Alvaro Monnini Anni settanta
Galleria Schubert 20129 Milano via Sirtori 11 telefono +39 02 54 10 1 6 3 3
Alvaro Monnini Anni settanta
Galleria
Schubert
marzo 2015
Alvaro Monnini
Ovvero: la fisionomia pittorica della guerra fredda
di Lorenzo Bonini
Alvaro Monnini, approda alla pittura attraverso una formazione culturale che parte nel 1935 quando comincia a frequentare lo studio del pittore e incisore Emilio Mazzoni Zarini a Firenze, dove è nato il 26 agosto 1922. Nel 1942 consegue il diploma di maturità al Liceo Artistico, dopodiché, nel 1943 sino al 1945, frequenta l’Accademia di Belle Arti sempre a Firenze dove prevalentemente ha vissuto e, sin da giovanissimo, era andato sviluppando una proprietà creativa attraverso un'intensa partecipazione agli eventi artistici della città. Nell’immediato dopoguerra partecipa attivamente alla vita culturale fiorentina. Le sedi degli incontri e delle discussioni sono alcuni caffè del centro, le latterie e soprattutto il retrobottega ritrovo del colorista pittore Rigacci, dove avvenivano infinite discussioni socialpolipittoriche. A questi anni giovanili risalgono le sue prime verifiche e analisi sul dibattito artistico che sta maturando, assieme all’amico Vinicio Berti e poi Mario Nuti, che lo condurrà a fondare il gruppo dei pittori astratti di «Arte oggi», movimento che si inquadra nel panorama più ampio delle avanguardie italiane e internazionali 3
del dopoguerra come quello romano di « Forma 1» e milanese «MAC». Diventa fondamentale per meglio comprendere l’opera di ricerca di questo nostro importante artista calarsi, con le dovute considerazioni, in quegli anni cinquanta dove la radicalizzazione della crisi dell'individuo in una società ritenuta ostile e disgregante, la posizione sempre più isolata e critica dell'intellettuale di fronte "all'antideologismo americano" attraverso la campagna Maccartista e l’invasione dell’Ungheria nel ’56 da parte russa ne sono le forme più vistose. Tutto ciò rafforza la scelta di un ripiegamento su se stessi di molti artisti sensibili, sulla condizione della vita esistenziale sia a livello nazionale che internazionale, aprendo un ciclo in cui tutto ciò che era stato scritto, visto, dipinto e realizzato artisticamente era ora messo in discussione. Le istanze estetiche sostenute oltre oceano e in Francia trovano Alvaro Monnini tra i primi artisti italiani a saperle ascoltare per poi divulgarle come le più notevoli e dirompenti scoperte di forme espressive dal Rinascimento. Un’incondizionata libertà creativa era la nuova concezione di quell’arte le cui circostanze sembravano fortuite e scaturite dall'integrazione tra la materia e l'attività mentale, ma che erano invece il risultato dell'abolizione dei riferimenti e di ogni codificazione. Monnini attraverso mostre, viaggi, dibattiti ha saputo conquistare un ruolo centrale nel
fermento culturale e artistico di quel tempo al punto di rifiutare l’invito alla XXV Biennale di Venezia del 1950, ponendosi su posizioni sociali e mettendo in pratica quanto aveva sempre affermato agli artisti, e cioè di: «Prendere coscienza della loro posizione nella società, e di lasciare gli studi per scendere tra gli uomini vivi». Oggigiorno queste scelte (correnti) si sono evolute e sono state recepite ed elaborate dalle nuove generazioni ma con ancora il cordone ombelicale non del tutto spezzato rispetto al linguaggio espressivo libero maturato negli