Il mago di Oz. Dorothy e il Mago nel Paese di Oz

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Lyman Frank Baum

OZ Dorothy e il Mago nel paese di

«Eureka» la rimproverò Dorothy. «Ti stai rendendo antipatica. Esistono cibi adatti a una gattina, ma non mi è mai, e dico mai, capitato di sentire che un gatto abbia mangiato un maialino»

«Hai mai visto maialini così piccoli, prima d’ora?» chiese la gatta. «Sono grandi quasi come un topo e, a quanto ne so, i topi sono un cibo adattissimo ai felini»

«Non è una questione di grandezza, mia cara, ma di opportunità» rispose la bimba. «Questi animaletti appartengono al signor Mago, nello stesso modo in cui tu appartieni a me, e non mi sembrerebbe giusto che tu li mangiassi, proprio come non sarebbe giusto che Jim mangiasse te!»

Eureka fece uno sbadiglio e si stiracchiò. «Ho sempre amato i porcellini» tenne a precisare «sono loro che non amano me»

«Non si può amare qualcuno di cui si ha paura» asserì Dorothy. «Se comincerai a comportarti come si deve, sono certa che impareranno a volerti bene».

Universale d’Avventure e d’Osservazioni

Lyman Frank Baum

Dorothy e il Mago nel Paese di Oz

traduzione dall’inglese di

Stella Sacchini e Mirko Esposito

della stessa serie:

Il Meraviglioso Mago di Oz

Il Fantastico Paese di Oz

Ozma, la Regina di Oz

ISBN 979-12-221-0470-6

Prima edizione aprile 2024

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2028 2027 2026 2025 2024

© 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Titolo originale:

Dorothy And The Wizard In Oz

Gallucci e il logo sono marchi registrati

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Lyman Frank Baum

Dorothy e il Mago nel Paese di Oz

ROMANZO 4

traduzione di Stella Sacchini e Mirko Esposito

A Harriet A. B. Neal

Nota alla traduzione

Dopo il successo di Il Meraviglioso Mago di Oz, Lyman Frank Baum decise di dare seguito alle avventure ambientate nel Paese di Oz, scrivendo in tutto 14 romanzi, molti dei quali sono tuttora poco o per nulla noti ai lettori italiani. Abbiamo perciò intrapreso la pubblicazione dell’intera saga, affidandone la traduzione ai migliori professionisti, appassionati di questo autore, con l’intento di dare una voce nuova e moderna a un intramontabile classico della letteratura. Questa scelta può comportare delle lievi differenze di resa e di stile da un romanzo all’altro, senza però che venga mai meno l’attenzione critica nei confronti della storia e dell’opera di Baum.

Ai miei lettori

È impossibile, davvero impossibile. Non riesco a smettere di raccontare storie sul Paese di Oz: i bambini non me lo permettono. Conosco un sacco di altre storie, e spero di potervele raccontare, prima o poi; ma per il momento i miei adorabili tiranni non me lo consentono. Strillano di continuo: «Oz, Oz! Ci parli ancora di Oz, signor Baum!» Cos’altro posso fare se non obbedire ai loro ordini?

Questo è il Nostro Libro – mio e dei bambini. Perché mi hanno sommerso di migliaia di suggerimenti, e io ho fatto del mio meglio per accoglierne quanti più possibile, cercando di mantenere una certa coerenza narrativa.

Dopo il meraviglioso successo di Ozma, la Regina di Oz, mi sembra chiaro che Dorothy è diventata nei fatti una presenza fissa nelle vicende di Oz. I bimbi la adorano; e, come uno dei miei piccoli amici ha giustamente notato: «Senza di lei, non è una vera storia di Oz». E allora eccola di nuovo qui, più dolce, tenera e innocente che mai, almeno vo-

Dorothy e il Mago nel Paese di Oz

glio sperare, ancora una volta protagonista di un’avventura bislacca.

Molti dei miei piccoli corrispondenti mi hanno chiesto di scrivere “qualcos’altro sul Mago”. A quanto pare, l’allegro vecchietto si era fatto un sacco di amici nel primo libro di Oz, malgrado la candida ammissione di essere “un ciarlatano”. I bambini lo avevano visto salire in cielo a bordo di una mongolfiera e sono ancora lì, in attesa di vederlo tornare giù. Per cui come potevo esimermi dal raccontare “cos’è successo al Mago”? Lo ritroverete in queste pagine, più imbroglione che mai.

Ma c’è una richiesta a cui, purtroppo, non ho potuto dar seguito: i bambini volevano che tornasse anche Toto, il cagnolino nero di Dorothy, beniamino dei miei lettori. Tuttavia, come potrete constatare leggendo l’inizio della storia, Toto si trovava in Kansas mentre Dorothy era in California, e così la bambina è dovuta partire per la sua avventura senza di lui. In questo libro Dorothy ha portato con sé la sua gattina, invece del cane; ma nel prossimo libro di Oz, se mi sarà concesso di scriverne un altro, intendo dedicare ampio spazio alle avventure di Toto.

