Comon

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IN DI CE

INTRODUZIONE La creatività

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IL MONDO DELL’IMPRESA Azienda e Startup Dal Marketing Tradizionale al Growth Hacker Casi Studio

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IL MONDO DEL LIBERO PROFESSIONISTA Il Freelance Il network Coworking Coworking in Italia

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COMON - CREATIVE GROUP Official Network Naming Abecedario

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COMON - LOGO Logo Gravity Colore Versioni alternative Leggibilità del logo

37 44 45 46 48

STRATEGIA & ADVERTISING Strategia / Account Advertising - Social Advertising - Rivista

53 56 62

MODULISTICA Carta intestata Busta Biglietto da visita Biglietto da visita account

66 67 68 70

PAGINA WEB Single-page web

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ABSTRACT

Nel percorso di tesi intrapreso mi sono interrogato sull’importanza del fattore creativo all’interno di aziende e brand. La creatività è la capacità di creare con l’intelletto e la fantasia e nel corso della storia è stato un fattore sempre più importante anche al di fuori del campo dell’arte. Al crescere della concorrenza e, di conseguenza, della rapidità del mercato, le aziende hanno dovuto ricercare nuove figure e strategie creative differenti da tutti i canali e canoni conosciuti per la crescita di un’azien-

da. Per descrivere il lavoro creativo è stato scelto di contestualizzarlo e studiarlo all’interno delle “startup”, analizzando la figura del “growth hacker”, o del “freelance”, nella costruzione del brand di se stesso. A proposito di freelance, ho approfondito l’importanza della costruzione di una buona rete “network”, ovvero delle relazioni reali o virtuali, istituite tramite social o nei “coworking”, alimentate da interazioni e contenuti che fanno percepire il proprio valore alle persone a collegate. Il progetto realizzato racchiude quel5

lo che è lo studio dei temi affrontati. “Comon” è una rete network ufficiale composta da creativi della comunicazione visiva in tutto il mondo, che si è posta come proposito la forte collaborazione tra professionisti per offrire un prodotto di qualità al cliente. Ciò che si vedrà da fuori sarà una vera e propria agenzia di comunicazione composta da giovani creativi specializzati in settori specifici, sarà la sinergia tra i professionisti a fondere gli stili e le menti per la creazione di un elaborato visivo superiore.


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IN TRO DU ZIO NE

La Creatività Il lavoro intellettuale si distingue da quello manuale dal fatto che sfrutta la conoscenza. Lavoratori intellettuali sono i docenti, medici, infermieri, scienziati, avvocati, esperti in comunicazione e marketing, e molti altri. Tutte queste figure hanno in comune la conoscenza, ovviamente in campi differenti, e l’applicazione di questa in campo lavorativo. Esiste però un altro gruppo di intellettuali che della conoscenza se ne fa ben poco. Questi sono i creativi. creatività s. f. [der. di creativo]. – Virtù creativa, capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia. In psicologia, il termine è stato assunto a indicare un processo di dinamica intellettuale che ha come fattori caratterizzanti: particolare sensibilità ai problemi, capacità di produrre idee, originalità nell’ideare, capacità di sintesi e di analisi, capacità di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze. Enciclopedia Treccani

Nel lavoro creativo, come nella definizione di creatività tratta dall’enciclopedia Treccani, prevale la fantasia, la produzione di idee, l’originalità, sfruttare le conoscenze non per applicarle sul lavoro bensì usarle come esperienze e ristrutturarle in modi nuovi. Principale caratteristica per essere un creativo è quella di riuscire a pensare in maniera laterale. Ma cos’è il “pensiero laterale”? Il pensiero laterale non è altro che quella capacita di trovare strade alternative, non convenzionali, per arrivare all’obiettivo o alla risoluzione di un problema, pensare fuori dagli schemi, abbandonare le regole e affidarsi all’istinto, alla casualità, e attraverso questa trovare la soluzione innovativa e funzionale. La prima persona a parlarne è Edward De Bono, psicologo maltese, massimo esponente della ricerca del pensiero creativo, che parla di un pensiero di natura intuitiva che si contrappone al “pensiero verticale”, ovvero un metodo di pensiero logico e consequenziale condizionato, che però può limitare il nostro modo di vedere e interpretare la realtà, portando alla via più logica per la risoluzione di un problema. Quella che cercano i creativi però è una via nuova e originale, fuori da tutti gli schemi prefissati, per questo il pensiero laterale è quello più indicato per certi mestieri che apparentemente vengono classificati nella cerchia di chi lavora pensando in maniera verticale ma che otterrà maggiori risultati solo pensando in maniera laterale, come ad esempio il Growth Hacker, di cui parleremo più avanti. 7


Pensiero laterale

Pensiero verticale

pensiero di natura intuitiva, non convenzionale, pensare fuori dagli schemi

metodo di pensiero logico e consequenziale condizionato

Il lavoratore intellettuale generalmente può lavorare sia come freelance che all’interno di un’azienda, nel caso del creativo è molto più probabile trovarlo come freelance che come lavoratore subordinato; questo perché, nel lavoro creativo, la routine, l’adagiarsi, l’essere abituato ad un certo tipo di lavoro e ambiente, può portare a mancanza di stimolo e, di conseguenza, di creatività. Ovviamente tutto dipende dal tipo di lavoro che il creativo svolge. Ma quali sono le reali differenze tra azienda e freelance? Per quanto riguarda il servizio offerto, non molte, perché, ad esempio, ponendo a confronto un’agenzia di grafica e un grafico freelance il servizio sarà lo stesso. Allora cosa cambia? Dal punto di vista retributivo fiscale, un lavoratore subordinato avrà a che fare solo col suo datore di lavoro, i Freelance invece avranno di fronte a se una vasta tipologia di clienti, che siano Aziende, Privati, Ditte individuali. Altra differenza è la gestione del lavoro. Un’agenzia di grafica avrà un team organizzato e con ruoli e gerarchie prestabilite, il freelance di contro avrà a disposizione il proprio network, ovvero la propria rete di professionisti con la quale collaborerà quando ne sentirà il bisogno. Nelle prossime pagine vedremo come certi creativi siano propensi a lavorare all’interno di un’azienda per le caratteristiche e il lavoro svolto, soprattutto quando si parla di “startup”, dove l’innovazione, l’originalità e, in modo particolare, la crescita, sono i punti da tenere in considerazione più di ogni altra cosa, mentre altre figure professionali creative siano propense a rimanere freelance. Vedremo infatti come ognuna di queste figure può costruire la propria immagine e la propria rete di networking.

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IL MON DO DELL’ IM PRE SA

Azienda e Startup Uno dei fenomeni in crescita negli ultimi tempi è sicuramente la continua nascita di “Startup”, però prima di parlarne e spiegare cosa sono andiamo a scoprire cos’è un’azienda per poi metterla a confronto con le Startup. L’azienda è una struttura che coordina fattori produttivi, tecnologie e informazioni al fine di produrre prodotti e servizi per soddisfare i bisogni dei consumatori. Un’azienda classica dunque strutturerà le proprie tecnologie e strategie a seconda della domanda di mercato. Le tecnologie, il prodotto e la domanda sono strettamente legati tra loro e contribuiscono a formare il sistema aziendale. Gli elementi che costituiscono l’azienda, ovvero persone, tecnologie, procedure, svolgono dei ruoli e delle funzioni che contribuiscono al raggiungimento del risultato dell’impresa. Gli elementi interni inoltre vengono influenzati anche da fattori esterni, come la concorrenza e il mercato in generale, per questo motivo esistono i “marketing manager”, ovvero coloro che si preoccupano delle strategie di crescita dell’azienda, come farla stare al passo coi tempi studiando come va il mondo, che gestiscono i canali di comunicazione e scelgono le strategie adatte al tipo di bene offerto. I beni offerti inoltre possono essere beni materiali, come una moto, cibo, edifici e molto altro, o beni immateriali, come marchi, brevetti, ecc. Una volta descritto brevemente quella che è un’azienda possiamo metterla a confronto e capire cosa è una Startup. «Una startup è un’organizzazione temporanea in cerca di un modello di business che sia scalabile e ripetibile» Steve Blank Andiamo a capire poco a poco cosa vuol dire. Una startup ha la caratteristica di portare innovazione nel mercato, che sia di prodotto, processo, ecc., questo comporta di conseguenza un aumento del rischio. É proprio questa la differenza sostanziale tra un’azienda tradizionale e lanciare un prodotto innovativo, ovvero il fattore rischio, perché mentre con la prima si va a intervenire sulla richiesta di mercato, con la seconda andiamo realmente noi a creare metodi e richieste di mercato, in quanto andiamo a lanciare delle novità, con una grossa percentuale che le cose non vadano come ci si aspetta, infatti ciò che si ha di fronte quando si fonda una startup sono solo la visione di cosa si vorrebbe costruire e delle ipotesi su quali saranno le componenti 11


SCALABILE

RIPETIBILE

Un modello di business che risponda con la stessa efficacia al moltiplicarsi della domanda.

