ANNA Anna di Ingleside dai capelli rossi
ROMANZO 6
Lucy Maud Montgomerytraduzione di Angela Ricci
Serie PAPERBACK P A P E R B A C K
Lucy Maud Montgomery
Anna di Ingleside
traduzione dall’inglese di Angela Ricci
ISBN 979-12-221-0336-5
Prima edizione maggio 2020
Prima edizione paperback giugno 2024
ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2028 2027 2026 2025 2024
© 2020 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Titolo originale: Anne of Ingleside
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Immagine di copertina: © Buffy Cooper / Trevillion Images
Progetto grafico: Camille Barrios / ushadesign
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Lucy Maud Montgomery
Anna di Ingleside
Anna dai capelli rossi
ROMANZO 6
traduzione dall’inglese di Angela Ricci
«Com’è bianca la luna stasera!» disse Anna Blythe mentre camminava sul vialetto nel giardino di Diana Wright, diretta verso la porta d’ingresso. I minuscoli petali dei boccioli di ciliegio vorticavano nell’aria salata e agitata dalla brezza.
Anna si fermò per un attimo a guardare tutto intorno le colline e i boschi che aveva amato in giorni lontani, e che amava ancora. Cara Avonlea! Glen St. Mary era casa sua ormai da molti anni, ma Avonlea aveva qualcosa di unico. Fantasmi di se stessa l’attendevano a ogni angolo, i campi dove aveva vagato da bambina erano sempre lì a darle il benvenuto, gli echi immortali di quel periodo dolce della vita la circondavano a ogni passo, e ovunque posasse gli occhi trovava un adorabile ricordo. Qua e là si vedevano giardini stregati dove fiorivano le rose dei tempi andati. Anna amava tornare ad Avonlea, anche se in questa particolare occasione il motivo della visita era stato molto triste. Lei e Gilbert erano venuti per il funerale del padre di lui, e Anna era rimasta per una settimana, perché Marilla e la signora Lynde non avrebbero sopportato di vederla andare via così presto.
La vecchia stanza nella mansarda era sempre pronta per lei e quando vi era entrata, la sera del suo arrivo, aveva trovato ad accoglierla un enorme mazzo di fiori primaverili lasciato dalla signora
Lynde. Quando ci aveva affondato il viso, le era parso di sentire tutti i profumi di quegli anni indimenticabili. Anche l’Anna di un tempo era lì ad aspettarla, e a infonderle nel cuore una sensazione di profonda e familiare felicità. Era come se quella stanza la prendesse tra le braccia, la stringesse e la avvolgesse in un abbraccio protettivo. Aveva guardato con affetto il suo vecchio letto, la trapunta lavorata a maglia dalla signora Lynde con un motivo di foglie di mela, i cuscini immacolati decorati di pizzo fatto all’uncinetto, i tappeti intrecciati di Marilla sul pavimento e lo specchio che aveva ospitato il riflesso di una piccola orfanella dalla fronte alta, che una notte di tanti anni prima aveva pianto fino ad addormentarsi. Per un attimo Anna aveva dimenticato di essere madre di cinque figli, e che a Ingleside Susan Baker aveva ripreso i ferri da maglia per fare nuove scarpine da neonato. Adesso era di nuovo Anna di Green Gables.
Quando era entrata per portarle degli asciugamani puliti, la signora Lynde l’aveva trovata ancora intenta a fissare lo specchio con occhi sognanti.
