Lorenzo Piemonti Opere Madì

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Lorenzo Piemonti Opere MadĂŹ

Galleria Schubert


Lorenzo Piemonti Opere MadÏ A cura di Lorenzo Bonini Catalogo stampato nel mese di ottobre 2016 Coordinamento e apparati Maurizio Calvi In copertina: cromoplastico MADI’, 1995 colori acrilici su rilievi 90x90x7 cm Galleria Schubert via Sirtori 11 20129 Milano +390254101633 www.schubert.it info@schubert.it


Lorenzo Piemonti Opere MadĂŹ



“ASTRATTISMO ANICONICO” di Lorenzo Bonini

Il modo narrativo è sorprendente, proprio perché squarcia l’orizzonte della stessa narrazione, dissolve i muri della nostra percezione, come se si volesse raccontare una vicenda con un’intensità e una ricchezza d’impulsi eccezionale. Partiture strutturali colorate che istituiscono nuove unità di misura, per meglio comprendere questa ricerca, ecco un paragone indicativo: l’invenzione della ferrovia non modificò i chilometri di distanza tra le città, ma stravolse certamente l’idea stessa di distanza. Nella vita di Lorenzo Piemonti, la ricerca fu come una rivoluzione, come giocare sul tratto continuo del tempo sulla sua traccia analogica e nella stessa misura sulla percezione armonica. Le sue composizioni non escludono o pretendono di stabilire un ordine gerarchico di creatività, egli fu un devoto artista allineato alla scienza “Madì” dove la sua ricerca si sviluppa in maniera aniconica e non in quella iconica: lui sa e conosce che l’immagine (figurazione) condiziona l’essere dell’artista. Il suo è un linguaggio di pittura e scultura che si sono gradualmente dotate di un patrimonio espressivo che l’ha spinto ad

aggiungere ai consueti disegni, contrasti luministici, gestualità geometrizzate, spazialità colorate dai nuovi valori ritmici. Spingendo l’individualità a una sintonia del comunicare della pittura con la scultura, utilizzando anche l’intrisa pulsione della materia, scandita e imposta da sagome e profili di strutture che si mettono in risalto distintamente o associate tra di loro, per un concetto che aumenti sempre più le adatte tendenze filologiche individuali, tra idea e sentimento, opera e realizzazione. Con intensa vitalità attraverso gli anni, Madì continua ancora oggi la sua trasformazione all’interno del processo operativo, non solo con il quadro poligonale-ludico, caratteristico del suo inizio, ma anche con la poetica. Ora ritengo doveroso nel rispetto del lavoro svolto da Lorenzo Piemonti e al Movimento Madì di cui fece parte, ricordarne brevemente l’affascinante e intrigante storia. Durante il regime “Peronista” anni ’40 in Argentina, comincia a diffondersi il verbo “Concretista” scaturito dagli scritti pubblicati nel 1930 da Theo van Doesburg a Parigi in numero unico nella


rivista Art Concreta, un manifesto in sei punti che ha stabilito la base teorica del Calcestruzzo-a Art calcolato in Arte logica; che ha richiesto la concezione di un lavoro “nella mente, prima della sua esecuzione”. Inoltre, espone la composizione aritmetica, un’opera geometrica con un ordine determinato da relazioni logiche e strutture deduttive, applicando l’assioma che “la costruzione di un quadro, così come i suoi elementi, deve essere semplice e visivamente controllabile”. L’artista alsaziano Hans Arp dichiarò che: “…un quadro o una scultura non modellata da un oggetto reale, è di per sé più concreto e sensuale, come una foglia o una pietra”. Lo svizzero Max Bill, un ex studente del Bauhaus in quegli anni continuò a sviluppare i principi di Arte Concreta, approfondendo il metodo oggettivo della creazione utilizzando griglie, moduli di serie, le progressioni aritmetiche e geometriche, per completarsi nel ’44 in una mostra internazionale tenutasi a Basilea. Tutte nuove teorie queste che attraversarono l’Atlantico verso l’America meridionale e si diffusero in Argentina tramite Tomás Maldonado, che teneva rapporti di amicizia con scambi di notizie attraverso l’architetto italiano Ernesto Nathan Rogers, e con l’Asociación Arte ConcretoInvención- in Brasile. Mentre in Europa la guerra stava imperversando su molti fronti, in Argentina la spinta di quelle notizie contribuì alla nascita della rivista “Arturo” ad opera di Carmelo Arden Quin, Rhod Rothfuss, Gyula Kas, Tomàs Maldonado, Edgar Bayley e Lidy Prati, moglie di Maldonado. Nel suo primo articolo Arden Quin, compie un’analisi dell’arte del passato, attraverso

