L,ultimo regno
I clan magici di KoreatownÈ mezzogiorno, il sole dovrebbe splendere al massimo della sua gloria. E invece nel cielo non c’è nulla.
Aspetto che la luna si accenda nell’oscurità. O che qualche stella punteggi la volta celeste. Ma non c’è niente, niente, a parte un vuoto sterminato. Il mondo è completamente, irreparabilmente buio.
Se non fosse per il torrente dei neon di hotel e casinò che pian piano si accendono in tutta la città, non riuscirei nemmeno a vedere le mie stesse mani.
«Oh, Mago mia» dico. «Il cielo è venuto giù».
Universale d’Avventure e d’Osservazioni
Graci Kim
L’ultimo Regno. I clan magici di Koreatown traduzione dall’inglese di Sandro Ristori
della stessa serie:
L’ultima Stella
L’ultima Luna
ISBN 979-12-221-0461-4
Prima edizione italiana aprile 2024
ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
anno 2028 2027 2026 2025 2024
© 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Titolo dell’edizione originale inglese:
Rick Riordan Presents The Last Fallen Realm. A Gifted Clans Novel Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti e in Canada
da Disney • Hyperion Books, un marchio di Buena Vista Books, Inc.
Pubblicato in accordo con Kaplan/DeFiore Rights
tramite Berla & Griffini Rights Agency
Copyright © 2023 Graci Kim
Per l’introduzione: © 2021 Rick Riordan
Rick Riordan Presents è un marchio di Buena Vista Books, Inc.
Copertina © 2023 Vivienne To
Gallucci e il logo sono marchi registrati
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Graci Kim
L’ultimo Regno
I clan magici di Koreatown
traduzione di Sandro Ristori
Per Halmeoni, il sole, e Halmeoni, la luna: due delle donne più potenti ad aver mai brillato su questo mondo.
Mago Halmi
Si dice che quello della madre sia il lavoro più impegnativo del mondo. Ami i tuoi figli più della tua stessa vita. Ma se vuoi essere una buona madre, a volte devi solo metterti a sedere e fare la cosa più difficile in assoluto. Ovvero, non fare proprio nulla.
A volte devi restare in silenzio e guardare i tuoi figli che commettono errori terribili.
Sperando che imparino dai loro sbagli.
Sperando di aver instillato nel loro animo quell’umiltà che permette di capire e apprendere.
Sperando che se la cavino meglio la prossima volta. Sempre che ci sia, una prossima volta.
Forse non ci crederete, ma anche le mie sei figlie divine sono state giovani. Innocenti, ingenue, pure. Non ancora contaminate dallo scorrere del tempo. Eh già. Quella sì che era la felicità.
La mia primogenita, Gom, nata dall’orso delle caverne. Una ragazza coscienziosa. Trascorreva le sue giornate all’aria aperta, a curare ali spezzate di uccellini feriti finché il sole non spariva all’orizzonte e il suo stomaco non protestava per la mancanza di
cibo. Il servizio e il sacrificio erano parte della sua natura, così come la capacità di guarire carne e ossa.
La mia secondogenita, Horangi, nata dalla tigre di montagna. Una ragazza studiosa. Trascorreva le sue giornate in casa, a leggere. Si abbeverava di parole e frasi come se fossero le prime gocce della rugiada mattutina dopo una lunga siccità. Gettava la luce nei più oscuri crepacci della mente. La conoscenza e la verità erano la sua fonte di nutrimento, il cibo che mai si stancava di consumare.
Per anni non c’è stato nessun altro. Solo Gom e Horangi, appagate dall’incessante ricerca della perfezione nelle rispettive arti. Una vita tranquilla e pacifica. Piena di significato. Poi però sono arrivate le tre gemelle, e hanno portato un cocktail di caos e rinascita.
La prima era Samjogo, nata dal corvo a tre zampe. Una ragazza autoritaria. Era impareggiabile la sua maestria nell’esercitare il comando. Gestiva con precisione ed efficienza la nostra tumultuosa casa, per quanto le sorelle implorassero clemenza. Ma Samjogo sapeva vedere la saggezza insita nel comando, e traeva un grande orgoglio dal suo ruolo.
La seconda, Gumiho, nata dalla volpe a nove code. Una ragazza bellissima. Trascorreva molte ore di fronte allo specchio, il bagno era il suo regno incontrastato e lì si dedicava a impreziosire il suo fascino. Mai sottovalutare il potere della bellezza, perché essa può essere fonte di una grande influenza. E in quest’arte Gumiho non conosceva rivali.
