Anna dell’isola. Anna dai capelli rossi 3

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ANNA

dai capelli rossi

Anna dell’isola ROM ANZO 3

Lucy Maud Montgomery traduzione di Angela Ricci


«Lascerò qui le mie fantasie e i vecchi sogni per accogliere quelli nuovi che arriveranno» disse Anna guardando la cameretta azzurra, la sua graziosa cameretta azzurra, dove aveva passato tre anni così belli. Si chiese se i sogni rimanessero ad aleggiare come spiriti, se ogni volta che lasciava una stanza dove aveva gioito e sofferto e riso e pianto, qualcosa di lei rimanesse là. Intangibile e invisibile, ma nonostante questo reale: una sorta di ricordo con una sua voce.


UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni


Lucy Maud Montgomery Anna dell’isola traduzione di Angela Ricci ISBN 978-88-9348-535-7 Prima edizione novembre 2018 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2022 2021 2020 2019 2018 © 2018 Carlo Gallucci editore srl - Roma Titolo originale: Anne of the Island Netflix è un marchio originale di Netflix, Inc. e delle sue affiliate. Immagine di copertina utilizzata su autorizzazione di Netflix, Inc.

galluccieditore.com

Il marchio FSC® garantisce che la carta di questo volume contiene cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su www.fsc.org e www.fsc-italia.it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.


Lucy Maud Montgomery

Anna dell’isola Anna dai capelli rossi

ROMANZO 3

traduzione di Angela Ricci



A tutte le ragazze del mondo che “volevano più Anna”. L.M.M.



Tutto ciò che è prezioso viene scoperto tardi da chi continua a cercare, perché l’amore e il fato lavorano insieme e sollevano il velo su tesori nascosti. Tennyson



L’ombra del cambiamento

«È passata la stagione della messe, è finita l’estate» disse Anna Shirley citando le Sacre Scritture, mentre osservava i campi falciati con sguardo sognante. Insieme a Diana Barry aveva passato la giornata a raccogliere mele nel frutteto di Green Gables e adesso entrambe si stavano riposando dalle loro fatiche in un angolino assolato, dove piccoli soffioni leggiadri vagavano trasportati sulle ali di un vento che aveva ancora il dolce sapore estivo delle felci della Foresta Stregata. A parte questo però, intorno a loro tutto il paesaggio preannunciava l’autunno. Il mare rumoreggiava cupo in lontananza e i prati erano spogli e appassiti, con solo qualche striscia di fiori di solidago. La valle che si stendeva sotto Green Gables, in mezzo alla quale scorreva il ruscello, era coperta di aster dall’etereo colore violaceo, e il Lago Lucente era di un azzurro azzurrissimo, che non era il mutevole azzurro della primavera, né quello pallido dell’estate, ma un azzurro cristallino, deciso e sereno, come se le acque si fossero lasciate alle spalle tutti i cambiamenti di umore e le intense emozioni dei mesi passati e fossero tornate a uno stato di tranquillità impermeabile a qualsiasi capricciosa fantasticheria. «È stata una bella estate» disse Diana con un sorriso, ruotando l’anello che portava alla mano sinistra. «E il matrimonio della signo9


