P E R I O D I C O D ’ I N F O R M A Z I O N E T E C N I C A A C U R A D I A U D I O G A M M A E A U D I O D E LTA - A N N O V N U M E R O 1 7 G I U G N O 2 0 0 8
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In linea con la tradizione B&W, anche la Serie Custom Installation rappresenta lo stato dell’arte della tecnologia nel campo dei diffusori. Un patrimonio che deriva direttamente dai modelli più famosi e rappresentativi: il Nautilus e la Serie 800. Tuttavia con la Serie Custom installation non sorgerà il problema di come posizionare sistemi di altoparlanti di dimensioni impegnative, quale tipo di finitura scegliere o addirittura come nascondere i cavi. Ogni modello si istalla direttamente a parete o nel soffitto, quasi a scomparire nella sua superficie. Così potrete apprezzare la bellezza dei vostri ambienti ottenendo un suono invisibile al vostro sguardo ma con una presenza in grado di emozionare il cuore e la mente. Questa è musica. Dal modello Signature 8nt, pura eccellenza audiophile in configurazione a tre vie, ai piccoli diffusori coassiali a due vie CCM 50 per istallazioni a soffitto, la Serie Custom Installation B&W offre una gamma di ben 24 diffusori per ogni esigenza di ambiente, non solo domestico. La loro qualità sonora vi capiterà di apprezzarla anche in una boutique o in un hotel. Sarà facile riconoscere la ricchezza e la profondità del suono B&W. Quasi un peccato non riuscire a vederlo.
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Diffusori Serie In Wall. Quasi un peccato non vederli.
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L’editoriale
Esordire dicendo: “in questo numero tante novità” può apparire scontato, ma non ci interessa l’originalità nelle premesse. Molto di più, invece, ci preme esserlo nei contenuti, appurato che la “classicità” formale di GammaDelta incontra ormai un diffuso consenso ed apprezzamento. La prima bella notizia è che da questo numero Gianfranco Machelli, noto giornalista di settore, collabora stabilmente per GammaDelta e più in generale per il gruppo. Un editorialista competente come lui impreziosirà ancora di più le pagine della rivista e la comunicazione che facciamo. Questo numero, poi, preme l’acceleratore (non solo in senso figurato, vedremo) sull’Alta Qualità, e con le iniziali maiuscole. Conoscerete più da vicino Hovland, costruttore californiano che sembra 3
l’incarnazione stessa della definizione “esoteric audio”, capace di proporre componenti fatti a mano con un’accuratezza da amanuense benedettino, dallo straordinario fascino acustico. Altro nome (e personaggio) che vale assolutamente la pena conoscere è Norbert Lehmann, dell’omonima azienda costruttrice del “magico” Black Cube, micro stadio phono dall’eccezionale musicalità che non confligge con le tasche degli audiophili. Grande appuntamento, poi, con Denon che con una “lectio magistralis” tecnologica (processore + finale multicanale) stabilisce molto probabilmente il punto più alto mai raggiunto da un costruttore nei sistemi di controllo ed amplificazione per applicazioni audio/video con estensioni informatiche. Per rimanere nell’Olimpo delle gioie tecnologiche che fan più interessante la vita, un cenno al Convergent SL1 Renaissance. E’ una versione ancora migliorata di quello che viene considerato “il migliore preamplificatore a valvole del mondo”. L’SL1 Renaissance deriva dall’inarrivabile Legend, praticamente un “lingotto d’oro con tubi sottovuoto”. E per una vita High-End su tutta la linea, esordisce una rubrica curata dalla rivista EVO, la pubblicazione più autorevole dedicata alle dream cars e alle sportive pure, che va ad affiancarsi a l’OROLOGIO nel presentarvi il meglio di questi straordinari “mondi paralleli”. Buone vacanze ai nostri lettori e arrivederci alla prossima edizione del Top Audio Video Show. Guido Baccarelli
La Serie 06 rappresenta per Rotel una grande sfida. La costante ricerca e l’affinamento di numerosi progetti doveva infatti condurre alla realizzazione di nuovi componenti in grado di sostituire quelli della leggendaria Serie 02 migliorandone le performance. E non è stato facile. In linea con il Balanced Design Concept è stata dedicata ulteriore cura alla scelta della componentistica e allo sviluppo di nuove circuitazioni. Assoluta novità per gli amplificatori è l’introduzione del circuito elettronico di protezione dei diffusori, che elimina l’utilizzo dei fusibili di uscita. Poi un nuovo lettore CD con tecnologia a 24 bit per una migliore risoluzione e un sintonizzatore digitale DAB. Tutto questo per offrire un suono eccezionale. Provate ad ascoltare e giudicate voi stessi. www.rotel.it
Un suono eccezionale. Senza eccezioni.
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In questo numero GammaDelta Indice Editoriale Sommario News Denon AVP-A1HD | POA-A1HD Planar PD8150 Hovland HP100 | Radia Roth Audio Alfie Rotel RSP-1069 Evo: Bentley Brooklands In libreria: La Musica veglia il Tempo Le vie del suono. Cina L'Orologio: Rolex Milgauss Le monografie di MusikBox: Peter Gabriel I migliori rivenditori: Hi-Fi Club Uniaudio Il software di riferimento Lo specchio di Cassandra GammaDelta Periodico d’informazione tecnica a cura di Audiogamma e Audiodelta
Anno V - Numero 17 - Giugno 2008 Autorizzazione Tribunale Milano Numero 433 del 14-06-2004 Direzione editoriale Guido Baccarelli Direttore responsabile Giancarlo Valletta Art director Andrea Penati Grafica ed impaginazione XMedium Collaboratori Marco Fullone, Ken Kessler, Gianfranco Machelli, Roberto Missoli, Anselmo Patacchini, Alessandro Pasi, Francesca Pieralli, Dario Vitalini, Marco Vivaldini, Lorenzo Zen. Editore Audiogamma SpA Milano Italy Via Pietro Calvi 16 Telefono +39 02 55181610 info@gamma-delta.it Stampa AG Bellavite Abbonamenti info@gamma-delta.net Spedizione PostaTarget Copyright GammaDelta è un marchio registrato da Audiogamma SpA Tutti i marchi, i marchi registrati e i nomi di prodotto citati sono di proprietà dei rispettivi proprietari. © 2008 - Audiogamma SpA Informazioni sul copyright La riproduzione è vietata con qualsiasi mezzo analogico o digitale senza il consenso scritto dell'editore. Sono consentite le citazioni a titolo di cronaca, studio o recensione, purché accompagnate dall'indicazione della fonte “GammaDelta” e l'indirizzo telematico “www.gamma-delta.net”. Contenuti Salvo dove espressamente citato valgono le vigenti leggi sulla proprietà intellettuale. Caratteristiche tecniche / strutturali e prezzi dei prodotti citati negli articoli possono subire modifiche o aggiornamenti senza preavviso.
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News: le ultime novità Audiogamma News
Lehmann Audio
Lehmann Audio, del geniale ingegnere del suono Norbert Lehmann, è un marchio tedesco di grande tradizione con un catalogo molto ricco di soluzioni per gli appassionati del vinile e qualche interessante altro prodotto che completa la gamma con la “solita” originalità tipica dell’ingegnere teutonico.
Giunto alla sua terza revisione, l’entry-level Black Cube è naturalmente in catalogo, ancor più buono e conveniente che mai, modulabile per sofisticazione e relativa performance in funzione della classe della sorgente analogica, del sistema di riproduzione nel suo complesso, delle necessità del cliente. La sua versione “entry-level” è la Statement (350 euro), con alimentazione esterna, mentre il Black Cube standard (475 euro) la possiede già a bordo. L’up-grade è costituito dall’alimentatore PWX (350 euro) che gli dona birra e muscolarità. Chi vuole partire forte vada subito al sodo con la soluzione Black Cube SE (750 euro), formato dal Black Cube e dal PWX. Sorprendente la qualità delle prestazioni (grande basso, medio liquido e alto aperto ed informativo) e della costruzione tecnica, di classe 6
ben più elevata del costo richiesto. Per chi ama muoversi in territorio High-End, Lehmann Audio ha realizzato i modelli Black Cube Decade (1.595 euro) e Silver Cube (3.500 euro), unità phono che già dallo chassis fanno presagire il livello qualitativo. Circuito di equalizzazione RIAA passivo, zero controreazione, stadio di uscita in classe A, switches per guadagno e impedenza, stadio di alimentazione PWX. Tutto gratificante per l’occhio, ma solo l’ascolto diretto con i vostri LP vi aprirà nuovi orizzonti sonori. Norbert Lehmann, non soddisfatto dell’apprezzamento dei suoi utilizzatori e della carta stampata, prosegue la sua ricerca, la sua sfida nel trasformare un segnale elettrico in pura musicalità. In questo “solco” –è proprio il caso di dirlo- nasce l’amplificatore per cuffia Black Cube Linear (790 euro) che, assieme alle unità phono, è stato utilizzato nell’ambito di importanti collaborazioni professionali con alcuni “giganti” dell’alta fedeltà storica, quali van den Hul e Ken Ishiwata. E’ dotato anche di un ingresso linea, adotta una circuitazione Zero Feedback,
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InFocus IN83
stadio di uscita in classe A e alimentazione interna. Variante “informatica” è il Black Cube Linear USB (1.050 euro), con connessione USB e DAC interno per accogliere i files musicali da qualsiasi hard-disc. Anche in questo caso il guadagno è variabile da 0 a 20dB. Per ottimizzare il pilotaggio con un finale di potenza, disponibile il Black Cube Buffer (750 euro) utile per innalzare la tensione di uscita con un guadagno variabile tra 0 e 20 decibel e caratteristiche elettriche identiche agli altri componenti la serie. Chiude la panoramica il delizioso Black Cube Stamp (750 euro), finale stereo da 20W/4 ohm di raffinatissima impostazione sonica, partner ideale per casse acustiche da 87dB in su. Una nota aggiuntiva utile a chi possiede un Black Cube precedente al 2006. Dopo questa data, difatti, la circuitazione è stata totalmente ridisegnata sulla base dell’esperienza maturata e sugli input provenienti dagli utilizzatori. Pur essendo la componentistica per
Da InFocus, il nuovo IN83 con risoluzione full-hd 1920X1080 DLP che utilizza -primo al mondo- la straordinaria matrice DLP Dark Chip 4. Dotato della stessa mise estetica dei fratelli minori IN81 e IN82 con finitura black-piano, l’IN83 vanta caratteristiche tecniche da primato, con un rapporto di contrasto di ben 5000:1 (15.000:1 con l'Iris) e luminosità di 1.600 Lumen. A bordo una ruota colore a 7 segmenti e un processore Pixelworks a 10 bit di ultima generazione per una resa video senza compromessi. Per ottenere, poi, il massimo delle prestazioni anche in relazione allo schermo e all’ambiente dove è installata la macchina, sono presenti due preset ISF (Night & Day), ma è anche possibile (attraverso un sensore esterno) effettuare una calibrazione adhoc tramite l’applicativo InFocus Color Gamut Calibrator. Ricca la dotazione di ingressi, con 1 HDMI 1.3 con HDCP, 1 DVI, VGA o component via DVI-M1, 1 component, 1 SVideo e 1 composito.
gran parte la stessa, questa è stata sensibilmente migliorata nei punti cruciali dove l’incremento qualitativo dei componenti si traduce immediatamente in musicalità. Questa strategica operazione ha interessato i condensatori del filtro di equalizzazione RIAA e lo stadio di uscita; lo stadio di ingresso e quello di alimentazione. La circuitazione dual-mono migliora e ottimizza le possibilità di intervenire sul guadagno, adattandolo in modo più discrezionale ai diversi tipi di testine e della loro tensione d’uscita.
Altra soluzione assolutamente non banale è la possibilità di attenuare gradualmente la risposta alle basse sotto i 60 hertz per proteggere i woofers e non affaticare inutilmente l’amplificazione con inutili frequenze subsoniche o rumore estraneo al suono.
La vita stimata della lampada (da 300 W UHP) è di 2.500 ore e l’ottica ha un rapporto di tiro di 1,85:1 - 2,22:1. Novità assoluta le condizioni di garanzia, del tutto inedite per un proiettore. Oltre, infatti alla durata che passa dai canonici 2 a 3 anni, è stata inclusa una clausola che protegge da eventuali malfunzionamenti di uno o più pixel, ed è stato allungato il periodo di copertura della lampada dai canonici 3 mesi a un anno. Prezzo: 5.900 euro
La classe dell’IN83 si evince anche dalla dotazione degli ingressi, almeno generosa, e che vede input HDMI e DVI-M1, oltre ad analogici DSub 15, component, SVideo e videocomposito. Due le uscite trigger, per la salita/discesa dello schermo e per una eventuale tendina di cambio formato.
Il retro del Silver Cube evidenzia la qualità ed il numero delle connessioni, stabilendo la cifra prestazionale del componente. 7
Denon CX3 Hi-Fi in punta di iPod
Un sistema rivoluzionario da Denon. Il CX3 offre una sintesi perfetta tra prestazioni audio di livello assoluto e forme accattivanti, di tendenza. Un sintoamplificatore e un lettore di CD/SACD che vi affascineranno con linee morbide e rifiniture perfette, il tutto racchiuso in un ingombro minimo. La riproduzione sonora è potente e di grande qualità, grazie a circuiti di amplificazione di nuova concezione che riescono a erogare una potenza di ben 150W + 150W (su 4 ohm) con un'efficienza reale del 90%. Armonia della forma e perfezione del suono che saranno in grado di offrire le massime prestazioni al vostro Apple iPod collegabile, come una qualsiasi sorgente USB o un giradischi, direttamente al sintoamplificatore. Ma il CX3 non è solo un sistema di riproduzione: nelle sue caratteristiche tecniche e strutturali scoprirete un vero e proprio sistema Hi-Fi di riferimento, in grado di soddisfare le aspettative più esigenti. La soluzione del suono, senza compromessi.
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DRA-CX3 Sintoampli Stereo
DRA-CX3 Lettore CD/SACD
ASD-1R iPod Docking Station
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Esoteric X-05 Si chiama X-05 il nuovo lettore di CD/SACD della giapponese Esoteric. Sostituisce l’SA-60 e deriva direttamente dal nuovo due telai P05/D05. Ne adotta la sezione meccanica (VRDS-Neo/VMK5) e molte soluzioni circuitali e costruttive: si preannuncia essere una macchina di assoluto riferimento nel suo segmento di mercato. La veste estetica è la stessa dei fratelli maggiori della serie ’03 e ’01, con frontale completamente in
OS Screen Fondata ad Osaka nel 1953, la OS Screen si è sempre dedicata alla produzione di teli per proiezione, dapprima per uso professionale –a quell’epoca non esistevano applicazioni ludiche – e poi per uso amatoriale, sviluppando inizialmente tecnologie adatte ai vecchi proiettori CRT e poi per macchine LCD, DLP e D-ILA. Si chiama PURE MAT la tela creata per proiettori digitali da OS Screen, realizzata con una speciale tramatura intrecciata e con un guadagno di 0,8; in essa sono assenti tutti i difetti propri dei teli tradizionali, come l’effetto moirè, gli hot
spot, ristretti angoli di visuale ecc. ecc.. Motorizzati o manuali e dotati dell’ultima versione della tela PURE MAT, la PURE MAT II (WF202), i teli OS Screen –tutti tensionati con dispositivo contenuto nel contrappeso- sono disponibili in versione 4:3 o 16:9, da 80” a 120”. Per chi non vuole rinunciare al massimo della qualità i cornice fissa solo 16:9 sempre con tela PURE MAT II, da 80” a 150”. In arrivo, dalla seconda metà di quest’anno, la linea E2S di micro-forati Hi-End. Prezzi a partire da 585 euro (A1-080 schermo manuale 16:9 da 80”)
alluminio e la “solita” finestra sul pannello superiore che mostra la meccanica al lavoro. X-05 fa parte della serie “X”, ed è quindi una macchina puramente audio, in grado di riprodurre CD e SACD e dotata di convertitori D/A 24bit/192 kHz Cirrus Logic CS4398 in configurazione dual-mono, come dual-mono sono anche i circuiti audio di uscita, ai quali è possibile collegare l’amplificatore tramite attacchi bilanciati XLR o sbilanciati RCA. Il prezzo è di 5.500 euro
Il frontale riprende il look di famiglia, con volumi e superficie puri e radi comandi razionalmente disposti. La percezione che trasmette è quella di “strumento” tecnico di alta precisione ancor più e, ancor prima, di quella di lettore digitale per la riproduzione audio hi-fi. E’ significativo, dopo averlo ascoltato, quanto ciò risponda a verità.
Le connessioni sul retro dell’X-05 sono in più standard e formati, quali l’audio digitale ottico ed elettrico, audio analogico RCA e XLR, più il link per la sincronizzazione del clock con unità esterne. Da notare il tipo di supporto, tre piedi in metallo massiccio per minimizzare i punti di contatto con l’esterno, filtrando parte delle vibrazioni esogene. 9
Preamplificatore Stereofonico CP-700
A Different Classé Classé realizza da sempre componenti audio di assoluta qualità. Il Preamplificatore Stereofonico CP-700, cuore di un sistema Delta Classé ne è un esempio. Le morbide linee del suo chassis privo di risonanze contengono una circuitazione dal design bilanciato che fa rivivere,nella sua purezza originaria, qualsiasi tipo di musica. Nulla è lasciato al caso e la progettazione, curata nei minimi dettagli, è stata frutto di lunghe ed estenuanti sedute di ascolto. Il risultato è questo CP-700, un prodotto ottimizzato sotto ogni punto di vista. Grazie alla sua interfaccia touchscreen di facile personalizzazione e alla sua compatibilità con qualsiasi tipo di sorgente, il Preamplificatore Stereofonico CP-700, accoppiato con la nutrita scelta di amplificatori finali della Serie Delta di Classé, è in grado di restituire sensazioni uniche.
