![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/ebb2d3838b7f7dde20116c35567b32f3.jpeg)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/ebb2d3838b7f7dde20116c35567b32f3.jpeg)
UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni
traduzione di Emanuelle Caillat
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/44f93991fc82c31de3576fd7d79c6a55.jpeg)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/0ce8a4e2eeeb794fcf7afab138ebcf58.jpeg)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/735c870837fae7d4f6999f2d0547815e.jpeg)
Anne Goscinny
Il mondo di Lucrezia 7 disegni di Catel colori di Marie-Anne Didierjean traduzione dal francese di Emanuelle Caillat
ISBN 978-88-3624-972-5
Prima edizione italiana luglio 2023
ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
anno 2027 2026 2025 2024 2023
© 2023 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Titolo dell’edizione originale francese: Le monde de Lucrèce 7
© 2022 Éditions Gallimard Jeunesse, Parigi, Francia
Gallucci e il logo sono marchi registrati
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/1c2de3ff688138e75662a312024f1a01.jpeg)
Se non riesci a procurarti un nostro titolo in libreria, ordinalo su:
galluccieditore.com
Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su https://ic.fsc.org/en e https://it.fsc.org/it-it
Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/026902190fe3873eda625fec13ba33c5.jpeg)
Il mondo di Lucrezia
Ad Anne SylvestreLe compere
Ogni anno, prima che inizi la scuola, la mamma ci compra dei vestiti nuovi.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/e57acd1566cd1b900100596d49ff62b8.jpeg)
Quando ero piccola, l’anno scorso, lasciavo che li scegliesse lei per me. Non mi importava granché. Quest’anno è diverso.
«Lulù, Victor!» ha gridato la mamma. «Sbrigatevi!»
La mamma è fatta così. Seduta alla scrivania, ancora immersa tra i fascicoli, ci fa credere che siamo noi a farla aspettare. Io e mio fratello, senza nemmeno metterci d’accordo, abbiamo gridato all’unisono:
«Siamo pronti!»
«Arrivo, tesori!»
E siamo usciti tutti insieme. Ovviamente Victor teneva il broncio: apprezza i vestiti nuovi, ma odia provarli. A me invece piace un sacco!
Abbiamo preso la macchina e sono salita davanti, giustamente, visto che sono la più grande. Mio fratello borbottava nei sedili dietro.
«Cosa succede, Victor?» ha domandato la mamma.
Quando pronuncia i nostri nomi per esteso, vuol dire che si sta innervosendo.
«Succede che mi fa male il pianeta» ha mugugnato mio fratello.
La mamma si è girata, e non ha visto l’auto ferma davanti a lei. Abbiamo sentito uno strano rumore. È sceso un signore che non sembrava per niente contento. Guardava il paraurti tenendosi la testa tra le mani.
Siamo scesi tutti e tre dalla macchina.
«Ma dà i numeri?!» ha gridato rivolgendosi alla mamma.
«Ah, lo pensa anche lei!» ha detto Victor al signore.
La mamma ha fatto il giro della nostra auto come se la vedesse per la prima volta.
«Sì, ok, il paraurti è un po’ rientrato, ma è una macchina, mica un portacipria» ha sospirato alla fine.
«Un portacipria?» si è arrabbiato il signore che non rideva affatto.
«Ma, sì» gli ho spiegato «è una scatolina graziosa che contiene il blush per farsi le guance rosa. Mia nonna ne ha diverse, sempre in tinta con gli abiti, e…»
«Ho capito, ho capito…» mi ha interrotta il signore. «Compiliamo il modulo di constatazione amichevole».
Ed è risalito in macchina. La mamma faceva una strana faccia. Poi è tornato e ha appoggiato un mucchio di documenti sul cofano dell’auto della mamma, ha tirato fuori una penna e ha cominciato a scrivere.
«Attento!» ha gridato la mamma. «Se si mette qui, mi riga la carrozzeria».
Il signore ha aperto la bocca, poi l’ha richiusa. Quindi ha raccolto i documenti, li ha appog-
giati sul suo cofano e ha continuato a compilare.
«Potrei avere la sua patente?» ha chiesto piuttosto brusco.
«Sì, certo» ha risposto la mamma. «Prendo la borsa dalla cappelliera»
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/df460747d8710e345f5799c7e1560fc4.jpeg)
«C’è una cappelliera in macchina?» si è stupito Victor.
«Si abbina al portacipria» ha ironizzato il signore sempre più accaldato.
La mamma ha frugato un bel po’ nella borsetta, poi si è scusata con un gran sorriso.
