I Fuoriposto. La mummia scomparsa

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«Una mummia qui ad Averna?» chiese Paolo. «Nello scantinato di una clinica abbandonata? Ma non sarà un vecchio paziente dimenticato?»

«Certo, e prima di dimenticarlo lo hanno imbalsamato, avvolto nelle bende e messo in una bara di vetro» rispose Beba. «No, questa teca non è qui da tantissimo. Guarda la polve re sopra il vetro. È tanta, ma non quanta ce n’è sul pavimento. Inoltre» aggiunse alzandosi in piedi e facendo scorrere la luce ai loro piedi «guardate: ci sono dei segni. Qualcuno l’ha spinta qui. E questa mi pare proprio una mummia egizia: dovrebbe stare in un museo»

«E allora che ci fa qui?» domandò Paolo con una faccia da tonto. «Mi piacerebbe saperlo».

UAO

Universale d’Avventure e d’Osservazioni

Luca Di Gialleonardo

I Fuoriposto. La mummia scomparsa disegni di Betti Greco

ISBN 978-88-3624-649-6

Prima edizione ottobre 2022 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2026 2025 2024 2023 2022 © 2022 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Illustrazione in copertina di Betti Greco

Art-director: Stefano Rossetti Graphic designer: Riccardo Gola / PEPE nymi

Gallucci e il logo sono marchi registrati

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Luca Di Gialleonardo

La mummia scomparsa

• I FUORIPOSTO •

disegni di Betti Greco

A tutti i bambini e i ragazzi a cui qualcuno impedisce di sognare

Una mummia fuori posto

La mummia mi guarda, anche se non ha gli occhi.

Le bende l’avvolgono completamente e solo due fossette scure rivelano dove si trovavano i bulbi. E quelle fossette sono puntate verso di me, mi… guardano.

Mi volto verso Laura e invece della mia amica trovo solo le sue orme che fuggono lungo il corridoio dal quale siamo arrivate. Non si è nemmeno soffermata a gridare di terrore. “Grazie, Laura, sei davvero una grande assistente” penso, e torno a guardare verso la mummia.

Per poco la torcia non mi sfugge dalle mani, mentre salto indietro per lo spavento. Un’altra fossetta, più profonda, è apparsa sotto alla protu beranza del naso, lì dove la bocca si è spalancata, come nel tentativo di dirmi qualcosa.

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“La bocca era già aperta” provo a rassicurarmi, ma so che non è vero. Forse Laura ha fatto la cosa giusta, per una volta, e io farei bene a seguirla. «Hhhsss…»

Stringo un grido tra i denti e ruoto su me stessa, ma i piedi si incrociano e precipito tra la pol vere segnata dalle impronte di Laura. La torcia rotola lontano dalla mia stretta e, dopo aver fatto danzare un cono di luce lungo le pareti annerite dalla muffa, si ferma a illuminare di sbieco il volto della mummia, rendendo più profondi gli avval lamenti tra le bende.

«Hhhsss…» continua a sibilare mentre la bocca si muove con piccoli scatti, come se le artico lazioni della mandibola fossero arrugginite. Le bende si allargano, mostrandomi un antro scuro che si perde tra le sue fauci.

Avrei tutto il tempo di scappare il più lontano possibile. Avrei tutto il tempo, ma un grillo par lante più fastidioso di quello che aveva tormenta to Pinocchio continua a martellarmi la testa con una vocina stridula.

“Che ci fa una mummia nei sotterranei di una clinica abbandonata, in un paesino come questo?”

Già, non ha senso. Le mummie sono in Egitto,

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nelle piramidi, non in Italia, incastrate in una nicchia alla fine di un corridoio, nelle cantine di un vecchio edificio.

Ma lei non è l’unica che dovrebbe essere al trove, mi dico mentre la guardo alzare una mano verso di me.

«Che ci faccio io qui?» piagnucolo al grillo parlante, con i talloni che strisciano sul pavimen to mentre cerco di allontanarmi.

Ammettilo, Beba, siete entrambe decisamente fuori posto.

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Fuori di qui!

