ANNI Millo & Cia - Avventure scout. Il tesoro sepolto

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UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni

Camillo Acerbi, Emanuelle Caillat, Mauro Guidi

Millo & Cia - Avventure scout. Il tesoro sepolto disegni di Mauro Guidi

assistenza e coordinamento di Anna Maria Baratelli

della stessa serie:

Millo & Cia - Avventure scout. Il mistero del palazzo maledetto

Millo & Cia - Avventure scout. L’Ombra della sera

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ISBN 978-88-3624-997-8

Prima edizione luglio 2023

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2027 2026 2025 2024 2023

© 2023 Carlo Gallucci editore srl - Roma

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Il tesoro sepolto

il triangolo maledetto

«Allegri ragazzi, siamo arrivati! E il primo a vedere la casa, modestamente, sono stato io…»

«Complimenti, davvero una grande impresa! Avete sentito? Millo ha visto la casa delle Vacanze di Branco per primo!» ha cominciato a prendermi in giro mia sorella Cia, che essendo la mia gemella mi perseguita con il suo pessimo senso dell’umorismo fin dal primo istante di vita.

«Accidenti, hai vinto il premio “Vedilacasaperprimo” d’oro!» ha continuato Pongo che, appoggiato a un albero, stava scrutando l’orizzonte con il binocolo, mentre Achab, il suo cane zoppo mascotte della gang, gli gironzolava intorno.

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Stavo cercando una battuta per respingere quell’attacco, quando Lula ha urlato: «CHI ARRIVA PER ULTIMO È UN DUGONGO!» e si è lanciata in una corsa sfrenata giù per il sentiero, con le sue gambette corte e il cespo di riccioli rossi che si agitava nel vento.

Allora sono scattato anch’io e l’ho superata bruciando tutti gli altri sul tempo.

Correre con lo zaino in spalla era una fatica enorme, ma dovevo vincere io la corsa: non potevo permettermi un’altra figuraccia dopo essere stato burlato sotto lo sguardo divertito di Priya, che aveva ascoltato quelle battute con un sorriso delizioso stampato sul suo faccino color ambra. Delizioso sì, però rideva pur sempre di me…

Gibo non mi preoccupava: è vero che gioca a rugby, ma quando è partita la gara stava mangiando un plumcake e non poteva certo interrompere lo spuntino per venirmi dietro. E poi la sua stazza era appesantita dallo zaino gigante, dove aveva certamente nascosto chili e chili di cibo. No, davvero non mi preoccupava.

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Pongo, piuttosto: lui è agile, gommoso, può allungare le gambe a piacimento, ma era troppo preso a maneggiare il binocolo. La sua passione per gli aggeggi tecnici lo avrebbe senz’altro tradito.

Ancora duecento metri. Accidenti, lo zaino cominciava a pesare ogni passo di più!

Con Cia facevamo le gare di corsa fin da quando eravamo piccoli e avevo sempre vinto io, non era un problema.

Patti, invece, quando si muove bada più all’eleganza che alla velocità: per lei correre vuol dire danzare, e deve farlo senza scompigliarsi i capelli. No, non mi avrebbe mai raggiunto.

Cento metri. Sentivo il sudore che mi colava dalla fronte e si infilava sotto il colletto dell’uniforme. Cominciavo ad avere la vista annebbiata.

Lula l’avevo già bruciata ai blocchi di partenza, e poi magari si era fermata a osservare un fiore o un filo d’erba. Lei è fatta così.

E Priya… Be’, da Priya mi sarei anche lasciato superare, ma il mio sesto senso mi diceva che era lontana.

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E poi Orso! Dove cavolo era Orso? Anche lui è uno sportivo, avrebbe dovuto raggiungermi già da un pezzo… Sta’ a vedere che ero davvero più veloce io! Ecco, arrivare prima di Orso sarebbe stata una bella soddisfazione.

Vedevo davanti a me la casa con il grande portone e le imposte bianche e azzurre che ballavano in mezzo alle pietre grigie, sempre più grandi, sempre più grandi, sempre più grandi…

ARRIVATO!

Ho sbattuto contro il muro e mi sono accasciato al suolo tutto contento ad aspettare gli altri. Invece mi ha raggiunto solo Achab, che si è messo a leccarmi la faccia divertito. Ho allungato il collo per dare un’occhiata verso il sentiero, e accanto all’albero ho visto dei puntini lontani che si rotolavano a terra dal ridere, passandosi il binocolo per vedermi meglio. Ci ho messo qualche secondo, ma quando ho capito lo scherzo mi sono sentito davvero un dugongo.

Dopo un quarto d’ora, tutto il Branco era arrivato. La casa sembrava un allegro formicaio: i

Fratellini e le Sorelline percorrevano i corridoi

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urlando, si infilavano in ogni stanza e in ogni anfratto, attraversavano il refettorio, la cucina e i bagni, uscivano sul prato dal portone davanti e rientravano passando dall’ingresso sul retro. Un via vai caotico, esattamente come le formiche, solo che quelle non urlano!