Investendo una certa somma di denaro ci sarà un ritorno prevedibile e ripetibile.

STARTUP

del modello di business, compito dell’imprenditore sarà quello di verificare se le ipotesi siano corrette o meno studiando il comportamento dei clienti in risposta alla propria presenza sul mercato. Per questo è importante, sia per l’imprenditore che per l’investitore, che tutte le più grandi minacce che rischino di far fallire l’azienda, siano state studiate e analizzate. Inoltre il modello di business dovrà essere scalabile e ripetibile. Cosa significa? Un modello di business è scalabile quando alla crescita della domanda non venga alterata la struttura dell’azienda, quindi un modello che risponda sempre con la stessa efficacia al moltiplicarsi della domanda. É ripetibile invece quando l’andamento della performance è prevedibile, ovvero sapere in anticipo che investendo una certa somma di denaro ci sarà un ritorno prevedibile e ripetibile. Quando sono presenti scalabilità e ripetibilità allora un’azienda avrà le caratteristiche necessarie per crescere in maniera esponenziale. Riassumendo, una startup è un’azienda con alte percentuali di rischio, data dall’innovazione, che possiede un modello di business scalabile e ripetibile e che viene creata per crescere in maniera esponenziale. Se uno di questi elementi non è presente in un’azienda allora non possiamo parlare di startup. La crescita di una startup segue tre fasi: - un periodo iniziale con crescita lenta o nulla. In questo periodo infatti l’azienda cerca di capire come comportarsi nel mercato e testa il modello di business; - una volta capito cosa fare per creare un prodotto richiesto, si attraversa il periodo della crescita, che deve essere rapida; - consolidato il business la crescita ovviamente rallenterà e la startup si avvierà a diventare una grande azienda. Più la crescita nella seconda fase è ripida e più l’azienda diventerà grande. Ma come si misura la crescita di una startup? Questa verra misurata attraverso il “tasso di crescita” che è un valore che si definisce all’interno dell’azienda. Per prima cosa bisogna individuare l’obiettivo dell’azienda e 12


Tasso di crescita non constante Mese Nuovi utenti

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Tasso di crescita Tot. Untenti

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Mese Nuovi utenti

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Tasso di crescita Tot. Untenti

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Tasso di crescita constante

monitorare i dati maggiormente legati a quest’ultimo. Per esempio se viene lanciato un nuovo social, si potrebbe focalizzare l’attenzione sul numero di nuovi utenti a settimana. Una startup deve avere un tasso di crescita stabile nel tempo o in salita, ovvero se la prima settimana guadagniamo il 10% in più dei clienti che corrisponde a 10 clienti e la seconda settimana guadagniamo altri 10 clienti, il tasso di crescita non sarà più del 10% ma sarà minore. Per poter mantenere costante il tasso di crescita, il numero di clienti a settimana deve aumentare sempre di più e in maniera constante. Secondo “Y Combinator”, acceleratore di startup, si ha crescita se si raggiunge il 5-7% a settimana. Come abbiamo già detto però, un prodotto innovativo parte con molte incognite e, non essendo un prodotto già presente sul mercato, ha bisogno di ricerche e strategie non presenti nel tipico marketing aziendale, abituato ad un contesto di mercato noto. Quindi abbiamo un’azienda con alto tasso di crescita ma con un mercato tutt’altro che semplice, anche perché tende ad essere sempre più competitivo. In un business tradizionale c’è poco (si fa per dire) da inventare, in un’azienda innovativa come le startup invece sarà fondamentale l’innovazione. All’interno di una startup dunque sarà necessaria la presenza di un “marketer” con soluzioni inedite, che crei nuovi modi di risolvere i problemi. Questo marketer ha un nome: “Growth Hacker”. 13


Dal Marketing Tradizionale al Growth Hacker Nella storia del marketing, questo ha subito una serie di cambiamenti e tutti in base alla richiesta e alle necessità del cliente, proprio per questo motivo è impossibile assegnarne una data di nascita ben precisa, perché appunto questa nasce col nascere dei bisogni e desideri dell’uomo e quindi troviamo le origini del marketing nella preistoria. Il marketing come figura autonoma però nasce nei primi del Novecento come strumento di regolazione tra impresa e mercato, quando, a causa del forte sviluppo economico, bisognava fronteggiare problemi riguardanti la produzione e la distribuzione dei beni. Da questo momento è possibile dividere in quattro fasi l’evoluzione del “marketing tradizionale” nell’impresa. Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento possiamo individuare quella che viene chiamata fase dell’orientamento alla produzione, dove il mercato si presentava con una netta predominanza della domanda rispetto all’offerta. L’aspetto più importante da curare nel mercato era l’avanzamento tecnologico, in quanto il principale obiettivo era quello di abbattere i costi e velocizzare la produzione. Per questo motivo in questo periodo il marketing viene definito passivo. A partire dagli anni Trenta ai Cinquanta vi è una fase chiamata orientamento alle vendite. In questo periodo la domanda si indebolisce, a causa della prime saturazioni di mercato, e si ritrova ad essere inferiore all’offerta. É in questo periodo che si comincia a indurre e invogliare il consumatore ad acquistare un prodotto attraverso mezzi persuasivi come la pubblicità. Il marketing comincia ad assumere una veste operativa. Da questo momento la crescita comincerà a rallentare, il mercato si segmenterà in gruppi, l’innovazione troverà più spazio e aumenterà anche la conoscenza. In questo periodo ci si concentrerà sull’orientamento al mercato, ovvero l’identificazione di nuovi gruppi di mercato dei quali conoscere anticipatamente i bisogni in modo da adeguarvi l’offerta con una pronta produzione di massa. Fanno la loro comparsa prodotti più specifici volti a soddisfare una concreta domanda di distinti gruppi di clienti che porta le imprese a spostare l’attenzione a uno studio più accurato del cliente. Non si tratta più di sedurre il cliente e convincerlo a comprare ma sapere di cosa avrà bisogno e quindi studiare in modo più approfondito la domanda. L’ultima evoluzione del marketing tradizionale è dovuta all’evoluzione dell’ambiente del mercato e viene chiamata market-driven management. In questa fase il mercato viene influenzato da ogni componente che ne fa parte direttamente e indirettamente, soprattutto all’interno della stessa impresa, e che possa influenzare le decisioni d’acquisto del cliente. Da quel momento il marketing comincia ad essere sempre più complicato, la concorrenza, l’affidabilità, la coordinazione all’interno della stessa impresa, sono fattori che prendono sempre più rilevanza nella strategia di mercato. Quando si comincia a parlare di Growth Hacking? Si tratta di storia recente quando, il 16 luglio 2010, Sean Ellis scrisse il 14

Approfondimento Funnel è un processo, un imbuto che trasforma un contatto in cliente. È un sistema che permette di tenere la traccia del percorso del cliente dall’inizio alla fine. Dal non avere idea di chi sia fino a farlo diventare un cliente fedele per tutta la vita, con ogni step che c’è nel mezzo di questo percorso. I 4 step per creare un funnel di marketing sono: 1 - CONOSCENZA Identifica da dove provengono i tuoi contatti. Quanti arrivano da una ricerca organica e quanti tramite campagne. E tra le campagne, quanti tramite Facebook, quanti tramite Google Adwords ecc.


