Teresa y Fernanda Hurtado Sindoi Life
Galleria
Schubert
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Teresa y Fernanda Hurtado Sindoi Life
Galleria
Schubert
maggio 2011
Le Gemelle Hurtado “L'inattendu, l'irrégularité, la surprise et l'étonnement sont une partie essentielle et une caractéristique de la beauté”. Queste parole di Baudelaire ci portano diritto alla vera sostanza, diciamo al cuore stesso dell’humour e dell’inventiva che pulsa al centro della composita organizzazione immaginifica delle Gemelle Hurtado, nel segreto più interno e più attivo della loro officina di memorie e di fantasia, di invenzioni e ritrovamenti. Sì, perché al fondo di tutto, in ciò che le spinge ad accumulare lustrini luccicanti e tulle vaporoso, sorrisi stereotipati e immagini di una struggente nostalgia d’affetto e di ricordo, c’è sempre con ogni evidenza una sorta di vivissima ansia per la bellezza, per la perfezione del bello, come fosse il rimpianto per un âge d’or dell’anima da ritrovare e riscoprire nell’accumulo di brani e frammenti di flash-back, nell’agglutinarsi gentile delle schegge di un sogno articolato e morbidamente frammentato, come un mosaico del tempo trascorso ma ancora vivo attorno a loro, nei ricordi e nell’immaginario. Questo, dunque, è il lavoro delle Gemelle Hurtado. Da una parte il manifesto di un’ansia acuta, tenerissima, rivolta ad un’emozione di bellezza che tende, ogni volta, a sfuggire la nostra attenzione, a contraddire i nostri sforzi d’afferrarla, di trattenerla, di possederla interamente a fuoco dinnanzi agli occhi; dall’altra, il controcanto continuo e cristallino di una memoria che intreccia tra loro il senso del mito con la cronaca degli affetti famigliari e domestici, la memoria magica degli incantamenti infantili con la
meraviglia del glamour e del fashion system. È dunque una trasfigurazione poetica della loro vita quella che le due artiste mettono in scena qui. Una interpretazione lirica dell’esistenza (la loro “Sindoi life” appunto, come hanno voluto chiamare questi lavori d’arte, riprendendo un’espressione raccolta durante un loro viaggio asiatico in cui gli abitanti le chiamavano ripetutamente sindoi, gemelle) che Teresa e Fernanda vengono ogni giorno evocando a quattro mani, intensamente concentrate a ripercorrere nel crogiolo della loro comune attenzione interiore ogni accadimento, ogni emozione, ogni suggestione o turbamento provati all’esterno, per rielaborarli, ricontemplarli, rimaneggiarli con gli strumenti della sensibilità e della fantasia. Come due alchimiste contemporanee della manualità e dell’inventività, esse scoprono ogni giorno una inedita versione dell’aria del tempo in cui viviamo, con i suoi miti e le sue vanaglorie fugaci, i suoi melodrammi di plastica, i disfacimenti sotterranei dei suoi valori nell’ambito di un presente dalle certezze fragili e provvisorie come un filo di fumo… Non può non venire alla mente, a questo punto, un discorso sul kitsch, che alternativamente compare e scompare dall’orizzonte visivo dei nostri giorni e che, in un certo modo, dalle nostre due autrici è un ingrediente evidentemente voluto, un “sapore” inseguito, ricercato, esibito senza esitazioni nei suoi più minimi termini, presentato quasi scientificamente di fronte agli spettatori in tutta opulenza e ridondanza, senza nasconderne ogni pur sorprendente eccesso, ogni più esuberante effetto e richiamo. “Il kitsch”, scriveva Bruno Zevi, “è il linguaggio del nostro
tempo. In un mondo in cui è la realtà stessa a dominare nella sua immediatezza, eccentricità e diversità, è proprio il kitsch che meglio di ogni altra tendenza riesce ad esprimere questa ricchezza”. Ed effettivamente, nella cultura d’oggi, tra mitologie televisive e orge consumistiche, tra dittatura dell’apparenza e trionfo dell’effimero, è proprio questo il filtro attraverso il quale si può agire, come agiscono le nostre gemelle, per tentare una lettura che scenda nel profondo, che colga le sfumature, che illumini le contraddizioni e le alienazioni. Tanto più quando, come nel loro caso, l’operazione sappia argutamente circondarsi anche di una sorta di indeterminatezza, di ambiguità, di brivido narcisistico di autenticità capace d’esprimere una naïveté così gagliarda e sfrontata che ogni resistenza si ritrova sconfitta e sedotta nel nome dell’arte e della poesia. E poi, come dimenticare il genius loci? Le nostre Gemelle Hurtado – che prima d’essere artiste plastiche sono state attrici comiche, personaggi televisivi notissimi della TV iberica, figlie d’arte e di cultura per via di madre e padre – sono appunto spagnole, spagnolissime… È una cosa che non si può dimenticare dinnanzi all’opulenza solare, nervosa e scattante, appassionata e insieme melodrammatica delle loro composizioni così diversamente conformate, picaresche ed eloquenti. Dunque come si può non farsi venire alla mente un riferimento/confronto con quell’altro formidabile inventore spagnolo di immagini e di sensi che è il regista Pedro Almodovar?
