Anna dai capelli rossi 7. La Valle dell’Arcobaleno - Paperback

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dai capelli rossi

ANNA La Va e de ’Arcobaleno

ROMANZO 7

traduzione di Angela Ricci

PAPERBACK

Serie PAPERBACK P A P E R B A C K

Lucy Maud Montgomery

La Valle dell’Arcobaleno

traduzione dall’inglese di Angela Ricci

ISBN 979-12-221-0337-2

Prima edizione agosto 2020

Prima edizione paperback giugno 2024

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2028 2027 2026 2025 2024

© 2020 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Titolo originale: Rainbow Valley

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Lucy Maud Montgomery La Valle dell’Arcobaleno

Anna dai capelli rossi

ROMANZO 7

traduzione dall’inglese di Angela Ricci

Di nuovo a casa

Quella sera di maggio il cielo era di un limpido color verde mela e le nuvole dorate di Occidente si riflettevano tra le sponde della baia di Four Winds, immerse nella penombra. Il lamento cupo del mare si propagava sulle dune di sabbia, triste persino in primavera, ma un venticello allegro e gioviale soffiava dalla via del porto, lungo la quale avanzava la familiare e matronale figura della signorina

Cornelia, diretta verso il villaggio di Glen St. Mary. La signorina

Cornelia avrebbe dovuto chiamarsi in verità signora Elliott, da quando aveva sposato Marshall Elliott tredici anni prima, ma ancora tutti si riferivano a lei con il suo vecchio nome da nubile, così caro ai suoi vecchi amici, tranne a una, che lo aveva abbandonato senza alcuna remora. Susan Baker, la severa e leale domestica della famiglia Blythe a Ingleside, con i capelli ormai ingrigiti, non perdeva occasione di chiamarla “signora Elliott” con un’enfasi ben precisa e voluta, come a dire: “Ha scelto lei di diventare signora, e signora dovrà essere, per quel che mi riguarda”.

La signorina Cornelia stava appunto andando a Ingleside a trovare il dottore e la signora Blythe, appena tornati dall’Europa. Erano partiti a febbraio per partecipare a un importante congresso di medici a Londra, ed erano stati via per tre mesi, e durante la loro assenza a Glen erano accadute alcune cose che la signorina Cornelia

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non vedeva l’ora di discutere con loro. La più importante era che alla canonica si era stabilita una nuova famiglia. E che famiglia! La signorina Cornelia scosse il capo diverse volte al solo pensiero, mentre continuava a camminare di buon passo.

Susan Baker e la ex signorina Anna Shirley la videro arrivare mentre sedevano nell’ampia veranda di Ingleside, a godersi il fascino dell’ora dei gatti, il dolce cinguettio dei pettirossi assonnati tra i rami degli aceri, e la danza dei narcisi scossi dal vento che sfioravano ritmicamente il muretto di mattoni rossi del prato.

Anna era seduta sui gradini, le mani giunte sulle ginocchia, e mentre ammirava il tramonto sembrava ancora una ragazzina, per quanto possa esserlo una madre di così tanti figli. I suoi splendidi occhi grigioverdi che fissavano la strada del porto erano come sempre colmi di sogni e di un luccichio inestinguibile. Alle sue spalle, sull’amaca, era rannicchiata Rilla Blythe, una paffuta e grassottella creaturina di sei anni, la più piccola dei bambini di Ingleside. Aveva i capelli rossi e ricci e gli occhi nocciola, adesso chiusi stretti stretti, in quella buffa maniera con cui era solita addormentarsi.

Shirley, “il bel moretto”, così era chiamato in famiglia, dormiva tra le braccia di Susan. Aveva capelli e occhi castani, la pelle abbronzata e le guance di un bel colore rosato. Era il preferito di Susan. Subito dopo la sua nascita Anna era stata male per parecchio tempo e Susan aveva “fatto da mamma” al neonato con una tenerezza che non aveva mai rivolto a nessuno degli altri bambini, per quanto le fossero tutti molto cari. Il dottor Blythe aveva dichiarato che, se non fosse stato per lei, non sarebbe sopravvissuto.