«È splendido riaverti a casa, Anna. Ormai sono passati nove anni da quando sei andata via, ma io e Marilla continuiamo a sentire tutti i giorni la tua mancanza. Da quando Davy si è sposato non siamo più sole, e Millie è davvero una cara persona, cucina ottime torte, anche se è curiosa come una scimmia e si impiccia di tutto. Ma io ho sempre detto, e lo ripeterò sempre, che non c’è nessuno come te»
«Ah, ma questo specchio non inganna, signora Lynde, e mi sta dicendo chiaro e tondo che non sono più così giovane come una volta»
«Ma stai mantenendo un buon colorito» aveva risposto la signora Lynde per consolarla. «Certo, non che avessi chissà quanto colore da perdere»
«Almeno non mi è ancora venuto il doppio mento» aveva constatato Anna, più allegra. «E la mia vecchia stanza si ricorda di me, signora Lynde. Ne sono davvero felice, sarei disperata se mi rendessi conto che mi ha dimenticata. Ed è bellissimo vedere di nuovo la luna sorgere sulla Foresta Stregata»
«Sembra una moneta d’oro lassù nel cielo, vero?» aveva detto la signora Lynde, in preda a un folle rapimento poetico, grata che Marilla non fosse lì a sentirla.
«Guardi le cime di quegli abeti che cercano di raggiungerla, e le betulle nella valle che tendono i rami verso il cielo d’argento. Sono degli alberi possenti adesso, quando sono arrivata qui erano arbusti appena nati. Questo sì che mi fa sentire vecchia»
«È come con i bambini» era stato il commento della signora Lynde. «Non appena ti distrai un attimo li ritrovi cresciuti. È terribile. Prendi Fred Wright, ha solo tredici anni ma è già alto quanto suo padre. Per cena c’è pasticcio di pollo e ho fatto i miei biscotti al limone apposta per te. Non aver paura di dormire in quel letto, oggi ho dato aria alle lenzuola, e poi l’ha fatto anche Marilla, perché non sapeva che ci avevo già pensato io. E Millie non si è accorta né di me né di lei, e l’ha fatto una terza volta. Spero che Mary Maria Blythe si farà vedere domani, le sono sempre piaciuti i funerali»
«Zia Mary Maria… Gilbert la chiama sempre così, anche se è solo la cugina di suo padre. Lei mi chiama sempre “Annie”» aveva detto Anna con un brivido «e la prima volta che mi ha vista dopo il matrimonio ha detto: “Che strano che Gilbert abbia scelto proprio te, avrebbe potuto avere tante belle ragazze”. Forse è per questo che non mi è mai piaciuta. E so che neanche a Gilbert sta simpatica, ma lui è troppo leale alla famiglia per ammetterlo»
«Si fermerà anche lui un po’?»
«No, deve tornare domani sera. Ha lasciato un paziente in condizioni critiche»
«Beh, immagino che ormai non ci sia più nulla per lui ad Avonlea, visto che sua madre se ne è andata l’anno scorso. Il vecchio signor Blythe non si è più ripreso, era come se non avesse più alcun motivo per vivere. I Blythe sono sempre stati così, troppo affezionati alle cose terrene. È triste pensare che non ci sia più nessuno di loro ad Avonlea, erano una bella famiglia. In compenso abbiamo un mucchio di Sloane. Gli Sloane sono sempre gli Sloane, Anna, e non cambieranno mai, nei secoli dei secoli, amen»
«Sloane o no, dopo cena penso che farò una passeggiata nel frutteto al chiaro di luna. So che dovrei andare a dormire, ma ho sempre pensato che dormire quando c’è il chiaro di luna sia un po’ una perdita di tempo. E domattina mi alzerò presto per vedere le prime luci dell’alba che spuntano dietro la Foresta Stregata. Il cielo diventerà color corallo e i pettirossi cinguetteranno qua e là. Magari un passero grigio si poserà sul davanzale, e potrò ammirare le orchidee viola e dorate…»
«Peccato che i conigli abbiano divorato tutti i narcisi» aveva concluso tristemente la signora Lynde mentre imboccava le scale barcollando, segretamente felice di smetterla con tutte quelle chiacchiere sulla luna. Da quel punto di vista Anna era sempre stata un po’ strana, e ormai non c’era più da sperare che crescendo le passasse.
Diana venne incontro ad Anna sul vialetto. Anche sotto la luce della luna i suoi capelli erano sempre neri, le guance rosee e gli occhi luminosi, ma non si poteva non notare che negli ultimi anni si era fatta un po’ più robusta, e Diana non era mai stata ritenuta una ragazza “esile” dagli abitanti di Avonlea.