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Cavi Hi-End da Audioquest
Convergent SL1 Reinassance Il preamplificatore stereo High-End Convergent Audio Technology SL-1 Ultimate, in virtù anche del suo immaginifico nome, sembrava essere insuperabile, il massimo, lo stratosferico punto d’arrivo nella delicatissima quanto prestigiosa partita giocata dai grandi progettisti di preamplificatori stereo d’eccellenza ai quali Ken Stevens di CAT sicuramente appartiene. Come fa praticamente da oltre un paio di decadi, Mr. Stevens non è mai pago della sua pur sublime creazione, tant’è che l’Ultimate è diventato addirittura... Legend. Il Legend, è in pratica, viste le modifiche piuttosto sostanziali, un progetto intrinsecamente originale, tanto da giustificare un nome nuovo per un nuovo modello dal costo, ahimé,
Finalmente completa la gamma Signature Series by Audioquest. Ai cavi di segnale sbilanciati e bilanciati XLR già a listino, si affiancano adesso quelli di potenza, i digitali, per giradischi e, infine, di rete elettrica. La linea Signature è la massima espressione del geniale Bill Low, deus ex machina di Audioquest. Egli, con questa serie, ha inteso progettare dei cavi senza alcun compromesso, ideati, prima di tutto, per “se stesso”; ne sono venuti fuori dei veri gioielli, e ciò sia di nome che di fatto. Ci sono voluti, per la loro realizzazione, molti anni di studi e ricerche, e per questo motivo hanno visto prima la luce le connessioni di segnale e poi tutte le altre. Conduttori interni in argento puro, e ogni aspetto curato nei minimi dettagli a partire dai connettori di nuovo disegno e assolutamente inediti, per una gamma davvero completa. Due modelli di interconnessione analogica, uno XLR e uno RCA –gli unici già a listino-, due digitali, uno da 75 ohm RCA e uno da 110 ohm XLR, un cavo per giradischi JIS-RCA,
quasi doppio rispetto all’Ultimate. Come detto, lo spirito creativo di Stevens è in moto perenne. Dalla siderale creatura denominata significativamente Legend, ecco le idee giuste per ritoccare quel tanto che basta l’SL1 Ultimate Phono, ora in versione Renaissance. Queste riguardano lo stadio di alimentazione (come era lecito aspettarsi), l’ingresso passivo bypassante per il collegamento con componenti audio/video; la commutazione selezionabile del guadagno high/low e, più importante, il trasformatore per testine a bobina mobile incorporato con un rapporto segnale/rumore superiore al precedente. Prezzi 9.500 euro SL1 Reinassance versione linea, 11.900 euro con preamplificatore phono.
Praticamente immutato nella sua veste estetica, sobria fino al minimalismo, il pre Convergent SL1 Renaissance cela al suo interno la base del suo infinito talento sonico ed i suoi radi ma sensibili progressi. 11
uno di potenza e infine un conduttore per rete elettrica. Tutti adottano il sistema DBS, a 144 volt per le connessioni di potenza e a 72 V per gli altri, oltre all’esclusivo Noise Dissipation System al massimo grado, capace di drenare qualsiasi disturbo RF catturato dal cavo. I Bill Low Signature sono quanto di meglio si possa trovare attualmente in commercio, lo stato dell’arte nelle interconnessioni, sotto ogni punto di vista. Chi cerca quella magica alchimia che permette, con la “sola” sostituzione di un cavo, di trovare maggiori benefici rispetto
all’avvicendamento di un apparecchio, ha trovato la soluzione a tutti i suoi problemi. Adatti ad impianti no-compromise, questi prodotti rappresentano l’assoluto stato dell’arte. I prezzi a partire da 3.200 euro (cavo per giradischi da 1,2 mt) sono allineati con la classe del prodotto.
vpi aries 3 black knight
riscoprire la purezza Nero e prezioso come il vostro vinile, Aries 3 Black Knight vanta straordinaria eleganza e performance assolute, prossime a quelle del top di gamma VPI: il favoloso HR-X. Un grande suono che deriva da una realizzazione accurata e materiali che sono frutto di scelte sapienti. Il piatto è in materiale composito di elevato spessore con un sistema perno-cuscinetto invertito di altissima qualità. La base, estremamente stabile, è costituita da due piani di materiale acrilico in cui si interpone uno strato di alluminio.
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Una formula che si è rivelata efficace al fine di ridurre drasticamente le vibrazioni esterne. Nel pieno rispetto della tradizione VPI il motore è posto in un contenitore separato ma perfettamente integrato nella base, che poggia su quattro coni in alluminio con sfere d’acciaio sulla parte terminale così da fornire un’eccezionale rigidità e un ampia possibilità di regolazione. Gli straordinari bracci JWM 9 e l’assoluto JWM 10.5ì lo corredano in alcune versioni disponibili. Tutto ciò che serve a riscoprire la purezza della vostra musica.
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Lutron, il riferimento di settore
Fatman iTube 452 Un nuovo, eccellente apparecchio si affianca alla linea Fatman di amplificatori a valvole con docking station per iPod. Si chiama iTube 452 ed è un prodotto unico sotto molti punti di vista. La mise estetica affascinante ed estremamente originale colpisce di primo acchito. Una sorta di semicerchio, nero nella struttura e bronzo ad accogliere le valvole e accompagnato da due manopole finite inox, una per il volume e l’altra per la selezione ingressi. Sul piccolo pannello frontale un Vu-meter circolare dai toni vintage con lancetta arancione, come nella migliore tradizione per questo tipo di indicatori. Dietro una veste estetica davvero particolare e accattivante, batte un cuore di grande qualità. Costruito in configurazione dual-mono, il 452
Dal mese di Maggio c.a. Audiogamma s.p.a. distribuisce il famoso marchio americano leader mondiale nel settore dei sistemi di controllo della luminosità. Tra i molti prodotti che verranno commercializzati, quello di maggiore interesse è senza dubbio il nuovo Grafik Eye QS, basato sul sistema Grafik Eye di Lutron ma che introduce molte nuove funzionalità. Sei zone di illuminazione e quattro scene preimpostate disponibili sull’unità di controllo principale (con 16 preselezioni possibili attraverso addizionali unità a muro) e controllate da un nuovo display a matrice di punti. Integrato un orologio astronomico, che consente di regolare in modo automatizzato le luci e le tende ad una data ora
vanta trasformatori di alimentazione e di uscita separati, e ben 9 valvole totali, 5x12AX7 preamplificatrici e 4 finali 6L6G con sistema di regolazione del bias automatico. La potenza erogata è di 45W per canale su 4/8 ohm con 4 ingressi selezionabili e un rapporto segnale/rumore superiore a 86 dB. Un “vero” amplificatore a valvole di rango che prevede in dotazione, anche una docking station per iPod separata, in modo da poter fruire dell’oramai “universale” player di Apple. iTube 452 di Fatman è la soluzione per appassionati dal palato fine che non vogliono rinunciare a qualità e potenza, ma anche attenti al budget, visto l’eccellente rapporto qualità/prezzo che offre l’oggetto, iTube 452 costa infatti 1990 euro.
iTube 452 rispetta appieno la tradizione dei “tube-amp” presentando sul retro due serie di tre morsetti per il collegamento ad una coppia di diffusori. Uno dei connettori è di massa, mentre gli altri due consentono la scelta tra le impedenze di 4 e 8 ohm, in funzione delle casse collegate. 13
del giorno o all’alba/tramonto, e sono solo parte delle novità introdotte. Per garantire la massima flessibilità, infatti, Grafik Eye QS può interfacciarsi con tende, tapparelle, schermi di proiezione, apparati AV e di sicurezza, per dare vita ad un sistema integrato di “controllo totale”. Interessante la nuova funzione di monitoraggio del consumo, attraverso un display che consente all’utilizzatore di verificare in tempo reale il risparmio energetico ottenuto dall’intero sistema via via che l’illuminazione viene ridotta. Queste tra le novità più significative introdotte nel nuovo QS, già leader di mercato a pochi giorni dalla sua introduzione. Grafik Eye QS è disponibile in un’ampia gamma di combinazioni di colori e finiture, per soddisfare qualsiasi esigenza.
Il nuovo riferimento Denon AVP-A1HD | POA-A1HD
Era il 1996 quando Denon, precorrendo di gran lunga i tempi, debuttò con il preamplificatore AVP-A1, un riferimento per gli esordi dell’Home Theatre ed il primo prodotto con decodifica Dolby Digital / THX 5.1. Dopo quel forte segnale, e fino a questi nuovi modelli di pre/finale multicanale AVP-A1HD / POA-A1HD, Denon ha sempre preferito optare nell’alto di gamma per soluzioni integrate, come testimoniano le serie di amplificatori A/V di riferimento AVC-A1 e AVC-A11.
Un’accoppiata di riferimento assoluto, che coniuga tutte le esigenze presenti e future. Dalla multimedialità all’audio/video, questi due poderosi gioielli sapranno soddisfare, per molti anni a venire qualsiasi richiesta, sia qualitativa, sia quantitativa. In sintesi, il nuovo riferimento di mercato. 14
L’attuale momento storico vede una situazione per certi versi simile a quella del 1996, affermatosi il Blu-ray come lo standard vincente, l’alta definizione sta avendo sempre più successo e con essa anche le nuove decodifiche audio. Denon, ancora una volta primo tra tutti, debutta con un “reference standard”: il tandem pre & finale AVP-A1HD & POA-A1HD, macchine dalle prestazioni formidabili, in grado di decodificare qualsiasi formato audio; di gestire i segnali video fino a 1080p meglio di come farebbe un processore esterno; di elevata compatibilità multimediale e, infine, con tanta potenza a disposizione sia della musica, sia del cinema. In quest’ottica Denon modula le diverse declinazioni nell’alto di gamma, con il segmento Hi-End coperto dall’accoppiata qui in analisi, e subito sotto l’amplificatore integrato A/V multicanale AVC-A1HD, dotato di 7 canali in luogo dei 10 del predecessore AVC-A1XVA, e inserendosi circa alla metà tra quest’ultimo e l’AVC-A11XVA. Ciò per rispondere a nuove e crescenti esigenze di mercato, che richiedono da una parte prestazioni no-compromise –coperte appunto da AVP-A1HD e POA-A1HD - e dall’altra elevatissime qualità e versatilità, perseguendo al tempo stesso il massimo contenimento dell’ingombro fisico, aspetto tutt’altro che trascurabile.
Unici davvero Il pre-processore AVP-A1HD ed il finale multicanale POA-A1HD sono realmente macchine senza compromessi.
Denon
Sia il processore audio/video multimediale, sia il secondo, finale di potenza da 150W x10 su 8 ohm, sono autentici rappresentanti dell’attuale stato dell’arte in quanto a performances, ma anche la frontiera dell’Audio/Video più avanzata. Un cenno va sicuramente fatto all’estetica, con un preamplificatore classicamente Denon, e con un look che nel finale viene arricchito dalla presenza di tre grossi strumenti vu-meter di evocazione squisitamente “vintage”. Il pre AVP-A1HD è un impressionante condensato di tecnologia. Nel suo cuore digitale, infatti, trovano spazio: un processore con decodifiche HD; un processore video di livello elevatissimo, indispensabile per effettuare precise operazioni di deinterlaccio e scaling; una centrale multi-room fino a 4 zone e, dulcis in fundo, un “client” multimediale, dotato anche di tecnologia Wi-Fi. Ciò che impressiona –soprattutto l’appassionato più evoluto- è la
incredibile qualità con la quale l’AVP-A1HD effettua tutte queste operazioni, senza che nessuna interferisca sull’altra. Di solito, i “condensati” di tecnologie diverse, eccellendo in un aspetto, possono deficitare in altri. Non è così nell’AVP-A1HD, dove ogni aspetto è curato nei minimi dettagli e dove tecnologie operanti in modo diversissimo –basti pensare alla tecnologia WiFi e al segnale stereofonico analogicoconvivono senza alcun problema. Il finale POA-A1HD non è da meno del suo “socio” pre, pur incorporando meno tecnologia. La costruzione è totalmente modulare, con 10 sezioni finali completamente separate che condividono solo la sezione d’alimentazione, questa costituita da 4 trasformatori ad avvolgimenti separati per le sezioni di potenza e 8 per i driver. Il tutto in uno chassis totalmente in alluminio, di grande spessore, indispensabile per questioni di robustezza e di smorzamento delle vibrazioni.
L'AVP-A1HD è costruito in modo esemplare. La filatura, quasi nulla, denota una ingegnerizzazione da manuale. Notare i due grossi trasformatori toroidali deputati all'alimentazione dei circuiti audio analogici.
“All-in-One” Il pre AVP-A1HD è un “all-in-one” nel senso più estensivo del termine. Ingloba, lo vedremo nel proseguo dell’articolo, tutte le funzioni che un appassionato AV possa desiderare, richiedere, sognare. Partendo dalla descrizione tecnica, va sottolineata la costruzione della macchina e la sua ingegnerizzazione, di livello assoluto. L’organizzazione interna è estremamente razionale, filatura praticamente inesistente e un telaio di alluminio di grande robustezza
che provvede anche alla messa a massa dei circuiti. Quest’ultima è particolarmente curata, vista la tipologia molto diversa di segnali presenti all’interno dell’AVP-A1HD, che comprendono sia quelli video che audio, sia digitali che analogici, fino a quelli informatici, ed in forma stereofonica, multicanale e HD. E’ facile intuire come un’errata ingegnerizzazione possa facilmente ingenerare interferenze e ritorni, che di solito viaggiano proprio a livello di massa.
Due i telecomandi a disposizione dell'AVP-A1HD, uno "main" in tecnologia OLED a sfioramento, e l'altro semplificato e dedicato alla zona 2. 15
Denon
12 convertitori D/A PCM1796 Burr Brown, in configurazione doppio differenziale (tipica dei lettori CD HiEnd) per la massima precisione di conversione. Per la parte video sono poi utilizzati chip di livello assoluto, come il Realta SXT2LF, che effettua la conversione i/p più quella A/D, e molti altri “campioni” di solito sfruttati nelle realizzazioni professionali del massimo livello. Il Denon AVP-A1HD va quindi considerato un oggetto multimediale nel suo totale, collegabile in Rete e dotato sia di porta Ethernet, sia Wi-Fi, in grado di fare da client per file AAC, MP3, WAV, WMA, FLAC. Può visualizzare foto JPEG tramite le uscite video, suonare le radio Internet, ed essere controllato con un software da rete. Non mancano ingressi USB dove poter collegare player o dischi fissi, e per iPod tramite dock, non fornito. Presenti – ovviamente - le decodifiche Dolby True HD e DTS HD, effettuate tramite tre processori DSP a 32-bit virgola mobile, che gestiscono tutti gli ingressi/uscite audio dell’AVPA1HD. Per la parte video, supportato l’HDMI 1.3 sui numerosi ingressi/uscite HDMI anche nella modalità Deep Color 30/0/36 bit xvYCC. Le circuitazioni che lo gestiscono sono in grado di effettuare conversione da analogico a HDMI e deinterlaccioduplicazione-scaling con algoritmi adattivi al movimento. Avanzate anche le funzioni multi-room, fino a 4 zone controllabili, e la possibilità di utilizzare un segnale digitale audio e video component per la Zona 2.
Davvero imponenti i due apparecchi. Rappresentano l'attuale stato dell'arte nell'amplificazione audio/video hi-end, e a pochi giorni dalla loro uscita sono già considerati le migliori macchine in commercio.
Anche per questo motivo le alimentazioni e i conseguenti trasformatori sono numerosi, in totale 7, di cui i 2 più ingombranti dedicati uno ai circuiti d’uscita audio bilanciati, l’altro alle altre sezioni audio analogiche, mentre gli altri 5, più piccoli, asservono a tutti gli altri circuiti, eccezion fatta per le sezioni digitali e di servizio, per i quali esistono ulteriori alimentatori a impulsi.
La componentistica utilizzata è tutta di elevatissimo livello, e grande attenzione è stata posta nella scelta di ogni componente. Le sezioni audio analogiche sono realizzate completamente a dispositivi discreti (transistor), sono tutte uguali e in configurazione bilanciata in classe A (il segnale sbilanciato è ottenuto prendendo un ramo del bilanciato). Eccellenti le prestazioni anche dei
Preamplificatore A/V AVP-A1HD Risposta in frequenza: 10Hz-100kHz (+1/-3dB) Distorsione (THD): 0,005% Rapporto S/N (IHP pesato A): 102 dB Banda passante video: 5Hz-100Mhz Lan WiFi: IEE802.11b/802.11g Consumo: 150W/0,3 W stdby Dimensioni: 43,4x21,4x48,5cm (LxAxP) Peso: 27,5kg Prezzo: 7.500 Euro
Amplificatore finale POA-A1HD Potenza d’uscita: 10x150W 8 ohm | 10x300W 4 ohm Potenza d’uscita a ponte: 5X300W 8 ohm | 5x500W 4 ohm Risposta in frequenza: 10Hz-100Khz (8ohm | +1/-3dB) Consumo: 1200W/0,3 W stdby Dimensioni: 43,4X28,1X50,3cm (LxAxP) Peso: 60kg Prezzo: 7.500 Euro
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Un finale assoluto Il finale POA-A1HD, da 150W x10 su 8 ohm, è la summa dell’oltre trentennale esperienza Denon nell’amplificazione. Beneficia di una progettazione completamente nuova, nella quale convergono sinergicamente il knowhow accumulato nel 2/canali di classe High-End (vedi l’eccellente integrato PMA-SA1), e dall’altra quella del multicanale. Il risultato è un finale senza compromessi che coniuga la “spettacolarità” dei rumori cinematografici, con il rigore ed il realismo tonale e prospettico dell’evento musicale. Ben 10 le sezioni di amplificazione completamente separate e organizzate in monoblocchi, per le quali è possibile anche una configurazione a ponte 2 a 2 per una potenza di ben 500 watt continui per 5 canali, su 4 ohm, o 250 watt per 5 su 8 ohm, sempre continui.
Ascolto e utilizzazione Un primo plauso va fatto all’intuitività di apprendimento dei nuovi menù di interfaccia utente sviluppati da Denon, presenti nei modelli alto di gamma, fino al sintoamplificatore AVR-3808. Guidano in modo semplice e senza incertezze anche l’utente meno smaliziato. In poche mosse è possibile accedere a qualsiasi funzione o taratura, rendendo spendibili anche le funzioni più complesse e di uso meno comune. Questo è un aspetto fondamentale in apparecchi del calibro dell’AVP-A1HD, complessi come nessun altro.