2 - CONSIDERAZIONE Come li spingo ad un’azione? Qual è il tasso di conversione delle mie landing page e come posso incrementarlo? 3 - PREFERENZA Coccola i tuoi contatti qualificati. Come? Fornendo loro informazioni utili e preziose e cercando di scoprire (e anticipare) i loro effettivi bisogni reali. Grazie a questo alla fine ti accorderanno la loro preferenza rispetto ad altri. 4 - ACQUISTO Ora puoi proporre la tua vendita perché i tuoi utenti sono pronti per l’acquisto

post Find a Growth Hacker for Your Startup (cerca un Growth Hacker per la tua Startup) sul blog Startup Marketing. Sean Ellis è il responsabile della crescita vertiginosa di alcune delle più grandi aziende digitali degli ultimi vent’anni, come Dropbox e Eventbrite. Sean si presentava come consulente marketing e vendite, spostandosi da un progetto a un altro nel giro di 6 mesi, dovendo cercare sempre qualcuno che lo sostituisse. La figura ricercata era sempre quella di un marketing manager che potesse proseguire il percorso intrapreso da Sean, ma il tipo di strategia utilizzato da Sean non aveva niente a che fare con quello utilizzato da un marketing manager tradizionale, che sviluppa i suoi piani su obiettivi più vasti, come il brand awareness (notorietà del marchio), product positioning (posizionamento del prodotto) o la gestione dei canali di comunicazione, utilizzando strategie non funzionali per la crescita di una startup. Ciò di cui ha bisogno una startup è focalizzarsi su una sola cosa, il tasso di crescita, individuando la chiave del business e fare di tutto per aumentare il tasso di crescita nella maniera più rapida possibile, per questo motivo Sean smise di cercare marketing manager per sostituirlo e cominciò a cercare dei growth hackers. Ma cosa vuol dire? Growth vuol dire crescita, cioè l’obiettivo di ogni growth hacker, la metrica dei risultati su cui punta ossessivamente. Hacking invece vuol dire “tagliare” o “rompere la superficie”, “fare a pezzi”, ed è la capacita di arrivare al risultato attraverso il pensiero laterale, di cui abbiamo già parlato in precedenza. In poche parole vuol dire arrivare al risultato, alla crescita, attraverso dei metodi non convenzionali ma di maggiore funzionalità, preoccuparsi di arrivare all’obiettivo senza seguire un iter preordinato. Non a caso ritroviamo il termine hacker nell’informatica, e da li ne deriva un’associazione del termine a qualcosa di negativo, un programmatore che usa le sue doti e conoscenze per compiere truffe, rubare dati. In realtà un hacker e solo una persona che ha le capacità di far fare qualunque cosa a una macchina e che pensa fuori dagli schemi per arrivare dritto al cuore del problema ignorando le regole, “hackerando il sistema”. Nell’informatica, per un hacker in particolare non esistono delle regole ben precise su come arrivare all’obiettivo, per questo qualunque cosa e qualunque via sarà utile, e questo vale anche per il growth hacker con l’obiettivo di far crescere l’azienda. Il marketing manager deve gestire e mantenere attivi i canali di comunicazione, mentre il growth hacker concentra tutti i suoi sforzi sulla crescita del prodotto, attraverso l’attenzione ossessiva nel misurare i risultati, valutarli e prendere decisioni, sperimentando continuamente nuove strategie e canali per migliorare l’esperienza del funnel (approfondimento). A proposito di funnel e sperimentazione, bisogna essere rapidi nella misurazione della risposta del cliente per avere delle certezze sulle strategie da utilizzare e non solo delle ipotesi, in modo da non sprecare budget e tempo. 15


Casi Studio Per capire meglio come un’azienda può crescere grazie a strategie innovative, faremo degli esempi con alcuni dei più grandi successi mondiali del web, come ad esempio Hotmail. Hotmail nasce, nel 1995, in un contesto dove la mail era già uno strumento molto diffuso, anche se inviare una mail comunque era un procedimento più complesso rispetto a come lo conosciamo adesso, in quanto bisognava installare un software e ottenere il proprio indirizzo costava. L’idea di Sabeer Bhatia e Jack Smith fu quella di offrire al cliente un sistema interamente basato sul web, accessibile via browser e non tramite software, e soprattutto la creazione gratuita del proprio indirizzo email. Restava solo da promuovere il nuovo servizio ma, dato che veniva fornito gratuitamente, quindi con assenza di guadagni diretti, non potevano essere utilizzati i canali classici di pubblicizzazione del prodotto perché troppo costosi. Bisognava trovare l’alternativa a costo zero per farsi pubblicità. La soluzione venne trovata da Tim Draper, investitore del progetto Hotmail, che propose di dover far fare al cliente stesso pubblicità al servizio. Per fare ciò, alla fine di ogni mail inviata da un utente Hotmail, compariva il logo e una frase “PS: I love you. Get your free e-mail at Hotmail”(1), come una firma, un breve messaggio pubblicitario portato da utente a utente e dagli utenti stessi, quindi pubblicità attiva e rivolta al diretto interessato ma, sopratutto, pubblicità a costo zero. Nel dicembre del 1997, Hotmail vantava già più di 12 milioni di utenti, per poi essere venduta alla Microsoft per ben 400 milioni di dollari. Altro esempio di storia un po più recente, Twitter, lanciato nel 2006, nonostante la buona reputazione e i numerosi account creati, dovette affrontare uno dei problemi principali per un social network, ovvero la permanenza e l’attività degli utenti, in quanto cominciavano ad inutilizzare e abbandonare l’account e il social. In questo caso si dovette lavorare sull’user experience, ovvero studiare il comportamento di chi usufruisce e interagisce nel 16


social per capire da cosa è attratto e quali possono essere i punti deboli attualmente presenti. La soluzione viene trovata appunto nella psicologia del cliente, cercandolo di invogliare a rimanere nel social attraverso un semplice passo nella procedura di iscrizione, cioè costringerlo a seguire 10 utenti prima di ultimare l’iscrizione stessa (2). In questo modo l’utente, che ha investito tempo e energia per completare il proprio account, si sente quasi costretto a tornare, oltre al fatto che si ritroverà a disposizione una piattaforma già ricca di materiale interattivo, e non il deserto. Un modo di presentare un ambiente favorevole ad esperienze positive ancor prima di aver messo realmente piede nel social. Pochi invece sanno come Airbnb sia riuscito a farsi largo tra milioni di siti di annunci e booking presenti nel mondo. In un mercato così saturo c’è stato bisogno di un grande intervento di growth hacking che, come si vede dai risultati, è finito con l’ottenere un grande successo. Per farsi strada, venne sfruttata la fama di un’altro sito di annunci, “Craigslist”, che è uno dei siti di annunci più famosi negli Stati Uniti. Craigslist permette di postare annunci di qualsiasi tipo, come la vendita di oggetti, offerte di lavoro, o anche annunci legati alla vendita o affitto di appartamenti. Ciò che fece Airbnb fu trovare una falla all’interno del sito di Craigslist che, grazie ad un automatismo, ogni utente che creava un annuncio su Airbnb, poteva automaticamente creare una copia dell’annuncio su Craigslist con un link verso Airbnb, necessario appunto per l’accesso e per completare l’operazione. Data la popolarità di Craigslist, venne garantito un gran numero di entrate al sito web di Airbnb e di conseguenza grande visibilità al marchio e agli annunci che cominciarono ad aumentare. Ovviamente il sito di Craigslist non consentiva la pubblicazione di annunci da altri siti, per questo serví un duro lavoro di studio del codice del grosso sito di annunci, ma col funzionamento del piano, Airbnb riuscì in pochi giorni a crescere esponenzialmente. Quando Craigslist si rese conto di tutto ciò, venne risolto il problema della falla trovata da Airbnb, che però aveva già raggiunto l’obiettivo ed era diventato ormai un marchio noto. 17


