UNAGRAN E F MI IAFELICE
di annie barrows + sophie blackall 11
ANNIE BARROWS da piccola conosceva un mucchio di bambini viziati. Ce n’era uno che non lasciava giocare nessuno con le sue automobiline. C’era una bambina che si metteva tre vestiti di Carnevale uno sopra l’altro, perché non ne restassero per le compagne. Un’altra aveva mangiato il rossetto giocattolo che Annie aveva ricevuto in regalo. Sul serio! Annie vive in California con il marito e le figlie, alle quali si è ispirata per le protagoniste di questa serie. Per altre informazioni su di lei e su Ely + Bea, visita il sito www.anniebarrows.com
SOPHIE BLACKALL ha conosciuto una bambina viziatissima che di notte buttava i genitori fuori dal lettone a calci. I poverini dovevano dormire per terra. Quella bambina ora è adolescente e nega che tutto questo sia mai successo. Sophie vive a New York. Se vuoi altre notizie su di lei, visita il sito www.sophieblackall.com
Annie Barrows + disegni di Sophie Blackall traduzione di Paola Mazzarelli
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UNA GRAND A FELICE
A Sara Gillingham, senza la quale questo libro sarebbe un mucchio di scarabocchi
A.B. + S.B.
Annie Barrows
Ely + Bea. Una grande famiglia felice
disegni di Sophie Blackall
traduzione dall’inglese di Paola Mazzarelli
ISBN 979-12-221-0162-0
Prima edizione italiana novembre 2018
Seconda edizione dicembre 2020
Nuova edizione agosto 2023
ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
anno 2027 2026 2025 2024 2023
© 2018 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Ivy and Bean One Big Happy Family testo © 2018 Annie Barrows illustrazioni © 2018 Sophie Blackall
Pubblicato per la prima volta in lingua inglese da Chronicle Books LLC, San Francisco, California
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INDICE
PERSONE IMPORTANTI, GORILLA IMPORTANTI 5
TROPPO ALTRUISMO 18
AHIUTO! 32
LA STRADA PER DISASTROVILLA 42
A UN PUNTO MORTO 56
IN CERCA DI GUAI 66
MIRACOLO AL PARCO DELLA SCIMMIA 81
NÉ TROPPO GRANDE, NÉ TROPPO PICCOLA 93
UNA QUESTIONE SPINOSA 106
BLUP, BLUP, BLUP 112
PERSONE IMPORTANTI, GORILLA IMPORTANTI
«Persone importanti per me» scrisse Bea in cima al foglio. Caspita! Ventidue lettere! Ora si meritava una pausa.
«Bea, hai bisogno di aiuto?» chiese la maestra Saba.
«Mi sto riposando» spiegò Bea.
«Non c’è nessun altro che sta riposando» disse Vanessa. Sedeva al banco accanto a quello di Bea. Aveva già disegnato alcune delle persone importanti per lei.
«Grazie, Vanessa» disse la maestra, in un modo che in realtà voleva dire:
Stai zitta. Disse
anche: «Bea» in un modo che in realtà voleva dire: Mettiti a disegnare.
Bea sospirò e prese la matita. Persone importanti per me. Un due tre, pronti via! Disegnò la mamma. La mamma che mangiava una torta intera. La mamma andava matta per le torte.
«Mamma» ci scrisse accanto. Poi disegnò papà con un cucchiaio di legno in mano. Stava facendo
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un’altra torta per la mamma. «Papà» ci scrisse vicino. Sua sorella maggiore la fece piccola e tutta rattrappita, in un angolo del foglio. Intorno ci disegnò delle mosche che ronzavano. E sopra scrisse: «Nancy».
Poi si guardò intorno. Disegnavano tutti come matti. Eric era così assorto che gli usciva la lingua dalla bocca. Marga aveva disegnato una cornice attorno a ogni figura. Peccato che non ci avesse pensato anche lei.