Denon
Passiamo adesso alle note di utilizzazione audio e video, vista la presenza a bordo del pre/processore di un ottimo processore video. Riguardo l’utilizzo in multicanale, l’accoppiata non è seconda a nessuno, potenza in esubero e con un grande controllo; la sensazione è quella di stare davvero tra le pareti di una sala cinematografica. Le nuove decodifiche HD sono stupefacenti e c’è di che emozionarsi. Eccellente, poi, anche l’ascolto in stereofonia, con il quale si raggiungono prestazioni di tutto rispetto; come mai ci era capitato di ascoltare con un sistema multicanale. Di livello elevato, la resa in 2 canali può definirsi a livello delle migliori realizzazioni specificatamente costruite solo per la stereofonia. Come processore video l’AVP-A1HD ha delle prestazioni autenticamente top, che lo pongono tra i migliori in commercio. Il deinterlaccio / duplicazione e lo scaling avvengono in modo eccellente e a livello dei migliori sistemi separati. Con l’AVP-A1HD si è certi di poter fruire al meglio di qualsiasi segnale, anche a bassa risoluzione, indubbiamente un grande vantaggio. Con i Denon AVPAHD & POA-A1HD si ha la
netta sensazione di assistere ad una prestazione complessiva allo stato dell’arte. Qualsiasi segnale, da quello informatico, a quello analogico, dall’A/V HD di ultima generazione al digitale, viene riproposto al massimo della qualità originaria, con un apporto audio di straordinario impatto e verismo.
Conclusioni Questa coppia di elettroniche Denon stabilisce l’ennesimo standard di riferimento sul quale tutti gli altri competitors dovranno misurarsi.
La costruzione del finale è completamente modulare e consta di 10 sezioni finali completamente separate e alimentate da 4 trasformatori a nuclei indipendenti.
Anche per questo rappresenta un investimento di grande valore a lungo termine. Un’accoppiata di gran pregio sotto ogni aspetto, curata nei minimi dettagli e in grado di dar voce ed immagine a qualsiasi cosa e nel modo migliore. Il prezzo, seppure alto in assoluto, è giustificato dalla pressoché esclusiva dotazione del preamplificatore e dalla superba autorevolezza del finale, voce ed anima di ogni bit.
La quantità di ingressi e uscite a disposizione è impressionante. Notare gli ingressi XLR/RCA del finale e i generosi connettori per i cavi dei diffusori. 17
Grandi differenze Planar PD8150 Meglio tardi L’attesa è stata in fine premiata. Planar non ama far le cose in fretta, preferisce dotare di originalità e innovazione i propri prodotti, e per sviluppare soluzioni che possano effettivamente tracciare un solco tra i prodotti del marchio statunitense e quelli della concorrenza, ci voleva tempo. Tempo ben speso, visto che il PD8150, e in buona parte il suo “quasi-gemello” PD8130 appaiono macchine genuinamente originali nelle soluzioni tecniche adottate, soluzioni che non sono inconsistenti artifici da marketing, ma effettive migliorie che si ripercuotono sensibilmente sulla qualità delle prestazioni, di classe non men che eccellente. Planar è un’azienda americana leader di settore nel video professionale. Decise – più di due anni fa - di cercare nuove opportunità nel mercato homecinema in modo deciso e perentorio, proponendo dapprima una linea di proiettori e una di schermi ad alto guadagno (gli “XScreen”), e affiancando loro, successivamente, dei modelli di monitor TV LCD “Full-HD” da 37” a 52”. E’ dello scorso anno, infine, la acquisizione da parte di Planar della Runco, compagnia statunitense costruttrice di prodotti video Hi-End di classe mondiale. La gamma offerta diventa pertanto molto ampia, in grado di coprire qualsiasi esigenza. Ciò che mancava al già dotato catalogo Planar erano “solo” dei proiettori con matrice Full-HD, in grado di completare una linea di macchine di per sé molto ricca, ma sguarnita nell’alto di gamma.
Top di gamma della linea “Full-HD”, il videoproiettore Planar PD8150 si contraddistingue sensibilmente dalla diretta concorrenza grazie alle molte, innovative soluzioni incluse nel suo progetto. Il risultato sul campo, anzi in salotto, sarà un coinvolgimento emotivo ed una spettacolarità da sala cinematografica ben equipaggiata. Godetevi lo spettacolo!
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Molto avanti Il primo approccio è con una veste estetica originale e sofisticata. Linee avvolgenti, adatte per qualsiasi tipo di installazione, arricchite da una finitura nero lucido ottenuta attraverso un pigmento metallico, rifinita con trasparente multistrato. Il risultato è di piacevolezza inedita, di grande impatto, estetico e tattile. Dal punto di vista tecnico molte le novità introdotte. Tra quelle di maggior spicco, il “Dynamic Black”, nuova tecnologia che fornisce un sostituto elettronico al dispositivo chiamato “Iris dinamico”, il quale permette un elevatissimo rapporto di contrasto (15.000:1 massimo), con effetti diretti sulla qualità delle immagini, del tutto assimilabile a quella “cinematografica”. Ma le leccornie tecniche non finiscono qui.
Planar Visione
Nel PD8150 è stato utilizzato un gruppo ottico sovradimensionato che evita la tipica diminuzione di luminosità ai bordi dell’immagine proiettata. Inoltre, garantisce la messa fuoco uniforme in tutta l’area di proiezione. Molta attenzione è stata posta nell’aumentare il più possibile il comfort di impiego, adottando un contenitore ad alto assorbimento acustico, l’adozione di particolari smorzatori, e una ruota colore dotata di cuscinetti a sfioramento invece dei comuni cuscinetti a sfere. Insomma, il PD8150 non si “sente”, si vede. Permette una fruizione delle immagini senza alcun disturbo di nessun tipo. Un ulteriore perfezionamento riguarda la gestione della luce spuria che, nel caso del PD8150, è pari al 50% del livello del nero generato dal proiettore. Questa caratteristica è molto importante perché sovente, in altri prodotti, eccellenti rapporti di contrasto vengono vanificati dalla luce di scarto emessa dal sistema di raffreddamento. Molto utile, poi, l’impostazione delle memorie di calibrazione “ISF
Il PD8150 è una macchina di eccezionale caratura. Sia con i normali contenuti PAL, sia con i nuovi supporti in alta definizione, riesce sempre a sbalordire con la qualità delle sue doti visive. Incarnati pieni, ottima tridimensionalità ed eccezionale comportamento sulle basse luci, dove si riescono nitidamente a scorgere anche i dettagli più confusi nel nero. Una macchina “cinematografica” nel vero senso della parola,
day & night”, più un’ottica predisposta per l’utilizzo di un filtro riduttore d’intensità luminosa (Neutral Density Filter). La potenza della lampada, regolabile, permette 4000 ore di vita a bassa potenza, 2000 ad alta potenza. Il PD8150, infine, è
dove è solo l’abilità del regista e del direttore della fotografia a fare la differenza. La sensazione è quella di stare direttamente sul set, più che di assistere ad una “riproduzione”. Non c’è mai alcun effetto di trascinamento, né traccia dei congeniti difetti della tecnologia DLP, che qui sembrano scomparire, magicamente, lasciando spazio solo allo spettacolo, di qualsiasi tipo e provenienza, sempre comunque godibili nel pieno della loro natura. Nell’uso pratico, la macchina è
disponibile sia in versione standard con rapporto di tiro 1,85:1 - 2,40:1, sia in quella “short trow” (1,56 - 1,86), a scelta del cliente e senza sovrapprezzo, per meglio adattarsi, insieme alla possibilità di decentramento ottico verticale -120% + 50% (montaggio a soffitto) e orizzontale ±15%, a qualsiasi installazione.
Caratteristiche tecniche Connettività: 2 HDMI 1.3 | 1 DSub 15, 2 Component | 1 SVideo | 1 Composito Risoluzione nativa: 1920x1080 Rapporto d’aspetto: 16:9 Rapporto di tiro: 1,85:1 | 2,40:1 o1,56:1 | 1,86:1 (distanza/altezza) Decentraggio ottico: V -120% + 50% H ±15% Luminosità: 1000ANSI Lumen Rapporto di contrasto: 15000:1 (max) Lampada: sostituibile dall’utente 180/200 W MHP 4000h di durata max Dimensioni: 53x20x45,5cm (LxAxP) Peso: 10kg Prezzo: 6.490 Euro
estremamente silenziosa e praticamente non emette luce spuria, due aspetti che fanno parte del concetto di qualità che solo una macchina top può offrire, ma che molto spesso vengono dimenticati.
Conclusioni Un proiettore top di gamma, per il quale è valsa la pena di aspettare qualche tempo. Assolutamente performante, il PD8150 è infatti il proiettore cinematografico per eccellenza, e un investimento davvero azzeccato. La macchina Planar si vede talmente bene che molto difficilmente vi verrà la voglia di sostituirla con una di prestazioni migliori; guardandola si dimentica di assistere a una riproduzione e ci si immerge “semplicemente” nel contenuto. Di più non si potrebbe volere. Gli amanti dello sport potranno godersi i loro eventi “quasi” come dal vivo, e qualsiasi contenuto, anche a bassa risoluzione, viene perfettamente “addomesticato” dal PD8150 che riesce a rendere ogni cosa più che degna di essere guardata. Nessun difetto, davvero, neanche nelle condizioni di garanzia. Nel caso –remoto- che una macchina abbia bisogno di assistenza, essa viene direttamente sostituita con una nuova, basta fare una telefonata. Planar si fida dei suoi prodotti.
Molti gli ingressi a disposizione del PD-8150, tra i quali component su BNC e su PIN, HDMI e DSub15 VGA per PC 19
Le due metà del cielo High-End Hovland HP100 | Radia
Hovland è un nome relativamente nuovo per l’Italia e, se pur non inedito, alla maggioranza degli audiophili nostrani suonerà sconosciuto. Sconosciuto non è però sinonimo di “esordiente” o di “secondario”; dietro questo marchio si cela una formidabile realtà produttiva che ha nella cifra della progettualità e della costruzione, due elementi originali di straordinaria importanza.
L’annoso dilemma: “valvole o transistors” può essere tecnicamente argomento di pura accademia, ma sonicamente e ai massimi livelli prestazionali questa opzione ha ancora i suoi validi motivi, fatti di pro&contro per ambedue le tecnologie. E se scegliessimo entrambe le due metà del suono High-End?
Californian Dreams Californiana di Los Angeles, Hovland esiste da oltre vent’anni con un background di conoscenza ed esperienza ancora più datato. La sua fama di (grande) costruttore di elettroniche audio è stata preceduta dalla qualità propria componentistica (condensatori film 20
& foil MusicCap), estesamente utilizzata ed apprezzata da altri costruttori High-End, come da tweakers di alto bordo. Le elettroniche, amplificazioni in special modo, sono frutto di una lunghissima gestazione progettuale, continuamente suffragata da sperimentazione sul campo (laboratorio e sala d’ascolto), quindi traslato in prassi tramite una maniacalmente accurata costruzione manuale delle singole parti. Il tutto è poi vestito in modo acconcio, miscelando nel look e nella forma la sensazione di autorevolezza, esclusività, pratica eleganza con un pizzico di trasgressività (il plexiglas) che ne rappresenta la genialità originale dietro il pur talentuoso esercizio tecnico. Bob Hovland ha progettato e costruito le proprie creature per raggiungere l’ambizioso traguardo di coniugare in un'unica soluzione: “Passion, Truth, Inspiration, Precision, Beauty”. Una “mission” da far tremare i polsi, ma Bob ha le spalle larghe dell‘americano che sogna in grande, e cosa c’è di più stimolante per un audiofilo di un “american-audio-dream” divenuto realtà? Già solo a vederle, con quei pannelli squadrati senza incertezze, le dimensioni importanti, il quasi libidinoso feeling meccanico trasmesso dall’azione delle monumentali manopole (nessun telecomando potrai mai trasmettere questa sensazione di “chirurgica” precisione), i led azzurrini da hi-fi d’epoca, le elettroniche Hovland infondono un senso di possente, sobria ed incrollabile personalità.
Hovland
Sinergia totale La linea attualmente in distribuzione in Italia è modulata su due modelli di preamplificatore – HP100 e HP200 - disponibili in tre versioni (solo linea, phono MM e phono MC), e due modelli di finali di potenza, uno stereo – il Radia ed uno monofonico, lo Stratos. La coppia prescelta per cominciare a tracciare un profilo identificativo dei prodotti Hovland è quella composta dal pre HP100 con stadio phono MC e dal finale stereo a stato solido Radia.
Il pre HP100 Il pre HP-100 è disponibile in catalogo in tre differenti versioni, stadio linea, phono MM e phono MC. Quello in nostro possesso è la versione MC e per l’ascolto di cui di seguito daremo nota è interfacciato ad una testina Denon DL103R montata su giradischi ProJect RPM10. L’HP-100 è fornito di nove ingressi ed utilizza, come è lecito aspettarsi, la migliore
componentistica passiva disponibile e - nei punti cruciali per il risultato acustico – si impiegano i condensatori di “famiglia” MusicCap. Il comando del Volume è costituito da un attenuatore stereo a resistenze con contatti in argento a 31 posizioni con passi da 2 decibel. La “firma” Hovland la ritroviamo nel cablaggio interno del segnale di alto livello, realizzato con cavo schermato in argento Generation 3, mentre quello dello stadio phono fa uso del Music Groove 2. Lo chassis è un monoscocca all’interno del quale sono disposte, isolate l’una dall’altra, le tre schede circuitali principali. In questa configurazione è ridotto al minimo il rischio di interazioni o influenze di origine magnetica e/o elettrica. Anche lo stadio di alimentazione impiega componentistica custom-made per il trasformatore e – ovviamente – i condensatori. Le valvole impiegate sono due 12AX7, una 12AU7 per lo stadio linea; 2 AX7 e una 12AT7 per lo stadio phono.
Squisitamente "hand-made" la costruzione dell'HP100, con utilizzo di molti componenti interni -come i condensatori- costruiti in casa Hovland e ad-hoc per il prodotto.
Il finale stereo Radia Nonostante i finali di potenza appaiano spesso esteticamente meno stimolanti dei pre, in questo caso il Radia fa eccezione, con il suo bel frontalone in perspex color ghiaccio retroilluminato da una lieve luminosità blu che lo rende simile ad un miraggio artico. Al centro del pannello, un inserto in metallo gli conferisce quel tocco di autorevolezza che non può mancare ad un power-amp d’eccellenza. La costruzione è dual-
mono, con una sezione di alimentazione allo stato dell’arte costituita da componentistica totalmente realizzata a mano., con trasformatori sovraddimensionati, condensatori ultraveloci, e diodi rettificatori Schottky. A differenza del pre, il Radia è un disegno a stato solido a simmetria totalmente complementare con stadi di ingresso a J-Fet e transistors d’uscita bipolari a contenitore metallico TO3. La potenza di uscita è di 125 watt per canale su 8 ohm, che diventano 200 su un carico di 4. Dati puramente indicativi, essendo la musica un evento in continua, rapidissima evoluzione ricca di varianti di ogni tipo.
Note di ascolto
Molto originale l'estetica del Radia, con l'utilizzo di pexiglas di grande spessore e lucido per la base contrapposto allo stesso materiale, ma satinato, sul frontale, che si illumina -come il preamplificatore- di una riposante illuminazione celeste. 21
Controllori rigidi e severi del comportamento sul campo della coppia Hovland HP-100 MC / Radia sono i Bowers & Wilkins Signature Diamond, diffusori di sovrana trasparenza ed umanissima analiticità, ma prive della protervia chirurgica di taluni modelli concorrenti che scambiano l’enfasi del medio/alto per effettivo potere risolutore.
Hovland
Molti gli ingressi a disposizione dell'HP-100, tutti sbilanciati RCA. L'ingresso phono sulla estrema destra viene utilizzato come ulteriore aux nella versione solo linea dell'apparecchio.
Questa stessa dote la si ritrova nelle elettroniche Hovland, con le quali palesano più di un’affinità elettiva, come una totale, pressoché “magica” sinergia acustica, dove la migliore calligrafia del suono audiophile è interamente e
meravigliosamente posta al servizio del messaggio musicale. Questo impagabile frutto - non preventivabile in questa entità ed efficacia a priori, ma solo sulla carta per sovrapponibili intenti progettuali – trova la sua conferma, ed in alcuni
La realizzazione del Radia è completamente dual-mono, unico elemento in comune ai due canali sono infatti il cavo di alimentazione e il relativo alloggiamento.
frangenti della Prestazione anche il suo trionfo, nelle ambizioni, nella felicità delle scelte progettali e costruttive, nelle peculiarità estetico/funzionali che rendono questi prodotti visivamente inequivocabili ancor prima di esserlo nell’ascolto, che va fatto in condizioni ottimali per sistema, software ed acustica ambientale.
Hovland HP100 - Preamplificatore a valvole Stadio Linea Impedenza d’ingresso: 100 kohm Guadagno: 14 dB Risposta in frequenza: +0/-.25 dB | 0 Hz-25 kHz Distorsione (THD): <.1% @ 3V in uscita Rapporto Segnale/Rumore: 80 dB Impedenza d’uscita: 2500 ohm
Stadio Phono MM (guadagno 46 DB) Impedenza d’ingresso: 1 meg ohm Risposta in frequenza: ±0.15 dB | 25 Hz-25 kHz Rapporto Segnale/Rumore: 60 dB/2 mV Tensione minima d’ingresso: 0.7 mV @ 1000 Hz
Conclusioni Una nota finale, quasi un aneddoto, però significativo per gli amanti della musica, ancor prima dell’audio d’eccellenza: pur incarnando due rappresentanti della massima
Stadio Phono MC trasformatore MC7 (guadagno 63 DB) Tensione minima d’ingresso: 1.0 mV @ 1000 Hz Impedenza d’ingresso: 530 ohm Valvole: linea 12AX7 (2) | 12AU7 (1) | 12AT7 (1) Dimensioni: 46,4x13,3x44cm (LxAxP) Peso: 13 kg Prezzo: 6.500 Euro (linea) | 7.500 Euro (MM) | 7.900 Euro (MC)
qualità/tecnologia hi.fi mondiale, questa abbinata Hovland/B&W si è dimostrata soavemente indulgente anche nell’ascolto di dischi semplicemente commerciali, quelli che compriamo tutti noi, “musiclovers”, estraendo da essi l’anima, l’essenza più vitale e coinvolgente del loro contenuto. Un dono questo che può avere una valenza inestimabile per molti appassionati, in special modo i collezionisti di dischi. Non vi resta che provare di persona prendendo appuntamento con un centro dimostrativo Hovland/B&W. E non dimenticate i vostri dischi.
