Fare il verso. Rifare il verso. Non è imitazione. Il poeta è l’autore del libro e il lettore rimane tale, distinto dal primo, ma una parola o un’espressione poetica possono corrispondere o contrapporsi al vissuto del lettore, tanto da stimolarlo a reagire e a mettersi in contatto con l’autore, utilizzando il suo stesso linguaggio. Il lettore, insomma, fa il verso all’autore. Non lo vuole imitare, né criticare né certo oltraggiare, come a volte succede quando si rifà il verso di qualcuno, aggravando un difetto di comportamento o d’espressione. Anzi, il lettore si sente autorizzato a comunicare direttamente con l’autore, quasi fuso con la sua esperienza umana e, soprattutto, con la sua capacità espressiva. Una lettura che diventa scrittura.
Fare il verso
studiato a Perugia, dove è stata allieva di Aldo Capitini. Trasferitasi a Padova e poi a Roma, ha abbandonato l’iniziale attività di insegnante per dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla scrittura. Collaboratrice di testate come il “Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “Paese Sera”, ha scritto poesie, saggi e raccolte di testimonianze, con una particolare attenzione all’universo femminile. Con Gallucci ha pubblicato Kalekalè. Storia di un’adozione e La domenica delle donne (entrambi in versione ePub), il manuale di stile Presi per i capelli e le raccolte di poesie Senza punto e A Trieste.
Marilena Menicucci
Marilena Menicucci è nata e ha
ISBN 978-88-9348-635-4
e 15,00
Adonis Aganoor Alighieri Apollinaire Bachmann Bassani Caproni Cavalli Corazzini Char De Luca De Girolamo Desideri Gorini Gozzano Guiducci Insana Kristóf García Lorca Loi Luzi Jahier Mandel’štam Magrelli Majakovskij Memmo Merini Montale Musa Neruda Pasolini Patti Perilli Pessoa Pozzi Rilke Rebora Riviello Rosselli Salinas Scipione Segato Spaziani Szymborska Taras Trakl Tognelli Ungaretti Valduga Valeri Vincentini Volponi Whitman Wojtyła Zanzotto
Fare il verso. Rifare il verso. Non è imitazione. Il poeta è l’autore del libro e il lettore rimane tale, distinto dal primo, ma una parola o un’espressione poetica possono corrispondere o contrapporsi al vissuto del lettore, tanto da stimolarlo a reagire e a mettersi in contatto con l’autore, utilizzando il suo stesso linguaggio. Il lettore, insomma, fa il verso all’autore. Non lo vuole imitare, né criticare né certo oltraggiare, come a volte succede quando si rifà il verso di qualcuno, aggravando un difetto di comportamento o d’espressione. Anzi, il lettore si sente autorizzato a comunicare direttamente con l’autore, quasi fuso con la sua esperienza umana e, soprattutto, con la sua capacità espressiva. Una lettura che diventa scrittura.
Fare il verso
studiato a Perugia, dove è stata allieva di Aldo Capitini. Trasferitasi a Padova e poi a Roma, ha abbandonato l’iniziale attività di insegnante per dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla scrittura. Collaboratrice di testate come il “Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “Paese Sera”, ha scritto poesie, saggi e raccolte di testimonianze, con una particolare attenzione all’universo femminile. Con Gallucci ha pubblicato Kalekalè. Storia di un’adozione e La domenica delle donne (entrambi in versione ePub), il manuale di stile Presi per i capelli e le raccolte di poesie Senza punto e A Trieste.
Marilena Menicucci
Marilena Menicucci è nata e ha
ISBN 978-88-9348-635-4
e 15,00
Adonis Aganoor Alighieri Apollinaire Bachmann Bassani Caproni Cavalli Corazzini Char De Luca De Girolamo Desideri Gorini Gozzano Guiducci Insana Kristóf García Lorca Loi Luzi Jahier Mandel’štam Magrelli Majakovskij Memmo Merini Montale Musa Neruda Pasolini Patti Perilli Pessoa Pozzi Rilke Rebora Riviello Rosselli Salinas Scipione Segato Spaziani Szymborska Taras Trakl Tognelli Ungaretti Valduga Valeri Vincentini Volponi Whitman Wojtyła Zanzotto
Capricci
Marilena Menicucci Fare il verso della stessa autrice: La domenica delle donne Presi per i capelli Senza punto A Trieste Kalekalè ISBN 978-88-9348-635-4 Prima edizione dicembre 2018 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2022 2021 2020 2019 2018 © 2018 Carlo Gallucci editore srl - Roma In copertina: elaborazione grafica di Miriam Cinaglia g a l l u c c i H D. c o m
Il marchio FSC® garantisce che la carta di questo volume contiene cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su www.fsc.org e www.fsc-italia.it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.