«Gli ho dato la vita tanto quanto lei, signora Dottore cara» diceva spesso Susan. «È il mio bambino, tanto quanto il suo». E in effetti era da Susan che Shirley correva sempre per farsi dare un bacio su qualche livido, per farsi cullare prima di dormire o per

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cercare protezione da una sculacciata che si era ampiamente meritato. Susan aveva coscienziosamente sculacciato tutti gli altri bambini Blythe ogni volta che lo aveva ritenuto opportuno, per il loro stesso bene, ma non aveva mai sculacciato Shirley, e anzi impediva anche a sua madre di farlo. Quella volta che l’aveva fatto il dottor Blythe, lei si era profondamente indignata: «Quell’uomo si permetterebbe di sculacciare persino un angelo, signora Dottore cara, altroché!» aveva dichiarato offesa, e il povero dottore era rimasto senza torta per settimane.

Durante l’assenza dei suoi genitori, mentre tutti gli altri bambini erano andati ad Avonlea, Susan aveva portato Shirley a casa di suo fratello e per tre beati mesi l’aveva avuto tutto per sé. Ma era comunque molto contenta di essere tornata a Ingleside e di riavere tutti quanti intorno. Ingleside era tutto il suo mondo, sul quale regnava suprema. Persino Anna metteva raramente in discussione le sue decisioni, con grande sdegno della signora Rachel Lynde di Green Gables, la quale a ogni visita a Four Winds non faceva che ripeterle che stava lasciando troppa autorità a Susan e che se ne sarebbe pentita.

«Cornelia Bryant sta arrivando dalla strada del porto, signora Dottore cara» disse Susan. «Di sicuro viene a rovesciarci addosso tre mesi di pettegolezzi arretrati»

«Lo spero proprio» disse Anna stringendo le braccia intorno alle ginocchia. «I pettegolezzi di Glen St. Mary mi mancano da morire, Susan. Ma spero che la signorina Cornelia sarà in grado di raccontarmi tutto quello che è successo mentre non c’eravamo. Ma proprio tutto. Chi è nato, chi si è sposato, chi si è ubriacato, chi è morto, chi se n’è andato, chi è arrivato, chi ha litigato, chi ha perso una mucca e chi ha trovato un fidanzato. È così bello essere di nuovo a casa, dalla cara gente di Glen, voglio sapere cosa hanno combinato tutti quan-

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ti. Mentre passeggiavo dentro l’abbazia di Westminster, a Londra, ricordo distintamente di essermi chiesta chi avrebbe scelto infine Millicent Drew tra i suoi due spasimanti. Sai, Susan, ho il terribile sospetto che i pettegolezzi mi piacciano molto»

«Ma è naturale, signora Dottore cara» ammise Susan. «A tutte le donne piace sapere cosa succede di nuovo. Anche a me interessa molto la faccenda di Millicent Drew. Non ho mai avuto uno spasimante, figuriamoci due, ma adesso non me ne importa niente. Essere una vecchia zitella non è così male quando ti ci abitui. Ogni volta che guardo i capelli di Millicent mi sembra sempre che se li sia pettinati con una vecchia scopa. Ma, a quanto pare, agli uomini non dà fastidio»

«Loro guardano il suo faccino così grazioso, vivace e impertinente, Susan»

«Può darsi, signora Dottore. La Bibbia dice che “fallace è la grazia e vana è la bellezza” e mi sarebbe piaciuto scoprirlo da sola, ma evidentemente non era il mio destino. Non dubito che saremo tutti bellissimi quando saremo angeli, ma a quel punto a cosa servirà?

Comunque, parlando di pettegolezzi, a quanto pare la povera moglie di Harrison Miller, dall’altro lato della baia, ha provato a impiccarsi la settimana scorsa»

«Oh, Susan!»