Radia - Finale di potenza a stato solido Potenza d’uscita: 125 W/canale su 8 ohm | 200 W/canale su 4 ohm Impedenza di ingresso: 50 kohm | sbilanciato Guadagno: 26 dB | non-invertente | carico 4/8 ohm Distorsione (THD): <0.1% @1 kHz/8 ohm | <0.15% @ 1 kHz/4 ohm Rapporto Segnale/Rumore: 92 dB Dimensioni : 46,4x42,3x18,3cm (LxAxP) Peso: 33.2 kg Prezzo: 10.900 Euro
Le due sezioni finali del Radia assicurate alle alette di raffreddamento. Estremamente ordinata la realizzazione, che prevede l'utilizzo di componentistica selezionata e in buona parte costruita o direttamente presso Hovland o su specifica da terze parti; anche i cavi sono fabbricati da Hovland: davvero nulla è lasciato al caso. 22
X-01D2 VERTICE DI PERFEZIONE
Il lettore CD SACD X-01D2 si pone al vertice della straordinaria serie X grazie alla presenza di una raffinata versione della meccanica VRDSNEO con slitta di lettura del disco derivata dall’unità di trasporto Esoteric P-03. Il convertitore D/A multibit adotta una configurazione dual differential per una completa separazione dei canali. Come nei modelli X-01 e X-01 LE sono utilizzati quattro DAC Burr Brown 1704 x 8 per canale ed ogni serie è posta su circuiti separati, destro e sinistro. Oltre alla tecnologia D/A multibit, la versione D2 è dotata di decodifica DSD (direct stream digital) con processore di segnale a 1 bit Analog Devices AD 1955, un’altra
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rivoluzionaria innovazione che deriva dai componenti separati Esoteric P-03/D-03. Un nuovo meccanismo di chiusura del vassoio porta disco consente inoltre un’ulteriore isolamento da rumori esterni. La connettività è garantita dall’ingresso di sincronizzazione clock WORD, dal sistema iLINK, uscite analogiche e digitali multicanali, oltre a uscite bilanciate e sbilanciate audio 2 canali con terminali RCA nextgen. Una meccanica allo stato dell’arte e un’elaborazione del segnale digitale all’insegna della più avanzata tecnologia fanno dell’X-01D2 una macchina al vertice della perfezione. Come ogni componente Esoteric.
HyperSpike.
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Alfie, il conquistatore Roth Audio Alfie circuitazione a valvole in classe A e docking esterna, e infine, Alfie, macchina tutto fare in grado di risolvere in un sol colpo molte diverse esigenze.
Proprio tutto
Un celebre film degli anni ’60 raccontava di Alfie, un donnaiolo impenitente ed eterno conquistatore del fascino femminile. L’Alfie tecnologico dei giorni nostri conserva lo stesso fascino, ammaliando, senza appello, chiunque lo ammiri. Oltre ad apparire, grande sostanza dentro, pronto a non deludere nessuna aspettativa.
Roth Audio, del geniale James Roth, offre una linea di prodotti caratterizzata da apparecchi focalizzati sul design puro, senza però tralasciare le prestazioni, alle quali tiene molto lo stesso Roth. Catalogo relativamente limitato, ma intrigante quello del costruttore inglese, con il modello MC4 Coocon, amplificatore ibrido di bassa potenza per iPod, il “neonato” MC8, vero e proprio amplificatore integrato a tutto tondo, con
Alfie si presenta in una elegante livrea laccata nero “grand piano” raccolta in una “conchiglia” di alluminio telaio, sorta di guscio metallico che va a custodire un sistema “all-in-one” dotato di un DVD player; sintonizzatore AM/FM; orologio con doppia sveglia; docking station per iPod, più casse acustiche amplificate (sistema 2.1 con subwoofer). Suadente la veste estetica, caratterizzata dal grosso display (192 x 24mm), dai segmenti rosso vintage sovrastato dalla meccanica di lettura “slot-in” e dalla tastiera di controllo a sfioramento, illuminata in tinta. Tramite essa, o telecomando a corredo, è possibile governare l’intero sistema. E’ un insieme studiato nei minimi dettagli, senza lasciar nulla la caso, una sorta di “quintessenza” dell’evo tecnologico. Alfie è nato per risolvere – in un’unica soluzione – tutte le esigenze di riproduzione e sonorizzazione di piccolo cabotaggio; con esso è possibile vedere (e sentire) film, ascoltare CD, iPod, radio spingendo un tasto e senza altri ingombri che non quello dell’unità stessa. Comoda la vita con Alfie!
Alfie è una macchina estremamente versatile e di design. Speaker per iPod, lettore CD, DVD e radio AM/FM in un insieme compatto e molto elegante. 25
Roth Audio Versatile “All-in-one”, certo, ma anche tra i più versatili della sua categoria. Dotato di uscite video composito, SVideo e Component, Alfie può essere collegato a qualsiasi TV. Può accogliere sorgenti audio esterne, come un sintonizzatore TV o un MP3 player, per esempio. La “voce” di Alfie è fornita da un sistema acustico composto da tre altoparlanti, due banda larga da 6,35 cm, con finali dedicati da 10W l’uno, e un woofer da 10,2 cm con sezione di potenza da 20W. Mentre gli altoparlanti anteriori sono elegantemente celati da una griglia di tessuto nera sul pannello frontale, il subwoofer emette verso il basso e posteriormente, dove è collocato il tubo di accordo per il bass-reflex. A filo con il pannello posteriore la docking station per iPod, estraibile con un semplice “click”, pronta ad accogliere il player Apple. La sua collocazione è molto ergonomica e permette di manipolare quest’ultimo utilizzando il comando a crociera come si fa normalmente nell’uso stand-alone. Il lettore DVD è compatibile con i formati DVD, CDDA, Video CD, DVCD, CDR/RW e MP3 e permette quindi la lettura praticamente di ogni formato.
Dal telecomando a corredo è possibile controllare qualsiasi operazione, compresa la gestione del lettore di DVD integrato.
“attenzione” alla tecnologia. Il suo ascolto è molto accattivante, con un basso impensabile per un’unità così compatta, e con un medio-alto mai invasivo e piuttosto piacevole. E’ difficile mettere in crisi Alfie. Sa fare la voce grossa quanto basta, purché non si pretendano livelli da discoteca, non richiesti di norma ad una
macchina di questa classe. L’utilizzazione quotidiana, disincantata e spontanea, scorre via senza problemi, con Alfie centro dell’intrattenimento, homeentertaintment universale, rende felici tutti. Chi è appassionato di radio, sente la radio; chi vuole ascoltare il proprio iPod, ascolta l’iPod, chi ama il cinema, vede un film. Alfie risponde alle esigenze di tutti, con un suono ed un video coinvolgenti ed appassionati.
Ascolto/utilizzo L’uso di Alfie è intuitivo e semplice. Si utilizza di istinto, senza grande richiesta di attenzione. Ciò è importante per un oggetto che deve essere usato da tutta la famiglia, con diversi gradi di preparazione e
Conclusioni Affascinante e seducente come l’Alfie di Michael Caine, questo concentrato di tecnologia offre tutte le opzioni possibili. Ma Alfie si può comprare anche solo perché è bello, e dopo ragionare su quello che fa, o viceversa. In ogni caso, fate un ottimo acquisto, duraturo ed affidabile per se stesso e per tutta la famiglia.
Caratteristiche tecniche Risposta in frequenza: 20Hz-20kHz Potenza di uscita: 2x10W+1x20W Altoparlanti: 2x6,35cm+1x10,2cm Distorsione THD: <0,3% Ingressi: ausiliario su mini-jack 3,5mm Uscite: cuffia | video | SVideo | Component Display LCD: 192x24mm Compatibilità iPod: 4G | 5G | 5,5G | 6G | iPod mini | iPod nano 1G | 2G | 3G | iPod Touch Dimensioni: 39x12x25,5cm (LxAxP) Alimentazione: 110V/230V CA selezionabile Consumo: st-by 9W, massimo 32W Peso: 5,6kg Prezzo: 649 Euro
La dotazione di uscite è di tutto rispetto, essendo presenti attacchi video sia SVideo/composito che component. 26
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Specie evoluta Rotel RSP-1069 momento in cui trionfavano i sintoamplificatori di ogni tipo, e i processori ultracostosi, questo modello già offriva quasi tutto il desiderabile ad un prezzo inferiore alla concorrenza e con prestazioni “Rotel-grade”. E fu successo. L’RSP1068, conseguente evoluzione, ne migliorò le caratteristiche e le performances, basandosi su un progetto sostanzialmente simile.
Nuovo modello, altra storia
RSP-1069 raccoglie la pesante eredità dell’RSP-1066 e dell’RSP1068, modelli che hanno stabilito parametri di riferimento nel loro segmento di mercato, grazie a prestazioni e margine di versatilità superiori alla loro diretta concorrenza. L’RSP-1066 è stato un predecessore nella tecnologia che andava ad affermarsi: in un
RSP-1069 è il nuovo modello di preamplificatore-processore A/V Rotel. Macchina di grande convenienza economica, appare completamente rinnovato rispetto ai suoi predecessori con avanzate funzionalità multi-room che lo rendono appetibile ad una vasta platea di utilizzatori.
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RSP-1069 nasce in un momento tecnologico diverso rispetto al suo predecessore. L’affermarsi di nuovi standard di collegamento e le nuove opportunità offerte da processori di decodifica e conversione più performanti, ha suggerito a Rotel un progetto completamente nuovo. Su queste basi è stato sviluppato l’RSP-1069, dotato del nuovo chip DSP Aureus della Texas Instruments, e dei convertitori Burr-Brown a 24 bit/192 kHz. Le novità non si fermano qui. La macchina vanta numerose sezioni d’alimentazione dedicate e di nuovo disegno, oltre ad una particolare cura nella selezione dei componenti e nei percorsi dei diversi segnali che viaggiano nello stesso chassis. Dotato di 4 ingressi/1
Rotel
uscita HDMI con scaling interno fino a 1080p, effettuato con chip Faroudja DCDI di ultima generazione, RSP-1069 è anche capace di numerose ed inedite funzioni dedicate al multi-room, utili ad una gestione di 3+1 ambienti, completamente indipendenti (RSP1066 e RSP-1068 si fermavano a 2, con delle limitazioni). Grazie all’interfacciamento con le Keypad Rotel RKP, RSP-1069 potrà divenire una vera e propria centrale multizona, in grado di distribuire sia l’audio, sia il video. Tale prestazione si affianca a quella già offerta dal sintoamplificatore stereofonico RSX1052, e dalla sua versione multicanale A/V RSX-1058: RSP-1069 completa la gamma. Le funzioni multi-room dei tre prodotti -lo accenniamo brevemente- sono le
medesime, e permettono di distribuire il suono in tutto la casa, gestendo per ogni singola zona un impianto “virtuale” in modo completamente indipendente. Si può regolare il volume, cambiare i brani del CD, scegliere le stazioni radio, ascoltare l’iPod. Effettuare tutte le normali operazioni che siamo abituati a compiere su un qualsiasi impianto residente. Ciò è possibile grazie ad una matrice di commutazione, di concezione avanzata, che permette la totale indipendenza tra le singole zone, attraverso l’utilizzo di un potente microprocessore in grado di gestire le funzioni impostabili sulle tastierine murali.
Tastierini e hub -forniti come accessori- rendono l'RSP-1069 una vera centrale multiroom per un massimo di 4 stanze controllabili in modo completamente indipendente.
Capace di decodificare Dolby Pro Logic II, Dolby Digital/AC-3, Dolby Digital EX, DTS ES, DTS 24/96 e DTS. Decoder HDCD e MP3, a RSP1069 manca solo un decoder interno per formati audio HD, prelevabili, però, da un lettore che ne sia già dotato e - tramite l’ingresso audio 7.1 - a bordo del pre-processore.
Il retro dell'hub RKB-200 necessario per le funzioni multi-room
Ascolto RSP-1069 è una macchina di livello elevato, che permette un ottimo ascolto non solo in multi-canale, ma anche in stereofonia. Un intrattenitore a tutto tondo, adatto ad utenti dal palato fine che pretendono il massimo delle prestazioni audio. Eccellente sotto ogni profilo, RSP-1069 mostra le sue doti in ogni occasione, cinematografiche quando si tratta di multicanale, e di abile direzione orchestrale quando si esibisce il nostro artista preferito. Non si ha la sensazione di “riproduzione”, e ogni contenuto viene trattato con la massima cura e “professionalità”. I decoder interni, come le sezioni A/D e D/A sono eccellenti, e altrettanto eccellente è lo scaler video, derivato dalla unità separata Rotel RVE-1060, che permette prestazioni davvero elevate e simili a quelle di un processore esterno.
Conclusioni
RSP-1069 è un pre-processore con evolute funzioni multiroom e capace di gestire fino a 4 ambienti completamente separati. Consente di collegare tutti i più moderni dispositivi sia audio che video, garantendo connettività anche HDMI. Presente anche una uscita RJ-45 per poter collegare la macchina ad un HUB proprietario che smista i segnali in massimo 3 ambienti in modo completamente indipendente.
Caratteristiche tecniche Distorsione armonica totale: <0,008% Distorsione di intermodulazione: <0,008% alla massima potenza Risposta in frequenza: 10hz-120kHz (+/-3 dB) Rapporto segnale/rumore: linea 95dB Livello di uscita preamplificata: 1,2V (200mV input) Risposta in frequenza video: 3Hz-100 MHz (Component) Rapporto segnale/rumore video: 45 dB Impedenza di uscita: 75 ohm Livello di uscita: 1V Consumo di corrente: 80W max | 4,7W st.by Alimentazione: 230VAC Dimensioni: 43,2x12,2x34,1cm (LxAxP) Peso: 9Kg Prezzo: 1.950 Euro
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RSP-1069 è una macchina ad ampio respiro. Sia che cerchiate un “semplice” processore A/V di elevato livello con eccellenti prestazioni audio, sia che abbiate bisogno, invece, di una avanzata centrale di controllo multi-room, in entrambi i casi RSP-1069 fa al caso vostro. Abbinato a sezioni finali di rango adeguato (per esempio i digitali RMB-1077, RB-1091 o RB-1092) riuscirà a soddisfare davvero qualsiasi esigenza, con la tradizionale qualità a cui Rotel ci ha abituato.
Il fascino infinito del Disco Nero Lehmann Black Cube Decade | PWX II Piccoli cubi crescono
Dedicato a chi già conosce le doti del piccolo, magico Black Cube. Dedicato, anche, a chi vuol far l’esperienza del Vinile senza perdere tempo in convenevoli, andando subito al sodo della “performance”.
Il piccolo, minimalista Black Cube, con le sue varianti migliorative, si è costruito la sua invidiabile reputazione sulla squisita musicalità e sull’ottimo grado costruttivo, ben oltre l’onesto prezzo richiesto. Questi, però, non è stato il solo a portar allori alla Lehmann Audio: il Silver Cube, stadio phono di classe “reference”, rappresenta una delle più autorevoli alternative nel segmento High-End della riproduzione del disco vinilico. In mezzo, il vuoto, fino a quando Norbert Lehmann decise di colmarlo presentando il Black Cube Decade, l’anello mancante tra i due estremi del bel suono a 33 giri. 30
Il Black Cube Decade è sostanzialmente la massima evoluzione del progetto originario, con una costruzione senza compromessi ed alimentazione associata ma separata. Gli stadi d’ingresso sono di altissima qualità, tipici di modelli ben più costosi del pur ambizioso B.C. Decade. Il circuito dell’equalizzazione RIAA, di accuratezza elevatissima, è situato tra due stadi di guadagno lineari dotati di condensatori di alta precisione MKP. Il guadagno massimo realizzabile è di 66dB, sufficiente per pilotare anche la più riottosa delle MC. Se di gusti proprio difficili, il B.C. Decade consente una taratura fine dell’impedenza d’ingresso praticamente infinita, come pure la capacità. Da sempre con un occhio all’esigente, ma gratificante mondo dell’audio professionale, questo gioiellino di Norbert Lehmann è dotato di “soft-bass roll-off filter”, associato alla selezione del guadagno, entrambi controllabili dal frontalino. La componentistica di questo circuito è realizzata con relais di grado professionale. Come detto in precedenza, il B.C. Decade è alimentato via PWX II, unità appositamente studiata, per spingere al meglio le prestazioni potenziali della sezione pre-phono. Il PWX II è dotato di dispositivi antiinterferenze posizionati nei punti critici dell’alimentazione. Similmente al Silver Cube, il B.C. Decade è dotato di cavo schermato con connettore professionale Neutrik per collegarsi all’unità audio.
Lehmann Audio
Il pre è costruito con grande ordine, la realizzazione è praticamente dual-mono a partire dalle stabilizzazioni e grande cura è stata posta nella scelta dei componenti.
L’amplificazione è un altro evergreen, il modello integrato Primare I30, un centinaio di ottimi watt scandinavi che hanno raccolto allori sulla stampa di mezzo pianeta, compresa quella acida quanto perfida dell’isola di Albione. Circa le casse acustiche, un bel paio di torri B&W, modello CM7, tre vie dal suono pari all’estetica, cioè intrigante. I progettisti/costruttori di stadi phono sono esposti più di altri ad esser vittime di equivoci, dell’impreparazione e/o dell’improvvisazione dell’audioreviewer di turno. E’ il circuito che sta tra l’incudine (la sorgente) ed il martello (lo stadio di potenza) ed ha un compito cruciale del quale però non ha totalmente in mano il destino. Se il recensore utilizza una sorgente scarsa o mal installata, il pre-phono si “limiterà” a restituire quanto ad esso inviato, cioè un suono scarso o deficitario. Se invece dovesse essere lo stadio di potenza finale ad essere fallace (errata interfaccia elettrica tra ampere ed ohm), il suono sarebbe sostanzialmente lo stesso. Insomma, per capire i veri meriti di uno stadio phono si deve avere tutta la catena di riproduzione messa a punto.
La ricetta del Buon Suono Basta gettare uno sguardo dentro la scatola per capire a che rango appartiene il piccolo/grande Black Cube Decade. Stadi di guadagno realizzati con condensatori ad alta precisione MKP. Controlli per variare sia il guadagno (36-66dB); sia la pendenza del filtro per la gamma bassa (6dB/ottava @60Hz). Slot a corredo per ottimizzare il valore dell’impedenza. Stadio d’uscita in classe A e 0 controreazione globale. Filtro anti radiofrequenze nella sezione di alimentazione audio. Connettori RCA dorate di alta qualità. Schede circuitali di alta qualità a doppia faccia. Connettori professionali con attacchi dorati Neutrik per l’alimentazione. Cabinet in alluminio con finitura nero o argento. Trasformatore toroidale da 30VA. Condensatori elettrolitici Low-ESR.
La “Performance” Dopo aver letto tutto questo non vi è venuta un briciolo di curiosità per sapere come suona la versione deluxe del celebratissimo cubetto nero analogico? A noi sì. A disposizione abbiamo una base motore Pro-Ject RPM10, top di gamma della casa austriaca, con telaio rigido, piatto in metacrilato ad alta massa e ferma disco a gravità, trazione naturalmente a cinghia con motore separato.
