E IL CANTO DELLA MORTE
ROSHANI CHOKSHI
Roshani Chokshi è un’affermata autrice di romanzi Young Adult, bestseller del “New York Times”. Nei suoi libri prende spesso spunto dalla mitologia indiana, che conosce grazie ai racconti della sua famiglia. Aru Shah e la fine del tempo, il primo libro della Saga delle Pandava, ha inaugurato la collana “Rick Riordan presenta” ed è stato inserito da “Time” tra i 100 migliori fantasy di tutti i tempi.
Rick Riordan è l’autore della saga bestseller Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo , n. 1 del “New York Times”, amato da milioni di fan in tutto il mondo. Per la serie “Rick Riordan presenta” ha selezionato scrittrici e scrittori provenienti da culture dei diversi continenti, con l’intento di dare spazio a storie appassionanti, ispirate alla mitologia e al folklore.
della stessa serie:
nella serie
rick riordan
presenta:
YOUNG
Roshani Chokshi
Aru Shah e il canto della morte traduzione dall’inglese di Sandro Ristori
della stessa serie:
Aru Shah e la fine del tempo
ISBN 979-12-221-0386-0
Prima edizione italiana novembre 2024 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2028 2027 2026 2025 2024 © 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Titolo dell’edizione originale inglese:
Rick Riordan Presents Aru Shah and the Song of Death. A Pandava Novel – Book 2 Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti da Disney • Hyperion Books, un marchio di Disney Book Group
Pubblicato in accordo con l’autore, tramite Sandra Dijkstra Literary Agency e The Italian Literary Agency © 2019 Roshani Chokshi
Rick Riordan Presents è un marchio di Disney Book Group
Gallucci e il logo sono marchi registrati
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ROSHANI CHOKSHI
t LA SAGA DELLE PANDAVA t
E IL CANTO DELLA MORTE
traduzione di Sandro Ristori
Ai miei nonni, Vijya, Ramesh, Apolonia e Antonio, che hanno portato con sé così tante cose quando hanno attraversato gli oceani. Vi voglio bene.
Pronto? Qui nuovo demone, chi parla?
Adella Notte.
ru Shah aveva un gigantesco fulmine e non vedeva l’ora di usarlo.
Solo che se l’avesse usato adesso, avrebbe rischiato di attirare la mandria di zombie che brulicava nel Bazar
«Il peggior sabato della storia» gemette Mini, stringendo la sua arma celeste come se fosse un orsacchiotto.
Mentre il padre dell’anima di Aru, il dio del tuono, le aveva donato un fulmine chiamato Vajra, quello di Mini, il dio della morte, le aveva dato un danda – un bastone incantato – che lei aveva soprannominato Mortanda.
Si accovacciarono sotto un tavolo del chiosco di Frozen Yogurt & Sogni, e attraverso le fessure del legno osservarono i cittadini dell’Oltremondo che correvano in preda al panico, rovesciando buste della spesa e roba varia – ma c’era anche chi reagiva, come per esempio il rakshasa con la testa di toro, che colpì uno zombie con una cassetta di pomodori.
All’improvviso nel Bazar risuonò un annuncio a tutto volume:
ARU SHAH E IL CANTO DELLA MORTE
«ATTENZIONE, ATTENZIONE! È stata rilevata una presenza demoniaca indesiderata, siete pregati di evacuare il Bazar della Notte. ATTENZIONE, ATTENZIONE! È stata rilevata…»
Aru detestava starsene immobile senza fare niente. Però non erano lì per combattere. Erano lì per cercare. Nel Bazaar della
Notte si aggirava una ladra che aveva fatto scattare l’allarme dell’Oltremondo. Con ogni probabilità era stata lei a far entrare tutti quegli zombie.
Si dava il caso che la ladra in questione fosse anche la loro nuova sorella Pandava. Ovvero la reincarnazione di uno dei cinque leggendari semidei della mitologia indù, proprio come Aru e Mini. Qualche ora prima l’avevano vista con un arco e una freccia giganteschi in mano, e Boo, il loro mentore piccione, aveva detto: «Quella è vostra sorella».