Si rimise a disegnare. La nonna. Il nonno. L’altro nonno. Due zii. Tre zie. Quattro cugine. Un cugino che non era un vero cugino, ma che a lei piaceva moltissimo. Quel cugino aveva un coccodrillo domestico.
Bea mise nel disegno anche il coccodrillo.
Forte! E ora Ely.
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«Dovreste aver quasi finito, bambini» disse la maestra.
«Non ho ancora disegnato le mie cugine!» strillò Emma.
«Io non ho neanche finito i miei fratelli e le mie sorelle!» gridò Vanessa.
Le matite andavano su e giù velocissime. Bea lanciò un’occhiata al foglio di Ely per vedere se nel disegno c’era anche lei. Sì! Evviva! Sbirciò di nuovo. Ely aveva disegnato sua mamma, sua nonna, sua zia, Bea, Abraham
Lincoln, Mary Anning, Budicca e un gorilla. “Caspita” pensò Bea. Abraham Lincoln!
Avrebbe voluto mettercelo anche lei, ma poi cambiò idea. Disegnò invece la maestra Sa-
ba. La maestra Saba valeva come Abraham Lincoln, né più né meno!
Quando ebbero finito, la maestra appese tutti i fogli alla parete dei disegni. Preparava l’aula per “Scuola aperta”. Scuola aperta era quando i grandi venivano a scuola a vedere che cosa avevano fatto i loro bambini nel corso dell’anno e la maestra aveva detto che dovevano rendere la classe supermeravigliosa. Aiutarono tutti. Dario e Drew tirarono via i
pelucchi dal tappeto. Ely girò dalla parte giusta tutti i libri sullo scaffale. Emma e Marga spazzarono
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il pavimento. Bea soffiò dentro la grata della ventola i lustrini sparsi in terra. Eric controllò che non ci fossero vecchi avanzi di cibo nell’armadietto dei cestini del pranzo. Zuzù grattò via le gocce di colla dai banchi. Vanessa disse che avrebbe pulito i portamatite, invece andò a guardare i disegni degli altri.
«Ely! Ma non puoi mettere un gorilla tra le tue persone importanti!» esclamò.
Ely si accovacciò sui talloni. «Perché?»
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«Perché un gorilla non è mica una persona! Dovevi disegnare persone. Quelle della tua famiglia!»
«I gorilla appartengono alla nostra famiglia» disse Ely. «Le persone e i gorilla
sono imparentati»
«Sì!» disse Bea. «Guarda Tarzan»
«Ma non è quello che dovevi fare» insistette Vanessa. «Dovevi disegnare gente tipo i tuoi fratelli e le tue sorelle. Guarda cosa ho fatto io!» Indicava il suo disegno. C’erano due fratelli e tre sorelle, disposti in ordine di importanza. «Non dovevi disegnare un gorilla. E nemmeno Abraham Lincoln!»
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Se c’era una cosa che Bea non sopportava erano le saputelle. «Sei gelosa perché a te non è venuto in mente di metterci Abraham Lincoln! E nemmeno un gorilla!»
«Non è vero!» ribatté Vanessa. «Io ne ho già tante, di persone importanti, nella mia famiglia vera»
«Vanessa e Bea» disse la maestra «perché non riconoscete di avere idee diverse e la smettete di discutere? Ely può mettere chi vuole tra le sue persone importanti, anche un gorilla, se le piace così»
«Visto?» fece Bea a Vanessa.
«Bea» disse la maestra «mi aiuti a fare un cartellone con scritto
“La nostra galleria d’arte?” Ti scrivo le parole e tu le copi»
«Sì, maestra» disse Bea. Cercò di non fare un sorrisetto di
trionfo a Vanessa, ma le venne fuori suo malgrado. Vanessa se ne andò furibonda.
Quando finalmente suonò la campanella, i bambini della seconda erano esausti. «Ottimo lavoro, bambini» disse la maestra Saba, guardandosi attorno. «Questa classe è venuta davvero supermeravigliosa». E aveva ragione.