le fasi di “Primitivismo - Realismo - Simbolismo”, sulla scorta di concezioni marxiste: “Pensamiento dialéctico materialista” (Pensiero materialista dialettico) lo conducono alle riflessioni: “Ni expresion (primitivismo); Ni representaciòn (realismo); Ni simbolismo (decadencia). Tutto ciò da qualsiasi azione; forma; mito; dal semplice gioco; per semplice senso della creazione; l’eternità; e la funzione”. Da cui si può cogliere che la lezione marxista internazionale, fosse ben presente sin dall’inizio. E nel 1946 Carmelo Arden Quin, fonda il Movimento “Madì” a Buenos Aires, assieme ad un crogiolo di intellettuali tra i quali ricordiamo: Salvador Presta, Rhod Rothfuss, Gyula Kosice, Martin Blaszko. In Europa a causa della seconda guerra mondiale il corso della pittura si era interrotto, mentre aldilà dell’oceano un gruppo di giovani artisti diede inusitati originali impulsi all’arte, attraverso i concetti dell’astrattismo aniconico. La parola “Madí” nasce dalle due sillabe di “Materialismo Dialettico” “Materialismo”, perché propone una geometria, se vogliamo marxista, dove l’oggetto-opera non esprime, non rappresenta, non significa, non è in rapporto con il soggetto, ma è vero in sé; “Dialettico” perché descrive in termini empirici lo sviluppo storico del pensiero, ricollegandosi alla triade hegeliana della tesi, dell’antitesi e della sintesi. Quest’arte fu allora, come pochi sanno, per la sua inventiva e originalità, quasi come una rivoluzione copernicana nella creazione artistica. Vorrei inoltre aggiungere che tutti gli artisti del Movimento Madì si sono distinti per la libera e incondizionata libertà poligonale, per il ludico, per il double face, per


il piano di rotazione, curvo, concavo, convesso, per l’uso di materiali nuovi anche nella scultura: plexiglas, fili di nylon, calamite, acqua. Soprattutto per aver anticipato nel mondo il movimento Concreto dell’opera d’arte che esisteva solo nel progetto di Duchamp del 1920 e un altro di Moholy-Nagy del 1934. Perciò si dovrebbe dichiarare che la pittura d’avanguardia, nata dopo il decennio 1940-50 è la debitrice e continuatrice dell’impulso precursore dell’Arte Madì, mentre oggi molti artisti sono condizionati dalla moda del dipingere, l’artista Madí continua a farlo con inventiva e solida impostazione razionalistica di mestiere e qualità che costituisce il testamento di un’epoca, il suo stile segna per sempre la seconda parte del XX secolo. Lorenzo Piemonti, si pone, per tutto ciò obbligatoriamente descritto sopra, tra gli artisti più significativi “Madisti” italiani, il suo Madì rappresenta l’avanzato traguardo raggiunto dall’arte aniconica, dopo il Concretismo e il Costruttivismo, che ha coinvolto inizialmente molti artisti latino-americani e poi di altri paesi, facendo una legione di proseliti anche in Italia, tra cui è giusto ricordare gli autorevoli compagni di viaggio di Piemonti, come: Giuseppe Minoretti, Gaetano Pinna, Salvador Presta, Hilda Reich Duse, Piergiorgio Zangara, Angelo G. Bertolio, Elena Fia Fozzer, Franco Giuli, Reale Franco Frangi, Gino Luggi, Rino Sernaglia, Mirella Forlivesi, e molti altri di cui mi scuso se per ragioni di spazio editing non sono stati menzionati. Questa mirabile mostra dedicata a Lorenzo Piemonti, che la moglie Francesca ha fortemente voluto per ricordarlo dopo la sua scomparsa avvenuta il