Tra i diversi casi di crescita esplosiva di una startup è il caso di parlare di YouTube. Fondata nel 2005, riuscì a diventare popolare in poco tempo fornendo un servizio utile in un’altra piattaforma già molto conosciuta ed utilizzata. Parliamo di “MySpace”. La piattaforma vantava 25 milioni di utenti, tra band musicali e fan, anche se presentava un problema nel caricamento di video. Prima della nascita di YouTube, esistevano già altri siti web dedicati al caricamento di video online, ma non era consentito condividerli su altre piattaforme per non perdere traffico e non pagare i costi di hosting per il caricamento massivo di contenuti su altre piattaforme. Questo invece fu il punto di forza di YouTube che decise di assumere i costi del traffico, a patto che tutti i video presentassero il logo “YouTube” e il link del video. Nasce così il tasto “embed” (3) che permise di condividere il proprio video da YouTube a MySpace in modo semplice e veloce. Così facendo YouTube registra un significativo aumento degli utenti, più di 50 milioni giornalieri alla fine dell’anno, che bilanciavano ampiamente il costo aggiuntivo del traffico. Nel 2016 YouTube conta 1.300.000.000 utenti. Ma parliamo anche dell’azienda online tra le più importanti al mondo, “Facebook”, che per arrivare agli impressionanti risultati di oggi, tra le diverse tecniche utilizzate, ha lavorato sulla psicologia umana. Il social di Zuckermerg infatti ha sfruttato un mix tra riprova sociale e fear of missing out, dove la prima si riferisce alla testimonianza di un’esperienza positiva da parte dell’utente, ovvero il cliente che parla del prodotto e non il prodotto che parla di se stesso, che darà al nuovo potenziale cliente un grado di fiducia maggiore rispetto al prodotto. La seconda, fear of missing out, in poche parole è la paura di perdersi qualcosa, di essere lasciato fuori da un’esperienza che qualcuno che conosci sta vivendo. Unendo questi due aspetti psicologici l’effetto finale sarà quello sperato, milioni di utenti in più e crescita assicurata. Agli utenti infatti, una volta iscritti su Facebook, veniva chiesto di aggiungere la propria mail (4) e attraverso quella poteva raggiungere gli amici presenti tra i contatti e, successivamente, veniva chiesto di invitarne altri che ancora non avevano Facebook con un messaggio del tipo: “Ehi, il tuo amico è su Facebook, che aspetti a raggiungerlo?”. Questo metodo, ora molto diffuso, è stato usato per la prima volta proprio da Facebook e fu la chiave per la crescita del social. Non dimentichiamo di dire però che tutti questi esempi di strategia di growth hacking sono accompagnati da prodotti innovativi e di qualità, fattore che non può assolutamente mancare, fatto sta che molto spesso il canale preferito per lanciare un prodotto è il prodotto stesso.

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PS: I love you. Get your free e-mail at Hotmail

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IL MON DO DEL LIBE RO PRO FES SIO NISTA

Il Freelance Chiusa la parentesi aziende, startup, imprese, andiamo a parlare di un altro ambiente non meno interessante nel lavoro intellettuale, ovvero il mondo dei “freelance”. La parola inglese (lancia libera) venne anticipatamente usata per definire un tipo di soldato mercenario, ovvero colui che svolgeva determinate missioni ed eseguiva gli ordini di chiunque lo pagasse. Sostanzialmente il concetto è lo stesso nel lavoro intellettuale, con la differenza che non c’è da uccidere nessuno. Il freelance infatti è colui che opera come libero professionista per diverse società però senza nessun vincolo contrattuale che lo leghi ad essa. Ciò di cui avrà bisogno il freelance sarà il suo spazio lavorativo personale e una partita IVA. Già, un freelance ha bisogno di partita IVA, questo perché, a differenza di un lavoratore subordinato, che riceve la sua paga più o meno fissa, e che avrà a che fare solo col suo datore di lavoro, il freelance troverà di fronte a se una vasta tipologia di clienti con la quale instaurerà rapporti di lavoro a commissione, di conseguenza la gestione fiscale sarà di interesse del lavoratore stesso, che non avrà mai delle entrate fisse e che dovrà gestire fatturazioni e tasse. Proprio per questo motivo il mondo freelance viene chiamato “mondo delle partite IVA”. Ma ciò che distingue un freelance da un lavoratore subordinato non è solo il possesso di una partita IVA, infatti il freelance non è altro che una categoria particolare di liberi professionisti. Se la differenza tra lavoratore subordinato e libero professionista è il possesso o no di partita IVA e il dipendere o meno da un’azienda, la differenza tra libero professionista e freelance è che il primo avrà a che fare con una clientela diretta, il secondo invece lavorerà tramite le società, aziende, avendo così una clientela indiretta, ad esempio un avvocato che non dipende da uno studio legale ma lavora indipendentemente nel suo studio avendo a che fare direttamente con la clientela, sarà considerato libero professionista e non freelance, mentre un graphic designer che offre un servizio ad un’agenzia di comunicazione visiva viene considerato freelance in quanto la commissione del lavoro proviene dall’agenzia che a sua volta la propone al cliente, in questo caso avrà un rapporto indiretto col cliente. Ma come si diventa freelance? Il freelance offre i propri servizi in base a chi li richiede e paga per averli, come qualsiasi azienda o agenzia, solo che ad 21


FREELANCE

LIBERO PROFESSIONISTA

Clientela indiretta. Lavora su commissione di agenzie. Il cliente diretto appartiene all’agenzia.

Clientela diretta. Lavora a stretto contatto con il cliente.

offrirli in questo caso sarà una persona singola, un individuo che non sarà più tale facendo di se stesso un brand, ovvero diventando lui stesso il prodotto in vendita prima del reale servizio offerto. La costruzione del brand di se stessi però non è semplice e veloce. Questa richiede tempo e passi da seguire, primo fra tutti conoscere se stessi, cosa sappiamo e non sappiamo fare, perché conoscere i mezzi e non sapere cosa comunicare porta inevitabilmente al fallimento, in quanto saremo noi stessi il messaggio da lanciare. Successivamente bisogna comprendere gli altri, ovvero sviluppare il senso di empatia per sapere cosa piace alla gente e cosa offrirgli. In fine sarà importante sapere il perché stiamo comunicando qualcosa, il nostro fine, lo scopo da raggiungere. Questi tre fattori caratterizzeranno il contenuto del nostro messaggio e il come vorremmo diffonderlo. Una volta analizzato il messaggio, il mercato, il target e tutti i dati utili, ti renderai conto di alcune possibili lacune, tra cui le più comuni sono quella: - Empatica Ovvero comprendere le emozioni degli altri e adattarla alla nostra comunicazione per instaurare una connessione profonda col proprio pubblico. - Culturale Che non dipende dalle conoscenze del professionista se non dalla capacità di auto formarsi e trovare le informazioni utili quando ne ha bisogno. In poche parole è la capacità di aggiornarsi e stare al passo col proprio lavoro.

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- Energetica È la capacità di uscire dalla propria “zona di comfort” per evitare di entrare nella routine, rilassarsi e sfruttare una piccola percentuale delle proprie capacità per trovare la propria gratificazione. Per trovare nuove opportunità e migliorare la propria situazione non bisogna mai entrare nella routine. - Espositiva Saper parlare di noi, comprendere come comunicare ed esprimere la nostra conoscenza, in poche parole avere la capacità di auto valorizzarci. La presenza di una o più lacune porta spesso a ragionamenti errati e a pensare a delle scuse per cui non vengano fatti passi avanti nel proprio lavoro. Il non voler fare qualcosa per mancanza di tempo, creatività o altro in realtà è semplicemente il manifestarsi di una o più lacune e su queste andremo a lavorare per diventare un brand. Allo stesso tempo c’è chi fa ma si manifesta in maniera errata, con una cattiva analisi del pubblico e sopravvalutando le loro effettive capacità. Anche questo è un caso di presenza di lacune su cui lavorare.

Perché scegliere te?

