E all'improvviso Chicago

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Dal percorso di allenamento sulla strada del “Buoncammino” alle maratone in ogni parte del mondo, l’asfalto ha sempre lo stesso colore grigio! ... Ma se alzi un po’ gli occhi ed apri la mente, la realtà che ti circonda si tinge di mille colori ...

Filippo Ragone

GRAFICA



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“Ho una mezza intenzione di iscrivermi alla maratona di Chicago... Vuoi venire anche tu?...”. . La domanda a bruciapelo me la rivolge Nicola, uno stacanovista delle maratone internazionali, nello spogliatoio della piscina che entrambi frequentiamo, all’Empire Sport Center di Altamura, a mezzogiorno di un giorno qualunque, mentre esco dalla doccia dopo una rilassante nuotata e mi accingo a “rituffarmi” nel mio lavori di architetto, . libero professionista. Chicago!... la terza metropoli degli Stati Uniti d’America... la città di Al Capone e di Ernest Hemingway... ma soprattutto del mio Maestro professionale, Frank Lloyd Wright: il più talentuoso architetto della prima metà del secolo scorso, massimo esponente dell’Architettura organica fondata sulla ricerca dell’armonia tra uomo, natura e spazio costruito; punto di riferimento nei miei studi universitari ed ispiratore di gran parte della . mia successiva progettazione architettonica. “Ti faccio sapere”, rispondo a Nicola, ma in cuor mio ho già deciso: non posso farmi sfuggire questa occasione! Era dai tempi dell’Università che desideravo visitare questa città e le opere architettoniche che hanno segnato la Storia dell’Architettura Moderna, quella che ha caratterizzato il 20° secolo. Per una serie di impedimenti, non ero ancora riuscito a realizzare questo doveroso arricchimento culturale e professionale. . Ora finalmente è arrivato il momento, ... però mi tocca anche impostare un’adeguata preparazione atletica per onorare al meglio la maratona... e già mi immedesimo in un leone della Cattedrale di Altamura, pronto a ruggire! . Dopo anni di sofferenze nella semplice deambulazione, segnati da interminabili cicli di trattamenti specialistici per il riassorbimento delle infiammazioni in atto nelle mie gambe, ed il consiglio di alcuni medici ad appendere le scarpe al chiodo per evitare guai peggiori, la decisione di cimentarmi di nuovo in una grande maratona internazionale, dopo aver corso a New York nel 2004, poteva apparire da un lato un azzardo, ma dall’altro mi offriva lo stimolo per uscire definitivamente dal tunnel della sfiducia nelle mie possibilità di ritorno all’attività agonistica, considerata anche la mia età.


ALTAMURA: I tesori del Centro Storico I leoni della Cattedrale

Porta Bari - Palazzo Viti / Del Balzo

I Claustri

Set del film “Pane e libertà” Corso Federico II di Svevia La Cattedrale federiciana dell’Assunta

Piazza Duomo


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Per fortuna, già qualche mese prima della proposta di Nicola, avevo cominciato a seguire un programma alimentare per la perdita del sovrappeso accumulato negli ultimi 3-4 anni di scarsa attività motoria in conseguenza degli infortuni agli arti inferiori (infiammazioni ai tendini, menischi usurati, caviglia slogata, ecc.); programma alimentare abbinato ad una costante e variegata attività fisica, distribuita tra palestra, piscina e corsa all’aperto, per recuperare . un tono muscolare accettabile, oltre ad una riduzione della massa grassa. Risultato: 7-8 chili di sovrappeso smaltito in tre mesi, peso forma raggiunto, muscolatura tonica ed armonicamente sviluppata in tutto il corpo, l’odiato girovita finalmente domato, ventre piatto con addirittura un effetto “tartaruga soft”, valori ottimali segnati dalle misurazioni sulla bilancia impedenziometro, analisi del sangue e delle urine nella norma, ma soprattutto una piacevolissima . sensazione di benessere psico-fisico (”mens sana in corpore sano!”). Per poter correre una maratona, però, bisogna impostare un programma di allenamento specifico, stabilendone i tempi ed i modi in funzione delle mie attuali condizioni fisiche e dei risultati che intendo raggiungere, adottando opportuni margini di sicurezza per evitare gli infortuni che mi sono capitati in passato e da cui sto faticosamente uscendo.

La preparazione atletica Il percorso lungo il quale da anni mi alleno si sviluppa fuori città, sulle colline che formano l’altopiano dell’Alta Murgia. La partenza e l’arrivo è il Santuario dedicato alla “Madonna del Buoncammino” (nome beneaugurante!), a circa tre chilometri dal centro di Altamura, dove è possibile parcheggiare l’auto nel piazzale antistante la piccola antica Cappella, meta di fedeli che partecipano alle funzioni e devoti alla Madonna del Buoncammino (nei locali adiacenti alla Cappella sono esposti gli ex-voto per grazia ricevuta). . Sul piazzale si affaccia anche un ben attrezzato Centro di assistenza per soggetti non autosufficienti e, da poco, una grande sala per adunate religiose e convegni. . Alle spalle del Santuario c’è una provvidenziale fontanella di acqua potabile (con il pozzetto di scarico perennemente intasato!), dove potersi rinfrescare ed abbeverare dopo l’allenamento, ed un boschetto di conifere che offre ossigenazione e refrigerio nelle giornate più assolate. . Lungo la strada suggestiva che dal Santuario sale verso l’altopiano murgiano, sono, di anno in anno, in numero crescente i miei concittadini che si cimentano nell’attività motoria alla ricerca di un benessere psico-fisico. La “fauna” dei

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CORSA E PALESTRA : BINOMIO PERFETTO

Luca Pinto (a sinistra) mentre corre al “Buoncammino”

ALIMENTAZIONE CORRETTA NELLO SPORT Non esistono alimenti che possono far vincere una gara, ma esistono molti alimenti che possono farla perdere. Partendo da questo presupposto, dobbiamo innanzi tutto ricordare che tutto ciò che introduciamo nel nostro . organismo deve servire contemporaneamente: - come benzina (le calorie) . - come protezione (vitamine, minerali, fibre, antiossidanti) - per la regolazione termica (l’acqua delle bevande e quella contenuta nei cibi) . - per la continua manutenzione dei pezzi usurati (le proteine con i loro amminoacidi essenziali che . permettono il continuo rinnovamento dei tessuti). Almeno il 50-60% delle calorie che occorrono a ciascun individuo deve provenire dal gruppo dei carboidrati, non più del 30% dal gruppo dei grassi ed il restante 10-20% dal gruppo delle proteine. Lo sportivo può e deve mangiare abitualmente di tutto. . Le quantità saranno proporzionali al tipo di attività fisica che svolge. Inutile dire che quando l’attività fisica rallenta o cessa del tutto, è bene che l’ex atleta riduca proporzionalmente i suoi consumi alimentari, adeguandoli alle nuove abitudini. . L’apporto medio di 1,1 - 1,5 grammi/kg di proteine è sufficiente a mantenere il perfetto funzionamento delle masse muscolari e, per coloro che svolgono attività agonistica, la dose giornaliera consigliata può salire fino a 1,7 grammi per ogni kg di peso corporeo. . Alimenti proteici poveri di grassi sono: latte scremato, yogurt, carne magra, pesce, legumi, soia. .

Da tecnico, laureato in Scienze Motorie e responsabile di un centro sportivo come l’Empire Sport Center, pratico anche io la corsa “outdoor”. . Sembrerà un controsenso per chi potrebbe tranquillamente praticare lo jogging su un comodo e rilassante tapis roulant, ma lo svolgimento dell’una non esclude l’altra, anzi ritengo siano attività complementari per chi aspira ad uno stile di vita impostato sulla ricerca di un benessere psico-fisico. . Come me, evidentemente, la pensano anche i tanti frequentatori dell’Empire Sport Center che incrocio lungo le tortuose strade della Murgia. Un sano approccio alla corsa outdoor non può prescindere, infatti, da una adeguata preparazione fisica e da un’alimentazione controllata, che costituiscono i fondamenti per poterla svolgere ed apprezzare al meglio; altrimenti, la corsa all’aperto diventerebbe una vera a propria tortura fisica che, anziché portare beneficio, potrebbe causare danni alla salute. . Per intraprendere questa attività sportiva, è quindi imprescindibile effettuare prima una buona preparazione in palestra, con esercizi isotonici atti a irrobustire tutta la muscolatura scheletrica, in modo da evitare traumi indesiderati a muscoli ed articolazioni. . Per tutti coloro che volessero approcciarsi a questa disciplina sportiva, è necessario fare una netta differenza tra “jogging” e “footing”. . Lo jogging è una corsa leggera, dove la velocità è inferiore ai 10 chilometri all’ora, si impiegano circa 6 minuti per coprire un chilometro e l’energia necessaria viene ricavata bruciando zuccheri ed acidi grassi grazie all’ossigeno fornito dalla respirazione. . Il footing (attività consigliata per atleti più esperti), prevede, invece, una velocità che superi di gran lunga i 10 chilometri all’ora e l’energia necessaria viene ricavata bruciando carboidrati sotto forma di ATP (adenosintrifosfato). . A seconda del tipo di attività svolta, occorrerà quindi una diversa preparazione fisica ed un corrispondente regime alimentare, binomio inscindibile che l’utente potrebbe facilmente realizzare all’interno di un centro sportivo come l’Empire, che vanta la presenza di istruttori qualificati e specialisti in grado di indicare un . percorso nutrizionale personalizzato.

Luca Pinto - Dott. in Scienze Motorie

Anche per i grassi è necessario evitare eccessi e conservare il giusto rapporto tra grassi animali e grassi vegetali. Un’attività sportiva costante deve essere il principio fondamentale affinché il nostro organismo mantenga costantemente durante tutto l’anno le percentuali giuste di grasso, massa magra, massa grassa ed acqua. . L’optimum lo si potrebbe raggiungere alternando uno sport aerobico, praticato per almeno due volte alla settimana per 60/70 minuti, ad una attività isotonica per altrettanti giorni. . Raccomando ai nostri lettori di farsi consigliare da preparatori e dietisti sportivi per non incorrere in squilibri alimentari dannosi per la salute.