anni cinquanta. Ora forse espresse con più energia, attraverso la proposta di nuove e inedite modalità linguistiche, una maggiore drammaticità gestuale e l’aspirazione di un sempre più intenso coinvolgimento del fruitore nell'opera. La diretta connessione tra arte e vita, l'idea del valore dell'esperienza nella creazione artistica, rappresentano ancora conquiste fondamentali per chi si trova a operare in questi anni, anni caratterizzati da una fluttuante economia e un diffuso clima di pericolo incombente che acuiscono l'isolamento dell'artista. In questo clima torna ancora fondamentale la lezione del contestualista Alvaro Monnini, Pittore Fiorentino del Secolo Scorso. Milano 10.02.14
Gli anni del colore. Erano anni pieni di colore, in luoghi pieni di colore, con gente piena di colore. Erano i primi anni '70, ed era Brera. La vita non era facile, ma era vera, ed era intrigante, almeno per un ragazzino come me. Ma credo anche per tutti gli altri, soprattutto per i personaggi surreali che abitavano ogni momento della mia giornata: la folla di Ensor sulla soglia di casa. Un mondo pieno di prospettive e di visioni. E di artisti che hanno fatto un pezzo di storia. Una vita che aveva odori irruenti e acri, non proprio sani, e la mia ne era intrisa; oltre che del fuoco eterno delle sigarette di mio padre, dell'odore di smalti e di acquaragia. Lo smalto poteva trasformare interamente la casa a periodi, rivestiva le porte e le sedie, era la pelle che mutava le cose e le accendeva. Lo smalto trasformava soprattutto il bianco delle tele di Alvaro in vivaci sogni quadridimensionali, e trasformava lui stesso nel-
6
Custode del lago di fuoco 1973 cm 70 x100 olio su tela
7
lo sciamano, nell'interprete di questa danza rivelatrice intorno alle opere, che cominciavano ad animarsi e parlargli. I suoi Golem. Funzionava cosĂŹ. Un mandala di tele veniva disposto a terra. Quattro, cinque, sei per volta. Poi lo sciamano, con uno spruzzatore a bocca tra le labbra ed un vasetto d'acqua tra le mani, si piegava appena sulle ginocchia e soffiava nuvole di perle d'acqua verso l'alto studiandone la caduta. Piccole gelatine di acqua pura rotolavano sulla trama immacolata di cotone e si fermavano frementi; solo allora arrivava il colore, uno stormo nero, come il getto di un di pozzo trivellato, da un altra cannuccia o da una bomboletta. E la prima alchimia prendeva corpo: lo smalto scivolava sull'acqua e si depositava sulla tela. Le gocce evaporavano di lĂŹ a poco lasciandosi dietro galassie di luci bianche, manti di leopardo, pelli di salamandra, conglomerati cellulari, scavati nelle profonde sfumature di nero. Da qui in avanti iniziava
8
Lungo percorso 1973 cm 70 x100 olio su tela
9
la stratificazione, e rapito guardavo il modo in cui, aggirandosi intorno ad ogni singola tela, fermandosi a pensare e poi agendo con sicurezza, poggiava oggetti che usava come maschere: coperchi tondi, pezzi di lamiera, di gomma; geometrie primarie che una seconda passata di spruzzi ritagliava nello spazio mettendo le galassie di gocce dietro un impalcato di finestre. Tolte le forme la vernice poteva sbavare, mischiarsi, veniva organizzata in campiture o trascinata dai denti di una rasiera. Infine restavano solo il pennello e lo smalto bianco a confinare lo spazio in una struttura che nella testa del maestro era sempre esistita ma solo ora rivelata. E mentre l'architettura prendeva questo corpo muscoloso, e la profonditĂ di un Piranesi, avveniva la cosa sbalorditiva. L'opera prendeva vita, e i demoni che abitavano quell'universo primordiale iniziavano a muoversi e a guardarti beffardi, empatici o minacciosi, antichi e contemporanei. Con spessa confidenza. E il