Il braccio è un classico moderno di Pro-Ject Audio, il modello in fibra di carbonio 10CC, con errore radiale minimizzato in virtù della sua lunghezza extra, articolazione su cuscinetti, contrappeso a gravità. Circa i fonorivelatori, ci siamo tolti lo sfizio di provarne ben tre: Sumiko Blue Point Special Evo III, Sumiko Black Bird, Denon DL103R, tutti di tipo MC, i Sumiko ad alta uscita (2.5mV), il Denon solo 0.25mV.
Per questo andiamo ad ascoltare il Black Cube Decade certi delle nostre impressioni percettive. La definizione a consuntivo dell’ascolto del Lehmann Black Cube Decade potrebbe esser questa: “trasparente naturalezza”, oppure “analogica assenza”, nel senso che non imprime al suono alcuna palese impronta, ma lo permea di un calore, di un alone melodico deliziosamente analogico, fisiologicamente compatibile all’umano sentire. Molto incisivo nel lasciar affiorare, assecondandolo, il carattere delle singole testine; la moderna ariosità delle Sumiko, il virile spessore armonico della Denon. Tutte si giovano di una bella presenza scenica, di un dettaglio preciso, ma mai feroce, di una grana finissima, cromaticamente stemperata in mille tonalità.
Conclusioni Il Lehmann Black Cube Decade è uno strumento perfetto ed ammaliante per ogni analogista impenitente, come per ogni collezionista musicale; un’ottima opportunità per “contagiare” qualche neofita del Black Disk o, addirittura, o chi un disco a 33 giri non l’ha mai nemmeno toccato. Una provocazione da raccogliere...
L'alimentatore è dotato di un toroidale di grande capacità e da sezioni di livellamento e prima stabilizzazione che è riduttivo definire surdimensionate.
Preamplificatore Phono MM/MC Guadagno regolabile 36/66 dB Bass Roll Off: inseribile | 6dB/Oct 60 Hz Dimensioni PWX II/Decade: 12x5x28cm (LxAxP) Cavo di interconnessione in dotazione Prezzo: 1595 Euro
Il collegamento tra alimentatore e pre è costituito da un ottimo cavo con connettori DIN di tipo professionale a 4 poli. 31
L’intervista Norbert Lehmann
Un'intervista nella quale Norbert Lehmann ci dice come & perchè il suono del Vinile sa ancora regalare emozioni. Gammadelta: Signor Lehmann, era circa la metà degli anni '90 quando presentò il suo Black Cube, stadio phono minimalista dalla voce d’oro. Come spiega il successo di pubblico & critica raccolto dal suo piccolo, nero, musicalissimo scatolino ultraminimalista? Norbert Lehmann: Agli appassionati e alla stampa di settore semplicemente piacque l’dea di un motore Mercedes in una scocca Skoda. Cosi facendo, gran parte del loro budget per le spese hi-fi poteva essere deputato alla musica. A parte questo, devo molto della mia credibilità al fatto di aver sviluppato esclusivamente apparecchi che avrei voluto comprare per me stesso. Tecnicamente, la preparazione di un ingegnere audio passa attraverso l’esame e l’analisi di numerosi dispositivi elettronici e la consultazione di schemi e progetti per componenti di uso professionale. Rimasi colpito dalla povertà della componentistica in contrapposizione con la bontà del progetto di alcuni di questi prodotti. Provai così a combinare l’alta qualità dell’ingegnerizzazione con un’accorta scelta qualitativa delle parti circuitali. A prova di ciò, considerate il fatto che Martin de Boer, della ditta “The Master”,
“tagliata” in tanti pezzi. Questa la differenza tecnica. Per una valutazione sonora, lasciatemi raccontare una storiella del passato. Uno dei professori al tempo in cui svolgevo i miei studi di ingegneria a Dusseldorf era Johann Nikolaus Matthes, già produttore dell’Alban Berg Quartett. Una volta ci illustrò la differenza tra un LP ed un CD prodotti dalla stesso master digitale. Il giradischi era un modello di qualità standard con una testina MM, mentre il lettore CD era un componente vincitore di un test molto complesso per quel tempo, e dal costo di quattro volte superiore all’intero sistema analogico. Erano collegati allo stesso amplificatore integrato e senza stadio phono esterno aggiuntivo. L’LP vinse nettamente, ed in un modo che non avevo previsto. Questo episodio mi convinse a perseverare con l’analogico. Passarono quindici anni, e la riproduzione digitale fece notevoli progressi, così naturalmente anch’io cominciai ad ascoltare i CD. Certo,il CD è economico, facile da maneggiare, non ha bisogno di regolazioni e così via, ma ascoltare un LP significa sganciarsi dal mondo terreno e volare via in altro. Prendermi il tempo per ascoltare LP mi mette in uno stato di totale relax, di rinascita mentale. Sono emotivamente concentrato nel sentirmi bene. Il mio desiderio è quello di trasmettere questa sensazione attraverso i miei prodotti. Gammadelta: Immagino che nel progettare abbia sempre presente il perseguimento di un dato modello sonoro, piuttosto che semplici obiettivi tecnici da raggiungere. Potrebbe descriverci in poche parole questo ipotetico modello e con in che circostanze materiali lo abbia realizzato (marca e modello dei componenti la catena di riproduzione) Norbert Lehmann: Il recupero delle informazioni è l’aspetto più importante, anche se può suonare piuttosto “tecnico”. E sono le informazioni contenute nel segnale
utilizza nella sua attività di studio mastering, in Olanda, il mio Black Cube Linear, piuttosto che altri prodotti professionali, molto più costosi. Ma non è l’unico: altri marchi leader di mercato stanno usando i miei prodotti: Ortofon ha comprato, nell’ottobre 2006, alcune unità di Black Cube Statement per i test qualitativi delle proprie testine. Sennheiser ha usato per la presentazione dei propri modelli top di cuffie dinamiche all’IFA il Black Cube Linear, comprandone poi degli esemplari per le proprie sale d’ascolto. La stazione emittente WDR di Colonia, la più grande radio pubblica d’Europa, con moltissima produzione di musica classica, ha comprato il suo quarto Black Cube Linear Pro per effettuare l’editing. Gammadelta: Essendosi costruito un così alto credito tra gli appassionati del Disco Nero, appare naturale la sua spiccata propensione per l'Analogico. Reputa ancora superiore l'LP rispetto agli altri supporti da 12”?. Norbert Lehmann: Il fattore emozionale prodotto dall’ascolto di un LP è semplicemente irraggiungibile. Amo moltissimo quel sound. Gammadelta: Perchè? Norbert Lehmann: L’LP è analogico. L’informazione sull’LP è immagazzinata senza soluzione di continuità nell’unità di tempo. All’opposto, nel CD, la registrazione digitale dell’informazione musicale è 32
musicale a stabilire il grado emozionale dell’ascolto. La musica è molto di più che alcuni, isolati episodi tecnici. Il mio obiettivo nella progettazione elettronica è poter riprodurre musica nella sua interezza attraverso una tecnologia da me creata che non nasconda nessuna di quelle informazioni. Gammadelta: Alcune riviste audio sono tornate ad avere un giradischi in copertina; gli annuari audio ne hanno le pagine piene e nei negozi fanno bella mostra assieme alle amplificazioni valvolari. Moda effimera o ricerca di vera musicalità? Norbert Lehmann: E’ davvero buffo come molte aziende, all’improvviso, si scoprano orientate all’analogico tanto per non esser meno della concorrenza. E’ sempre positivo vedere gente che coltiva il proprio hobby e rilassarsi in un mondo che sembra girare sempre più veloce, e ogni anno di più. Io preferisco, però, quei costruttori che offrono qualità rispetto a quelli che producono cacca. Se un cliente compra un prodotto di un concorrente ed è soddisfatto con quello, certo ho perso una vendita, ma ho ancora l’opportunità per incontrarlo in futuro con uno dei miei prodotti. Se quel cliente, invece, compra immondizia, sarà perso per sempre all’Alta Fedeltà. E’ fondamentale tenere alto l’interesse per l’alta qualità nella riproduzione musicale. Così, per tornare alla sua domanda, i veri amanti della musica sono forti abbastanza per iniziare un percorso che, speriamolo, non vada perduto,e diventi importante in futuro. Molti bambini non sanno nemmeno come suoni in realtà uno strumento acustico. La loro concezione di ascolto musicale è tutta nel loro apparecchio da 64kB. Dimostrare la differenza tra le qualità di ascolto ha spesso il risultato di vedere bocche aperte: la lotta tra formati digitali ad alta risoluzione ha visto vincitore l’LP. Gli appassionati di musica non vogliono discutere di diritti d’autore; vogliono semplicemente ascoltare & godere della propria musica preferita.
Sportive, eleganti, uniche. Una vetrina sulle più belle autovetture in commercio, curata dalla più esclusiva rivista di settore.
La Bentley Brooklands è una fantastica vettura da pub. Con questo non voglio dire soltanto che è una vettura fantastica con la quale recarsi al pub (indubbiamente lo è, ma prima fareste bene a controllare le dimensioni del parcheggio), ma che sembra proprio quel tipo di auto che può essere stata progettata soltanto dopo un bel paio di boccali di birra. E non è una critica: il pensiero privo di inibizioni è qualcosa di meraviglioso. Ci si incontra con un paio di colleghi dopo l’orario di lavoro, si chiacchiera del più e del meno, si trangugia qualche boccale e, improvvisamente, ci si ritrova a
Bentley Brooklands
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disegnare la sagoma di una coupé a due porte, lunga 5,20 metri, pesante quasi tre tonnellate con i passeggeri a bordo, azionata dal motore V8 più ricco di coppia di tutto il mondo, in grado di sfiorare i 300 km/h e che costa all’incirca 345.000 euro. Indubbiamente questo genere di cose non accade alle 8:30 di un grigio lunedì mattina nella sala del consiglio di amministrazione. Anche se non sappiamo come sia nato il progetto di questo modello Brooklands, quelli della Bentley ammettono che si tratta del risultato di un esercizio del tipo “cosa succederebbe se...”. Un cinico potrebbe sentirsi tentato di completare la frase con le parole “il riscaldamento globale non esistesse”. Forse gli ingegneri della Bentley non sono convinti della sua esistenza. Come il suo nome suggerisce, la Brooklands si ispira al passato glorioso e scialacquatore della Bentley, quando la storia dell’automobilismo e delle competizioni era direttamente e appassionatamente legata alle dimensioni, alla potenza e alla velocità, vale a dire a vetture enormi, massicce e poco plausibili. La discussione del tipo “cosa succederebbe se...” aveva presumibilmente preso in considerazione l’idea di un’ammiraglia in grado di prendere il posto della Continental T della fine degli anni 90, capace di rappresentare i valori delle Bentley della vecchia scuola e di superare in magnificenza quelli della Azure T Cabriolet su cui è basata. In effetti, la Brooklands è un’evoluzione, in formato coupé, di quell’enorme vettura dotata di capote; è stata
Driven by Evo
L’arredamento interno della Brookland è quanto di più opulento e sfarzoso si possa immaginare. Le rifiniture sono maniacali e curati anche nei dettagli apparentemente più insignificanti.
equipaggiata con un elegante tettuccio in acciaio saldato a mano ai pannelli di un retrotreno lievemente modificato e con un motore ancora più potente. In effetti, qualsiasi concezione di “prodigalità” possiate avere in mente, la si può applicare alla Brooklands, soprattutto per quanto riguarda ciò che la gente definisce la sua caratteristica più preziosa in assoluto. Ci vogliono 130 ore soltanto per la saldatura a mano dei pannelli della scocca. Altri elementi di prodigalità sono i pacchetti comprendenti la vernice della carrozzeria e l’arredamento interno: “tre miliardi e mezzo” di opzioni offerte come standard.. E, poi, c’è la versione perfezionata del grosso motore V8 ad aste e bilancieri apparso per la prima volta, con una capacità di 6,23 litri, nella
Bentley S2 del 1959. Da quei tempi, la sua cilindrata è solo moderatamente aumentata, raggiungendo i 6,75 litri, ma 49 anni di applicazione della tecnologia e due compressori hanno consentito un aumento della potenza e della coppia pari al 150%, con un picco massimo di 530 CV e 1.050 Nm. Vi prego di notare l’assenza di qualunque aggettivo per sottolineare il concetto: bastano i dati a spiegare perché la Brooklands è in grado di compiere il passaggio da 0 a 160 km/h in 11 secondi. Esistono cose molto peggiori che ritrovarsi all’interno dell’opulento e spazioso abitacolo della Brooklands.. La prima volta che ci si ritrova dietro il suo volante si è costretti a rivedere tutte le proprie convinzioni, ma basta percorrere una ventina di chilometri per rendersi conto che si
Stare al volante della Brookland è una esperienza unica, sotto ogni punto di vista. L’accellerazione di cui è capace è in grado di spazzare via “quasi” ogni avversario. I 160 Km/h si raggiungono in appena 11 secondi, non male per un bestione da quasi 3 tonnellate!
sta viaggiando su una vettura enorme ma sorprendentemente elastica, e non su uno yacht Sunseeker dalla potenza pazzesca che ti scaraventa in avanti. In ogni caso, l’accelerazione rimane quella di uno yacht Sunseeker. Il potentissimo slancio sembra sprigionarsi da un pozzo senza fondo di “energia nera”, accompagnato soltanto da un leggerissimo brontolio del motore V8 a basso regime di giri collocato davanti a noi. Se si ascolta molto attentamente si riesce a percepire il clic delle punterie dei cuscinetti a rulli, ma non tentate di sporgervi in avanti quando tenete l’acceleratore premuto fino in fondo: i vostri muscoli addominali ne risentirebbero. Il fatto che il cambio automatico disponga di sei rapporti appare quasi arbitrario, o può sembrare addirittura un impiccio, 34
dato che a questa vettura ne basterebbero in effetti la metà. Anche la potenza di 530 CV erogata a soli 4.000 giri sembra un po’ deludente nel contesto del peso di questa vettura, dato che equivale soltanto a 199 CV per tonnellata. Però, i 1.050 Nm di coppia fanno sparire tutte queste impressioni, cancellano qualsiasi sorriso dalla faccia del proprietario di una 911 e fanno piazza pulita di qualsiasi vettura che tenti anche solo lontanamente di avvicinarsi a questo tipo di lusso. Tanto vale ammettere direttamente che è una delle meraviglie del mondo. Ne verranno costruiti soltanto 550 esemplari e 500 di questi sono già stati venduti a persone che non l’hanno mai guidata. Spero che si rendano conto di che cosa hanno comprato. Alessandro Pasi
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ieri, oggi, domani
iTube Carbon Edition
Fatman nasce dall’incontro tra le raffinate sonorità valvolari e la tecnologia del più affermato media player digitale. Passato e presente insieme, per un nuovo modo di ascoltare. Una collezione di oggetti di indiscusso fascino, ricchi di armonia nelle linee e nelle note: iTube Valve Dock, Carbon Edition, iTube 182, iTube 252. Amplificatori a valvole e docking station ovvero quello che serve per apprezzare la purezza musicale di un moderno media
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con tutto il meraviglioso calore del suono del passato.
In libreria “La Musica veglia il Tempo” Daniel Baremboim Feltrinelli Editore Davvero interessante questo libro del direttore d’orchestra Daniel Baremboim. Un continuo alternarsi tra storie di musica e storie di vita, in una incessante trama intessuta tra filosofia ed esistenza. Una trattazione che non si limita ad analizzare con mero tecnicismo la musica, ma ne ispeziona la struttura, gli elementi, le componenti, separando le une dalle altre per ingrandirle fino a scoprirne ogni segreto, affermando - senza incertezze – che nulla ha significato isolatamente; e solo la comprensione del tutto chiarisce la libertà dell’espressione musicale. Questo libro, probabilmente, potrebbe essere di gran di interesse per il pubblico “audiofilo”, abituale lettore di queste pagine. E per la prima volta, come direttore di questo foglio, voglio esortare i lettori a riflettere sul contenuto di questo scritto. Baremboim, analizza, studia il silenzio come parte integrante della musica, e lo fa in modo struggente e puntualissimo. Il “silenzio” è la vita e la morte della nota, nell’attesa di un nuovo suono e di una nuova vita, parte dell’essenza stessa della musica stessa.
“La Musica veglia il Tempo”. Feltrinelli Editore
Ho sempre amato questo concetto di base, ponendolo in antitesi ai sostenitori dell’Analiticità, del Particolare sonoro, e per le tante altre caratteristiche che compongono la “nomenclatura” descrittiva durante un ascolto “audiophile”. Sono certo soggettive e affascinanti, ma non possono prescindere dal “rispetto del silenzio” che tutti gli strumenti di riproduzione devono avere. Facendoci attenzione, non ho mai sentito parlare alcun appassionato del “silenzio” in una catena di riproduzione audio. Ho visto tanta soddisfazione sui volti degli appassionati nel dichiarare la potenza del proprio amplificatore; mai nel descriverne la “silenziosità”. Di questo concetto abbiamo discusso accademicamente più volte con Lorenzo Zen (nostro collaboratore ed uno dei più navigati “addetti ai lavori” oggi in circolazione) ed io. Lui la chiama “l’arte del silenzio”, da cui è avulsa la maggior parte del popolo audiofilo. Baremboim lo descrive con incredibile semplicità, come fosse la cosa più naturale del mondo. Un punto di vista, quello del grande maestro, stimolante e riflessivo, e quello che mi ha colpito particolarmente tra tanti altri egualmente interessanti. In questo libro, infatti, si parla –soprattutto- di vita, di musica, di filosofia e di politica. Sempre con intensità e passione. Spassionatamente consigliabile. Giancarlo Valletta
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Le vie del suono. Cina Ken Kessler E’ stato un po’ di tempo fa, più di una decina d’anni. Mi trovavo in Cina, per il mio primo hi-fi show in quel paese, quando mi apparve inequivocabilmente chiaro che i Cinesi erano pronti per lasciare il segno nel mondo dell’Audio Hi-Fi, ed anche clamorosamente. Certo non potevamo sapere quanto rapidamente volessero entrare nel mercato High-End; oppure che avrebbero voluto dominare la manifattura dell’amplificazione valvolari, o comprare una quantità di marchi occidentali. Lo hanno fatto. Oggi rappresentano la maggiore potenza in tal senso. L’aspetto intrigante è come siano stati in grado di migliorare così velocemente i loro standard costruttivi: facevano amplificatori potenzialmente pericolosi, oggi sfornano prodotti grandemente desiderabili. E’ provato, per esempio, che i prodotti Quad provenienti dalla Cina sono costruiti ad un più alto standard rispetto a quando erano “made in England”. Per arrivare a questo sono stati profusi molta intelligenza, originalità nelle soluzioni ed estrema pazienza. Se ripensate ai prodotti audio cinesi dei primi anni Novanta, questi erano di standard sensibilmente inferiore a quello normalmente adottato in Occidente. Le valvole, ad esempio, raramente erano inserite verticalmente diritte, ma sempre pendenti, come se si dovessero vendere solo a Pisa. I profili dei pannelli degli amplificatori mancavano di rifinitura al punto da diventare taglienti, mentre le serigrafie delle funzioni contenevano errori di ortografia. Peggio di una FIAT. Tutto questo ora
Ken Kessler è uno tra i più noti recensori di Hi-Fi a livello mondiale. Firma autorevole di molte riviste internazionali di settore in lingua inglese, tra le quali ricordiamo Stereophile (USA) e Hi-Fi News (UK). Oltre ad aver realizzato molti libri specifici sulla materia e scritto innumerevoli articoli, può definirsi a pieno titolo un vero appassionato di riproduzione musicale fin dai suoi albori, e rappresenta una delle icone viventi del settore, almeno dal punto di vista giornalistico. Acuto osservatore e grande professionista, coltiva molte altre passioni, tra cui orologi, vini e.. l’Italia..!