Immagine estratta da: http://www.labourbeat. org/2016/09/06/freelancers-mark-your-calendars/ Nome articolo: Freelancers, Mark Your Calendars! Autore articolo: Jonathan Tan

Non si tratta di vendere un servizio, piuttosto scegliere te. Una buona comunicazione deve essere anche veritiera, bisogna dunque cercare di raccontare se stessi e non inventare un personaggio di se stessi ma soprattutto devi ispirare simpatia, affidabilità e fiducia a chi compra. Avere una buona reputazione è una delle chiavi per invogliare il cliente a scegliere te, comprare da te e, come nella vita reale, trasmettere questa simpatia, affidabilità e fiducia, deve essere applicato anche online, dove però sarà necessario un elemento aggiuntivo, ovvero l’attenzione. Richiamare l’attenzione della clientela e trasmettere i tuoi valori sarà un passo importante per diventare il brand di te stesso, quindi cercare di essere diverso dagli altri attraverso le percezioni alimentate verso te stesso. La comunicazione gioca molto sulla percezione della realtà che sulla realtà stessa, quindi su come viene esposta. Avere un quadro generale degli obiettivi primari aiuta a definire quelli che sono i passaggi per arrivare ad una adeguata promozione della propria immagine, ovvero come esporre se stessi. Dal punto di vista visivo sarà importante la creazione di un’identità grafica, ovvero la creazione di elementi grafici e testuali che ti rappresentino, che diano un impatto visivo unico e coerente, e i contenuti, le informazioni ed emozioni date attraverso video, foto, testi, che attirino l’attenzione del tuo target. Curando le prime due fasi ed attirati i soggetti, bisognerà instaurare delle relazioni con loro, sia pubbliche che private, in modo che restino uniti a te. In questo momento stiamo creando aspettativa, ovvero il cliente si aspetterà onestà e affidabilità scegliendoti in base alla fiducia che trasmetterai. Perché è importante il fattore fiducia? Sostanzialmente chi ti sceglie non compra già un servizio, piuttosto sceglie chi dovrà svolgerlo, come se comprasse una scatola senza sapere cosa c’è dentro, sarà nostro il compito di far percepire al cliente che nella scatola troveranno un servizio professionale e di qualità. Questo farà crescere notevolmente il fattore attenzione su di noi e alla nostra reputazione che ci renderà una risorsa pubblica, visibile e accessibile a chiunque ne faccia richiesta.


Il network Un’altro modo per rendersi visibili attraverso la reputazione ed avere più clienti è il rapporto instaurato con altri professionisti. Un professionista nel tuo campo può cercarti per collaborazioni o potrà consigliarti e garantirti ad un nuovo cliente. I buoni rapporti con professionisti del tuo settore o affini sicuramente può portare a qualcosa di buono. Questa rete di rapporti prende il nome di “Network” e può essere reale o digitale, ovvero offline o online. In entrambi i casi si tratta di una sorta di passaparola che aumenta la reputazione rendendo evidenti quelle che sono le nostre capacità. Ovviamente nelle relazioni offline il passaparola sarà ridotto a un raggio d’azione ristretto, limite che non esiste nelle relazioni tra professionisti online che ti rende potenzialmente visibile in tutto il mondo. Anche in questo caso però entra in gioco il fattore attenzione. Fare network significa gestire delle relazioni alimentate continuamente da interazioni e contenuti che faranno percepire il tuo valore alle persone a te collegate. Instaurare una relazione online non è semplice, bisogna usare i social network giusti al tempo giusto. Ad esempio Facebook, piattaforma improntata sullo svago e l’intrattenimento, è diventato un buon social per creare collegamenti. Interpretato spesso come un network professionale, vede sempre più frequentemente la creazione di gruppi chiusi o segreti con lo scopo di collegare e coordinare professionisti verso un obiettivo comune. Certo è che per fare network non bisogna cercare di fare numero, piuttosto di cercare i contatti giusti, per questo Facebook è uno strumento indicato, in quanto abbiamo la possibilità, grazie ai suoi algoritmi, alle affinità e alle nostre ricerche e interazioni, di metterci in collegamento con profili facilmente predisposti ad interagire con noi. Diverso sarà il discorso su LinkedIn, in quanto si tratta di una piattaforma più professionale rivolta alla ricerca di professionisti di rilievo. Prima di cercare collegamenti con altri utenti che ti interessano, è sempre meglio essere una faccia conosciuta, a tal proposito è consigliabile avere, nei diversi social, delle foto del profilo simili, riconoscibili. In altre piattaforme la possibilità di interagire è molto più complessa. Esistono dei network accessibili solo su invito se vorrai avere la possibilità di interagire mostrando la tua professionalità, altrimenti avrai la sola possibilità di interagire seguendo profili e commentando. È il caso di Dribbble, piattaforma dedicata ai creativi, che ti permette di accedere e navigare come spettatore, avendo la possibilità di osservare e commentare i lavori condivisi dai professionisti iscritti al network, se invece vorrai condividere anche tu i tuoi lavori avrai bisogno di un invito da parte di un utente già registrato. L’idea infatti è quella di un network di creativi di un certo livello, una piattaforma dedicata ai soli professionisti per mantenere alta la qualità dei contenuti e soprattutto la possibilità di incontrare veri professionisti con cui instaurare un contatto per alimentare la propria rete network nel mondo. 24


La professionalità è uno dei punti fondamentali per mantenere i giusti contatti, esistono infatti delle regole nel postare e muoversi nei social con lo scopo di coinvolgere le altre persone. La prima, non postare contenuti inutili, piuttosto che scrivere o inserire una foto solo per far vedere che ci sei, è meglio non scrivere nulla per non squalificare la propria professionalità. Quando si ricevono commenti positivi ai propri contenuti, è importante ringraziare, un buon modo per apparire umano e cortese. Spesso ci si ritrova anche a prendere ispirazione o a riproporre qualcosa di esistente, sarà professionale attribuire i giusti meriti alla fonte originaria, scrivendo un riferimento all’artista o un link al prodotto ripreso o che semplicemente ti ha ispirato. L’ultimo punto, non meno importante, anche se sei presente sul mercato per vendere, non cercare di fare proposte dirette, in particolare modo ai tuoi contatti più stretti. Se sei un buon comunicatore, già sapranno quello che offri e alla prima occasione non perderanno tempo nel chiederti un consiglio o una collaborazione. Ovviamente il tipo di legame instaurato online avrà lo scopo di diventare un contatto reale, il quale non potrà mai essere del tutto sostituito, anzi la relazione online non deve essere altro che un mezzo per mantenere viva la relazione reale. Un contatto online, come un follower, o un qualsiasi altro contatto online o reale con cui non hai rapporti frequenti e ravvicinati, è un legame debole. Un legame forte invece è il legame con i familiare, amici, colleghi stretti, persone con cui hai incontri frequenti. Nel cercare lavoro o clienti però è sempre più utile una buona rete di contatti deboli e non i legami forti, in quanto fanno parte della tua stessa cerchia, dove i collegamenti sono identici ed utili per supporto morale, meno utili però nell’indicarti un’opportunità di lavoro. I legami deboli invece ampliano i tuoi contatti e le possibilità di lavoro in quanto non facenti parte del tuo giro, aumentando notevolmente la tua rete. Essendo contatti che vivono in luoghi diversi dal tuo, apparterranno a cerchie diverse dalla tua, sarà a loro che dovrai dimostrare il tuo valore e la tua professionalità, saranno loro ad essere i tuoi prossimi clienti o chi ti aiuterà a trovarne di nuovi. 25


Coworking I legami deboli sono quelli che più di tutti risulteranno utili per la propria professione perché instaurati con persone lontane aventi altre cerchie e quindi moltiplicando la possibilità di nuovi contatti lavorativi. Esiste però un posto dove i legami deboli fanno parte più o meno della tua stessa cerchia ma riescono ad essere efficaci come i legami deboli lontani, forse anche di più. Questo è lo spazio Coworking. Ci sono due modi per spiegare cos’è un coworking, uno riguardante la filosofia e il concetto legato alla parola, l’altro più tecnico, pratico: - Un coworking è una comunità di professionisti preesistente e consolidata successivamente dall’apertura di uno spazio coworking ovvero dalla condivisione di un ufficio che ponga maggiormente in sintonia i componenti della comunità, che comunque rimarranno indipendenti. Chi ne fa parte già conosce tutti i componenti in quanto il gruppo esisteva al di fuori dello spazio fisico di un ufficio. - Un coworking è uno spazio composto da uffici, grandi sale, spazio ristorazione, sale riunioni, e che vende delle postazioni lavorative. In pratica un professionista, piuttosto che pagare l’affitto per uno studio/ufficio costoso, pagando le spese dei servizi acqua, luce, internet, pulizia ecc, ha la possibilità di pagare una cifra decisamente modesta per avere a disposizione la propria postazione di lavoro e servizi annessi. I vantaggi sono ovvi: prima di tutto, come già detto, il grande risparmio dato dalla condivisione dello spazio lavorativo, quindi accessibile anche ai nuovi professionisti; inevitabilmente, all’interno di un coworking, si andranno a creare legami tra i professionisti che potranno collaborare tra loro creando così una situazione di sinergia e condivisione di informazioni e conoscenze. Nei coworking ci troviamo a stretto contatto con altri professionisti del nostro settore, affini o anche totalmente opposti al nostro, fatto sta che questo tipo di legame debole non sarà poi così debole, in quanto ogni giorno vedremo queste persone, diventeranno quasi dei colleghi o amici, con interessi comuni e condivisibili. La condivisione è la chiave del coworking, non si condivide solo uno spazio lavorativo ma idee, progetti, valori, lo scopo infatti è quello di creare sinergia tra i professionisti per aumentare il flusso di lavoro di qualità tra freelance. 26