Più di un motivo, infatti, si potrebbe elencare di coincidenza, di intonazione comune, di invenzioni all’unisono, che tuttavia lascerò allo spettatore il gusto di rinvenire per sé. Per mio conto ricorderò soltanto, in conclusione, a nutrire il mio piacere personale, la viva allegria lirica di questa curiosa, stuzzicante, divertente suite di tori e toreri, di celebri ritratti della storia dell’arte, come spiazzati o estraniati da un gesto d’affetto inaspettato, di ragazze-copertina così dolci da innamorare un seminarista, di celebri indossatrici, attori e attrici sexy e personaggi famosi che si aggrappano a nastri, brillantini e strass per resistere al timore dei leoni ruggenti, alle corna appuntite della corrida… Il tutto rielaborato in ogni oggetto, ricomposto, “esagerato”, travestito di luci e abbellimenti, caricato di sensi e doppi sensi surreali, di spostamenti progressivi del significato, di avanzamenti e ritorni nel tempo, proprio come avviene nelle trame e nelle sequenze dei film di Almodovar. E ricorderò anche che questo loro porsi al di sopra e al di là del reale, questo dilatarne i confini e le regole per il tramite di una manualità e di una cultura tipiche del femminile, di uno specifico “fantasticare” femminile sul fare, rappresenta una ulteriore qualità, splendidamente essenziale, del loro mondo espressivo così carico di suggestioni. Giorgio Seveso
opere
Non c’Šalcun quadro che non meriti di essere guardato con attenzione. Teresa e Fernanda Hurtado
Goya Maja vestita cm182x60
Maja nuda 50 x 50 scultura 57x200
Shakira 50 x 50 cm.
Lucrezia Borgia 194x57
Leon procedente da Zimbawe 160x55
Cubista 160x55
ART FOR ART In questo modo vogliamo, che essendo due, siamo uno solo
DREAMING 50 x 50
in attesa 50x70
Maria de Medicis 50x50
Prugna secca 173x55
la ragazza con l’ombrello 50x50
Abbiamo ereditato l arte dei nostri genitori e abbiamo realizzato il nostro sogno, creando uno stile: Sindoi Life
Leila 180x56
Elvis 193x56
Ritratto di una ragazza 173x55
Penelope Cruz 50x50
Lucrezia Panciatichi 50x50
La bellezza non ammira, si fa ammirare.
Sara Montiel 50x50
Dalla stelle 50x50
Autobiografia Siamo figlie della grande attrice Maria Carrillo, una delle migliori attrici di teatro in Spagna. Nostro padre era Diego Hurtado regista, produttore teatrale e traduttore. I nostri genitori non sono piø tra noi e noi siamo solo l’ombra di una coppia di cos grandi genitori famosi. Fin dalla nostra nascita gemellare abbiamo calcato le scene. Dalla piø tenera et , e fino a raggiungere una nostra maturit artistica, abbiamo lavorato con nostra madre in molti spettacoli teatrali. La nostra formazione artistica Ł stata fortemente influenzata da Jacinto Benavente, premio Nobel per la letteratura, che ci ha tenuto a battesimo. Fin ad ora abbiamo lavorato soprattutto in teatro e nel cinema, ma la televisione Ł stata la nostra piattaforma di lancio per la fama popolare. Abbiamo realizzato soprattutto delle serie di spettacoli televisivi lavorando come presentatrici di concorsi, di programmi musicali, di teatro e di cinema. oltre che come intervistatrici. Il nostro esordio nell’arte figurativa risale a qualche anno fa quando abbiamo allestito una mostra di "icone russe" da noi eseguite, nella galleria di Mr. Zurita (un nobile della famiglia reale spagnola). In quest’occasione lo scrittore Antonio Gala, uno degli scrittori spagnoli piø rappresentativi, ha scritto la prefazione in catalogo. A questa mostra Ł seguita l’anno suc-
cessivo una nuova raccolta di icone per "ARTE ESPAGNA", azienda leader nel settore di arte e artigianato spagnolo. Nel 2010 abbiamo iniziato la serie che ha avuto una grande accoglienza di pubblico e critica in diverse gallerie spagnole, tra cui l’utima tenutasi a Valecia presso la galleria ORIENTE+OCCIDENTE. Inoltre "El Corte Ingles", la piø grande catena di distribuzione in Spagna, ha voluto esporci in esclusiva per oltre un mese. Forti di ci abbiamo seguito il consiglio del maestro Domingo Sarrey di esporre a Milano, che ci ha suggerito la storica Galleria Schubert. Cos tra il 2010 e il 2011 abbiamo iniziato a lavorare sul progetto: "Un altro modo di vedere Arte", giungendo a comporre le nostre opere ingioiellandole e rivisitandole, con l’esplicita intenzione di avvicinarce il pubblico all’opera, guardando bene quello che potremmo definire "la nostra finestra artistica" che abbiamo chiamato "Sindoi Life". "Sindoi Life" Ł uno stile, una tendenza a guardare e toccare, contrariamente a quanto accade nei musei. Con ci Ł nostra intenzione onorare l’arte che ci piace dando il nostro contributo sincero. Il maestro Sarrey, su nostra richiesta ha scattato le foto per il catalogo, e per ci a lui va tutta la nostra gratitudine. Grazie. Teresa e Fernanda Hurtado