Brochure unindustria 70°

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UNINDUSTRIA RIMINI COMPONENTE

CONFINDUSTRIA ROMAGNA

12 Giugno 2015

70 anni per l’impresa e il territorio


Coordinamento generale: Franco Raffi - Direttore Unindustria Rimini Testi: Roberta Silverio - Unindustria Rimini Testo storico: 1945-2005: Silvano Cardellini Graphic design e copy strategy: Gambarini & Muti srl Selezione archivio fotografico: Daniela Faitanini e Roberta Silverio Prestampa: Fotolito Campidelli sas, Rimini Stampa: Pazzini Stampatore Editore, Verucchio Maggio 2015

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Paolo Maggioli Presidente Unindustria Rimini

Dal successo di Unindustria Rimini alla sfida di Confindustria Romagna

Raggiungiamo il traguardo dei 70 anni con grande orgoglio. Lo facciamo con l’ottimismo delle nostre piccole e grandi imprese, forti delle tante eccellenze che continuano a raccogliere successi senza piegarsi alle difficoltà dovute alla crisi. Un nuovo gradino della nostra storia che saliamo proiettati al futuro, orientati al cambiamento, allo sviluppo, all’innovazione e all’internazionalizzazione, ma allo stesso tempo ben radicati nel nostro passato e consapevoli del presente. In questi anni abbiamo affrontato le sfide e i momenti difficili, in particolare quelli determinati dalla lunga crisi, con coraggio e determinazione, trasformandoli in opportunità e segnando importanti successi. Su tutti il raggiungimento delle quattro sfide che lanciammo nel 2005, in occasione del nostro sessantesimo anniversario: Innovazione Formazione, Export-Internazionalizzazione, Responsabilità Sociale dell’Impresa, Business Community. Siamo stati sempre al fianco delle nostre imprese, abbiamo visto crescere le nostre aziende, abbiamo rafforzato le relazioni intercorrenti fra la nostra Associazione e tutti gli stakeholders, in particolare con le Pubbliche Amministrazioni, le altre rappresentanze di categoria, le organizzazioni sindacali e il mondo del credito. Fino ad una nuova grande sfida: la nascita di Confindustria Romagna. Ed è da qui che prosegue il nostro cammino pienamente convinti che ancora una volta, sapremo portare il nostro importante contributo al di là dei cancelli delle nostre aziende e ben oltre i confini del nostro territorio.

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I Presidenti dal 1945

1945 - 1953 Antonio Valmaggi

1997 - 1999 Roberto Valducci 4

1953 - 1959 Francesco Morri

1959 - 1964 Ferruccio Lami

1964 - 1971 Emilio Amati

1971 - 1978 1983 - 1986 Angelo Marconi

1978 - 1980 Angelo Giglietti

1980 - 1983 1992 - 1997 Manlio Maggioli

1986 - 1987 Giuseppe Gemmani

1987 - 1992 Serafino Succi

1999 - 2007 Adriano Aureli

2007 - 2013 Maurizio Focchi

dal 2013 Paolo Maggioli


Cosa significa fare impresa oggi a Rimini? Significa essere dinamici, innovativi ad avere il coraggio di competere nei mercati internazionali. Significa non arrendersi alle difficoltà imposte dalla crisi, continuare ad investire in innovazione ed internazionalizzazione, credere nelle competenze delle risorse umane e nei giovani. L’Associazione degli Industriali del territorio di Rimini celebra i suoi 70 anni guardando al futuro. L’impresa manifatturiera, insieme a quella del turismo, rappresentano il pilastro portante dell’economia del territorio. Dal 1945 al 2015, dalle macerie della seconda guerra mondiale alla crisi del sistema economico contemporaneo, gli imprenditori di Rimini hanno dovuto affrontare grandi sfide e lo hanno fatto con impegno e tenacia. L’impresa manifatturiera da settant’anni garantisce al territorio un rilevantissimo valore aggiunto ed impiega la più alta percentuale di forza lavoro annuale ed a tempo indeterminato. Ed oggi, indipendentemente dalla crisi, è viva più che mai. Un tessuto imprenditoriale, quello riminese, fatto soprattutto di piccole e medie aziende che coesistono con grandi gruppi vantando eccellenze in tutti i settori. Imprese che non hanno nulla a che vedere con l’immagine imposta dalla letteratura, fatta di grigie ciminiere e catene di montaggio. Sono aziende al passo con i tempi, che operano nella convinzione che le chiavi del successo debbano essere l’innovazione e l’internazionalizzazione, le due leve su cui bisogna spingere per rilanciare l’economia del territorio. La crisi economica internazionale ha sicuramente segnato gli ultimi anni della storia delle imprese e dell’Associazione. Il crollo del modello economico di riferimento, la complessità delle leggi e degli adempimenti, la lentezza della burocrazia, i lunghissimi ed incerti tempi della giustizia, l’insopportabile carico fiscale, la mancanza di infrastrutture adeguate, un credito sempre più selettivo: questi i mali purtroppo radicati nella storia del nostro Paese. Mali che hanno costretto alla resa alcuni, ma che non hanno piegato la maggioranza degli imprenditori che continuano ad investire nelle loro aziende dando così un grande contributo al futuro dei lavoratori e alle loro famiglie. Se le imprese non hanno futuro, non ha futuro il Paese.

2005 - 2015 verso il progetto futuro

1945 - 2015

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Innovazione, internazionalizzazione, responsabilitĂ sociale, business community

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Era il 2005 quando il Presidente Adriano Aureli, cogliendo gli spunti che venivano dai suoi colleghi imprenditori, tracciò l’inizio della strada poi perseguita dal Presidente Maurizio Focchi e dal Presidente Paolo Maggioli, con l’idea di raggiungere in dieci anni un traguardo ambizioso: accompagnare le aziende in un viaggio verso l’Innovazione e la Formazione per guardare sempre avanti, aggiornati e competenti. Verso l’internazionalizzazione, nuova frontiera dell’export; verso la Responsabilità Sociale d’Impresa, un nuovo obiettivo che non contrasta con il profitto, ma lo rende duraturo nel tempo; verso la Business Community ovvero verso un sistema in cui imprenditori ed amministrazione pubblica definiscono insieme le strategie per il successo del territorio. Sfide che hanno sicuramente contribuito ad aiutare le imprese ad operare con uno spirito giusto, quello del non arrendersi, affrontando il presente con determinazione per essere già proiettati al domani. Gli imprenditori lo sanno bene: dalle crisi nascono anche nuove opportunità. Le chiavi del successo sono molteplici come non farsi fermare dalle difficoltà e avere una vision ambiziosa e lungimirante.

Raggiunte le sfide del 60°

Se da un lato questi ultimi anni si ricordano per gli effetti negativi della crisi, dall’altro nella memoria della storia dell’Associazione spiccano importanti traguardi raggiunti: in primis, le 4 sfide lanciate in occasione del sessantesimo anniversario dell’Associazione.

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Il Presidente Paolo Maggioli nei suoi primi due anni di mandato, caratterizzato da una forte vivacità in piena sintonia con le esigenze imposte dal difficile momento, guida la categoria nella convinzione che per risollevare l’economia occorrano riforme e cambiamento. Un cambiamento che parta dagli stessi imprenditori, dal dare valore al rispetto delle regole, dall’evitare facili scorciatoie e dal volere partire dalle radici. Un cambiamento che non sia fortemente ancorato ai valori di una terra e della gente che vi vive, infatti, rischia di essere un viaggio senza meta. Perché le radici sono ciò che hanno alimentato lo spirito che ha fatto grande il nostro territorio. Il tutto senza ovviamente trascurare la consapevolezza dell’importanza del valore d’impresa. Per uscire da questa crisi c’è bisogno di più impresa. E’ necessario facilitare in ogni modo la nascita di nuove e il consolidamento di quelle già esistenti. Ma per farlo è fondamentale un sistema di sinergie fatto di rappresentanze mosse verso un unico obiettivo: il benessere e la crescita di tutto il territorio.

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UNINDUSTRIA RIMINI COMPONENTE

Ed è con questa convinzione che il 28 ottobre del 2014 le assemblee delle territoriali degli imprenditori di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, hanno sancito la nascita di CONFINDUSTRIA ROMAGNA. Un traguardo importantissimo raggiunto in pochi mesi, grazie al forte impegno dei tre rispettivi Presidenti Vincenzo Colonna, Guido Ottolenghi e Paolo Maggioli, concreta applicazione della riforma del sistema confindustriale, tra i primi esempi a livello nazionale di integrazione tra realtà associative vicine. E’ il primo passo di un percorso che nelle intenzioni porterà, nell’arco temporale di un biennio, all’integrazione delle strutture esistenti in un’unica realtà associativa, con articolazioni locali. Il percorso, già deliberato dai rispettivi Consigli Direttivi, ha l’obiettivo, da un lato, di migliorare la relazione con gli associati e la capacità di rappresentanza dei loro interessi, e dall’altro di contenere maggiormente i costi organizzativi. Confindustria Romagna rappresenterà circa 1500 aziende per quasi 70.800 dipendenti. L’unione aumenterà le capacità del sistema di rappresentanza delle imprese industriali della Romagna, che potranno così portare avanti le loro istanze con un’unica voce, più forte ed incisiva. Una scelta fatta non per necessità contingenti, ma per una precisa visione strategica. Ed è con questo spirito che si è arrivati anche all’unione di Confindustria Rimini e Api Rimini, raggiunta grazie ad un percorso di condivisione avviato dall’imprenditore Maurizio Focchi, Presidente di Confindustria Rimini dal 2007 al 2013 e concluso dai Presidente Paolo Maggioli e dal Presidente di Api Massimo Colombo. Il 16 aprile 2014 è stato firmato l’atto notarile che ha sancito la nascita di un’unica realtà e punto di riferimento in cui le piccole-medie e grandi imprese trovano un interlocutore unico per avere rappresentanza, assistenza e servizi. A suggello dell’unione nell’Assemblea annuale del 13 giugno 2014 la denominazione Confindustria Rimini è stata modificata in “UNINDUSTRIA RIMINI”.

Confindustria Romagna Ricerca e Innovazione

CONFINDUSTRIA ROMAGNA

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La storia locale degli ultimi quindici anni porta diversi esempi: si pensi alla realizzazione della nuova Fiera, della darsena di Rimini e di quella di Cattolica o dei Centri Congressi. Ma per andare avanti nel cambiamento lo sforzo da fare è quello di accorciare i tempi e di essere più concreti. Per realizzare la darsena di Rimini sono serviti decenni; i Palacongressi sono stati ultimati quando il mercato richiedeva altre soluzioni. Sono necessari tempi certi senza lungaggini. Il fallimento di Aeradria e la chiusura dell’Aeroporto, sono il terremoto che ha scosso le nostre istituzioni e la nostra economia. Un evento che gli imprenditori hanno voluto leggere come lezione da cui imparare per non ripetere gli stessi errori nel futuro e che nella sua drammaticità è sfociato in una positiva reazione corale di associazioni, imprenditori e istituzioni, coordinati con impegno dal Prefetto di Rimini Claudio Palomba.