Marilena Menicucci
Fare il verso
l’abito de l’arte ha man che trema (Dante, Divina Commedia - Paradiso, canto XIII, 78)
Nota dell’autrice
Ho voluto raccogliere in un libro le parole scritte a matita sulla pagina durante la lettura delle opere dei poeti, qui citati in ordine alfabetico, anche per non perderle (qualcuna è già illeggibile), ma soprattutto come ringraziamento a loro e all’intero bagaglio poetico della mia esistenza, a cominciare dalle filastrocche, dalle ninne nanne, dai canti e dalle poesie, ascoltate fin dalla culla, che tanta gioia, persino allegria, di sicuro consolazione, hanno portato nella mia vita, complicata da difficoltà, sofferenze, malattie e morte, come la vita di tutti. Certo, la maggior parte dei poeti non sono citati nell’indice, impossibile farlo: costituiscono il bagaglio della mia formazione, dalla scuola materna all’università; sono i classici, i maestri, quelli che mi hanno istillato il bisogno di cantare il pensiero, prenderlo sul serio, studiare, ricercare, migliorare, confrontare, meditare, continuare la ricerca ogni giorno, per sempre. Sulle pagine delle loro opere ho segnato non parole ma punti interrogativi ed esclamativi, sottolineature, puntini di sospensione, un materiale che dimostra come sia rimasta senza parole di fronte ad autori classici, a cominciare da Omero. Se in questo libro non sono citati i grandi, come Manzoni e Leopardi e nemmeno poeti più vicini a noi, come Sereni, Penna, Turoldo, Scotellaro, Saba e tanti altri, pur letti e studiati, la loro presenza di maestri rimane, anzi li considero i supervisori della mia ricerca. Spero che gli autori, a cui ho fatto il verso (come in La carne dell’anima con Emily Dickinson), non mi rimproverino di aver 7
osato troppo; le parole che ho scritto sono la dimostrazione del massimo rispetto nei loro confronti e di quanto il loro canto abbia smosso le corde piÚ intime della mente e dell’anima, sollecitandone l’espressione. Come un dialogo. Come un gioco. Come cerco di chiarire in Una lettura che diventa scrittura.
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Una lettura che diventa scrittura
Chissà quanti, leggendo poesia, si lasciano coinvolgere come me: ogni parola di un verso, fortemente pensata dal poeta, diventa una domanda diretta all’anima e a quella parte di noi stessi di solito muta, taciuta, inascoltata, silenziata, inadatta, estranea, insoddisfatta, critica, inconiugabile con la quotidianità. La poesia sa illuminare quella stanza di noi stessi: anima il suo arredamento, dà vita ai personaggi della sua memoria e apre un dialogo inedito, in piena libertà. Rispondere? Dove trovare parole in grado di esprimere un contenuto così particolare, identico al segreto di noi stessi? Al lettore la scelta: o far finta di niente, chiudere il libro e passare ad altro, oppure, leggendo, prendere una matita con cui scrivere appunti, osservazioni, riflessioni, sottolineature, rimandi, valutazioni, direzioni, analisi, esclamazioni, altri segni o disegni (per fortuna, ogni pagina dei libri di poesia presenta ampi spazi vuoti!). Accanto al testo poetico, chi legge scrive i suoi personali commenti, il materiale di quella che potrebbe diventare un’analisi critica del testo. Ma la reazione può essere un’altra, quando un verso o una parola del poeta che si sta leggendo impattano fortemente con la personale esperienza di chi legge. In questo caso la matita si ferma e la logica critica pure; si aziona invece un altro ragionamento sospeso, identico al silenzio, come se un’esperienza o un pensiero, a volte rimosso, riprendessero invece fiato e chiedessero spazio, tempo, forma, linguaggio, espressione, parola insomma. Il lettore rimane in silenzio davanti a una parola letta o 9
a un verso, quasi specchio di qualcosa di sé mai visto, resuscitato alla vita in quel momento, da quanto ha appena letto. Un impatto fortissimo da meditare. Il coinvolgimento nei confronti di quel particolare verso, appena letto, è tale che la parola poetica del libro entra nell’identità personale più specifica del lettore, che si sente prima proiettato nella realtà di chi non sa e non capisce, nel nulla insomma, e poi stimolato a stabilire un dialogo tra quel nulla e il testo, all’inizio da meditare e solo in un secondo momento da esprimere. Come? Il lettore può partire dal verso stesso del testo, che lo ha costretto a fermarsi. Fare il verso. Rifare il verso. Non è imitazione. Il poeta è l’autore del