Il mondo di Lucrezia 8

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Universale d’Avventure e d’Osservazioni

Anne Goscinny disegni di Catel

traduzione di Emanuelle Caillat

Anne Goscinny

Il mondo di Lucrezia 8 disegni di Catel colori di Marie-Anne Didierjean traduzione dal francese di Emanuelle Caillat

ISBN 979-12-221-0380-8

Prima edizione italiana settembre 2024

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2028 2027 2026 2025 2024 © 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Titolo dell’edizione originale francese: Le monde de Lucrèce 8 © 2023 Éditions Gallimard Jeunesse, Parigi, Francia

Gallucci e il logo sono marchi registrati

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Il mondo di Lucrezia

A Justine Avenet

La riunione

«Ragazzi! Tirate fuori il diario» ci ha chiesto il signor Rimbaud, il nostro prof di francese, quindici giorni dopo l’inizio della scuola.

Eliott ha alzato la mano.

«Sì, Eliott? Che altro c’è?» ha detto Rimbaud con un tono troppo pacato per stare tranquilli.

«L’ho dimenticato perché ho cambiato zaino»

«Allora prendi appunti, poi ricopierai l’avviso sul diario».

Eliott è sembrato quasi deluso che Rimbaud non si fosse arrabbiato. È vero, il prof sembrava sfinito, poveretto. Secondo me settembre non è il mese migliore nella vita di un professore.

«Quindi» ha ripreso Rimbaud «segnatevi che la settimana prossima ci sarà una riunione a scuola. È obbligatorio che sia presente un genitore»

«Assieme a noi?» ha chiesto Simona.

Simona fa sempre le domande alle quali nessuno pensa, che però sono fondamentali.

«Sì, Simona, assieme a voi» ha risposto il prof che di sicuro stava calcolando il numero di sedie da portare, se fossero venuti tutti.

Ho preso il diario, aperto l’astuccio e tirato fuori la mia nuova penna stilografica. Ogni anno la mamma me ne regala una nuova. Questa è rossa con il cappuccio di legno. Adesso che frequento le scuole medie ho smesso con il rosa.

Rimbaud ci ha dettato: «Giovedì 20 settembre, alle ore 18, i docenti della classe vi aspettano a scuola con i vostri figli per una riunione informativa riguardo la settimana bianca».

Alle parole “settimana bianca”, c’è stata un’esplosione di gioia!

Il prof Rimbaud ha sbattuto il righello sulla cattedra.

«Ok, per calmarvi vi propongo un dettato».

Simona si è alzata in piedi.

«Una proposta va discussa!» ha esclamato.

«Vuoi andare a discuterne con il preside?» ha chiesto Rimbaud.

Simona si è rimessa a sedere senza fiatare. Ma io, che la conosco, mi ero accorta che c’era rimasta male.

Abbiamo fatto un dettato abbastanza facile, ma con i soliti tranelli sugli accenti.

A ricreazione, ovviamente, si parlava solo della settimana bianca!

«Pensi che scieranno anche i prof?» ha chiesto Augustin a Mathis.

«Certo che no!» ha risposto Mathis. «Te la immagini la signora Yunó sullo skilift?»

E ci siamo messi a ridere.

Abbiamo passato in rassegna tutti i prof, immaginandoceli sullo slittino, sugli sci, o mentre mangiavano la fonduta con i fili di formaggio che si aggrovigliavano.

«Peccato che gennaio sia così lontano» ha fatto notare Coline.

«Infatti» ha confermato Joseph. «Dobbiamo aspettare l’anno prossimo»

«L’anno prossimo?» ha esclamato Aline. «Stai scherzando? È fra un sacco di tempo!»

«Pensaci bene» ha suggerito Pauline. «L’anno prossimo è tra meno di tre mesi!»

«Ah… meno male!» ha fatto Aline.

Sono strambe le Line. Devo ricordarmi di annotare le nostre conversazioni. E un giorno ci scriverò un libro che farà ridere i bambini.

Dopo la ricreazione abbiamo avuto due ore di matematica. Cioè geometria. In genere non capisco tutto ma, quel giorno, quando il prof Cosenus ci ha fatto ricopiare la definizione di rette parallele, mi sono figurata subito un paio di sci, e la lezione è risultata più chiara!