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Le grandi infrastrutture

Alla base di ogni cambiamento, vi è quindi un progetto, un pensiero nato dall’esempio e dall’incrocio di diverse esperienze provenienti da diversi settori e altri Paesi.

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Internazionalizzazioni

Bisogna impegnarsi per essere più competitivi ed essere al passo con il mondo. Competitività significa garantire valore sociale perché significa crescita, occupazione, benessere.

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In questo senso grande importanza hanno avuto i progetti realizzati in ambito di export ed internazionalizzazione fra cui il protocollo siglato nel dicembre del 2013 con Camera di Commercio e Banca Carim. Senza dimenticare le missioni all’estero organizzate dall’Associazione per facilitare le aziende ad intraprendere azioni imprenditoriali in vari mercati attraverso percorsi b2b studiati e realizzati sui profili delle singole imprese partecipanti. Fra queste si ricordano le missioni in Cina, Russia, Stati Uniti, Marocco, Turchia, Polonia a cui si aggiunge la partecipazione di Unindustria Rimini a missioni organizzate da Confindustria nazionale come ad esempio quella negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita del 2010. E allo stesso modo ricoprono grande importanza i progetti di sensibilizzazione delle aziende del territorio verso il tema dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. Nel 2014 Unindustria Rimini in collaborazione con Università di Bologna-Campus di Rimini ha promosso l’indagine “Ricerca e Innovazione: La Chiave per aumentare la competitività” realizzata dalla Professoressa Paola Giuri. I risultati sono incoraggianti: le imprese riminesi, nonostante il difficile momento dovuto alla crisi, sono dinamiche e impegnate in Ricerca e Innovazione. Pensando al cambiamento non si può ignorare il riferimento al settore delle costruzioni, il più colpito dalla crisi. Ance Rimini, alla cui presidenza dal 2008 siede Ulisse Pesaresi, da anni persegue una strada indirizzata alla diffusione dell’idea di non consumo del territorio e di un rilancio dell’immagine di Rimini che parta dalla riqualificazione e da azioni concrete.


Un’idea condivisa con la stessa Unindustria e con le tutte le rappresentanze sindacali. Nel dicembre del 2014 le parti si sono rivolte alle Pubbliche Amministrazioni per richiedere più attenzione alla situazione economica del territorio, purtroppo sempre più drammatica. Imprenditori e sindacati, in una condivisione di intenti sicuramente storica per il territorio, hanno ribadito a gran voce l’importanza del ruolo delle imprese. E’ dalla loro forza che occorre ripartire. Un orientamento su cui Unindustria Rimini in questi anni ha chiesto e continua a chiedere sempre più un cambio di rotta rivendicando la grande rilevanza del ruolo del manifatturiero.

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Rimini tra turismo e industria tra economia reale e sommersa 16

La centralità dell’impresa, il ruolo sociale delle aziende, insieme all’importanza della formazione e all’investimento nelle risorse umane, sono i temi al centro del mandato del Presidente Maurizio Focchi che nei sei anni al vertice dell’Associazione (dal 2007 al 2013), si è contraddistinto per avere affrontato con coraggio e determinazione un periodo economico dei più complessi e difficili. In primo luogo si sottolineano le numerose iniziative intraprese affinché si possa finalmente superare il luogo comune che la provincia di Rimini sia prevalentemente turistica nella consapevolezza che occorra un cambio radicale di attenzione verso l’industria, un cambio di paradigma culturale focalizzato a togliere i freni e gli ostacoli (dalrendere il nostro territorio un’area a burocrazia zero a un maggiore sviluppo delle infrastrutture) e a facilitare, addirittura incoraggiare le iniziative e gli investimenti. A coronamento di questo i dati che emergono dalla ricerca “Economia reale ed economia sommersa nel riminese in prospettiva storica” realizzata nel 2011 dal Professore Ricercatore Luigi Vergallo dell’Università di Milano e fortemente voluta e sostenuta da una rete territoriale formata da Unindustria Rimini, Camera di Commercio, Provincia e Comune di Rimini. La ricerca che tratta in maniera inedita i temi dell’economia riminese legati all’incidenza del turismo e al sommerso su uno dei territori leader dell’industria italiana, ha dimostrato che l’autorappresentazione della provincia di Rimini è, almeno in parte, non coerente col contesto, poiché, ad un pur forte settore turistico corrisponde sul territorio un’industria, nel complesso, ancora più forte e stabile. La ricerca, sottolinea che il settore dell’industria nel 2008 contava 36.676 addetti contro i 23.105 di alberghi e ristoranti e i 31.477 del commercio al dettaglio e all’ingrosso. Il Valore aggiunto ai prezzi base di alcuni settori, milioni di euro correnti (Anno 2007) era di 1.885 (22,81 del totale) per l’industria, 1.480 (18,7%) per il commercio, riparazioni, trasporti e comunicazioni e di 993 (12,2%) per il settore turistico. L’anno seguente, era il 2012, Unindustria Rimini ha promosso un aggiornamento della ricerca, sempre realizzata dal Prof. Luigi Vergallo da cui è emerso piuttosto chiaramente l’orientamento “al turismo” negli investimenti delle amministrazioni riminesi.


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Nel 2007 viene realizzato il primo BILANCIO SOCIALE di Unindustria Rimini e nel 2008 il Primo Bilancio Sociale Aggregato delle Aziende di Confindustria Rimini presentati in queste e nelle successive edizioni con assemblee da cui nascono importanti spunti di dibattito e che vedono intervenire ospiti prestigiosi, da studiosi ed esperti a rappresentanti di enti e istituzioni nazionali, regionali e locali. Si tratta di due importanti documenti che testimoniano il forte impegno dell’Associazione e delle imprese del territorio e la loro sensibilità verso i bisogni della realtà in cui operano. L’ Associazione e le aziende partecipanti, infatti, informano in modo trasparente tutte le imprese associate e le istituzioni sulla propria mission, sui valori nei quali credono e sulle attività coerenti con le attese degli attori sociali del territorio. Sostenendo la realizzazione del Bilancio Sociale, il Presidente Focchi ricorda a tutti che il fine dell’impresa non è il profitto, ma bensì il concorrere allo sviluppo economico, culturale e sociale della società in tutte le sue componenti. E soprattutto che l’impresa, più che essere di sua proprietà, è semplicemente affidata all’imprenditore per essere proiettata nel futuro. Il profitto semmai è il mezzo che consente di raggiungere questi obiettivi. L’impresa ha una grande responsabilità nei confronti delle risorse umane che accoglie: sono persone, individui, che con le loro peculiarità contribuiscono alla crescita dell’azienda stessa. Le parole chiave devo essere etica, competenza, merito, lavoro di squadra. E ad occupare un posto di rilievo nella redazione del Bilancio Sociale sia dell’Associazione sia delle Aziende, è l’attenzione ALLE ATTIVITÀ FORMATIVE e al loro sostegno economico.

2007: il primo bilancio sociale

L’impresa che rivendica il suo ruolo centrale deve essere Socialmente Responsabile. Si radica sempre più la convinzione che l’Impresa eticamente condotta sia una delle basi su cui costruire lo sviluppo armonioso della società e per questo il bene dell’Impresa. Si spinge sul recupero del valore dell’impresa familiare del quale il territorio riminese è ricco di esempi. Imprese sane, che producono, con bilanci in positivo.

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L’Associazione è socio fondatore di Uni.Rimini. S.p.a. e segue con vivo interesse l’ateneo. Si riconosce l’alto valore per la spinta che il polo riminese dà alla crescita culturale del territorio e si opera affinché la qualità dell’offerta possa aumentare. Più integrazione quindi fra mondo didattico e universo delle aziende.

Da questi presupposti partono molte iniziative realizzate dall’Associazione per gli studenti delle scuole medie e superiori. Tanti i progetti messi in campo per stimolare i giovani all’impegno, alla sana competizione e alla formazione dei profili professionali maggiormente richiesti. Come 1st Physics Competition intitolata “Fisica in Moto” promossa da Unindustria Rimini in collaborazione con Ducati Motor Holding spa che nel 2009 ha dato la possibilità a studenti e docenti dei licei scientifici e degli Istituti tecnici della provincia di Rimini di vivere esperienze per comprendere il mondo dei fenomeni naturali e delle loro leggi, attraverso le applicazioni pratiche dei principi collegati al mondo delle moto e delle dinamiche da esse derivate. Il tutto promuovendo un apprendimento che parta dal “fare” e dallo “sperimentare”. Nel 2007 nasce Premiare le Eccellenze Il progetto finanziato e organizzato da Unindustria Rimini per permettere agli alunni di terza media più meritevoli, di seguire corsi di specializzazione in informatica, inglese ed in economia e finanza. Nel 2011 nasce Ricerca Talenti il concorso che premia con borse di studio, voucher per partecipare a corsi di formazione e stage aziendali, i 30 migliori studenti degli Istituti Tecnici della Provincia. Inoltre, “Un Ponte tra Generazioni: la tecnica si tinge di rosa”, “Fabbriche Aperte”, “Io e l’Imprenditore Testimonial”, “A scuola di Lavoro”, “l’Orientagiovani e PMIDay” e “La Città dei Mestieri” che dal 2009 vede l’Associazione avviare la collaborazione con Camera di commercio indirizzata alla promozione del tessuto imprenditoriale fra i giovani.

Attività formative

La realtà industriale e lavorativa della nostra provincia offre molte opportunità e in un mondo dove i mercati sono sempre più globalizzati, c’è una forte richiesta di professionisti specializzati in materie tecniche e scientifiche che ancora non riesce ad essere soddisfatta.