«Stia tranquilla, signora Dottore, non ci è riuscita. Non riesco a biasimarla per averci provato, suo marito è un uomo terribile. D’altro canto è stata un po’ sciocca a pensare di impiccarsi e lasciargli campo libero per trovarsi un’altra donna da sposare. Se fossi stata in lei, signora Dottore, mi sarei impegnata per rendergli la vita impossibile, in modo che alla fine si impiccasse lui. Con questo non voglio dire che mi piaccia vedere la gente impiccata, in nessuna circostanza, signora Dottore»

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«Ma che problema ha Harrison Miller esattamente?» disse Anna impaziente. «Con lui esistono solo misure estreme»

«Beh, qualcuno lo chiama spirito religioso e qualcun altro spirito di contraddizione, mi perdoni il paragone, signora Dottore. Nessuno però sa dire quale sia delle due nel caso di Harrison. Certi giorni ce l’ha con il mondo intero perché pensa di essere destinato alla dannazione eterna, altri invece dice che non gliene importa niente e va a ubriacarsi. Se vuole la mia opinione, non ci sta tanto con la testa, ma tutti i Miller sono sempre stati così. Suo nonno a un certo punto è impazzito del tutto, era convinto di essere circondato da giganteschi ragni neri che gli si arrampicavano addosso e dondolavano in aria tutto intorno a lui. Spero che non mi capiti mai di impazzire, signora Dottore cara, ma non credo che succederà, non è una caratteristica dei Baker. Però se la Provvidenza, nella sua saggezza, dovesse decidere altrimenti, spero che almeno la mia pazzia non si presenti sotto forma di ragni neri. Li odio quegli animali. Per quanto riguarda la signora Miller, non so proprio se compatirla o no. Certa gente dice che ha sposato Harrison solo per ripicca verso Richard Taylor, che mi sembra un motivo davvero curioso per sposarsi. Ma ovviamente io non sono un buon giudice di questioni matrimoniali, signora Dottore. Ecco Cornelia Bryant al cancello. Vado a mettere questo bel moretto nel suo letto e prendo il mio lavoro a maglia».

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«Dove sono gli altri bambini?» chiese la signorina Cornelia al termine del giro di saluti, cordiali e affettuosi da parte sua, entusiasti da parte di Anna e solenni da parte di Susan.

«Shirley è a letto. Jem, Walter e le gemelle sono già nella loro adorata Valle dell’Arcobaleno» disse Anna. Sono tornati oggi pomeriggio e non vedevano l’ora di correre laggiù. È il loro posto preferito sulla faccia della terra, lo amano persino più del macchione di aceri»

«Temo che lo amino un po’ troppo» disse cupamente Susan. «Il piccolo Jem una volta ha detto che dopo morto preferirebbe andare nella Valle dell’Arcobaleno invece che in paradiso, e non è una bella cosa da dire»

«Si sono divertiti ad Avonlea, immagino» disse la signorina Cornelia.

«Tantissimo. Marilla li vizia da morire. Soprattutto Jem. Ai suoi occhi non fa mai assolutamente nulla di male»

«La signorina Cuthbert deve avere una certa età ormai» disse la signorina Cornelia, tirando fuori il suo lavoro a maglia, in modo da poter rivaleggiare con Susan. Era convinta che le donne con le mani occupate fossero in qualche modo superiori rispetto a quelle che se ne stavano a mani vuote.

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«Ha ottantacinque anni» disse Anna con un sospiro. «E i capelli tutti bianchi. Però ci vede meglio adesso di quando aveva sessant’anni, pensate che strano»

«Beh, cara, sono molto felice che siate tornati, mi sono sentita terribilmente sola. Anche se non ce la siamo certo presa comoda qui a Glen, credete a me. Per quanto riguarda gli affari della parrocchia, non ricordo una primavera più eccitante di questa. Alla fine abbiamo trovato un nuovo pastore, Anna cara»

«Il reverendo John Knox Meredith, signora Dottore» disse Susan, che non intendeva lasciare alla signorina Cornelia il monopolio delle novità.

«Ed è bravo?» chiese Anna curiosa.

La signorina Cornelia tirò un sospiro e Susan brontolò.

«Sì, diciamo che è bravo» disse la prima. «Molto bravo, molto istruito e molto spirituale. Però, Anna cara, è completamente privo di buonsenso»

«Allora perché l’avete chiamato?»