Marco è un Programmatore, Carla un Graphic Designer, entrambi hanno una postazione nello tesso coworking. Ogni giorno Marco e Carla chiacchierano davanti a un caffè per prendersi una piccola pausa dal lavoro. A Marco è stata commissionata la realizzazione di un sito e-Commerce, Marco sa perfettamente come realizzare una piattaforma di vendita online di prodotti e ha delle conoscenze base di grafica, dopo svariati tentativi per arrivare ad una soluzione funzionale con elementi grafici originali per distinguerla dagli altri e-Commerce, non è pienamente soddisfatto del proprio lavoro, così decide di chiedere una mano a Carla, proponendo il giusto compenso monetario. Carla e Marco insieme collaboreranno a questo progetto che, con le conoscenze grafiche di Carla e le capacità di Marco, farà nascere un prodotto di qualità, sicuramente migliore a ciò che avrebbe potuto fare Marco da solo. Marco ha capito che con l’aiuto di Carla il prodotto offerto avrà un valore aggiunto e il cliente sarà un cliente soddisfatto che tornerà sicuramente da Marco per nuove commissioni. La stessa cosa varrà per Carla, che dovendo realizzare un’applicazione per un cliente, non esiterà a chiedere una mano a Marco. Tra Carla e Marco è appena nata una connessione, sono diventanti parte di un Network. Da questo momento i clienti di Marco sono dei potenziali clienti di Carla e viceversa.

Marco

COWORKING

= =

COMUNITÀ NETWORK

Carla


Coworking in Italia Il coworking nasce a San Francisco nel 2005, quando Brad Neuberg decide di adibire un loft e associarne il termine coworking per descrivere un ambiente condiviso da lavoratori indipendenti e dinamici. La Hat Factory fu il primo di tanti altri gruppi e spazi creati negli anni successivi a New York, San Francisco, California, per poi espandersi in Europa e in Italia tra il 2008 e il 2010. In Italia già nel 2016 si contano più di 285 sedi di cui 190 solo nel nord. Tra gli spazi più conosciuti sicuramente non possiamo non citare “TAG” (Talent Garden), nato a Brescia nel 2011 per poi espandersi contando 23 spazi in Italia e in Europa, accogliendo 3500 talenti e vantando una rete network composta da 235 compagnie internazionali. “Talent Garden Brescia nasce nel 2011 dall’idea di un gruppo di amici con il desiderio di creare un luogo di aggregazione dedicato ai professionisti del digitale. Viene fondato così il primo, storico campus della rete Talent Garden, uno spazio di coworking creativo e ricco di connessioni, destinato a segnare l’inizio di un più ampio progetto europeo.” www.talentgarden.org

Come mai il fenomeno coworking è cresciuto così tanto in Italia? La risposta ce la danno gli italiani stessi, attraverso un sondaggio promosso da “myCowo”. Alla domanda “perché lavorare in un coworking?” le risposte sono state:

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- per l’86% la flessibilità degli orari e dei luoghi; - l’82% reputa fondamentale l’interazione con altre figure professionali di tutti i tipi, con la possibilità di collaborare con esse; - il 61% parla invece dell’accessibilità al servizio, agevolando i professionisti all’utilizzo del servizio grazie ai suoi bassi costi in confronto ad un ufficio privato. Il costo medio per una postazione in Italia infatti è di 25€ giornalieri e 263€ mensili, prezzo accessibile per chi è costretto a lavorare a casa perché non può permettersi uno studio personale ed è alla ricerca di uno spazio stimolante. Proprio per questo motivo il 53% delle postazioni sono occupate da freelance. Della restante parte, il 39% è occupato da imprenditori, dipendenti di piccole e grandi società e startuppers, il restante 8% da altre figure. Questi dati servono a far capire come i margini di crescita siano ben alti in quanto uno spazio coworking è uno spazio aperto a qualsiasi tipo di idea creativa ed imprenditoriale. Tornando a parlare di TAG, uno spazio nato come coworking, è adesso un luogo dove formarsi, con più di 10 master e corsi, ma è anche un organizzatore di eventi e progetti, con l’obiettivo di promuovere innovazione, tecnologia e creatività. Questo per far capire come il concetto iniziale di condivisione di uno spazio e delle idee di un gruppo, possa diventare una fabbrica d’innovazione aperta a tutti, figure indipendenti, startup e imprese affermate.

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CO MON

CRE ATIVE GRO UP

Official Network Dalle esperienze e i casi studiati nei temi affrontati è nata la volontà di far nascere un’identità visiva che ufficializzi un gruppo di creativi facenti parte del campo della comunicazione visiva e della programmazione digitale. Il punto di partenza è stato proprio il coworking, per concretizzare e ufficializzare un gruppo per mezzo di uno spazio fisico condiviso da professionisti indipendenti ma con uno spirito unito ed un’empatia e sinergia consolidata. La continua voglia di esplorare, imparare e, di conseguenza, a muoversi di città in città da parte dei componenti del gruppo, porta inevitabilmente ad una instabilità per la riuscita del progetto, che si troverà ad affrontare mille problemi logistici riguardanti la posizione dello spazio, il numero di persone coinvolte nel progetto, il rifiuto a voler rimanere stazionato in un posto fisso, l’essere vincolato in un luogo quando altre forze ti spingono a muoverti. I componenti del gruppo vivono in diverse zone d’Italia, come Roma, Napoli, Milano e Trapani (dove è nato il progetto). Questo fattore ha portato a cercare un’idea alternativa per l’ufficializzazione di questo gruppo creativo, una soluzione che avrebbe concesso ai componenti del gruppo la libertà di muoversi fisicamente e seguire la propria corrente e allo stesso tempo far parte di un gruppo che concettualmente viaggi nella stessa direzione. La soluzione trovata ha un nome: “Comon”. Cos’è Comon? Comon è una comunità, un gruppo di professionisti che va nella stesa direzione, è una rete, un network ufficiale che si occupa di comunicazione visiva e che collabora, anche a distanza, per ottenere migliori risultati grazie al fattore sinergia, ovvero la volontà di voler collaborare per arrivare a un risultato non raggiungibile lavorando da soli. Chi ne fa parte non è vincolato da uno spazio fisico, ognuno è libero di viaggiare, vivere in luoghi differenti per aumentare il bagaglio culturale e di conseguenza lo stimolo creativo ma soprattutto aumentare il raggio d’azione. Comon sfrutterà la forza del web e allo tesso tempo la presenza di più componenti in giro per il mondo. L’idea è quella di un team che faccia parte di un’agenzia fluttuante e in continuo movimento, come uno stormo, con la differenza che in questo stormo i componenti vivono in luoghi differenti ma concettualmente viaggiano insieme, inseguendo lo stesso obiettivo. Questo è ciò che sarà Comon per chi ne fa o ne farà parte. Essendo una rete ufficiali di professionisti indipendenti, questa sarà soggetta all’incremento del numero dei componenti, senza andare ad influire negativamente 31


sul fattore qualità, in quanto la rete sarà composta da professionisti selezionati dal gruppo stesso, quindi gente conosciuta e affidabile. Ciò che invece il cliente vedrà da fuori sarà un’agenzia di comunicazione visiva, uno studio di grafica, fotografia, video editing e animazione digitale, web design, presente online ed efficiente in tutto il mondo, ciò che accadrà all’interno invece sarà la condivisone del progetto in parti più o meno eque dove i componenti saranno ricomperanti in base alla mole di lavoro svolto per ogni progetto. Il regolamento interno sarà costantemente aggiornato, cambiato, adattato alle situazioni per agevolare quelle che sono le necessità del gruppo, il confronto interno sarà la regola costante per capire cosa cambiare e migliorare. In Comon la voce guida è il collettivo, ogni componente dovrà sentirsi il capo di se stesso e del gruppo.