L’ultima delle tre gemelle era Tokki, nata dal coniglio lunare. Una ragazza abile. Nella dispensa, la sua personale riserva di cac-
cia in cui nessuno osava sfidarla, sperimentava leccornie e perfezionava prelibatezze con cui deliziare il nostro palato. Il suo cuore tranquillo la improntava all’obbedienza: una caratteristica che le garantiva l’adorazione delle sorelle maggiori.
Le gemelle vivevano come se fossero un’unica persona in un unico corpo. Samjogo le guidava. Ma le tre più piccole sono cresciute, la loro intelligenza è divenuta brillante e capace di rapide strategie. Presto sono arrivate a superare in astuzia le sorelle maggiori, componendo una squadra formidabile. Gom e Horangi sono rimaste incredule e sconfitte, nella polvere.
Ma tutte e cinque le sorelle sottovalutavano una cosa. O meglio, una dea. La più giovane. Miru, nata dal drago d’acqua. Una ragazza speciale. Diversa dalle altre sotto molti aspetti, ma soprattutto per il suo totale disinteresse verso le rivalità, i sotterfugi e le lotte per il potere delle sorelle. Miru era sempre al mio fianco, e tutto ciò che desiderava era contribuire al benessere e alla protezione della nostra famiglia. Le sue emozioni erano forti e piene come le grandi piogge. Il suo unico sogno era essere come me.
Una madre.
A volte penso al passato e mi interrogo.
Cambierei qualcosa, se potessi?
Forse rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto.
Non so dirlo con certezza.
E tuttavia c’è una cosa di cui sono sicura. Quello che si dice è vero. Fare la madre è il lavoro più impegnativo che esista.
E nessuno può saperlo meglio di me.
Dopo tutto, io ho generato il mondo.
Quello che succede a Las Vegas, resta a Las Vegas
«Ehi, cocca, lo sapevi che “Las Vegas” in spagnolo significa “i prati”?» mi chiede Dahl, il mio gemello dell’anima. Passandosi la mano tra i capelli dello stesso colore della luna, alza lo sguardo dal cellulare, eccitato. Gli brillano gli occhi come se qualcuno ci avesse messo dentro tanti fili di lucine colorate. «Nell’Ottocento questo posto era solo una distesa di erbacce. E adesso è la capitale mondiale dei neon! Da non credere, eh?»
Areum, la mia donna-uccello addomesticata, scuote educatamente la testa. Si è rimpicciolita fino a raggiungere le dimensioni di una colomba, più o meno. «Davvero interessante, Dahl Oh» risponde.
Sì, Dahl Oh: ormai ha il mio stesso cognome, dato che i miei genitori lo hanno adottato a tutti gli effetti. Areum è seduta al suo fianco su una delle poltroncine pieghevoli in finta pelle del Galaxy Convention Center, strapieno di streghe e stregoni che si sono radunati qui da ogni angolo del Paese.
«Sì, una vera figata» aggiungo io, anche se in realtà non lo sto nemmeno ascoltando, perché sono troppo presa dal video che mi
ha appena mandato mia sorella Hattie. Senza contare che in tutto questo sto anche offrendo una foglia di salice al peloso bruco marrone che mi porto sulla spalla.
Nel video, Hattie guida i suoi imugi in un percorso a ostacoli al Central Park del Regno degli spiriti. L’ha girato stamattina. Da quando ha deciso di rimanere negli inferi per risolvere il mistero del coma infinito che la tiene prigioniera nel Regno dei mortali, ha preso davvero sul serio il suo nuovo incarico di guardiana dei caninfernali. È bravissima. Ce l’ha nel sangue: come se fosse nata per incantare imugi.
Io al massimo sono riuscita a incantare il mio bruco. La prima volta che ho incontrato questa piccola creatura era nell’Archivio della memoria, giù nel Regno degli spiriti, ma non sapevo che mi si fosse incollato addosso, viaggiando come clandestino fino alla terra dei vivi. Ecco perché l’ho chiamato Colla.