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Attività formative 22

Progetti che l’Associazione porta avanti con il prezioso affiancamento del GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI DI RIMINI che dal 2005 è stato guidato dai Presidenti Linda Gemmani (in carica dal 2002 al 2006), Alessandro Pesaresi (2006-2010), Alessandro Formica (20102014), e dal 2014 da Maria Teresa Colombo. Il Gruppo è infatti parte attiva nell’ambito della formazione. Inoltre, è fra i promotori di “Che Impresa Vuoi Fare da Grande” realizzato da Confindustria Emilia Romagna e indirizzato alla ideazione di progetti imprenditoriali da parte degli studenti delle superiori. Ma non solo. Con il ciclo “Visite in azienda” e “A cena Con” il Gruppo crea importanti occasioni di confronto per i giovani imprenditori riminesi con le eccellenze dell’industria del Paese. Atro importante partner è ASSOFORM l’ente per la formazione di Unindustria Rimini che nell’ultimo decennio ha avuto come Presidenti prima Manlio Maggioli e dal 2013 Alberto Ioli. Dal 2005 l’ente oltre ad essere braccio operativo di tutte le iniziative realizzate dall’Associazione per le scuole, aderisce a SFC: Sistemi Informativi Confindustria il cui oggetto riguarda la promozione, l’istituzione, l’organizzazione ed il coordinamento di iniziative per la formazione e il perfezionamento professionale. Inoltre è socio di Formindustria Emilia-Romagna società consortile che aggrega a livello regionale le Agenzie Formative. Attività che non si limitano al territorio provinciale, ma che vedono l’ente impegnato anche per la promozione dello sviluppo occupazionale del Sud d’Italia organizzando progetti nell’ambito di Tirocini Nord Sud. In piena logica di sinergie territoriali del sistema Romagna, nel dicembre del 2014, Assoform ha acquisito il ramo d’azienda di Cesena del CSMPI (centro Servizi PMI Reggio Emilia diventando così Assoform Rimini Forlì Cesena ed aprendo una seconda sede distaccata a Cesena.


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Attività formative 24

L’indirizzo in quest’ambito, che i Presidenti perseguono con continuità, è chiaro: formazione delle competenze per la vita delle giovani generazioni e per il loro successo in azienda. E in questo spirito rientra anche la scelta di partecipare a Nuove Idee Nuove Imprese, esempio pratico di quanto sia importante dare ai giovani delle nostre realtà uno strumento efficace per trasformare le idee imprenditoriali in vere e proprie attività economiche creando quindi possibilità di crescita per tutti. Nuove Idee Nuove Imprese dal 2002, anno della sua nascita, ha avviato complessivamente 53 start-up, di cui 43 attualmente attive. Sono questi gli anni del radicamento dei nuovi media di un’informazione a velocità raddoppiata se non triplicata. La comunicazione d’impresa deve inevitabilmente cambiare e si trova a dovere affrontare un nuovo mondo, quello dei Social Network e delle piattaforme virtuali dell’e-commerce. Per essere competitivi occorre stare al passo.


E l’Associazione affianca le aziende in questo percorso. Il portale www.unindustria.rimini.it diventa uno strumento importante che consente alle imprese associate di accedere ai servizi con immediatezza e velocitĂ . Nel 2014 sono state inviate piĂš di 200 mila newsletter. Gli accessi sono stati circa 90 mila e sono stati registrati oltre 1800 account. Particolare apprezzamento hanno i servizi Vetrina Azienda e il Sito della Settimana. Il primo, nato nel 2007, permette alle stesse aziende di creare in piena autonomia la propria vetrina accessibile dalla home-page del sito. La seconda, attiva dal 2010, è una campagna promozionale dei siti delle aziende associate che permette alle imprese di avere per una settimana nella home page dell’Associazione il logo aziendale con il link al sito stesso.

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Tavolo anticrisi, patto per lo sviluppo 26

Nuovi mezzi a disposizione, nuove strategie di azione, nuovi mercati in cui competere. Le basi da cui ripartire sembrano esserci, ma lo spettro della crisi continua ad aleggiare sul territorio. Il Presidente Maurizio Focchi ne è consapevole e s’impegna fortemente affinché questa pressione non soffochi lo spirito d’iniziativa che deve stimolare tutta la categoria che rappresenta e soprattutto le generazioni future. Ecco che così nel 2008 nasce Unimpiego società di intermediazione tra offerta e domanda di lavoro con cui Unindustria Rimini vuole offrire un contributo alla crescita del mercato del lavoro e all’incontro fra domanda e offerta. Lo stesso anno, il Presidente Focchi pone l’attenzione in più occasioni sulla necessità di istituire un tavolo di confronto che coinvolga le associazioni di categoria, le Autorità politiche e amministrative locali, le banche e le organizzazioni sindacali, affinché si possa concordare una comune strategia per uscire dal difficile momento. La proposta è di trovare insieme una soluzione che abbia come base valori fondamentali comuni, condivisibili da tutta la società dove tutti devono dare il loro contributo: dall’imprenditore all’amministratore, dal manager all’operaio, dall’insegnante allo studente, passando per esponenti del mondo dell’associazionismo, della cultura, dell’arte, del sociale. Ecco perché Unindustria Rimini nel marzo del 2013 aderisce al “TAVOLO ANTICRISI” promosso dal Prefetto di Rimini Claudio Palomba che ha colto il suggerimento dell’Associazione degli industriali con l’obiettivo di individuare azioni a sostegno dell’occupazione, per favorire in particolare modo l’occupazione giovanile e femminile. E sempre lo stesso anno Confindustria Rimini aderisce al “FONDO PER IL LAVORO - un patto di solidarietà per la dignità di ogni persona” promosso dalla Diocesi di Rimini. L’associazione partecipa con un sostegno di 10 mila Euro e s’impegna a diffondere l’importanza dell’iniziativa sensibilizzando i propri associati affinché partecipino anche singolarmente. In un momento in cui le famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese, Unindustria Rimini pone una grande attenzione al tema del CREDITO e alle strategie da mettere in atto per sostenere i lavoratori.


Al fine di monitorare costantemente il quadro dell’andamento del credito, vengono realizzate periodicamente indagini fra gli associati. Il quadro che emerge è complesso e la costante è la difficoltà di ricevere credito. Con l’obiettivo di migliorare la situazione e creare un confronto costruttivo fra le parti Unindustria Rimini promuove ogni anno una serie di incontri fra imprese, istituti bancari e istituzioni della provincia di Rimini. Nel 2011 Unindustria Rimini aderisce al PATTO PER LO SVILUPPO del territorio di Rimini. Un documento condiviso da tutte le associazioni di categoria e le rappresentanze sindacali riunite per mettere in campo con estrema urgenza strategie per affrontare il difficile momento. Nel 2013 nasce il tavolo di lavoro fra Unindustria Rimini, Ance Rimini, Piccola Industria Unindustria Rimini, banche del territorio di Rimini e Confidi Romagna e Ferrara Scarl. L’iniziativa, promossa dal Presidente Maurizio Focchi di Unindustria Rimini, dal Presidente di Ance Rimini Ulisse Pesarsi e dal Presidente Piccola Industria di Unindustria Rimini Mario Formica, vuole alleggerire la situazione del credito appesantita soprattutto dal fenomeno del credit crunch che nel territorio riminese continua ad accentuarsi.

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Purtroppo nel decennio, fra gli eventi negativi non c’è solo la crisi. A mettere a dura prova gli imprenditori si scatenano anche eventi naturali imprevisti. Su tutti l’ondata di maltempo che nel febbraio del 2012 ha colpito tutta la provincia e in particolare l’Alta Valmarecchia. Le copiose nevicate costringono molte aziende a chiudere gli stabilimenti e a fermare la produzione. Si registrarono danni strutturali ingenti, come crolli e cedimenti. In quelle settimane e nei mesi successivi forte è stata l’azione dell’Associazione per sensibilizzare le pubbliche amministrazioni affinché venissero presi provvedimenti utili ad aiutare le aziende colpite. Le imprese della Valmarecchia, infatti, rappresentano un bacino importante per l’economia e Unindustria Rimini è stata sostenitrice, sin dalla nascita del comitato promotore, del ritorno in Romagna dei sette comuni della Valmarecchia con la convinzione che i territori interessati fossero divisi solo da confini amministrativi. Grande è stato l’impegno nel 2009 affinché l’Unione fosse realizzata velocemente nella convinzione che i sette comuni avrebbero contribuito alla crescita economica, culturale e sociale di tutta la provincia. L’attenzione al TERRITORIO e al contesto in cui le aziende sorgono ed operano rappresenta un focus costante nella storia dell’Associazione. Il decennio che va dal 2005 al 2015, come già detto, ha visto l’inaugurazione del Palacongressi di Riccione nel 2008 e del Palacongressi di Rimini nel 2011 che si affiancano alla già esistente Fiera, uno dei punti di forza su cui occorre fare leva per essere sempre più attrattivi. L’inaugurazione della terza corsia della A14 nel 2013, il parziale snellimento della viabilità della Statale 16 con la realizzazione di rotonde in alcuni degli snodi critici e con quelle realizzate per velocizzare i collegamenti fra Rimini Nord e Sud, sono segnali positivi che però necessitano di ulteriori azioni. Gli errori del passato insegnano che i tempi troppo lunghi, in particolare come è accaduto nelle vicende dei Palacongressi o per il TRC destinato purtroppo a nascere già vecchio, sono inaccettabili perché rappresentano una zavorra al rilancio del nostro territorio. Senza poi dimenticare la questione delle aree industriali in Provincia su cui l’Associazione ha spesso lamentato la carenza di attenzione da parte delle amministrazioni. Anche questa vicenda è segnata da tempi troppo lenti. Se lo sblocco dell’area di Rimini Nord, ad esempio, è ancora in attesa, il via libera su altre aree (Santarcangelo e Raibano) è coincisa proprio con l’arrivo della crisi e quindi con la crescita di difficoltà per molte aziende che nei tempi giusti avrebbero invece potuto ampliarsi.


Tavolo anticrisi, patto per lo sviluppo

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La crisi edilizia e il tavolo di concertazione 30

Le opere infrastrutturali in questo momento di crisi sono anticicliche, quindi consentono una rapida ripresa della produzione e dell’occupazione. Ci si riferisce ovviamente all’edilizia, un settore con una grande capacità di promozione dell’indotto. Il settore, come è già detto, è quello più colpito dalla crisi. Un dato su tutti: dal 2008 ad oggi, le aziende iscritte alla Cassa Mutua Edili di Rimini sono calate del 42,01%, i lavoratori del 47,31%, le ore lavorate dichiarate del 55,68% e il monte salari del 47,26%. Già dai primi periodi in cui s’iniziava a percepire la gravità della crisi, era il dicembre 2008, il Collegio Costruttori di Rimini che lo stesso anno modificò il nome in Ance Rimini, rilevava una mancanza di attenzione verso il settore in particolare da parte dell’amministrazione pubblica riminese. Insieme alla Consulta delle professioni Tecniche, Ance Rimini nel 2009 segnala il peso di una burocrazia ingessata, oneri troppo alti, lentezza nell’approvazione dei piani particolareggiati. Vengono richiesti più appalti pubblici (Rimini è la provincia con il più basso numero in Regione) e in generale più efficienza. Questioni che continueranno ad essere il lite motiv di questi anni.