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rina Lavendar è stato una specie di ciliegina sulla torta. Immagino che il signore e la signora Irving siano in viaggio sulla costa del Pacifico in questo momento» «Mi sembra che siano partiti da così tanto tempo che potrebbero anche aver fatto il giro del mondo» sospirò Anna. «Non riesco a credere che si siano sposati solo una settimana fa. È cambiato tutto. La signorina Lavendar se n’è andata, e anche il signore e la signora Allan… Come è triste e solitaria la canonica con tutte le persiane chiuse! Ci sono passata accanto l’altra sera e sembrava quasi che gli abitanti di quella casa fossero tutti morti» «Non ci capiterà più un pastore bravo come il signor Allan» disse Diana con triste rassegnazione. «Immagino che quest’inverno arriveranno un sacco di sostituti, e per metà delle domeniche non verrà nessuno per il sermone. E non ci sarete neanche tu e Gilbert… oh sarà una vera noia!» «Fred però ci sarà» insinuò astutamente Anna. «Quando si trasferirà la signora Lynde?» chiese Diana, fingendo di non aver sentito il commento di Anna. «Domani. Sono contenta che venga a stare a Green Gables, ma sarà un altro grosso cambiamento. Ieri io e Marilla abbiamo liberato la stanza degli ospiti. È stato orribile, sai? Lo so che è stupido, ma mi è sembrato quasi di commettere un sacrilegio. Ho sempre considerato quella vecchia stanza una sorta di tempio. Quando ero piccola mi sembrava la stanza più bella del mondo. Ricordi quanto desideravo dormire in una stanza degli ospiti? Beh, non avrei mai dormito in quella di Green Gables, davvero mai! Sarebbe stato terribile, non avrei dormito neanche un minuto per la meraviglia. Quando Marilla mi mandava lì a prendere qualcosa, entravo sempre in punta di piedi e trattenevo il fiato, come se fossi in chiesa, e quando uscivo mi sentivo sempre sollevata. Alla parete erano appesi i ritratti di George 10


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Whitefield e del duca di Wellington, ai due lati dello specchio, e li sentivo che mi guardavano tutto il tempo con la fronte aggrottata, specialmente se provavo a dare un’occhiata allo specchio, che era l’unico della casa a non deformarmi la faccia. Mi sono sempre chiesta come facesse Marilla a pulire là dentro, e adesso non solo la stanza è pulita, ma anche completamente vuota. George Whitefield e il duca sono stati relegati al piano di sopra. “Così passa la gloria del mondo”» concluse Anna con un sorriso in cui si nascondeva una punta di rimpianto. Non è mai piacevole veder sconsacrare i propri templi, anche se ormai si è grandi abbastanza. «Mi sentirò così sola quando te ne sarai andata» piagnucolò Diana per la centesima volta. «E succederà già la prossima settimana!» «Adesso però possiamo stare ancora insieme» disse Anna allegra. «Non permetteremo alla prossima settimana di rubarci tutta l’allegria di questa. Anche io detesto il pensiero di dover andare via. Siamo buoni amici, io e questa città. Ma non parlarmi di solitudine! Semmai dovrei essere io a lamentarmi. Tu sarai qui con un sacco di vecchi amici… e con Fred! Io invece sarò da sola in mezzo a sconosciuti senza neanche un volto familiare!» «A parte Gilbert e Charlie Sloane» disse Diana imitando l’enfasi e i sottintesi di Anna. «Ah già, Charlie Sloane mi sarà di grande conforto» rispose lei sarcastica, dopodiché entrambe le ragazze scoppiarono a ridere. Diana sapeva esattamente cosa pensasse Anna di Charlie Sloane, ma nonostante tutte le loro chiacchiere e confidenze davvero non sapeva dire cosa pensasse invece di Gilbert Blythe. E a essere sinceri, non lo sapeva nemmeno Anna. «I ragazzi potrebbero anche aver preso casa all’estremità opposta di Kingsport, per quel che ne so» proseguì Anna. «Però sono contenta di andare alla Redmond e sono sicura che dopo un po’ mi 11


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piacerà. Ma nelle prime settimane so che non sarà così, e non avrò neanche la consolazione di poter aspettare il weekend per tornare a casa, come quando frequentavo la Queen’s. Tornerò solo per Natale, e mi sembrerà lontano mille anni» «Sta cambiando tutto… o sta per cambiare» disse Diana con voce triste. «Ho la sensazione che niente sarà più come prima, Anna» «Siamo arrivati al punto in cui le strade si dividono» rifletté Anna. «Prima o poi dovevamo arrivarci. Ma credi che essere adulti sia comunque così bello come immaginavamo quando eravamo piccole, Diana?» «Non lo so… a pensarci bene ci sono delle cose belle» rispose lei, accarezzando di nuovo l’anello con quel sorriso che faceva improvvisamente sentire Anna esclusa e inesperta. «Ma ci sono anche un sacco di cose che mi lasciano perplessa. A volte è come se essere adulta mi spaventasse e in quei momenti darei qualsiasi cosa per tornare a essere una bambina» «Immagino che ci abitueremo a essere grandi con il tempo» disse Anna allegramente. «Man mano che cresciamo gli eventi inaspettati saranno sempre meno… anche se dopotutto penso che siano proprio quelli a dare un po’ di pepe alla vita. Abbiamo diciotto anni Diana, tra due anni ne avremo venti. Quando ne avevo dieci, pensavo che a vent’anni si fosse ormai vecchi e maturi. In men che non si dica tu sarai una severa matrona di mezz’età e io la vecchia e cara zia Anna che viene a trovarti durante le vacanze. Terrai sempre un angolino per me, vero mia cara D? Non la stanza degli ospiti, certo che no. Le vecchie zitelle non possono aspirare alla stanza degli ospiti, ma io sarò umile come il vecchio Uriah Heep, quello di David Copperfield, e mi accontenterò di un cantuccio sopra la veranda o vicino al salotto» «Che sciocchezze vai dicendo, Anna» rise Diana. «Troverai un marito splendido, bello e ricco, in tutta Avonlea non ci sarà stanza 12