«Siamo qui da una settimana e cosa abbiamo visto di tutta questa gloriosa città? Un soffocante centro congressi dopo l’altro, e basta» dice Dahl. Lancia uno sguardo carico di nostalgia alla sua app di Note, aperta su una lista di cose da fare nella Città del Peccato (attenzione, spoiler: in pratica è un riassunto di tutte le cose che si possono fare nella Città del Peccato).
«Però da qui vediamo la piramide del Luxor Hotel» gli faccio notare.
«Certo, solo che non ci abbiamo messo piede. E non abbiamo nemmeno visto il raggio di luce. O sbaglio?»
Areum ribatte starnazzando: «Ieri siamo anche passati davanti alla Torre Eiffel, Dahl Oh»
1. Quello che succede a Las Vegas, resta a Las Vegas
«E ti sei già scordato che sei andato in una toilette per la prima volta in vita tua? Morivi dalla voglia di provarne una» aggiungo. Mio fratello è diventato mortale sei mesi fa, e ha lasciato il Regno degli spiriti portandosi dietro un lungo elenco di desideri da realizzare. Volete sapere qual era la primissima voce della lista? Ve lo dico io: “Usare un bagno”. «Se non vado errata le tue esatte parole sono state: “È normale che il sedere bruci come se avesse preso fuoco?”. Volevi chiamare i pompieri! Sai, dovresti scremare meglio le esperienze da aggiungere sulla tua lista, se posso darti un consiglio».
Dahl incassa senza battere ciglio. Si tira su il colletto della giacca di pelle nera e dice: «Faccio solo notare che c’è un M&M’s World qui. Non aggiungo altro».
Nel frattempo Colla si è sbafato la sua succulenta foglia, quindi adesso posso pensare al frenetico caos che ci circonda.
«Non siamo venuti qui per fare i turisti. Abbiamo un compito da portare a termine».
Proprio in questo momento, come se mi avessero sentito, Sora e Austin salgono sul palco. I miei tutori Horangi si rivolgono alla folla di streghe e stregoni che si accalca nel grande auditorium.
«Salve, gente» dice Austin, afferrando l’asta del microfono che gli sta davanti. «Spero che abbiate avuto modo di rompere il ghiaccio e conoscervi un po’. È quasi ora di pranzo, quindi direi di andare al sodo. Ma prima di cominciare, per caso c’è qualcuno che non ha ancora ricevuto il biochip?»
Punta il dito alla sinistra del palco, dove c’è un piccolo tavolo gestito da Taeyo, il mio amico Horangi (nonché nuovo miglio-
re amico di Dahl). Oggi sfoggia un papillon di un arancione brillante e una camicia a righe viola. Davanti a lui si snoda una fila di persone in attesa di farsi impiantare la piccola invenzione del clan dei sapienti. Una volta che te lo mettono nel polso, ti permette di risvegliare i tuoi poteri elementali.
Taeyo saluta il pubblico con un cenno, tutto serio.
In mezzo al mare di teste del centro congressi spunta qualche mano qua e là.
«Siete rimasti in pochi, ormai» commenta Austin, annuendo. «Bene. Mettetevi in fila, così poi potremo dare inizio al modulo di formazione».
Gli ultimi ritardatari corrono al banchetto di Taeyo mentre Sora si avvicina al secondo microfono. «Come sapete, negli ultimi sei mesi gli Horangi hanno lavorato senza sosta per insegnare agli altri clan a padroneggiare la nostra tecnologia e a utilizzare i biochip elementali. Le dee ci hanno abbandonato, i clan Tokki, Samjogo, Gumiho e Miru sono stati privati dei loro doni, ed è stato uno shock per tutti. Adesso sappiamo che all’orizzonte incombe la guerra. Sono tempi di incredibili difficoltà. Senza precedenti».
Mostra il polso, come a voler sottolineare che non ha il braccialetto Gi. «Ma è proprio per questo che abbiamo deciso di agire. Noi sapienti sappiamo che c’è speranza, c’è magia, anche al di là del potere delle dee. Siamo la prova che streghe e stregoni possono vivere e prosperare senza la protezione divina. Ecco perché abbiamo lavorato a stretto contatto con ogni concilio degli anziani dei vari clan del globo per assicurarci che tutte le streghe e tut-
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ti gli stregoni siano nelle condizioni di proteggere se stessi e i propri cari dai pericoli che ci attendono».