libro e il lettore rimane tale, distinto dal primo, ma una parola o un’espressione poetica possono corrispondere o contrapporsi al vissuto di chi legge, tanto da stimolarlo a reagire e a mettersi in contatto con l’autore, utilizzando il suo stesso linguaggio. Il lettore, insomma, fa il verso all’autore. Non lo vuole criticare né certo oltraggiare, come a volte succede quando imita il verso di qualcuno, aggravando un difetto di comportamento o d’espressione. Anzi, il lettore si sente autorizzato a comunicare direttamente con l’autore, quasi fuso con la sua esperienza umana e, soprattutto, con la sua capacità espressiva. Questo terzo atteggiamento è alla base delle pagine seguenti, che raccolgono, per l’appunto, le parole poetiche (riportate in corsivo), che hanno spinto il lettore a scrivere di sé. A volte la corrispondenza è diretta, ma in altre non è così immediata e non è evidente come mai certi versi stimolino ricordi e riflessioni. In genere i pensieri riguardano l’inconoscibile, l’invisibile, il mancante, l’assente e la relazione con questo tu , che si propone come l’Altro, un Dio incarnato e innamorato dell’umanità. Da 10
qui le domande sulla sofferenza, il dolore, l’ingiustizia, la morte e la condizione umana in genere. I versi dei poeti sono di aiuto e stimolo al lettore, anzi alla lettrice che sono io, per dare parola a quanto altrimenti rimarrebbe nell’inespresso. Spero che il mio atteggiamento seriamente giocoso sia legittimo in una lettura intesa come atto di libertà , di liberazione e di comunicazione. Una lettura che diventa scrittura.
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Fare il verso
Nota per il lettore: Le fonti bibliografiche indicate in questo libro si riferiscono alle edizioni italiane delle opere consultate dall’autrice. I versi riportati in corsivo sono tratti dalle raccolte originali a cui l’autrice si è ispirata; quelli in tondo sono di Marilena Menicucci.
Adonis
Cento poesie d’amore traduzione di Fawzi al-Delmi (Guanda, 2003)
Ho visto il tuo volto Ho visto un anticipo di paradiso l’armonia perfetta che sarà quando mare terra cielo trattengono la bellezza e la consegnano intatta alla creatura testimone coi sensi della materia dell’anima Non dico il mio canto Ho trattenuto il canto per giorni e giorni ore e ore muta davanti al creato perfetto nella figlia nella pietra nel vuoto cascate di disperazione cascate di disperazione prevedo nel destino di chi amo come se il destino
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dipenda da ciò che vedo Per fortuna sono miope ignorante della cronaca e della sostanza Non mi resta che rimanere e rimirare l’abisso che non so e il mistero che è Dal nulla viene l’amore Amore è il nome del desiderio affidato alle Perseidi nelle notti d’agosto, quand’è vacanza e l’anima riprende il respiro come vuole il mare e il vento La sua mano è nella mia entrambi siamo stranieri Sarà un amore più grande di me senza me perché la giovinezza non c’è È un’attesa per lei lui l’altro un dono al mondo del tempo rimasto concesso
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Vittoria Aganoor
Lettere a Giacomo Zanella a cura di Adriana Chemello (Eidos, 1996)
Un soffio a te dà l’ali Ti spegne un soffio Si può stare comodi S’aspetta la salute con fiducia Il cuore è stretto dalla paura lo stesso Il pratino sembra di plastica E cresce nell’anima la nostalgia per quello di erba medica calpestato nell’infanzia Il vero è dentro gli ambulatori e all’accettazione: chi attende la visita chi la destinazione Ove ne andrai? L’ignoro Anche il vento è straniero leggero respiro senza profumo confuso con il rumore costante dell’autostrada Nessun merlo a cantarlo nemmeno un passero Un’oasi costruita e voluta nonostante la malattia è il San Raffaele per dare dignità alla sofferenza 19
All’appressar del verno, Signor temuto del deserto polo, S’annida in cor misteriosa cura La paura ha divelto il cuore tolto gli occhi impedito i sensi Ha gelato i sentimenti confuso i pensieri ingannato la vita Ha chiuso le porte Esule senza patria ti ha consegnato a un destino di morte Senza più voce né canto per consolare la pena Sei fuggita. Dove? Senza la tua compagnia non sono Assisto ai miei giorni impauriti svuotata di colore canto sostanza di fronte a una verità senza luce Amica poesia spero per te un’altra anima e una nuova casa dove tu venga accolta come piace a te
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Guillaume Apollinaire