«Non preoccuparti cara, non ho intenzione di fermarmi a lungo»
«Come se fosse un problema» rispose Diana in tono di rimprovero. «Sai bene che preferirei di gran lunga passare la serata con te che andare a questa festa. Ho la sensazione di non averti vista quasi per niente, e dopodomani devi già ripartire. Ma sai, è il fratello di Fred… non possiamo non andare»
«Ma certo. Sono soltanto passata al volo, ho fatto la nostra vecchia strada, Di: la Sorgente delle Driadi, la Foresta Stregata, il giardino vecchio con il pergolato e poi lo Stagno dei Salici. Mi sono persino fermata a guardare le fronde dei salici che pendevano sull’acqua, come facevamo sempre. Sono cresciuti tantissimo»
«Come tutto il resto» disse Diana con un sospiro. «Basta guardare il piccolo Fred! Siamo tutti cambiati tantissimo… tranne te. Tu non cambi mai, Anna. Come fai a restare così magra? Guarda me!»
«In effetti hai un’aria un po’ matronale» rise Anna «ma non mi sembri affatto una signora di mezza età, Di. Per quanto riguarda me… beh, la signora Donnell è del tuo stesso parere, al funerale mi ha detto che non sembravo affatto invecchiata. La moglie di Harmon Andrews invece non la pensa così. Mi ha detto: “Oh, cara Anna, ti sei proprio lasciata andare!” Direi che è tutto nell’occhio di chi guarda, o nella sua coscienza. L’unico momento in cui mi lascio un po’ trasportare è quando sfoglio le riviste illustrate. I modelli e le modelle mi sembrano un po’ troppo giovani. Ma non preoccuparti, Di, domani saremo di nuovo giovani anche noi. È questo che ero venuta a dirti: ci prendiamo un pomeriggio e una sera liberi per andare a spasso come una volta, in tutti i nostri posti preferiti. Andremo per campi, e nei boschi pieni di felci, ritroveremo tutte quelle piccole cose così familiari che amavamo, e le colline dove abbiamo lasciato la nostra giovinezza. Niente sembra impossibile in primavera, sai. Smetteremo di sentirci delle madri e delle persone responsabili, e per un po’ ci godremo quella frivolezza che la signora Lynde, ne
sono sicura, ritiene sia in fondo la mia vera natura. Essere ragionevoli sempre e comunque non è affatto divertente, Diana»
«Uhm, mi piace l’idea e adorerei poterlo fare. Ma…»
«Niente ma. Lo so cosa stai pensando: “Chi preparerà la cena se non ci sono?”»
«In realtà no. Anna Cordelia sa cucinare bene quanto me, anche se ha solo undici anni» disse Diana orgogliosa «e avrebbe comunque dovuto farlo, perché io ho una riunione della Società di Mutuo Soccorso. Ma non ci andrò e verrò con te. Sarà come un sogno che si avvera. Sai Anna, certe volte, di sera, me ne sto seduta a pensare a quando eravamo piccole. Porterò qualcosa da mangiare e…»
«…e ceneremo nel giardino di Hester Gray. Immagino ci sia ancora, vero?»
«Credo di sì» disse Diana un po’ dubbiosa. «Non ci vado da quando mi sono sposata. Anna Cordelia va un sacco in giro, ma le ho sempre detto di non allontanarsi troppo da casa. Adora vagare nei boschi. Un giorno l’ho sgridata perché stava parlando da sola in giardino e lei ha detto che non stava parlando da sola, ma con gli spiriti dei fiori. Hai presente quel servizio da tè per le bambole che le hai regalato per i suoi nove anni, quello con i boccioli di rosa? È ancora in perfette condizioni, lei è proprio brava. Lo usa solo quando offre il tè ai Tre Uomini Verdi, e io non sono ancora riuscita a capire chi pensa che siano. Devo proprio dirlo, Anna, per certi versi assomiglia molto più a te che a me!»