Mormorii nervosi percorrono l’auditorium. Soffoco il singhiozzo inopportuno che cerca di sfuggirmi dalla gola. Ho detto “che cerca”? Sarebbe più corretto dire “che pretende” di uscirmi dalla gola. Da quando l’Haetae ha rivelato a me e a Dahl che le dee tramano per muovere guerra al Regno dei mortali, e che io e mio fratello dovremo guidare i clan nell’Età dell’eclissi finale (Età dell’eclissi finale? Ma che roba è?), sono letteralmente un fascio di nervi. Voglio dire, abbiamo tredici anni, per la miseria! Non possiamo guidare una macchina, figuriamoci un esercito di streghe! E poi l’ha detto anche l’Haetae che io e Dahl dobbiamo ancora sbloccare il nostro “vero potenziale”. Saremo pure l’ultima stella e l’ultima luna cadute, ma che cosa potremmo mai fare se cinque dee intenzionate a vendicare la sorella uccisa ci dovessero attaccare in questo preciso istante? Un bel niente, ecco cosa. Ve lo dico io.
Sora, sul palco, irradia calma e rispetto. «Vogliamo quindi esprimere la nostra più profonda gratitudine per tutti voi, che vi siete presi il disturbo e il tempo di attraversare il Paese per essere qui oggi. Come forse saprete, stiamo parlando di un’iniziativa di portata globale: i clan della Corea del Sud, della Nuova Zelanda e del Brasile hanno già completato la formazione. Noi, negli Stati Uniti, ci siamo quasi. L’evento di questa settimana è uno dei più grandi che abbiamo organizzato, e come potete immaginare non potremmo essere più felici dell’entusiasmo con cui è stato accolto».
La folla mormora soddisfatta e io penso ai miei genitori e a zia Okja. Alloggiano al Presley Convention Center, poco lontano da qui. L’organizzazione ha allestito degli hub di guarigione in tutta la città: così se qualcuno dovesse farsi male durante i corsi di formazione non ci sarà bisogno di rivolgersi a un ospedale saram. Gli incidenti sono quasi inevitabili quando devi imparare a maneggiare i cinque elementi sacri, acqua, legno, fuoco, metallo e terra. Alla fine del mio viaggetto nel Regno degli spiriti Heo Jun il Santo è diventato il nuovo dio protettore del clan Gom, il che significa che tutti i guaritori, i miei genitori compresi, hanno di nuovo i poteri magici. Evviva! In questi ultimi sei mesi almeno qualcosa di buono c’è stato.
Sono seduta in prima fila e Sora mi fissa. Sorride, piena di orgoglio. «Adesso, prima che Austin e Taeyo ci diano una dimostrazione pratica delle loro affinità con i metalli e con l’acqua, vorrei invitare i nostri leader sul palco. Riley Oh e Dahl Oh, a voi il microfono».
E in un attimo sono paralizzata. Il mio corpo è congelato. Non riuscirò mai ad abituarmi. Ogni volta che sento la parola “leader” associata al mio nome mi viene un attacco di nausea. Gli adulti ci guardano come se fossimo due creature leggendarie scese dai cieli per affrontare la guerra che incombe sul nostro destino e condurre i clan verso la vittoria. Solo che, ehm, come dire… forse mi è già capitato di sottolinearlo, ma noi siamo solo due ragazzini che certe volte (e quando dico “certe volte” intendo che in realtà è capitato una volta) riescono a parlarsi telepaticamente. I nostri superpoteri iniziano e finiscono qui. Niente di più, niente di meno.
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Mi mordicchio il labbro e mi giro verso Dahl. «Non mi sento proprio al cento per cento della forma. Che ne dici di andare da solo? Te la senti?»
«Se me la sento? Scherzi?» risponde lui. «Io me la sento sempre, cocca. Tu resta qui e rilassati, penso io a tutto. Ba-da-bing, ba-da-boom!» Sale sul palco e procede a passo di marcia, testa alta e petto in fuori. Giusto un secondo per lisciarsi quella specie di proboscide piena di brillantina che ha in testa e parte a mille con il suo discorso. L’ha provato e riprovato fino allo sfinimento, io l’avrò sentito tipo un milione di volte: inizia con la storia di come ci siamo incontrati, passa a quando abbiamo scoperto la chiave di tutte le chiavi grazie alle nostre pietre a goccia e al binyeo di Mago Halmi, poi arriva al patto che abbiamo stretto con il sindaco Yeomra giù nel Regno degli spiriti.