Dott. Domenico Ludovico - Laureato in Scienze Dietetiche

Riceve presso l’Empire Sport Center


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podisti amatoriali è molto variegata: giovani e meno giovani, uomini e donne, esperti e principianti, di ogni livello sociale, si incrociano, si rincorrono, si scambiano saluti ed informazioni, come in un via-vai di formiche al lavoro: sono infatti i discendenti (non so quanto degni!) di quel “Popolo di formiche” raccontato quasi un secolo fa dall’illustre scrittore e politico compaesano . Tommaso Fiore. I primi due chilometri del percorso sono frequentati anche da tranquille signore, decisamente in carne, che passeggiano o trotterellano nell’illusione, forse, di poter smaltire qualche chilo di troppo; ma l’unico risultato tangibile per loro rimane una sana boccata d’aria pura ed il bottino di erbe selvatiche commestibili (cardoncelli, cicorielle, asparagi, ecc.) o di lumache (dopo i periodi di pioggia) raccolto nei prati circostanti; nella stagione autunnale, poi, la ricerca si concentra sui prelibati funghi cardoncelli con cui condire un bel piatto di orecchiette o di capunti fatti in casa. . Questo è il tratto, in leggera pendenza, che ripeto più volte come riscaldamento, prima di affrontare le salite che si inerpicano sulla cima delle colline per immergersi in una natura ancora incontaminata che custodisce tesori di inestimabile valore archeologico e naturalistico. Al secondo chilometro si trova, infatti, l’ingresso al Centro Visite dell’Uomo di Altamura in località Lamalunga. Qui, nel 1993, nelle cavità quasi inaccessibili di una grotta, un gruppo di speleologi locali scoprì uno scheletro umano di epoca preistorica, completo (caso unico al mondo!) di tutte le ossa fossilizzate che lo compongono. . Grande clamore suscitò in tutto il mondo questo rinvenimento, attirando studiosi di antropologia, . archeologi, giornalisti... Fu allestito, nei locali della vicina Masseria, un Centro Visite per la fruizione e lo studio del reperto attraverso un sistema di teleosservazione a distanza, in quanto l’angusta grotta che lo contiene è inaccessibile al pubblico. . Sistema all’avanguardia, a quell’epoca, intorno a cui si sarebbe dovuto sviluppare in breve tempo, da parte dell’Ente Pubblico (Comune di Altamura), una gestione competente, lungimirante e dinamica nei confronti anche degli aggiornamenti tecnologici che il mercato offriva. Gestione in grado, tra l’altro, di . favorire uno sviluppo turistico a vantaggio di tutta la città. Ma la storia di Lamalunga è lunga, molto più di una maratona, dove almeno, . dopo tanti sacrifici, hai la soddisfazione di raggiungere il traguardo! Lo dico con cognizione di causa, essendomi occupato come architetto della progettazione e della parziale realizzazione delle strutture di accoglienza turistica del sito: la maggior parte delle idee progettuali e delle buone intenzioni sono rimaste sulla carta, triturate dalle pastoie burocratiche e dall’insensibilità . culturale di chi aveva il dovere di gestirle.

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GIOVANNI SAPONARO

CHI FA SPORT VIVE DI PIU’ PERCHE’ PROTEGGE MEGLIO LA PROPRIA SALUTE La cultura dello sport amatoriale in questi anni Parlare dello sport e dei suoi benefici si è evoluta e modificata anche riguardo alle è importante perché si tratta di temi diverse discipline. che interessano l’intera comunità. Accanto alle discipline storiche, quali ad esempio Gli indubbi vantaggi che l’esercizio il calcio a 5, si sono creati altri movimenti, tra fisico porta ad ogni individuo che cui il più importante, in riferimento al numero lo pratica sono ormai attestati di partecipanti, è il running. dalle varie indagini e dai tanti studi Questa disciplina, ormai consolidatasi nel nostro effettuati in tale ambito. territorio, incrementa di anno in anno il numero A volte si tende a pensare allo sport di adesioni. come attività finalizzata ad un mero Il running è lo sport per tutti e fa bene a tutti. aspetto estetico ma, senza dubbio, In tutte le stagioni e nel corso dell’intera giornata il vantaggio maggiore dato dalla cura si vedono gruppi organizzati, o anche singoli del nostro corpo è strettamente atleti, che praticano questo sport, con molta connesso ad un generale e salvifico passione ed abnegazione, in alcune zone della benessere psicofisico che vede una nostra città dove vi sono vari percorsi ormai significativa riduzione del rischio considerati dagli atleti itinerari podistici. di malattie cardiovascolari. Purtroppo, bisogna registrare una carenza In un momento storico dove i ritmi di vita sono strutturale per la pratica del running in quanto, sempre più frenetici, riuscire a dedicare al momento della progettazione dei nostri quotidianamente 1 o 2 ore all’attività sportiva impianti sportivi, risalenti quasi tutti agli anni apporta innegabili benefici: riduce lo stress, ‘80, non si è tenuto conto (e forse non si poteva aumenta le difese immunitarie e nello stesso prevedere) dello sviluppo di questa disciplina. tempo favorisce la socializzazione con altri L’ambiente ideale per questa pratica sportiva appassionati di sport. La sensibilizzazione alla rimane, dunque, il parco pubblico attrezzato. pratica sportiva, inoltre, determina una maggiore Molto suggestiva sarebbe la creazione di un attenzione ad aspetti importanti della vita percorso podistico naturalistico che permetta quotidiana quali l’alimentazione, la salute, la all’atleta di poter praticare l’attività sportiva al prevenzione e anche la tutela dell’ambiente in riparo dal traffico cittadino, godendo dei nostri cui viviamo. paesaggi murgiani. Gli sport, sia individuali che di squadra, con le Mi piacerebbe, inoltre, sottolineare con enorme loro specificità, hanno la medesima valenza, piacere un dato molto importante: la maggior apportando uguali benefici. parte degli atleti, prima di iniziare un’attività Uno per tutti è la funzione aggregante da essi sportiva annuale, si sottopone a controlli e visite esercitata, fondamentale per una reale che ne accertino l’idoneità fisica agli sforzi da convivenza civile, in quanto trasmettono i valori sostenere, favorendo così l’attività di prevenzione di una sana competizione, della cooperazione e e di tutela della salute. L’auspicio è che il movimento del rispetto delle regole, basilari per una serena sportivo possa continuare a crescere attraverso aggregazione sociale. la sensibilizzazione di tutte le fasce d’età alla Questi valori sicuramente si ritrovano nello attivita motoria. Il mio auspicio è che Enti Locali sport amatoriale. e Amministrazione Statale destinino risorse Negli ultimi anni, ed in particolare nell’ultimo importanti ad investimenti per creare strutture decennio, si è assistito, infatti, ad una diffusione adeguate ed aree attrezzate con particolare esponenziale dello sport amatoriale che ha attenzione alle nuove esigenze di un movimento assunto dimensioni molto importanti e tende sportivo in continua evoluzione, perché: sempre più ad aumentare. LO SPORT E’ VITA, MA E’ ANCHE CULTURA L’informazione sui benefici da esso esercitati ATTRAVERSO CUI MISURARE E INCREMENTARE ha senza dubbio contribuito, ma, a mio avviso, IL SENSO CIVICO DI UNA CITTA’. i risultati psicofisici tangibili hanno creato un “movimento a catena” che induce un numero Giovanni Saponaro sempre maggiore di persone ad avvicinarsi all’attività sportiva non agonistica. Assessore allo Sport e Cultura del Comune di Altamura


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Altro tesoro, stessa sorte: le Orme dei dinosauri. A pochi chilometri dal mio percorso di allenamento, in località Pontrelli, in una vecchia cava dismessa pronta ad essere riutilizzata come discarica di rifiuti, nel 1999 avviene un’altra scoperta sensazionale di rilevanza mondiale: un ricercatore si accorge, per puro caso, che la superficie portata alla luce dalla vecchia attività di estrazione di pietra calcarea presenta innumerevoli buche fossilizzate. Ad uno studio più approfondito, quelle buche si rivelano essere orme di dinosauri risalenti al periodo Cretacico (circa 70 milioni di anni fa). Migliaia di impronte appartenenti a cinque diversi gruppi di rettili preistorici. E’ il giacimento di “orme di . dinosauri” più ricco del mondo! Altamura sta diventando la Mecca dell’archeologia! Ne parlano i giornali e le televisioni; gli ambienti scientifici sono in subbuglio... Turisti e studiosi di tutto il mondo arrivano da queste parti per esaminare la paleo-superficie... ma trovano la porta chiusa!... Infatti, dopo i primi tre anni di apertura al pubblico (in modo approssimativo) da parte della Proprietà del sito, iniziano i balletti di competenza e le schermaglie, che continuano tuttora, tra Amministrazione Comunale, Soprintendenza Archeologica e Proprietà del sito, mentre la cava viene chiusa, abbandonata al suo destino ed oggi versa in condizioni di degrado. Le orme a suo tempo portate alla luce, in mancanza di adeguate opere di protezione, si stanno deteriorando a causa delle intemperie atmosferiche... dopo aver impiegato 70 milioni di anni per arrivare intatte fino a noi! E che dire del Parco Nazionale dell’Alta Murgia? Anch’esso foriero di sviluppi turistico-ricettivi e del relativo indotto ma, dopo un lungo e tribolato iter costitutivo conclusosi nel 1998, ha una gestione che stenta a decollare tanto che ad oggi l’Ente . Parco è sotto commissariamento. Insomma, non si è riusciti finora a sfruttare tutte queste opportunità per diversificare le fonti di reddito di una comunità che deve fare i conti con un territorio impervio ed . avaro di frutti. “Non si vive di solo pane!”, nemmeno se si tratta del rinomato “Pane di Altamura”, unico pane in Italia insignito del marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta). Infatti, entrata in crisi l’industria del salotto, la filiera del pane non è in grado, da sola, di risollevare le sorti dell’economia locale; una valida alternativa poteva essere la naturale vocazione turistica di questo territorio. Ma “Uomo di Altamura”, “Orme dei dinosauri” e “Parco Nazionale dell’Alta Murgia”, cavalli di battaglia di ogni campagna elettorale, hanno prodotto finora solo progetti di sviluppo turistico vanificati dall’incuria, dall’incompetenza e dai cronici ritardi della politica locale e nazionale, con la complicità degli Enti preposti alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio archeologico.

