UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni
L’autrice rivolge un ringraziamento particolare alla Direzione del Ballo, alla Direzione Mecenati e Imprese e a tutti gli artisti dell’Opéra di Parigi. Si ringraziano Sabrina Mallem e Fabrice Bourgeois, Maestri di Ballo, ed Anthony Desvaux, drammaturgo, per la disponibilità e i preziosi chiarimenti.
L’universo della serie e i personaggi sono opera di Pascale Maret.
Catherine Kalengula
Danzando come le stelle. Scelte difficili traduzione dal francese di Maria Laura Capobianco
della stessa serie: Danzando come le stelle. Ingresso artisti Danzando come le stelle. Tutti in scena Danzando come le stelle. Corpo di ballo
ISBN 979-12-221-0191-0
Prima edizione settembre 2023
ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
anno 2027 2026 2025 2024 2023
© 2023 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Titolo dell’edizione originale francese: Danser jusqu’aux étoiles. L’heure des choix © 2022 Éditions Nathan, Sejer - Parigi, Francia
Illustrazione di copertina: Diglee
Gallucci e il logo sono marchi registrati
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Catherine Kalengula
Danzando come le stelle
Scelte difficili
traduzione di Maria Laura Capobianco
Dedichiamo questo quarto volume di Danzando come le stelle alla nostra carissima editor e danzatrice Ada d’Adamo, che ha curato i primi tre titoli della serie. La sua grazia sarà sempre una guida per tutti noi.
“Dancing is not for unsteady souls”.
(La danza non si addice agli animi incerti).
merce cunningham
L’ultima cosa di cui Apolline ha bisogno è parlare davanti a un mucchio di sconosciuti. E però, va’ a capire perché, suo padre la trova un’idea eccellente. L’ha iscritta lui a questo gruppo di sostegno per adolescenti che soffrono di disturbi alimentari, e sempre lui le ha chiesto di mettersi d’impegno per “guarire”. Negli ultimi giorni, in gran segreto, ha tenuto le dita incrociate nella speranza che un contrattempo, uno qualsiasi, le risparmiasse questa sessione di tortura. Si è pure inventata, proprio così, una specie di fobia: la fobia delle confidenze. Ma tanto suo padre non capirebbe…
Quando arriva in sala, con dieci minuti buoni di ritardo, gli altri sono già in postazione. Attorno a una tavola rotonda siedono quattro suoi coetanei.
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Chiaramente tutti gli sguardi si posano su di lei. Che idea stupida, presentarsi in ritardo! Doveva arrivare per prima, casomai, e scegliere la sedia vicina alla finestra in modo da poter scappare (con la mente, se non altro). E invece eccola in trappola, condannata a subire gli sguardi di tutti e, per giunta, seduta nel posto peggiore.
Nota, di sfuggita, il ragazzo biondo che la fissa con un luccichio divertito negli occhi, ma subito pensa ad altro, focalizzandosi su una sola idea: diventare invisibile. Si fa piccola sulla sedia, più piccola che può.
Un attimo dopo entra un uomo sulla cinquantina. «Buongiorno e benvenuti. Mi fa molto piacere cominciare questo percorso con un gruppo nuovo di zecca, bello fresco!»
Apolline non crede alle sue orecchie. Cos’era, una battuta? Perché i presenti sono tutto meno che “freschi”. Alcuni hanno la faccia pallida, troppo pallida, come lei. Altri cercano invano di nascondere il corpo sotto felpe oversize. E nessuno, è pronta a giurarci, si vede per come è.
Il coach prosegue il suo discorso entusiastico, e
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ad Apolline viene solo voglia di scappare. O di imbavagliarlo.
«Io mi chiamo Cyril, e innanzitutto vi chiederei di presentarvi, all’insegna della gioia e del buonumore!»
Si gira; lei fa finta di non vederlo. Cyril però si schiarisce la voce, poi la indica con il mento. Impossibile fuggire. Pare quasi che l’abbia fatto apposta, di cominciare da lei!
«Apolline» dice in un sussurro.
«E come mai hai deciso di iscriverti a questo gruppo?»
Per un attimo considera l’idea di mentire, poi torna in sé. Che senso avrebbe?
«Mi ci ha costretta mio padre»
«Capisco… E tu, invece, non sei per niente interessata a questi incontri? Nemmeno un pochino?»
«No. Proprio no. Zero».
Se quello fosse un campionato di schiettezza, lei vincerebbe a mani basse. A giudicare dalla faccia, Cyril non si aspettava questa risposta. E le espressioni degli altri partecipanti le dicono che ha appena rovinato l’umore generale. Che razza di idea,
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poi, una tavola rotonda! Siamo tutti obbligati a guardarci negli occhi.
«Capisco…» ripete Cyril.
A questo punto, pensa lei, la lascerà in pace. Macché.
«Davvero non hai nulla da aggiungere?»
«No»
«Bene. Considerato che sei in evidente stato di rifiuto, torneremo da te più tardi».
In evidente stato di rifiuto? Ma che ne sa della sua vita, questo? Apolline ha un solo desiderio: alzarsi e dimenticare quest’idiozia di incontro. Solo che un ostacolo glielo impedisce: la promessa, fatta al padre, di battersi contro la malattia. Malattia. Ci
è voluto del tempo, ad Apolline, per ammettere di essere anoressica. Non si considerava malata, tutt’al
più esigente nei confronti del suo corpo. Il fatto che anche suo padre l’abbia accettato, che abbia compreso il suo malessere, è l’unica ragione per cui non scappa a gambe levate da questa stanza.