Beba strinse forte le labbra per impedire allo sbadiglio di allargarle la bocca. Era certa che se avesse lasciato il suo corpo libero di esprimere la noia le sarebbe scappato anche uno uaaah sonoro e fastidioso, che la professoressa Lapetti non avrebbe apprezzato. Mai interrompere la Lapetti quando spiegava, con quella sua voce acuta che aveva la tendenza ad armonizzare con lo stridio del gesso passato sulla lavagna con troppa foga.

Beba non aveva mai compreso perché Cecilia Lapetti si esaltasse tanto a spiegare concetti così basilari e noiosi. Lasciò fluire l’aria dal naso e si voltò a guardare fuori dalla finestra, poggiando una guancia sul palmo della mano. Sorrise nel ve dere la coda di macchine lungo la via che passava davanti alla scuola. I veicoli non seguivano una

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linea retta, ma si incastravano tra loro a riempire ogni singolo spazio della carreggiata, un’accozza glia di metallo priva di ordine, ciascuno che cer cava di superare l’ingorgo prima degli altri.

«Tomasi!»

Lo strillo della Lapetti le attraversò il cervello, costringendola a chiudere gli occhi per il dolore. Girò la testa verso la prof continuando a tenerla poggiata sulla mano.

«Tomasi, la strada è più interessante della mia lezione?» trillò la professoressa. Rigirava un lun go pezzo di gesso tra le dita, senza accorgersi che le toccava i pantaloni scuri, lasciandoci sopra una nuvola bianca.

“Mille e mille volte!” stava per rispondere Be ba, prima di mordersi la lingua. «Non ero distrat ta» rispose simulando un sorrisetto.

«No? A me lo sembravi e io non tollero che…»

«Il massimo comun divisore fra dieci e dodici è due» iniziò Beba parlando a raffica, per impe dire alla prof di interromperla mentre seguiva le coppie di numeri scritti sulla lavagna «quello tra quattordici e quarantanove è sette, mentre fra set te e tredici è uno, dato che sono entrambi numeri primi» concluse.

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«Cos’è un numero primo?» borbottò Pilozzi, seduto al banco dietro di lei.

«Un numero divisibile solo per se stesso e per uno» rispose Beba. «Ma la prof non l’ha ancora spiegato»

«Tomasi, non accetto questa tua supponenza!» sibilò la Lapetti sbattendo il libro sulla cattedra. «Vai dalla preside, subito!»

«Ma così mi perdo la lezione» ribatté lei, suscitando la risata di Pilozzi.

«Fuori di qui!» gridò la professoressa, puntan do l’unghia laccata di viola contro la porta.

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Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Rotomail Italia spa (Vignate, MI) nel mese di ottobre 2022

In copertina Illustrazioni: Betti Greco Art director: Stefano Rossetti Graphic designer: Riccardo Gola / PEPE nymi Luca di GialLeonardo (1977) vive a Roma. Autore di romanzi storici e di gialli, scrive an che libri per ragazzi, storie fantasy e di fantascienza e si diletta nel game design di giochi da tavolo.

Beba è un piccolo genio, ama il disordine e forse è un po’ troppo scostante; Laura, all’opposto, è molto precisa e ha una parlantina inarrestabile; Paolo, il fratello di Laura, fa lo spaccone ma è un ragaz zo coraggioso e protettivo. Come tre giovani detective, Beba, Laura e Paolo si ritroveranno sulle tracce di un reperto decisamente fuori posto: un’antica mummia egizia, nascosta nello scantinato di una clinica abbandonata. Come è finita lì? Risolvere il giallo si rivelerà più avventuroso che mai: dovranno fronteggiare le domande di un maresciallo curioso, furti, sparizioni misteriose, fughe e inseguimenti…

BeBa si voltò verso Laura, incrociando i suoi occhi dietro gLi occhialoni tondi. siamo una

era colpita.

squadra.
Far parte di una squadra significava condividere vittorie e sconfitte, colLaBorare aL megLio per conquistare le prime e scongiurare le seconde. Consigliato dagli11ai 99 anni

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