Uscita da scuola, ho chiacchierato con le Line e Simona davanti alla pasticceria, e quando sono tornata a casa la mamma c’era già. Ho visto l’impermeabile appoggiato sulla poltrona dell’ingresso e le chiavi sulla mensola.

«Mamma! Mamma!» ho gridato, salendo gli scalini tre alla volta.

La porta dello studio era chiusa. L’ho aperta piano piano e ho fatto capolino.

«Lulù! Perché gridi così? Non vedi che sto lavorando! Domani ho un’udienza complicata.

Il mio cliente è coinvolto in un traffico di d… dentifricio!» ha aggiunto in fretta.

«Non indovinerai mai!» ho detto dandole un bacio sui capelli.

«No… Hai avuto un bel voto in matematica?»

«Mamma, lo sai che nella vita ci sono altre cose a parte i voti, vero?» ho fatto un po’ offesa.

«Sì, stella, hai ragione. Allora, sentiamo questa grande notizia!»

«Andiamo in settimana bianca con la scuola!»

La mamma si è alzata dalla poltrona per abbracciarmi.

«Che meraviglia! Chissà che divertimento! Partite presto?»

«Ma, mamma! Mi ascolti quando parlo? Una settimana bianca con la scuola!» ho ripetuto scandendo bene le parole. «Mi pare difficile che ci sia la neve subito dopo l’estate!»

«Hai ragione» si è messa a ridere la mamma. «Sono ancora turbata dal traffico di dentifricio».

Una volta in camera mia, ho mandato un messaggino alle Line. Ecco il bello delle amiche: quando pensiamo di esserci raccontate tutto, abbiamo tante altre cose da dirci! E in quel caso, ovviamente, abbiamo continuato a parlare di settimana bianca.

Ho fatto una gran fatica a concentrarmi sul tema da scrivere per il giorno dopo. Devo dire che il prof Rimbaud non si sforza di proporci argomenti che ci piacciano. Questa volta era: “Qual è la più bella stagione dell’anno secondo voi?”

Quando ho sentito Scarlett arrivare, mi sono precipitata di sotto.

«Scarlett! Non indovinerai mai!»

«Aspetta… Lasciami pensare… Hai una serata e vuoi che ti presti Grichka!»

Grichka è il nome che ha dato al nuovo collo di pelliccia, visto che il precedente è andato a fuoco.

«Scarlett! Prima di tutto non ho serate, e poi lo sai benissimo che odio le pellicce!»

«Ma come siete scontati in questa famiglia» ha gracchiato Scarlett. «E se, per festeggiare la grande notizia, stappassimo quella povera bottiglia di champagne che si annoia dentro al frigo?»

«Ma se non sai nemmeno di cosa si tratta!

Ascoltami: in gennaio partiamo in settimana bianca con la classe! Ti rendi conto?»

Il mio fratellino che ascolta soprattutto le cose che non lo riguardano, ha alzato gli occhi dalla sua nuova passione, una rivista sui pinguini.

«Goditi la neve, perché presto non ci sarà più» ha detto con voce funerea.

La cena è stata molto allegra, perché Georges ci ha raccontato le vacanze sulla neve di quand’era piccolo. La mamma era felice per me, e Scarlett brindava alla felicità familiare.

«Mamma, ci vieni alla riunione?» ho chiesto angosciata.

Conosco la mamma. Se un cliente avesse avuto bisogno di lei, la mia riunione sarebbe passata in secondo piano!

«Ma insomma, Lulù, che domande!» ha fatto la mamma. «Niente è più importante della tua settimana bianca, ovviamente»

«Verrei volentieri anch’io» ha detto Georges coprendo con un foglio d’alluminio il resto del gratin di zucchine. Mi interessano tutte le attività dei miei figli!»

«E io?» ha squittito Scarlett. «Non sono utile a nessuno in questa casa?»

«Mamma!» ha esclamato la mamma «La riunione è rivolta ai genitori, non ai nonni!»

Scarlett odia quando le ricordano che è nonna. Con aria offesa si è alzata da tavola.