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degli ospiti degna di te e storcerai il naso davanti a tutti gli amici della tua infanzia» «Quello sarebbe un peccato, ho un naso così carino che storcerlo lo rovinerebbe» disse Anna toccandoselo. «E visto che non ho troppi pregi estetici, direi che è meglio non rovinare quelli che ho. Comunque, anche se dovessi finire per sposare il re dell’isola dei cannibali, come dice la canzone, ti prometto che mai e poi mai storcerò il naso davanti a te, Diana». Le ragazze si separarono con un’ultima risata e Diana tornò a Orchard Slope. Anna andò invece all’ufficio postale, dove trovò una lettera ad aspettarla. Aveva ancora il volto acceso per l’eccitazione quando, sul ponte sopra il Lago Lucente, incontrò Gilbert Blythe. «Anche Priscilla Grant verrà alla Redmond!» esclamò. «Non è fantastico? Speravo che venisse, ma lei era convinta che suo padre non le avrebbe mai dato il permesso. Invece lo ha fatto e potremo abitare insieme. Con una compagna come Priscilla al mio fianco sento di poter affrontare anche un esercito a bandiere spiegate, o quantomeno una falange di professori della Redmond» «Ci divertiremo a Kingsport» disse Gilbert. «Mi hanno detto che è una bella cittadina e c’è anche un parco naturale che è la fine del mondo. Pare abbia dei paesaggi magnifici» «Chissà se è più bello di questo. Sempre che esista qualcosa di più bello» mormorò Anna guardandosi intorno con l’espressione rapita di coloro per cui “casa” sarà sempre il posto più bello del mondo, e non importa quanto meravigliosi siano i paesi che si stendono sotto il cielo straniero. Gilbert e Anna erano appoggiati alla ringhiera del vecchio ponte, a gustare l’incanto del tramonto, proprio nel punto in cui Anna si era arrampicata per non affondare insieme alla sua barchetta, quel lontano giorno in cui Elaine sarebbe dovuta andare alla deriva fino a 13


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Camelot. Il delicato tramonto violaceo colorava ancora il cielo a occidente, ma la luna era già sorta e illuminava d’argento l’acqua come in un sogno. I ricordi gettarono un incantesimo delicato e dolce sui due giovani. «Sei molto silenziosa» disse infine Gilbert. «Ho paura che muovermi o parlare possa far svanire tutta questa meraviglia» sussurrò Anna. Tutto a un tratto Gilbert posò una mano su quella sottile e pallida di lei, appoggiata alla ringhiera, e fissò l’oscurità con i suoi occhi nocciola, mentre schiudeva le labbra che conservavano ancora qualche tratto infantile per esprimere qualcuno dei sogni e delle speranze che accendevano il suo animo. Ma Anna ritirò la mano e si voltò. L’incantesimo del tramonto era rotto. «Devo tornare a casa» esclamò, con indifferenza un po’ ostentata. «Oggi pomeriggio Marilla aveva mal di testa e di sicuro i gemelli ne avranno combinata qualcuna delle loro. Non avrei dovuto restare fuori così tanto». Continuò a chiacchierare incessantemente e senza senso finché non arrivarono all’inizio del vialetto di Green Gables. Il povero Gilbert aveva avuto a malapena la possibilità di dire una parola, ma Anna si sentì piuttosto sollevata quando se ne andò. Fin da quel fugace momento nel giardino di Echo Lodge, aveva custodito nel cuore una nuova e segreta consapevolezza riguardo a Gilbert. Qualcosa si era insinuato nella loro perfetta amicizia di vecchi compagni di scuola, qualcosa che rischiava di rovinarla. “Non ero mai stata contenta di vedere Gilbert andarsene via” pensò un po’ irritata e un po’ triste mentre si incamminava da sola lungo il vialetto. “Questa cosa rischia di rovinare la nostra amicizia, e io non voglio, e non lo permetterò. Oh, ma perché i ragazzi non sanno essere ragionevoli!» 14