Poesie a cura di Renzo Paris (Newton Compton, 1978)
Il y vient aussi nos ombres Se le figure sono sagome di notte come le cose le foglie fissano immobili i cuori vicini attratti tranquilli protetti come fiori tu stelo io corolla nel buio insieme unica ombra Vienne la nuit sonne l’heure Ora c’è il sole Il campanello ha dato l’annuncio: la posta Ora c’è Carla che pulisce e trastulla il piccolo che vuole tutto per sé Ora c’è il raffreddore che mi trattiene a letto e ferma il corpo Ora la mente piange la poesia finita fra cose e altri ladri di me Fra poco sarò lì 21
a ripetere sì Nella cassetta della posta pubblicità nello stomaco il vuoto inutile infinito Ennemis du souvenir Ennemis du désir Mai tanto estranea la tua storia Dio amato nell’infanzia Padre sicuro nell’adolescenza In questa maternità abbandonata Le cose si prendono l’anima, palla sgonfia gioco osceno: non lavoro tempo fuori dal mondo Mentre un desiderio di morte invade le ossa rotte di là un bimbo canta la vita
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Ingeborg Bachmann
Poesie a cura di Maria Teresa Mandalari (Guanda, 1992)
La divisa di oggi è la pazienza, medaglia la misera stella della speranza, appuntata sul cuore Avevo imparato a scartocciare il granoturco per rimanere nel cerchio delle donne a raccontare a ridere Avevo imparato a cucire sottopunti e punti lenti per avere a merenda pane e miele Avevo imparato a rinunciare alle feste purchÊ mio fratello, spastico, vivesse Mi chiedo perchÊ oggi non sappia piÚ imparare la solitudine
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Giorgio Bassani
In rima e senza (Mondadori, 1982)
Un’ombra sola trascorse sottovento Ti penso e ti sento fuori dentro negli occhi nell’anima Se rispondi all’abbraccio è miracolo “Vide cor meum”. Tu, chiami? Oh il cuore, il cuore niente Non sono nulla Niente parla in me Delusa per ciò che vorrei Disperata per ciò che faccio sola spaesata in bilico proprio come la mamma
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quando i giorni corrono nel vomito domando perchĂŠ sia io a farlo
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Giorgio Caproni
L’ultimo borgo (Rizzoli, 1980)
Anima leggera Notti senza desiderio Lo scoiattolo rosicchia la pigna Il cielo è stellato Le voci d’Ischia evocano la festa Il bimbo dorme Gli occhi non vedono altro non si nutrono d’altro La mente è chiusa nell’evidenza L’anima è leggera non batte emozioni né ricordi che mi fanno essere e morire
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Patrizia Cavalli
Pigre divinità e pigra sorte (Einaudi, 2006)
Se lo sapessi potrei almeno uscire dalla parte e poi sciolta da me godermela in disparte invece rimango senza capire bene perché con la fede nell’amore per proteggere e crescere il chi delle mie responsabilità Un legame dove perdo sempre anche me stessa Non so cosa sperare Non sapere è l’unica condizione possibile Se sei ateo perché non credi Se hai fede perché non puoi stabilire quale sia la volontà di Dio se sei indifferente perché tiri a campare e non speri più
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mai riesco a sentirmi superiore sono diventata così bassa che nessuno mi riconosce né mi distingue sono senza io senza me senza sé senza tacchi la miseria piccola è infinita la miseria quotidiana affonda l’anima nel fango e l’affoga lo spazio e l’aria del riposo Piazza XXV aprile, detta del monumento un monumento ai caduti fra due alti cipressi (dove sono finiti i cipressi che facevano compagnia al soldato solo color metallo sopra il gelido basamento di marmo?) Le lapidi: quattro facce bianche come la morte dove scrivere i nomi dei paesani eroi di guerra Meglio essere eroi in un campo da arare
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sognavo altre giustizie ci vuole un’eternità un tempo lungo fuori dal tempo per crescere alberi e frutti dal seme dei sogni Il tempo della valigia la valigia è l’immagine del nostro destino: pellegrini esuli in un paese dove consumiamo un’esistenza senza imparare la lingua quale illusione crederci singoli e reclusi noi così esposti al cielo, attraversati un sogno: ho lasciato l’automobile, dentro la borsa, in una strada. Volevo percorrerla libera, a piedi. Interrompo la camminata Torno indietro a prendere soldi documenti chiavi L’auto non c’è più. Chiedo alla gente delle case vicine, forse i ladri. Tratto per riavere almeno i soldi per tornare in treno.