«Beh, è senza dubbio il miglior predicatore che abbiamo mai avuto alla chiesa di Glen St. Mary» disse la signorina Cornelia mentre dava un paio di giri di maglia. «Immagino che non sia stato chiamato altrove perché è troppo distratto e trasognato. Il suo sermone di prova è stato magnifico, credete a me. Sono tutti impazziti, per il sermone e per lui»

«È davvero molto attraente, signora Dottore cara, e a conti fatti non mi dispiace vedere un bell’uomo sul pulpito della chiesa» aggiunse Susan, ritenendo opportuno dare un altro contributo alla conversazione.

«E poi» disse la signorina Cornelia «avevamo fretta di risolvere la questione. Il signor Meredith è stato il primo candidato su cui ci siamo trovati d’accordo. Sugli altri c’era sempre qualcuno che obiet-

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tava. A un certo punto avevamo preso seriamente in considerazione di chiamare il signor Folsom. Anche lui è un bravo predicatore, ma la gente non era convinta del suo aspetto, era troppo scuro e magrolino»

«Assomigliava a un gatto nero, signora Dottore cara» disse Susan. «Non potrei sopportare di ritrovarmi davanti un tipo così tutte le domeniche»

«Poi è stato il turno del signor Rogers, ma era proprio un tipo insipido, né carne né pesce» riprese la signorina Cornelia. «In realtà, anche se avesse predicato meglio di san Pietro e Paolo non gli sarebbe servito a niente, perché è venuto qui il giorno in cui la pecora di Caleb Ramsay è entrata in chiesa e ha fatto un sonoro beeeee proprio quando lui stava cominciando il sermone. Sono scoppiati tutti a ridere e quel povero Rogers non ha avuto più speranze. Qualcuno era dell’idea che dovessimo chiamare il signor Stewart, perché è davvero molto istruito. Sa leggere il Nuovo Testamento in cinque lingue»

«Ma questo non gli assicura certo un posto in paradiso» la interruppe Susan.

«Comunque, alla maggior parte di noi non piaceva come parlava» disse la signorina Cornelia, ignorando Susan. «Praticamente borbottava. Il signor Arnett invece era completamente incapace come predicatore. E poi per la sua prova ha scelto il brano peggiore di tutta la Bibbia, quello che dice “Maledite Meroz”»

«Quando si infervorava per qualcosa sbatteva la Bibbia sul leggio e gridava furibondo: “Maledite Meroz”. Questo povero Meroz è stato maledetto tante di quelle volte quel giorno che mi dispiace per lui, chiunque fosse, signora Dottore» disse Susan.

«I pastori dovrebbero sempre stare attenti al testo che scelgono per candidarsi in una parrocchia» disse solennemente la signorina Cornelia. «Sono sicura che il signor Pierson avrebbe ottenuto il posto se ne avesse scelto un altro. Ma quando ha annunciato a voce alta

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il salmo che comincia con “Alzo gli occhi verso i monti” ha perso qualsiasi chance. Il pubblico ha cominciato a sghignazzare, perché tutti conoscevano la storia di quelle due signorine che vivono sui monti sopra Harbour Head e che hanno adocchiato tutti i pastori arrivati a Glen negli ultimi quindici anni. Poi è stato il turno del signor Newman, ma aveva una famiglia troppo numerosa»

«L’ha ospitato mio cognato, James Clow» disse Susan. «Gli ho chiesto quanti figli avesse: “Nove maschi, e altrettante femmine” ha risposto. “Diciotto!” ho detto io. “Che famiglia, santo cielo!” Lui a quel punto è scoppiato a ridere a crepapelle, ma non ho ben capito perché, signora Dottore. Comunque sono certa che non esiste una canonica abbastanza grande da contenere diciotto bambini»

«Ne ha solo dieci di figli, Susan» chiarì la signorina Cornelia, con fare condiscendente. «Ma dieci bambini come si deve sarebbero stati meglio, per la canonica e per la congregazione della parrocchia, dei quattro che ci sono adesso. Non sto dicendo che siano cattivi, Anna cara. Anzi, mi sono simpatici, e piacciono a tutti. È impossibile non farseli piacere. Ma sarebbero molto più ammodo se qualcuno si prendesse la briga di educarli e di insegnare loro come ci si comporta. A scuola, per esempio, l’insegnante dice che sono allievi modello. Ma a casa loro fanno quel che vogliono»

«E la signora Meredith?» chiese Anna.