Manca poco al gran finale. Dahl lancia un appello per unire gli sforzi, tutti insieme contro l’ira terribile delle dee. A questo punto alza la voce per il pezzo forte, l’apice del discorso, il culmine: adesso rivela al pubblico la profezia che l’Haetae gli ha comunicato.
Quando il sole e la luna oscuri saranno di nuovo uniti, insieme sbloccheranno la chiave di tutte le chiavi.
Questa aprirà la porta all’alba di un’era, che verrà chiamata l’Età dell’eclissi finale.
Devo ammettere che il mio gemello dell’anima ha un talento naturale. Per lui è tutto una grande avventura, e nessuna impresa
gli pare troppo pericolosa, nessun ostacolo davvero insormontabile. Io invece mi sento schiacciata come se mi portassi addosso il peso di tutti e tre i regni. Non sono spavalda come Dahl. Non sono sicura come Hattie. E di certo non ho la composta autorevolezza di Sora né l’intelligenza geniale di Taeyo. Per colpa dell’accordo che ho concluso con un goblin dokkaebi l’estate scorsa non posso nemmeno usare la magia elementale, come fanno tutte le streghe e tutti gli stregoni!
La verità è che nelle mie vene non scorre neppure una goccia di eroismo. Molto semplice. Così stanno le cose.
Colla mi striscia sul collo, le sue zampette pelose mi fanno il solletico. È come se volesse dirmi: Però sei bravissima a prenderti cura di me! Ed è una cosa importante, no?
In effetti un pezzo del macigno che mi porto sulle spalle cade giù. Perché è innegabile che il mio brucosveglia se la passi alla grande nella terra dei mortali. È diventato bello grasso, e anzi se continua così le sue zampettine finiranno per cedere sotto tutta quella ciccia.
Nel frattempo Dahl deve aver detto qualcosa di importante, perché sento la folla che rumoreggia, un sacco di “oooh” e “aaah”. Allora alzo gli occhi e vedo un gruppo di ragazzine – avranno al massimo dieci anni – che marciano compatte nella mia direzione, tutte con la stessa uniforme: jeans strappati, collane con ciondoli a cuore e maglietta con la scritta RILOH STAN. Una ha persino una inmyeonjo di peluche sulla spalla.
Oh no. Conosco queste streghette. Non sono semplici fan, ma super-fan: stan, per l’appunto, come si dice in gergo. Da mesi mi
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tormentano sui social, mi scongiurano di seguire i loro account e di sostenere la loro comunità. Mi invitano di continuo agli eventi dei vari club, vorrebbero che tenessi delle “conferenze motivazionali”, come le chiamano loro. Supplico la sedia di inghiottirmi mentre tutte le insicurezze del mondo mi piovono addosso come se qualcuno mi avesse rovesciato una scatola piena di Lego in testa. Questa gente pretende da me una cosa che io semplicemente non possiedo.
L’istinto prende il sopravvento. Afferro la borsa e scappo. Per fortuna Dahl è arrivato alla parte del discorso che io ho definito “il momento cheerleader”, quella in cui chiede al pubblico di alzarsi e cantare in coro, sempre più forte, a pieni polmoni: «Ce la possiamo fare. Ce. La. Possiamo. Fare. CE. LA. POSSIAMO. FARE!». E in un attimo il frastuono è tale che persino le mie stan mi perdono in mezzo alla calca di streghe e stregoni che battono le mani, pestano i piedi a terra, e in generale fanno un’enorme confusione.
Piombo nell’atrio, frugo nella borsa, tiro fuori il munnarello di Dahl e la chiave di tutte le chiavi. Ormai sono una vera professionista con il pennarello che il sindaco Yeomra ha regalato al mio gemello: quattro o cinque scatti esperti del polso ed ecco che ho disegnato una porta, visualizzando nella mente il percorso a ostacoli di Central Park, Regno degli spiriti. Spero proprio che Hattie sia ancora lì insieme agli imugi.
Davanti a me prende forma una porta di mogano, solida e reale come il pavimento che ho sotto i piedi, e assolutamente liscia a parte la scanalatura che è pronta ad accogliere la chiave di tutte
le chiavi. Entra alla perfezione. Al di là si intravede un’esplosione di luce rossa. Senza aspettare che il bagliore si attenui, spalanco il battente e varco la soglia.
