Il domatore di libri

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Maria Strianese

Il domatore di libri

ISBN 979-12-221-0047-0

Prima edizione rinnovata: marzo 2023

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2027 2026 2025 2024 2023

© 2023 Gallucci - La Spiga

Prima edizione © 2015 ELI – La Spiga Edizioni

Illustrazioni di Desirée Gedda

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Maria Strianese

IL DOMATORE DI LIBRI

Trucchi, espedienti e strategie per addomesticare i libri

Nota introduttiva

Se i libri non sono la tua grande passione e ti capita una prof che vuole farti leggere un libro al mese, che cosa puoi fare?

Diventare un domatore di libri!

Così Paolo e i suoi amici, tra esilaranti espedienti per evitare di leggere, capiranno che più della forza può la fantasia; riusciranno ad addomesticare i libri e i compagni più “duri”; a superare difficoltà e timori (la dislessia, la paura di perdere e di non essere all’altezza delle aspettative degli altri, la solitudine e lo spaesamento in un paese straniero); a trovare nuovi amici e il libro giusto.

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Leggere, che noia!

Ero in prima media, finalmente. Quanto l’avevo desiderato! Basta con maestre e zainetti con i pupazzetti. Avevo 11 anni, ormai. Sarei andato da solo a scuola; sarei uscito il pomeriggio con gli amici; mi sarei liberato di mia sorella Giulia, che mi stava sempre tra i piedi; avrei fatto un sacco di cose entusiasmanti. Già mi vedevo, il sabato, uscire da solo con gli amici, andare al calcetto e al cinema.

Sì, avrei dovuto fare da solo pure i compiti, d’ora in poi, la mamma non mi avrebbe più aiutato; e per giunta rifarmi il letto e altre cose noiose; a scuola avrei avuto più materie da studiare e molti più libri, grossi e pesanti, ma ne valeva la pena per crescere, insomma per la libertà.

A scuola non avevo mai avuto problemi, né con i compagni, né con i professori. Paolo, che sono io, è un bravo bambino, che non disturba e non fa brutti scherzi. Il mio sistema era non farmi notare e studiare il minimo indispensabile, quanto basta per non fare figuracce. Così tutti mi lasciavano tranquillo. Alle medie avrei dovuto solo adattarlo per tutti i professori, e speravo di averne qualcuno maschio. Insomma, era tutto organizzato e calcolato.

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Ero felice come un coccodrillo sazio che, lungo com’è, ce ne vuole per saziarlo.

Quello che non avevo previsto, con tutti i miei 11 anni di esperienza, era la nuova professoressa di italiano, la signora Anna Allegra Fiorillo. Allegra l’ho aggiunto io al nome, perché era sempre allegra, sorridente, positiva, piena di idee e proposte, sai che allegria!

La prof Allegra era allegra quando entrava e quando usciva, quando spiegava e quando interrogava. Ma quando arrivava in classe con una pila di libri da farci leggere, era proprio pazza di felicità, come se ci stesse portando una pila di pizze, invece di un mucchio di fogli vecchi e sporchi (e su questo argomento ritorneremo più avanti).

La scuola era iniziata solo da cinque giorni, capito? Solo da cinque.

La prof Allegra entrò in classe, con il suo bel sorriso sulla faccia, la borsa a tracolla, e una pila di libri per ogni braccio, alta fino agli occhi, barcollando come un clown:

– Aiutatemi, ragazzi, cadooo…

E i libri caddero, un po’ sulla cattedra e un po’ sul pavimento.

– Che fatica! – aggiunse, mettendosi a sedere.

Qualche ragazzino della prima fila corse a raccogliere i libri dal pavimento per metterli sulla cattedra.

– No, no, passateli agli altri – disse la prof mentre si asciugava il sudore con un fazzoletto. – Sono tutti per voi, guardateli, sfogliateli.

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– Che cosa dobbiamo fare? – domandò Alice, che fa sempre domande sceme, come avrete la prova in seguito.