«Aru!» sussurrò Mini.
«Sssh! Se gli zombie ci vedono è…»
«Credo che… ci abbiano già visto…» disse Mini.
Aru si voltò appena in tempo. Due mani pallide rovesciarono il tavolo, e la luce del sole e della luna si riversò su di loro dal cielo diviso tra i colori del giorno e della notte. Aru sbatté le palpebre, abbagliata. Non riuscì a mettere bene a fuoco lo zombie, nemmeno quando quello staccò una gamba del tavolo (e il chiosco in tutta risposta urlò: «COME OSI!») e gliela brandì contro. Forse avrebbe dovuto avere paura. Ma aveva un’arma spaventosa, e sapeva come usarla.
Scagliò Vajra sotto forma di giavellotto e il fulmine strappò la gamba di legno dalla mano dello zombie, che tirò indietro il brac-
I. PRONTO? QUI NUOVO DEMONE, CHI PARLA?
cio, ferito. E a quel punto l’intero chiosco di yogurt gli si gettò addosso.
«Corri!» urlò Mini.
Non appena Vajra tornò tra le sue dita, Aru scattò. Tutt’attorno, il Bazar della Notte era sprofondato nel caos più totale. I banchi erano stati ribaltati e, sebbene i loro proprietari fossero fuggiti quasi tutti, gli espositori continuavano a dare battaglia. Una bancarella di verdure incantata aveva trasformato le sue zucche in una serie di bombe esplosive, mentre il negozio di articoli per la cucina aveva convocato un esercito di cucchiai di legno per colpire in testa un gruppo di zombie. Gli invasori fecero cadere a terra una ciotola piena di perline di vetro e ci scivolarono sopra, al che un negoziante yaksha si mise a urlare: «Questa la pagherete! E senza lo sconto del sabato!»
«Quello viene verso di noi!» urlò Mini.
Aru si guardò alle spalle. In effetti lo zombie di prima le inseguiva ancora, scansando i feroci carrelli della spesa che sfrecciavano nel Bazar in preda all’ansia.
«Ma perché sbandano?» chiese Aru. «È tipo una regola imprescindibile degli zombie?»
Lanciò Vajra sotto forma di rete elettrificata, sicura che avrebbe fermato la creatura, e invece l’arma scivolò in terra e lo zombie la scavalcò. Aru restò per un attimo perplessa. Forse la sua mira non era perfetta in corsa, eppure Vajra non aveva mai fallito, da rete. Il fulmine tornò da lei, trasformandosi in un braccialetto che le si avvolse intorno al polso.
Mini si fermò di fronte all’ingresso del reparto pizza surgelata
ARU SHAH E IL CANTO DELLA MORTE
e incantesimi. Una mandria di carrelli della spesa, stretti l’uno all’altro per la paura, bloccava la strada.
«Eccola lì!» urlò.
In fondo al corridoio, Aru intravide l’altra Pandava. La ladra. Si era trasformata in un lupo blu, lanciato a tutta velocità, con un grande arco e una freccia stretti tra i denti.
«Ehi! Fermati!» gridò Mini.
Ma non potevano inseguirla. Davanti a loro, i carrelli della spesa sibilavano e si agitavano come un branco di gatti inferociti. Alle loro spalle, lo zombie si avvicinava sempre di più.
«Puoi renderci invisibili?» chiese Aru. «Così magari ce la filiamo zitte zitte…»
Mini adesso era in grado di usare il Mortanda per lanciare uno scudo di invisibilità: uno dei nuovi poteri che aveva imparato durante l’addestramento Pandava. Solo che non ci aveva ancora preso la mano. La ragazzina disegnò un arco in aria con il danda, creando un campo di forza. Che però dopo un secondo si mise a tremolare e si spense.
Oltre i carrelli della spesa, la ladra Pandava scivolò via prima che Aru potesse anche solo tentare di acciuffarla.