«Mi dispiace. Devo essermi dimenticata a casa i documenti»
«Ha dimenticato a casa anche i riflessi» ha risposto il signore. «Mi lasci i suoi dati, la faccio contattare dalla mia assicurazione»
«Se è per questo, la mamma è una tipa che assicura un sacco di gente alla giustizia, glielo dico io! Quando va in prigione a trovare i banditi che difende, non ha paura di niente».
Il signore ha guardato un’altra volta il paraurti, e alla fine ha deciso che non era poi tanto
grave.
«Perfetto!» ha concluso la mamma. «Allora in macchina, bambini. E lei si vada a riposare! Mi sembra un po’ nervoso» ha detto rivolta al signore.
Poi ha acceso la radio e mi ha fatto l’occhiolino. Ascolta sempre una stazione che trasmet-
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/daf9e9acd02a3b1da465b8df0a4a7ff2.jpeg)
te solo cantautori francesi che raccontano storie complicate. Mi piace, ma a piccole dosi.
«Cosa intendevi quando hai detto che ti faceva male il pianeta, Victor?» ha chiesto questa volta guardandolo nel retrovisore.
«A scuola ci hanno detto che le auto rovinano tutto. E che un giorno, per colpa di gente come te, non ci saranno più i pinguini, perché non ci sarà più la banchisa»
«Ma tu lo sai cos’è la banchisa?» ha chiesto la mamma.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/ed123ddfb2367b65653653816822eb22.jpeg)
«Sì» si è limitato a rispondere mio fratello.
«E che cos’è?» ha continuato la mamma che vuole sempre concludere i ragionamenti.
«È… È una banca per i pinguini» ha dichiarato Victor.
Ho notato che la mamma cercava di trattenersi dal ridere, per non offenderlo.
«Fai proprio bene a preoccuparti per i pinguini, tesoro. Adesso vendiamo la macchina e ci compriamo delle bici. Ci vorrà un po’ più di tempo in autostrada, quando andiamo in vacanza, ma almeno i pinguini potranno continuare a mettere al sicuro i loro risparmi sulla banchisa!»
Victor non ha detto più niente, e io ho aggiunto che avevo notato un giubbotto di jeans e delle sneakers rosse alte.
«Tu vai sempre dritta al sodo» ha detto la mamma ridendo.
«Perché non si può dire “vai dritto al polo”?» ha chiesto Victor.
«Tesoro, a parte salvare i pinguini e la banchisa» ha proseguito la mamma «c’è qualcosa che vorresti comprare?»
Questa è una tecnica tipica della mamma: quando non può rispondere a una domanda ne fa un’altra. Potrebbe andare avanti per ore.
Abbiamo fatto diversi giri nel quartiere, abbiamo imboccato un sacco di strade diverse per poi tornare al punto di partenza.
«Perché non ci fermiamo, mamma?» ha chiesto Victor.
«Sto cercando di parcheggiare! Ed è sempre più complicato»
«Un po’ come i pinguini che devono stringersi sulla banchisa, perché si scioglie tutta» ho aggiunto.
La mamma si è passata una mano sulla fronte, come se avesse mal di testa.
«Non iniziare anche tu, Lucrezia!» ha borbottato.
Alla fine siamo entrati in un parcheggio sotterraneo. Siamo scesi giù per una rampa lunghissima che girava in tondo. Poi abbiamo preso l’ascensore per ritornare su in strada. Alla mamma non piacciono né i parcheggi né gli ascensori.
«Sto soffocando» ha sussurrato quando la porta della cabina si è chiusa alle nostre spalle.
«Come i…»
«Ok, Victor» l’ho interrotto. «Basta con i pinguini!»
«No, volevo dire come i claustrofobici» ha mormorato mio fratello.
«Come fai a conoscere questa parola?» si è stupita la mamma.
Victor non ha fatto in tempo a rispondere, che eravamo arrivati al piano terra. Appena ci siamo ritrovati sulla via, la mamma ha ripreso colore.
«Ok, da chi cominciamo?»
«Da me» ho detto. «Vieni, ti mostro il giubbotto che mi piace».
Non era un negozio di vestiti per bambini, ma neanche per adulti. C’erano soltanto felpe, jeans, scarpette e zaini. Mi piaceva tutto.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/3daea13cf1b964e6b0d15af96104179b.jpeg)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230720090746-9b7fd050ac534005247cd90b88a87e4d/v1/af74d618097540f15206359d9cbd5325.jpeg)