– Leggerli. Non tutti insieme, naturalmente, uno alla volta. Su, fateli girare, anche in fondo.

Ne prese un mucchio dalla cattedra e li portò fino in fondo all’aula, depositandoli qua e là sui banchi e ripetendo:

– Vi piace l’idea?

– Sì, sì, sì – rispondeva il coretto dei compagni.

Tutti si alzarono e cominciarono a passarsi i libri, a rigirarli e sfogliarli, commentando con oooh! di meraviglia ed entusiasmo, proprio come se fossero pizze.

La prof si guardava intorno, compiaciuta e sempre più

allegra:

– Bene. Io credo che sia proprio una buona idea leggere qualche libro di narrativa, qualche bella storia appassionante, così, solo per il gusto di leggere. Li ho presi un po’ a caso, ma dovrebbero essercene per tutti i gusti.

E pure lei girava per la classe, toccando i suoi saporiti libri, e continuando a chiacchierare:

– Un libro non è solo qualche grammo di carta e inchiostro. C’è tutto il mondo in un libro, il cielo e la terra, e navi in mare di notte.

Ne prese uno, lo aprì e continuò con entusiasmo: – Non sapete mai cosa vi troverete: avventure, emozioni, idee e parole nuove, amicizia e felicità. Spero che a tutti piaccia leggere. Ora sceglietene uno e portatelo a casa, leggetelo e

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divertitevi. Alla fine del mese ne parleremo insieme. Non sarà un’interrogazione, ma uno scambio di idee. Io amo tanto leggere. Una giornata senza un libro mi sembra meno luminosa.

Anche se accendo la tv o il computer vedo il mondo, dico io, ma non era il caso di protestare. Che altro potevo fare? Ho chiuso gli occhi e ho acchiappato il primo libro che mi è capitato sotto mano. Aiuto! Era lunghissimo. Il giro del mondo in 80 giorni. Non sarei riuscito a leggerlo neppure in 80 anni. Mi è venuto da piangere. Perché se non lo avete ancora capito: io odio leggere.

Ognuno ha i suoi gusti. Ci sono tante cose interessanti da fare in una giornata, perché mai dovrei passare delle ore seduto a leggere? È noioso. Sì, va bene, anche davanti alla tv e al computer si sta seduti, ma è diverso. Là ci sono colori, rumori, voci, movimento, è tutto già fatto, come una pizza, appena uscita dal forno. La pizza mi piace e me la mangio. Con i libri, invece, è tutto da fare. Un libro è solo carta, e lettere messe in fila come formiche. Anche se la prof ci vede chissà che.

Un libro te lo devi impastare, condire, infornare e cuocere, al punto giusto, che se si brucia è una schifezza.

Come dice la prof Allegra: impastare con l’immaginazione, condire con la fantasia, infornare nella creatività e controllare la cottura, al punto giusto fra lacrime e risate.

– Con un libro non avete già tutto fatto e preconfezionato, uniforme e monotono. Potete dare un volto ai perso-

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naggi, un profumo ai luoghi, potete entrare nella storia, riviverla e, cosa più importante, scoprire che senso ha, quella storia, per ciascuno di voi.

Questo dice la prof Allegra.

Mi piace avere tutto preconfezionato, dico io.

Insomma, quel maledetto giorno, ho dovuto infilare il libro nello zaino e portarlo a casa. Come pesava! Mi sentivo sulle spalle il peso di secoli di letteratura. Come se dentro lo zaino, oltre al libro, si fosse infilato pure l’autore in persona, con Dante, Manzoni e Pascoli, a fargli compagnia.

Ma chi glielo fa fare? Agli scrittori, voglio dire, chi glielo fa fare di scrivere? Secondo me sono tutti un po’ matti, a passare la vita a inventare storie che non esistono, con tutte le storie che già esistono nella realtà, e tutte quelle che sono già state scritte prima, che non basterebbero dieci vite per leggerle tutte. Sì, sono un po’ matti, ve lo posso confermare, ve ne renderete conto da soli più avanti, ora non ve lo posso ancora raccontare, perché non ci capireste niente.