Un cupo ringhio si levò alle loro spalle. Aru si voltò lentamente, riportando Vajra alla forma di fulmine. Per la prima volta riuscì a guardare bene lo zombie. Era alto, indossava un camice bianco aperto sul petto nudo, e aveva una strana cicatrice chiara proprio sopra il cuore. Più che a una ferita assomigliava al centro di una ragnatela, con tanti fili come cristalli di ghiaccio che gli risalivano sulla pelle. Poi notò qualcosa di ancora più bizzarro. I
I. PRONTO? QUI NUOVO DEMONE, CHI PARLA?
bottoni del suo cappotto erano in realtà delle spille smaltate a forma di denti. Accanto al bavero sinistro, il suo badge recitava:
DR. ERNST WARREN, DENTISTA
Apri bene la bocca!
«Un dentista!?» disse Aru.
«Anche mia zia è dentista» rispose Mini. «Dice sempre che è un lavoro che ti porta via l’anima»
«Ci credo».
Come se si reputasse profondamente offeso, lo zombie lanciò un grido gutturale e partì alla carica.
Le ragazze reagirono in una frazione di secondo: le lunghe settimane di addestramento a cui si erano sottoposte davano i loro frutti. Schiena contro schiena, le armi ben tese davanti a loro. Lo zombie ruggì e alzò le mani. Mini brandì il Mortanda per colpirlo alle caviglie, e la creatura cadde. Aru si rigirò Vajra tra le mani fino a mutarla in una corda. Poi gliela scagliò addosso, per legargli i polsi e le caviglie.
Mini si voltò verso l’amica con uno sguardo raggiante. Ma un secondo dopo il sorriso le morì sulle labbra.
«Niente panico» le disse Aru. «Due contro uno ce la siamo cavata alla grande!»
«E che mi dici di due contro… venti?»
Aru seguì lo sguardo di Mini. Il panico le strinse il cuore in una morsa: da dietro i resti delle bancarelle si avvicinava una ventina di zombie. Avevano tutti la stessa espressione stralunata, le
ARU SHAH E IL CANTO DELLA MORTE
camicie strappate che rivelavano identiche ferite sul cuore, come se si fossero congelati in quel punto preciso. Un attimo dopo lo zombie del Frozen Yogurt si liberò dalla corda fulminante e Vajra tornò nelle mani di Aru. Mini provò di nuovo a lanciare un campo di forza, che lampeggiò e si spense poco dopo.
«Le nostre armi non funzionano…» disse.
Aru non voleva ammetterlo, ma Mini aveva ragione. Anche se in teoria era impossibile. Le armi celesti di solito sconfiggevano qualsiasi cosa, tranne… be’, tranne altre armi celesti.
Proprio in quel momento un’ombra solcò il cielo. Alzarono lo sguardo giusto in tempo per vedere Boo che planava verso di loro. Tra le zampe stringeva una fialetta grigia.
«Giù le mani dalle mie Pandava!» gracchiò agli zombie.
Volò in picchiata di fronte alle ragazze e scagliò in terra la fiala. Appena si infranse, si sollevarono dei pennacchi di fumo, che avvolsero gli zombie impedendo loro di vedere. Poi, sbattendo freneticamente le ali, il piccione fece un’inversione a U e strillò: «Non c’è tempo da perdere, ragazze. Inseguite vostra sorella!»
Proprio una meraviglia di sorella, pensò Aru. Chiunque fosse, era stata lei a cacciarle in quel pasticcio.
«E tu cosa farai?» chiese preoccupata Mini.
«Io sono un piccione, e in quanto tale ho il potere di infastidire intere folle» disse Boo gonfiando il petto d’orgoglio. «Non preoccupatevi per me. Pensate solo a trovare lei!»
Aru e Mini si voltarono per affrontare la calca di carrelli della spesa infuriati. Quello più vicino sbatacchiò la grata metallica, impennandosi sulle ruote posteriori.
I.
PRONTO? QUI NUOVO DEMONE, CHI PARLA?
Aru agitò Vajra sotto forma di lazo e lo catturò. Il carrello si dimenava rabbioso, ma Vajra teneva duro. La ragazza ci salì dentro e si tirò dietro Mini.