«Rye! Ehi! Non ti aspettavo». Hattie, mia sorella, è dall’altra parte del percorso per imugi, per la precisione davanti alla pedana. Corre verso di me e mi stritola in uno dei suoi abbracci spaccaossa. Poi si tira indietro per guardarmi in faccia. «Tutto a posto? Sei un po’ pallida»
«Sto bene». Mi libero per ammirare Central Park in tutto il suo verde e lussureggiante splendore. L’aldilà è davvero placido e sereno oggi. «Avevo solo bisogno di… ecco, di staccare un po’».
Lei sbadiglia. «Capito. Però mi raccomando, non dire a quei vecchietti che hai usato il munnarello un’altra volta». Scoppia a ridere. «Qualcuno si farà venire un’ernia a forza di preoccuparsi».
Gli anziani del concilio mi rimproverano di continuo perché secondo loro vengo troppo spesso qui nel Regno degli spiriti per stare con Hattie.
A quanto pare questa scorciatoia tra vivi e morti sarebbe “innaturale” e ci sarebbe un non meglio specificato “pericolo” di compromettere l’integrità strutturale del tessuto che divide i regni. O qualcosa del genere. Io e Hattie siamo state un po’ in tensione nelle prime settimane, però ormai sono passati sei mesi, usiamo regolarmente il munnarello e tutto va a meraviglia.
Hattie sbadiglia di nuovo e Namjoon, il suo ibrido metà serpente e metà yong preferito, si avvicina per strofinarle la testa contro la gamba. Ha puntato gli snack di calamari essiccati che Hattie tiene in tasca.
1. Quello che succede a Las Vegas, resta a Las Vegas
«Sorella, è il secondo sbadiglio che fai nel giro di mezzo minuto. Non hai dormito? Ci sono problemi?» chiedo.
Scuote la testa. «Ma no, niente. È tutta colpa di quello strano sogno»
«Quello della canzone triste?»
Da quando Hattie è venuta nel Regno degli spiriti, non riesce a liberarsi da un incubo ricorrente, in cui c’è qualcuno che la culla come se fosse una poppante. Al risveglio ha ancora sulle labbra un’inquietante ninna nanna. Abbiamo provato a cercarla online, ma niente, non si trova da nessuna parte.
«Adesso ce n’è anche un altro». Si acciglia. «Sono davanti a una fontana, piove a dirotto, e a un tratto dall’acqua spunta fuori questo enorme drago con una corona sulla testa. Poi gli esplodono le mani in una nube di fuoco viola. E io mi sento triste, sollevata e riconoscente allo stesso tempo. Un secondo dopo, esco dall’acqua anch’io»
«Per essere strano è strano» concordo. «Forse è una specie di indizio. Un modo per farti capire come puoi risvegliarti dal coma nel Regno dei mortali. Tipo le premonizioni dei Samjogo di un tempo, sai».
Alza le spalle. «Sarà». Poi, dopo una breve pausa: «Mi hai portato con te a Las Vegas, vero?».
La fisso, con le mani sui fianchi. «E me lo chiedi? Secondo te potevamo abbandonare il tuo corpo a casa?»
Sorride. «Bene. Stiamo in un bel posto, spero».
Ahi. Non ho il cuore di dirle che dormiamo in un motel a due stelle appestato dalla puzza di sigarette che un tempo aveva an-
che una piscina e invece adesso ha solo un vascone vuoto di cemento in cui cresce dell’erba non meglio identificata. «Ti abbiamo portato il tuo cuscino preferito» le dico invece.
Soddisfatta, mia sorella fa fare a Namjoon un giro del percorso, neanche fosse un cane di razza pronto a sbaragliare la concorrenza a una gara di agility dog. C’è da dire che l’imugi è bravo sul serio: veloce, agile, aggraziato. Ah, se solo ci fosse anche Mong, il nostro Samoiedo! Si divertirebbe da morire. E pure Yeowu, il cucciolo di labrador rosso volpe che ho conosciuto negli inferi!
Proprio mentre sto pensando a quanto adorerebbero questo percorso mi suona il telefono. È un messaggio di KakaoTalk. Mittente sconosciuto.
RilOh!!! Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Torna qui, per favore!
Rispondo al volo.
Scusa, chi sei?
Ma poi il cuore mi precipita nello stomaco e anche più giù, perché noto un piccolo dettaglio. Il mio nome. C’è scritto “RilOh”. Le ragazzine del mio fan club mi hanno beccato. Non so proprio come ci siano riuscite.