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Patologie del piede sportivo Le patologie del piede sportivo sono lesioni micro-traumatiche dovute ad un abnorme o eccessivo utilizzo del piede. Il piede risulta obbligato ad agire secondo moduli funzionali diversi da quelli normali, tanto da rimanerne influenzato e subire sollecitazioni capaci di provocare una patologia unica ed esclusiva. . Questa alterata fisiologia cui soggiace il piede, dipende sia dal tipo di azione del gusto sportivo (piede del marciatore) sia dalla calzatura sportiva che troppo spesso non rispetta la morfologia del piede. . La rapidità e gravità delle lesioni sono condizionate e potenziate da altri fattori:

Dott. Giuseppe Dirienzo ortopedico

. A. Età sportiva dell’atleta. B. I terreni di gara e di allenamento (i terreni rigidi di conglomerato plastico favoriscono . lesioni da sovraccarico). C. Le malformazioni di altri distretti corporei, che si ripercuotono sul piede (ginocchio vago, . varo, extra-torsione tibiale, tibia vara). D. Le deformità del piede stesso (piede valgo, piede cavo pronato, alluce valgo, deformità delle dita, mal accostamento dei metatarsi). IL PIEDE DEL MARCIATORE Nella maratona, fondo e mezzofondo, l’atleta è obbligato a “serrare il passo” per ragioni di stile, rendimento e tecnica. L’ ”angolo del passo” è annullato e le sollecitazioni del carico, che in condizioni normali agiscono sulla testa del 1° metatarso, nella marcia si scaricano invece prevalentemente sulla testa del 2° metatarso, mentre il tallone subisce impatti ripetuti ed esagerati. Ne deriva che il piede viene sottoposto a richieste funzionali qualitativamente e quantitativamente differenti da quelle usuali, per cui, perdurando costantemente e per tempi prolungati, si viene a creare una patologia di sovraccarico le cui manifestazioni cliniche più usuali sono le seguenti: 1. 2. 3. 4. 5.

Metatarsalgia testa 2° metatarso. Fratture metatarsali da durata. Talalgia planare. Sovraccarico dalla 1^ testa metatarsale per meccanismo antalgico e muscolare. Sesamoide dei marciatori.

Il trattamento delle metatarsalgie prevede l’adozione di solette con sostegno retro-calcagnare per ridurre la pressione sulla testa del metatarso implicato.

ESEMPIO DI ESAME DI BIOMETRIA DIGITALIZZATA PER LA VALUTAZIONE DELLA POSTURA


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Il tutto tra lo sconcerto dei molti turisti stranieri con cui ho avuto modo di parlare presso il Centro Visite di Lamalunga, i quali non riescono a comprendere le ragioni di tanto disinteresse delle Istituzioni locali verso Beni di rilevanza mondiale..., mentre i turisti italiani sanno già come vanno le cose qui da noi! . Dopo il secondo chilometro del mio percorso di allenamento, quando la strada comincia a salire ed il gioco si fa duro, la popolazione femminile dei runners si “assottiglia”... nel senso che si incontrano prevalentemente donne dal fisico più asciutto e con uno spirito sportivo più determinato. . Tra il terzo ed il quarto chilometro, da circa due anni, a ridosso del muretto che costeggia la strada, è stato allestito un modesto ma significativo ceppo in ricordo di Sefora, una sfortunata ragazzina di 15 anni, che ha concluso prematuramente la sua esistenza schiantandosi in motorino contro quel muretto di pietre a secco ingrigito dal tempo e troppo vicino al ciglio della strada per consentire vie di scampo. Frasi di affetto sono stampate sulle stesse pietre che ne hanno causato la morte. E’ “l’angelo dei podisti”; orsacchiotti di peluche e mazzi di fiori di stoffa, miracolosamente indenni dall’azione devastatrice di agenti atmosferici, animali selvatici e vandalismo umano, circondano una grande foto che ne ritrae il volto velato di tristezza: la dolcezza del suo sguardo induce il passante ad una riflessione sulla precarietà dell’esistenza... . Al quinto chilometro si trova la dolina carsica del Pulo, altro sito di attrazione turistica; una depressione profon da circa 100 metri e del diametro di circa 550 metri, formatasi in epoca remot a per l’erosione causata dalle acque sotterranee alla calotta di una grotta, provocandone il crollo. Questo sito di interesse naturalistico è stato sempre lasciato in uno stato di abbandono e di degrado, sminuendone l’attrattività turistica; solo recentemente è stato ripulito ed attrezzato co percorsi ed aree di sosta, ma la piaga del vandalismo non si è fatta attendere per lasciare il segno, compromettendo anche la già insufficiente ed inadeguata segnaletica stradale, tanto che spesso mi sono trovato a dare indicazioni a turisti disorientati. Il Pulo è frequentato anche da speleologi ed arrampicatori in cerca di emozioni forti, nonché da coppiette, in macchina, in cerca di intimità... (anche quelle sono emozioni forti!). Dopo il quinto chilometro, la rappresentanza femminile cala decisamente ed è costituita, praticamente, solo da alcune delle già poche top runners locali. . Anche la categoria maschile dei runners comincia a diradarsi dopo il quinto chilometro fino quasi a scomparire verso il decimo, quando si attraversa il bosco di Parco La Mena che corona la sommità dell’altopiano. Rimangono solo i ciclisti a solcare la strada con il sibilo caratteristico delle loro biciclette da corsa, spesso a gruppi, attrezzati di tutto punto, con divise coloratissime e sponsorizzate come corridori professionisti. .

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I SAPORI DELLA MURGIA

Tagliolini e cicerchia Ingredienti per 4 persone: 250 gr. di tagliolini fatti in casa, 150 gr. di cicerchia sterilizzata. Preparazione: la sera prima mettere a bagno la cicerchia; il giorno seguente cuocerla con acqua pulita per circa 3 ore; calare i tagliolini e farli cuocere a fuoco lento per circa 7 minuti; soffriggere la cipolla tagliata a fette, aggiungerla alla cicerchia precedentemente cotta ed unire il tutto ai tagliolini scolati. . Volendo, si può aggiungere mollica soffritta di Pane di Altamura. .

Orecchiette (o capunti), funghi e salsiccia Ingredienti per 4 persone: 250 gr. di orecchiette o capunti fatti in casa, funghi Cardoncelli della Murgia e salsiccia di maiale “a punta di coltello” (quantità a piacere), olio extravergine d’oliva, passata di pomodoro, sale, aglio ed un pizzico di peperoncino. Preparazione del sugo: soffriggere la salsiccia in olio con uno spicchio d’aglio; successivamente aggiungervi i funghi bolliti precedentemente; togliere l’aglio dopo aver soffritto con funghi e salsiccia; versare il tutto in una pentola con passata di pomodoro e sale; far cuocere a fuoco lento per circa 1 ora. . Preparazione del piatto: a metà cottura del sugo, calare la pasta e farla cuocere a fuoco lento per circa 7 minuti; scolare la pasta, formare le porzioni e condire versando sopra il sugo, oppure saltare in padella pasta e sugo prima di fare le porzioni.

Pecora alla rizzàul Ingredienti: carne di pecora magra, condimenti (formaggio pecorino, sedano, peperoncino, finocchietto selvatico, patate, cipolle, pomodori, carote, sale, verdure di stagione assortite). Preparazione: tagliare a pezzi la carne e mescolarla con tutti i condimenti; versare il tutto in una “rizzaul” (brocca di terracotta), chiudere ermeticamente l’imboccatura con un foglio di carta stagnola e cuocere al forno per 5 o 6 ore. Versare il tutto in una casseruola e servire caldo in “piatt cup” (piatti fondi) insieme al brodo formatosi con la cottura.

Pubblicità Panificio via dei Mille via Dei Mille, 88 tel. e fax 080.3112008 70022 ALTAMURA (BA)


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Siamo nel cuore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, dove la vegetazione spontanea domina incontrastata; il silenzio è assoluto, rotto solo dal cinguettìo degli uccelli e dal fruscìo degli animali selvatici che si muovono tra le sterpaglie; in alto nel cielo capita anche di scorgere qualche Falco Grillaio . (specie protetta) in perlustrazione. Non di rado mi imbatto in un gregge di pecore che invade la sede stradale, pallido ricordo di quel secolare fenomeno storico-sociale della “transumanza”, e rallento per rispettare le loro esigenze di pascolo; queste pecore, dopo aver fornito latte per il formaggio pecorino murgiano ed agnelli da “sacrificare” nel periodo di Pasqua, in tarda età finiranno per deliziare il palato umano rammollendo la loro carne ormai dura in una ricetta tipica locale: la “pecora alla rizzaul” (circa quattro o cinque ore di cottura in forno a legna, all’interno di un vaso di terrracotta, insieme al condimento di verdure assortite ed erbe aromatiche)... all’insegna del “Non si butta mai niente!”. Questa è infatti la filosofia tipica della civiltà contadina che ha saputo per secoli fare tesoro delle limitate risorse offerte da . questa terra. Poi è arrivata la civiltà industriale a stravolgere gli equilibri. Altamura, insieme alle vicine Matera e Santeramo, ha dato vita ad un distretto industriale che è presto diventato leader mondiale per la produzione del mobile imbottito in pelle: il salotto. Ora però il settore è in agonia per l’avvento dei cinesi, padroni ormai di tutta l’economia mondiale... ma non ancora in grado . di vincere una maratona internazionale! Altra presenza caratteristica, lungo il mio percorso di allenamento, sono i cani randagi o i cani-pastore al seguito di un gregge di pecore, verso i quali un gesto amichevole, abbinato ad un atteggiamento tranquillo e senza tentennamenti, può smorzare eventuali intenzioni aggressive. . Anche le vipere fanno parte dell’habitat murgiano. Sento il fragore dello strisciare nell’erba secca sul ciglio della strada; voglio illudermi che si tratti solo di lucertole, ma quando le vedo che attraversano l’asfalto proprio davanti a me, mi accorgo che ci sono anche loro, le velenose vipere della Murgia, con cui, a differenza dell’approccio con i cani, non ho alcuna intenzione di entrare in confidenza: un rapido incrocio di sguardi per “concordare” a chi spetta la precedenza (ma io la concedo sempre a loro, come faccio anche quando, in macchina, in moto o da pedone, incrocio una donna al volante: non per galanteria, ma per la mia incolumità!...) e poi via!... ognuno per la sua strada... Sempre meglio, comunque, di quelle “vipere umane” da cui bisogna costantemente guardarsi le spalle... .

