Museo Etno-Musicale) • Avellino (Teatro Carlo Gesualdo) Avellino (Teatro Carlo Gesualdo) Avellino (Teatro Carlo Gesualdo) Avellino (Teatro Carlo Gesualdo)
Pag. 117: Avellino (Teatro Carlo Gesualdo) Pag. 118: Montemarano (Museo Etno-Musicale) Pag. 119: Montemarano Pag. 120: Montemarano Pag. 121: Montemarano (Museo Etno-Musicale) • Montemarano Pag. 122: Montemarano (Museo Etno-Musicale) Pag. 123: Montemarano (Museo Etno-Musicale) • Montemarano Pag. 124: Paternopoli Pag. 126: Calitri • Lacedonia Pag. 127: Calitri Pag. 128: Calitri Pag. 129: Calitri • Cassano Pag. 130: Calitri Pag. 131: Calitri Pag. 132: Rocca San Felice Pag. 133: Rocca San Felice Pag. 134: Rocca San Felice Pag. 135. Guardia Lombardi • Frigento Pag. 136: Montella • Torella dei Lombardi Pag. 137: S. Angelo dei Lombardi • Villamaina Pag. 138: Andretta (Museo della Civiltà Contadina) Pag. 139: S. Angelo dei Lombardi Pag. 140: Lacedonia Pag. 141: Lacedonia • Paternopoli Pag. 142: Castelvetere • Montemarano Pag. 143: Flumeri Pag. 144: Nusco Pag. 145: Nusco Pag. 146: Nusco Pag. 147: Nusco Pag. 148: Lacedonia • Montella Pag. 149: S. Andrea di Conza • Valle dell’Ufita Pag. 150: Castelfranci • Teora Pag. 151: Calitri Pag. 152: Lacedonia Pag. 153: Taurasi • Montella Pag. 154: Bagnoli Irpino Pag. 155: Torella dei Lombardi • Aquilonia Pag. 156: Montemarano • Montella Pag. 157: Montella Pag. 158: Scampitella Pag. 159: Montella Pag. 160: Andretta Pag. 162: Guardia Lombardi Pag. 164: Altopiano del Laceno • Quaglietta Pag. 167: Sorbo Serpico • S. Sossio Baronia • Vallesaccarda Pag. 168: Lacedonia • Montaguto Pag. 169: Mirabella Eclano Pag. 170: Greci Pag. 172: Senerchia Pag. 174: Taurasi Pag. 175: Lacedonia Pag. 176: Montella Pag. 178: Montemarano • Lioni