Storie proprio così di Rudyard Kipling, traduzione e adattamento di Alberto Manzi

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STORIE PROPRIO COSÌ Rudyard Kipling

traduzione e

adattamento di Alberto Manzi

Rudyard Kipling

Storie proprio così traduzione e adattamento di Alberto Manzi disegni di Beatrice Galli

ISBN 979-12-221-0781-3

Prima edizione novembre 2024 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2028 2027 2026 2025 2024 © 2024 Gallucci editore srl - Roma

I Focus sono a cura di Roberto Galofaro Foto di p. 137: AdobeStock

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Rudyard Kipling

STORIE PROPRIO COSÌ

traduzione e adattamento di Alberto

Manzi

disegni di Beatrice Galli

Storia del gatto che va da solo

Quel che vi racconto accadde nel tempo in cui gli animali domestici erano ancora selvaggi. Il Cane era selvaggio, il Cavallo era selvaggio, il Bue era selvaggio, la Pecora era selvaggia, il Porco era selvaggio (quanto più poteva essere selvaggio), e se ne andavano soli soli per i sentieri umidi della foresta selvaggia.

Più selvaggio di tutti, però, era il Gatto, che se ne andava sempre solo e tutti i luoghi erano uguali per lui.

Naturalmente anche l’Uomo era selvaggio e solo quando la Donna gli fece capire che non le piacevano i suoi modi selvaggi, cominciò a perdere un po’ la sua selvatichezza.

Ella preparò, per dormire, una graziosa caverna asciutta; invece di un mucchio di foglie umide, sparse per il suolo un po’ di sabbia chiara e fine e fece un bel fuoco di legna in fondo alla caverna, poi mise una pelle di cavallo all’ingresso della caverna e disse all’Uomo: «Quando entri asciugati i piedi, perché questa è la nostra casa».

La sera mangiarono un po’ di montone arrostito su pietre calde e condito con aglio e pepe selvatici, e dell’anitra

selvatica ripiena di riso, poi midollo di ossa di toro e ciliegie di bosco.

Poi l’Uomo si addormentò contento vicino al fuoco, ma la Donna restò ancora sveglia per pettinarsi i capelli.

Laggiù, nel bosco umido, tutti gli animali selvaggi si riunirono in un luogo da cui potevano vedere la luce del fuoco e si domandarono che poteva significare.

Allora il Cavallo scalpitò e disse:

«O animali amici e nemici, perché l’Uomo e la Donna hanno fatto nella caverna quella grande luce? Che male dovremo noi patire?»

Il Cane alzò il muso, sentì l’odore del montone cotto e disse:

«Andrò a vedere; credo che ci siano delle buone cose.

Gatto, vieni con me»

«Neppure per sogno» rispose il Gatto. «Io sono il Gatto che se ne va solo solo e tutti i luoghi sono uguali per me.

Non vengo»

«Allora, addio».

E il Cane se ne andò di buon passo.

Non aveva fatto che un piccolo tratto di strada, quando il Gatto disse fra sé:

«Tutti i luoghi sono uguali per me. Perché non dovrei andare a vedere anch’io? Vedo, osservo e me ne vado».

Così, piano piano, seguì il Cane e si nascose per sentire quel che avrebbe detto la Donna.

Quando il Cane giunse sulla soglia della caverna, alzò il

muso e annusò l’odore del montone cotto; la Donna lo sentì, rise e disse:

«O selvaggio figlio dei boschi selvaggi, che vuoi?»

Il Cane rispose:

«O mia nemica e moglie del mio nemico, che cos’è questo buon odore che si spande per i boschi?»

La Donna prese un osso di montone e glielo gettò dicendo:

«Assaggialo e lo saprai».

Il Cane rosicchiò l’osso, lo trovò migliore di tutte le cose che aveva fino allora mangiato, e disse:

«Dammene un altro».

Rispose la Donna:

«Se tu aiuterai l’Uomo alla caccia durante il giorno e se la notte custodirai questa caverna, io ti darò tanti e tanti ossi»

«Ah!» mormorò il Gatto «ecco una Donna molto furba, ma non tanto quanto me».

Il Cane entrò strisciando nella caverna, mise la testa sulle ginocchia della Donna e disse:

«O amica, moglie del mio amico, io assisterò l’Uomo alla caccia e custodirò la caverna»

«To’» disse il Gatto «che sciocco Cane!»

E se ne andò solo solo per i sentieri umidi del bosco selvaggio scuotendo la coda.

Ma non disse nulla a nessuno.

Quando l’Uomo si svegliò e vide il Cane, disse:

STORIA DEL GATTO ChE VA DA SOLO

«Che fa qui il Cane selvaggio?»