primo di ottobre 2015, assieme ai collezionisti che hanno messo a disposizioni le opere, documenta quel viaggio Madì che tutti, visitatori e appassionati ora hanno l’occasione di fare, all’interno delle sue creazioni che danno un’attuale e sempre originale testimonianza di come questo movimento “Madì” continui a essere creatività libera, sperimentazione, condizione di coscienza e conoscenza. Una ricerca stimolante di sviluppi per la società contemporanea. Lorenzo Piemonti è un artista che sapeva muoversi in campo internazionale con un’inclinazione perfezionata da lunghe permanenze in Svizzera centrale, in contatto con maestri del concretismo di quel paese, e lì ha avuto la possibilità di studiare l’opera di Max Bill e il costruttivismo svizzero di Richard Lhose e Camille Graeser, i quali, in quel periodo perseguivano la tesi di unire arte e produzione industriale. È qui che sviluppò l’archetipo per Schläppi Maniquíes di Zurigo, una serie di “modelli” espositivi che saranno utilizzati nelle vetrine ed esposizioni in tutto il mondo da marchi di alta moda, come: Yves Saint-Laurent, Armani, Valentino, Avon, Balenciaga e altri. È risaputo che dietro uno stile si nasconde una personalità, dietro un linguaggio, una cultura, dentro all’opera la sensibilità, che ci si esprime grazie allo stile e al linguaggio. Se non c’è immaginazione, personalità e cultura - anche trasgressiva - non esiste né stile né linguaggio. Milano 07.09.16


Appartato esponente di quel filone di ricerca non oggettiva che costituisce una delle portanti dell’avanguardia del dopoguerra, Lorenzo Piemonti ha concentrato la propria indagine sull’analisi dei rapporti cromatici e di struttura in relazione alla percezione visuale, secondo la definizione di «quantità estetiche» misurabili con precisione scientifica formulata soprattutto dall’arte esatta di area svizzero—tedesca (Bill, Lohose, Graeser). In effetti, il suo lavoro si connota come svolgimento geometrico in superficie, in uno spazio in cui la profondità rappresentativa è negata per dar luogo invece a eventi linguistici autonomi: intersezioni di bande cromatiche compatte, interazioni modulari, progressioni strutturali (delle quali ha fornito anche traduzioni in scultura). Tuttavia, rispetto ai riferimenti d’oltr’alpe, Piemonti aggiunge un dato fortemente caratterizzante, leggermente eccentrico rispetto alla logica della pura materialità del colore, della sua asettica oggettività. Esso consiste nel far filtrare nelle opere una certa memoria affettiva del colore, nel tracciare una linea di sottile affabilità che corre tra la freddezza dell’edificio e il flusso emotivo. settembre 1980 Flaminio Gualdoni

cromoplastico MADI’ TR 812, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 813, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 814, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 815, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm



cromoplastico MADI’ TR 816, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 817, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 818, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 819, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm



I “rilievi cromatologici” di Lorenzo Piemonti. il problema del rapporto tra superficie e forme tridimensionali da essa emergenti e con essa correlate, si affaccia presto nel lavoro di Lorenzo Piemonti, che già nel 1966 applica dei rilievi al piano di un fondo: barre orizzontali, oppure, soprattutto, elementi ovali, e talora circolari, piatti o diversamente incurvati: sempre campite con regolarità, secondo equilibri geometrici esatti (è il momento in cui l’artista abbandona la figurazione per volgersi all’astrazione costruttiva, con una scelta, da allora, definitiva).Tali strutture sagomate (momento bianco con due ovali, ad esempio, appunto del 1966) fanno uscire dal quadro gli elementi che in un primo tempo, ma anche successivamente, Piemonti dipinge sulla tela, pure talora con chiaroscuri che danno l’impressione del volume. Qui col gioco illusivo, da sempre proprio della rappresentazione pittorica che i rilievi oggettivano, trasferiscono dallo stato di virtualità a quello di realtà, e perciò anche con intenzione analitica, sul linguaggio, sui suoi modi e le sue possibilità, entro un azzeramento che riecheggia col ricorso medesimo, sempre in funzione essenzializzante, al monocromo, bianco, rosso, blu premesse di Manzoni, Castellani, Bonalumi. La dialettica superficie-rilievo si complica poi, ancora nel 1966, nel movimento dato al primo fattore, che si protende tridimensionalmente nello spazio e arricchisce la relazione tra il supporto, appunto sagomato volumetricamente, ed i consueti elementi ad esso apposti (momento giallo ocra-nero): preludi all’approdo, subito, a sculture