Chi ti ha dato il mio numero?
Oh, ehm… sì… in effetti sto facendo un po’ la stalker. Mi chiamo Phoebe, sono la leader del RilOh Fan Club. Ma fidati di noi, devi tornare subito!!! ABBIAMO BISOGNO DI TE!
Hattie allunga il collo per sbirciare il cellulare, proprio mentre la chat del nostro gruppo di amici inizia a esplodere, intasata da un quintale di messaggi.
Cosa sta succedendo? Lo vedete anche voi?
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Ehm… perché il sole fa così? Che gli prende?
PERCHÉ IL CIELO SFARFALLA?
Oddio c’è un fuoco viola che brucia sulla piramide del Luxor… Ragazzi… secondo voi è iniziata la guerra?! Ci siamo?!
Io e Hattie ci scambiamo uno sguardo nervoso. «Forse è meglio se vai» dice con voce calma ma decisa.
Mi mordo il labbro. «E se avessero ragione?» sussurro. «Forse la guerra è cominciata sul serio, e le dee hanno fatto la loro prima mossa».
Mi stringe forte la mano. «Se è così affronteremo insieme anche questa prova. Come una famiglia. Come una squadra. E come i membri di un’alleanza. Siamo pronte. Ci siamo preparate».
Io annuisco, ma i miei nervi hanno deciso di mettersi a ballare la samba e la mano con cui stringo il munnarello trema così tanto che quando provo a disegnare una porta viene fuori uno sgorbio tutto storto e irregolare. Un vero scempio, tanto che Hattie è costretta a strapparmi il pennarello di mano e finire l’opera al posto mio. Poi mi stringe in un abbraccio veloce, stando bene attenta a non spiaccicarmi Colla addosso. «Tienimi aggiornata, sorellina. Corro dal sindaco Yeomra, lo metto al corrente. Aspettiamo tue notizie, mi raccomando».
Con uno spintone mi lancia verso la porta. «E sta’ attenta!»
Attraverso il parcheggio del Galaxy Convention Center. Per un attimo non ci capisco niente: gli stregoni che stavano seguendo l’addestramento in sala adesso sono ammassati qua, e se ne stanno tutti con il naso all’insù e gli occhi spalancati a fissare quella palla stroboscopica che si è accesa in cielo. Il sole sfarfal-
la, sembra un neon impazzito. Si respira un’aria di catastrofe, come se l’universo intero stesse per avere un attacco di cuore. Un infarto di quelli brutti.
«Ah, eccoti!» grida Dahl, e mi viene incontro così veloce che per poco non mi travolge. Areum e Taeyo gli corrono dietro, sono tutti in preda al panico più nero. «Grazie a Mago, ti abbiamo trovato!»
«Ma che succede?» riesco a farfugliare alla fine.
Taeyo giocherella nervosamente con il papillon e con la mano libera indica il fuoco viola che arde vorace sulla sommità della piramide del Luxor Hotel, dall’altra parte della strada. «Il sole ha iniziato a sfarfallare, così siamo usciti e… e abbiamo visto quello». Quello sarebbe una gigantesca creatura a forma di cane oversize completamente avvolta da fiamme arancioni.
Svolazza in cerchio intorno al falò viola e abbaia così forte che la terra ci trema sotto i piedi.
«Uhm, sbaglio o quell’enorme cane sta andando a fuoco?» strillo.
«È un bulgae» mi spiega Areum, saltellando sulla mia spalla libera, dato che sull’altra ormai Colla ha preso la residenza.
«Un bulgae?» balbetto. «I cani di fuoco?»
«Esatto. Quelli del Regno degli dèi» precisa la mia inmyeonjo.
«Bestie estremamente intelligenti, ma anche difficili da addestrare. Sono sempre pronte a giocare, non vogliono fare nient’altro»
«E che ci fa qui?» chiedo. «Perché un cane di fuoco divino è finito nel Regno dei mortali?»
«E soprattutto come ci è finito?» aggiunge Dahl, tamburellando nervoso il piede a terra.
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«Non lo so, Riley Oh e Dahl Oh» gracchia Areum. «Ma temo proprio che c’entrino le dee e i loro piani di guerra». Apre le ali, pronta a spiccare il volo. «Permettetemi di indagare. Torno il prima possibile»
«Fai attenzione lassù, Areum!» le urlo.