E’ il novembre del 2010 quando a Rimini nasce il Tavolo di Concertazione dell’Edilizia. Ne fanno parte le Associazioni di Categoria (Ance Rimini, CNA, Confartigianato, Confcooperative, Legacoop) le Organizzazioni Sindacali (Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil) e i Professionisti (Consulta delle Professioni Tecniche). Uno a fianco dell’altro con un obiettivo preciso: trovare al più presto soluzioni concrete ai tanti problemi che bloccano il settore. Se, infatti, in quell’anno per altri settori si è visto apparire qualche timido segnale di ripresa, per le costruzioni la situazione rimane critica con l’evidente rischio di soccombere. Il territorio continua ad essere ingessato da una lenta burocrazia, da una scarsa attenzione alle imprese, ai lavoratori e ai professionisti, dall’assenza di commesse pubbliche e da oneri elevati. Le parti auspicano un confronto nel rispetto dei ruoli istituzionali con soluzioni definitive alle tante criticità. Nel marzo del 2012 Associazioni di categoria, fra cui Unindustria Rimini e Ance Rimini, sindacati e professionisti si riuniscono negli Stati Generali dell’Edilizia e nell’ottobre dello stesso anno indicono l’Assemblea Generale Congiunta di tutti i componenti delle categorie coinvolte dal titolo “Salviamo le imprese delle Costruzioni”.

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Fra i temi centrali PSC e RUE del Comune di Rimini. Già nel 2010 Ance Rimini, Unindustria Rimini e Consulta delle Professioni tecniche, pensando ad uno spirito di ricerca di dialogo costruttivo con le Amministrazioni, rispondevano all’invito dell’Amministrazione portando il proprio contributo al nuovo PSC. In qualità di operatori ed esecutori del progetto di pianificazione si ponevano come collaboratori attivi per avviare processi di sviluppo per Rimini e soddisfare un impegno nei confronti della città. Richieste che continuano a rimanere in attesa di risposte. Basti pensare al fatto che PSC e RUE sono stati adottati nel marzo del 2011, ma che sono ancora in attesa di approvazione. Intanto il collasso pronosticato purtroppo è diventato realtà e ancora una volta, nel dicembre del 2014, Unindustria Rimini, Ance Rimini e organizzazioni sindacali si riuniscono per lanciare il loro appello. In particolare il filo conduttore resta quello già più volte ribadito negli anni: una nuova concezione di urbanizzazione legata all’idea del NON CONSUMO DEL TERRITORIO. Tutti concordano che la risorsa suolo non possa più essere usata con leggerezza, ma nel contempo, gli imprenditori e i lavoratori non possono essere ritenuti gli unici responsabili chiamati a pagare le conseguenze. Infatti le costruzioni, che ricordiamo hanno dato la possibilità di lavoro a numerose maestranze, sono state tutte autorizzate dalle Pubbliche Amministrazioni. Ora è necessario investire in riqualificazione e rigenerazione urbana. Ma questo può essere fatto solo avendo a disposizione gli strumenti giusti. Occorre una visione definita. Un progetto preciso. Un’idea che per Unindustria Rimini era già chiara all’indomani del suo sessantesimo anniversario.

Verso il non consumo del territorio

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Piano Strategico

Il PRESIDENTE ADRIANO AURELI a dicembre 2005, nel suo intervento di fine anno, esprimeva la necessità di doversi porre dei grandi obiettivi di crescita e sviluppo economico sulla base di un nuovo grande “PIANO STRATEGICO”.

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Una nuova stagione di crescita, sottolineava, può essere ritrovata solo se si agisce nell’interesse generale inteso non come sommatoria dei singoli interessi, magari corporativi, ma piuttosto pensando a sottrarre da essi quelli particolari. Il manifatturiero, l’industria del turismo, reinventata sulla base delle sfide poste dalla globalizzazione e dalle nuove esigenze della domanda, la fiera, il sistema congressuale, i servizi per le imprese. Sono queste le aree dove occorre essere capaci di innovare non perdendo la grande ricchezza delle piccole imprese, ma pensando che oggi determinati mercati si possono aggredire solo con dimensioni adeguate. In questo campo ci sono numerosi esempi di piccole aziende del territorio che hanno saputo conquistare il mondo con i loro marchi. Già allora si sosteneva che il turismo di massa, così come è stato ideato in passato, non ha futuro. Il turismo balneare deve essere collegato ad un nuovo modo di pensare: bisogna risolvere i problemi della spiaggia, innovare il sistema, fare grandi infrastrutture. Bisogna avere coraggio di cambiare dalle fondamenta alcuni tratti di marina, del tessuto urbano, i rapporti con il commercio, con la ristorazione.


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Rimini e i Creativi

Una convinzione che nel 2006, anno in cui da Assindustria Rimini si passa a Confindustria Rimini, trova un ulteriore spinta nel convegno “RIMINI E I CREATIVI” fortemente voluto dal Presidente Adriano Aureli e dal Presidente del Collegio Costruttori Giorgio Forlani. Indicativi i contenuti: Territorio-Risorse-Vivibilità-Strategie-Sviluppo.

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Per individuare i punti chiave della discussione Unindustria Rimini e Collegio Costruttori commissionano allo Studio Ambrosetti, specializzato in progetti di sviluppo e valorizzazione del territorio, una ricerca sulla provincia di Rimini e sulla sua possibilità di diventare un territorio che punti alla creatività come strumento di rilancio per i prossimi 20 anni. Dalla ricerca emergono spunti di riflessione. Rimini ha diversi primati di creatività: primi a inventare il grande turismo di massa, nei grandi parchi di divertimento e temi, unici nel meeting dei popoli e come capitale di wellness, solo per citare qualche esempio. Ma il mondo cambia e nella competizione globale le risorse del territorio sono messe a dura prova. Per renderla più attrattiva, si diceva in occasione di “Rimini e i Creativi”, bisogna porsi un obiettivo: definire idee e azioni efficaci per sviluppare la creatività del territorio e renderlo estremamente competitivo a livello mondiale, attrattore di risorse umane creative e finanziarie. Occorre partire da una VISIONE per Rimini che deve emergere dalla vocazione e dall’identità della città. Deve generare “magia” ed emozioni per catalizzare il consenso e attivare le energie propulsive. In tutti i campi Rimini ha asset insediati nel territorio. Asset che vanno valorizzati per diventare una “capitale”. Rimini è città dell’ospitalità, ha un buon tessuto economico-produttivo e manifatturiero, l’università, un sistema fieristico-congressuale, un patrimonio climatico, paesaggistico, un sistema ricettivo alberghiero e per il tempo libero, parchi tematici e di divertimento, tolleranza e integrazione, stili di vita e tradizioni. Secondo i Creativi, l’obiettivo deve essere quello di DIVENTARE, ENTRO IL 2020, IL TERRITORIO SIMBOLO DELL’OSPITALITA’ E DELL’ECCELLENZA AI SERVIZI PER LA PERSONA.


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Rimini deve essere il punto di arrivo per chiunque, giovani, famiglie, anziani in Europa e nel mondo. Quando si dice “vacanza, relax e wellness” si deve pensare a Rimini. Entro il 2020 deve diventare la più importante vetrina “dell’essere Italy” che significa cultura, il divertimento, i servizi, i prodotti. Bisogna arrivare a dire “se voglio capire che cosa significhi Italia devo passare da Rimini”. Inoltre, deve diventare anche un importante polo produttivo/manifatturiero, “cerniera” relazionale tra le due sponde dell’Adriatico e dell’area balcanica. Per questo ci vogliono una leadership forte e meccanismi efficienti, un modello decisionale coerente con i bisogni, capacità di realizzare gli obiettivi in tempi brevi, ricerca di una forte identità e grandi eventi. Come fare? In occasione dei Creativi, vennero individuate alcune linee guida. Bisogna CAPIRE ad elevato livello di sintesi la situazione del territorio nelle sue componenti economiche, urbanistiche e sociali; DEFINIRE la visione coerentemente con le caratteristiche del territorio, il suo posizionamento all’interno del contesto competitivo mondiale; ATTRARRE le competenze eccellenti a livello mondiale necessarie per dare attuazione alla visione prescelta; AGIRE attraverso una strategia (politiche, azioni, obiettivi) con il coinvolgimento di tutti gli attori rilevanti e la società civile.


Solo così, si diceva, Rimini può diventare entro il 2020 una grande capitale nell’economia, nel turismo, nella cultura e nel sociale. Dal 2005 la strada fatta è stata sicuramente tanta. Una strada ricca di successi come dimostra la storia dell’Associazione e con essa quelle delle tante imprese del territorio. Ed è partendo proprio da questi successi, da quei sogni lanciati dieci anni fa, che occorre proseguire il cammino concentrandosi sullo sviluppo futuro. Alla Rimini del 2020 mancano solo 5 anni. Occorre quindi spingere energicamente sull’acceleratore per arrivare ad un vero cambiamento. Bisogna guardare al domani propositivi con la volontà di agire secondo un progetto comune per il rilancio del territorio. Gli industriali, fieri dei settanta anni dell’Associazione, sono già in cammino verso la Rimini del futuro. E per questo passiamo il testimone a Confindustria Romagna nella certezza che anche nell’area vasta Rimini saprà valorizzarsi svolgendo il ruolo che le compete.

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Con le celebrazioni del sessantesimo anniversario, pubblicammo un pregevole testo di Silvano Cardellini, il giornalista che ha firmato ritratti memorabili della storia e del costume riminese, oltre ad essere stato un prezioso collaboratore, negli anni 70 e 80, della nostra Associazione. E’ un documento che ha un doppio valore giornalistico e storico, indispensabile per capire le origini da cui partono le più recenti evoluzioni dell’Associazione.

Appunti e spunti per una storia dell’industria a Rimini o per una storia di Rimini attraverso l’industria. di Silvano Cardellini

A Rimini c’è una Associazione Industriali. E c’è da 60 primavere, più o meno come nel resto del Bel Paese, a cominciare da quelle nelle quali le ciminiere hanno fatto storia. Anche solo, una ventina d’anni fa questa Associazione, sorta in una città peraltro non ancora capoluogo, sarebbe apparsa quanto meno curiosa. Cosa c’entra una Associazione industriali nella capitale delle vacanze? Della serie ‘come un negozio di frigorigeri al Polo Nord’. Più o meno.

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Adesso una Associazione industriali a Rimini suona naturale. Una presenza normale. L’anomalia sarebbe il contrario e, cioè, se non ci fosse.