«Non c’è una signora Meredith, è proprio questo il problema. Il signor Meredith è vedovo, sua moglie è morta quattro anni fa. Se l’avessimo saputo non credo che l’avremmo scelto, avere un vedovo in parrocchia è anche peggio che avere uno scapolo. Ha parlato dei suoi figli e abbiamo dato per scontato che avessero una madre. Invece quando sono arrivati con loro c’era solo la vecchia zia Martha, così la chiamano. Se ho ben capito è una cugina della madre del signor Meredith e lui se l’è presa in casa per risparmiarle l’ospizio

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dei poveri. Ha settantacinque anni, è mezza cieca, parecchio sorda e parecchio scorbutica»

«E anche una pessima cuoca, signora Dottore cara»

«La persona meno indicata per gestire una canonica, insomma» disse la signorina Cornelia in tono severo. «Ma il signor Meredith dice che non vuole prendere un’altra domestica, per non ferire i sentimenti della zia Martha. Anna cara, credimi, quella canonica è in uno stato pietoso. È piena di polvere e non c’è niente che sia al suo posto. E dire che l’avevamo ridipinta e avevamo cambiato la carta da parati prima del loro arrivo»

«I bambini sono quattro, ha detto?» chiese Anna, che già cominciava a nutrire verso di loro un sentimento materno.

«Sì. Sono nati uno dopo l’altro. Il maggiore si chiama Gerald, ha dodici anni ed è soprannominato Jerry. È un ragazzino intelligente. Poi c’è Faith, che ne ha undici. È un vero maschiaccio, ma graziosa come un dipinto, lo devo ammettere»

«Avrà pure un visetto d’angelo, ma è una gran combinaguai, signora Dottore» disse Susan in tono solenne. «Una sera della scorsa settimana sono stata alla canonica e c’era anche la moglie di James Millison, che aveva portato una dozzina di uova e un bidoncino di latte. Un bidoncino molto piccolo, signora Dottore cara. Faith ha preso tutto quanto per portarlo in cantina, ma mentre scendeva le scale è inciampata ed è caduta, rovesciandosi addosso tutto il latte e le uova. Può immaginare il risultato, signora Dottore, eppure la bambina si è rialzata ridendo. “Non so più se sono ancora io o se mi sono trasformata in una torta alla crema!” ha detto. La signora Millison era arrabbiatissima. Ha detto che non avrebbe più portato nulla alla canonica se i suoi doni dovevano fare quella brutta fine»

«Maria Millison non si è mai presa la briga di portare alcunché alla canonica» sbuffò la signorina Cornelia. «Quella sera l’ha fatto

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soltanto perché era curiosa. Però è vero che la povera Faith finisce sempre nei guai. Il fatto è che è troppo distratta e impulsiva»

«Proprio come me. Sento che mi piacerà questa Faith» disse Anna con convinzione.

«Ha un bel fegato, e questo piace anche a me, signora Dottore cara» ammise Susan.

«Ha un che di accattivante» aggiunse la signorina Cornelia. «Ride sempre e in qualche modo fa venire voglia di farlo anche a te. Nemmeno in chiesa riesce a restare seria. Comunque, poi c’è Una, che ha dieci anni. Non è particolarmente graziosa, ma è molto dolce. E infine c’è Thomas Carlyle, nove anni. Lo chiamano Carl. Ha una vera passione per rospi, rane e insetti, che si porta continuamente a casa»

«Immagino che sia stato lui il responsabile del topo morto che la signora Grant ha trovato su una poltrona del salotto quando è andata a trovarli. Le è preso un colpo» disse Susan «e non me ne stupisco. Il salotto di una canonica non è un posto appropriato per un topo morto. A dir la verità potrebbe anche avercelo lasciato il gatto. Quell’animale è un vero terremoto, signora Dottore. Il gatto di una canonica dovrebbe almeno sembrare rispettabile, a mio parere, invece non credo di aver mai visto una bestia dall’aspetto più depravato. Tutte le sere, al tramonto, salta in cima al tetto e si mette a dondolare la coda, signora Dottore cara. Non è un bello spettacolo»

