Primo piano
Venerdì 21 novembre 2014
n Mattino
La tragedia diventata passione triste Paolo Saggese*
O
rmai il 23 novembre segna una data come un'altra, anche per i paesi d'Irpinia devastati dal terre- ' moto del 1980. La memoria resta chiusa nei cuori, soprattutto di chi vide perire i propri cari e i luoghi della memoria, di chi perse identità e parte della sua vita e cerca disperatamente di ritrovaria, di chi ancora tenta di recuperarla. Molti, tuttavia, umanamente, cercano di dimenticare, di lasciarsi alle spalle quella tragedia, di pensare a quel giorno come ad un giorno qualunque. Nell'epoca delle passioni tristi, per citare un noto libro di Benasayag e Schmit, questa del terremoto è a mtti gli effetti una passione triste, anzi dolorosa. È il racconto anche di una parziale sconfìtta collettiva. >Segueapag.29
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L'intervento
Nel cratere del terremoto senza ministri dal cielo Domani l'iniziativa del Parco «De Sanctis» con Arminio e Foli Paolo Saggese
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA Eppure, la memoria, e n o n solo la memoria, ci serve per guardare al futuro, ci serve per tentare di superare le insidie e gli errori del passato. Ci serve l'analisi razionale, perché non possiamo non guardare con oggettività agli u l t i m i 34 anni della nostra esistenza comune. Perciò, il Parco Letterario «Francesco De Sanctis», riproponendo u n «Laboratorio rurale» ideato da Franco A r m i n i o , ovvero «Terra scritta», organizza per sabato 22 una giornata intera sul-
la memoria del terremoto, partendo i n autobus dall'Abbazia del Goleto alle 10,30, toccando IVIorra De Sanctis e Gonza, con fermata al Castello Biondi - Morra per i l pranzo desanctìsiano «Narratori e cannaroni» e ritorno alle 17,30 al Goleto per discutere, insieme a Goffredo Foli e Arminio, di «Aree interne: partecipazione e sviluppo locale». Fofi da anni ha studiato direttamente e indirettamente le dinamiche e i fenomeni legati al dopo terremoto, anche grazie alla preziosa collaborazione con i l Cresm e con Lorenzo Barbera, di cui ha prefato i l libro «Ministri dal cielo. I contadini del Belice raccontano», edito una p r i m a volta nel 1980 e riedito nel 2011 (duepunti, collana Cronografie). I l testo propone un'ipotesi diversa, un'idea possibile d i
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L'area Ricostruzione a Teora, nel cratere del terremoto del 23 novembre 1980
sviluppo, c h e no n nasca dai « mi nistri dal cielo», appunto, ma da una democrazia partecipata edauno sviluppo ideato dal basso piuttosto che da decisionicalate dall'alto e che n o n hanno alcuna relazione con i l territorio. Barbera, partendo dalterremotodelBelice del 1968, haraccontato con sobrietà, attraverso le testimonianze stesse degli uom i n i comuni, Je speranze, le aspettative, le proposte, le marce epocali, gli atti di. disobbedienza civile, che hanno segnato una delle pagine più alte della storia recente della nazione. Protagonista tra gli altri Danilo Dolci, sipensò allora di proporreuna testimonianza civile e pacifica, anti-maflosa e non violenta, contro uno Stato che latita o propone soluzioni, che ag-
gravano i problemi e che non r i spondono alle aspettative delle popolazioni coinvolte. Partendo dunque dal 1968, dal terremoto, che devastò una terra del Sud, si arriverà a u n altro terremoto, quello d'Irpinia, si discuterà, perciò, del nostro passato, ma anche del presente e del futuro, del destino d i queste nostre aree interne. Si parlerà dell'industrializzazione, del suo parziale fallimento, si parlerà di u n altro sviluppo possibile, basato sull'agricoltura di qualità, sulle risorse materiali e i m materiali del territorio, sull'economia della montagna, si parlerà probabilmente delle proposte d i estrazioni petrolifere del progetto Nusco, delle proposte di Manlio Rossi-Doria rispetto ai distretti industriali, delle stesse idee elaborate dal Cresm d i
Lioni e da Lorenzo Barbera, i n sieme a un gruppo di giovani tra cui Mario Salzainlo, nei giorni immediatamente successivi al terremoto, e che prevedevano un protagonismo dal basso, che poi non c'è stato. Ci dovremmo anche interrogare, da Irpini, se quel tipo d i sviluppo dal basso fosse allora e oggi praticabile. Ci dovremmo chiedere se la società civile, se i giovani d i oggi, se le classi dirigenti siano davvero capaci di realizzare sviluppo oppure siano ancora i n attesa di «Ministri dal cielo», che arrivano con i loro elicotteri, un po' come i n una scena d i «Apocalypse now», e aspettino che altri prendano i n carico i nostri problemi. Speriam o che l'epoca degli elicotteri sia definitivamente finita, che le proposte vengano dal basso e che soprattutto trovino dal basso le gambe su cui poter finalmente camminare. * Parco Letterario «Francesco De Sanctis» ® RIPRODUZIONE RISERVATA