«Tieniti forte!» urlò, impugnando Vajra come fosse un paio di redini.
Il carrello della spesa sbuffò, indietreggiò e poi caricò in mezzo al resto della mandria, sfrecciando lungo il corridoio dei surgelati. Mini allungò un braccio per rovesciare centinaia e centinaia di scatole dagli scaffali, nel tentativo di ostacolare l’avanzata degli zombie.
«E adesso come li pago i danni? Mi porteranno via la paghetta per un secolo» gridò.
Aru tirò le redini a destra, dirigendo il carrello nella direzione in cui avevano visto sparire la ragazza Pandava. Alla fine del corridoio, un sentiero sterrato conduceva a uno spiazzo: Aru sapeva che lì si allenavano gli studenti. Lei e Mini non avevano mai incontrato nessuno degli altri ragazzi che, grazie al loro lignaggio, avevano diritto di portare avanti la loro formazione nell’Oltremondo. A lei piaceva pensare che a loro due fosse riservato un trattamento particolare perché, in quanto Pandava, avevano diritto a lezioni esclusive. Ma Mini sospettava che il vero motivo fosse che in realtà le avevano sbattute nei corsi di recupero…
Una volta raggiunto lo slargo, Aru notò una coppia di ragazze che si contendevano un arco e una freccia d’oro. Una era la sorella Pandava che avevano visto prima – la mutaforma. Aveva la pelle dello stesso colore del legno di castagno e i capelli castani, con riflessi biondi. Era anche incredibilmente alta: aveva due braccia
SHAH E IL CANTO DELLA MORTE
lunghe lunghe, ma non magre e sottili come quelle di Aru, anzi, erano robuste, massicce, ricoperte di braccialetti di metallo.
L’altra, invece…
Aru aveva l’impressione che qualcuno le avesse strappato il fiato dai polmoni.
«Come è possibile?» sussurrò Mini.
La ragazza contro cui la Pandava stava combattendo era…
Aru.
«Ora basta» dichiarò Uloopi, sollevandosi sulle sue spire. «Ho emesso la mia sentenza. Avete dieci giorni, Pandava. Trovate e restituite ciò che è stato rubato per riportare i Senzacuore alla loro forma originaria. Altrimenti verrete bandite».
Takshaka aprì un varco nel pavimento di nuvole, con tutta probabilità un portale per tornare al regno dei naga. Senza degnarle di un’altra parola o anche solo di uno sguardo, Uloopi scivolò nel passaggio e scomparve. Takshaka, invece, se la prese comoda, voltando la testa nella direzione delle Pandava. E anche se Aru sapeva che non poteva vederla, sentì il peso del suo sguardo. Un brivido gelido le percorse la schiena. «Vi auguro buona fortuna» disse Takshaka. E non sembrava affatto un augurio.
“Wow, vorrei averlo scritto io!
Ha tutto ciò che amo in un romanzo: umorismo, azione, personaggi memorabili e una meravigliosa mitologia!”
Rick Riordan
Un misterioso demone ha rubato l’arco e le frecce a Kamadeva, il Dio hindu dell’amore, e li sta usando per trasformare gli esseri umani in zombi senza cuore. Ma gli dèi accusano del furto Aru Shah e la sua sorella semidivina Mini: se non restituiranno le armi entro dieci giorni, perderanno i loro poteri e saranno bandite per sempre dall’Oltremondo. Per potersi scagionare (e per salvare l’umanità!) dovranno attraversare le profondità marine e avventurarsi nel pericoloso regno dei serpenti naga, alla ricerca del canto che custodisce l’anima del ladro. Due nuovi amici sono pronti a dar loro un aiuto prezioso. Il timido e astuto Aiden e la combattiva Brynne, che ha appena scoperto di essere la terza Pandava: la figlia dell’anima del Dio del vento.
“Un lampo rosso attirò la sua attenzione. Una sfera scarlatta, non più grande di un ciondolo. Aru fu attraversata da una sensazione terribile. Adesso capiva cosa intendeva Kamadeva. Il canto dell’anima sembrava il frammento di una persona. Un frammento abbandonato”.