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Ci sono, nel cammino che ha visto l’industria diventare dal niente un forte realtà a se stante, molte pagine della storia dell’economia, e non solo dell’economia, di Rimini. E’ successo tutto nel giro di pochi anni. Tant’è che la più parte delle imprese registra alla propria guida ancora i loro fondatori. Sono relativamente poche, infatti, le aziende che sono già passate alla seconda o terza generazione. Il panorama dell’industria è quello di una miriade di piccole e medie imprese che sono nate e si sono sviluppate quasi per caso, sparse sul territorio, confuse rispetto al resto del tessuto urbano, senza supporto di manodopera qualificata, servizi a disposizione, centri di ricerca, credito generoso. Una realtà produttiva, insomma, che si è fatta da sola. Chi prestava attenzione all’industria che prendeva forma sotto gli ombrelloni? Rimini sta per mare, sta per vacanza, sta per divertimento, sta per discoteca. Dici Rimini e pensi alla sabbia, all’ombrellone, ad una “riga blu”, come osserva il poeta. Dici Rimini e vengono in mente Fellini, Amarcord, i vitelloni, una discoteca, Aquafan. Dici Rimini e dici ferie, libertà, una colonia, un lungomare, una fila di ombrelloni o


di cabine, la pensione completa, i congressi, le fiere. Cosa c’entrano l’industria, la fabbrica, la ciminiera, l’operaio, il sindacato con la sabbia, la città distesa fra ponte e Arco, fra Tempio e Rocca? Cosa c’entra con una società di bagnini, albergatori, commercianti, artigiani, parrucchieri, gelatai, discotecari, stagionali, marinai di salvataggio?

tà! Però è vero che il bagnino non è più solo a reggere la bandiera di Rimini o a comparire nella cartolina ‘saluti da Rimini’.

Valla a trovare l’industria qui!!! Valla a trovare la catena di montaggio!!! La produzione!!! Il fatturato!!! I mercati esteri!!! Il margine operativo lordo!!! L’ingresso in Borsa!!! L’export e l’import!!!

C’è, direbbe un’Einaudi del Marecchia, una Rimini che produce e lavora, una Rimini delle ciminiere senza fumo, delle catene di montaggio a passo dolce, di industrie che però fanno storia e lasciano il segno di sè sui mercati internazionali. I bagni nostrani si apprestano a diventare stabilimenti balneari e gli stabilimenti produttivi sono diventati laboratori o officine che fanno notizia nel mondo.

Stop!!! Già, ma non è industria questa???

Siamo riusciti a fare della vacanza altrui l’impresa nostra. Che è diventata la più grande industria del tempo libero non solo d’Italia. Qui abbiamo inventato tutto. Qui è passato tutto. Su questa pelle di sabbia, l’Italia e mezzo mondo hanno lasciato un segno, un’orma, una traccia. Sulla spiaggia c’è la storia del Bel Paese. Qui, signori, il garbino ha reso possibile un miracolo. Qui tutto è diventato industria. Qui è stata creata la catena di montaggio della vacanza. Qui è stato costruito il turismo, qui sono stati creati i cento turismi. Qui si è formato e si forma il pensiero turistico. Rimini sta al turismo nazionale come la Fiat all’auto italiana. Sotto il grande ombrellone è spuntata un’altra realtà. Non è che il simbolo del bagnino non ci sia più e al suo posto sia arrivato un altro simbolo, un tipo in camice bianco che era la tuta blu di una volta. Per cari-

Non è più vero che, qui, tutto sia turismo, tutto sia vacanza altrui, effimero, costruito, artefatto, Rimini come Las Vegas.

Nel giro degli stessi anni che hanno visto Rimini diventare l’industria della vacanza è nata, si è sviluppata e si è affermata la Rimini con una industria vera. Era partito tutto dal niente in una realtà vocata alla pesca e all’agricoltura. Industrie? Ma quali industrie !!!…Laboratori, officine, al più fabbrichette per la produzione di corde, di fiammiferi, di birra, di aratri…Non si ha notizia di altro. Nel giro di mezzo secolo è cambiato il mondo. Appartengono al sistema industriale gli imprenditori che il Presidente della Repubblica ha premiato, fino adesso, con il Cavalierato del Lavoro. Sono esponenti del mondo industriale gli imprenditori ai quali, per ora, il presidente della Provincia ha conferito il riconoscimento di operatore economico dell’anno. Non è poco. Stando alle statistiche ufficiali, poi, il sistema industriale ha raggiunto quello turistico almeno in termini di occupazione. Se fino ad alcuni anni fa si diceva che il turismo, funzionando da locomotiva, comunque compensava le debolezze del resto del si 41


stema economico, adesso la musica è cambiata. Il primato del turismo non si tocca, ma l’industria gli soffia sul collo e opera come rete di protezione di tutto il sistema. E, nel momento in cui la legge nazionale del turismo afferma la nascita del distretto turistico lasciando alla Regione il potere di individuarne la collocazione (quello di Rimini è fuori discussione), la stessa provincia di Rimini può già vantare da tempo i suoi distretti industriali: quello delle macchine per la lavorazione del legno e quello della moda.

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Non c’è stata corsa, inseguimento, competizione fra turismo e industria. E’ che parte dei riminesi si sono messi a far altro. Da ragazzi, tutti più o meno hanno fatto i camerieri, ma poi ognuno ha infilato la propria strada. E ci sarebbe da scrivere un libro sugli industriali che per debolezza, una volta arrivati, hanno attivato imprese collegate al turismo: un albergo, un disco bar, uno stabilimento balneare. Il primo amore non si scorda mai.

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La morale è che oggi dici Rimini e per i riminesi e per molti altri cittadini sparsi in Italia, in Europa e nel mondo non scattano solo immagini che sanno di mare e vacanza. Dopo sessant’anni è successo questo miracolo. Che dice un gran bene del turismo, del resto e dei riminesi.

E’ il 30 dicembre del 1944 quando, alle ore 14,30 precise, nel locale in Rimini di via Bertola, si riunisce un gruppo di industriali <onde prendere importanti decisioni circa la costituzione e il funzionamento della libera unione industriale>. Il verbale spiega che sono presenti i rappresentanti di venti imprese.

<E’ inoltre presente il signor Babbi in rappresentanza dell’autorità comunale>. <L’ingegner Antonio Valmaggi sottolinea ‘opportunità che gli industriali di Rimini si uniscano in una libera unione onde tutelare i propri interessi di categoria e ciò per prendere in comune accordo quelle decisioni di utilità ed urgenza tendenti alla ricostruzione delle varie industrie e poi della città di Rimini>. Valmaggi <esorta i convenuti, quali esponenti nella quasi totalità della piccola e media industria della nostra città, a collaborare in modo fattivo e leale con la categoria dei lavoratori onde far sì che la partecipazione attiva del lavoro sia manuale sia intellettuale e tecnico possa portare quanto prima al risorgere delle attività industriali del paese>. Poi l’ingegnere Valmaggi enuncia <i più urgenti ed importanti problemi che gli industriali di Rimini debbono affrontare e, fra questi, la ricostruzione delle aziende, il loro finanziamento, l’approvvigionamento delle materie prime ecc. Viene quindi data lettura di una nota con la quale il Comando dei Carabinieri di Rimini invita le industrie a presentare alcuni dati circa la presente situazione delle aziende e i danni sofferti. Si va verso la conclusione della seduta con l’invito di Valmaggi a costituire una commissione di lavoro. Presidente viene designato il commendator Lanciotto Malatesta, vice il signor Alberto Calderoni, consiglieri: Antonio Valmaggi, Marcello Bucci, Umberto Vagnini. Segretario il ragionier Guido Foschini>. La concreta costituzione dell’Unione degli industriali risale a giovedì 14 giugno del 1945. Partecipano alla riunione i rappresentanti di 47 aziende. L’ingegner Antonio Valmaggi viene subito eletto presidente. Il relatore, Giuseppe Martelli, osserva, in apertura di seduta, che <l’Unione di Rimini deve rendersi autonoma dalla federazione provinciale


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Una avventura che percorriamo assumendo come tappe quelle dei presidenti che via via si sono succeduti alla guida della organizzazione. La scelta di un presidente, si vedrà, non è mai frutto del destino. E’ specchio dei comparti produttivi che nel tempo assumono spessore e rilievo, è specchio delle linee di tendenza più generale dell’economia locale, è specchio, a modo suo, pure della realtà sociale della città e dintorni. Mai come nel caso dell’Associazione degli industriali è vero che la sua storia si intreccia, nel bene e nel male, con quella della città e del territorio che la circonda. E, così, Antonio Valmaggi risulta il primo presidente dell’Unione industriali. Davvero un personaggio, l’ingegnere. Travolgente, torrenziale, pieno di estro. Inventore. Anche scultore in ferro. Un creatore di tecnologia e di arte. Sempre inquieto. Mai fermo. Valmaggi è il presidente che un giorno infila la via Emilia con un camion. Raggiunge Forlì, guadagna l’entrata nella associazione provinciale degli industriali, si appropria d’un lungo tavolo di legno con relative sedie. Quel tavolo, che rappresenta il riscatto,

il credito dovuto ai riminesi che hanno conquistato l’autonomia, sarà per molti decenni al servizio delle sedute di giunta e consiglio, ovvero degli organi dirigenti di una Associazione che, peraltro, in tutta la sua storia, si è sempre battuta per l’affermazione dell’autonomia provinciale arrivata, con un decreto, solo nel 1992. Quelli della presidenza Valmaggi sono gli anni della ricostruzione. Rimini, distrutta quasi al cento per cento, deve ricominciare. Ricominciare proprio da zero. Il panorama è desolante. La città, scriverà più tardi Sergio Zavoli, è alta non più di un metro e mezzo. A Palazzo Garampi accede il sindaco Walter Ceccaroni. E’ un comunista del tutto particolare. Risulta ispirato all’ideologia più ortodossa quando opera nell’ambito del partito, si dimostra pragmatico quando lavora in seno all’amministrazione. In Municipio è un moderno socialdemocratico. Un riformista, verrebbe da dire ,oggi. Nelle sezioni del Pci, insomma, fa il capo popolo che trascina il bracciantato agricolo e quei pochi operai industriali che ci sono. Nel suo ufficio in piazza Cavour fa suonare un’altra musica. E’ il primo, in quelle stagioni, a parlare di collaborazione fra il capitale privato e l’ente pubblico. Del resto, Ceccaroni deve rimettere in piedi una città che è a terra, che ha fame, che non ha lavoro, che non ha una riconoscibile classe borghese diffusa, solida, in grado di porsi alla testa della ricostruzione proseguendo esperienze economiche consolidate. Il sindaco finisce per inventarla, questa borghesia imprenditoriale, stimolando il trasferimento a mare di vere e proprie comunità di lavoratori agricoli.

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per agganciarsi direttamente alla Confederazione di Roma>. Nel prendere la parola l’ingegner Valmaggi spiega come sarebbe <opportuno riuscire ad ottenere una sospensione del pagamento delle tasse conteggiando queste ultime nel conto dei danni di guerra>. Comincia così l’avventura dell’Unione, poi Associazione, degli industriali di Rimini, quindi del Circondario di Rimini, infine della Provincia di Rimini.