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Come finiva il sogno? Persa tra la gente. Invece il sonno è finito In terrazzo all’alba con il cielo abitato: rondini piccioni gabbiani all’assalto timidi passerotti appoggiati alla ringhiera. La terra accarezzata dalla brezza tutto quello che vedo è la bellezza l’ostinato stridere dei rondoni in un girotondo ripetuto regolare come il levarsi del sole rasente gli oleandri fioriti e i ciuffi verdi dei rampicanti vuote le sedie e i muretti dice com’è l’attesa adesso sciolta da me raccoglimi vorrei riprovare a sentirmi libera da me stessa dalle croci dove m’appendo sciolta dai legacci che stringo vorrei andare in vacanza a casa mia godere del mio tempo ridere col sole dormire nella luna e prendere il fresco
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del primo mattino Nel primo mattino d’estate il sole paventa il calore della luce la brezza s’attarda nelle foglie accarezza consola culla stringe solleva le foglie in una danza che solo il mare conosce con le onde È il momento della creazione e la brezza scende invisibile nell’anima per dare aria a un che, figlio del desiderio e della speranza forse l’attesa di una gioia portata nel cielo più alto da nubi di rondini capaci di planare dentro il quadrato del terrazzo e poi volare in su come una virgola in movimento il buio silenzioso ci sognava appartenenza identità riconoscimento storia: sentirmi vissuta dalle cose intorno Cuore alzato, scoperto, evaporato Cuore diventato altro alimentato dall’altrui pensiero dilatato da paure per altri appesantito affollato ingolfato invecchiato battuto. Vivo
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eravamo accolti vedo un solo fiore di gelsomino Basta per profumare il vento e il tempo del riposo Cinque petali bianchi aperti come al Sud e in Oriente Basta per sognare un sogno E lo sguardo ingordo s’accorge di due boccioli e prevede un domani doppio
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Sergio Corazzini
Poesie edite e inedite (Einaudi, 1968)
Il mio cuore è una rossa macchia di sangue… Sento il bruciore del roveto ardente Mi riscalda la fiamma rossa e gelo Se lontana mi stringe altro Lì è il mio nido Nelle spine di fuoco riposano anima cuore corpo Da quel calore nasce il sorriso Focolare di passione Luce all’essere per sempre Suono delle viscere Immagine dell’abbraccio più libero dove l’uomo e Dio sono insieme la gabbia triste e pur fidente sta L’attesa (di chi e di che non so) sfonda il corpo beato fra abitudini assunte senza perché La mente pretende altro L’intelligenza inventa la creazione Il cuore simpatizza col bello e alla fine i cinque sensi s’accontentano 33
del sonno e la vita si condensa in gocce di sogno inutili per decidere se riderci su nostalgiche acque di sorgive sono diventate carne mia le donne dell’infanzia lavandaie a Cestola: in ginocchio piegate sulla pietra a strusciare lenzuola col pezzo di sapone preparato a casa in primavera Vicino al ponte in fila seguendo la linea dritta della riva qualcuna cantava dentro gli argini, limite del cielo e della terra come nel pozzo a nascondere la pena Mamma questa è la vita? Hai nascosto nelle rughe tutte le carezze Hai inchiodato le mani con l’ago nei ricami Hai consegnato la voce alla paura Hai gonfiato i piedi di rabbia ansiosa Sembri la più piccola foglia rinsecchita dal vento di novembre oppure l’ultima goccia della fontana
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inutile per le massaie del paese Hai trasferito l’intelligenza nel silenzio di un cuore muto la televisione è l’oblio la telenovela la consolazione gli altri merda il resto non c’è né prima né dopo Quando il dolore rifiutato acceca sembra impossibile la gioia davanti a un figlio malato corpo mosso da valvole e psicofarmaci Hai ucciso l’istinto del pianto così la ferita mai lavata è sempre aperta e insanguina il vicino Puzza e il fetore allontana la buona volontà dell’amicizia Mater dolorosa, ora pro nobis
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Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Nuovo Istituto Italiano d’Arti Grafiche S.p.a. (Bergamo) nel mese di novembre 2018
Fare il verso. Rifare il verso. Non è imitazione. Il poeta è l’autore del libro e il lettore rimane tale, distinto dal primo, ma una parola o un’espressione poetica possono corrispondere o contrapporsi al vissuto del lettore, tanto da stimolarlo a reagire e a mettersi in contatto con l’autore, utilizzando il suo stesso linguaggio. Il lettore, insomma, fa il verso all’autore. Non lo vuole imitare, né criticare né certo oltraggiare, come a volte succede quando si rifà il verso di qualcuno, aggravando un difetto di comportamento o d’espressione. Anzi, il lettore si sente autorizzato a comunicare direttamente con l’autore, quasi fuso con la sua esperienza umana e, soprattutto, con la sua capacità espressiva. Una lettura che diventa scrittura.