«Allora vi lascio! Ho un poker con gli amici».

A scuola parlavamo solo e soltanto della settimana bianca. La vigilia della riunione il prof Rimbaud ci ha chiesto di ricordare ai nostri genitori l’incontro del giorno dopo.

A volte mi capita di dimenticare le cose – il compasso, il libro di geografia o il materiale per l’ora di ginnastica. Ma in quel caso non c’era pericolo: avevo coperto il frigorifero di post-it con la data e l’ora della riunione e il disegno di una montagna!

«Credevo fosse una settimana in montagna, non una settimana al mare, Lulù» mi ha preso in giro il mio fratellino.

«Perché dici così, microbo?»

«Perché sui bigliettini hai disegnato delle onde!»

Per sua fortuna, Georges è arrivato proprio quando stavo per rispondergli.

La mattina della riunione ho chiesto a Georges e alla mamma di raggiungermi direttamente a scuola.

«La scuola finisce alle 16 e 15» ha detto la mamma. «Fai tranquillamente in tempo a tornare a casa!»

«È vero, Lulù» ha confermato Georges.

«Io e le Line avevamo deciso di andare alla pasticceria, e poi di tornare a scuola per aiutare il prof Rimbaud a sistemare l’aula. Bisogna andare a prendere le sedie, spostare i banchi, pulire la lavagna…»

«Ok, ok, va bene» ha acconsentito la mamma. «Abbiamo capito, Lulù. Ci vediamo lì»

«Per fortuna viene Scarlett a prendermi a scuola» ha brontolato Victor. «In questa casa conta solo Lulù!»

La giornata mi è sembrata lunghissima. Due ore di storia, un’ora di francese, un’ora di matematica, e dopo pranzo inglese ed educazione tecnica.

Ero curiosissima di sapere tutto sull’organizzazione della settimana bianca!

Alla fine dell’ora di tecnica, non stavo più nella pelle. E quando è suonata la campanella, ci siamo precipitati tutti fuori, ancora più in fretta del solito. Il prof Juno (sì, lo so, si chiama quasi come la prof d’inglese, ma si scrive diverso) era sconcertato.

In pasticceria abbiamo ingurgitato dei saccottini al cioccolato e siamo tornate a scuola per aiutare il coordinatore di classe a sistemare l’aula. Il prof aveva anche allestito un piccolo buffet con succo d’arancia e biscotti.

Alle sei in punto sono arrivati tutti. Per fortu-

na, c’era un solo genitore per alunno, altrimenti l’aula sarebbe stata davvero troppo piccola.

Georges si è seduto in prima fila, ha tirato fuori dalla tasca un taccuino nero e una penna.

«Lulù, ti metti vicino a me?»

«No, Georges. Il prof Rimbaud ci ha chiesto di far sedere prima tutti gli adulti»

Ho riconosciuto subito la mamma di Eliott, perché appena seduta ha alzato la mano.

«Mi dica, signora» ha fatto il prof Rimbaud, circondato dagli altri prof della classe.

«A che ora si conclude la riunione?»

«Immagino intorno alle venti» ha risposto educato il prof Rimbaud. «Ma non è ancora cominciata»

«La settimana bianca è obbligatoria? Lo chiedo perché, dal mio punto di vista, i bambini devono esprimere liberamente il desiderio di praticare o meno uno sport. Non dovrebbero sentirsi costretti».

Il prof Rimbaud ha chinato la testa, come quando trattiene una risata.

«Per caso lei è la mamma di Simona?»

«Assolutamente sì!»

«Lo supponevo» ha detto. Io aspettavo l’arrivo della mamma. Ancora niente. Con un quarto d’ora di ritardo il prof Rimbaud ha dato inizio alla riunione, distribuendo a tutti i genitori una scheda con i dettagli del viaggio, le eventuali allergie da indicare, i vestiti da portare e l’obbligo di lasciare a casa i cellulari. Si sono messi tutti a ridere. Cioè, soprattutto i genitori, perché a me non sembrava per niente divertente!

«Anatole è allergico ai crostacei» ha precisato una signora ad alta voce.