vere e proprie, libere nell’ambiente, che Piemonti continuerà a realizzare negli anni successivi. Solo nel 1985, invece, egli riprende la ricerca sui nessi tra piano e oggetto nei rilievi cromatologici, in un contesto operativo diversamente caratterizzato. L’autore, infatti, da un quindicennio, coltivava un suo concretismo tanto rigoroso nella progettazione calcolata quanto vivo nei colori, la cui accensione, d’altronde, s’accordava con il protagonismo della diagonale, che la trasposizione in rilievo ulteriormente accentua, per il suo stesso protendersi oltre il piano e, spesso, per l’intensità e luminosità dei colori timbrici. In siffatto intreccio, oltre agli incontri di primari e secondari, entrano di frequente le gradazioni di saturazione dei colori, attive ai due livelli della superficie e del rilievo, con la conseguente moltiplicazione delle varianti, sia sul registro sperimentale-analitico, sia su quello, alla fine prioritario, dell’espressione: d’una energeticità festosa in cui si brucia ogni seriosità scientificizzante. La sistematicità progettuale, l‘analisi cro-

cromoplastico MADI’ TR 820, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 821, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 822, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 823, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm



matologica, la volontà strutturante restano certo fondamentali, ma appartengono al metodo, sono strumenti, non esiti essi stessi, non risultati, giacché con conquistata libertà Piemonti scavalca circoscrizioni testate sull’auto riflessività metalinguistica per ambiti più larghi, in direzione significante, come del resto conferma l’importanza della fenomenica mutabilità dell’immagine a volta a volta data dal variare dell’illuminazione, che l’artista prevede sempre artificiale, intenzionalmente direzionata, fuori delle costanti naturali, esterne all’opera e perciò non dominabili. Pure la luce, infatti — la luce che anima con le ombre da essa provocate la composizione, oltre quella presupposta per render concreta la potenzialità cromatica del pigmenti, altrimenti inerti, pure la luce risulta essere un ingrediente essenziale nel provocare l’effetto, anzi gli effetti, dall’artista perseguiti. Ed ecco, su questa direttrice, dal 1990 uno scatto nuovo. Piemonti scioglie il rilievo dal piano del fondo, non però nel senso d’una totale intrusione della struttura nello spazio, poiché l’originaria superficie non viene dissolta, ma articolata e nella sagoma e nei livelli, trasformandosi in una componente, in una parte del rilievo, con un potenziamento effettivo della dinamica interna all’opera, anche nell’interrelazione con lo spazio esterno, e con l’inedita rivitalizzazione di remoti presupposti costruttivisti.

cromoplastico MADI’ TR 824, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 825,2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 826, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 827, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

Como, aprile 1991 Luciano Caramel



cromoplastico MADI’ TR 828, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 829, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 830, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm

cromoplastico MADI’ TR 831, 2004 colori acrilici su rilievi 20x20 cm



Chi è dotato di creatività (e potenzialmente lo siamo tutti) sarà creativo quale che sia il suo mestiere: e fare l’arte vuol dire agire e pensare in un’attività molto specifica della comunicazione umana. Lo specifico in questo caso, si avvale di segni che vivono di arbitrarietà e insieme di necessità, come ben mostrano le tue pitture basate sul principio che, scelto liberamente un segno o un colore, esso si sviluppa per variazioni, combinazioni e metamorfosi, come passi obbligati. Non è necessario collocare il tuo lavoro sotto un’etichetta o in un alveo storico, vecchio o nuovo. L’astrazione concreta che, fin dall’epoca in cui costruivi tubi levigati e intagliati in forme ovali, che ne caricavano la significazione, tu persegui, ha ormai troppe declinazioni (costruttivista, concretista, neo concretista, ecc.) perché se ne possa fare un fascio. Oggi le nuove generazioni tendono ad abbandonare lo specifico, il linguaggio visivo, addirittura i flussi della comunicazione; passano dall’arte alla sfera estetica e a gesti Iiberatori, all’autogratificazione, al piacere solitario, all’afasia, e sbagliano. Il mondo dell’arte è pieno di sonnambuli e non si svegliano neppure toccandosi il corpo, facendo spettacolo; l’errore sta in quell’estetismo sotto nuova veste che pretende di eliminare la parte irreale dell’arte, le sue apparenze, i suoi significativi inganni, per trasferirsi nella vita reale; non danno vita all’arte, ma estetizzano la vita; non sanno che l’estetica non ha finalità alcuna, nè buona nè cattiva; e non lo sanno perché non intendono nulla di passato, di storia, di stratificazioni culturali, che pure li condizionano; è gramo fare la parte dell’artista senza arte.