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ALLENARSI CON INTELLIGENZA La corsa negli ultimi anni sta riscuotendo a livello amatoriale un notevole successo: è importante però non improvvisarsi corridori, ma praticare il running con la giusta consapevolezza. Bisogna partire dal presupposto, infatti, che mantenere la propria forma fisica allenandosi con costanza . aiuta a stare bene con se stessi e ad avere uno stile di vita sano ed equilibrato. Se abbiamo deciso di cominciare a correre, è bene seguire prima di tutto 5 semplici consigli per evitare spiacevoli inconvenienti durante i vari allenamenti, o ancor peggio, che negligenze . iniziali possano ripercuotersi sul proprio stato di salute anche a distanza di tempo. 1. Effettuare una serie di esami medici (esami ematochimici, visita medica) proprio per attestare il proprio stato di salute; . 2. Consultare un “esperto”, ovvero un tecnico per stabilire il tipo di allenamento più adatto ad ogni singolo maratoneta; . 3. Asociare all’attività fisica una corretta alimentazione; . 4. Indossare scarpe e abbigliamento adeguati; . 5. Effettuare un corretto riscaldamento prima di ogni allenamento e lo stretching alla fine. Nello specifico, analizzeremo più in dettaglio il punto 4. L’abbigliamento che si usa per la corsa dipende dalle condizioni climatiche. In estate, con temperatura ed umidità elevate, la sudorazione è molto intensa, per cui è opportuno correre con canotta (anche traforata) e pantaloncini, in modo da esporre gran parte del corpo all’aria per allontanare il calore in eccesso. NB: non si deve assolutamente correre con tute impermeabili o di nylon per sudare allo scopo di perdere peso. In primavera e autunno si può correre con maglietta e pantaloncini o, eventualmente, un giubbino da running. In inverno occorre utilizzare maglie termiche e giubbotto: è fondamentale l’utilizzo di abbigliamento tecnico per evitare di rimanere con l’umidità addosso e prendersi dei malanni. Molta attenzione va data alla scelta della scarpa: un buon paio di scarpe non serve per andare più forte ma per evitare tutta . una serie di disturbi a carico di tendini ed articolazioni. Il peso di una scarpa dovrebbe essere compreso tra i 300 ed i 400 grammi; dovrebbe avere una suola sufficientemente larga da offrire una buona stabilità e l’intersuola abbastanza morbida (ma non troppo) per ammortizzare bene l’impatto. La parte posteriore deve tenere ben ferma la caviglia mentre la zona dove poggia il tendine di Achille deve essere morbida e non stringere né creare pressioni. La suola è in funzione del tipo di terreno su cui si corre abitualmente:

C A

B D A.Tomaia B.Intersuola C.Retro piede D.Battistrada

Terreno erboso: ottimo per correre, morbido e naturale; è da evitare se bagnato o troppo sconnesso per il pericolo di una distorsione; il battistrada della scarpa (parte di suola che poggia sul terreno) deve essere ben artigliato per avere una buona presa sul terreno; . Asfalto: può essere un buon terreno di allenamento, anche se la sua superficie risulta abbastanza dura e l’impatto col terreno potrebbe causare problemi, specie all’inizio; in questo caso il battistrada della scarpa può non essere molto in rilievo; . Sterrato: anche se più faticoso dell’asfalto ma più morbido, rappresenta una buona alternativa perché attutisce bene l’impatto e non mette a rischio legamenti ed articolazioni. E’ importante anche saper correre: . Non correre sulle punte per non affaticare eccessivamente i polpacci; . Non arrivare a terra con il piede piatto “ciabattando”; Il passo deve essere una sorta di “rullata”: toccare terra prima con il tallone, poi spostare il peso del corpo sulla pianta del piede ed infine sulla punta nella fase di spinta; le ginocchia avanzano in modo naturale senza . movimenti eccessivi verso l’alto; . Le braccia assumono una posizione naturale a 90 gradi e mosse in modo coordinato con le gambe; . Le spalle non devono essere rigide e contratte; Le mani aperte in posizione naturale e non chiuse a pugno, per permettere un miglior ritorno del flusso sanguigno e una conseguente buona ossigenazione.

Mariateresa Stano - fisioterapista


E all’improvviso ...

CHICAGO !

. La prudenza mi consiglia di non spingermi oltre quando mi alleno da solo. In questo disabitato comprensorio, fuori dal tempo e dal mondo civile, non c’è neppure campo per il telefono cellulare (che porto sempre con me nel marsupio) ed in caso di necessità sarebbe impossibile mettersi in contatto con qualcuno. Non è un caso che in questa zona, anche recentemente, siano state commesse esecuzioni mortali nell’ambito della criminalità organizzata.

Dal Santuario alla sommità dell’Altopiano Murgiano si passa da quota 413 . a quota 500 metri s.l.m., con un differenziale di +87 metri. La via del ritorno, prevalentemente in discesa, si presenta quindi più agevole, anche se nelle gambe c’è già la fatica del tratto di andata in salita. Quando la condizione fisica lo permette, approfittando dei tratti in discesa, mi concedo il lusso di allungare la falcata ed aumentare la frequenza dei passi, provando . l’ebbrezza di correre come un keniano!!!... Respiro a pieni polmoni i sapori di questo lembo di terra, anche se alla fine di agosto l’aria si infarcisce con l’odore acre delle stoppie di grano bruciate prima dell’aratura; ammiro con inalterato stupore, nonostante li conosca a memoria, gli scenari che si dipanano davanti ai miei occhi, con la terra arida che si mescola alle rocce calcaree affioranti mentre la vegetazione spontanea, costituita dalla pseudo-steppa mediterranea e da alberi di roverella, si intreccia con i campi di grano che sfruttano il poco terreno fertile delle lame, in una tavolozza di colori che varia al mutare delle stagioni; mi gusto la piacevole sensazione del vento che mi accarezza la pelle rendendomi parte integrante di una natura selvaggia dal sapore arcaico. . Complici anche le più fresche giornate settembrine, la mia corsa è diventata agile e fluida, come forse mai prima d’ora, fino a darmi l’illusione di poter conquistare gli orizzonti in un battito di ciglia, ricalcando i sentieri percorsi circa 200.000 anni fa dal mio illustre antenato... l’inossidabile “Uomo di Altamura”... di cui sono stati rinvenuti i resti ossei, ancora perfettamente conservati in sito, nella grotta di Lamalunga, proprio sotto queste colline. .

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RISCALDAMENTO E STRETCHING Prima di iniziare una seduta di corsa è buona regola fare alcuni esercizi di mobilità articolare con movimenti controllati e mai forzati; poi è opportuno riscaldare muscoli ed articolazioni iniziando a camminare per 2-3 minuti, per poi passare alla corsa molto lenta per altri 2-3 minuti ed infine aumentare l’andatura. Terminata la corsa è opportuno fare alcuni esercizi di allungamento muscolare: lo stretching, se fatto bene e con regolarità, è ottimo per prevenire infortuni. Prima di iniziare un programma di stretching è importante seguire alcune elementari regole che potranno esservi di fondamentale aiuto nello svolgimento di questa pratica: 1. Evitare i molleggi, o rimbalzi, i quali possono provocare dei traumi anche importanti. . 2. Le condizioni ambientali in cui si svolge tale pratica devono essere confortevoli in maniera da garantire relax e concentrazione al tempo stesso. . 3. Mai confrontarsi con gli altri, perché lo stretching non è una competizione. Bisogna ricordare che la mobilità articolare può variare da un individuo all’altro. . 4. Durante le varie sedute allungare progressivamente, in maniera alternata, sia i gruppi muscolari agonisti che quelli antagonisti per ogni articolazione, senza far passare troppo tempo tra l’allungamento degli agonisti e quello degli antagonisti. fig.1: sollevare posteriormente la gamba e appoggiare l’avampiede su un supporto; più questo è alto, più l’esercizio risulta impegnativo; chi ha problemi di equilibrio può appoggiarsi ad un sostegno. . Serve per l’allungamento del quadricipite femorale. .

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fig.2: in stazione eretta, gambe semipiegate e divaricate quanto la larghezza delle spalle, flettere il busto in avanti appoggiando le mani a terra; mano a mano che ci alleniamo cercheremo di estendere sempre più le gambe. Serve per l’allungamento degli “ischio-crurali” (parte posteriore delle cosce). .

5. E’ importante non superare la soglia del dolore: rispettare l’ampiezza di movimento senza soffrire (a volte si pensa che più fa male e meglio è, . più risultati otteniamo). 6. Controllare le varie posture durante l’allungamento muscolare (far sì che ci si concentri tanto sull’ allungamento di un gruppo muscolare quanto sul corretto allungamento dei vari distretti non interessati . dall’allungamento stesso). fig.3 7. E’ importante respirare in maniera normale e tranquilla dal naso (né . trattenere il respiro, né respirare troppo rapidamente). 8. Particolare attenzione va posta a tutte le articolazioni che compongono la parte inferiore del busto, in particolare le articolazioni dell’anca, delle . ginocchia e delle caviglie. fig.4 9. Trovata la posizione di leggero allungamento muscolare, questa va . mantenuta per 15-20 secondi e ripetuta per 2-3 volte. fig.5

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Vi ho mostrato alcune posizioni di stretching in stazione eretta, proprio perchè se si va a correre all’aria aperta non sempre si dispone di un materassino per stendersi e allungarsi in posizione sdraiata. . Correre fa bene, ma correre con intelligenza è meglio... ...Buon allenamento !!!

Mariateresa Stano - fisioterapista

Le nuove leve del running amatoriale altamurano fanno stretching dopo l’allenamento appoggiandosi alla recinzione in ferro (da riverniciare!) davanti al Santuario “Madonna del Buoncammino”.


E all’improvviso ...

CHICAGO !