«La cosa peggiore è che i bambini non sono mai vestiti come si deve» sospirò la signorina Cornelia. «Da quando la neve si è sciolta vanno a scuola a piedi nudi. Insomma, Anna cara, non è appropriato per i figli di un pastore, soprattutto se invece la figlia del pastore metodista se ne va in giro con dei graziosi stivaletti con i bottoncini. E poi vorrei proprio che la smettessero di andare a giocare nel vecchio cimitero dei metodisti»

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«È una tentazione a cui è difficile resistere, è proprio accanto alla canonica» disse Anna. «Ho sempre pensato che i cimiteri fossero posti deliziosi dove andare a giocare»

«Oh non credo proprio che l’abbia pensato davvero, signora Dottore cara» disse la fedele Susan, determinata a proteggere Anna anche da se stessa. «Lei è una persona di buonsenso e rispettosa»

«Ma poi perché mai hanno costruito la canonica proprio lì accanto?» chiese Anna. «Ha un giardino così piccolo che quel cimitero di fatto è l’unico posto che i bambini hanno per giocare»

«Effettivamente quello è stato un errore» ammise la signorina Cornelia. «Il terreno costava poco. Ma a nessuno dei bambini che hanno vissuto in quella canonica è mai venuto in mente di andare a giocare lì. Il signor Meredith dovrebbe vietarglielo. Ma quando è a casa ha sempre il naso immerso in qualche libro. Non fa che leggere, oppure passeggia avanti e indietro nel suo studio, sognando a occhi aperti. Per il momento si è sempre presentato in chiesa la domenica, ma un paio di volte ha dimenticato i raduni di preghiera e uno degli anziani della parrocchia è dovuto andare a chiamarlo. E si è dimenticato anche del matrimonio di Fanny Cooper. In quel caso gli hanno telefonato e lui è arrivato di corsa senza neanche cambiarsi, si è presentato in pantofole. Non me ne importerebbe molto, se i metodisti non ci avessero riso così tanto sopra. La mia unica consolazione è che non possono criticare nulla dei suoi sermoni. Quando è sul pulpito è come se si svegliasse, credete a me. Il pastore metodista invece non ci sa proprio fare, così ho sentito dire. Per fortuna non ho mai ascoltato un suo sermone di persona».

Il disprezzo della signorina Cornelia verso gli uomini si era lievemente mitigato dopo il matrimonio, mentre quello verso i metodisti rimaneva più che mai intatto. Susan sorrise sotto i baffi.

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«Sa, signora Elliott, gira voce che metodisti e presbiteriani stiano pensando di riunirsi» disse.

«Beh, spero proprio di essere già morta e sepolta se mai dovesse accadere» rispose la signorina Cornelia. «Non voglio avere nulla a che fare con i metodisti, e anche il signor Meredith farebbe bene a stargli alla larga. È troppo cordiale con loro, credete a me. E quando è andato alle nozze d’argento di Jacob Drew si è trovato in un bel guaio»

«Cosa è successo?»

«La signora Drew gli ha chiesto di tagliare l’oca arrosto, visto che Jacob Drew non ne era capace. Insomma, il signor Meredith ha fatto per prenderla, ma gli è scivolata dal vassoio ed è finita in grembo alla signora Reese, che era seduta lì accanto. E lui, con quella sua aria trasognata, ha detto: “Signora Reese, potrebbe restituirmi l’oca, per favore?” La signora Reese, obbediente come Mosè, gliel’ha “restituita”, ma immagino che fosse furiosa, perché indossava il suo abito di seta nuovo. E la cosa peggiore di tutte è che è una metodista!»

«Sarebbe stato peggio se fosse stata presbiteriana, dico io» commentò Susan. «In quel caso probabilmente avrebbe lasciato la congregazione, e non possiamo permetterci di perdere fedeli. In ogni caso la signora Reese sta antipatica anche a quelli della sua parrocchia, perché si dà un sacco di arie, perciò credo che i metodisti siano stati ben contenti quando il signor Meredith le ha rovinato il vestito»

«Il punto però è che si è reso ridicolo ai loro occhi» disse piccata la signorina Cornelia. «Se avesse una moglie, non sarebbe accaduto niente di tutto questo»

«Neanche una dozzina di mogli avrebbero impedito alla signora Drew di fare arrosto quella sua vecchia oca coriacea per il pranzo di matrimonio» disse Susan testarda.