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non esiste più. Prima di entrare nel Millennio, un buon numero di marchi occidentali sono stati acquistati a titolo definitivo da conglomerati cinesi di base ad Hong Kong, molti dei quali hanno spostato la produzione nel Far East. Allo stesso tempo, molte aziende, ancora di proprietà occidentale, si sono trasferite in Asia nel tentativo di rimanere competitive. Ciò che è accaduto in una sola decade è rivoluzionario: i Cinesi hanno adottato metodi di lavoro occidentali; gli Occidentali hanno imparato ad apprezzare l’atteggiamento cinese, in particolare lavorare con maggior lena rispetto ai “bradipi” dell’Ovest. Questo è stato però sufficiente a far sì che regolamentazioni governative e questioni politiche influissero pesantemente su questa minirivoluzione industriale, alimentando le preoccupazioni degli stranieri che venivano a trovarsi di fronte ad una maggior ingerenza della burocrazia. Il mio direttore mi disse che, per una grande marca diventata di proprietà cinese, era facile trovare la soluzione per avere prodotti costruiti in Cina con standard occidentale: essa doveva trovare collaboratori da inviare dall’Ovest a supervisionare la manifattura cinese in loco. Semplice, no? Le difficoltà? Trovare collaboratori disposti a trasferirsi in Cina ed imparare la lingua. I risultati sono stati per Cina ed Ovest sorprendenti e reciprocamente influenti. Mentre la già menzionata Quad gode di un sensibile innalzamento qualitativo, così le aziende locali aspirano ai livelli occidentali per standard costruttivo e prestazionale.
Le vie del suono
Sono passati i giorni in cui i primi ampli a valvole cinesi prendevano regolarmente fuoco. Oggi, prodotti desiderabili come quelli di Shanlin, possono competere con i migliori prodotti high-end americani ed europei. Un altro sviluppo imprevisto di questa rivoluzione è rappresentato dalla nascita di un nuovo canone estetico. Le migliori apparecchiature cinesi, da Shanling a Melody, a Opera-Consonance, esibiscono un inedito appeal di calibro “High-End” che rifugge dal look più tradizionale. La ragione di questo fenomeno è dovuta in non piccola misura alla natura dell’industria Hi-Fi precedente all’apertura della Cina verso i mercati occidentali. In quei tempi, i progettisti cinesi dovevano fare i conti con quel poco che avevano, e l’emergenza affina l’ingegno ed il pensiero creativo. Era una situazione non dissimile da
quella dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, con carenze di ogni sorta, ma con molta componentistica da surplus militare che gli appassionati potevano adattare alle necessità civili. Invece, in Cina, grande parte del panorama dell’audio High-End è figlio di schemi circuitali occidentali e classici del passato. Lo stesso dicasi per l’impostazione tecnica dell’ultima generazione di amplificazioni e lettori CD. Un altro fenomeno derivato dall’ascesa cinese è l’insorgenza del costruttore “multiculturale” come Prima Luna. Di proprietà olandese, con uffici in Olanda, i prodotti sono costruiti totalmente in Cina con una condivisione di intenti aziendali e con un contatto diretto costante tra i due Paesi. Ciò spiega come l’affidabilità e la consistenza del “made in China” sia migliorato così rapidamente.
Per il mercato interno cinese questo si è tradotto in un vantaggio totale, a partire dall’aumento delle opportunità di lavoro. Per il consumatore, invece, con lo stipendio ancora al di sotto dei livelli europei, significa che l’Hi-Fi di produzione nazionale non è più quel pietoso compromesso che era un decennio fa. E’, invece, una pacchia per gli aspiranti audiofili. Nel mio ultimo viaggio in Cina, nel 2006, sono stato sconcertato dalla quantità di sistemi audio high-end estremi di provenienza occidentale in offerta. Visitando Shenzen e Guangzhou, ho notato come ogni grande marchio - Sonus Faber, B&W, Mark Levinson, Audio Research e così via - avesse una sua rappresentanza negli shopping centre più alla moda. Ancora più impressionante era la vasta selezione di componenti (soprattutto amplificatori) prodotti da aziende locali, molti dei quali non disponibili per l’export. Le amplificazioni valvolari si trovano ovunque, grazie ad un eccesso di disponibilità di tubi esistente sul mercato cinese. I prezzi sono 39
parimenti sorprendenti, sebbene vada considerato il fatto che 100 euro per un operaio cinese sono ancora una cifra tutt’altro che indifferente. La cosa che mi ha letteralmente impressionato, però, è la quantità di amplificatori a valvole, da una trentina di watt e ben costruiti, venduti in negozi di ricambi al costo di ciò che noi pagheremmo solo per le valvole. Se c’è un lato negativo in tutto questo, riguarda la realtà commerciale, cioè la difficoltà dei costruttori occidentali a competere con gli stipendi cinesi. Fortunatamente questo non affligge i marchi di high-end estrema in virtù di quel valore chiamato “autenticità”. E’ difatti molto difficile vendere prodotti di lunga tradizione e blasone che non siano costruiti nel loro paese d’origine. In due parole: vorreste una Ferrari NON costruita in Italia? Così, per il futuro prossimo, la maggioranza dei marchi esclusivi è ragionevolmente al sicuro, ma al tasso in cui l’audio evolve in Cina, il tempo che rimane è contato... Ken Kessler
Una vetrina sui grandi classici dell’orologeria scelti ed analizzati dalla più autorevole rivista di settore.
Che cosa hanno in comune un fisico, che effettua esperimenti sul magnetismo, e un appassionato di hi-fi, che ascolta musica vicino a un diffusore o a un altoparlante? Apparentemente niente, in realtà sono entrambi sottoposti a elevati campi magnetici.
Rolex Milgauss
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Perciò, nel caso indossino al polso un orologio meccanico, la magnetizzazione del movimento potrebbe generare difetti e instabilità di marcia. Una fra le prime Case a pensare a realizzare un segnatempo espressamente per un utilizzo in ambienti con elevati flussi magnetici è stata la Rolex nel 1954. L’orologio in questione è il Milgauss, che deve il suo nome proprio all’unione della parole “mille” in francese e Gauss, l’unità di misura dell’induzione magnetica, che indica una resistenza pari a 1.000 Oersted (unità di misura dell’intensità del campo magnetico nel sistema CGS). In che modo la Rolex ha ottenuto questo tipo di protezione decisamente alta, considerato che un orologio normale manifesta i primi malfunzionamenti già a 60 Oersted e non supera la soglia dei 100? La Casa ha innanzitutto utilizzato per il movimento tutte parti realizzate in una particolare lega antimagnetica e poi ha adottato un secondo fondello e un quadrante in ferro dolce per proteggere meglio il meccanismo isolandolo da qualsiasi campo elettromagnetico esterno. Nei primi anni di vita del Milgauss furono realizzate solo tre referenze, l’ultima nel 1966. L’orologio, infatti, non conquistò il favore del pubblico forse proprio per la sua caratteristica troppo specializzata e ben presto venne venduto solo su precisa ordinazione della clientela finché, nel 1988, la Rolex decise di toglierlo definitivamente dai suoi listini ufficiali. Il 2007, però, è stato l’anno del grande ritorno, coincidente tra l’altro con il cinquantenario della sua nascita.
L’Orologio
Questa nuova versione strizza l’occhio alle linee e all’estetica dell’ultimo modello realizzato nel 1966, la Ref. 1019. La cassa è prodotta esclusivamente in acciaio ed è disponibile con quadrante nero con indici bianchi, quadrante bianco con indici arancio, e quadrante nero con indici bianchi e arancio. Quest’ultima declinazione presenta una novità: il vetro zaffiro, infatti, è realizzato in un’inedita tonalità “verde giubilare”. Eredità della Ref. 6541, secondo modello storico del 1958 oggi particolarmente ambito dai collezionisti, è la particolare lancetta a saetta, che in quest’ultime versioni
è sempre di colore arancio. Passando ad analizzarne il cuore, il nuovo calibro automatico 3131 presenta interessanti soluzioni tecniche con lo scopo di migliorarne la resistenza ai campi magnetici, come l’ancora della scappamento realizzata in un nuovo materiale amagnetico. Inalterata, invece, rispetto ai suoi predecessori, la collaudata costruzione del secondo fondello in ferro dolce, composto da due sezioni avvitate all’interno della cassa. Insomma, i nostalgici di questo singolare modello sono stati accontenti da questa rentrée in grande stile, decisamente più attuale ora per la sua peculiarità di
A distanza di cinquant’anni dalla sua nascita la Rolex ripropone il Milgauss, un orologio resistente a un flusso di densità magnetica fino a 1.000 gauss, come sottolineato dal suo nome. In foto la Ref. 1164000GV, con quadrante nero e indici bianchi e arancio, e con il vetro zaffiro verde. Prezzo: 5.065 euro.
Il primo modello realizzato del Milgauss, la Ref. 6541 (nella foto un esemplare del 1958), con la cassa tipo Submariner e il quadrante a nido d’ape. La sua valutazione oggi può anche raggiungere i 70.000 euro.
La Ref. 1019 del Milgauss (nella foto un modello del 1970) rimase in vendita fino al 1988. Il design è simile -seppure con le dovuta differenziazioni- alla attuale Ref. 116400 e la sua quotazione, vista la maggiore reperibilità sul mercato, può raggiungere i 30.000 euro.
quanto potesse esserlo nel 1954, considerato che al giorno d’oggi l’esposizione ai campi magnetici è sicuramente triplicata, a causa del
progresso scientifico e tecnologico. Siamo sicuri, perciò, che la nuova produzione avrà decisamente un destino e una fortuna migliori.
La Ref. 116400 non adotta il vetro zaffiro colorato. Qui fotografata la versione con quadrante bianco e indici arancio. Si noti la particolare a foggia a saetta della lancetta centrale dei secondi, ripresa dalla seconda referenza prodotta nel 1958. Prezzo: 4.770 euro. 41
Peter Gabriel Non scherzate con le scimmie... Anselmo Patacchini
“... Inganna la volpe, tradisci il topo, puoi scimmiottare la scimmia...”
Il celebre New Musical Express nel luglio 1975 cominciò a diffondere sospetti sul distacco del frontman dei Genesis, prontamente rintuzzati dalla casa discografica Charisma fino all’agosto dello stesso anno, quando i componenti del gruppo rivelarono l’avvenuta fuoriuscita. Decisione confermata dallo stesso Gabriel in una lunga lettera inviata alla stampa, dove il cantante descrive le ragioni dell’abbandono, con l’ormai consueta ironia e il solito gusto per il nonsense. L’inattività del primo periodo è solo apparente.
Peter Gabriel Shock The Monkey
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Peter preferisce plasmare lentamente le proprie creazioni, magari coinvolgendo alcuni amici di vecchia data (Collins, Rutherford e il redivivo Phillips) per ricreare un ambiente familiare nel quale provare la bontà del nuovo materiale e registrare demo casalinghi. Ospite fisso di queste prove è anche il poeta inglese Martin Hall. Ora, Gabriel tenta di mettere in piedi una coppia creativa, alla maniera di Elton John e Bernie Taupin, con una rigida suddivisione dei ruoli fra gli autori della musica e delle parole. All’inizio la joint-venture sembra funzionare, con più di venti canzoni composte dal duo. Una di queste, You Never Know, interpretata da Charlie Drake e pubblicata su singolo nel 1975, appartiene alla stessa vena ludica di Willow Farm, tanto più che la stridula voce dell’anziano comico inglese è sorprendentemente simile a quella del Gabriel più caricato e teatrale. Il disco passa inosservato nonostante la presenza di un certo Robert Fripp alla chitarra e di Keith Tippet alle tastiere. Passa un anno, e mentre i Genesis spopolano con il rassicurante progressive di A Trick Of The Tail, l’unico segnale di vita proveniente dal pianeta-Gabriel è la tremolante rivisitazione di un classico, Strawberry Fields Forever dei Beatles, gonfiata di archi fino all’inverosimile ed edita sull’antologia All This And World War II nel 1976. E sempre nel 1976, in autunno, cominciano le registrazioni dell’atteso ellepi solista presso i Soundstage Studios di Toronto in Canada.
Le monografie di Musikbox: Peter Gabriel
Sotto l’egida del roccioso Bob Ezrin, Peter dà corpo alle sue prime composizioni bilanciandosi tra un sound tipicamente di matrice a stelle e strisce e partiture più meditate. Il trentatregiri (senza titolo, verrà subito denominato Peter Gabriel I) esce nel febbraio 1977. La copertina si presenta minimale e inquietante, col volto di Gabriel che si riesce appena a vedere dietro il parabrezza bagnato di un’auto. Solsbury Hill, scelto come singolo, è il brano trainante, basato su un ripetitivo arpeggio di chitarra acustica con una ritmica semplice e monocorde, ma decisamente accattivante. Al resto pensa la bella voce di Peter. Ma la perla è l’ultima traccia in scaletta Here Comes The Flood, che parte con un riflessivo e soave riff acustico su cui poggia l’ugola sognante dell’autore. L’album incontra da subito un incoraggiante successo di critica e di pubblico sia in Europa sia negli States, confortando l’insicuro Gabriel in vista del suo primo tour
mondiale. Passaic (New Jersey) è una località priva di fascino per un evento storico (5 maggio 1977): il concerto d’esordio dell’ex-Genesis senza il gruppo con cui era cresciuto, che va sul palco senza maschere né costumi, sostituiti da una semplice tuta da jogging. Con una buona quantità di nuovo materiale già rodato e consolidato nelle esibizioni live, durante la primavera del 1978 Peter affronta la registrazione del secondo progetto in maniera radicalmente diversa rispetto al primo, scegliendo l’amico Robert Fripp come produttore oltre che come musicista. Registrato ai Relight Studios di Hilvarenbeek in Olanda e negli studi Hit Factory di New York, Peter Gabriel II risente pesantemente dei voleri di Fripp, lanciatosi nell’impresa quasi disperata di velocizzare il metodo compositivo e creativo di Gabriel. Il pezzo introduttivo On The Air, musicalmente si rifà a The Lamb Lies Down On Broadway. Viene
edificata, infatti, sul medesimo schema, costituito da un veloce arpeggio di tastiera iniziale seguito da un riff molto tosto, con una pausa di riflessione a tre quarti del pezzo, e un conclusivo riff a sfumare. Scarna e potente risulta D.I.Y., mentre Mother Of Violence è una delle ballate più attraenti dell’intera carriera gabrieliana, eseguita con un canto appena sussurrato su di un delicato e complesso intreccio di chitarra e piano. Il delizioso Indigo descrive un triste racconto di un anziano patriarca in fin di vita, ispirato al classico blues Old Man River e interpretato con accorata dedizione. White Shadow è un gran pezzo dalle atmosfere metalliche e marziali con Fripp che nel finale ci dà un saggio della sua immensa classe. Troppo ruvido e forse troppo fragile al tempo stesso, l’ellepi ottiene meno consensi del precedente, nonostante alcuni pezzi siano davvero splendidi. La successiva tournée si svolge ancora in teatri di media grandezza, in Europa, negli Stati Uniti e poi di nuovo nel vecchio continente. La lenta, ma inesorabile riscossa del Nostro eroe comincia nel 1980, con la realizzazione del terzo ellepi, ancora 43
pubblicato senza titolo (conosciuto come Peter Gabriel III) e dall’enigmatica copertina. Un lotto di squisite composizioni che si presentano senza difetti, compatte e ispirate. I suoni si trasformano passando in mezzo a diavolerie tecnologiche, sintetizzatori Fairlight e batterie elettroniche. Spariscono i piatti della batteria, e l’eco dei tamburi non è più tenuta a freno, ma lasciata libera di esplodere in tutta la sua forza. Bastano le prime battute della canzone iniziale, Intruder, per capire tutto questo. In mezzo, storie di alienazione, paura, smarrimento, ossessioni, guerra (Games Whitout Frontiers), follia (Lead A Normal Life) e segregazione (Biko). E poi sonorità algide e marziali (I Dont’ Remember) al servizio di una voce sardonica e beffarda, a volte calda e passionale, mai avara di sincere e vive emozioni. In barba ai pareri negativi di certa critica con la puzza sotto il naso, l’album trionfa, arrivando al primo posto delle chart inglesi, vendendo ottimamente negli Stati Uniti e lasciando così con un palmo di naso gli assai poco lungimiranti funzionari dell’Atlantic che l’avevano scaricato dopo i commenti del loro boss.