Per altri spazi 1973 cm 70 x100 olio su tela
11
tempo ad abitare il quadro. Alvaro Monnini, in realtĂ , era piĂš di questo. Non era il custode inconsapevole di un mistero, un selvaggio autodidatta calato tra noi con la sua indecifrabile rivelazione. Era un umanista e uno scienziato, un antropologo e un semiologo, uno studioso, un curioso, un uomo calato nei libri e nei suoi stessi scritti, un insegnante e un impareggiabile comunicatore, che inventava oggetti, brevettava metodi di prospettiva, colorimetri e libri su Giotto da Bondone, che si confrontava con personaggi come Silvio Ceccato, che era sempre calato nel dibattito sulla materia prima dell'uomo. Lo era con la ratio dello studioso e con la sensibilitĂ lirica propria dell'artista, e quindi con la capacitĂ di mettere in vibrazione il "campo emotivo" di chi si fermasse a contemplare un suo quadro. E di chi, aggiungo, abbia avuto il piacere e la fortuna di contemplare la sua parlata sagace e il suo sguardo cristallino e penetrante. Soprattutto in quegli anni
Ricordando i forni 1973 cm 70 x100 olio su tela
13
parlava molto delle istanze interiori dell'artista, come di un magma piroclastico, raccontava della ricerca degli archetipi, introitati nel DNA e assimilati dall'esperienza umana, segni capaci di generare reminescenze emotive; spiegava che l'arte ha il compito di raccontare gli epistèmi, le forme simboliche degli umani, le strutture del pensiero, di trasmetterne l'energia. L'arte ha per Alvaro Monnini una responsabilità storica, contiene un messaggio e una testimonianza ad maiora, è il filo conduttore di una storia che inizia con l'uomo, è il mattone per la costruzione di un universo estetico e semantico, il viatico per un viaggio all'interno. Bisogna lasciarsi guardare dai suoi quadri, e con questa disposizione all'ascolto assorbirne il calore e il colore. Claudio Monnini Milano, 28/02/2015
Conversione all'interno 1973 cm 53 x65 olio su tela
15
1973 cm 50 x70 Tecnica mista su carta 16
17
1973 cm 50 x70 Tecnica mista su carta
19
1973 cm 50 x70 Tecnica mista su carta 20
1973 cm 50 x70 Tecnica mista su carta 22
1973 cm 50 x70 Tecnica mista su carta 24
25
1973 cm 50 x70 Tecnica mista su carta 26
1970 "Demon" cm 34 x49 Tecnica mista su carta
1970 "Frattura" cm 34 x49 Tecnica mista su carta 30
Cartella di 6 litografie tirata in 40 esemplari cm 50x70 32
Nei giorni dell'«Arte per l'Arte» si comprende come l'artista rispondesse «Lasciateci i nostri segreti». Oggi che gli aspetti concettuali e valoristici a molti appaiono doverosi e si sforzano di uscire ed entrare dalla cittadella sacra del «daimon ti», l'artista racconta volentieri, agli altri,ma soprattutto, credo, a sé, la trama di una giustificazione, soprattutto sociale: «Lasciateci dire i nostri segreti». Io, studioso di uomini, di atteggiamenti e valori di ogni sorta, insieme a quello estetico, naturalmente ascolto volentieri. L'atteggiamento estetico - con la sua sola carta costitutiva: che esso solleciti, od almeno permetta, l'assunzione di una frammentazione ritmica da parte dell'attenzione - si presta in effetti a tutti gli usi, ed il racconto dell'artista diventa prezioso, non tanto