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E’ in questi anni che vengono poste le basi del cosiddetto modello turistico. La mezzadria si sposta dai terreni di campagna alla gestione della pensione. Ceccaroni, a modo suo, traccia le regole del gioco della società e della politica riminese. Nel tempo, poi, tali regole rimarranno a lungo intatte nella sostanza. Il Pci è il partito di maggioranza. Ma è Ceccaroni a governare facendo in modo, tuttavia, che i muri dell’ideologia non dividano le classi sociali, che l’apparato di partito non pieghi i riminesi a modelli impropri da città industriale e quindi operaia. E’ con Ceccaroni che fra partito-amministrazione-imprenditoria si forma una triangolazione che finisce per attraversare la storia non solo economica della città. Consociativismo? Allora si trattava di una concertazione ine-vitabile, di un modo proprio di Ceccaroni di gestire quella che più tardi si sarebbe potuta definire la mediazione comunista nelle realtà locali, nella terra emiliano-romagnola: gli operai che sanno stare insieme con gli industriali, gli albergatori con gli agricoltori, i bagnini con gli artigiani, con i commercianti, il Pci con la Dc, il Pri con il Psi e così via. In altre zone, tiene banco la mediazione democristiana. Cambia il colore, ma non il metodo di governo: e cioè questo sistema tutto particolare di contemperare le classi sociali e i loro interessi, di operare in modo tale che gli interessi appunto di una parte non finiscano per prevalere su quelli di un’altra alimentando così conflitti e squilibri. A ciascuna categoria viene politicamente assicurata la propria zona d’influenza, a sua volta amministrativamente garantita da Ceccaroni a Palazzo Garampi. Giusto, non giusto? Il punto è un altro: è possibile una alternativa a questa concertazione generalizzata in una città che la guerra ha raso al suolo? Certo, la lotta politica non manca, il confronto Ceccaroni-opposizione è anche bruciante, ma l’una e l’altro si sviluppano entro i canoni di un dibattito che non

travalica mai i confini della consapevolezza municipale. In consiglio comunale, i ruoli fra maggioranza ed opposizione sono netti, ma nella amministrazione quotidiana queste distinzioni lasciano il tempo che trovano. Ad Antonio Valmaggi, che resta presidente fino al 1953, succede il dottor Francesco Morri, titolare di una piccola fonderia. Sei anni dura il suo mandato. Nel 1959 diventa presidente il geometra Ferruccio Lami. E il leader autentico di una delle maggiori imprese edilizie della città, ma soprattutto è il rappresentante della categoria che più conta in quegli anni della ricostruzione della città e dell’avvio del cosiddetto modello turistico. Non possono essere che gli imprenditori edili, allora, ad esprimere il vertice dell’Associazione e non può non essere che Lami, diversamente noto in città anche per il suo impegno a favore della squadra di calcio, a governarla. Va tenuta d’occhio, negli anni, la rappresentanza degli imprenditori edili nell’ambito dellAssociazione. Prima la caratterizzano nella sua generalità, quindi formano al suo interno un Collegio, dotato di larga autonomia. In quegli anni, poi, l’edilizia rappresenta un settore, trascinante per il resto dell’economia. Sono quindi gli edili a tracciare la politica dell’Associazione, ad indicare il terreno sul quale si devono misurare i rapporti con il Comune. I leader dell’Associazione si comportano, a loro volta, come Ceccaroni. Anticomunisti nella loro impostazione, come dire, ideologica, ma concreti nelle loro relazioni con l’amministrazione municipale. Inutile star qui a chiedersi, parimenti, se era possibile, da parte degli imprenditori, un atteggiamento diverso. Ferruccio Lami guida il sistema imprenditoriale negli anni più intensi dello sviluppo economico della città. Fino al 1964 è lui a rappresentare, in una realtà che


va incontro al boom del turismo, l’unico nucleo di imprese organizzate come tali. E’ l’interlocutore diretto di Ceccaroni. Caratteri ed impostazioni politiche diverse, completamente diverse, ma il problema è fare, è lavorare, è andare avanti. Sì, sono gli anni che passeranno poi come quelli della riminizzazione, ovvero dell’urbanistica spinta. Il Comune, che promuove, che non impedisce, che sostiene la ricostruzione in un quadro normativo peraltro pieno di smagliature, ha come partner una rete di imprenditori che fanno, realizzano, danno occupazione. Riminizzazione? Un brutto neologismo che sarebbe ora di rimuovere. Non rende l’idea, non spiega niente di Rimini rispetto al resto del Paese. Offende e basta. Ci ha appena pensato, per fortuna, Massimiliano Fuksas, che non è proprio un signor nessuno nell’architettura internazionale, a mettere i puntini sulle i: <Non c’è urbanistica più creativa di quella riminese>, ha commentato.

Sono gli anni nei quali scatta l’idea di celebrare la cambiale con un monumento. Si può dire tutto ed il suo contrario su quegli anni. Non c’è dubbio. Si possono anche aprire processi politici verso una complessiva classe dirigente, privata e pubblica, che in nome del fare avrebbe anche ecceduto. Resta, però, da chiedersi quale avrebbe potuto essere, allora, l’alternativa ad un sistema che comunque ha avuto esiti economici strepitosi e risultati sociali di tutto rispetto con la affermazione di una imprenditorialità diffusa che è diventata un modello, una cultura, un modo di essere esemplare in Italia.

NeI 1964 diventa presidente degli Industriali il Grand Ufficiale Emilio Amati. E’ il leader dell’Amati vongole di Riccione. E un vero signore. Ha personalità, ha stile, ha garbo. E’ portato al dialogo. Viaggia molto. Ha conoscenza dei problemi. E’ il presidente che ci vuole per governare l’Associazione in un’altra fase della storia dello sviluppo economico di Rimini. E’ quella che vede una ulteriore crescita del sistema. Ormai Rimini è nel bel mezzo del boom turistico. L’Italia che scopre le ferie e le vacanze scende in riviera. Sui mercati non solo nazionali non c’è alternativa all’offerta di Rimini. Quello di Rimini è ormai un consolidato modello. L’onda lunga della ricostruzione vera e propria è ormai alle spalle. Non a caso alla presidenza dell’Associazione approda l’espressione di un comparto economico diverso da quello dell’edilizia. Emilio Amati è anche l’ultimo esponente della generazione degli industriali che hanno dato vita alle imprese riminesi e alla loro associazione o unione. Amati si ritrova coinvolto o travolto in quella sorta di sessantotto degli imprenditori che a Roma aveva spinto la Confindustria a varare la famosa riforma Pirelli nel segno della democratizzazione dell’organizzazione. A Rimini i giovani industriali chiedono spazio e riconoscimenti. Anche loro mettono mano ad una riforma dello statuto dell’Associazione. La vogliono più aperta, più moderna, più efficiente, più generosa nell’offerta di servizi. Come succede in politica nel rapporto fra l’Associazione e l’amministrazione comunale anche la relazione della stessa Associazione con il sindacato è ideologicamente duro, ma nei fatti collaborativo, mai spinto in cima alle barricate. In ogni caso, le imprese industriali risultano le uniche ad intrattenere relazioni sindacali, a registrare scioperi, a praticare confronti con i lavoratori. Nel turismo, primo settore economico della città, non succede. 47


Alberghi e pensioni, poi, non hanno le caratteristiche dell’impresa compiuta, organizzata. La pensione a gestione familiare non è solo espressione di letteratura d’occasione. L’ente locale, da parte sua, provvede inoltre a proteggerla: bassi prezzi nei servizi pubblici, tutela della rendita fondiaria, un occhio chiuso se non due su molte forme di evasione. Di fatto, le attività industriali sono quelle che, insieme alla loro organizzazione, possono dire di esprimere una cultura imprenditoriale.

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Questa impostazione generale, che attraversa la storia economica e sociale della città, consente di capire perché Rimini, nel tempo, non sia mai stata teatro di scontri, di conflitti, di bracci di ferro più duri del necessario. C’è sempre stata una sorta di fair play che ha permesso alle parti di trovare prima o poi una intesa senza far ricorso a guerre aperte e acute.

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Non c’era proprio la voglia, anzi la cultura dello scontro diretto, ideologico, prepotente. Non c’era l’aria per far crescere in quella piazza Cavour dove si fronteggiavano e si fronteggiano il Municipio e l’Associazione industriali il clima pesante e rissoso del confronto politico. Ognuno nel proprio palazzo, ciascuno rispettoso dell’altro, ciascuno, tuttavia, consapevole del fatto che proprio attraverso questo fair play il rispettivo potere, la rispettiva credibilità finiva per crescere, per legittimarsi a vicenda. Un gioco delle parti che ha consentito (e consente) all’ Ente locale di essere riconosciuto come leader della politica non solo amministrativa, come fonte di ogni autorità e potere, e all’Associazione industriali di essere riconosciuta come rappresentante politico della imprenditorialità in senso lato. Nel 1971 diventa presidente l’ingegner Angelo Marconi. E’ il leader dei giovani industriali che hanno

condotto in porto la riforma dell’Associazione. E’ anche il presidente che si impegna a favore della Consulta di tutte le categorie economiche, varata per tentare di porre tutte le associazioni imprenditoriali della città su una linea di comune sentire. Con Marconi viene attuato il rilancio dell’Associazione. L’organizzazione aumenta il numero degli aderenti, istituisce uffici divisi per competenza, si inserisce nel dibattito politico cittadino, affronta anche l’ipotesi di dare vita ad un quotidiano o, in alternativa, ad un settimanale. Una curiosità. Marconi promuove anche l’adesione di una delegazione di imprenditori riminesi ad un viaggio in Cina in occasione della fiera di Canton. Siamo nel 1976… La presidenza di Marconi durerà fino al 1978 quando gli subentrerà il Cavalier Angelo Giglietti, titolare della Sarila, che produce mobili da cucina. Un marchio che farà storia anche nel basket cittadino. Un uomo mite, generoso, Angelo Giglietti, che si è fatto da solo. E’ il primo esponente del settore dell’industria del legno ad approdare alla massima carica dell’organizzazione. NeI 1980, Giglietti lascia la presidenza. L’assume Manlio Maggioli, titolare dell’omonimo gruppo editoriale. Anche in questo caso si tratta dell’arrivo al vertice dell’Associazione del rappresentante di un nuovo settore economico. Maggioli è esponente di una azienda che detta legge in Italia in quella che allora si chiama modulistica e produzione di pubblicazioni per gli enti locali. E’ lo specchio anche questo di una realtà industriale riminese che sta differenziandosi nel complesso dei reparti produttivi, che sta assumendo una sua diversità rispetto all’industria delle costruzioni, da sempre lo zoccolo duro dell’Associazione, che sta conquistando una propria autonomia nei confronti della stessa industria del turismo.