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Ma forse non era molto “ragionevole” nemmeno il fatto di sentire ancora il calore della mano di Gilbert sulla sua, acceso come nei brevissimi istanti in cui era effettivamente stata lì, e ancora meno ragionevole era che non fosse affatto una sensazione spiacevole, molto diversa da quella che aveva provato quando Charlie Sloane aveva fatto un gesto simile tre sere prima, mentre erano rimasti insieme qualche minuto durante una pausa dalle danze a White Sands. Anna rabbrividì a quel ricordo così spiacevole. Ma tutti i problemi legati a questi infatuati corteggiatori sparirono dalla sua mente non appena entrò nell’atmosfera confortevole ma molto poco romantica della cucina di Green Gables, dove trovò un ragazzino di otto anni che piangeva disperatamente sul divano. «Che hai Davy?» chiese Anna abbracciandolo. «Dove sono Marilla e Dora?» «Marilla la sta mettendo a letto» singhiozzò Davy «e io sto piangendo perché Dora è caduta sulle scale della cantina, a testa in giù, e si è graffiata tutto il naso e…» «Oh, non piangere tesoro. Lo so che ti dispiace per lei, ma piangere non le è certo di aiuto. Vedrai che domani starà bene. Piangere non ha mai aiutato nessuno Davy, sai?» «Ma non sto piangendo perché Dora è caduta» disse Davy, interrompendo il benevolo sermone di Anna in maniera piuttosto brusca. «Sto piangendo perché non c’ero quando è successo. Va sempre a finire che mi perdo le cose divertenti» «Oh Davy!» Anna si sforzò di trattenere una risata, che sarebbe stata molto poco appropriata. «Davvero pensi che sarebbe stato divertente vedere la povera Dora cadere e farsi male?» «Ma non si è fatta così male» disse Davy insolente. «È ovvio che se fosse morta sarei stato triste per davvero, Anna. Ma i Keith sono duri a morire. Siamo un po’ come i Blewett, credo. Mercoledì 15


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scorso Herb Blewett è caduto dal fienile, è rotolato sullo scivolo per scaricare le rape ed è finito nella stalla dove c’era un grosso cavallo selvaggio. Gli è andato proprio sotto gli zoccoli, eppure è ancora vivo, si è solo rotto tre ossa. La signora Lynde dice che certa gente non la fai fuori neanche con un’ascia. Lei verrà domani, vero Anna?» «Sì Davy. E spero che sarai sempre buono e gentile con lei» «Lo sarò. Ma secondo te mi accompagnerà a letto?» «Può darsi. Perché?» «Perché» rispose Davy deciso «se lo farà non ho intenzione di dire le mie preghiere davanti a lei come faccio con te» «Perché no?» «Perché non è carino parlare a Dio davanti a degli estranei. Dora può dire le sue davanti alla signora Lynde, se vuole, ma io no. Aspetterò che se ne vada. Andrà bene lo stesso, vero Anna?» «Sì, se sei sicuro che non te ne dimenticherai» «Oh, non lo farò, puoi starne certa. Dire le preghiere è divertente. Ma dirle da solo, senza di te, lo sarà un po’ meno. Vorrei che rimanessi a casa, non capisco perché vuoi andartene e lasciarci» «Non è che voglio farlo, Davy. Ma sento che devo» «Beh, se non vuoi andare non sei obbligata. Sei grande. Quando sarò grande io non farò nemmeno una cosa che non mi vada di fare» «Oh, dovrai fare cose che non ti va di fare per tutta la vita, Davy» «No, non lo farò» asserì Davy. «Dovete solo provarci! Già adesso devo fare un sacco di cose che non mi va di fare, perché tu e Marilla altrimenti mi spedite a letto, ma quando sarò grande non potrete più farlo e allora non ci sarà nessuno a dirmi cosa devo o non devo fare. Ah, quanto mi divertirò! Senti Anna, Milty Boulter ha detto che sua mamma ha detto che tu vai all’università a trovare marito? È vero? Voglio saperlo». 16