come confessione «di una mente e di un cuore», quanto prechè svela i sensibili rapporti che legano fra loro, quale espressione dell'uomo globale, le sue molteplici facce. Alvaro Monnini dunque racconta. La partenza e del resto anche l'arrivo, come si saprà, non sono intimistici. Il primo appello è alla scienza: spazio, geometria, dimensioni. Essi devono svelare i loro segreti. Eppure, se a farne la controparte è l'uomo sociale, capisco come l'artista vi bussi a vuoto. Allora? Il gioco diventa sottile. Si potrebbe riprendere la strada del figurativo. Ma si incontra l'ostacolo dell'individuo che propone si le mille varietà, dell'uomo, dell'animale, dell'albero, della casa, ma estorte dall'individuale incombente autoritratto. Aiuterà un'altra scienza? Questa volta è l'aritmetica, numeri, grandezze. Una tradizione immensa chiama l'artista e fra l'altro lo accosta ai maghi, della sezione aurea, dei rapporti semplici della fisica. Monnini vi si prova; e studia
Nei giorni dell'«Arte per l'Arte» si comprende come l'artista rispondese «Lasciateci i nostri segreti». Oggi che gli aspetti concettuali e valoristici a molti appaiono doverosi e si sforzano di uscire ed entrare dalla cittadella sacra del «daimon ti», l'artista racconta volentieri, agli altri,ma soprattutto, credo, a sé, la trama di una giustificazione, soprattutto sociale: «Lasciateci dire i nostri segreti». Io, studioso di uomini, di atteggiamenti e valori di ogni sorta, insieme a quello estetico, naturalmente ascolto volentieri. L'atteggiamento estetico - con la sua sola carta costitutiva: che esso solleciti, od almeno permetta, l'asunzione di una frammentazione ritmica da parte dell'attenzione - si presta in effetti a tutti gli usi, ed il racconto dell'artista diventa prezioso, non tanto come confessione «di una mente e di un cuore», quanto preché svela i sensibili rapporti che legano fra loro, quale espressione dell'uomo globale, le sue molteplici facce. Alvaro Monnini dunque racconta. La partenza e del resto anche l'arrivo, come si saprà, non sono intimistici. Il primo appello è alla scienza: spazio, geometria, dimensioni. Essi devono svelare i loro segreti. Eppure, se a farne la controparte è l'uomo sociale, capisco come l'artista vi bussi a vuoto. Allora? Il gioco diventa sottile. Si potrebbe riprendere la strada del figurativo. Ma si incontra l'ostacolo dell'individuo che propone si le mille varietà, dell'uomo, dell'animale, dell'albero, della casa, ma estorte dall'individuale incombente autoritratto. Aiuterà un'altra scienza? Questa volta è l'aritmetica, numeri, grandezze. Una tradizione immensa chiama l'artista e fra l'altro lo accosta ai maghi, della sezione aurea, dei rapporti semplici della fisica. Monnini vi si prova; e studia
se stesso, le regolarità dei rapporti fra le parti, nei passaggi dal piccolo al grande, dal bozzetto al quadro. Del tutto non è soddisfatto. Così giunge alla soluzione attuale. Come è noto, si distinguono varie vie di comunicazione: quella fisica bruta (del fuoco che si comunica di stanza in stanza); quella del puro simbolo convenzionale (del «pesce» che è anche «poisson», «fish», etc.) quella estetica, in cui le differenze fisiche sono adoperate come sollecitatrici dell'assunzione di un ritmo, quella associativa (la mela che rimanda ad Eva ed Eva che rimanda al serpente, etc.); e così via. Quella associativa si impone facilmente quando ciò che viene presentato