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Ricette anticrisifrauomo e donna CRISTINA ZAGARU

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MARCO PiSCITELLO Elogio del professor Bellarrìore (Tullio Pironti) 42 pagine 3.90 euro

I PUÒ parlare di politica, di calcio , di massimi sistemi, però, sia che ci si trovi al bar, in u n salotto o sul posto di lavoro, alungo andare si finisce sempre con ilparlare d'amore, sull'interrogarsi sul perché uomo e doimanonvannod'accordoesu quale sia 0 segreto dell'intesa perfetta. Arthur von Hofmannsthal, neuropsichiatra austriaco, si trasferisce a Napoli per effettuare deUe innovative sperimentazioni permettere a punto un preparato capace di far finalmente andare d'accordo l'uomo e la donna, servendosi di erbe officinali reperibili solo alle pendici del Vesuvio. E a Napoli i l medico tedesco diventa i l professor Bellamore. E a raccontarci l'Elogio del professor Bellamore è Marco PisciteUo. «Collaboro con una rivista letteraria e sulla mia scrivania qualche tempo fa arrivò u n Ubro di Giancarlo Dotto conl'elogio di Carmelo Bene», racconta Marco Piscitello. » «Io pensavo d i sapere tutto d i Carmelo Bene, u n personaggio notissi-

De Sanctis e l'esilio in Calabria

— mo e morto soltanto nel 2002. Ma leg- ' mtfaìenaiim gendo il libro ho capito che non m i ricordavo nulla. Le notizie sono talmente tante che anche quelle più i m portanti finiamo con il dimenticarle I presto». I r"^;\ E così, giocando sul surplus d i ^ " informazioni del mondo globalizza- I to, PisciteUo si inventa u n "falso do- ! cumento", u n personaggio, mai esi- \ lERMANO stito, ma di cui ricostruisce la vita co- \E SABATINO me i n un'inchiesta giornalistica. La ptudì scrittura è a metà tra i vecchi reporta- ìdesanctisiani ge e una sceneggiatura cinerhatogra- (Fabrizio fica, conlafigura del protagonista che Sèrra editore) viene costruita per inserti dai raccon- j149 pagine vlOeuro t i de personaggi collaterali. U n elogio ambientato i n un anno ' carico di eventi, Ul969 : «L'anno i n cui , i ' si credeva che tutto potesse cambiare I - dice l'autore e che i n realtà ha se- ' gnato la fine delle utopie». U n libro d i poche pagine e con u n piccolo prezzo, ma soprattutto u n l i bro adatto a tutti, uomini e dorme, forse proprio per trovare trale righe la miracolosa ricetta del dottor Bellamore. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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«QUIsonocomeinSiberia...Napolinon mi è patsa mai sì bella, come ora che ne sonolontano;efuordimevagheggiotalora nella fantasia le amenissime colline, e il vasto e vario orizzonte, e il mare, dicuiquinonèimmaginealcima,eparmidiaverperdutalamiapatriadiletta». Costretto all'esiliò in Calabria, dopo essersi esposto nei moti del 1848, FranCesco De Sanctis in questi termini pensava alla città, in cui, da ingenuo giovanotto proveniente da Morra Irpino (oggi Morra-De Sanctis), aveva trascorso prima buona parte della sua vita di smdente, poi di insegnante, maestro e guida della migliore gioventìi del Mezzogiomo. In questapausaforzata, si era trovato a riflettere sui meccanismi del potere, sul concetto "idoleggiato" della rivoluzione, su limiti e fra^ità del movimento liberale, ctii aveva aderito con slancio, afronte deUamassicciaoperazione di restaurazione messa in atto dallamonarchia borbonica. Di questo e di tanti altri aspetti del complesso percorso di Francesco De Sanctis - critico letterario, professore, scrittore, uomo politico, maestro, edu-

catore - trattano gli intensi saggi proposti dalla rivista intemazionale "Studi desanctisiani", fondata dagli italianisti Toni lermano e Pasquale Sabbatino. «La svenmra non è giunta a domarmi»: così De Sanctis riusciva a chiosare tanto il periodo calabrese quanto quello successivo, trascorso nel terribile carcere di Castel dell ' Ovo. In simili strettoie, infatti, il suo pensiero sembrava aver trovato appigK per liberarsi dai complessi dogmatici, dalle ipocrisie moralistiche, dalla mistica di un favoloso passato. Ne era derivato un sistema esteticoideologi co solidissimo, in cui trovavano compensazione dati tratti dalla drammatica esperienza di prigioniero politico e spunti estrapolati daTorquato Tasso, Giacomo Leopardi, Schiller, Goethe, Hegel, secondo una piena, vicendevole legittimazione di letteratiura e vita. Un rapporto piìi solido e umano con l'individuo di cui riconosceva e teneva a imporre l'assoluto diritto alla libertà. Un anelito che si alimentava soprattutto lontano dalla sua città elettiva. (a.s.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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