Manlio Maggioli, che accentua il carattere della rappresentanza esterna dell’Associazione, cessa il mandato nel 1983 quando torna in campo Angelo Marconi. E’ un periodo significativo nella storia dell’Associazione. Essa, infatti, si dota di un proprio osservatorio economico e affida al Censis una ricerca sulle prospettive di sviluppo della realtà riminese. Si tratta di iniziative che segnano un modo nuovo di dare corpo alla rappresentanza imprenditoriale, ma che soprattutto accreditano l’Associazione come forza autorevole e credibile nel panorama associativo cittadino. I suoi rapporti sulla congiuntura economica rappresentano l’unica documentazione di settore. Sono questi rapporti, anzi, a segnare l’avvento in città di apparati statistici sul sistema economico. Non si ragiona più per sentito dire, non si procede più a spanne. La stessa indagine affidata ad Censis rappresenta una novità assoluta in una realtà che, al momento, non registra contributi esterni di pensiero e di valutazione sul proprio stato attuale e sul proprio destino. Le pagine del Censis faranno scuola, ma soprattutto costituiranno per molti anni il pensiero unico riminese. E’ dalle pagine del Censis che scatta la suggestione di una Rimini come spalla d’Italia collocata com’è nel bel mezzo della dorsale adriatica e all’incrocio con la storica via Emilia. Rimini come una delle capitali del nuovo sviluppo italiano. Quello che sarà più tardi il miracolo del nord-est ancora non si intravvede all’orizzonte. Negli stessi anni l’Associazione, con il presidente Marconi, si impegna per la diffusione della cultura di impresa nelle scuole riminesi. L’organizzazione degli industriali promuove la pubblicazione di una propria collana di volumi di orientamento professionale. L’organizzazione entra nelle aule degli istituti cittadini per dialogare con gli studenti. L’organizzazione regala

sistemi informatici a centri di formazione professionale perché trovi diffusione la nuova alfabetizzazione. Nel 1986 Marconi passa la parola a Giuseppe Gemmani. E’ la prima volta che l’esponente del massimo complesso industriale di Rimini (Scm) accetta di assumere la presidenza dell’Associazione. Ma Gemmani non fa in tempo ad insediarsi e a prendere conoscenza dell’organizzazione che a fine anno si vede costretto a lasciarla per assumere a presidenza della Cassa di Risparmio di Rimini. Troppo importante una poltrona così, per la prima volta attribuita al rappresentante degli industriali, per rifiutarla. Gemmani, poi, non è solo l’esponente della maggiore industria, non è solo il presidente degli imprenditori, è la storia della metalmeccanica riminese, è anche l’operatore economico che intreccia la propria vita con l’impegno politico, anzi civile in una Rimini di cui conosce ogni angolo. E così alla fine del 1987 è Serafino Succi, contitolare della Cigiesse, una azienda che si occupa dell’installazione di impianti telefonici, da sempre presente negli organi direttivi dell’organizzazione, ad accedere alla presidenza dell’Associazione che terrà fino al 1992. E’ una presidenza di consolidamento delle posizioni dell’Associazione dopo quasi un decennio difficile per il sistema industriale. Un decennio contrappuntato da crisi produttive, da chiusura di aziende anche importanti, di fallimenti, di sostenuti ricorsi alla cassa integrazione, di manifestazioni sindacali rumorose, ma sempre corrette. Non è solo cronaca di infauste vicende. C’è anche quella, bella, di imprese che, intanto, nascono in totale discrezione, ma che danno subito l’idea di voler fare strada. A questo punto torna in campo Manlio Maggioli. La fine del tunnel della crisi del sistema industriale è quasi alle porte. Si profila all’orizzonte lo scenario della ripresa, il sistema produttivo esce dagli anni 80 ridotto in termini quantitativi di imprese, ma raf49


forzato nel suo impianto complessivo. Sopravvivono le aziende che hanno investito, che hanno innovato i propri prodotti, conquistato nuovi mercati. Nel contempo, il peso del comparto turistico nel complesso economico della provincia riminese si è ridotto. Il 1989 ha registrato la stagione della mucillagine in mare. Per il turismo è stata una mazzata. Ci vorranno anni per dimenticare una esperienza così. Il settore deve completamente reinventarsi un presente ed un futuro. L’intelligenza collettiva spinge la riviera a scoprire il turismo della luna al posto di quello del sole. Il divertimento attrae più attenzioni della spiaggia. I parchi acquatici aiutano ad inventare una nuova formula: come andare al mare senza il mare, titola un periodico economico. Più aziende industriali, intanto, raggiugono importanti primati nazionali e internazionali.

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Maggioli nel corso del proprio mandato registrerà anche la nomina a presidente della Camera di Commercio di Rimini. E’ il primo presidente della neonata Camera di Commercio.

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Con Maggioli l’Associazione entra a fare parte del Consorzio Uniturim per il sostegno del sistema universitario riminese. E’ la prima espressione di proiezione esterna dell’Associazione nelle compagini azionarie di enti ed istituti che, via via, gli imprenditori valutano come decisivi anche per il destino delle proprie aziende e per la crescita del territorio. Poi, nel tempo, l’Associazione entrerà nella base sociale di altre realtà cittadine: da quella dell’aeroporto a quella per la Fiera, a quella per la ricostruzione del teatro. E’ l’espressione della volontà di partecipare ai destini della città non solo a parole, ma anche nei fatti rischiando in proprio così come impone la logica imprenditoriale. Ma è anche voglia di affermare il primato della cultura d’impresa, la presenza dell’imprenditoria organizzata laddove la municipalità organizza i propri motori per lo sviluppo.

Sempre con Maggioli nasce, nel 1993, all’interno dell’Associazione , Assoservizi, l’organizzazione che presta servizi innovativi alle imprese. Con questa scelta l’Associazione diventa essa stessa impresa che produce servizi a beneficio delle imprese aderenti. Con lo stesso spirito l’Associazione fonda, poco dopo, Assoform, il consorzio per la formazione delle risorse umane. L’ingresso in Uniturim, la creazione di Assoservizi e Assoform segnano la svolta nella storia organizzativa dell’Associazione. Che non è più e solo espressione e bandiera della difesa e promozione dei valori dell’impresa, ma promotore di strumenti per la salvaguardia degli stessi interessi delle aziende nello scenario di un mercato in continuo cambiamento. Sono pure lo specchio di una realtà industriale locale diventata, nel contempo, diffusa, organizzata, in grado di fare massa critica e decisa anche a presentarsi all’attenzione dell’opinione pubblica in modo sistematico, attivo, promotrice di azioni positive.

Non perde occasione, l’Associazione, per contribuire alle maggiori iniziative culturali della città, per partecipare attivamente e concretamente a tutte quelle opere che testimoniano il senso dell’appartenenza di una organizzazione alla municipalità anche nelle sue espressioni civili che più hanno a che fare con la storia stessa della città e con la sua identità. Sono questi gli anni nei quali l’Associazione imprenditoriale riminese, in sintonia con Confindustria, affina e consolida la propria presenza nel settore turistico (attraverso Federtursimo) portando così a compimento un itinerario di rappresentatività a 360 gradi del complesso del sistema economico riminese.


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Maggioli resta alla guida dell’Associazione fino al 1997 quando gli subentra Roberto Valducci, leader di una azienda specializzata in prodotti farmaceutici. Nel proprio programma Valducci delinea quella che a suo giudizio deve essere la strategia dell’associazione. Nessun sconvolgimento delle storiche linee guide dell’organizzazione, nessuna rivoluzione ideologica. Il presidente si limita a rifissare nero su bianco, come valori di riferimento, i principi basiliari dell’azione associativa.

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Il primo punto è quello della <rappresentanza degli interessi dei soci dell’organizzazione nei confronti delle amministrazioni locali o di altre amministrazioni pubbliche e delle organizzazioni dei lavoratori>. Il secondo è quello dell’<affermazione e della crescita della cultura d’impresa che nei confronti delle pubbliche amministrazioni si esprime con la difesa degli interessi degli imprenditori, mentre nei confronti dei soci si manifesta con un vasto programma di sviluppo della formazione continua che deve vedere nell’associazione, in Assoservizi e in Assoform tre pilastri sui quali basare l’attività>.

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Valducci, nel proprio programma, insiste soprattutto sulla necessità di allargare l’impegno dell’Associazione nei confronti dell’Università. Questa è ritenuta una istituzione fondamentale per supportare il sistema industriale, ma anche per favorire la crescita culturale della città. E’ nel corso del mandato del presidente Valducci che Assindustria promuove una curiosa indagine. Viene chiesto alle imprese associate se, per caso, abbiano bisogno di allargarsi per sviluppare la propria attività e se, per ottenere questo risultato, preferiscano restare nella sede originaria o risultino anche disponibili a spostarsi altrove. I risultati dell’indagine dicono che una buona parte delle aziende interpellate ha necessità di allargarsi. Emerge pure il fatto che c’è un fabbisogno stimato di

nuove aree per insediamenti produttivi che supera i 600mila metri quadrati. E si tratta di metri quadrati che servono alle imprese esistenti, senza contare cioè i metri quadrati che potrebbero essere necessari per le aziende che verranno. E’ il segno che l’industria, uscita da una fase pionieristica ha bisogno di crescere, di dispiegare le proprie forze. E, letto in controluce, anche il segno che l’economia riminese non è più solo turistica o, meglio, che lo sviluppo del sistema produttivo non è più occasionale, ma dotato di radicamento e di futuro. Nel 1999 accede alla presidenza dell’Associazione Adriano Aureli. E’ il vice presidente del gruppo Scm. Aureli indica subito le linee d’azione che intende imprimere all’Associazione. Le sue dichiarazioni toccano la realtà dei maggiori problemi aperti sul territorio: dalla viabilità al destino dell’aeroporto, dalla necessità delle infrastrutture all’opportunità di restituire alla città il proprio teatro finalmente restaurato, dallo spostamento della dogana alla definizione del piano spiaggia. E’ una azione a 360 gradi.

C’è in questa strategia la convinzione che l’Associazione debba occuparsi di tutti quei problemi che rappresentano diseconomie esterne alle imprese (quella della mobilità è la maggiore) e di tutte quelle opportunità ed iniziative che possano costituire occasione di interventi imprenditoriali in una logica di sviluppo dell’economia provinciale. L’indagine congiunturale trimestrale dell’Associazione provvede ad ampliare e completare la conoscenza di altri nodi che condizionano il comparto industriale. Si tratta della persistente assenza di manodopera per le imprese, della ribadita mancanza di aree a disposi-


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zione delle attività produttive, delle lentezze burocratiche delle amministrazioni nei riguardi di permessi ed autorizzazioni che riguardano le aziende.

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Alla denuncia dei problemi che condizionano la realtà industriale, Aureli associa una azione propositiva. L’idea complessiva che lo anima è quella di stimolare la nascita di una “Business Community” in una realtà attraversata dalle polemiche fra il versante pubblico e quello privato, ma soprattutto fra le diverse componenti del sistema economico che stentano ad impegnarsi per dare una voce unica al sistema imprenditoriale.