Tornando a quel giorno, arrivai a casa con quel libro di narrativa, gettai lo zaino sotto la scrivania e non ci pensai più.

I libri non erano mai stati un problema, avevo i miei sistemi per evitarli: sono stanco; mi fa male la testa; mi bruciano gli occhi; ho sonno.

Usavo queste scuse a rotazione, per non essere ripetiti-

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vo. Erano trucchi un po’ ingenui, lo so, ma alle elementari, con la maestra Angela, avevano sempre funzionato.

A casa era lo stesso: ho sonno, mi bruciano gli occhi, ecc. La mamma leggeva per me e mi aiutava a fare i compiti. Una pacchia!

Ora, invece, dovevo fare i compiti da solo. E va bene, non volevo lamentarmi. Ma leggere! Dopo i compiti, nel mio tempo libero, invece di giocare, avrei dovuto mettermi a leggere, un intero libro e non solo una pagina. La prof Allegra aveva davvero una bella pretesa, con le sue manie letterarie. Ma io non volevo leggere. “Ho un mese di tempo, troverò una soluzione”. Che illuso!

Che cosa stai leggendo?

La scuola andava bene, per il resto. Senza libri sarebbe stata perfetta. I nuovi compagni erano tutti abbastanza simpatici. Io stavo seduto vicino a Daniele, che già conoscevo dalle elementari; davanti avevo Franco, che era alto e largo come uno delle superiori, ed era una buona copertura, per nascondersi durante le interrogazioni. Per non attirare l’attenzione e stare tranquillo mi tenevo il più lontano possibile da Michele e Luigi, che facevano confusione e si lanciavano le palline di carta, da una parte all’altra della classe. Michele mangiava sempre, durante le lezioni, e nascondeva panini e dolci dentro il cappello. Che schifo!

Luigi faceva il bullo e cercava di spaventare tutti urlando e

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mettendo in mostra l’apparecchio che aveva ai denti. C’erano pure Alessio e Simone, Doriana e Alice, ma di loro vi parlerò dopo.

Lunedì, ora di italiano. Entrò la prof Allegra, più allegra del solito, con il sorriso furbo e gli occhi che brillavano, neanche fosse sabato. Cominciai a preoccuparmi e a nascondermi dietro Franco. Avevo già imparato, ho l’apprendimento veloce per certe cose, che quando si presentava così aveva in mente qualche idea letteraria. Avevo un brutto presentimento.

La prof Allegra si sedette e subito disse: – Allora, ragazzi, come va la lettura dei libri? Chi vuole raccontare qualcosa sul libro che sta leggendo?

Ma come, pensai, aveva detto tra un mese! Non ci si può mai fidare dei professori. È passata solo una settimana. Traditrice.

Intanto molte mani si erano alzate e la prof cominciava a interrogare, questo e quello, tutta contenta, girando fra i banchi. I compagni, uno dopo l’altro, si alzavano e ripetevano le loro tiritere, pure loro tutti felici. Lettori!

La prof non la chiamava interrogazione, però faceva lo stesso le domande. E non stava mica seduta in cattedra, come una professoressa normale, ma girava per la classe, come un falco gira in aria, cercando la preda. Non serviva proprio con lei che mi nascondessi dietro la schiena di Franco. Mentre mi sentivo al sicuro, la prof mi arrivò alle spalle, in un lampo, e mi domandò a bruciapelo:

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– E tu, Paolo, cosa stai leggendo?

Restai a bocca aperta, con l’occhio vitreo di un pesce morto. Non mi sono visto allo specchio, ma sono sicuro, pesce morto! Mossi le labbra, ma il fiato non mi usciva.

– Ero stanco… – balbettai.

– Sì… – Ero stanco, perciò non ho letto tanto.

– Va bene. Vuoi dire che cosa pensi di quello che hai letto?

– E poi mi è venuto mal di testa… Mi bruciavano gli occhi e mi sono addormentato… – mi giustificai.