Naming Il nome di un prodotto, un’azienda o un servizio rappresenta un’immagine ben definita che trasmetta in qualche modo, anche in minima parte, una storia o un messaggio. La scelta del nome di fatto è una strategia di marketing che deve prendere in considerazione sia il tipo di servizio offerto e la qualità di quest’ultimo, sia un possibile utilizzo nei vari contesti previsti, per questo motivo il nome deve essere facile da pronunciare, per non creare confusione e rimanere impresso nella mente della potenziale clientela e per essere utilizzato facilmente ed in modo strategico ed efficace nella campagna pubblicitaria. Il nome “Comon” nasce dalla necessità di raccontare lo spirito del gruppo e allo stesso tempo è il risultato della ricerca di un nome facile da ricordare, strategicamente facile da utilizzare nella comunicazione e dal suono gradevole. Il nome è stato studiato per essere utilizzato in modo dinamico in ambito pubblicitario, è un nome fruibile che possiede un concept che da la possibilità di poter giocare in modo libero sulla suddivisone del nome. Co/mon è comunicazione nel mondo, comunità, collaborazione, è anche coordinazione e in futuro sarà coworking. Com’on è movimento, è stare al passo coi tempi, è libertà, migrazione, sincronia. Comon è l’inizio di un viaggio.

CO MON COM’ ON

Abecedario Per capire fino in fondo cos’è Comon è stato creato un abecedario con i termini che più rappresentino la sua essenza dalla A alla Z. L’abecedario è un identikit, la carta d’identità del gruppo, ed è stato ricreato come un alfabeto vero e proprio che, realizzato dalla composizione di elementi semplici quali trattini e punti, verrà riproposto come soluzione grafica in diversi casi nell’identità corporativa.

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è


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CO MON

LOGO Logo Il logo, con il naming, rappresenta l’azienda, il servizio, il prodotto in questione, questo deve evocare una storia al fruitore, oltre che rimanere impresso nella memoria di quest’ultimo. Nel logo Comon sono racchiusi i concetti fondamentali che caratterizzano il gruppo, la sua storia e la sua anima. Comon è un gruppo, un network ufficiale, però è anche moviemento, è uno stormo, Comon è idea astratta che diventa solida grazie alla comunità e alla sinergia creata da quest’ultima. In concreto il logo è composto da tre elementi che corrispondono a tre parole chiave fondamentali: - Network - Stormo - Comunità Questi tre elementi sono presenti e fusi in un unico logo ma estrapolabili ed aventi forza propria anche presi singolarmente. Si tende inoltre ad accompagnare il logo con uno slogan, chiamato payoff, che aiuta a rafforzare l’identità del marchio. Per Comon è stato scelto di descrivere e rafforzare l’identita del gruppo creativo con il payoff “creative communication group”. Andiamo a raccontare ed analizzare singolarmente gli elementi del logo per poi arrivare a quello che è il logo definitivo.

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Il pittogramma disegnato vuole richiamare quella che è una connessione stretta tra i membri del gruppo e il concetto generale di network. Graficamente si presenta come una connessione tra due forme circolari che si incrociano tramite un’estenzione delle stesse, ricreando anche la scritta “CO” che richiama il marchio Comon e di conseguenza i concetti di condivisione, comunicazione, collaborazione, ecc.

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Immagine estratta da: http://ileader.club/managing-smarter-way-network/ Nome articolo: Managing Yourself: A Smarter Way to Network Autori articolo: Rob Cross and Robert J. Thomas


Il concetto di stormo vuole richiamare quello dell’inizio di un viaggio, un volo, cercando di andare insieme inseguendo un unico obiettivo, allineandosi (concettualemte) alla direzione degli altri. Comon è movimento, per questo è stata creata una forma astratta (in continuo movimento nella versione digitale) che ricorda quello che è il flusso creato dagli stormi. Il flusso in movimento richiama anche il concetto di idea astratta che fluttua nell’aria e nella mente del creativo, sarà poi compito di quest’ultimo concretizzarla in materia solida, o quasi.

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La comunità, il gruppo di creativi che trasforma l’idea astratta e fluttuante in materia solida e concreta, è rappresentata dal marchio “Comon” che di per se nella scelta del naming parla di comunità creativa. Il font scelto però, nella valorizzazione del concetto, assume un ruolo rilevante. Il font Gravity è un font ispirato alla natura e alla forza gravitazionale che agisce sugli oggetti, animali, persone, per questo motivo il peso del font si concentra leggermente nella parte inferiore. L’intento nella scelta del font è quello di voler richiamare la figura del creativo che rende l’idea concreta con un font che possiede un peso reale.

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Immagine estratta da: http://www.myr.it/coworking-treviglio-quando-la-condivisione-diventa-uno-spazio-di-lavoro/ Nome articolo: Quando la condivisione diventa uno spazio di lavoro Autori articolo: Carolina Benaglio


GRAVITY

Il font istituzionale scelto per Comon e da Comon è il Gravity, utilizzato nel logo e nel resto dell’identità visiva del gruppo creativo. Gravity è il primo carattere sans serif disegnato da Vincenzo Vuono, type designer palermitano che descrive il proprio font in questo modo: “Gravity è un esperimento tipografico, nato dal desiderio di approfondire la mia conoscenza in questa disciplina. Il carattere tipografico usa la “gravità” come caratteristica distintiva, funzionale ed estetica del carattere. Verrà utilizzato come font ufficiale dall’Accademia di Belle Arti Palermo. Oggi, Gravity è una famiglia composta da 5 pesi: Book, Regular, Bold, Light e UltraLight e le loro versioni Italic.” www.vincenzovuono.com

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LOGO DEFINITIVO

Colore Nella versione definitiva alla nube verra applicata una gamma vasta di colori con passaggi graduali da un colore all’altro o da sovrapposizioni di colori, data la presenza di due nubi sovrapposte con una percentuale di opacità dell’ 80%. È comunque prevista la presenza di un colore e una tonalità di grigio istituzionali per altri elementi grafici:

c: 60% r: 126 m: 92% g: 57 y: 20% b: 120 k: 05%

c: 60% r: 126 m: 92% g: 57 y: 20% b: 120 k: 05%

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Versioni alternative Il logo Comon può essere declinato nelle seguenti versioni:

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1 - Colore alternativo Il colore della nube può variare. Può essere applicato qualsiasi altro colore in base all’impiego e alla motivazione dell’utilizzo di un determinato colore rispetto ad un altro o al logo definitivo. 2 - B/N Versione in bianco e nero del logo Comon. In questa versione sono ancora presenti le sfumature seppur in scala di grigi. 3 - Linee Versione piatta monocolore o B/N. La nube si presenta con sole linee di contorno.

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2/3 Altezza

AREA DI RISPETTO

2/3 Larghezza

La leggibilità del logo è maggiore ed efficace se lo spazio che lo circonda è sufficentemente ampio. Per una corretta identificazione del logo è prevista un’area di rispetto attorno ad esso. 47


Leggibilità del Logo Il logo può essere rimpicciolito e ingrandito a proprio piacimento ma, per una buona leggibilità, le dimensioni del marchio non devono essere minori a 10 mm di larghezza. Inoltre in base alla grandezza del logo possono cambiare le proporzioni di alcuni elemnti del logo:

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1 - Versione completa con larghezza del logo maggiore a 50 mm circa. 2 - Versione completa con larghezza del logo tra 50 e 30 mm circa. Cambiano le proprozioni, il payoff si ingrandisce per favorire la leggibilità. 3 - Versione con larghezza del logo tra 30 e 15 mm circa. Viene eliminato il payoff per la sua illegibilità. 4 - Versione con larghezza del logo tra 15 e 7 mm circa. Oltre al payoff viene eliminata la nube per favorire la riconoscibilità del logo.