La partenza per Chicago si avvicina. Sono riuscito a svolgere una preparazione atletica senza infortuni grazie ad un attento dosaggio degli sforzi. Macinare circa 50 chilometri di allenamento alla settimana, negli ultimi due mesi, non è il massimo per una preparazione adeguata alla circostanza; avrei dovuto e potuto fare di più, ma la paura di bloccarmi per un infortunio mi ha frenato; è ancora fresco il ricordo del lungo calvario per recuperare le infiammazioni ai tendini ed ai menischi di entrambe le ginocchia, per cui la priorità era salvaguardare l’efficienza e l’integrità delle gambe, che devono sorreggermi fino alla fine dei miei giorni! . In ogni caso, 81 chili, con un’altezza di 1,77 metri, pur essendo il mio pesoforma, sono sempre troppi da scarrozzare per i 42 chilometri di una maratona, soprattutto per le mie fragili articolazioni; ed infatti, un medico ortopedico mi aveva da tempo sconsigliato di correre le maratone se ci tenevo alla salute: “Devi smettere di gareggiare! Se proprio non sai fare a meno di correre, limitati a qualche sgambata non agonistica di 5 o 6 chilometri al massimo! Ormai hai una certa età...”, consiglio che ho seguito per tre lunghi anni; poi è arrivata la proposta di Nicola per la maratona di Chicago e non ho saputo resistere; ho alzato decisamente l’asticella ed i test sulle lunghe distanze sono stati confortanti; prima 10, poi 12, 15, 20, 25 chilometri senza risentimenti muscolari o difficoltà deambulatorie postume. Alternate all’aumento del chilometraggio, le sedute di allenamento dedicate alle “ripetute”, le più rischiose per l’insorgere di infortuni, a velocità sempre più elevate. Infine, due “lunghissimi” di 32 chilometri portati a termine quasi senza difficoltà... Eh, sì... Perché c’è sempre il risentimento alla caviglia destra per una brutta distorsione procuratami scendendo le scale di casa tre anni fa, che ancora oggi mi crea problemi di appoggio e mi impedisce di assumere una più corretta postura durante . la corsa. L’uso di una cavigliera nelle sedute di allenamento ha evitato l’aggravamento della situazione; la userò anche in gara ma temo che non sarà sufficiente sulla . lunga distanza. Dovrò “architettare” qualcosa per evitare, durante la maratona, di farmi prendere dal furore agonistico, perdendo di vista la priorità assoluta: la mia . salute!... Ci penserò... . Si parte per Chicago!

La maratona di Chicago 09 ottobre 2011. Eccomi qui a Chicago, pronto a partire per questa entusiasmante avventura! Mi trovo nel bel mezzo di Grant Park, un immenso parco cittadino che rappresenta il cuore di questa metropoli, zona di partenza e di arrivo della maratona.

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CHICAGO, 09 ottobre 2011 La maratona vista da fuori

Moses Mosop - Kenya

Liliya Shobukhova - Russia


E all’improvviso ...

CHICAGO !

Da un lato posso ammirare gli avveniristici grattacieli del Loop (il “Laccio”, il centro direzionale della città) ancora immersi nelle tenebre ma illuminati da eleganti e suggestive luci colorate; dall’altro lato lo sguardo può estendersi fino ad intercettare il sole che sta sorgendo all’orizzonte delle calme e dolci acque del lago Michigan (grande quanto un quinto dell’intera Italia!) che lambiscono il lato orientale del parco. Sono le 6 e 30 del mattino, è ancora buio ed il popolo dei runners comincia ad affluire nelle aree dedicate a ciascun settore di partenza, per sistemarsi l’abbigliamento da gara, depositare la sacca degli effetti personali al centro di raccolta, fare riscaldamento . e stretching. In realtà, c’è poco da scaldare perché la temperatura, nell’ultima settimana, è stata molto elevata rispetto alle medie stagionali e si stima che oggi possa raggiungere o superare i 30°C, tanto che l’Organizzazione ha esposto la bandiera di “allerta giallo”, con il rischio che la gara possa essere annullata per il caldo eccessivo. Dopo essermi raccolto in contemplazione delle bellezze del creato e dell’ingegno umano, quando il sole ormai illumina la scena e comincia a far sentire il tepore dei suoi raggi, anch’io mi tolgo la tuta, consegno la sacca al deposito, mi allaccio le scarpe con doppio nodo (non voglio fare l’errore di partire con le scarpe slacciate, come a New York!), accendo la videocamera e mi accingo ad entrare nella griglia di . partenza... Sì, la videocamera!... E’ questa la strategia che ho “architettato” per non farmi prendere dal furore agonistico. Ho deciso di affrontare l’avventura ad andatura quasi “turistica”, filmando le fasi salienti della gara vista dalla prospettiva di chi la corre e godendomi gli scenari che si riveleranno, passo dopo passo, ai miei occhi. A dirla tutta, Chicago non è più una città sconosciuta per me. Siamo arrivati mercoledì scorso, io e Nicola, e nei quattro giorni che hanno preceduto la maratona l’ho percorsa a piedi in lungo ed in largo effettuando una “mappatura del territorio” quasi come i rilevatori di Google maps! (deformazione professionale di un architetto!). Il primo giorno mi sono meravigliato della gentilezza di questa gente: bastava tirar fuori la mappa della città e cercare un orientamento che immediatamente qualcuno di passaggio (giovane o anziano, uomo o donna, indifferentemente), senza essere stato interpellato, si fermava e si offriva di dare informazioni! Deve essere sicuramente una consuetudine del luogo, ma preferisco illudermi che sia un prodigioso ricambio di cortesia per le informazioni che io solitamente e volentieri fornisco ai turisti che incontro nella mia città.

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CHICAGO, 09 ottobre 2011 La maratona vista da dentro


E all’improvviso ...

CHICAGO !

Entro nella griglia di partenza, diventando una cellula del “serpentone” in procinto di diventare un fiume tumultuoso lungo il percorso di gara che si sviluppa tutto nella parte centrale di questa estesissima metropoli, sfiorando . appena i sobborghi periferici. All’arrivo, tra il primo arrivato (che quasi sicuramente sarà un keniano ed impiegherà poco più di due ore) e l’ultimo classificato ufficiale, il divario sarà di circa 4 ore e 30 minuti. Infatti, tutti quelli (e probabilmente saranno tanti) che arriveranno dopo le 6 ore e 30 minuti di gara (in gergo si usa dire: “dopo l’ambulanza” che chiude la carovana) non saranno classificati e dovranno concludere la loro gara correndo sui marciapiedi, perché nel frattempo le . strade saranno riaperte al traffico veicolare. Per fortuna la temperatura, anche se sono appena le 7 del mattino, è gradevole e non crea problemi di assideramento ai runners in attesa della partenza, che indossano un abbigliamento leggero considerata l’alta . temperatura prevista durante questa giornata. Nell’attesa, scambio qualche battuta con i miei vicini di griglia, tutti americani, provenienti da vari Stati dell’Unione, come evidenziato dalle scritte sulle loro magliette... Ah, questi americani!... Parlano con un accento strano per me e usano idiomi che proprio non comprendo; quando si decidono a parlare un inglese più “puro” ed usano termini semplici riesco a dialogare con loro. . Appena torno in Italia mi rimetterò a studiare per migliorare il mio inglese. . Non ci sono italiani intorno a me, ma non mi sento affatto solo e spaesato: non sono certo il tipo che ha bisogno di “annusare” sempre i propri simili (italiani) quando si trova all’estero! Partiti!... la corsa è iniziata, il popolo dei runners, prima compresso come sardine nelle griglie di partenza, comincia lentamente a dipanarsi: in questa fase, per chi si trova come me nella pancia del gruppo, è impossibile impostare ritmi di corsa elevati; ma non è questo il mio obiettivo. Sono intento a filmare la “fauna” che mi corre intorno e se ne vedono di tutti i colori!... Le ballerine con i tutù di tulle variopinti, il mulatto vestito da Biancaneve, un gruppo di 10 coreani che corre perfettamente in fila per due, una coppia di biondine in body nero e minigonna vertiginosa, le tantissime dediche stampate sulle magliette, in tutte le lingue; c’è anche un “moro” pelato e dal fisico possente che corre a torso nudo con un bicchiere di carta rosso capovolto ed incollato in testa a mo’ di minuscolo copricapo arabo: sembra il Genio uscito dalla Lampada di Aladino!... Questo è l’originale popolo dei runners, rappresentativo dell’intero genere . umano. Si corre tra due ali di folla in delirio che si assiepa anche sui tanti ponti di cui è dotata questa città; ma il percorso di gara è completamente piatto, senza saliscendi, nemmeno un cavalcavia. Dopo un primo tratto di gara che si snoda tra gli imponenti grattacieli del Loop, si punta verso nord fino a lambire le coste del lago Michigan nell’attraversamento di un’altra immensa zona verde . attrezzata: Lincoln Park. Oltre alla videocamera, nelle tasche del mio marsupio ho sistemato una confezione di fazzolettini di carta, un tubetto di gel attivo anti-sfregamento, l’MP3 con le relative cuffiette (ma non lo userò perché voglio godermi il vociare di questa folla meravigliosa), un documento di riconoscimento e qualche spicciolo per comprare un hot-dog dopo l’arrivo, mentre bevande e banane sono offerte dall’Organizzazione della Bank of America Chicago Marathon.

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Alcune “Prairie Houses” di F. L. Wright a Chicago Testa in bronzo di F. L. Wright Oak Park

Moore House - Oak Park

Heurtley House - Oak Park

Beachy House - Oak Park

Ingalls House - River Forest

Winslow House - River Forest

Adams House - Oak Park


E all’improvviso ...

CHICAGO !