«Forse un nome è qualcosa di più che solo un nome, Shakespeare non me ne voglia. E non sgridare Anna Cordelia per le sue fantasticherie, Diana. Mi rattrista se i bambini non possono vivere nel mondo delle fiabe per un po’»
«La nuova maestra quest’anno è Olivia Sloane» disse Diana perplessa. «È laureata, sai? Ha accettato di insegnare qui solo per un
anno, per stare vicino a sua madre. Lei dice che i bambini devono essere subito messi di fronte alla realtà»
«Non ci posso credere, adesso sei d’accordo con quello che dice una Sloane, Diana Wright?»
«No, no… NO! Lei non mi piace per niente. Ti fissa con quegli occhi azzurri e tondi che hanno tutti nella sua famiglia. E le fantasticherie di Anna Cordelia non mi danno fastidio, sono molto divertenti, come lo erano le tue. Immagino che di realtà dovrà affrontarne fin troppa crescendo»
«Bene, allora siamo d’accordo. Vieni a Green Gables verso le due, ci faremo un goccio del vin santo di Marilla – lei continua a farlo ogni tanto, nonostante quello che dicono il pastore e la signora Lynde – tanto per sentirci un po’ diaboliche»
«Ricordi quando mi ci hai fatto ubriacare?» ridacchiò Diana, per niente turbata dall’aggettivo “diabolico”, ma solo perché era stata Anna a usarlo. Tutti ad Avonlea sapevano che lei non intendeva niente di male, era solo il suo modo di parlare.
«Domani sarà una giornata dedicata ai ricordi, Diana. Adesso non ti trattengo più, Fred sta arrivando con il calesse. Il vestito ti sta benissimo»
«Fred mi ha convinta a comprarne uno nuovo per il matrimonio. Io pensavo che non ce lo potessimo permettere, visto che abbiamo appena fatto costruire il fienile nuovo, ma lui ha detto che non aveva intenzione di far sfigurare sua moglie in un’occasione in cui tutti si sarebbero presentati al colmo dell’eleganza. Proprio un pensiero da maschio!»
«Mi sembri la signora Elliott, su a Glen» disse Anna in tono severo. «Cerca di non esagerare. Davvero ti piacerebbe un mondo senza maschi?»
«Sarebbe orribile» ammise Diana. «Sì, Fred, sto arrivando. Ah, va bene! Ci vediamo domani, Anna».
Sulla via del ritorno Anna si fermò vicino alla Sorgente delle Driadi. Adorava quel posto, il vecchio ruscello sembrava aver conservato ogni risata infantile di cui era stato testimone, e adesso le restituiva tutte quante alle sue orecchie in ascolto. Anna poteva vedere i suoi sogni di una volta riflessi in quella superficie limpida, le vecchie promesse, i vecchi sussurri… Tutte queste cose erano racchiuse nel ruscello, e l’acqua mormorava incessantemente il loro racconto agli antichi e saggi abeti della Foresta Stregata, che da tempo immemore l’ascoltavano.
Sono passati sette anni da quando Anna e Gilbert hanno lasciato la casa dei sogni per trasferirsi nella pi spaziosa
Ingleside: qui la famiglia Blythe cresciuta e ora la coppia ha sei figli.
LÕavventuroso Jem, il sognatore Walter, le inseparabili gemelle
Di e Nan, il piccolo Shirley e la neonata Rilla riempiono le giornate di gioia, tenerezza e allegria, ma anche di tanti guai e qualche preoccupazione. Per fortuna al fianco
di Anna cÕ Gilbert, che nei momenti di difficoltˆ sa sempre come farla sorridere e nonostante le fatiche quotidiane ancora innamorato di lei come il primo giorno.
In un attimo tutti i bambini le furono intorno, ognuno con un mazzolino di fiori colti appositamente per lei.
ÇQuesto s“ che un bel ritorno a casa!
Ogni cosa qui a Ingleside ha unÕaria cos“ felice!È