«Akela?»

«Dimmi, Pinolo» ha risposto il capo Branco con il suo fare calmo.

«Non sono Pinolo, sono il suo fantasma. Pinolo è rimasto lungo il sentiero, schiacciato dal peso dello zaino».

Akela ha guardato l’enorme fardello che il Cucciolo stava trascinando, ed è scoppiato in una risata: in effetti, più che uno zaino sembrava la custodia di Pinolo, che poteva starci dentro comodamente in piedi.

«Io dove dormo?» ha continuato il fantasma di Pinolo.

«Sei in stanza con me» gli ho risposto. «Seguimi, ti faccio strada. Preferisci dormire sopra o sotto?» ho chiesto indicando i letti a castello.

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«Preferisco sotto, Millo, soffro di vertigini»

«Bravo, anch’io penso che sotto sia molto più sicuro»

«A meno che tu non dorma sotto di me!» è intervenuto Gibo, che aveva appoggiato lo zaino sul letto proprio sopra il mio. Un brivido mi è corso lungo la schiena quando ho visto come si era affossato il suo materasso.

Achab intanto ispezionava la stanza annusando qua e là. Forse stava scegliendo il letto per Pongo, e voleva segnare il territorio!

Akela chiama, Akela chiama, Akela chiama al Gran Cerchio.

Al canto dei Vecchi Lupi ci siamo precipitati tutti quanti in refettorio: era già ora di cena! Ci aspettavano schierati Akela, Bagheera la pantera nera, Chil l’avvoltoio con il suo naso adunco e i dentoni da castoro, Mamma Lupa e i cambusieri.

Mamma Lupa è la signora che ci accompagna alle Vacanze di Branco da quando io sono

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un Lupetto: è una cuoca bravissima, infatti riesce a fare buona perfino la minestrina in brodo, per questo la chiamiamo Brodina (oltre a essere la Mamma Lupa, deve essere anche la mamma di Chil a giudicare dal naso da avvoltoio).

I cambusieri erano Ikki il porcospino (sono rimasto molto stupito quando ho visto che aveva i capelli ispidi come i miei) e Oo la tartaruga (una ragazza bionda il cui aspetto non aveva niente a che fare con le tartarughe).

La sera è proseguita con canti e balli fino a quando alcuni Cuccioli hanno cominciato ad assumere una strana espressione: sorridevano contenti ma avevano gli occhi socchiusi e la testa ciondolante. Non era tardi, ma le tante novità dovevano averli stremati.

E lì cominciava la vera sfida: riuscire a tenere svegli i miei cinque compagni di stanza anche dopo l’Ula ula, la canzone della buonanotte che annuncia il silenzio al campo, raccontando una storia del terrore! Sonno contro paura, chi avrebbe vinto?

«Buonanotte a tutti».

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Era il sussurro di Pinolo nel buio, che ci salutava per sentire la nostra vicinanza.

«Buonanotte a te!» ha risposto Orso.

«Mah… Chissà se sarà davvero una buona notte» ho buttato là.

«Perché, Millo, cosa succede?» mi ha chiesto Guscio riemergendo dal torpore in cui era caduto appena si era infilato nel sacco a pelo.

E questo era già un buon inizio: Guscio è un Cucciolo soprannominato così per la sua timidezza. Credo che fossero le prime parole che gli sentivo pronunciare da quando era entrato in Branco.

«Avanti, Millo, diglielo tu» è intervenuto Pongo, che aveva capito al volo le mie intenzioni. Gibo invece russava già, emettendo il rumore di una motosega.

«Dovete sapere che quando siamo scesi dal pullman ho parlato con un vecchietto che stava seduto su una panchina e mi ha raccontato una terribile storia»

«Quella della vacca Vittoria?» ha chiesto Pinolo ridacchiando. Anche Guscio si è messo a ridere, e questo era parecchio seccante!

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«Ridete, ridete, intanto in paese si stanno ancora chiedendo dove sono finiti i Lupetti che occupavano questa casa prima di noi»

«Ma non erano di Milano? Saranno tornati là» ha ipotizzato Pinolo.

«Però nessuno li ha visti andare via» ho precisato, sperando di catturare finalmente la loro attenzione.

«Magari quando i Lupetti sono partiti, gli abitanti del paese erano girati dall’altra parte» ha detto Guscio, e ho rimpianto i bei tempi in cui stava zitto.

«Millo, non c’è bisogno che ti inventi storie per impedirmi di dormire, mi basta già quella che mi ha raccontato mio nonno…» ha detto Pinolo con la voce un po’ tremolante.

«E cosa ti ha raccontato?» ha sussurrato Orso.

«Da giovane abitava da queste parti, e quando sono andato a salutarlo prima di venire alle Vacanze di Branco si è raccomandato: “Se vai nel bosco, non entrare nel triangolo maledetto!”»

«E che cavolo sarebbe il triangolo maledetto?» ha chiesto Pongo.