Compaiono di nuovo anche la Principessa Ozma – so che i miei lettori la amano almeno quanto me –, e molti dei nostri vecchi amici di Oz. Farete inoltre la conoscenza di Jim il Carronzino, dei nove porcellini nani e di Eureka,

Ai miei lettori

la gattina. Mi rincresce che quest’ultima non si comporti sempre come dovrebbe; ma forse non ha ricevuto un’educazione adeguata. È una trovatella – nessuno sa chi siano i genitori.

Sono convinto, miei cari, di essere il più fiero cantastorie che sia mai esistito. Più di una volta i miei occhi si sono bagnati di lacrime d’orgoglio e gioia mentre leggevo le tenere, affettuose, toccanti lettere che ricevo dai miei piccoli lettori quasi ogni giorno.

Avervi divertito, essere riuscito a destare il vostro interesse e a guadagnarmi la vostra amicizia, e, chissà, forse il vostro amore, attraverso le mie storie, è per me una conquista tanto grande quanto diventare Presidente degli Stati Uniti. A dire il vero, a queste condizioni, preferirei di gran lunga essere il vostro cantastorie piuttosto che il Presidente. Mi avete aiutato a realizzare il sogno della mia vita, e vi sono molto più grato di quanto non riesca a esprimere a parole.

Cerco di rispondere a tutte le lettere dei miei giovani corrispondenti; ma ne ricevo così tante che a volte ci metto un po’. Siate pazienti, miei piccoli amici, perché la risposta arriverà di certo e, con le vostre letterine, mi ripagate di tutta la piacevole fatica di scrivere. Riconosco inoltre con un certo orgoglio che questi libri sono in parte anche vostri, poiché, quando li scrivo, mi lascio spesso guidare dai

vostri suggerimenti, e sono certo che queste storie non sarebbero altrettanto belle senza il vostro contributo brillante e sollecito.

L. Frank Baum Coronado, 1908

Dorothy e il Mago nel Paese di Oz

Capitolo 1

Il terremoto

Il treno proveniente da San Francisco era molto in ritardo. Sarebbe dovuto arrivare al binario di Hugson a mezzanotte, ma erano ormai le cinque e l’alba bigia squarciava l’orizzonte a est quando il piccolo treno, sferragliando adagio, giunse nella rimessa a cielo aperto che fungeva da stazione. Mentre frenava, il capotreno annunciò a gran voce: «Stazione di Hugson!»

Subito una ragazzina si alzò dal sedile per avviarsi verso l’uscita con una valigia di vimini in una mano, una voliera rotonda e foderata di giornali nell’altra, e un ombrellino infilato sottobraccio. Il capotreno la aiutò a scendere dalla carrozza, quindi il macchinista riaccese i motori e, tra sbuffi e cigolii, il treno riprese lentamente a muoversi. Avevano tardato tanto perché durante la notte la terra aveva tremato con violenza più di una volta, e il macchinista temeva che le rotaie potessero spaccarsi da un momento all’altro, causando incidenti a bordo. Perciò aveva preferito procedere adagio e con grande cautela.

La ragazzina rimase immobile a guardare il treno finché l’ultima carrozza non scomparve dietro una curva, quindi prese a guardarsi intorno.

Alla stazione di Hugson non c’era nulla, a parte una vecchia panchina di legno dall’aria poco invitante. Pur aguzzando lo sguardo nella tenue luce grigiastra, la ragazzina non riuscì a distinguere nemmeno il profilo di una casa o la sagoma di una persona; ma dopo qualche istante, accanto a un gruppetto di alberi poco lontano, le parve di scorgere un calessino. Si avvicinò e vide il cavallo legato a un albero: se ne stava lì immobile, con la testa china fin quasi a lambire il suolo. Era un animale di grossa taglia, slanciato e ossuto, con le zampe lunghe e le ginocchia e gli zoccoli massicci. Gli si potevano contare le costole senza alcuna difficoltà, visto che sporgevano da sotto la pelle, e la testa aveva una forma oblunga e sembrava sproporzionata, quasi fosse troppo grande per il corpo che la sorreggeva. La coda era corta e ispida, e i finimenti, rotti in più punti, erano stati ricuciti alla bell’e meglio con pezzetti di spago e fil di ferro. Il calesse, con il suo tettuccio tirato a lucido e le tende ai finestrini laterali, pareva quasi nuovo. Girando intorno alla vettura per sbirciare dentro, la bimba vide, accoccolato sul sedile, un ragazzino immerso in un sonno profondo.