«Non dovremmo avere problemi, signora» ha risposto Rimbaud. «Le Alpi non sono rinomate per i gamberetti»

«Se i bambini hanno paura del pendio, soffrono di vertigini, o sono semplicemente tristi per la separazione dai genitori, potranno telefonare?» ha chiesto il padre di Pauline che fa lo psicologo.

«Nella baita c’è un telefono fisso. Ma se la montagna fosse causa di angoscia, possono anche starsene a casa!» ha risposto Rimbaud che cominciava a essere stanco.

Georges leggeva il documento informativo, e prendeva appunti con un paio di occhiali sul naso e l’altro sulla fronte. E io stavo in piedi vicino alla porta, aspettando la mamma che ancora non arrivava.

«A gestire la classe saremo cinque insegnanti» ha proseguito Rimbaud. «Sul posto, beninteso, ci saranno i maestri di sci. Scieremo due ore al mattino e due ore al pomeriggio. Poi ci sarà un momento di svago, quindi la cena. Penso che la sera non saranno necessarie le ninne nanne per fare dormire i nostri giovani sciatori!»

Mi chiedevo chi fossero gli altri quattro prof che ci avrebbero accompagnati. Ma siccome gli adulti parlavano tutti insieme, compreso il corpo docenti, ho preferito aspettare la prossima lezione di francese per chiederlo. Ci sarebbe stato meno caos.

Alla fine il prof Rimbaud ha sbattuto il righello sulla cattedra. Tutti i genitori hanno smesso di parlare, molto più velocemente di quanto facciamo noi in classe. A me, Eliott e Augustin ci veniva da ridere.

Ma ancora niente mamma…

Quando è finita la riunione, quasi due ore dopo, il prof Rimbaud ha proposto di bere qualcosa insieme in amicizia.

«Prego, avvicinatevi al buffet» ha detto con voce esausta.

Georges era perfettamente a suo agio. Chiacchierava con il padre di Augustin come se si conoscessero da sempre. Io credo che molti adulti vorrebbero tornare a scuola, anche solo per farsi degli amici.

I genitori faticavano a separarsi. Sono rimasti

a lungo davanti la scuola a parlottare. Alla fine ho tirato il mio patrigno per un braccio.

«Georges, andiamo? Sono stanca. Il padre di Augustin puoi vederlo un’altra volta. Adesso torniamo a casa».

Sulla strada del ritorno, Georges era tutto allegro.

«Ah, Lulù! Che meraviglia andare di nuovo alle medie! Mi è piaciuto tantissimo stare seduto in quel banco piccolino, prendere appunti, chiacchierare col vicino!»

«E la mamma? Mi dispiace che non sia venuta…»

«È vero!» ha esclamato Georges. «Aspetta, riaccendo il telefono».

Aveva almeno dieci chiamate perse della mamma e un messaggio vocale.

«Tutto a posto!» ha detto dopo averlo ascoltato. «Vedi, inutile preoccuparsi».

Quando siamo arrivati a casa, la mamma era seduta in soggiorno con Victor e Scarlett.

«Perché non sei venuta?» ho chiesto guardando la mamma dritto negli occhi. «Ci sono rimasta male!»

Victor aveva una faccia strana.

«È colpa mia, Lulù. Mi ero completamente dimenticato di dire alla mamma che nella mia scuola c’era una riunione per la settimana verde»

«E quando sono arrivata con il babà al rhum che ho comprato a tuo fratello per merenda» ha proseguito Scarlett con aria offesa «la maestra mi ha detto che potevano partecipare alla riunione solo i genitori»

«Georges aveva già spento il cellulare, quindi

non sono riuscita ad avvisarti che sarei andata alla riunione di Victor» ha finito di spiegare la mamma. «Non sei arrabbiata con me, vero?»

«Pazienza, tanto c’era Georges» ho detto.

«Ma quale pazienza!» ha esclamato mio fratello. «Ti rendi conto, Lulù? Una settimana in campagna senza videogiochi con gli zombi!

Non ce la farò mai!»

Si sono messi tutti a ridere, poi Scarlett ha chiesto se in casa ci fosse un po’ di rhum per finire il babà.

«Capite, tesori, a me le gite scolastiche fanno venire sete!»

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