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«È una zona misteriosa che si trova in mezzo al bosco. Un vertice è costituito dal tronco enorme di una vecchia quercia bruciata, un altro vertice è un masso nero a forma di piramide e nel terzo c’è una buca profondissima che finisce nelle viscere della Terra».

Mi pareva di vedere nel buio il bianco degli occhi spalancati di Pinolo, terrorizzato dal suo stesso racconto.

«Secondo la leggenda, nel triangolo maledetto si nasconde un tesoro di inestimabile valore. È il tesoro del conte Oscuro»

«Di chi?» ha chiesto Guscio sempre più allarmato.

«Del conte Oscuro. Un alchimista ricchissimo vissuto tanto tempo fa. Abitava nel castello poco sopra il paese. Pare che tutti avessero paura di lui. Dicevano che aveva un laboratorio in cui faceva esperimenti misteriosi. Sta di fatto che nelle notti di luna piena si sentivano provenire dal castello delle grida e dei versi che non avevano niente di umano. In quelle notti tutti si chiudevano in casa, e al mattino molti contadini

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trovavano le pecore e le galline fatte a brandelli come se un animale feroce le avesse sbranate».

Devo dire che, nonostante la vocina sottile di Pinolo, quella storia che emergeva dalle tenebre cominciava a farmi nascere una certa inquietudine.

«Una notte qualcuno vide una creatura mostruosa dirigersi verso il castello. Era una specie di enorme lupo, ma stava in piedi sulle zampe posteriori e aveva gli occhi come di vetro, infuocati. I paesani si riunirono nella piazza e, armati di forconi e fiaccole, decisero di raggiungere il maniero che sovrastava il paese. Quando arrivarono, fecero in tempo a vedere il conte che fuggiva nel bosco con una grossa borsa. Da una finestra si affacciò una serva che urlava sconvolta: “È LUI L’UOMO LUPO!” Alle prime luci dell’alba, infatti, aveva visto coi suoi occhi la tremenda creatura trasformarsi nel conte, riempire una borsa con dobloni, pietre preziose e gioielli, e fuggire via.

«Così i contadini si lanciarono all’inseguimento e riuscirono a raggiungerlo proprio nel

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triangolo maledetto. Sentendosi perduto, il conte Oscuro si tuffò nella buca, e nessuno ha mai più saputo nulla di lui. Chi lo vide buttarsi, però, era pronto a giurare che avesse ancora con sé il prezioso bagaglio.

«Nei giorni e nei mesi successivi qualcuno si addentrò nel bosco alla ricerca del tesoro, ma invano. Anche mio nonno ha tentato la fortuna, e quello che ha visto nel triangolo maledetto non lo potrà mai dimenticare»

«E cos’ha visto?» ho chiesto con un colpo di tosse, per camuffare la voce che mi tremava un po’.

«Ha visto quella raccapricciante creatura a forma di lupo, che usciva dalla buca e lo fissava con gli occhi infuocati digrignando le zanne nere e bavose, poi si avvicinava a lui e allungava le zampe pelose… UAAARGH!»

«AAAH!» ho gridato sentendo quegli artigli affondarmi nelle carni attraverso il sacco a pelo, prima di rendermi conto che erano gli artigli di Pinolo che, in piedi accanto al mio letto, rideva come un matto!

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«Bello scherzo davvero, complimenti» gli ho detto con il cuore che batteva a mille.

«Bellissimo!» mi ha fatto eco Pongo, che a sua volta si sbellicava dalle risate. Per non parlare di Guscio: in quell’occasione ho scoperto che rideva facendo il verso del dugongo. Solo Gibo continuava a fare quello della motosega.

Pochi minuti dopo, quando Akela è entrato nella stanza e ha acceso la luce, io ero seduto sul letto che cercavo di riprendermi dallo spavento.

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Per Millo e Cia sono arrivate le Vacanze di Branco: una settimana con i Lupetti nella natura! E sebbene si racconti che tra gli alberi viva un uomo lupo a guardia di un tesoro sepolto, gli scout non hanno certo paura… almeno finché non si imbattono in un vecchio tartufaio svenuto. Chi l’avrà colpito? E perché? Ci vorrà tutto il coraggio della Banda per salvare non solo il nuovo amico, ma anche l’intero bosco!

NON ESISTE BUONO O CATTIVO TEMPO, MA SOLO BUONO O CATTIVO EQUIPAGGIAMENTO.

«Il triangolo maledetto è una zona misteriosa che si trova in mezzo al bosco. Secondo la leggenda, lì si nasconde un tesoro di inestimabile valore. È il tesoro del conte Oscuro!»

Camillo

a lungo

scout e hanno collaborato per vent’anni alla redazione della rivista nazionale dei Lupetti, dove sono nati i fumetti di Millo & Cia.

Consigliato dagli 8ai 99 anni

Acerbi, Emanuelle Caillat e Mauro Guidi sono stati capi Della stessa serie:

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