Mise giù la voliera e punzecchiò il ragazzo con il parasole. Di lì a poco lui si svegliò e, sollevandosi a sedere, prese a stropicciarsi gli occhi con una certa energia.

1. Il terremoto

«Buongiorno!» disse appena la vide. «Sei Dorothy Gale?»

«Sì» rispose lei, osservando seria i suoi capelli in disordine e gli occhi grigi impastati di sonno. «Sei venuto per accompagnarmi alla fattoria di Hugson?»

«Certo» rispose lui. «Il treno è arrivato?»

«Se così non fosse, non potrei essere qua» disse lei.

A queste parole il ragazzino scoppiò a ridere – una risata allegra e schietta. Quindi scese dal calesse con un balzo e sistemò la valigia di Dorothy sotto il sedile e la voliera davanti, sul poggiapiedi.

«Canarini?» chiese.

«Oh, no; è solo Eureka, la mia gattina. Ho pensato fosse il modo migliore per trasportarla».

Il ragazzo annuì.

«Eureka è un nome un po’ insolito per un gatto» commentò.

«L’ho chiamata così perché l’ho trovata» spiegò lei. «Lo zio Henry dice che “Eureka” significa “l’ho trovata”»

«Capito; salta su».

Dorothy salì sul calessino e il ragazzo la seguì. Poi prese in mano le redini e, tirandole, disse: «Eh hop!»

Il cavallo non si mosse. A Dorothy parve di vederlo scrollare una delle sue orecchie flosce, ma niente di più.

«Eh hop!» gridò di nuovo il ragazzo.

Dorothy e il Mago nel Paese di Oz

Il cavallo rimase immobile.

«Se lo sleghi» disse Dorothy «magari riesce a muoversi».

Il ragazzo saltò giù con un’allegra risata.

«Mi sa che sono ancora mezzo addormentato» disse, mentre slegava il cavallo. «Ma Jim sa il fatto suo – vero Jim?» chiese, accarezzando il muso dell’animale.

Quindi risalì sul calessino e prese le redini: il cavallo si scostò subito dall’albero, si girò adagio per poi lanciarsi al trotto lungo la strada sabbiosa che, nella luce fioca del mattino, si distingueva a malapena.

«Mi pensavo che quel treno non arrivava più» osservò il ragazzo. «Erano cinque ore che aspettavo alla stazione»

«Ci sono state parecchie scosse di terremoto» disse Dorothy. «Non hai sentito la terra tremare?»

«Sì, ma in California ormai ci abbiamo fatto il callo» rispose. «Non ci spaventano più di tanto»

«Il capotreno ha detto che era la scossa più forte che avesse mai sentito»

«Davvero? Allora mi sa che è capitata mentre dormivo» disse lui, pensieroso.

«Come sta zio Henry?» chiese Dorothy, dopo una pausa durante la quale il cavallo aveva continuato a trottare a passi lunghi e regolari.

«Una favola. Lui e zio Hugson, insieme, si stanno divertendo un sacco»

1. Il terremoto

«Mr. Hugson è tuo zio?» domandò lei.

«Sì. Zio Bill Hugson ha sposato la sorella della moglie di tuo zio Henry; questo vuol dire che io e te siamo cugini di secondo grado» disse il ragazzino, in tono divertito. «Io lavoro per zio Bill nel suo ranch, lui mi paga sei dollari al mese e mi passa vitto e alloggio»

«E non è un buon affare?» chiese Dorothy, incerta.

«Ah, per zio Hugson è un affare d’oro, per me mica tanto. Io sono uno che lavora sodo. Lavoro pure mentre dormo» aggiunse con una risata.

«Come ti chiami?» chiese allora Dorothy, pensando che i modi del ragazzo e il tono allegro della sua voce le piacevano molto.

«Non è che sia proprio un bel nome» rispose lui, un po’ imbarazzato. «Il mio nome per esteso è Zebediah, ma la gente mi chiama “Zeb”. Tu vieni dall’Australia, giusto?»

«Sì, ho accompagnato zio Henry» rispose lei. «Siamo arrivati a San Francisco una settimana fa, e zio Henry è venuto subito alla fattoria di Hugson, mentre io sono rimasta in città qualche giorno con alcuni amici che avevamo incontrato»

«Quanto tempo ti fermi qui con noi?» chiese.

«Solo un giorno. Domani con zio Henry dobbiamo rimetterci in viaggio per il Kansas. Siamo stati via parecchio tempo, sai, e non vediamo l’ora di tornare a casa».