Nel frattempo altra gente si è riversata fuori dagli edifici più vicini, ormai c’è una vera folla che scruta con preoccupazione mista a shock il cielo pulsante e il bulgae in fiamme.
E adesso che cosa diciamo ai saram? Non abbiamo nemmeno più la pozione Annebbiamemoria del clan Tokki per dare una bella ripulita ai loro ricordi.
«Wow, stavolta ci sono andati giù pesante con gli effetti speciali!» commenta un passante saram.
«Be’, siamo nella Città del Peccato, no?» gli fa il suo amico. «Sarà uno show di luci. Qualcosa di grosso, a quanto pare. Siamo stati fortunati, abbiamo azzeccato il giorno giusto per venire!»
A quanto pare abbiamo una preoccupazione in meno: i saram non ci daranno problemi. È uno dei lati positivi di Las Vegas, immagino.
Il sollievo però dura poco. Perché il bulgae ha iniziato a ululare così forte che devo tapparmi le orecchie. Continua a volare sopra il fuoco viola, in cerchi sempre più rapidi e concitati, e sotto di lui le fiamme divampano con una ferocia famelica, come se volessero divorare la piramide intera. Pure il sole sfarfalla in modo più sincopato. È tutto confuso, tremolante.
«La senti, cocca?» chiede Dahl, con la voce rotta.
«Ugh». Mi porto una mano sullo stomaco e annuisco. Sì che
la sento, dentro di me, come se la stessa cosa che sta succedendo nel cielo stesse dando il bis nel mio corpo. È l’oscurità che arriva. L’alba della fine.
Le fiamme viola esplodono sulla piramide, è un vulcano che erutta. Il bulgae guaisce e vola via, librandosi in alto. Tutti noi ci copriamo gli occhi con la mano, la luce è accecante, il fuoco troppo intenso, strappa via l’aria dai polmoni.
«Ragazzi, non c’è più…» mormora Dahl, incredulo.
Starà parlando del bulgae, credo. O magari è il fuoco che si è spento.
Quando riesco a ritrovare un minimo di lucidità e a riaprire gli occhi, scopro che in effetti il bulgae non c’è più, e nemmeno il fuoco. Non sono le uniche cose a essere scomparse però.
È mezzogiorno, il sole dovrebbe splendere al massimo della sua gloria. E invece nel cielo non c’è nulla.
Aspetto che la luna si accenda nell’oscurità. O che qualche stella punteggi la volta celeste. Ma non c’è niente, niente, a parte un vuoto sterminato. Il mondo è completamente, irreparabilmente buio.
Se non fosse per il torrente dei neon di hotel e casinò che pian piano si accendono in tutta la città, non riuscirei nemmeno a vedere le mie stesse mani.
«Oh, Mago mia» dico. «Il cielo è venuto giù».
È mezzogiorno, il sole dovrebbe splendere al massimo della sua gloria. E invece nel cielo non c’è nulla.
Aspetto che la luna si accenda nell’oscurità. O che qualche stella punteggi la volta celeste. Ma non c’è niente, niente, a parte un vuoto sterminato. Il mondo è completamente, irreparabilmente buio.
Se non fosse per il torrente dei neon di hotel e casinò che pian piano si accendono in tutta la città, non riuscirei nemmeno a vedere le mie stesse mani.
«Oh, Mago mia» dico. «Il cielo è venuto giù».
“Graci Kim è riuscita a fondere meravigliosamente la mitologia coreana con il mondo moderno”.
RICK RIORDAN
Lo scontro con le dee è imminente e la comunità magica, riunita a Las Vegas, si sta preparando ad affrontarle. Riley, l’ultima stella caduta, sarà a capo di tutti i clan, ma teme di non riuscire a portare a termine il compito che le è stato assegnato. Ha solo tredici anni, come potrà guidare un intero esercito di streghe nell’Età dell’eclissi finale?
Quando all’improvviso il sole si spegne nel cielo, però, capisce che il tempo dell’attesa è finito. Sta per scatenarsi la battaglia finale e l’equilibrio dei tre regni è in grave pericolo…
“Io sono Riley Oh.
Ormai mi conoscete con molti altri nomi, ma l’unica cosa davvero importante, quella che dovete tenere sempre a mente, è che sono la stella più brillante di tutti i cieli”.
traduzione di Sandro Ristori
Consigliato dai12 ai99anni