Non sono cenni per dire solo che il tuo lavoro è diverso, positivo, consapevole della storia e della necessità di simbolizzare con segni e colori quella pratica sociale della comunicazione, né per dire che la tua linea costruttivista dovrà necessariamente polemizzare o contrapporsi ai modi sotterranei, idealistici, nevrotici, di certa avanguardia. E’ che bisogna tenere conto dell’intero tessuto dell’arte, di tutto il suo contesto, le sue contraddizioni, se si vuole capire un’opera che è, per forza di cose, parziale e partigiana. Così non direi mai, ad esempio, che la tua è un’arte razionale, logica, positivistica, in opposizione a quanto di illogico e irrazionale c’è nelle nuove correnti a cui accennavo. Bensì direi che è razionale e irrazionale nello stesso tempo: d’un lato le tue astratte combinazioni sono guidate da un’evoluzione strutturale che solo la ragione suggerisce, un altro lato il loro linguaggio di base che opta per certi moduli geometrici e cromatici e nasce da un livello per me insondabile che è il tuo preconscio, il livello mediano tra ciò che esprimi e la sede inconscia dell’espressione. Novembre 1974 Tommaso Trini


cromoplastico MADI’ 2006 colori acrilici su rilievi 110x120x3 cm


Componenti del gruppo originario MadÏ Italia, formato a Milano nell’anno 1991. Da sinistra a destra: Albero Biasi, Rino Sernaglia, Giancarlo Bulli, Salvador Presta, Lorenzo Piemonti. Seduti: Reale Franco Frangi, Giancarlo Capricci, Elena Fia Fozzer.


cromoplastico MADI’ 1995 colori acrilici su rilievi 90x85x7 cm


Le provocazioni ottiche di Lorenzo Piemonti Al primo momento, mentre ci accingiamo ad osservare questi ultimi dipinti di Lorenzo Piemonti, abbiamo l’impressione di trovarci di fronte a quel tipo di opere normalmente classificate sotto l’etichetta di «arte concreta» rigorosa e geometrica. Ma, dopo un poco che si osservano queste righe di colore, disposte in modo inclinato rispetto alla base, ci si accorge che non si riesce a dire quanti sono i colori che appaiono sul dipinto. I rossi e i verdi cominciano a perdere i loro contorni che diventano irregolari, si forma quasi una mescolanza ottica per cui spostando lo sguardo sul fondo neutro, vediamo apparire altri colori che si muovono attorno alle righe scure del fondo. Il nostro sistema percettivo è stato provocato da una composizione cromatica che ci fa vedere di più di quello che c’è sul dipinto. E’ probabile, dato che il fenomeno è soggettivo, che ognuno abbia un tipo di visione diversa, ammesso che si possa spiegare con parole. Insomma, dove andremo a finire? (diranno i famosi benpensanti). Una volta non bisognava mai chiedere all’autore «che cosa significa il suo quadro?» per non fare brutta figura. Adesso ci dicono che non si può più sapere quanti colori vediamo. Non siamo più sicuri dei nostri organi visivi. Questa è una provocazione. Le provocazioni ottiche di Lorenzo Piemonti. Pare proprio che sia così. Milano 1988 Bruno Munari


cromoplastico MADI’ 2011 colori acrilici su rilievi 57,5x38 cm


cromoplastico MADI’ 1993 colori acrilici su rilievi 25x20 cm


cromoplastico MADI’ 2007 colori acrilici su rilievi 63x83 cm


cromoplastico MADI’ 1995 colori acrilici su rilievi 108x99x2 cm



Lorenzo Piemonti aderisce al movimento Madì e fonda Madì in Italia. Nessun aggettivo può descrivere il valore dell’opera di Piemonti giacché trascende, senza esitazioni, perfino le norme consacrate dall’accademia dell’avanguardia. Questo impegno lo porta ad esprimersi attraverso i suoi dipinti, i suoi rilievi e le sue scritture. Non è immotivata, per tanto, la sua volontà di inserirsi in un territorio di esplorazioni multiple. La sua presenza sul piano internazionale, le sue radici italiane ed europee si fondano su radicati principi umanistici e si perfezionano con una visione allargata, con il folgorante cromatismo della sua pittura e le sue strutture magistrali, liberate dal “concetto di finestra”, che vanno ben al di là della semplice geometria e si inseriscono nella dimensione spazio-tempo con una originalità sorprendente. Diamo il benvenuto nel mondo futuristico a Lorenzo Piemonti, artista visionario, e alla permanenza della sua opera. Buenos Aires, 19 de noviembre de 2004 Gyula Kosice Fundador de Madì