– Se ti ha fatto addormentare doveva essere un libro proprio noioso – disse con un sorriso comprensivo.

Perché era sempre così disponibile? Perché non si arrabbiava, urlava, mi metteva un brutto voto e la faceva finita? Invece continuò:

– Forse quel libro non ti piace? Puoi dirlo, sai, se non ti piace; puoi anche cambiarlo, non c’è niente di male.

Rivolgendosi a tutti: – Non sempre si riesce a valutare bene un libro, solo dal titolo e dalla copertina. Ma leggere deve essere un piacere, quindi possiamo abbandonare un libro a metà o alla prima pagina, se ci ha deluso. E poi possiamo dire liberamente cosa ne pensiamo, non ci sono risposte giuste, questa non è un’interrogazione. Capito?

E tornò a guardarmi.

– Sì, è così… – dissi, sorridendo anch’io – Non mi piace e vorrei prenderne un altro, se è possibile.

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– Ma certo! – rispose – Anche se ne sono rimasti pochi, purtroppo.

Andò alla cattedra, aprì il cassetto, tornò e posò quattro libri sul mio banco, dicendo: – Ecco, ci sono solo questi, dovrai accontentarti. La prossima volta ci organizzeremo meglio.

Guardai i libri, sforzandomi di fingere un po’ di allegria e di interesse, e ne presi uno. La prof guardò il libro che avevo scelto e poi guardò me:

Sì, credo che questo piacerà anche a un lettore esigente come te.

Non mi stava prendendo in giro, non stava facendo del sarcasmo: era proprio convinta che io fossi un lettore esigente, cioè che mi annoiassi a leggere storie facili e volessi libri difficili.

Quasi non sentii le parole che disse per concludere la lezione:

– Sono molto soddisfatta di come avete accolto la mia proposta. Continueremo a parlare delle nostre letture la prossima settimana.

Cercasi tarme affamate

Facendo il bilancio della situazione, a quel punto avevo:

• 1 libro da leggere

• 1 libro da non leggere

• 0 scuse per non leggere

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• 1000 motivi per piangere

• 7 giorni per trovare una soluzione

I giorni passavano e io continuavo a non avere nessuna idea, né geniale, né mediocre. Fallimento totale. Avevo bruciato tutte le mie infallibili scuse in una volta sola e avevo il cervello arenato. Il sorriso della prof Allegra mi bloccava. Ogni volta che cominciavo a pensare a una soluzione mi appariva quel sorriso e risentivo le sue parole: “Leggere è una cosa meravigliosa!”. Pensai addirittura di fingermi malato e non andare a scuola, il lunedì successivo. Ma era una scusa meschina, da vigliacco, da bimbetto della materna che ha la bua e vuole la mamma. Dovevo affrontare la situazione.

Presi il libro e lo guardai. Sulla copertina era scritto: Il segreto del bosco vecchio. Per me ne avevo già letto abbastanza. Soppesai il libro, lo rigirai da tutte le parti. In fondo, un libro è solo un mucchietto di fogli, pensavo, non deve essere tanto robusto. Lo feci cadere a terra, ai miei piedi. Il libro fece un tonfo. Lo ripresi e lo lanciai con forza contro il muro. Il libro cadde a terra, aprendosi, ma neppure una pagina si staccò o danneggiò. Resisteva.

Entrò la mamma:

– Che cosa è successo? Ho sentito un rumore.

– Niente, è solo caduto un libro.

Potevo strapparlo, certo, ma poi come giustificarmi?

Mi avrebbero fatto una partaccia lunga una settimana. No, la sua fine doveva sembrare un incidente, dovevo or-

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ganizzare un delitto perfetto. E io dovevo avere un valido alibi, inattaccabile. Decisi di procedere con metodo scientifico.

Mi collegai a internet, cominciai a cercare e trovai subito quello che mi serviva. Il libro è un essere fragile. Nel sito di una biblioteca lessi:

I nemici del libro:

1) L’umidità. Non bisogna mai esporre i libri all’umidità, né tenerli in luoghi umidi. Bisogna trovare in casa l’ambiente più asciutto.