Fare il verso
studiato a Perugia, dove è stata allieva di Aldo Capitini. Trasferitasi a Padova e poi a Roma, ha abbandonato l’iniziale attività di insegnante per dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla scrittura. Collaboratrice di testate come il “Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “Paese Sera”, ha scritto poesie, saggi e raccolte di testimonianze, con una particolare attenzione all’universo femminile. Con Gallucci ha pubblicato Kalekalè. Storia di un’adozione e La domenica delle donne (entrambi in versione ePub), il manuale di stile Presi per i capelli e le raccolte di poesie Senza punto e A Trieste.
Marilena Menicucci
Marilena Menicucci è nata e ha
ISBN 978-88-9348-635-4
e 15,00
Adonis Aganoor Alighieri Apollinaire Bachmann Bassani Caproni Cavalli Corazzini Char De Luca De Girolamo Desideri Gorini Gozzano Guiducci Insana Kristóf García Lorca Loi Luzi Jahier Mandel’štam Magrelli Majakovskij Memmo Merini Montale Musa Neruda Pasolini Patti Perilli Pessoa Pozzi Rilke Rebora Riviello Rosselli Salinas Scipione Segato Spaziani Szymborska Taras Trakl Tognelli Ungaretti Valduga Valeri Vincentini Volponi Whitman Wojtyła Zanzotto
Fare il verso. Rifare il verso. Non è imitazione. Il poeta è l’autore del libro e il lettore rimane tale, distinto dal primo, ma una parola o un’espressione poetica possono corrispondere o contrapporsi al vissuto del lettore, tanto da stimolarlo a reagire e a mettersi in contatto con l’autore, utilizzando il suo stesso linguaggio. Il lettore, insomma, fa il verso all’autore. Non lo vuole imitare, né criticare né certo oltraggiare, come a volte succede quando si rifà il verso di qualcuno, aggravando un difetto di comportamento o d’espressione. Anzi, il lettore si sente autorizzato a comunicare direttamente con l’autore, quasi fuso con la sua esperienza umana e, soprattutto, con la sua capacità espressiva. Una lettura che diventa scrittura.
Marilena Menicucci
Fare il verso
Marilena Menicucci è nata e ha studiato a Perugia, dove è stata allieva di Aldo Capitini. Trasferitasi a Padova e poi a Roma, ha abbandonato l’iniziale attività di insegnante per dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla scrittura. Collaboratrice di testate come il “Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “Paese Sera”, ha scritto poesie, saggi e raccolte di testimonianze, con una particolare attenzione all’universo femminile. Con Gallucci ha pubblicato Kalekalè. Storia di un’adozione e La domenica delle donne (entrambi in versione ePub), il manuale di stile Presi per i capelli e le raccolte di poesie Senza punto e A Trieste.
Adonis Aganoor Alighieri Apollinaire Bachmann Bassani Caproni Cavalli Corazzini Char De Luca De Girolamo Desideri Gorini Gozzano Guiducci Insana Kristóf García Lorca Loi Luzi Jahier Mandel’štam Magrelli Majakovskij Memmo Merini Montale Musa Neruda Pasolini Patti Perilli Pessoa Pozzi Rilke Rebora Riviello Rosselli Salinas Scipione Segato Spaziani Szymborska Taras Trakl Tognelli Ungaretti Valduga Valeri Vincentini Volponi Whitman Wojtyła Zanzotto