Il ragazzo diede un colpo di frustino al grosso cavallo os-

Dorothy e il Mago nel Paese di Oz

suto, sovrappensiero. Poi aprì la bocca per dire qualcosa alla sua piccola compagna di viaggio ma, prima che potesse proferir parola, il calessino prese a ondeggiare pericolosamente da una parte all’altra e la terra parve sollevarsi davanti ai loro occhi. Un attimo dopo si udì un boato e il rombo di una frana, e, proprio accanto al calessino, Dorothy vide la terra spalancarsi in un enorme crepaccio e poi tornare a richiudersi.

«Oddio!» esclamò, aggrappandosi al bracciolo di ferro del sedile. «Cos’è stato?»

«È stata una bella schicchera» rispose Zeb, pallido come un cencio. «Per poco non ci beccava, Dorothy».

Il cavallo si era fermato di colpo, come impietrito. Zeb scosse le redini e lo incitò a muoversi, ma Jim non voleva saperne. Allora il ragazzo fece schioccare il frustino contro i fianchi dell’animale, finché la povera bestia, con un basso gemito di protesta, non riprese pian piano il cammino.

Per alcuni minuti i due ragazzini non aprirono bocca.

La paura si respirava nell’aria e, a brevi intervalli, la terra riprendeva a tremare con violenza. Mentre trottava verso casa, Jim aveva le orecchie ritte e i muscoli tesi come corde di violino. Non andava molto spedito, eppure lungo i fianchi gli scorrevano copiosi rivoli di sudore e, di tanto in tanto, tremava come una foglia.

Il cielo si era fatto di nuovo scuro e il vento pareva levare strani singhiozzi, mentre spazzava la vallata.

1. Il terremoto

Di colpo si udì un suono lacerante, una specie di sibilo, e nel terreno si spalancò un’altra voragine enorme, proprio sotto gli zoccoli del cavallo. Con un selvaggio nitrito di terrore l’animale cadde di peso nel burrone, trascinandosi dietro il calessino e i suoi passeggeri.

Dorothy si aggrappò forte al tetto del calesse e il ragazzo fece lo stesso. Sconvolti per l’improvvisa caduta nel vuoto, non riuscivano nemmeno a pensare.

L’oscurità li inghiottì da ogni lato e continuarono a precipitare, ansanti e ammutoliti, in attesa di finire sfracellati contro qualche sperone di roccia, o sepolti per sempre nelle viscere spaventose della Terra.

L’orribile sensazione di cadere, il buio e i rumori spaventosi furono più di quanto Dorothy potesse sopportare e, per qualche istante, perse conoscenza. Zeb, essendo un maschio, non svenne, ma era spaventato a morte, e si teneva stretto al sedile del calessino, convinto che ogni secondo che passava potesse essere l’ultimo.

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Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl

presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di febbraio 2022

con un processo di stampa e rilegatura certificato

100% carbon neutral in accordo con PAS 2060 BSI

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Lyman Frank Baum

(1856 - 1919) nacque a Chittenago, nello stato di New York. Figlio di un ricco petroliere, intraprese le carriere più disparate, finché raggiunse il successo con la saga del Mago di Oz, di cui Gallucci sta traducendo di nuovo e pubblicando tutti i 14 volumi.

Della stessa serie:

rando dalle sue grinfie anche Jack lo Zuccone, si dirige verso la Città di Smeraldo in cerca di fortuna. Proprio al suo arrivo, però, una rivolta spodesta lo Spaventapasseri. Per aiutarlo a riottenere il trono, Tip dovrà condurlo al cospetto della Strega Buona del Sud. «Questo è il giorno in cui sconfiggeremo Sua Maestà lo Spaventapasseri, rovesciandolo dal trono. L’Esercito di Rivolta non attende che il mio arrivo per marciare sulla Città di Smeraldo». Frank Baum

In copertina

Art director: Francesca Leoneschi

Graphic designer: Pietro Piscitelli / theWorld ofDOT

UNA TRADUZIONE D'AUTORE

PER SCOPRIRE L'INTRAMONTABILE

CLASSICO DELLA LETTERATURA

Dorothy e suo cugino Zeb chiacchierano allegramente, quando una scossa di terremoto fa precipitare nel cuore della Terra il calesse su cui stanno viaggiando. I due, con la gatta Eureka e il cavallo Jim, si rendono conto di essere atterrati nello strambo Paese dei Mangabù, i cui abitanti crescono come ortaggi sulle piante. Come tornare in superficie? Ma ecco che, ondeggiando lentamente giù dal cielo su una mongolfiera, arriva in loro aiuto una vecchia conoscenza: il Meraviglioso Mago di Oz!

«Io e la piccola Dorothy abbiamo visitato un bel po’ di paesi e visto un sacco di stramberie, ma ne siamo sempre usciti senza riportare neanche un graffio. Qualunque cosa accada la affronteremo al meglio».

€ 7,90

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