La Donna rispose:

«Non si chiama più Cane selvaggio, ma Primo amico. Egli sarà nostro amico per sempre e verrà con te alla caccia».

La sera seguente la Donna fece tagliare molta erba fresca e la seccò. L’erba sparse per l’aria un grato odore di fieno e la Donna si sedette accanto alla grotta e si mise a preparare una cavezza di cuoio.

Laggiù nel bosco, intanto, tutti gli animali si domandavano che cosa era avvenuto al Cane.

Alla fine il Cavallo disse:

«Andrò a vedere io. Gatto, vieni con me»

«Che!» esclamò il Gatto. «Io sono il Gatto che va solo solo e per me tutti i luoghi sono indifferenti. Non verrò».

Tuttavia seguì il Cavallo selvaggio, piano piano, a passi vellutati, e si nascose per vedere e per udire.

La Donna sentì venire il Cavallo e disse:

«Ecco il secondo animale. Che vuoi, selvaggio figlio del bosco?»

Il Cavallo rispose:

«Voglio sapere dov’è il Cane selvaggio».

La Donna rise, lo guardò, poi disse:

«Tu non sei venuto per il Cane, ma per il fieno che odora tanto»

«È vero» disse il Cavallo «dammene»

«Io ti darò l’erba meravigliosa se tu metti questa cavezza».

Il Cavallo selvaggio chinò la testa e la Donna gli mise la cavezza.

«O padrona, moglie del mio padrone, io ti servirò se tu mi darai sempre quell’erba meravigliosa»

«Ah!» disse il Gatto «ecco un Cavallo molto sciocco».

E se ne andò solo solo scuotendo la coda.

Quando l’Uomo e il Cane ritornarono dalla caccia, dissero:

«Che fa qui il Cavallo selvaggio?»

La Donna rispose:

«Non si chiama più Cavallo selvaggio, ma Primo servitore. Esso ci porterà da un posto all’altro e tu potrai cavalcarlo quando vai alla caccia».

Il giorno dopo, tenendo la testa bassa affinché le sue corna non urtassero nei rami degli alberi, la Mucca selvaggia venne alla caverna. Il Gatto la seguì, e si nascose come aveva fatto le altre volte; e tutto andò come le altre volte. E quando la Mucca selvaggia ebbe promesso di dare il suo latte alla

Donna ogni giorno, in compenso dell’erba meravigliosa, il Gatto se ne ritornò nelle foreste umide e selvagge agitando la coda, camminando solo solo appunto come le altre volte. E come aveva sempre fatto, non disse nulla a nessuno.

E quando l’Uomo, il Cavallo e il Cane ritornarono a casa dalla caccia e l’Uomo fece la stessa domanda delle altre volte, la Donna rispose:

«Non si chiama più Mucca selvaggia, ma Prima dispensatrice di buon cibo. Essa ci darà sempre del buon latte

STORIA DEL GATTO ChE VA DA SOLO

tiepido ed io l’accudirò mentre tu, il Primo amico e il Primo servitore andrete a caccia».

Il giorno dopo il Gatto stette a spiare se qualche altro animale selvaggio andasse alla caverna, ma non vide nessuno.

Allora ci andò da solo, scorse la Donna che mungeva la mucca, vide il chiarore del fuoco della caverna e sentì il buon odore del latte.

Disse il Gatto:

«Dov’è la Mucca selvaggia?»

La Donna rise e gli rispose:

«Animale selvaggio, ritorna nel bosco. Noi non abbiamo più bisogno né di amici né di servitori».

Il Gatto replicò:

«Io non sono né un amico, né un servitore. Desidero solo entrare nella vostra grotta»

«E allora perché non sei venuto con il Cane?»

Il Gatto s’irritò e rispose:

«Il Cane ha forse detto male di me?»

La Donna sorrise e rispose:

«Ma no, tu sei il Gatto che se ne va solo solo, non sei né amico né servitore. Vattene, dunque».

Il Gatto fece finta di rimpiangere le cose dette e soggiunse:

«Non entrerò mai nella grotta? Non potrò accovacciarmi accanto al fuoco che tiene così caldo? Non berrò mai il latte tiepido e bianco? Voi siete molto buona e molto bella, non dovreste fare a meno d’un Gatto!»

«Sapevo di essere saggia» disse la Donna «ma bella no. Ebbene, facciamo un patto. Se io dirò una parola in tua lode, tu potrai entrare»

«E se ne dirai due?»

«Non credo che potrà avvenire; ma se le dirò, potrai metterti accanto al fuoco»

«E se ne dirai tre?»

«È impossibile, ma se avverrà, potrai bere il latte tiepido e bianco tre volte al giorno, per sempre».