Chicago è una città stimolante... no, non parlo degli effetti lassativi del suo nome! Anzi, l’alterazione del mio metabolismo, dovuta al viaggio ed al cambio di fuso orario, mi ha provocato un po’ di stitichezza, ma solo il primo giorno. . Mi riferisco, invece, allo stimolo culturale derivante dalla presenza di tante e variegate opere architettoniche di rilevanza mondiale, a cominciare dalle ville unifamiliari di Frank Lloyd Wright, con l’accentuato sviluppo orizzontale ed immerse nel verde paradisiaco dei quartieri suburbani, fino agli elegantissimi e fantasiosi grattacieli del centro cittadino, dal vertiginoso sviluppo verticale, esaltato ancor più dal riflesso del loro profilo sullo specchio d’acqua del lago Michigan. Nicola sta correndo nelle retrovie, al suo passo; oggi, per giunta, ha addosso un po’ di febbre causata dal micidiale frequente passaggio tra la calura esterna e l’aria condizionata fredda sparata “a palla” in tutti gli ambienti chiusi, compreso il nostro albergo. Spero che riesca a concludere . la gara senza problemi. Giovedì scorso è voluto venire con me ad Oak Park, un sobborgo abitato dall’alta società di Chicago, famoso per le “prairie houses” : le “case della prateria”. Questa tipologia di abitazione unifamiliare è stata ideata e codificata dall’architetto americano Frank Lloyd Wright alla fine del 1800 ed applicata anche dai numerosi allievi e proseliti che hanno operato qui ed in altre zone degli States, dopo aver frequentato la sua famosa “Prairie school”. In questo sobborgo Wright ha abitato e lavorato dal 1889 al 1909, in una villa da lui progettata e realizzata, comprendente l’abitazione e lo studio professionale..., prima della sua fuga d’amore in Europa con la moglie di un suo amico e cliente di Oak Park... . Anch’io, come Wright, ho casa e studio collegati... ma non ad Oak Park!... purtroppo! . Nicola, pur da “freddo contabile” quale è per la sua professione di commercialista, si sta appassionando all’architettura wrightiana e comincia anche a sbilanciarsi in valutazioni estetico-architettoniche mentre passeggiamo per le strade di questo incantevole sobborgo. La prima tappa, ovviamente, è la casa-studio del “Maestro”, attualmente sede della “Fondazione Wright” per la tutela e la conservazione del patrimonio storico legato al nome dell’illustre architetto.

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I grattacieli del Loop : il centro di Chicago

Willis Tower (ex Sears Tower)


E all’improvviso ...

CHICAGO !

Varcata la soglia di ingresso, rimango avvolto in un’atmosfera magica... . Mi sembra di tornare indietro nel tempo... Sento nell’aria la presenza del suo spirito creativo: nel soggiorno, in cucina, nelle stanze da letto, nella mansarda dedicata agli hobbies della famiglia... Infine mi sembra di vederlo lì, nel suo studio ottagonale illuminato da una vetrata a soffitto, seduto al tavolo in legno massello ed assorto nei suoi progetti... Vorrei parlargli e nutrirmi alla sua fonte, ma è solo un miraggio... Avrei tanto voluto frequentare la sua Prairie School, altro che l’Università Italiana!... Ma quando lui, a 92 anni, ha lasciato questa vita io ero appena nato. . Esco da questo “Tempio dell’Architettura” ancora inebriato e quasi mi dimentico che c’è Nicola ad attendermi fuori. Il tempo di scambiare con lui due battute e, munito di cuffiette per la visita guidata alle più famose prairie houses sparse in Oak Park, riparto a passo svelto per incontrare le case dei miei sogni, mentre Nicola decide di stendersi su un prato a fare stretching : si sta concentrando sulla Maratona di Chicago che correremo fra tre giorni. . La mia mente, invece, è da tutt’altra parte! “Gatorade”... “Gatorade”... ripetono all’infinito gli addetti alla distribuzione delle bevande mentre porgono al fiume di runners bicchieri di carta riempiti . con il noto integratore di sali minerali, sponsor della manifestazione. Sto attraversando uno dei tanti punti di rifornimento previsti lungo il percorso; in questo tratto, sull’asfalto, si è già formata una poltiglia di liquidi, spugne e bicchieri di carta pestati e schiacciati, residuo del rifornimento dei runners già passati; alcuni inservienti, muniti di grandi scope e “zigzagando” tra la calca, cercano affannosamente di liberare la strada da questi rifiuti per agevolare il transito al resto della . carovana. Si torna a transitare nel Loop, il centro direzionale di Chicago; ho appena superato il cartello della mezza maratona (21 chilometri) e vedo davanti a me... o meglio, sopra di me... la nera ed imponente sagoma della Willis Tower (fino al 2009 si chiamava Sears Tower), il grattacielo più alto degli Stati Uniti d’America ed il più alto al mondo fino a pochi anni fa, con 108 piani per 443 metri di altezza (520 metri se si considerano anche le due antenne televisive sulla sua sommità). . Ripenso a tutte le meraviglie che ho visto in questi quattro giorni trascorsi a spasso per Chicago senza risparmiare le mie povere gambe; ieri sera me le sentivo alquanto surriscaldate e temevo di non avere più energie sufficienti per la gara. . Ma oggi il mio passo è leggero, tanto da avere l’impressione di correre senza toccare l’asfalto con i piedi, come se levitassi nell’aria... Una ventata di serenità pervade la mia mente... Quanto è piccola, vista da qui, la cara Italietta sempre più attorcigliata sui suoi atavici problemi... dove l’inquietudine è palpabile e le miserie umane cominciano a mostrare il loro vero volto!... . Mi rituffo nei ricordi dei giorni scorsi...

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Tutto è cominciato ormai dieci anni fa, così per gioco: un bel giorno decisi di unirmi a tante di quelle persone che frequentavano la strada del “Buoncammino” per correre a contatto con la natura. Ricordo com’era faticoso raggiungere un chilometro, poi due...tre... tanto che decisi di non arrendermi e di sfidare me stessa! Quasi ogni giorno ero lì a macinare chilometri; man mano, il tratto di strada che percorrevo era sempre più lungo e pieno di colori che la natura di quel meraviglioso paesaggio mi offriva. Così me ne innamorai. La corsa è stata la mia fedele compagna sin dall’adolescenza; mi ha insegnato cosa vuol dire fare dei sacrifici, lottare, gioire per le vittorie ed accettare le sconfitte. E cosa dire dei sacrifici fatti da quel caro padre? Ogni volta in sella al suo motorino, sulla bike o al volante della sua auto per seguirmi come un angelo custode! (avevo solo sedici anni quando ho cominciato). Quante volte gli ho consigliato, inutilmente, che doveva correre a piedi insieme a me se voleva smaltire un po’ dei suoi chili di troppo!...E quante volte, invece, lui mi ha implorato, inutilmente, di non esagerare con la corsa e di rimanere a casa almeno nelle giornate funestate dalle intemperie!... Ma io non desistevo nemmeno quando nevicava! Ancora adesso, dopo anni, mi insegue! Ma ormai è diventato parte integrante del paesaggio, del mio e forse anche di quello degli altri corridori che si allenano su quel percorso. Oggi lo sport è diventato per me un vero e proprio lavoro; dopo essere stata la mia passione, ho capito che questa era anche la mia strada professionale, tanto che ho impegnato soldi e sudore per qualificarmi come istruttore nel campo del fitness. Sono sempre assetata di sapere, non smetto mai di aggiornarmi e di provare ogni disciplina sportiva; in questi ultimi anni trovo molto gratificante il “body building”, che consiste nel fare allenamento con i pesi. Mi diverte mettere alla prova me stessa, come anche essere profeta della forma fisica e del benessere. Imparare ad amarsi ci aiuta a diventare persone migliori e grazie allo sport possiamo capire quanto è bello prendersi cura di noi stessi, apprezzare quei gesti semplici che possono renderci felici. Ringrazio la mia “malattia”..., lo sport, che fa di me una persona forte, decisa e pronta a lottare in tutti i campi della vita!

LA MURGIA IMBIANCATA


E all’improvviso ...

CHICAGO !

Dopo più di due ore trascorse in giro per le tranquille strade di Oak Park a fotografare “case della prateria”, ma soprattutto a vivere intensamente le atmosfere di questi luoghi, dove si raggiunge una sintesi sublime tra natura e costruito, vado a riprendere Nicola e lo ritrovo nel luogo stabilito, quasi assopito su una panchina, con uno sguardo misto tra estasi (per la pace paradisiaca del luogo) e delirio (per i morsi della fame!). Infatti, è pomeriggio inoltrato e non abbiamo ancora mangiato, anche se io mi sono già nutrito abbondantemente di Architettura. . Nicola, invece, ha estremo bisogno di un bel piatto di spaghetti al pomodoro, rigorosamente preparato in un ristorante italiano. Fortunatamente ne abbiamo adocchiato uno proprio qui ad Oak Park, vicino alla stazione del trenino metropolitano (la green line) con cui siamo arrivati: Trattoria “Il Vicolo”. Entriamo ed un cameriere ci fa accomodare ad un tavolo. Subito dopo arriva Vito, il proprietario della trattoria, un napoletano che vive qui da quarant’anni e, a dispetto dei luoghi comuni, non ha affatto nostalgia dell’Italia (e ci credo!... qui vive in Paradiso!); si siede al nostro tavolo e cominciamo a chiacchierare. Il tempo di fare le presentazioni e già sembriamo amici di vecchia data. Vito è un fiume in piena: ci racconta quasi tutta la sua vita, degna di un romanzo... (”La vita di Vito” potrebbe essere il titolo). Tra l’altro, si sposta tra le varie località degli Stati Uniti e del Canada col suo piccolo aereo privato che guida personalmente; ma dopo la tragedia delle Torri Gemelle ha dovuto limitare il suo raggio d’azione per le . misure di sicurezza imposte dal Governo Federale ai voli aerei. . E’ quasi sera quando usciamo dalla trattoria. Nicola ha un’espressione soddisfatta per aver gustato anche qui i sapori di casa e per aver immagazzinato un’altra dose di carboidrati (gli spaghetti) da trasformare in carica energetica domenica prossima, nel correre la Maratona di Chicago, motivo (o pretesto) per cui siamo venuti fin qui. Prendiamo il trenino metropolitano e torniamo in centro città, dove si trova il nostro albergo. Canotta bicolore, rossa nella parte superiore, bianca in quella inferiore, con la scritta ITALIA ben visibile sul davanti e pantaloncino verde a completare i colori della bandiera nazionale: è la mia divisa di gara ad alta riconoscibilità; sono italiano e, nonostante tutto, non me ne vergogno. Rispondo con un gesto della mano a tutti quelli che dal bordo della strada mi salutano urlando “Italia!”, mentre l’altra mia mano è impegnata a reggere la videocamera per filmare la scena. Uno spettatore mi guarda fisso negli occhi e, un po’ eccitato, esclama: “Italia!... Bunga-bunga!”... Colgo il suggerimento e non mi tiro indietro dal dispensare, qua e là tra il pubblico, baci e abbracci... ovviamente solo alle migliori rappresentanti del gentil sesso!...