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«Dicono che sia stata opera di suo marito» replicò la signorina Cornelia. «Jacob Drew è un presuntuoso, tirchio e prepotente»

«E pare che lui e sua moglie si detestino a vicenda, il che non mi pare il modo migliore di andare avanti per una coppia sposata. Ma ovviamente non ho l’esperienza necessaria per dirlo» disse Susan con un cenno sprezzante del capo. «Tra l’altro io non sono affatto una di quelle che danno tutte le colpe agli uomini. La signora Drew è abbastanza perfida anche da sola. Dicono che l’unica cosa che abbia mai regalato in vita sua sia stato un barattolo di burro fatto con della crema in cui era caduto un topo. Lo regalò a un evento di beneficienza della parrocchia, ma della faccenda del topo si venne a sapere solo in seguito»

«Per fortuna tutte le persone che i Meredith hanno offeso finora erano metodisti» disse la signorina Cornelia. «Una sera, circa quindici giorni fa, Jerry è andato a un raduno di preghiera dei metodisti e si è seduto accanto al vecchio William Marsh, che come al solito si è alzato in piedi e ha recitato le sue preghiere brontolando. “Si sente meglio adesso?” gli ha bisbigliato Jerry quando William è tornato a sedersi. Quel povero bambino voleva solo essere gentile, ma il signor Marsh ha pensato che fosse una domanda molto impertinente e ora è infuriato con lui. Ovviamente non era proprio il caso che Jerry andasse a un raduno di preghiera dei metodisti, ma quei ragazzi vanno dove vogliono»

«Spero che non offenderanno la signora Davis di Harbour Head» disse Susan. «A quanto mi hanno detto è una donna molto suscettibile, ma anche molto benestante e paga i salari più alti di tutti. Gira voce che abbia detto che i Meredith sono i bambini peggio educati che abbia mai conosciuto»

«Tutto quello che state dicendo mi convince sempre più che i Meredith siano della stirpe che ha conosciuto Giuseppe» disse Anna decisa.

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«Beh, in fondo in fondo lo sono» ammise la signorina Cornelia «e questo basta a compensare il resto. In ogni caso, adesso sono qui, perciò dobbiamo fare del nostro meglio e guardare loro le spalle dai metodisti. Beh, adesso devo scendere giù al porto. Marshall tornerà a casa tra poco. È stato dall’altro lato della baia oggi, e vorrà la sua cena, come tutti gli uomini. Mi dispiace non aver visto gli altri bambini. E il dottore dov’è?»

«Su a Harbour Head. Siamo tornati solo da tre giorni e lui ha già passato un totale di circa tre ore nel suo letto, e ha mangiato a malapena due pasti a casa sua»

«Beh, tutti quelli che sono stati male nelle ultime sei settimane aspettavano che tornasse, e non li biasimo. Da quando quel dottore dell’altro lato della baia ha sposato la figlia del becchino di Lowbridge la gente si è fatta un po’ sospettosa. Non ha fatto una bella impressione, insomma. Tu e il dottore dovete venire a trovarci presto e raccontarci del viaggio. Immagino sia stato bellissimo»

«Sì» rispose Anna. «È stato un sogno che si è realizzato. Il Vecchio Mondo è davvero adorabile e splendido, ma siamo stati comunque contenti di tornare nel nostro paese. Il Canada è il posto più bello del mondo, signorina Cornelia»

«Nessuno ha mai dubitato di questo» rispose lei con una certa condiscendenza.

«E l’Isola del Principe Edoardo è la sua provincia più bella, e Four Winds l’angolino più adorabile di tutta l’isola» disse Anna ridendo e volgendo lo sguardo ammirato verso lo splendore del sole che tramontava su Glen, sulla baia e sul golfo. Salutò quel tramonto con la mano. «In Europa non ho visto nulla di così bello, signorina Cornelia. Deve proprio andare? Ai bambini dispiacerà non averla incontrata»

«Vorrà dire che verranno loro a trovarmi appena possono. Ricordagli che il barattolo delle ciambelle è sempre pieno»

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«Oh, a cena stavano proprio parlando di quando venire. Lo faranno presto, adesso però devono prepararsi per il rientro a scuola. E le gemelle quest’anno andranno a lezione di musica»

«Spero non dalla moglie del pastore metodista!» disse apprensiva la signorina Cornelia.