«Sono a pezzi» disse
Eric uscendo in cortile. E si buttò su una panca.
«Sono stremato»
disse Dario. E anche
lui si buttò sulla panca.
«Mi sento svenire»
disse Zuzù. E cascò in una fioriera.
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«Sono uno straccio» disse Bea, crollando in ginocchio in mezzo al cortile. «Mi toccherà strisciare a casa»
«Anch’io» disse Ely, crollando accanto a Bea. «Non ho mai lavorato tanto in vita mia»
«Perché sei figlia unica» disse la voce di Vanessa sopra di loro. «A casa io devo lavorare sempre. Faccio le pulizie. E anche da mangiare. E bado ai miei fratellini e alle mie sorelline. Perciò ci sono abituata». Sospirò.
«I figli unici non fanno mai niente. Sono quasi sempre viziati».
Bea avrebbe potuto morsicarle la caviglia, dato che era lì vicina, ma si trattenne. Disse
solo: «Ely non è viziata»
«Io conosco un bambino viziatissimo» intervenne Eric. «Se non fai quello che vuole lui, si mette a urlare»
«Mia cugina Rianna non sapete quanto è viziata» disse Zuzù. «Non ti lascia
mai giocare con niente. Tira fuori solo un vecchio giocattolo rotto e puoi toccare solo quello. Gli altri li nasconde e dice che li ha persi»
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«Mio fratello conosce un tizio così viziato che urla a sua mamma» disse Dario.
«Urla “Vai a comprarmi una pizza! Subito!”»
«E lei lo fa?» chiese Eric. Dario annuì.
«Uao» disse Eric. «I miei mi manderebbero in camera per cent’anni»
«Certe volte» disse Dario «urla tanto che sua mamma gli lascia guidare la macchina»
«Ma va!» disse Bea.
«Invece sì!» disse Diario.
«Roba da matti» disse Bea. Alzò gli occhi.
«Ely non è così» disse a Vanessa.
«E chi l’ha detto?» replicò Vanessa. «Ho detto solo che i figli unici spesso sono viziati»
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«Beh, Ely non è viziata» disse Bea. «Ely, sei viziata?»
Ely si rovesciò sulla schiena e guardò Vanessa. «Mah…» Tutto a un tratto, un tremito le scosse le braccia.
Bea la fissò stupita.
«Può essere» fece Ely con una vocina pigolante. Ora le tremavano anche le gambe. «Sento che mi sta succedendo. Proprio adesso!»
Bea cominciò a sorridere. «Oh no! Si sta viziando!»
«Sì, ecco che arriva! Ce l’ho addosso!» Ely tremava in tutto il corpo. «È più forte di me!»
«Cerca di trattenerti!» gridò Eric.
Ma era troppo tardi.
«VOGLIO UNA PIZZA!» urlò Ely. «O SONO GUAI».
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Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Rotomail Italia spa (Vignate, MI) nel mese di luglio 2023
«Perno della trama sono le due fanciullette, il loro rapporto, la loro curiosità, la capacità di combinare guai, colpa di un’immaginazione assai fervida»
* Alessandra Rota la Repubblica
«Un tocco lieve e ironico […] Le protagoniste hanno quell’aria sbarazzina che le rende subito amabili, mai zuccherose»
* Grazia Gotti Zazienews
«Libri scalpitanti di invenzioni e avventure finemente architettate […] Il successo della saga si deve allo stile asciutto e incalzante del racconto e al tocco di perfidia del disegno»
* Giuseppe Lisciani Libero
«Ely + Bea: due ragazzine opposte ma amicissime, oltre 1,5 milioni di copie negli Stati Uniti, serie best-seller nella classifica del “New York Times”»
* Panorama
«Impossibile non amare queste due piccole pesti, sempre ironiche e avventurose»
* Il Tempo
«La delizia è nei dettagli, nella leggerezza e precisione del tratto con cui sono raffigurate le due bambine»
* Booklist