Lorenzo Piemonti, Pierre Restany e Max Kuatty


cromoplastico MADI’ 1992 colori acrilici su rilievi 60x106 cm


cromoplastico MADI’ 2007 colori acrilici su rilievi 56x43 cm



Lorenzo Piemonti, artista noto per i suoi risultati plastici, che traggono dal numero la loro matrice prima e svolgono, in progressione tridimensionale, le molteplici variazioni di una sequenza numerica, opera sintesi di forte impatto visivo e ambientale. In un saggio del 1967, Tommaso Trini individuava negli oggetti metallici di Piemonti, la presenza dell’elemento prefabbricato e di per sé anonimo”: spesso l’artista è intervenuto sui prodotti offerti dall’industria modificando forme, volumi, piani prospettici. La sua capacità interattiva col materiale, gli ha evitato la statica perfezione dell’opera d’arte. I suoi lavori, che introducono nei cromoplastici MADÌ una variante eversiva sempre sottilmente controllata dalla ragione, diventano dinamici e interagenti con lo spazio. L’opera monocromatica, come “struttura gialla” esposta nella rassegna, è giocata sul rapporto pieni e vuoti, in una provocazione visiva che si avvale di suggestioni chiaroscurali, ben note a Lorenzo Piemonti, a cui non è stata estranea l’arte figurativa agli inizi della sua feconda attività. E’ possibile, dunque, rivisitare il manufatto o artigianale o industriale per trasformarlo in un oggetto portatore di significati nuovi, che vedono comunque nel rapporto numerico il simbolo di una perfezione cosmologica, la chiave di volta di un universo che, per quanto apparentemente caotico, tende all’uno, all’ordine e alla sintesi perfetta degli opposti. Luciana Schiroli, testo in catalogo della mostra “art connection” Cavaria (Va}, settembre 1999)


cromoplastico MADI’ 2007 colori acrilici su rilievi 68x70 cm


Lorenzo Piemonti was born in 1935 in Carate Brianza, not far from Milan; he has captured the attention of national and international art critics for his works that find their primary matrix in numbers, arithmetic and colours and in the construction of three-dimensional progression, with very beautiful combination of colours. The figurative arts were not strangers to Piemonti’s activities; but early sixties, he change his kind of art, using new materials ,new discipline and logic rigor, combined with its manual ability ,concentrate into a synthesis of which impact is equally visual and environmental. During his time in Switzerland in the 1960s, Piemonti collaborates as a sculptor with Zurich’s Schlaeppischaufensterfiguren Company, realizing models (mannequin) in fiberglass for fashion shows. Many fashion designers have employed his figures, such as Balenciaga, Yves Saint Laurent, Giorgio Armani, and Courèges for his fashion and show at the museum of Zurich and Madrid, at the New York Metropolitan Museum, Paris Louvre and at New York’s Guggenheim Museum and so on. At the same time to fiberglass material, he feels the vacuum plastic forming, of which one work it was exposed recently in Beijing at IV Biennale Italia-Cina, realising many woks of estroflessa form. In the mid-sixties, born new periods like Ovali, and in 1970’s Multipli’s period which represents a new metamorphosis of his art, representing the Ovali‘s explosion on

the canvas. With experience, gained from decades spent in Zurich, in contact with the masters of the Swiss Concrete Art (Max Bill, Richard Paul Lohse, Camille Graeser),Piemonti realized important works called Tempi Aritmetici o Tre Tempi. After the end of the eighties, it should be noted its important role as an Italian promoter of Madi’ art. The knowledge of founders of the Argentinean movement MADI’ (the Buenos Aires’s group, Arden-Quin, Gyula Kosice) it allowed him to be among the greatest artists of Italian MADI’. He had the possibility to make solo and group exhibitions around Europe and USA. On international scene, some of his works are at Belgrade’s National Museum and at the Kilgore Law Center and the MADI’ Museum in Dallas, Texas. At the same time, Piemonti developed the Cromoplastico MADi’ end the Accelerazioni. His works are also in the museums of many Italian cities (Galleria d’arte moderna di Torino, Maga di Gallarate, Museo Pagani di Legnano, Museo d’arte Magi di Pieve di Cento, Museo dei Lumi Casale Monferrato, Museo d’arte contemporanea Lissone). Distinguished critics have often discussed Lorenzo Piemonti works and his works has received the attention of Vivianne Fradkoff and Anita Villa, respectively for the University of Geneva and the Brera Academy of Fine Arts who have examinated his mode of communication in their doctoral thesis