Le monografie di Musikbox: Peter Gabriel
Anche la conseguente tournée ottiene consensi unanimi, con le eccezionali esecuzioni dei nuovi brani e la ripresa di classici del passato in chiave decisamente ritmica e battagliera. Il 1981 vede l’uscita di pochi motivi sparsi su dischi estemporanei, come il vinile allegato alla rivista The Bristol Recorder, pubblicato a gennaio, al quale Peter contribuisce con tre brani prelevati dai tour precedenti. Nel mese di giugno due curiosi quarantacinque giri mostrano variegate testimonianze della creatività dell’artista: Animals Have More Fun /S.U.S. raccoglie due tracce composte da Gabriel su testi dell’idolo punk Jimmy Pursey, mentre Screaming Jets/American Machines di Johnny Warman si giova di bizzarri coretti del Nostro sul lato A. Il 1982 si rivelerà al contrario un’annata straricca di avvenimenti, che segneranno per sempre l’evoluzione futura del musicista. Assieme ai curatori di The Bristol Recorder Gabriel organizza un ambizioso e fallimentare (sotto l’aspetto economico) festival musicale chiamato World Of Music, Arts And Dance (WOMAD), da tenersi a Shepton Mallet, Inghilterra, dal 16 al 18 luglio. Pur non essendo responsabile in prima persona delle
suo il riff di I Know What I Like e menare le mani sul favoloso finale di The Knife. Appianati i debiti con i creditori e con il proprio passato, l’Arcangelo si concentra attentamente sulla promozione del suo quarto progetto (Peter Gabriel IV) uscito nel frattempo e accolto dalla solita messe di pareri discordanti. Nell’opener The Rhythm Of The Heat viene direttamente stabilito il mood dell’album, con un pulsare ossessivo di tamburi che accompagna le disavventure di Carl Gustav Jung in Africa, seguendo l’evoluzione delle sue sensazioni riportate in un suo scritto risalente al 1925. Shock The Monkey, già uscita come singolo, è stravolta e riarrangiata diventando un sincero omaggio alla musica soul e funk futurista. La traccia Lay Your Hands On Me si ciba di una magnifica alternanza tra parti parlate e melodie avvolgenti, un’oasi di calma e derive ritmiche. San Jacinto è un altro momento stupendo tra sonorità tradizionali di marimba e flottanti sintetizzatori. La voce filtrata di Gabriel si insinua nei meandri della strabiliante The Family And The Fishing Net contraddistinta da
spaventose perdite, Peter diventa il bersaglio principale dei creditori, arrivando a ricevere numerose intimidazioni telefoniche. Per risollevare il vecchio amico da questa situazione davvero difficile, i Genesis si offrirono di estendere il loro tour britannico aggiungendo un concerto di beneficenza. E così, a sette anni di distanza dal doloroso distacco, Gabriel si ritrovò nuovamente fianco a fianco con la sua band, anche se per una sola serata. Il 2 ottobre al Milton Keynes Bowl, flagellato dalla pioggia e trasformato in una pozza di fango, oltre 45 mila persone si riscaldarono al fuoco della nostalgia e dei ricordi. Gabriel, Collins, Banks, Rutherford assieme a Chester Thompson alla batteria e Daryl Stuermer al basso, presentarono una straordinaria carrellata di classici da The Musical Box a Supper’s Ready con il meglio di The Lamb Lies Down On Broadway. I vari pezzi furono suonati perfettamente e cantati da un Gabriel in vena di ammannire lezioni di feeling e presenza scenica. Il tutto avvenne con tanto di maschere abbinate alle canzoni, come ai bei vecchi tempi in cui il marchio Genesis significava fantasia e creatività. Per i due momenti di chiusura pure Steve Hackett si unì ai festeggiamenti, per cesellare da par 44
continui e folgoranti mutamenti scenici. Chiude l’energica Kiss Of Life basata su un fitto gioco di percussioni. Nella natia Inghilterra prevale un forte scetticismo fra i vari giornalisti di settore, incapaci di cogliere l’equilibrata fusione tra sperimentalismo e orecchiabilità. Intanto dal Nord America parte il nuovo tour, dove il cantante sfoggia un elaborato trucco facciale che trasforma il volto di Gabriel nel muso della scimmia impazzita di Shock The Monkey. A suggello di sei intensi anni di attività concertistica, sempre nel 1983 viene pubblicato dalla Charisma Plays-Live, doppio longplaying dal vivo registrato nel corso del tour nordamericano effettuato nel 1982. Le tracce sono estrapolate da diversi concerti non specificati, ma tale è la mole di ritocchi e sovraincisioni che da un lato l’insieme risulta coerente e assemblato in modo perfetto, dall’altro rende difficile considerare quest’opera come un vero disco live. Risulta piuttosto un buon greatest hits, che consente parallelamente al musicista di offrire altro materiale in pasto al pubblico e ai discografici.
La discografia Peter Gabriel 1977 - 1985
Sempre nel 1983 il cantante entra in contatto con Martin Scorsese, desideroso di trarre un film dal controverso romanzo L’ultima tentazione di Cristo di Nikos Kazantzakis: un altro seme piantato che germoglierà anch’esso cinque anni più tardi. Il 1984 consolida il rapporto fra Peter e il cinema, regalandoci due pezzi - per la verità abbastanza insipidi - inseriti sulle relative colonne sonore di due pellicole di grande successo. La soundtrack di Against All Odds di Taylor Hackford pullula di elementi dei Genesis passati e presenti, da Phil Collins a Mike Rutherford, fino a Gabriel che contribuisce con l’indefinita Walk Through The Fire. Ancora di peggio farà Out Out, convenientemente suonata nella scena dei mostriciattoli impegnati a devastare un bar in Gremlins, di Joe Dante. Ma nel 1985, dopo questi preliminari molto deludenti, si potrà assistere alla vera e positiva congiunzione fra Gabriel e il grande schermo: la colonna sonora di Birdy del regista Alan Parker. Una soundtrack cupa e sognante, perfetto accompagnamento per il film, ricco d’atmosfera e imperniato sulle avventure adolescenziali di due amici americani, uno dei quali ossessionato dal volo degli uccelli, che subiranno le ferite fisiche e mentali della brutale guerra del Vietnam. Spicca Sketchpad With Trumpet And Voice, un meraviglioso duetto tra la tromba disincarnata di John Hassell e la voce di Gabriel, tesa e senza parole.
Peter Gabriel I
1975
Peter Gabriel II
1978
Peter Gabriel III
1980
Peter Gabriel IV
1982
Plays-Live
1983
Birdy
1985
Nella discografia abbiamo preso in esame tutti i 33giri giri di Peter Gabriel pubblicati nel Regno Unito dal 1977 al 1985. Le valutazioni si intendono per dischi in condizioni di copertina e vinile M/M (Mint/Mint) e si riferiscono alla stampa originale. Peter Gabriel (I) (Charisma CDS 4006; quotazione attuale 25 euro) l’album è pubblicato nel febbraio 1977. Inciso negli studi Soundstage di Toronto (Canada) con registrazioni aggiuntive nei londinesi Morgan Studios e Olympic Studios effettuate nel gennaio 1977, è stampato con una confezione a busta, ideata dallo studio Hipgnosis, che mostra sul fronte e retrocopertina due immagini fotografiche con il volto di Gabriel che riusciamo a intravedere dietro il parabrezza bagnato di un’automobile. Peter Gabriel (II) (Charisma CDS 4013; quotazione attuale 25 euro) l’album esce nel giugno del 1978. Inciso ai Relight Studios di Hilvarenbeek e alla The Hit Factory di New York, è stampato con una confezione a busta che mostra una caratteristica copertina realizzata ancora dallo studio Hipgnosis. All’interno un inserto di quattro pagine con fotografie, testi e crediti. Peter Gabriel (III) (Charisma CDS 4019; quotazione attuale 23 euro) l’album è pubblicato nel giugno 1980. Registrato ad Ashcombe House (Bath) con gli studi mobili Manor e presso gli studi Townhouse di Londra è stampato con una confezione a busta. Sul frontecopertina lo studio Hipgnosis crea un’immagine di Gabriel che si sta liquefando, mentre nel retro è riprodotto il volto dell’artista finalmente normale. Peter Gabriel (IV) (Charisma PG4; quotazione attuale 23 euro) l’album è pubblicato nel settembre 1982. Registrato ad Ashcombe House con gli studi Mobile One l’album mostra sul frontecopertina una originale e curiosa immagine: una maschera di colore giallo e blu scattata in maniera sfocata e indistinta con la dicitura “peter gabriel” in carattere minuscolo posizionata, per l’ennesima volta, in alto a sinistra. Inner sleeve con testi e crediti. Plays-Live (Charisma PGDL 1; quotazione attuale 30 euro) il doppio album è pubblicato nel maggio 1983. Contiene testimonianze dal vivo della tournée nordamericana del 1982 anche se i brani sono sono stati ampiamente rielaborati in studio con numerose sovraincisioni. La confezione mostra sul frontecopertina una bellissima fotografia di Gabriel (scatto di Armando Gallo) con la caratteristica maschera da scimmia dipinta sul volto. Birdy (Charisma CAS 1167; quotazione attuale 23 euro) colonna sonora dell’omonima pellicola di Alan Parker, è pubblicato nel marzo 1985. Registrato presso gli studi Real World di Bath, mostra una confezione singola con una scena tratta dal film sulla copertina.
Anselmo Patacchini
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I migliori rivenditori: Hi-Fi Club Uniaudio
Eccovi una gustosa intervista di GammaDelta con una delle pochissime esponenti del gentil sesso operanti nel “macho” mondo dell’audio hi-fi. Stiamo parlando di Marinella Malerba, titolare del punto vendita di Milano Hi-Fi Club/Uniaudio. Dinamica e di battuta pronta, appassionata della prima ora, parla con competenza e partecipazione dei prodotti come di politica commerciale; del suo rapporto con i clienti, naturale ed immediato. Uniaudio ha una sua storia, ed un invidiabile credito acquisito nel tempo che non viene scalfito nemmeno in momenti difficili come questi. L’organizzazione può contare su cinque sale dimostrative e con un vasto ventaglio di scelta tra marche e modelli a disposizione della clientela audiophila.
“Cerchiamo di guidare, mai di imporre uno specifico marchio o modello e lasciamo sempre al cliente il tempo per maturare la scelta giusta”
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GammaDelta: Come nasce Hi-Fi Club, è una sua idea? Marinella Malerba: Il negozio nasce giusto 40 anni fa per una volontà personale di mio padre, grande appassionato e oggi al mio fianco in negozio. Per dar forma al suo progetto, con un socio ha iniziato l’avventura (originata tra le pareti domestiche) come Hi-Fi Club, diventato Uniaudio, attuale denominazione, solo in un secondo momento. Il nome non è frutto del caso: i clienti avevano una tessera con la quale potevano accedere a determinati sconti o facilitazioni, e spesso si intrattenevano per ascolti o per quattro chiacchiere. Questo approccio un po’ familiare è rimasto; molti dei nostri clienti si trasformano in amici e ci si frequenta al di fuori del mero rapporto commerciale. La tradizione iniziale è continuata anche dopo il cambio di sede, avvenuto nel 2000, per meglio adattarsi alle rinnovate esigenze del mercato. Ora abbiamo cinque sale per l’audio puro, più una grande per il cinema. Questa politica punta a dare una risposta alla maggior parte delle necessità della clientela. I nostri fidelizzati sono certamente appassionati di tecnologia e di sistemi audio, ma lo sono soprattutto di musica e film, quindi badano più al risultato piuttosto che alle apparecchiature con le quali lo si persegue. GammaDelta: Ha parlato di clienti, dei suoi clienti. Comincia a vedere facce nuove? Marinella Malerba: Devo dire che c’è forte interesse delle persone attorno ai 30 anni, hanno riscoperto i vecchi vinili del papà o del nonno e si stanno rendendo conto che un
I migliori rivenditori
sistema per riprodurre musica si può comprare in un luogo diverso dalla grande superficie, come i negozi specializzati che sanno come e cosa consigliare. Purtroppo i punti vendita come il nostro hanno subito l’assalto dei centri commerciali che hanno distolto la clientela dal frequentare gli specializzati dove è trattato al meglio uno specifico settore, come l’hi-fi, e non lavatrici o televisori e climatizzatori. Uniaudio propone esclusivamente hi-fi, videoproiezione e display al plasma (Pioneer). Questo per dire che siamo aperti anche all’audio/video, ci mancherebbe. Negli ultimi anni è stata la maggiore evoluzione del settore. GammaDelta: Noi stessi, come osservatori privilegiati, notiamo il ritorno verso l’hi-fi pura di molti appassionati precedentemente migrati verso il cinema in casa. Anche lei osserva lo stesso fenomeno? Marinella Malerba: Lo avvertiamo in misura minore. Per vocazione abbiamo sempre proposti sistemi hi-fi e A/V combinati. E’ difficile che il nostro cliente non affianchi al
sistema A/V quello Hi-Fi. Gli è sufficiente utilizzare le uscite pre-out del processore o sintoamplificatore in suo possesso per i canali frontali, utilizzando l’amplificatore stereo, lettore CD e diffusori per l’ascolto della musica. GammaDelta: Lei è la prima “signora” che ci capita di intervistare; mostra una grande competenza: l’audio per lei è un piacere o un dovere professionale? Marinella Malerba: Entrambe, altrimenti avrei fatto qualcos’altro nella vita. E’ chiaro che ci sono i momenti difficili e a volte ci rifletti su e ti chiedi se ne vale la pena o meno. A me piace il rapporto con la clientela: noi vendiamo “emozione” e - a parte qualche cliente non particolarmente coinvolto – la maggior parte è fatta da persone piuttosto particolari. Amo questo lavoro e mi ritrovo in disaccordo con quei clienti che mettono tutto sul piano del prezzo e delle caratteristiche tecniche. E’ riduttivo! Non si può comprare un componente audio per come è costruito e/o per il prezzo più basso. Dimenticano che il servizio che
diamo al cliente nelle sessioni ha un costo ed un valore innegabili. E poi, per quanto ci riguarda, non sopporto la diffidenza nei confronti di una donna: a volte mi chiedono: “posso parlare con un esperto?” GammaDelta: Qual è il vostro approccio ha con il cliente? Marinella Malerba: Noi abbiamo sempre lasciato al cliente il tempo per maturare la propria scelta. Tutti vengono trattati allo stesso modo a prescindere dalla loro disponibilità economica. Anzi, per quanto mi riguarda, è chi ha poca disponibilità che deve azzeccare scelta giusta, non può, dopo un mese, buttar via e rifare tutto da capo. Come norma generale, pongo molte domande circa l’ambiente d’ascolto, l’arredamento, il tipo di musica. Può essere sensibile la differenza nella composizione di un sistema audio se si ascolta – di norma - a basso o alto volume. Non posso far sentire ogni cosa sia presente in negozio, ma devo arrivare ad intercettare le esigenze. Il negozio è organizzato in modo che il cliente possa, con un telecomando, confrontare più casse acustiche. Lasciato da solo, egli riesce a farsi un’idea di cosa effettivamente gli piace. In quel momento interveniamo noi, avendo intuito quale sonorità è la più adatta a lui ed il livello di prestazioni a cui 47
vuole arrivare. In questo modo guidarlo al meglio è più facile e porta a un risultato “quasi” certo. Poi è questione di budget, è ovvio. Spesso scelgono casse molto costose, allora è nostro compito trovare un’alternativa più vicina alle possibilità economiche del cliente. Cerchiamo di guidare, mai di imporre uno specifico marchio o modello. I miei genitori hanno intrapreso questa attività per passione, per questo ci permettiamo di vendere ciò che ci piace veramente. Un prodotto che a noi non aggrada, o laddove il rapporto con il fornitore non ci garantisca una certa tranquillità, per l’assistenza tecnica ad esempio, non lo vendiamo. E questa politica è pienamente condivisa dalla nostra clientela. Io devo essere sempre certa che il cliente sia soddisfatto, perché quando un amico va trovarlo a casa sua egli deve poter essere felice dell’acquisto per poter ben parlare di noi. E per un bel po’ di anni; deve poter dire “l’ho preso cinque anni fa da Uniaudio e sono ancora contento”. E così mi manda l’amico. Da noi si è sempre in movimento: ci sono tre zone con sedici coppie di casse collegate in totale. Nella prima zona ci sono poi sedici amplificazioni in funzione, nelle altre rispettivamente otto e sei,
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e non succede mai che un cliente voglia sentire quell’amplificatore con quel lettore e quella coppia di casse già collegate. Ecco allora la migrazione continua da una sala all’altra. Lo facciamo con il sorriso sulle labbra; per questo la gente torna volentieri. Trovarci non è facile; siamo nascosti in un cortile e facciamo pochissima pubblicità, ma la clientela è felice di “scovarci”. GammaDelta: Lei ha sempre mostrato una felice propensione per i prodotti del catalogo Audiogamma... Marinella Malerba: Sì, e mi piacciono i prodotti sia di basso che di alto gamma. Ultimamente ho ordinato i Bowers & Wilkins Signature Diamond, ed è la prima volta, da almeno venti anni in qua, che mi capita di ascoltare una cassa che sia capace di farmi venire la pelle d’oca. Circa questo episodio, e per avere altri pareri su questa mia impressione, ho contattato i miei clienti più affezionati, di provata competenza “auditiva”, uno dei quali aveva appena acquistato una coppia di B&W 802D, quindi potenzialmente nemmeno interessato ad un nuovo acquisto di acustiche. Ho detto loro: “passate in negozio con i vostri dischi per
però si rischia di comprare solo scatole senza senso. E così succede che ascoltano da noi, ma comprano in Internet. GammaDelta: Ama il suo lavoro, presumibilmente ancor di più, ama la musica, la cui riproduzione e nobilitazione dovrebbe essere il compito istituzionale dell’hi-fi. Marinella Malerba: La musica è la mia più grande passione, ma non ho tempo, purtroppo, di dedicarle l’attenzione che vorrei; non esco a comprare dischi, non riesco ad aggiornarmi, se non per i titoli e le etichette che ho in negozio. Leggo recensioni, cerco di stare informata, ma è dura. GammaDelta: A casa niente hi-fi? Marinella Malerba: Ho un piccolo sistema, ma non ho il tempo ascoltarlo. Ho la fortuna di sentire quelli in negozio, quindi non ho dedicato ad esso un angolo particolare della casa, ma è un relax che mi concedo giornalmente. GammaDelta: L’iPod ha accentuato l’attenzione per la musica, ma abituando la massa degli utilizzatori ad un ascolto di bassa qualità. C’è, a suo avviso, un desiderio diffuso verso un recupero della qualità audio perduta?
ascoltare le Signature Diamond. Poi ditemi il vostro parere; io le trovo casse meravigliose”. Tutti i miei clienti hanno confermato questo mio giudizio. Ricordo ancora quando sono arrivate in negozio. Le ho sballate e collegate immediatamente senza curarmi se la catena fosse qualitativamente idonea. Sono rimasta letteralmente senza parole. Fantastiche; le faccio sentire anche a chi viene a comprare una radiolina perché mi piace far partecipare i clienti alle cose che reputo belle. Con le Signature Diamond la voce è granitica al centro della stanza e ho la percezione di aver davanti quindici metri di palcoscenico. Una cosa incredibile. GammaDelta: Cosa pensa del mercato audio on-line? Marinella Malerba: A volte capita che il cliente al quale hai dedicato anche due giorni di attenzione venga in negozio con la pagina stampata del sito tal dei tali con un prezzo migliore del tuo. Lo stesso cliente chiede poi di trattare ancora il prezzo. Mi cadono le braccia: quel cliente non ha avuto alcun rispetto del tuo lavoro. Questo modo di vendere l’audio svilisce il ruolo degli specialisti, senza i quali 48
Marinella Malerba: L’interesse c’è, ma distinguerei tra il cliente che scarica saltuariamente e quello che invece utilizza qualsiasi contenuto purché scaricato gratuitamente. Ho una figlia di 16 anni e benedico il giorno che sono nati certi siti, altrimenti avrei dilapidato le mie sostanze in CD e DVD usa & getta. Tutto ciò produce anche una crisi di creatività. Devo dire che anche le persone che possiedono un impianto audio ragguardevole prima o poi “cascano” nella trappola dell’iPod, perché è comodo e ci mettono dentro tutti i dischi che vogliono, se lo portano in vacanza, e via così. Certo lo Zeppelin di B&W è una macchina affascinante; riesce a fare dei veri miracoli anche con files di scarsissima qualità. Se impiegato al meglio delle sue potenzialità, ha poco da farsi perdonare. Ho notato spesso tanta gente che si crede incapace di poter cogliere le differenze tra un sistema e l’altro. Mi dicono: “io non ho l’orecchio per...” oppure “io non sono abituato, mi consigli lei”. Poi stanno qui quarti d’ora e si rendono conto di avere coscienza – come tutti - di poter ascoltare le differenze.