Il Gatto fece la gobba e disse:

«Ricordati di quanto hai promesso». E se ne andò.

Se ne andò lontano lontano, in mezzo al muschio umido del bosco e per lungo tempo non si fece vedere. Ma il Pipistrello, il piccolo Pipistrello che dormiva a testa in giù nella caverna, sapeva dove il Gatto si nascondeva e ogni sera andava ad informarlo di ciò che accadeva.

E una sera gli disse:

«C’è un Bimbo nella grotta: bello, roseo, grassoccio. La Donna non ha cure che per lui»

«Ah!» mormorò il Gatto. «E che cosa piace al Bimbo?»

«Gli piacciono le cose tenere, lisce e molli; e vuole che si giochi con lui»

«Bene» esclamò il Gatto. «È venuta la mia ora».

La sera appresso attraversò le foreste umide e selvagge e se ne stette nascosto presso la caverna fino all’alba, e vide il Cane, il Cavallo e l’Uomo uscire per la caccia.

Rimase immobile vicino alla grotta finché non vide la

STORIA DEL GATTO ChE VA DA SOLO

Donna portar fuori il Bimbo, dargli un pugno di sassi per giocare e andarsene a preparare il pranzo.

Il Bimbo piangeva, piangeva.

Allora il Gatto mise avanti la zampina vellutata e gli toccò la guancia. Poi si sfregò contro i ginocchi grassocci del Bimbo e con la coda gli fece il solletico sotto il mento. E il Bimbo rise.

La Mamma, udendolo ridere, ne fu lieta.

Allora il Pipistrello disse:

«O padrona, moglie del mio padrone, vieni a vedere il Gatto che gioca col tuo Bambino»

«Sia benedetto!» pronunciò la Donna.

In quello stesso istante il Gatto entrò nella caverna dicendo:

«Tu hai pronunciato una parola in mia lode; dunque posso entrare nella grotta e restarci».

La Donna s’irritò, strinse le labbra, prese la conocchia e si mise a filare.

Intanto il Bimbo piangeva e strillava.

«Dammi il gomitolo» disse il Gatto «e io farò ridere il tuo Bambino»

«Te lo do perché non ne posso più» disse la Donna «ma non te ne sarò grata».

Il Gatto si mise a rincorrere il gomitolo, a far mille sal-

ti, mille moine, tanto che il Bimbo smise di piangere e cominciò a ridere forte forte, così come aveva pianto.

Il Gatto allora fece le fusa e il Bimbo s’addormentò.

La Donna guardò il Gatto, stretto tra le braccia del suo Bambino, e disse:

«Bravo. Tu sei molto abile, mio caro Gatto».

Subito un gran fumo riempì la grotta, e quando il fumo fu dissipato, il Gatto era accovacciato accanto al fuoco.

«Tu hai pronunciato una seconda parola di lode per me; dunque io potrò stare, finché mi piacerà, accanto al fuoco nella tua grotta».

La Donna fece il broncio e giurò in cuor suo di non pronunziare mai la terza parola.

Tutto era tranquillo nella grotta quando un piccolo Topo, un Topino grande come un uovo, uscì fuori da un buco e attraversò la grotta correndo.

«Aiuto! Aiuto!» gridò la Donna saltando su una panca vicino al fuoco.

Il Gatto, con un salto solo, acciuffò il Topolino. Allora la Donna disse:

«Grazie, grazie molte. Tu sei più bravo del Cane».

Appena pronunziate queste parole la pentolina del latte, che era davanti al fuoco, si ruppe e il Gatto si mise a leccare il latte tiepido e bianco nei cocci.

«O Donna, tu hai pronunciato la terza parola in mia lode ed io potrò bere il latte tiepido e bianco, tre volte al giorno, nella tua grotta».

STORIA DEL GATTO ChE VA DA SOLO

La Donna sorrise, gli diede dell’altro latte e gli disse:

«Tu sei abile quanto un Uomo. Ma ricorda che tu hai concluso il patto solo con me. Che diranno l’Uomo e il Cane quando ritorneranno?»

«Che importa?» disse il Gatto. «Se io potrò stare nella grotta, scaldarmi al fuoco, bere il mio latte tre volte al giorno, poco m’importerà dell’Uomo e del Cane».

Quella sera, quando l’Uomo e il Cane ritornarono nella caverna, la Donna narrò loro del patto, mentre il Gatto sedeva accanto al fuoco e sorrideva.

Allora l’Uomo disse:

«Tutto questo va bene, però il Gatto selvatico non ha fatto nessun patto né con me, né con gli altri Uomini che verranno dopo di me».