L’unica.
Due ragazze si presentano, seguite da un ragazzo. Apolline le sente a malapena. Ha appena ricevuto
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un messaggio: il padre vuole sapere se ha intenzione di partecipare al Concorso per la promozione. Sarebbe un bel modo per “rimettersi in sella”, dice lui. Per poco non lancia il cellulare dalla finestra. Nemmeno sa se avrà la forza di riprendere le lezioni, lunedì prossimo, e di ritornare all’Opéra! L’ultima volta che ci aveva messo piede, prima dell’estate, si era sentita abbastanza sicura. L’indomani però aveva avuto un crollo, un violentissimo attacco di panico. Una crisi che non ha davvero alcuna voglia di rivivere. Come potrebbe mai pensare al Concorso, in queste condizioni?
«Apolline, l’uso dei cellulari è proibito durante gli incontri» la riprende Cyril. Lei alza gli occhi al cielo. «Mi sembri infastidita. Hai per caso qualcosa in contrario?»
«No».
Tanto, cosa potrebbe mai dire? Che trova questo incontro del tutto inutile, e che odia essere trattata come una bambina? Il divieto di leggere i messaggi…
Ma seriamente? Che la facciano finita, per carità…
Cyril si rivolge all’ultimo “detenuto”.
«Bene, manchi solo tu»
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«Così pare» risponde il ragazzo seduto davanti ad Apolline.
Porca miseria se è fastidioso, con quel mezzo sorrisetto! E che ha da guardarla con tanta insistenza?
Non c’è mica solo lei qui, fino a prova contraria!
«Mi chiamo Sasha, sono anoressico» annuncia. «Esco ora da un ricovero di tre mesi, ero arrivato a pesare 43 chili. Ora va meglio, ma ho paura di ricaderci. Mi sembra sempre di camminare su di un filo».
Dopodiché fa un risolino sommesso, imitato dagli altri. Apolline non ne afferra il senso.
«Ecco, per così dire…» riprende lui, stringendosi nelle spalle. «Un passo falso e cado nel vuoto. Per questo sono qui. Ho deciso che voglio vincere questa guerra, la mia guerra. E non posso farcela da solo».
Un parlare simile, privo di pudore, lascia sorpresa Apolline. Anzi, la destabilizza, soprattutto considerando che per chissà che ragione quello continua a fissarla.
Alcuni seguono lo sguardo di Sasha. Si sente messa a nudo, e la detesta, questa sensazione!
«Che problema hai?» gli chiede allora, incapace di controllarsi.
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«Cos’è che ti dà la spinta?» ribatte lui, senza perdere il sorriso. «Hai una passione? Cosa ti fa venire voglia di alzarti al mattino? Sono curioso».
Prima avrebbe risposto “la danza”, senza un attimo di esitazione. Ora invece non lo sa. Non lo sa più. Ma poi, che diritto ha questo di farle l’interrogatorio? Il coach non è lui, o sì? Si gira verso Cyril, che resta in silenzio. Messaggio ricevuto: sbrigatela da sola.
Se voleva che lei gettasse nel caos i suoi incontri tanto carini, sarà accontentato!
Guarda Sasha dritto negli occhi. Sei curioso, eh? Va bene, eccoti servito!
«Punto primo: trovo che questa idea sia del tutto demenziale. Chi è che ha voglia di raccontare i fatti suoi a dei perfetti sconosciuti? Bisogna essere scemi, dai! Punto secondo: tu non ti senti in un film di serie B? Hai presente, no, le scene degli alcolisti anonimi? Ciao a tutti, mi chiamo Tizio e bevo come una spugna! Onestamente, che senso ha? Siamo qui perché siamo messi male, perché abbiamo un problema con il cibo, e parlarne per ore non servirà a un bel niente. Siamo malati, è così e basta.
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Punto terzo: a parte questo, non abbiamo niente in comune!»
Si rende conto che è in piedi, e che sta gridando. Torna a sedersi, paonazza. Ma che le prende, a mettersi a urlare così? Adesso lo sguardo degli altri non è più curioso o perplesso, ma solo pietoso. Ed è quasi peggio. L’avranno presa tutti per una povera matta.
Solo Sasha sfoggia ancora il suo ampio sorriso. «Forte» risponde. «Mi piace, quando ti esprimi. Apollina la ballerina».
Lì per lì rimane senza fiato. Come l’ha capito? Non ha il tempo di chiederglielo che Cyril batte una mano contro l’altra. L’incontro è terminato. Ma no, non è possibile! La seduta finisce proprio ora che Apolline aveva trovato qualcosa da dire. Cosa, di preciso? Non ne è sicurissima. Forse un semplice “vi chiedo scusa”.
«Bene. Come inizio è stato… ricco di spunti» commenta Cyril. «Grazie a tutti voi, ci vediamo la settimana prossima».
Il primo ad allontanarsi dal tavolo è Sasha. Solo allora Apolline si accorge che è seduto su una sedia a rotelle.
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Catherine Kalengula è nata nel 1972. Dopo aver vissuto alcuni anni a Londra, si è trasferita in Francia per dedicarsi alla passione per la scrittura e alle due figlie. Ama la letteratura anglosassone, cui si ispira per dare vita a storie dal carattere dinamico e moderno. Ha scritto numerosi volumi per l’infanzia e l’adolescenza tra cui la serie Le creazioni di Agata e Lola, pubblicata in Italia da Gallucci.
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