non ha contorni precisi, cioè non appartiene né al mondo dei simboli convenuti, né a quello dei simbolizzati convenuti, ma in rapporto ad essi anche la più nitida forma è informe. Alvaro Monnini ha compiuto la sua scelta, dosando comunicazione estetica, comunicazione associativa e comunicazione simbolica. Per quella associativa è difficile non richiamarsi alle celebri Tavole di Rorschach; la differenza rimane però duplice. Non solo c'è la volontà estetica, ma l'associazione è guidata dai titolo delle opere: Pioniere, Viaggio interno, etc. Sarà comunque il fruitore a scoprire se stesso, i suoi intimi segreti, dinanzi all'opera, secondo una cronaca da rinnovarsi ad ogni occasione. SILVIO CECCATO
40
46
50
Mostre personali 1951 Numero, Bar degli Artisti, Firenze. 1955 Galleria La Cittadella, Ascona. Alvaro Monnini. Espone 20 tempere e disegni, Galleria d’arte de’ Tintori, Prato. Circolo della casa della cultura, Livorno. 1959 Circolo Unione Bari, Bari. 1960 Galleria Michaud, Firenze. Galleria d’Arte Moderna L’Indiano, Firenze. 1961 Centro delle Arti, Grosseto. 1962 R.C.A. Italiana, Roma. 1970 Mostra del pittore Alvaro Monnini e Tavola Rotonda sul tema: “Funzione dell’artista nella società contemporanea”, Scotland House, Milano. I dèmoni di Monnini, Galleria Schettini, Milano. 1973 Presentazione della cartella di litografie Viaggi all’interno, Galleria Schubert, Milano. 1974 Galleria Giraldi, Firenze. Galleria Giraldi, Livorno. 51
1975 Galleria Il Gabbiano, La Spezia. Galleria Vismara, Milano. 1979 Alvaro Monnini. Opere psicografiche, Galleria Valentini, Milano . 2013 Galleria Open Art, Prato. mostre collettive 1947 Collettiva, Empoli. Contenuto e forma della nuova realtà, Galleria Firenze, Firenze. 1947-1948 Rassegna sindacale toscana delle arti figurative, Palazzo Strozzi, Firenze. 1948 Rassegna di pittura e scultura italo-francese, Galleria Firenze, Firenze. Galleria Bergamini, Milano. Mostra nazionale di pittura e scultura, Gran Premio Forte dei Marmi. Arte d’Oggi. V. Berti, B. Brunetti, Monnini, Nativi, 4 pittori espongono, Galleria Vigna Nuova, Firenze. Mostra arti figurative “Premio Firenze”, Ex-Convento delle Oblate, Firenze. Sindacato toscano arti decorative, Palazzo Strozzi, Firenze (18 gennaio – 8 febbraio 1948) Rassegna Nazionale di Arti figurative, V Quadriennale, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma.
1949 Pitture concrete, Libreria Salto, Milano. 3ª Mostra Internazionale «Arte d’Oggi», La Strozzina, Firenze. Mostra nazionale d’arte contemporanea, Asti. 1950 Fine dell’astrattismo, Galleria Vigna Nuova, Firenze. I pittori dell’astrattismo classico, Opera Bevilacqua la Masa, Venezia. Prima mostra collettiva, Palazzo di parte guelfa, Firenze. Premio Vittorio Alfieri, Asti. 1951 1ª Mostra d’Arte in vetrina del giornale Numero, Firenze. 1ª Rassegna pittura fiorentina contemporanea, Numero, Bar Cennini, Firenze. Arte astratta e concreta in Italia 1951, Galleria Age d’Or, Roma. Arte astratta e concreta in Italia 1951, Art club centrale, Roma. Arte astratta e concreta in Italia 1951, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Movimento astratto italiano, Galleria d’Arte Contemporanea, Firenze. Astrattisti di “arte d’oggi” napoletani, liguri, toscani, emiliani, veneti, Rassegna della Pittura Astratta Italiana, IV Mostra, Milano. Italian Artists of Today, Goteborg, Helsinki, Oslo, Copenhagen. 1953 Premio Lissone, Lissone.