Dopo questa utile informazione mi chiesi quale poteva essere il luogo più adatto per il mio libro. La mattina dopo portai il libro con me in bagno, lo misi sulla mensola, aprii la doccia e tutti i rubinetti e feci scorrere l’acqua calda. Il bagno fu ben presto così pieno di vapore che sembrava una sauna. Non respiravo. Ma il libro, intanto, si impregnava di umidità. Lo presi e lo feci svolazzare in aria. Con una cura così, ogni mattina, del libro non sarebbe rimasto molto.

2) Il calore. I libri non devono mai essere esposti alla luce diretta del sole o tenuti vicino ad altre fonti di calore, lampade, termosifoni. La temperatura ideale è 15°.

A settembre il sole era ancora abbastanza caldo. Dopo il bagno di vapore tenevo il libro sul davanzale della fine-

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stra, a prendere la tintarella, fino al tramonto. Purtroppo il riscaldamento in casa non era ancora acceso, non potevo metterlo sul termosifone, ma quando ci riuscivo lo dimenticavo, distrattamente, in cucina, sul fornetto elettrico, acceso a 240°, che si riscaldava anche all’esterno.

3) Il buio e la polvere. I libri vanno spolverati e sfogliati spesso. Devono respirare. È bene tenerli in verticale, ma né molto stretti, né in armadi chiusi. Il buio favorisce microrganismi e muffe che rendono fragile la carta, oltre a tarme e termiti che la mangiano.

Mettevo il libro, ancora bello caldo, sotto al letto, dove poteva passare la notte tranquillo, a raccogliere polvere e a fare amicizia con gli acari. Oppure lo chiudevo nell’armadio, dove c’era buio e la polvere non mancava. Per sicurezza ci mettevo sopra tutta l’enciclopedia degli animali, in 7 volumi. Ora sei sistemato!

Il mio alibi era commovente: desideravo così tanto leggere che portavo il libro sempre con me.

Dopo una settimana di questo trattamento, più qualche ora sul davanzale durante un temporale, il libro aveva un’aria sofferta: la copertina, di cartoncino sottile, si era arrotolata; le pagine erano tutte ondulate e rigide, tanto che il libro non si chiudeva bene. Però, si poteva ancora leggere. Uffa! Su quelle pagine rugose, come la faccia di nonna Luisa, i caratteri si vedevano ancora chiaramente,

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tutti in fila, al loro posto, neppure un poco sbiaditi, come un’invasione di formiche. Uffa e uffa! Altro che fragile questo libro! Altro che carta! Di pietra, sembrava. Di ferro.

Mi servivano delle tarme, ma dove potevo procurarmele? A casa della nonna, forse, nella vecchia cassapanca che c’era in corridoio. Se lo avessi chiuso lì dentro i simpatici animaletti avrebbero potuto fare una saporita cena. Ma ormai era troppo tardi. Era domenica. Il lunedì, ero sicuro, il primo a essere interrogato su quel maledetto libro sarei stato io, il lettore esigente. Anche se la prof non la chiamava interrogazione. Avevo bisogno di un’idea qualsiasi per salvarmi. Aiuto! Il cervello mi ribolliva come il bollitore della nonna quando preparava la tisana. Aaah! Lo volevo morto. Maledetto libro. Una tarma, un coccodrillo, un incendio…

– Paolo! – mi chiamò la mamma – Mi aiuti a mettere i panni in lavatrice?

È proprio vero, le mamme sono uniche e quando tutto è perduto, una mamma ti può salvare. Grazie.

– Sì, mamma, aspetta, vengo! – gridai.

Svuotai lo zaino, ci misi dentro il maledetto libro, corsi in cucina, infilai lo zaino nella lavatrice, chiusi l’oblò e dissi tutto d’un fiato:

Devo lavare lo zaino, è sporchissimo, si è rotta la penna e si è macchiato d’inchiostro, lo devo proprio lavare adesso – e lo infilai nell’oblò.