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Lesioni da sovraccarico del ginocchio La maratona è uno sport in cui le problematiche mediche a carico dell’apparato locomotore, solo in minima percentuale sono riferite ad un trauma acuto (ad esempio una caduta), mentre la stragrande maggioranza di coloro che lamentano disturbi a carico di muscoli, tendini o articolazioni e legamenti, soffrono di patologie di tipo cronico. . Per patologie di tipo cronico si intendono disturbi di lunga durata; spesso con alternanza di periodi di miglioramento e peggioramento, ma complessivamente tendenti a divenire sempre più significativi e ad insorgenza non ben definibile o comunque associate ad episodi di non grande rilievo. . Questo tipo di problemi sono spesso la causa di lunghi periodi di inattività ed addirittura dell’abbandono della stessa.

Le lesioni da sovraccarico funzionale (o danni da sport) sono il risultato dell’azione, ripetuta nel tempo, di sollecitazioni sotto-massimali; in questo caso, il trauma non è un evento violento ed improvviso (contusioni e distrazioni muscolari, distorsioni articolari), ma indotto e . prodotto dal tipo di attività sportiva praticata. Diamo alcuni cenni sulla anatomia del ginocchio. . L’articolazione del ginocchio è formata essenzialmente da due ossa: il femore nella sua parte distale (coscia) . e la tibia nella sua parte prossimale (gamba). Anteriormente partecipa all’articolazione anche la rotula o patella, osso sesamoide che, oltre a proteggere il ginocchio, permette l’azione del muscolo quadricipite . femorale durante l’estensione della gamba. Un quarto osso sottile, la fibula o perone, posto lateralmente alla tibia nella sua porzione prossimale, permette di completare l’articolazione del ginocchio. . Tutte le superfici articolari sono rivestite di cartilagine, uno speciale tessuto protettivo che diminuisce gli attriti . interni all’articolazione. Un’ulteriore protezione da traumi ed usura è esercitata dai due menischi, uno mediale ed uno laterale, di forma semilunare, che funzionano da ammortizzatori facilitando così i movimenti e proteggendo il ginocchio. Un manicotto fibroso chiamato capsula articolare avvolge l’intera articolazione, stabilizzandola durante i movimenti. Una membrana detta sinoviale riveste la superficie interna della capsula e secerne un liquido . vischioso che lubrifica e nutre tutta l’articolazione. Il ginocchio viene inoltre stabilizzato da quattro robusti . legamenti: - Legamenti collaterali: Mediale (int.) e Laterale (est.) . - Legamenti crociati: Anteriore (LCA) e Posteriore (LCP). Esistono ancora numerose strutture anatomiche, come borse e legamenti minori, che insieme provvedono ad aumentare la stabilità e la funzionalità dell’articolazione. . muscolo quadricipite femore

tendine del muscolo quadricipite rotula o patella

cartilagine articolare legamento crociato posteriore legamento crociato anteriore legamento collaterale laterale

legamento collaterale mediale menisco tendine rotuleo

Mantenere una buona tonicità della muscolatura delle gambe è il mezzo sicuramente più efficace per evitare svariati tipi di infortuni al ginocchio. I traumi al ginocchio sono la causa più frequente di infortunio dell’atleta e colpiscono praticamente tutte le tipologie di sportivo (dal calciatore al rugbista, dal tennista . al podista, dallo schermitore allo sciatore, ecc.). . Di seguito si elencano i traumi più diffusi. Le rotazioni improvvise del piatto tibiale sul piano con . il piede fermo, bloccato a terra, sono causa di: . - lesioni ai menischi . - lesioni ai legamenti crociati . - lesioni ai legamenti collaterali . - distorsioni I movimenti maldestri e i traumi da contatto possono . provocare: . - contratture muscolari . - stiramenti muscolari . - distrazioni muscolari . - strappi muscolari . - lesioni a tutto spessore dei muscoli L’infortunio è spesso una fatalità, anche se l’atleta stanco o poco concentrato è più soggetto a farsi male, o peggio ancora, a recare danno a terzi. Ma più sovente, una inadeguata preparazione atletica di base ed una forma fisica sommaria sono all’origine di lunghi “riposi forzati”. Le fratture, le lesioni capsulo-legamentose del ginocchio riportate in gioventù, triplicano il rischio di soffrire di . osteoartrite già a 65 anni. E’ da sottolineare l’eventualità, non rara negli sport da contatto, di una distorsione associata di caviglia e ginocchio. Nella distorsione di caviglia è interessato, di norma, il compartimento laterale della parte del malleolo peroneale, per un trauma in varismo, ossia piegando il piede verso l’interno. E’ compito, poi, del medico dello sport decidere quale tipo di trattamento terapeutico, chirurgico o conservativo, sia il più appropriato per l’atleta, come anche il successivo approccio riabilitativo. . Quindi è importantissimo osservare questa regola generale: prima di cominciare l’allenamento specifico, è buona regola svolgere una seria preparazione fisica con esercizi che mirino a migliorare l’efficienza cardiovascolare ed aumentare il tono muscolare generale, assicurando l’elasticità ai muscoli impegnati nello sforzo fisico. .

Dott. Donato Denora - medico chirurgo Medico dello Sport presso il Centro di Medicina dello Sport CONI-FMSI di BARI Referente regionale della FMSI per il PSS (pronto soccorso sportivo) Regione Puglia


E all’improvviso ...

CHICAGO !

Confinante con Oak Park si trova River Forest, un altro sobborgo di Chicago caratterizzato dalla stessa tipologia di abitazioni unifamiliari, con verde pubblico e verde privato che si fondono senza soluzione di continuità e senza recinzioni di proprietà. Ci vado da solo perché Nicola oggi non si sente bene . ed è rimasto a letto in albergo. Incontro Mark, un giovane ed intraprendente manager. Sta falciando l’erba del suo giardino mentre io fotografo l’esterno della sua villa; capisce che sono interessato all’architettura e si avvicina per darmi informazioni... E’ facile fare amicizia quando ci si trova sulla stessa lunghezza d’onda... Mi invita a visitare anche l’interno della sua “prairie house” e, dopo avermi presentato sua moglie, mi mostra come ha ampliato la superficie del soggiorno occupando lo spazio originariamente destinato ad un’ampia veranda coperta... (tutto il mondo è paese!). Mi offre da bere e restiamo a chiacchierare di architettura: gli dico che anch’io, in Italia, ho progettato qualche villa unifamiliare applicando i criteri distributivi di questa tipologia abitativa di matrice “wrightiana” e lui si mostra interessato a vedere le mie opere; così . ci scambiamo i biglietti da visita per poter comunicare via e-mail. Prima di salutarci vuole presentarmi un architetto, amico e vicino di casa; entriamo nella sua villa ma lui non c’è; c’è invece il suo cane... ma non morde (ormai so come gestire queste situazioni!). Mark non si perde d’animo: mi dà anche il biglietto da visita dell’amico architetto con l’indirizzo del suo sito web. Poi si offre di accompagnarmi in giro con la sua automobile per visitare le altre ville di Frank Lloyd Wright distribuite nei dintorni. Sono imbarazzato da tutta questa sua disponibilità e declino l’invito, anche perché è mezzogiorno e forse la moglie lo sta aspettando per il pranzo. Lo saluto e gli prometto di inviargli le foto delle mie opere appena torno in Italia. Proseguo il mio giro a piedi e completo l’itinerario che avevo programmato; ormai le mie gambe sono oliate a dovere e macinano chilometri senza problemi. “Italiaaa... wooow!”... mi urla dal bordo della strada una vivacissima signora di colore in maglietta verde e grandi occhiali da sole. Mi fermo un attimo ad abbracciarla... . Appena riprendo la mia corsa vedo il cartello che segnala il fatidico trentesimo chilometro!... Assorto com’ero nei miei pensieri “drogati” di architettura, non mi sono accorto di aver percorso già tre quarti della mia maratona!... Qui l’entusiasmo della folla è ancora più caloroso al mio passaggio: dalla mia divisa di gara si capisce che sono italiano... ed il quartiere che sto attraversando è proprio Little Italy!

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La “ROBIE HOUSE” Hyde Park - Chicago arch. F. L. Wright il capolavoro wrightiano della tipologia “prairie house”


E all’improvviso ...

CHICAGO !

Gli ultimi dodici chilometri di gara dovrebbero essere i più critici, perché l’organismo umano (di tutti gli esseri umani, compreso il mio) è in grado di immagazzinare riserve energetiche di zuccheri per percorrere ininterrottamente non più di 30-35 chilometri di corsa; superata questa distanza, c’è la crisi, il cosiddetto “muro dei trenta chilometri”, quando, per dirla in parole semplici, l’organismo, esaurite le scorte di zuccheri che costituiscono il suo naturale propellente energetico, attinge energie dalle proteine destinate alle funzioni biologiche, provocando disagi e scompensi nel soggetto non allenato a sopportare questo doloroso fenomeno. . In effetti mi sento un po’ accaldato, ma non so se dipende più dallo sforzo fisico o dall’eccezionale calura della giornata. A questo proposito, ad intervalli di un miglio, l’Organizzazione della Bank of America Chicago Marathon ha predisposto l’irrorazione dei runners con spruzzi di acqua nebulizzata, per offrire un provvidenziale refrigerio. Devo solo stare attento a proteggere la videocamera, riponendola momentaneamente nel marsupio, per non fare appannare l’obiettivo ogni volta che passo attraverso questa specie di “tunnel da autolavaggio”. . Ad Hyde Park, adiacente ad una sede dell’Università, al capolinea opposto della stessa linea ferroviaria cittadina (la green line) rispetto ad Oak Park e River Forest, si trova il capolavoro wrightiano della tipologia “prairie house” : la “Robie House”, che è oggi uno degli edifici storici di Chicago. . Quando si parla di “edifici storici”, bisogna tener presente che questa metropoli, attualmente di oltre nove milioni di abitanti, fu fondata nel 1833 ed a quell’epoca (solo 180 anni fa) contava appena 350 abitanti; per di più, nel 1871 fu quasi completamente distrutta da un grande incendio e quel tragico evento le consentì di diventare, nella ricostruzione, un laboratorio sperimentale dell’Architettura Moderna. . La Robie House fu realizzata tra il 1908 ed il 1910 per un facoltoso industriale meccanico che desiderava una casa “funzionale come un’automobile” e nello stesso tempo accogliente e protettiva degli affetti familiari. . Solo l’architetto Frank Lloyd Wright poteva, all’epoca, materializzare questo desiderio, raggiungendo il culmine del suo primo periodo professionale, quello appunto delle “prairie houses”, e realizzando un’opera architettonica che ha fatto scuola in tutto il mondo. . Oggi la casa appartiene al patrimonio storico nazionale; è in fase di restauro ma è aperta al pubblico; per cui non posso perdere l’occasione di visitarne anche l’interno. . Per tutta una vita ho sognato di poterla toccare con mano e respirare l’atmosfera dei suoi ambienti, in un continuo intersecarsi e rapportarsi, fisico e psicologico, tra spazi pubblici e privati. Durante i miei studi universitari avevo cercato di carpirne i segreti attraverso i disegni e le poche foto disponibili, in bianco e nero, sui libri di testo e sulle monografie: a quei tempi non esisteva internet, da cui oggi si può attingere materiale multimediale a volontà.