53
1954 Mostra nazionale arte non-oggettiva, Galleria Numero, Firenze. 1955 Accrochage di 11 pittori astratti, Galleria Numero, Firenze. Numero. La Cava. Mostra internazionale all’aperto di arti plastiche, Monterinaldi, Firenze. Collezione di Numero, Galleria Numero, Firenze. Vinicio Berti, Bruno Brunetti, Alvaro Monnini, Mario Nigro, Mario Nuti, F. De Szyszlo, Galleria La strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze. Espongono gli astrattisti di Firenze, Galleria Giraldi, Livorno. Espongono gli astrattisti di Firenze, Galleria L’Indiano, Firenze. VI Mostra Nazionale Premio del Fiorino, Galleria dell’Accademia, Firenze. 7º Premio Naz. di pittura “Golfo della Spezia”, La Spezia. Sessanta maestri del prossimo trentennio, Prato. Premio Lissone, Lissone. 1956 Prima Mostra completa della Collezione “Numero” di Fiamma Vigo, Museo Civico, Pistoia. Vinicio Berti, Bruno Brunetti, Alvaro Monnini, Alberto Moretti, Gualtiero Nativi, Mario Nuti, Galleria La Navicella, Viareggio. 1957 70 opere della collezione di Numero, Gal-
leria Numero, Firenze. Albenzio, Barisani, Biasi, Bozzolini, Carmi, Frunzo, Giovannoni, Hollesch, Levi, Medici, Moretti, Mari-Belli, Monnini, Nigro, Peschi, Tulli, Galleria Numero, Firenze. Pittori fiorentini, Galleria d’Arte Moderna L’Indiano, Firenze. Vinicio Berti, Bruno Brunetti, Alvaro Monnini, Alberto Moretti, Gualtiero Nativi, Mario Nigro, Mario Nuti, Galleria del Fiore, Milano. VIII Mostra Nazionale di Arte Contemporanea, Pinacoteca Civica, Alessandria. 1958 45 artisti astratti, Galleria Numero, Firenze. Opere della collezione Numero, Galleria Numero, Firenze. Litografie monotipi bianco-nero, Galleria Numero, Firenze. Espongono i pittori Vinicio Berti, Alvaro Monnini, Gualtiero Nativi, Galleria d’Arte Il Metro, Arezzo. Giovani artisti italiani, La Permanente, Milano. II Premio nazionale di pittura “Il taccuino delle arti”, Palazzo Strozzi, Firenze. Istituto di Storia dell’Arte, Pisa. 1959 40 Astrattisti, Galleria Numero, Firenze. Winkleman selection of florentine painters 1959, Gallery 4, Detroit. Winkleman selection of florentine painters 1959, Magazzini
Winkleman, Detroit. 4 pittori fiorentini. Bruno Brunetti, Alvaro Monnini, Alberto Moretti, Mario Nuti, Galleria Michaud, Hotel Continental, Firenze. Iª Mostra di arte toscana, Circolo degli artisti “Casa di Dante”, Firenze. Review of the contemporary painting of Florence, Edimburgo. Galleria C.A. I., Firenze. Quadriennale 1959, Palazzo della Palazzo Sociale al Valentino, Torino. The Parker exhibition of contemporary italian painting, mostra itinerante in America. 1960 Opere della Collezione “Numero”, Galleria Numero, Firenze. “Presenze”(Mostra internazionale di Arte Astratta), Galleria Numero e Galleria Numero 2, Firenze. Mostra Internazionale di Arte Astratta organizzata dall’Associazione Turistica Pratese e dalla Galleria Numero di Firenze, Palazzo Pretorio, Prato. 4 pintores italianos en H, Galeria de arte “H”, Buenos Aires. Galleria D.L.F., Firenze. Galleria Numero, Firenze. Maggio di Bari, Bari. Premio del Fiorino, Firenze. Galleria L’Indiano, Firenze. Galleria Santa Croce, Firenze. The Parker exhibition of contemporary italian painting, mostra itinerante in America. 1961 2 Premio Nazionale di pittura Città di 56
Fiesole, Scuola Filippo Mangani, Fiesole. Galleria Numero, Firenze. Maggio di Bari, Bari. Rassegna Einaudi, Libreria Einaudi, Roma. Galleria San Marco, Roma. 1961-1962 Premio nazionale di paesaggio “Autostrada del Sole”, Palazzo delle Esposizioni, Roma. 1962 IV Premio Nazionale “Città di Grosseto” per la giovane pittura italiana, Palazzo della Amministrazione Provinciale, Grosseto. La pittura dei giovani fiorentini nel dopoguerra (1945-1950), Galleria L’Indiano, Firenze. Pittori d’oggi, Galleria Michaud, Firenze. 1963 IV Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Mostra Mercato Nazionale d’Arte Contemporanea, Palazzo Strozzi, Firenze. Mostra Mercato Nazionale d’Arte Contemporanea, Galleria L’88, Roma. 1964 XV Mostra Nazionale Premio il Fiorino, Palazzo Strozzi, Firenze. Concretismo a Milano, Firenze, Roma, dal 1947 al 1950, Galleria di Palazzo Libri, Firenze. 1968 Berti, Bozzolini, Brunetti, Monnini, Moretti, 57