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– Va bene, le lenzuola le faccio dopo. C’è già il detersivo. Misi la temperatura a 90° e schiacciai il pulsante dell’accensione. Che grande mamma, la mia, che mi aveva insegnato a usare la lavatrice.

E tu, libro, muori annegato.

Quando, dopo un’ora, il ciclo era completo e la centrifuga veloce, a 10.000 giri, tirai fuori lo zaino, del libro non era rimasto molto. Una poltiglia di carta informe e illeggibile.

– Che cosa è successo? – mi domandò la mamma, vedendo quella cosa.

Niente, ho dimenticato nello zaino dei fogli, niente d’importante.

Nessuno avrebbe sospettato. Era stato un incidente. Chi mai avrebbe avuto il coraggio di rimproverare un bravo ragazzo che si lava lo zaino da solo! Chi avrebbe osato criticare la mia dedizione all’igiene! Sì, in pratica avrei fatto la figura dello stupido davanti a tutta la classe. Ma ero salvo dalla lettura, per il momento.

La vendetta del libro

La mattina dopo ero felice, quasi quanto la prof Allegra, proprio troppo felice. Ma appena la prof entrò in classe diventai triste, cioè feci la faccia triste, come quando ti muore il gatto o il nonno, o annega il tuo libro preferito.

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La prof ascoltava i commenti dei compagni:

Daniele: – Il protagonista è molto triste, al principio, ma credo che poi cambierà.

Sara: – Pensavo fosse divertente...

Mara: – Invece fa un po’ paura.

Doriana: – Lo stregone rappresenta il male, come la strega di Biancaneve.

Matteo: – È ambientato nel passato, al tempo della preistoria.

Franco: – Mi è piaciuto quando il ragazzino è andato a cercare il cavallo.

Alessio: – Racconta la storia di un cane.

Luigi: – Quando si è tolto la maschera, il viso era orribile.

Alice: – Non ho letto un romanzo, ma un libro scientifico, che risponde a tutti i perché sull’universo. Da grande voglio fare l’astronoma.

– Bene, bene – commentò la prof Allegra e tornò verso la cattedra.

Ero salvo?

– Io sto leggendo questo… – continuò la prof Allegra, prendendo un libro dalla cattedra – Il titolo è Il deserto dei tartari, scritto da Dino Buzzati. È la storia di un giovane ufficiale che aspetta sempre l’occasione per mostrare il suo valore, ma gli anni passano e… poi è troppo tardi. Tra qualche anno potrete leggerlo, e vedrete che è meglio non aspettare, le cose importanti bisogna farle quando si è gio-

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vani, mai rimandare. A proposito, Paolo, tu hai scelto un libro dello stesso autore, è uno dei miei scrittori preferiti, sai, cosa ne pensi?

Mi alzai in piedi, col capo chino e gli occhi bassi, come fossi al funerale del mio migliore amico, sollevai la busta trasparente in cui avevo messo i resti del libro e dissi, con voce angosciata e piagnucolosa:

– Mi dispiace molto. Ho lavato lo zaino e dentro ho dimenticato il libro.

– Che peccato! – disse la prof Allegra, addolorata. Si avvicinò, prese la busta e la rigirò tra le mani, come se stesse esaminando un reperto archeologico e aggiunse: – A qualcun altro sarebbe potuto piacere. Ma tanto avevi già deciso di non leggerlo.

Sbarrai gli occhi e li fissai sull’ex-libro. E vidi su quella pappa di carta stagliarsi un numero: 80. Noooooo! Nella fretta avevo messo nello zaino il libro sbagliato, il primo, Il giro del mondo in 80 giorni. Quello che dovevo non leggere.

– Poi avevi scelto Il segreto del bosco vecchio. Allora, che ne pensi? – continuava la prof Allegra, spietata.