«No… da Rosemary West. Ieri sera ne ho parlato con lei fino a tardi e ci siamo messe d’accordo. È proprio una cara ragazza»

«Si mantiene bene, anche se non è più giovane come una volta»

«L’ho trovata molto affascinante. Non l’avevo mai frequentata prima, sa. Abita lontano e non ci incontravamo mai, se non in chiesa»

«Rosemary West è sempre piaciuta a tutti, anche se nessuno l’ha mai capita fino in fondo» disse la signorina Cornelia, inconsapevole del grande complimento che stava facendo al fascino di Rosemary. «Ellen le ha sempre messo i piedi in testa, come dire. È stata una vera tiranna con lei, ma Rosemary ha sempre trovato il modo giusto di accontentarla. Doveva sposarsi con il giovane Martin Crawford, sapete, ma la sua nave andò a finire contro gli scogli delle Isole della Maddalena e tutto l’equipaggio annegò. Rosemary aveva solo diciassette anni all’epoca, ma non è più stata la stessa. Lei ed Ellen si sono molto unite da quando la loro madre è morta. Vanno in chiesa a Lowbridge solo ogni tanto, e lo capisco, perché a Ellen non piace molto l’idea di frequentare troppo assiduamente una chiesa presbiteriana. Dai metodisti però non ci va mai, questo devo riconoscerglielo. I West sono sempre stati dei fedelissimi della chiesa episcopale. Comunque, Rosemary ed Ellen se la passano bene, lei non avrebbe bisogno di dare lezioni di musica. Lo fa perché le piace. Sono lontane parenti di Leslie, sapete. A proposito, i Ford verranno quest’estate?»

«No, stanno partendo per il Giappone e probabilmente resteranno via per tutto l’anno. Il prossimo romanzo di Owen sarà ambien-

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tato lì. Quest’estate la vecchia cara casa dei sogni rimarrà vuota per la prima volta da quando l’abbiamo lasciata»

«Owen Ford potrebbe sforzarsi di pensare a una storia ambientata in Canada invece di trascinare sua moglie e i suoi poveri bambini in un paese pagano come il Giappone» borbottò la signorina Cornelia. «Il diario del capitano Jim rimane il libro più bello che abbia mai scritto, e il materiale lo ha trovato proprio qui a Four Winds»

«Ma è stato il capitano a offrirglielo, ed erano storie che aveva collezionato in giro per il mondo. Comunque tutti i libri di Owen sono deliziosi, secondo me»

«Oh, certo, non sono male. Leggo sempre tutto quello che scrive, anche se ho sempre pensato che leggere romanzi sia un peccaminoso spreco di tempo, Anna cara. Stai certa che gli scriverò per comunicargli la mia opinione su questa faccenda del Giappone. Vuole forse che Kenneth e Persis si convertano al paganesimo?»

Dopo aver sollevato questa domanda, che non necessitava di una risposta, la signorina Cornelia si congedò. Susan andò a mettere Rilla a letto e Anna si sedette sui gradini della veranda, sotto le prime stelle della sera, a sognare i suoi sogni di sempre e a meravigliarsi per la centesima volta dello splendore e della lucentezza del chiaro di luna sulla baia di Four Winds.

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LÕarrivo del nuovo pastore, John Meredith, vedovo con quattro figli, sconvolge la quiete di Glen St. Mary e della famiglia Blythe.

Le piccole disavventure domestiche e i tanti momenti di gioia si arricchiscono dellÕincontro con Jerry, Faith, Una e Carl.

Tra giochi travolgenti, confidenze e amicizie destinate a durare per sempre, lÕadorata Valle dellÕArcobaleno vedrˆ nascere anche un inaspettato nuovo amore.

ÇChissˆ che tipi sono quei BlytheÈ

disse Faith Meredith, che li aveva visti alla stazione.

ÇHanno unÂaria che mi piaceÈ.

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