Lorenzo Piemonti Carate Brianza (MB): 26/ 04/1935 Carate Brianza (MB): 01/10/2015 Lorenzo Piemonti nato nel 1935 a Carate Brianza, a pochi chilometri da Milano, si è imposto all’attenzione della critica nazionale e internazionale per i suoi risultati plastici che traggono dal numero, dalla aritmetica e dal colore, lo spunto per la realizzazione di opere per lo più tridimensionali, con molteplici e abili accostamenti di colore. L’arte figurativa non è stata estranea all’attività di Piemonti. Egli però, a decorrere dagli inizi degli anni sessanta, muta il suo genere di arte ed intende muoversi su un percorso dove la sperimentazione di nuovi materiali, la disciplina e il rigore logico, uniti all’abilità manuale, si concentrano in una sintesi di forte impatto visivo e ambientale. Durante il periodo svizzero, nei primi anni ‘60, Piemonti collabora come scultore con la Schlaeppischaufensterfiguren di Zurigo, realizzando modelli (manichini), in fiberglass che saranno utilizzati da grandi stilisti come: Balenciaga, Yves Saint Laurent, Giorgio Armani e Courèges per le loro mostre e sfilate in alcuni dei più importanti musei del mondo (Zurigo, Madrid, Metropolitan Museum di New York, arti e moda al Louvre di Parigi, Guggenheim di New York). Contemporaneamente ai materiali in fiberglass, sperimenta il vacuum plastic forming, di cui un’opera è stata esposta recentemente a Pechino alla IV Biennale Italia-Cina, realizzando molte opere di forma estroflessa. A metà degli anni 60’, nascono i primi

Ovali e qualche anno dopo, i Multipli , una nuova metamorfosi della sua arte e cioè l’esplosione dell’ovale sulla tela. L’esperienza di Piemonti, maturata dalla decennale permanenza a Zurigo a contatto con maestri del concretismo svizzero (Max Bill, Richard Paul Lohse, Camille Graeser) si concretizza con la realizzazione di opere denominate Tempi Aritmetici o Tre Tempi, Successivamente, alla fine degli anni ’80 va ricordato il suo importante ruolo di promotore italiano del MADI’, acronimo di MAterialismo DIalettico. La conoscenza dei fondatori argentini del gruppo Madi’ (il gruppo di Buenos Aires, Arden-Quin e Gyula Kosice.) gli ha consentito di essere tra i massimi artisti del gruppo MADI’ Italia e la possibilità di realizzare mostre personali e di gruppo in Europa e in Usa. Alcune sue opere sono al museo nazionale di Belgrado e al Kilgore law center and Madi’ museum di Dallas Texas. Contemporaneamente Piemonti sviluppò il Cromoplastico Madi’ e le Accelerazioni. Le opere di Piemonti si trovano anche nei musei di varie città italiane (Galleria d’arte moderna di Torino, Maga di Gallarate, Museo Pagani di Legnano, Museo d’arte Magi di Pieve di Cento, Museo dei Lumi Casale Monferrato, Museo d’arte contemporanea Lissone). La critica ufficiale si e spesso occupata di Lorenzo Piemonti. Delle sue opere si sono interessate Vivianne Fradkoff e Anita Villa rispettivamente dell’università di Ginevra e dell’accademia delle belle arti di Brera che hanno approfondito il suo modo di comunicare, attraverso le loro tesi di laurea.


Chateau De St. Cirq La Popie Francia. Esposizione meeting MadĂŹ Internazionale 1993. Lorenzo Piemonti, Reale Frangi, Joel Froment, Caterine, Carmelo Arden Quin, Roger Neyrat. Didier Stephant, Bolivar