Detto ciò si tolse gli stivali e prese la piccola accetta di pietra (che fan tre); prese anche un pezzo di legno e un’ascia (che in totale fanno cinque) e li mise in fila dicendo:

«Ora noi faremo il nostro patto. Se tu non acchiapperai sempre tutti i Topi quando sarai nella caverna, io ti tirerò appresso questi cinque oggetti quando ti vedrò, e così faranno tutti gli Uomini che verranno dopo di me»

«Ah!» esclamò la Donna che aveva tutto ascoltato «il Gatto è molto abile, ma non quanto il mio Uomo!»

Il Gatto contò i cinque oggetti (che avevano un aspetto molto bitorzoluto) e disse:

«Acchiapperò sempre i Topi quando sarò nella grotta;

tuttavia ricorda che io sarò sempre il Gatto che se ne va solo solo e che tutti i luoghi sono uguali per me»

«Non quando io ti sarò vicino!» esclamò l’Uomo risentito. «Se tu non avessi detto queste ultime parole, io avrei messo da parte tutte queste cose per sempre; ora invece, ogni volta che ti incontrerò, ti lancerò contro i miei stivali e la mia piccola ascia di pietra. E così faranno tutti gli Uomini che verranno dopo di me».

Quando l’Uomo ebbe finito di parlare, il Cane, che fino allora aveva taciuto, disse:

«Aspetta un momento. Non hai fatto patti né con me, né con tutti i Cani che verranno dopo di me».

Sghignazzò mostrando i suoi denti e proseguì:

«Se tu non sarai sempre cortese col Bambino mentre io sarò nella caverna, ti correrò dietro finché non ti abbia preso, e quando ti avrò preso ti morderò, e ti perseguiterò fin sugli alberi tutte le volte che t’incontrerò. E così faranno tutti i Cani che verranno dopo di me»

«Ah!» mormorò la Donna che aveva ascoltato attentamente «il Gatto è furbo, non però quanto il Cane!»

Il Gatto contò i denti del Cane (ed erano forti ed aguzzi), e disse:

«Io sarò sempre gentile col Bambino quando sarò nella grotta; però esso non dovrà mai e poi mai tirarmi troppo forte la coda. Tuttavia ricorda: io sarò sempre il Gatto che se ne va solo solo e che tutti i luoghi sono uguali per me»

«Non però quando io ti sarò vicino!» esclamò il Cane

STORIA DEL GATTO ChE VA DA SOLO

stizzito. «Se tu non avessi aggiunto queste ultime parole, io mi sarei chiuso la bocca per sempre, ma ora, invece, ogni volta che t’incontrerò ti costringerò ad arrampicarti sugli alberi. E così faranno tutti i Cani che verranno dopo di me».

Allora l’Uomo lanciò contro il Gatto i suoi stivali e la piccola ascia di pietra (che fan tre) e il Gatto scappò fuori della caverna, ma il Cane continuò a rincorrerlo finché lo costrinse ad arrampicarsi su per gli alberi.

* * *

Da allora in poi, tre Uomini su cinque tirano sempre degli oggetti al Gatto e ogni Cane che si rispetti lo insegue fino a farlo arrampicare sugli alberi.

Ma anche il Gatto mantiene, da parte sua, il patto.

Acchiappa i Topi ed è gentile coi Bambini quando è in casa (ma soltanto fino a quando essi non gli tirano troppo forte la coda).

Ma nelle notti di luna esso si ricorda di essere il Gatto che va solo solo e per il quale tutti i posti sono uguali. Allora esce dai selvaggi umidi boschi, e sale sugli alberi umidi e selvaggi o sui tetti umidi e selvaggi agitando la coda selvaggia, camminando sempre solo nella più selvaggia delle solitudini.

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Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di febbraio 2022

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Una collana di classici avvincenti e storie senza tempo con cui scoprire il piacere della lettura. Opere fondamentali, trame appassionanti, testi chiari e concisi per arricchire l’apprendimento scolastico. Collezionali tutti!

Storie proprio così

Com’è spuntata la gobba al Cammello? Perché il manto del Leopardo è maculato? Per quale ragione la proboscide dell’Elefante è tanto lunga? Com’è nata la scrittura? Le Storie proprio così di Rudyard Kipling trovano una spiegazione magica e fiabesca a questi e molti altri interrogativi. L’osservazione della natura selvaggia diventa la poetica via d’accesso per scoprire non solo le peculiarità degli animali ma anche la legge morale dell’uomo che li osserva.

• Focus di approfondimento sulla vita e le opere di Rudyard Kipling

• Ritratto di Alberto Manzi, il Maestro d’Italia disegni di Beatrice Galli

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