– Mmmh, è molto interessante… avvincente. Mmmh, anche un po’ triste… ma divertente, in fondo. Misterioso. Mmmh, ne vorrei parlare quando l’ho finito.

– Come un vero critico letterario. Bene.

E la prof mi guardò in un modo… era proprio convinta che io amassi leggere! Capitano tutte a me. E dietro di

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lei incrociai lo sguardo di Doriana. Anche lei mi guardava, con degli occhi scintillanti di amore… per i libri. Ma di lei vi parlerò più avanti.

In quel momento avevo un bel problema, lungo 128 pagine. Ed ero proprio stufo. Perché non leggevi e la facevi finita, direte? Ormai non leggere era una questione di principio. Quel pomeriggio, appena finito di pranzare mi chiusi in camera e presi il maledetto libro.

– A noi due!

Volevo farla finita con lui. Mica leggerlo. Quel libro era furbo, mi aveva giocato, mi era sfuggito di mano, quando il suo destino era già deciso. Ma era inutile. Il più forte ero io. Lo afferrai e cominciai a strappare le pagine, una, due, dieci, che gioia! Come riuscire a schiacciare una mosca che ti gira intorno. Ma perché eliminare le mosche? Se ronzano non è colpa loro. I libri danno molto più fastidio. Smembrai quel libro, lo feci a pezzi.

Lunedì. Ora di lettere. Prof Allegra molto allegra. Ero pronto a tutto. Neppure provai a nascondermi dietro la schiena di Franco. Stavo ben dritto sulla sedia. Quando la prof mi chiamò la guardai dritto negli occhi e dissi:

– Non ho letto il libro.

– Neppure questo ti è piaciuto? – replicò tranquilla.

È impossibile leggerlo.

È talmente brutto? – domandò stupita.

– Non lo so se è brutto, so che è incomprensibile, senza

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senso, tutte le pagine sono mischiate. Non si può leggere, guardi – e le diedi il libro.

La prof lo prese e lo sfogliò, con la faccia sempre più sorpresa.

– È vero, è tutto mescolato. Pagina 37, 29, 145… Deve essere una copia difettosa, a volte succede che le macchine commettano un errore nella rilegatura.

Ben ti sta, libro. La mia vendetta era compiuta. Non erano state le macchine, ero stato io.

Avevo staccato tutte le pagine, le avevo mescolate e poi le avevo riattaccate alla copertina con la colla, avevo stretto il libro con degli elastici e lo avevo messo sotto il dizionario, per far asciugare la colla per bene.

La mattina, quando lo avevo preso, il mio intervento non si notava affatto, il libro sembrava perfetto, sembrava uguale a prima, ma non lo era più, no, adesso era un libro impossibile da leggere, perché tutte le pagine erano mescolate e quindi della storia non si capiva niente.

– Mi dispiace molto, Paolo… – disse la prof – È capitato proprio a te questo libro e non hai potuto leggere, però… però… da questo incidente potrebbe venir fuori un’idea divertente. Che ne dite ragazzi di fare un gioco?

– Sì, sì, sì.

– Possiamo fare la stessa cosa con i nostri libri, trasformandoli in libri alla rovescia.

– Come? I nostri hanno le pagine nell’ordine giusto! –osservò Alice.

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– Ma possiamo immaginare un ordine diverso, per esempio leggere al contrario, dall’ultima alla prima pagina. Voi avete qualche idea?

– Aprire il libro a caso – disse Filippo.

– Cambiare l’ordine ai capitoli – propose Doriana.

– Leggere una pagina ogni dieci – suggerì Alessio.

– Ma poi così non si capisce niente! – protestò Franco.

– Non è detto… – spiegò la prof – Mescolando una storia se ne può inventare un’altra, o molte altre. È un gioco che è già stato fatto da un grande scrittore che si chiama Cortazar. Ci proviamo anche noi?

IL DOMATORE DI LIBRI

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Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di febbraio 2022 con un processo di stampa e rilegatura certificato

100% carbon neutral in accordo con PAS 2060 BSI

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