Selected solo exhibitions 1965 Milan Montenapoleone Gallery (Enotrio Mastrolonardo) 1967 Milan Vismara Gallery (Giorgio Fedeli) 1968 Lissone (Milan) Biblioteca Civica (City library) 1970 Milan Gallery of “Il Giorno” 1970 Rome Margutta 13 Gallery 1971 Zurich Schobinger Gallery (Hans Neuburg) 1971 Richterswill (Switzerland) Zurichsee-Zeitung (Bruno Ruttimann) 1973 Milan Luciano Inga Pin Gallery (Luciano Inga Pin) 1974 Milan Corsini gallery (Tommaso Trini) 1975 Enschede (Holland) Gallery Tardy (Piera Corsini) 1976 Bergamo Fumagalli Gallery (Tommaso Trini) 1976 Luino Centro Civico di Cultura (Cultural Civic Center) (Flaminio Gualdoni) 1976 Lodi (Milan) Gelso Gallery (Emilio Tadini) 1981 Milan Lorenzelli Gallery 1982 Milan Vismara Gallery (Luciano Caramel) 1982 Como Pantha Arte Gallery (Luciano Caramel) 1982 Carate B. (Milan) Villa Negri (Luciano Caramel) 1985 Milan Arte Struktura Gallery (Carla Belloli) 1985 Basel Arte Struktura Gallery (Carla Belloli) 1988 Milan Arte Struktura Gallery (Bruno Munari e Anna Canali) 1991 Vicenza Sante Moretto Gallery (Giuliano Menato) 1991 Milan Carini gallery (Martina Corgnati) 1992 Milan Gallery of “Il Girona” (Francesco Todeschini) 1992 Gallarate (Varese) Galleria civica arte moderna (Modern Art Civic Gallery) (Tommaso Trini) 1995 Belgrade (Serbia) National Museum (Gordana Stanisic, Nicola Kusovac) 1995 Leskovac (Serbia) Galerjia Sunce (Nicolaj Timcencko) 1997 Milan Zammarchi gallery (Alda Merini) 1997 Padova (Agna) Premio Agna (Luciana Schiroli) 2000 Milan Vinciana gallery (Alberto Fiz) 2000 Gallarate Spazio Zero Gallery (Silvio Zanella) 2000 Castellanza (Varese) Villa Pomini (Alberto Fiz) 2000 Angera (Varese) Arte S Gallery 2002 Milan Vismara Gallery (Alberto Veca) 2003 Milan Spazio Tadini (Exibition Space Tadini)

2003 Jesolo (Venezia) Palazzo del turismo (Building Tourism) ( A.Trivellato) 2004 Seregno (Milan) Silva gallery (Gigi Baj) Madi’ show 2013 Lissone MAC (Contemporary Art Museum) (Alberto Zanchetta) 2016 Galleria Schubert (Milano)

Selected group exhibitions 1963 Milan Permanente XXI Biennale Nazionale d’arte 1964 Milan PAC padiglione Contemporary art (Hall Contemporary Art) 1968 Praga Recickych Gallery 1974 Namur (Belgium) Meson de la culture 1982 Paris Grand Palais “Grand et juenes d’aujourd’hui” 1982 Como Pantha Arte Gallery, ML de Romans, Piemonti, Nangeroni. (Mario Radice) 1987 Como Salone San Francesco (Room San Francesco) (Luciano Caramel) 1989 Marostica V° Biennale Contemporary art 1992 Chateau de St.Cirq,La popie France Mouviment MADI’ International 1993 Saint Paul de Vance Alexandre de la Salle Gallerie with Salvador Presta 1994 Maubeauge ( France) Salon d’Honnnneur de la Marie (Madi’ international) 1995 Albuquerque, New Mexico Wesley Pulkka Madi’ Gallery 1995 Budapest Mobile Madi’ Museum 1996 Zaragozza (Spain ) Centro de Exposiciones y Congresos 50° of International MADI’ 1997 Madrid National Museum Reina Sofia 50° of International MADI’ 1998 Venezia Verifica 8+1 Gallery 2001 Amerfoort (Holland) Museum Concrete kunst (GerriI Rebel) 2003 Seregno (Milan) Mandelli Gallery 2010 Casale Monferrato Sala Carmi Museo Ebraico (Jewish Museum) 2016 Beijing (China) Being 3 Gallery 4a Biennale ItaliaCina


Public works and museum 1969 Turin Museo sperimentale Galleria d’arte moderna (Experimental Museum) 1976 Carate Brianza (Milan) monument “Fratellanza Universale” 1976 Villa di Serio (Bergamo ) monument “ Presenze” 1982 Sovico monument “Momento attuale” 1982 Carate B ri a n za ( M i l a n ) monument “Abbraccio” 1988 Verano Brianza scultura monumentale (monumental sculpture)“L’Arca” 1983 New York Metropolitan Museum “The CostumeIstitute” (Schlaeppi-Mannequins) 1992 Gallarate (Varese) Maga (two works cromoplastico) 1995 Belgrado National Museum (one work cromoplastico) 2000 Legnano (Varese) Museo Pagani. ( one work cromoaccelerazione) 2005 Pieve di cento Magi Museum (one work cromoplastico) 2007 Dallas Texas Usa MADI’ Museum ( one work cromoplastico grande verde) 2008 Milan (Cesano M.) World Museum Swatch ( one work cromoplastico) 2013 Alessandria (Casale M.) Museo dei Lumi (one work lampada) 2013 Monza (Lissone) MAC (one work cromoplastico)




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