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Alcune mie realizzazioni del tipo “Prairie House� Santeramo in Colle Filippo Ragone

Altamura


E all’improvviso ...

CHICAGO !

Ma più che le dimensioni, in architettura sono importanti le proporzioni. Ora che ho l’opportunità di “toccare con mano”, mi muovo all’interno di questo capolavoro dell’Architettura Moderna allargando le braccia in tutte le direzioni, usandole come unità di misura, memorizzando le proporzioni qui adottate nel rapporto tra lo spazio costruito e l’essere umano (inteso nella sua dimensione fisica e psicologica), per poterne fare tesoro nella mia futura attività professionale; ... sempre che mi si presenti ancora la possibilità di farlo, vista la drammatica congiuntura economica in atto in Italia... . “Impara l’Arte e mettila da parte!”... recita un antico proverbio. “One more mile!”... . “One more mile!”... . “One mile to go!”... . “One mile to the end!”... spettatori ed addetti dell’organizzazione avvisano ed incitano i runners ormai agli sgoccioli delle loro riserve energetiche. Tra le riprese con la mia videocamera e qualche battuta scambiata con gli occasionali compagni di avventura, sono infatti arrivato all’ultimo miglio di gara... . Il sole picchia forte e mi sento bruciare la pelle del viso e delle spalle scoperte... . Imbocco il rettilineo finale, all’interno di Grant Park, lo stesso da cui si era partiti, e concludo la mia maratona in 4 ore e 24 minuti (tempo netto), in tutta scioltezza e senza risentimenti muscolari...; appena 16 minuti più lento del mio risultato a New York 2004, dove però ero arrivato esausto, mentre a Firenze 2005 avevo concluso in 3 ore e 50 minuti, procurandomi un’infiammazione ad entrambi i menischi delle ginocchia che mi ha costretto a rinunciare a correre maratone per i successivi cinque lunghissimi anni. . Un risultato, questo di Chicago, che non avevo messo in conto considerato l’approccio prudente e “distratto” con cui ho affrontato la gara. . Il keniano che ha vinto la maratona ha già tagliato il traguardo da più di due ore; tanti altri sono arrivati dopo di lui e prima di me, ma moltissimi altri dopo di me! . Il vecchio leone non riuscirà mai a raggiungere la giovane gazzella...; . deve farsene una ragione! “Congratulations!”... mi dice sorridendo la ragazza dello staff che mi porge la mantellina per coprirmi subito dopo aver . tagliato il traguardo. “Congratulations!”... mi ripetono gli addetti alla distribuzione di frutta e bevande.

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Correre una maratona è una sfida misteriosa ed affascinante, ma per chi desidera sfidare se stesso in una corsa di 42,195 chilometri è la cosa più naturale del mondo. Uno sguardo ravvicinato alle persone per l e quali il massimo momento di relax è fare riscaldamento e stretching prima e dopo l’allenamento, rivela una caratteristica comune: una volontà indomita, una determinazione di ferro. Ma perché correre una maratona?... Perché correre?

Parola d’ordine “correre”: per superare i propri limiti fisico-mentali, per ascoltare il proprio corpo, per schiacciare sotto le scarpe da running le tensioni lavorative o familiari, per la voglia di gareggiare. Tutti noi corriamo perché ci piace, ci divertiamo, altrimenti chi ce lo farebbe fare? Il divertimento deve essere il requisito che anima lo spirito podistico di noi amatori. Correre consente di fare nuove amicizie e di conoscere un angolo diverso delle persone, più umano e più sincero. Correre mi aiuta a scaricare la tensione e il nervosismo accumulati e allo stesso tempo mi dà la carica necessaria per affrontare la giornata; oltre ai benefici fisici, correre mi dà una sensazione di benessere ineguagliabile. Correre è proprio un bel gioco..., si torna un po’ bambini, si ritrova la spensieratezza, l’eccitazione, la gioia di certi giochi, quando si faceva “a chi arriva primo” o ci si calava nei panni dell’eroe di turno: le sfide con gli altri runners, le imprese come il correre sotto la pioggia, salire senza mai fermarsi fino in cima alla collina oppure correre sui campi innevati, ci portano indietro nel tempo, ci fanno giocare proprio come allora e come allora ci fanno divertire tanto, proprio tanto. Personalmente ho un lavoro che mi porta via molto tempo, senza contare anche gli impegni familiari. Il running è lo sport più facile da combinare con una vita intensa perché lo posso praticare ovunque, in ogni momento. Una volta che hai iniziato, il desiderio di ottenere risultati migliori cresce in te! Il running fa questo. Qualunque siano le motivazioni iniziali, le endorfine rilasciate durante un normale allenamento sembra che vogliano renderti più resistente e più veloce: aggiungi lo stato di euforia, di grazia del dopo allenamento e cominci a capire l’attrazione per il running.

New York

foto in tenuta sportiva

Spesso si comincia a correre con il desiderio di tenersi in forma, ma si trasforma presto in un passatempo divertente ed antistress: prima il corpo, poi la mente. Ho iniziato a correre circa sei anni fa quasi per sfida, per gioco. Mi sono divertito anche a partecipare a gare di 10 km e a mezze maratone; poi mi è venuta voglia di confrontarmi con la regina delle gare che è la maratona. La prima è stata a Parigi: correre sotto la Tour Eiffel e lungo la Senna è una sensazione che non mi abbandona a distanza di diversi anni. Ma, allora come ora, testare continuamente i propri limiti cercando di migliorare sempre più me stesso è estremamente appagante. Mentre ti alleni, non solo riesci a bilanciare meglio la tua vita tra lavoro e sfera privata, ma è anche rilassante entrare in contatto con la natura, correndo sulla Murgia o nel bosco o lungo le coste oceaniche dell’Australia. Il giorno della maratona, comunque, la pace e la quiete della natura sono sostituite dal fragore della folla, un contrasto che genera una vera scarica di adrenalina. Cosa si pensa una volta varcata la linea del traguardo? ... Un incredibile senso di soddisfazione e di orgoglio iniziano a crescere e cominci a pensare alla prossima sfida; la vera forza è nella mente, è nel non mollare mai! Il mio sogno?... Correre a New York!


E all’improvviso ...

CHICAGO !

“Congratulations!”..., ancora!... questa volta dalla bella “negretta” che mi mette al collo la medaglia-ricordo..., ed è l’occasione per concedermi un’ultima dose di baci e abbracci! Anche questa bella avventura volge al termine. “Domani è un altro giorno” recita il protagonista di “Via col vento” nella memorabile ultima scena del celebre film; ed il domani si apre a nuovi orizzonti; basta guardarlo sempre con gli occhi di un bambino curioso della vita e pronto ad imboccare nuove strade. . Perché le sorprese sono sempre là dietro l’angolo, anche quando stai per salire sull’aereo che ti riporterà a casa... . Se partire è un po’ morire, tornare è una buona occasione per rinascere... . “Le vie del Signore sono infinite”, a dispetto di quello che pensano i più fanatici seguaci di una religione e tutti coloro che, in generale, si accontentano di seguire il solco tracciato da altri... . Anche i runners provenienti da ogni parte del mondo, che ho incontrato correndo questa maratona, pare che abbiano apprezzato questa filosofia, a giudicare dai commenti prima ironici e poi, dopo un attimo di riflessione, di convinta approvazione per l’aforisma che avevo stampato sul dorso della mia canotta di gara: “If you follow the others you will never be the first one!”... . “Se segui gli altri non sarai mai il primo!”... nello sport come nella vita.

Filippo Ragone

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NOTE BIOGRAFICHE Filippo Ragone, nato ad Altamura (Bari) in un caldo ferragosto del 1957, manifesta precocemente il suo spirito libero scappando ogni giorno di casa sin dall’età di tre anni per scorrazzare lungo le strade del quartiere insieme ai suoi coetanei... ma tornando puntualmente a casa per mangiare e per dormire. All’età di cinque anni i suoi genitori, per disperazione, decidono di iscriverlo all’asilo infantile, dove lui si reca puntualmente e di buon grado... . ma da solo, rifiutando qualsiasi accompagnamento. Dopo aver conseguito nel 1976 il Diploma di Maturità presso il Liceo Classico “Cagnazzi” di Altamura, nel 1983 si laurea in Architettura presso . l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Nel periodo 1984-85 assolve gli obblighi di leva come Ufficiale di . Complemento presso la 6^ Direzione Genio Militare di Bologna. Dal 1986 al 1989 è docente di “Disegno e Storia dell’Arte” presso l’Istituto . Magistrale “Caterina Volpicelli” di Altamura. Dal 1990 svolge esclusivamente la libera professione di Architetto, trovando tempo e modo di dedicare parte del suo tempo libero ad una . sana attività sportiva amatoriale in palestra ed all’aperto.

Un doveroso ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa pubblicazione. Filippo

filippo.ragone@libero.it


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