Nativi, Nuti, 1947/50, Galleria Flori, Firenze. 1970 Due decenni di eventi artistici in Italia: 1950-1970, Palazzo Pretorio, Prato. 100 pittori italiani, Galleria Schettini, Milano. 1971 Albergo Milano, Bratto della Presolana, mostra organizzata dalla Galleria Ressi di Milano. Premio internazionale di pittura e grafica "Brunellesco", Firenze 1973 Firenze Verifica 1945/1965. XXI Premio del Fiorino. Biennale Internazionale d’Arte, Fortezza da Basso, Firenze. Caldini, Cioni, Fusi, Garinei, Monnini, Zen, Galleria Giraldi, Firenze. 1974 Galleria d’Arte Classica, Milano. 1975 «Una firma per tutti», Galleria d’Arte Moderna L’Incontro, Torino. Vismara Arte, Milano. 1976 IV Biennale Europea, Maison de la culture et centre des congrés de Woluwé SaintPierre, Bruxelles. Grafica di maestri contemporanei, Club d’Arte Gruppo 6, Pachino. Arte oggi, Gallerie Giraldi, Livorno. 58
1977 Mostra Brera 3, Galleria Braidense, Milano. 1978 Geometria e percezione, tre proposte di Kirby, Otero, Monnini, Museo Laboratorio, Castello Sforzesco, Milano. 1981 Astrattismo Classico. Firenze 1947-1950, Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, Firenze. Astrattismo Classico (Firenze 1947 – 1950), Fondazione dell’Opera Bevilacqua La Masa, Venezia. 1982 Mac. Movimento Arte Concreta. 33ª Mostra d’Arte Contemporanea, Torre Pellice. 1983 Aniconicità ’50/60, Vismara Arte, Milano. Biennale 83, Palazzo della Società promotrice di Belle Arti, Torino. 3ª Biennale d’Arte Città della Spezia, Palazzo delle manifestazioni, La Spezia. 1991 Presenze delle avanguardie a Firenze dal ʼ47 ad oggi, Centro d’Arte Spaziotempo, Firenze. Arteroma 91. 3º Salone d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo dei Congressi, Roma. 1995 Dieci anni di acquisizioni 1984-1994, Gabi59
netto Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze. 1996 Cinquant’anni di astrattismo nelle collezioni della civica galleria, Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate. Percorsi paralleli. Opere e artisti 1945-1970, Andito degli Angiolini, Palazzo Pitti, Firenze. 1997-1998 Correnti astratte in Toscana, 194755, Villa Renatico Martini, Monsummano Terme. 1998 Da un’esperienza maturata nei primi Anni Cinquanta all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, “Gruppo Donatello”, Firenze. 2001 Da Art Club al Gruppo degli Otto. La pittura astratta del secondo dopoguerra in Italia, Fondazione Carical, Cosenza. Da Art Club al Gruppo degli Otto. La pittura astratta del secondo dopoguerra in Italia, Palazzo dell’Annunziata, Matera. “L’immagine e la parola”. Piero Santi e l’arte a Firenze dal 1950 al 1975, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada”, San Gimignano. 2001-2002 Astrattismo classico 1947-1950, 60
Centro D’Arte Arbur, Milano. Arte in Italia nel secondo dopoguerra tra concretismo e nuova astrazione. Opere dalle Collezioni della Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate, Civico Museo Parisi Valle. 2002 Astrattismo classico 1947-1950, Galleria d’Arte Niccoli, Parma. Astrattismo classico 1947-1950, Galleria Open Art, Prato. Continuità. Arte in Toscana 1945-1967, Palazzo Strozzi, Firenze. 2007 Kandinsky e l’astrattismo in Italia 1930 – 1950, Palazzo Reale, Milano. 2011 "Percorsi Riscoperti dell'Arte Italiana - VAF Stiftung 1947-2010" M.A.R.T. Trento e Rovereto.
61
62