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Con questo spirito l’Associazione commissiona ad un tecnico un proprio piano del traffico. Prende posizione sul Palacongressi. Interviene sui problemi attuali dell’aeroporto e sulle sue prospettive. Non potrebbe essere diversamente. Il turismo batte in testa. Il maggiore comparto economico necessita di attenzioni. Per l’Associazione il sistema complessivo della riviera ha bisogno di una riprogettazione generale. Tutta l’industria delle vacanze esige un processo di riqualificazione e di rilancio. Per l’Associazione si tratta anche di ampliare la gamma dei terreni nei quali prima o poi si troverà ad intervenire per assicurare rappresentanza e voce ai nuovi imprenditori che si sono già affacciati o che si affacciano sulla scena. Non è così un caso che l’Associazione sia in prima fila fra coloro che promuovono il concorso ‘nuove idee nuove imprese’ per stimolare nei giovani l’obiettivo a diventare imprenditori di sé stessi. Nel contempo l’Associazione lavora per ampliare il complesso delle proprie iniziative a beneficio delle imprese aderenti. Si fa via via più intensa e penetrante l’attività che riguarda l’internazionalizzazione delle aziende. L’Associazione guarda ad est (verso la Rus-

sia), ma anche verso l’estremo oriente (verso la Cina e l’India). E’ un via vai di giornate e seminari di studio. Il motto è “Prendiamo per mano le aziende per condurle verso l’internazionalizzazione”. Vengono anche organizzate missioni economiche in collaborazione con le altre Associazioni Industriali dell’Emilia Romagna. Con lo stesso spirito le Associazioni di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini collaborano su molti altri temi che riguardano lo sviluppo del sistema industriale del territorio e nazionale. E’ sempre più consistente l’impegno dell’Associazione nei confronti del polo universitario di Rimini, ormai diventato il più importante fra quelli romagnoli per numero di iscritti. E’ la stessa Associazione a promuovere a favore delle imprese l’istituzione di Master collegati alla moda e alla lavorazione del legno le cui aziende danno corpo rispettivamente a distretti produttivi locali ovunque riconosciuti e celebrati. L’Associazione si avventura anche nel vasto e nuovo settore del no profit sostenendo l’avventura di una organizzazione come quella di ‘Figli del mondo’. E’ l’impegno a scoprire o riscoprire il ruolo etico dell’impresa facendo sponda a molti imprenditori che già da soli praticano solidarietà attiva all’interno e all’esterno delle proprie aziende.

Arrivata al compleanno dei sessant’anni l’Associazione, come espressione del complesso delle imprese industriali, guardando alle proprie spalle, può legittimamente dichiararsi orgogliosa della strada compiuta dal dopoguerra ad oggi e può altrettanto orgogliosamente affermare di aver posto le basi per un solido futuro.


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L’industria riminese può sostenere d’essere stata e d’essere veicolo di modernizzazione complessiva della economia e della società riminese. Un vettore, prima, della diversificazione economica della realtà produttiva locale e, poi, co-protagonista dell’intero complesso del sistema che, nell’area, produce reddito e ricchezza. Ma l’industria riminese è stata ed è anche elemento fondamentale di promozione della società riminese, della sua cultura, della sua coesione, della sua identità. L’industria riminese, infatti, ha finito per incidere sui modelli comportamentali della comunità, sui suoi usi e costumi. E’ riuscita in questi sessant’anni a costruire anche tradizione e immaginario collettivo su di sè.

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L’industria riminese ha costituito e costituisce un parametro di efficienza del territorio nei suoi fattori di competitività con altre realtà. E’ stata ed è lei a fornire eccellenze imprenditoriali, casi aziendali, storie individuali di lavoro che hanno, negli anni più recenti, rinnovato la celebrità dei riminesi come promotori di invenzioni, esempi, cronache, primati da esibire. Bisogna dare atto all’industria di aver spinto in avanti lo stesso sistema turistico fornendo capitali e cultura. E’ stata l’industria che ha contribuito a laicizzare l’economia riminese affrancandola dai vincoli esclusivi di un comparto, come quello turistico, del tutto stagionale, di per sé precario e, a suo tempo, a bassi contenuti di innovazione in termini di gestione aziendale e di rapporto con il mercato. Una cultura secondo la quale l’economia regionale va

storicamente descritta classificando come solo realtà turistica. Questo schema non è più vero ormai da qualche anno. E Rimini si trova spesso a pagare un prezzo salato per certi ritardi di lettura ed interpretazione della sua economia e della sua società. Non si tratta di rivendicare il riconoscimento di un mutato rapporto di forze fra i diversi settori economici dell’economia riminese. Il problema vero è quello di aggiustare i giudizi, i programmi, i piani dei diversi enti locali secondo i mutamenti che, negli anni, sono intervenuti nel sistema economico. Il fatto è che occorre, in definitiva, spazzare via dalla cultura della classe dirigente l’immagine di un territorio riminese nel quale l’industria ha ruoli o marginali o comunque ininfluenti rispetto alla vita della comunità locale nel suo complesso. E’ prevalente l’impressione che l’industria abbia logiche a sé stanti, estranee alle vicende del territorio, indipendenti dalle scelte locali e dalle delibere dei sindaci. In questi sessanta anni c’è stato modo di arrivare a capire che non è così o, almeno, non è più così. Bisogna rendere collettiva quella sorta di positiva rivoluzione di pensiero per aggiornare l’identità riminese legandola all’esistenza della realtà produttiva non più vista come occasionale o testimoniata solo da qualche marchio che ha fatto fortuna non si sa come e perché in questa terra di vacanze. E’ chiaro che, adesso, il sistema industriale ha la forza, ma soprattutto il bisogno di crescere ulteriormente, di diversificarsi, di modificare il proprio assetto, di consolidare lo sviluppo che, nel bene e nel male, l’ha caratterizzato in questi sessant’anni. E’ una questione di aree, di servizi, di mercato del lavoro, di formazione, di strumenti finanziari, di varo di innovazioni gestionali, ma anche di attenzioni che attraversino piani e programmi amministrativi. Deve risultare chiaro che anche l’industria pone problemi


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che riguardano l’insieme delle competenze dei poteri pubblici locali. E’ quanto l’Associazione sta attualmente manifestando nelle sue iniziative e nelle sue battaglie. Un esempio per tutti: il nodo della mobilità. Si stanno presentando di fronte a Rimini scenari e problemi che sono del tutto nuovi per la società locale nella coincidenza di tempi che vedono, da un lato, l’industria chiedere strada e spazio, voce e riconoscibilità e, dall’altro, il comparto turistico soffrire nella ricerca ed individuazione di un proprio futuro che sia nuovo, condiviso e da realizzare in tempi rapidi.

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Da parte sua la rappresentanza industriale, come dimostrano le sue scelte e le sue azioni di questi anni, interviene, discute, esercita il proprio peso, colloca le proprie risorse in iniziative di pubblico interesse per contribuire a superare le questioni che condizionano lo sviluppo del territorio.

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Ancora una raccomandazione cara all’Associazione, cara agli imprenditori. E’ rivolta alla classe dirigente della città, della provincia. L’industria crede in questo territorio ed è impegnata a fare la propria parte perché lo sviluppo sia sempre più la bandiera della nostra società.

L’industria chiede alla classe dirigente, quale che sia la sua collocazione e grado di responsabilità, di corrispondere a questo impegno condividendone la stessa vocazione allo sviluppo.

C’è una scommessa di crescita complessiva e di aggiornamento della qualità culturale della nostra area che va giocato quotidianamente. In questo processo di riscatto dell’identità riminese da luoghi comuni che la limitano e la condizionano l’Associazione si è spesa totalmente, in questi anni, ottenendo risultati. L’imprenditoria industriale ha prodotto aziende, occupazione, servizi, ricchezza, redditi, cultura, innovazione a beneficio della comunità, ma anche valori: valori di impegno, lavoro, gusto del rischio, assunzione di responsabilità, impegno civile.


PRESIDENTI ASSOSERVIZI RIMINI 1993 - 1996 1996 - 2014 2014

Manlio Maggioli Luigi Gambarini Roberto Patumi

PRESIDENTI ASSOFORM RIMINI 1996 - 2013 2013

Manlio Maggioli Alberto Ioli

PRESIDENTI ASSOENERGIA RIMINI 1999 - 2003 dal 2003

Michele Marconi Adriano Aureli

PRESIDENTI COLLEGIO COSTRUTTORI ANCE RIMINI 1945 - 1959 1959 - 1965 1965 - 1969 1969 - 1977 1977 - 1982 1982 - 1989 1989 - 1996 1996 - 2008 dal 2008

Giuseppe Arcangeli Ferruccio Lami Giulio Galli Carlo Grillanda Arnaldo Bellucci Gastone Mariani Raffaele Mussoni Giorgio Forlani Ulisse Pesaresi

PRESIDENTI GIOVANI IMPRENDITORI 1971 - 1973 1973 - 1984 1984 - 1989 1989 - 1992 1992 - 1998 1998 - 2000 2000 - 2002 2002 - 2006 2006 - 2010 2010 - 2014 dal 2014

Raffaele Mussoni Antonio Galli Gianni Mariani Loris Sarti Paolo Salvetti Fabio Assirelli Sampaolesi Alessia Valducci Linda Gemmani Alessandro Pesaresi Alessandro Formica Maria Teresa Colombo

PRESIDENTI COMITATO PICCOLA INDUSTRIA 1994 - 2000 2000 - 2006 2006 - 2012 dal 2012

Roberto Renzi Luigi Gambarini Mario Formica Remo Lucchi

PARTECIPAZIONI Banca Carim Caf Industria Emilia Romagna Centuria-Rit (Romagna Innovazione Tecnologica) Citer (Centro Innovazione Tessile Emilia Romagna) Consorzio Sada Fidindustria New Palariccione S.r.l. Rimini Fiera S.p.A. Uni.Rimini S.p.A.

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Indice Pag. 3 Dal successo di Unindustria Rimini alla sfida di Confindustria Romagna Pag

5 2005 -2015 verso il progetto futuro

Pag

7 Raggiunte le sfide del 60°

Pag 11 Confindustria Romagna - Ricerca e Innovazione Pag 13 Le grandi infrastrutture Pag 14 L’internazionalizzazione Pag 16 Rimini tra turismo e industria tra economia reale e sommersa Pag 19 2007: il primo bilancio sociale Pag 21 Attività formative Pag 26 Tavolo anticrisi, patto per lo sviluppo Pag 30 La crisi edilizia e il tavolo di concertazione Pag 33 Verso il non consumo del territorio Pag 34 Piano Strategico Pag 36 Rimini e i Creativi Pag 40 1945 - 2005

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