Il software di riferimento Marco Fullone
In questi anni di collaborazione con il magazine GammaDelta ho più volte espresso il mio disappunto per la fine poco decorosa dei supporti multicanale dedicati alla musica. Mi riferisco in particolare al DVD Audio - praticamente sparito dai cataloghi - e al Super Audio CD, ormai sempre meno utilizzato dall'industria discografia (dalle major in particolare), se non in campo classico.
Jackson Browne “Running On Empty” (Rhino/Warner) CD Audio + DVD Audio con traccia alta risoluzione stereo e 5.1 (96k/24 Bit) e traccia multicanale Dolby Digital per lettori DVD Video
David Crosby “If I Could Only Remember My Name” (Rhino/Warner) CD Audio (codificato HDCD) + DVD Audio con traccia alta risoluzione stereo e 5.1 (96k/24 Bit) e traccia multicanale Dolby Digital per lettori DVD Video
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La cosa da analizzare attentamente è che in tempi in cui tutto sembra ruotare sul business legato ai lettori multimediali e ai loro accessori una fascia di pubblico è alla costante ricerca di prodotti di qualità e il SACD anche nella più semplice configurazione stereo costituisce ancora un notevole passo in avanti rispetto al suono offerto dal CD tradizionale. Allora perché non sfruttarlo maggiormente magari in ambito jazz o nelle ristampe di materiale storico? Gli audiofili e gli appassionati in genere dimostrano di non fermarsi davanti al prezzo spesso molto elevato di questi prodotti (basti pensare che per ristampe in vinile spesso bisogna sborsare anche 50 Euro per un singolo disco!) per cui non credo affatto che il costo sia un ostacolo in assoluto per l'utente finale, almeno se si parla di supporti destinati ad un target così esigente ed evoluto. E a ben guardare un lettore SACD di qualità non costa di più di un buon giradischi con braccio e testina adeguati. Viviamo quindi con piacere e sorpresa il grande ritorno del vinile e le sempre più numerose ristampe di catalogo: a questo proposito vi proporremo quanto prima il risultato di un duello in corso tra il sottoscritto e il buon Giancarlo Valletta dove abbiamo messo a confronto dischi storici ascoltati con lo stesso impianto ma riprodotti da vinile e CD o SACD. Il mio malumore ovviamente è comune a tutti coloro che hanno investito molti soldi in sistemi audio di qualità impostati proprio sui supporti audio ad alta definizione e si ritrovano oggi a effettuare estenuanti ricerche di prodotti nei (pochissimi) negozi in Italia, oppure
Il software di riferimento: Audio
ad acquistare online da store internazionali (quest'ultima è una pratica sempre più diffusa e conveniente alla quale dedicherò uno spazio il prossimo numero). Tuttavia i CD + DVD Audio che propongo in questo numero sono distribuiti ufficialmente anche in Italia ma se non li trovate potete ad esempio acquistarli su internet (www.tower.com ) ad un prezzo davvero interessante (circa 22 Dollari ciascuno + spese di spedizione, fate voi i conti in Euro!). Lo stesso vale per i SACD della splendida serie Living Stereo, tutti distribuiti da Sony BMG.
discorso cambia leggermente perché la qualità del master originale (del 1971) non era proprio eccelsa e talvolta si percepiscono difetti che il remastering non ha potuto cancellare completamente. Tuttavia qui la traccia 5.1 è davvero affascinante e può essere incredibilmente utile per entrare nel mondo surreale e un po' psichedelico del primo disco da solista di Crosby, il quale incredibilmente - farà un altro disco in proprio dopo ben 18 anni. Per quanto riguarda la collana “Living Stereo” realizzata dalla BMG sul catalogo storico RCA si è letto molto nelle riviste specializzate e spesso si è gridato al miracolo per le qualità soniche di master vecchi anche di cinquant'anni riproposti su CD/SACD ibridi con traccia sia stereo che surround. Nelle note di copertina si legge che per il master DSD sono stati utilizzati i nastri originali che i tecnici della RCA in quegli anni registravano con una tecnica semplice ma efficace: con soli 3 microfoni. E di fatto la traccia surround del SACD è esattamente il mix originale sui canali sinistro, centrale e destro senza nessun altro intervento di missaggio (infatti i canali surround posteriori e il sub non sono presenti).
Ma veniamo alle caratterisctiche tecniche dei dischi in esame. Per quanto riguarda i due capolavori dei Crosby e Browne posso dire che rispetto al pur buon lavoro di remastering del CD audio la versione sia stereo che multicanale presente in high resolution nel DVD Audio è davvero inarrivabile, specie nei brani da studio di Jackson Brown dove si può godere di una presenza e spazialità eccellente. I pezzi live (talvolta registrati sul bus o in hotel) di questo album non sono allo stesso livello ma sempre di gran lunga superiori rispetto alla vecchia stampa CD. Per Crosby il
Brahms “Piano Concerto No. 1 in D Minor” Arthur Rubistein - Chicago Symphony Orchestra - Director: Fritz Reiner Ravel “Bolero” / “La Valse” Debussy “Images For Orchestra” Boston Symphony Orchestra - Director: Charles Munch Ludwig Van Beethoven “Simfonie N. 5 e 6” Boston Symphony Orchestra - Director: Charles Munch Mussorgsky “Pictures At An Exibition” / “A Night On A Bold Mountain” Tchaikovsky “Marche Slave” Chicago Symphony Orchestra - Director: Fritz Reiner Johann Sebastian Bach Concerto in D Minor for Two Violins, BWV 1043 New Symphony Orchestra Of London - Director: Sir Malcolm Sargent Wolfang Amadeus Mozart “Simfonia Concertante in E-Flat, K 364” RCA Victor Symphony Orchestra - Director: Izler Solomon Johannes Brahms “Concerto In A Minor For Violin and Cello, Op. 102” RCA Victor Symphony Orchestra - Director: Alfred Wallenstein Ludwig Van Beethoven “Concerto In D, Op. 61” Felix Mendelssohn “Concerto in E Minor, Op. 64” Boston Symphony Orchestra - Director: Charles Munch
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Ho ascoltato una ventina di titoli di questa serie in in gran parte la traccia SACD sia stereo che in surround offre un suono stupefacente se si pensa alle tecniche di registrazioni di mezzo secolo fa. Definizione e dinamica sono eccellenti, la profondità della scena è ricostruita con rigore. Il suono ha quella caratteristica di setosità e calore talvolta sconosciuto nelle registrazioni di oggi, una caratteristica che farà felici gli amanti del valvolare e delle registrazioni rigorosamente analogiche e che ha affascinato anche me, di solito più propenso a master scintillanti. Provare per credere.! Nel box dedicato alla serie ho selezionato i lavori che più mi hanno colpito al di là delle qualità artistiche, titoli a mio avviso che dovete assolutamente ascoltare.
Il software di riferimento: Video
Questo concerto è stato registrato nel novembre del 1981 in uno dei periodi di maggior successo del gruppo inglese, reduce da un tour trionfale in America Latina e dal famoso concerto allo stadio Morumbi di San Paulo di fronte a 131.000 persone. Originariamente intitolato “We Will Rock You” il DVD deriva da un vero e proprio film ripreso su pellicola in formato 35mm, una tecnica utilizzata per la prima volta da una rock band per
un intero concerto e che per l'uscita su DVD il gruppo ha voluto proporre con un grande lavoro di restauro audio e video. Basti pensare che il negativo originale della pellicola è stato controllato frame per frame e restaurato in tutte le imperfezioni mentre l'audio - derivato da un master multitrack a 25 canali - è stato rimasterizzato offrendo un ottimo PCM stereo e un coinvolgente DTS Surround codificato in 96/24. I 95 minuti di concerto consentono di vedere in azione i Queen in un momento di grande energia e purtroppo anche in uno degli ultimi sprazzi di affiatamento. Il concerto se paragonato ad altre mega rock band in fondo non ha grandi immagini spettacolari ma si basa proprio sulla genuinità del rock, con un gruppo (ma soprattutto un Freddie Mercury) in stato di grazia. E forse questa semplicità di base è un elemento a favore della musica, pochi fronzoli e molta sostanza:
sono le canzoni le vere protagoniste e la band non si risparmia mai concedendo a pezzi di grande popolarità quella ruvidezza e quell'impatto tipici solo del live. Tornando alla tecnica del girato in pellicola la differenza si vede subito dalle prime immagini del DVD, semplicemente fantastiche, con colori splendidi e inquadrature di altissima qualità. Davvero impareggiabili se confrontate a tantissime immagini derivate da master video tradizionali, anche ben più recenti. Ottimo anche il remaster audio, sia in PCM stereo che in DTS, anche se in taluni punti del concerto si nota chiaramente che l'audio non corrisponde 52
esattamente alle immagini registrate nel concerto, ma sono solo pochi frammenti. Davvero interessante anche poter rivedere una seconda volta il concerto con il commento audio di Brian May e Roger Deacon, i quali raccontano tanti aneddoti gustosi sul questo storico live. Marco Fullone
QUEEN “Rock Montreal” (Eagle Vision/Edel) DVD formato video 16:9 Audio PCM stereo e DTS (96/24) Surround 5.1
Lo specchio di Cassandra Lorenzo Zen Non capita spesso l’occasione di potersi finalmente levare qualche sassolino dalla scarpa e, quando questa si presenta, sorge e si dilata in noi un vago senso di liberazione... Recentemente, questa opportunità mi si è presentata, leggendo su di una rivista di settore, che un nuovo Album musicale esce esclusivamente in formato scaricabile ed ...in vinile, snobbando clamorosamente il CD! Per me il collegamento con i lontani anni ‘80 è stato immediato: allora fui abbondantemente sbeffeggiato e deriso perché, nei miei articoli di quel tempo, sostenevo ad oltranza la qualità del vecchio e caro LP, non abbracciando entusiasticamente, come tutti facevano, il nuovo compact disc. Conservo interessantissima corrispondenza nella quale svariati personaggi, anche “appassionati ed illuminati” mi chiedevano come facevo a “non capire” e mi elencavano tutti i difetti dell’analogico e tutti i vantaggi del digitale, mi invitavano ad aggiornarmi e a non essere così pateticamente passatista... “Sicuramente Zen ha i suoi interessi da difendere...” “E’ scioccamente retrogrado chi continua a voler usare i vecchi LP invece di aiutare questa nuova e meravigliosa tecnologia a crescere e svilupparsi...” “Bisogna non capire assolutamente nulla di riproduzione musicale per non accorgersi degli immensi passi avanti che la tecnica ha fatto...” Questi sono solo accenni di quella marea montante che vedeva tutto il mondo audiofilo gettare alle ortiche i vecchi dischi per acquistare il nuovo gioiello della scienza e della tecnica.
La leggenda narra che il Dio Apollo era innamorato di Cassandra, figlia di Priamo ed Ecuba. Egli aveva promesso d'insegnarle a indovinare il futuro, se ella avesse acconsentito a concedersi a lui. Cassandra accettò lo scambio, e ricevette le lezioni del dio; ma, una volta istruita, si sottrasse a lui. Allora Apollo le sputò in bocca, ritirandole non il dono della profezia, ma quello della persuasione. Pierre Grimal Enciclopedia dei miti - Ed. Garzanti
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Ricordo appassionati che, sotto il bombardamento delle riviste, non solo acquistavano tutto il nuovo in digitale, ma addirittura si liberavano delle vecchie raccolte per sostituirle con nuovi e fiammanti dischetti di plastica... A dire il vero per me, e per altri come me, quella fu una stupenda occasione per mettere insieme incredibili raccolte a prezzi molto bassi, raccolte che oggi sono, giustamente, occasione di soddisfazione e di orgoglio. Ricordo che la motivazione di base riguardava la pretesa assoluta superiorità del mondo “elettronico” sul mondo “meccanico” e la generale convinzione che un “qualcosa di nuovo” sia sempre superiore a “qualcosa di più vecchio”. La incondizionata fiducia nella scienza è dura a morire! Ora però ci avviciniamo ad una svolta epocale, non tanto nel nostro piccolo mondo, quanto in quello ben più importante e “totale”: l’intero Pianeta! Si incomincia a capire che non sempre “nuovo è bello”, ma, soprattutto si capisce che è importantissimo essere estremamente attenti agli “effetti collaterali” nascosti sotto i maliosi veli delle nuove scoperte! Ma, per tornare agli anni ’80, ricordo ciò che mi disse, anni dopo, il direttore di una rivista, che mi confidò il disappunto di alcune grosse aziende produttrici di lettori digitali: “...ma perché permettete a quel c... di Zen di scrivere quelle cavolate sui CD?... con tutti i soldi che noi investiamo in pubblicità sulla vostra rivista!...” Questo era lo scenario di quei tempi, ma, onestamente, non mi sono mai fatto alcun problema per
Lo specchio di Cassandra
tutte quelle critiche che mi venivano riversate addosso. Sono sempre stato molto sereno nelle mie convinzioni, anche perché non si basavano su “prove di laboratorio”, ma semplicemente sulla mia già lunga esperienza sul campo e su quella dei tanti clienti che, negli anni, avvaloravano costantemente le mie tesi. Esperienza, poi, che come ogni persona assennata può subito capire, deve basarsi unicamente sugli ascolti e sulla eventuale “fatica” che questi ascolti possono provocare: bisogna sempre lasciare che sia “il corpo” a parlare e non il, quasi sempre ingannevole, “mentale” . E adesso è arrivata l’ora della resa dei conti: il vecchio vinile non solo sta tornando clamorosamente ad essere considerato e prodotto, ma,
“diventare mai vecchio”! E, poi, v’è un’altra doverosa considerazione che risulta essere una bruciante ironia per i fanatici del progresso a tutti i costi: il vecchio LP rappresenta, in assoluto, il più sicuro e “innovativo” formato contro ogni pirateria e, per la sua elaborata produzione, contro ogni forma di svilimento che l’improvvisazione e l’assenza di cultura può provocare. Potrebbe, quindi, essere la più grande garanzia possibile per tenere in vita il mercato dell’ Alta Fedeltà, altrimenti destinato allo sfilacciarsi e al corrompersi, sotto la valanga, qualitativamente disastrosa, che la Rete può vomitare. Infatti, il “tutto” raggiungibile da “tutti” si dirige obbligatoriamente verso la pura “quantità” e quindi manca, per definizione, della “qualità”, elemento sul quale si basa tutto il nostro settore che, da sempre, ha “l’alta qualità della riproduzione” come scopo finale. Purtroppo ho sempre notato come tutti vorremmo, legittimamente, la qualità a bassissimo prezzo (e la qualità effettivamente può costare pochissimo...), ma nessuno vorrebbe pagare la ricerca ed il
a parte i più retrivi (ed i più sordi!...), molti hanno capito che, probabilmente, il “mantenimento dell’analogo” rappresenta, come sempre avevamo gridato, la massima espressione possibile, (logicamente sul piano della resa delle qualità artistiche) per l’immagazzinamento della “analogicissima” musica. Sicuramente il download è il presente e sicuramente è anche il futuro, per praticità, comodità ed esigenze di mercato, ma il vecchio LP avrà sempre, al suo arco, molte frecce che nessuno spunterà mai. Ricordo un articolo, che avevo scritto nel marzo del 1985, nel quale dicevo di fare attenzione, perché non era l’analogico che era morto, ma era forse proprio il CD che aveva serie possibilità di non
lavoro assolutamente necessari per arrivare al raggiungimento, sicuramente possibile, degli elevati standard qualitativi! Tutti vogliamo poter pagare poco il risultato, ma nessuno vuol contribuire alla realizzazione della strada da poter percorrere per ottenere quel risultato. Questa problematica è tragicamente legata alla distorta concezione che tutti abbiamo della “democrazia”, sempre sentita come punto d’arrivo di un doloroso e conflittuale riscatto (o, per i peggiori, è l’ambito dove chi è più “furbo” ha la possibilità di fare i propri comodi: “homo homini lupus”...) e non come la consapevolezza unitaria di una “umanità” (intesa non come collettività, ma come definizione della peculiarità dell’ “essere uomo”) della quale l’individuo si deve riappropriare. L’uomo può fare ben poco per migliorare la Società, ma può fare moltissimo per migliorare se stesso! Comunque, in fin dei conti, ritengo che il disco in vinile è sopravvissuto e sopravvivrà ancora perché, probabilmente, rappresenta una punta di eccellenza nella diuturna esplorazione compiuta dall’uomo: come gli strumenti prodotti dalla vecchia scuola Cremonese di liuteria, o il lavoro del Dominicus Perignon, o la nascita della antichissima Polenta... Scoperte piccole e grandi che accompagnano il nostro percorso ed il fluire del nostro tempo, momenti nei quali la percezione dell’Intelletto fattivamente si concretizza nell’Opera dell’uomo: non per nulla è stato detto che fu Noe ( in greco Nous = intelletto) l’inventore del vino... Lorenzo Zen
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28-04-2008
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