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Per un istante Anna bruciò di indignazione, ma poi rise e ricordò a se stessa che la volgarità della signora Boulter non poteva toccarla. «No Davy, non ci vado per quello. Ci vado per studiare e crescere e imparare un sacco di cose» «Di quali cose parli?» «Di cappellini di chiffon, di cavoli e di re» rispose Anna citando Alice nel paese delle meraviglie. «Ma se volessi andare a trovarti un marito, cosa dovresti fare? Voglio saperlo» insisté Davy, che evidentemente era affascinato da quell’argomento. «Puoi chiederlo alla signora Boulter» disse Anna senza riflettere. «Credo che ne sappia più di me» «Allora glielo chiederò la prossima volta che la vedo» disse Davy tutto serio. «Davy! Non ti azzardare!» esclamò Anna, rendendosi conto dell’errore commesso. «Ma me l’hai appena detto tu di farlo!» protestò Davy afflitto. «È ora di andare a dormire» decretò Anna, per togliersi d’impaccio. Quando Davy se ne fu andato Anna passeggiò fino a Victoria Island e si sedette lì da sola, circondata dalla delicata luce della luna, mentre le acque ridevano tutto intorno a lei, in un improvvisato duetto tra ruscello e vento. Anna aveva sempre adorato quel ruscello ed erano tanti i sogni che aveva riversato sulle sue acque scintillanti in passato. In quel momento dimenticò i ragazzini disperati, le vicine che malignavano e tutti i problemi della sua esistenza di ragazza, e salpò con la sua immaginazione su acque leggendarie che bagnavano le coste lucenti di magiche terre abbandonate, della perduta Atlantide e dei Campi Elisi, con la stella del mattino a farle da guida fino al lontano regno dei desideri del cuore. A confronto 17


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con la realtà, quei sogni la facevano sentire infinitamente più ricca, perché le cose visibili passano, quelle invisibili invece sono eterne.

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Lucy Maud Montgomery nacque a New London, in Canada, nel 1874 e morì a Toronto nel 1942. Nella sua vita pubblicò numerosi libri per ragazzi, raggiungendo l’apice del successo nel 1908 con Anna dai capelli rossi, primo di una serie di otto volumi. Le vicende dell’orfanella erano in parte ispirate all’infanzia dell’autrice, che da piccola aveva perso la madre ed era stata allevata dai nonni. Tradotte in decine di lingue, le storie di Anna hanno continuato ad avere grande seguito fino a oggi, grazie anche alla celebre serie animata giapponese che la tv italiana ha trasmesso a partire dal 1980 e alla recentissima fiction distribuita da Netflix in tutto il mondo.

Della stessa serie: 1

ANNA

dai capelli rossi ROM ANZO 1

Lucy Maud Montgomery traduzione di Angela Ricci

Immagine di copertina per gentile concessione di Netflix, Inc. Progetto grafico: Camille Barrios / ushadesign


Anna ha finalmente coronato il suo sogno e si è iscritta all’Università di Redmond. Vivere lontano da Avonlea non è facile: per fortuna può contare su Gilbert, che con il passare del tempo diventa sempre più importante per lei. La loro storia sembra già scritta, ma la vita di Anna è una continua girandola di sorprese, dove nulla va mai come ci si aspetta. E se la persona giusta per lei non fosse Gilbert Blythe?

“Anna rise e sospirò. Si sentiva grande ormai, saggia e matura, ma proprio da questo si capiva quanto fosse ancora giovane”.


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