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STR ATE GIA &AD VER TIS ING

Strategia Per arrivare ad ottimi risultati è necessario avere ben chiaro l’obiettivo. Sapere cosa si vuole raggiungere, aiuterà a capire la strada, i mezzi e i tempi per arrivarci, in poche parole, la strategia da utilizzare, che comunque andrà sempre monitorata per apportare le giuste modifiche e miglioramenti. Comon agirà nel web e non solo ma prima di parlare di come agire dobbiamo conoscere gli obiettivi: già sappiamo cos’è, da chi è composta e di cosa si occupa, ovvero un gruppo di creativi che agisce nel campo della comunicazione visiva, l’obiettivo del gruppo dunque sarà quello di offrire un servizio di qualità e cercare di farlo in tutto il mondo. Essere i più economici e offrire un servizio mediocre non sono caratteristiche che ti distinguono o ti mettano in risalto rispetto alla concorrenza. Ciò che vuole raggiungere Comon è la realizzazione di un sistema dinamico e funzionale composto da talenti che collaborino per la squadra e di conseguenza anche per se stessi, mantenendo però il focus sul risultato e non sulla gloria. Comon nasce come un gruppo ma può diventare qualsiasi cosa. “Cambiamento” sarà una delle parole chiave, la trasformazione, l’innovazione continua dovrà essere l’unica costante per non cullarsi e cadere nella noia della routine, ed è per questo che potranno aggiungersi nuovi obiettivi nel corso del viaggio, nuove strade, nuove strategie.

Account Come dicevamo, Comon agirà nel web ma l’elemento fondamentale che non dovrà mai mancare sarà il contatto umano. Il calore umano è un elemento difficilmente sostituibile perché trasmette fiducia e affidabilità, per questo che sarà fondamentale prendere in considerazione questo fattore, si deve sempre apparire umani, presenti, e non freddi e distaccati. Comon lavorerà con la sua rete di professionisti a Napoli, Roma, Trapani e chissà dove, ma sarà presente in tante altre città grazie agli “account”, ovvero dei collaboratori facenti parte della rete Comon ma in maniera differente. Mentre i professionisti della comunicazione visiva collaboreranno tra di loro per la creazione del prodotto, gli account saranno dei professionisti nella comunicazione diretta col cliente. In poche parole un account è colui che andrà dalla clientela, che sia un’impresa o un privato, per dei confronti diretti, per presentare il lavoro o perché no, per trovare nuovi progetti. L’account sarà 53


un procacciatore di progetti e parte del motore che muove Comon, sarà anche grazie a loro che saremo capaci di essere presenti in molte città. L’obiettivo infatti è quello di trovare almeno un account in ogni città che rientrerà nei nostri piani strategici: momentaneamente il gruppo è composto da Gaspare (Barcellona), Diego e Rosa (Trapani), Elena (Caserta/Napoli), Simona (Roma), Monica (Milano). Volendo partire dall’Italia, sarà fondamentale trovare account in città come Verona, Torino, Firenze, Bologna, Pescara, Bari, Catania, Cagliari e cosi via, cercando di agire nelle città più importanti. Allo stesso tempo, nelle eventuali richieste in città dove non sono presenti professionisti o account, si potrà pensare all’inserimento di un account successivamente: non avendo spese di ufficio privato, almeno per la maggior parte dei professionisti, ci sarà la possibilità di viaggiare per raggiungere il cliente fino all’eventuale inserimento di un account nella città in questione. Comon è un viaggio senza fine, comincia da un punto ben preciso per poi muoversi creando nuove correnti.

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Advertising La pubblicità è una forma di comunicazione di massa ed è il passo più importante di un sistema visivo perché una cattiva pubblicità, o addirittura l’assenza di questa, rischia di rendere vano il lavoro svolto in precedenza. Il suo scopo è quello di creare consenso intorno alla propria immagine e la sua caratteristica è quella di diffondere dei messaggi, in questo caso lo scopo sarà quello di attirare l’attenzione verso il gruppo, attirare imprese, privati, ovvero nuovi clienti. Lo scopo sarà creare visibilità, popolarità, fare in modo che Comon diventi familiare nel contesto del web. La pubblicità sfrutta diversi mezzi e piattaforme per arrivare al fruitore, ed è inutile dire che ha letteralmente conquistato i mass-media, trovandola praticamente ovunque, TV, internet, social network, non considerando anche i classici mezzi da cui è partita la storia della pubblicità, ovvero locandine, manifesti, riviste e tutto ciò che viene considerato analogico. Per quanto riguarda il linguaggio pubblicitario Comon, saranno sfruttati soprattutto due canali: - Digitale, attraverso i social; - Cartaceo, con riviste e manifesti. In entrambi i casi lo scopo sarà fare arrivare più utenti possibili alla pagina web per poi trasformare quelli che sono dei semplici utenti visitatori in clienti soddisfatti.

Social Come già detto nei capitoli precedenti, i solcial sono un mezzo per creare collegamenti, per creare una rete network, più o meno professionale. Soprattutto facebook, oltre ad essere una piattaforma di svago, è sempre più utilizzata come una piattaforma web con lo scopo di collegare e coordinare professionisti. L’utilizzo dei social per Comon avrà l’importante scopo di rendere il gruppo familiare nel web, attraverso campagne social e la condivisone di contenuti mirati ad un target vasto. Ciò che si dovrà trasmettere sarà: simpatia, fiducia, affidabilità ma anche e soprattutto umanità, far capire che siamo delle persone reali, non esistiamo solo sul web. Chiunque nel web può diventare un cliente, ovviamente ogni social sarà utilizzato per raggiungere i diversi target, come ad esempio: Facebook come Instagram saranno utili per raggiungere privati, piccole imprese o attività in apertura o semplicemente per aumentare la popolarità e quindi il passaparola; LinkedIn e Dribbble mireranno più a collegamenti con altri professionisti, grandi imprese, realtà consolidate. Ovviemente le campagne social saranno studiate per piattaforme pensate ad una continua condivisione di contenuti come facebook e instagram. Le altre due piattaforme verranno utilizzate per la condivisione di informazioni sul gruppo e la condivisione di progetti realizzati per trasmettere il valore del gruppo in manira più concreta.

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Campagna Per trasmettere il valore del gruppo sono state pensate delle campagne social di diverso tipo con diversi format e messaggi:

- una campagna sara impiantata su messaggi promozionali “simpatici”, con slogan ironici o giochi di parole, adatti ad un pubblico da social. Le illustrazioni usate per questa campagna saranno caratterizzate da uno stile semplice, moderno e intuitivo.

- un’altra campagna avrà un format ben definito nello slogan, “Comon è” sarà la parola chiave che darà vita ai diversi slogan che descriveranno i servizi o l’anima del gruppo.

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- “Comon è” verrà utilizzato anche nella terza campagna che servirà a far sapere ai potenziali clienti, le principali città dove agisce il gruppo. L’obiettivo di Comon è quello di agire in più città allo stesso modo perché ogni città è la città più importante nel mondo. Per noi “Comon è comunicazione nel mondo”.


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Rivista Oltre alla campagna social è stata pensata una campagna dedicata su riviste o su cartaceo generico. In questa campagna viene dato libero sfogo alla creatività con una grafica un po più artistica, astratta, la parola “communication” inglobata tra forme geometriche o libere, tra mille colori, il tutto fluttuante in uno spazio scuro. Nell’esempio è stata usata la rivista “N’art” di Elena Piccolo, una rivista dedicata all’arte in Campania, e dove appunto, tra i vari articoli, troverà il suo spazio la campagna Comon.

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MO DU LIS TICA

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CARTA INTESTATA

Gaspare Nicosia Comon - creative comunication group via Vespri, 131 91100 - Trapani TP 3471613170

Monti Martin

g.nicosia@comon.com

via di Monteverde, 138

www.comon.com

00151 - Roma RM

12/03/2018 Egregio sig. Martin, Os corersp iendis aut prati vel inte moluptatiae nullaut andem et odiassed ut il iditeniet doluptatur am facessi am aut laborit aut denem ant magnihi ciatia des rem aut eliquas res quas as reptatent mollent, comnihi litenduntum quati occus. Rovid et lacieni hilique peratemos magnihicae dus perspitas eiciis sit plautatem nes molupidebis dem volupta nihil modi ducit quam, sam voluptio. Lo cullese de res magnam nem verum sendele stibus ipsam des vellupt ibusci tore pos que vid earum volorem est, toreprae netum ipsa pore pel ipsanimi, voluptatquis ut lis aut omnihiliquis es nobitaqui odio mil ius a dollabo. Ut et aut litas del et reicill atecti comniet am am vellit omnis eliquias molupta tiuscil isciet, qui nem ario que cum conseque di tes andandam que ma elluptae sum ducit volorup tatecercia ius et labor min paria debis aciis incimus am ligenimodi omnitiure volorep taturiatem quiaspient fuga. Nonsequae voluptam, totatia sam eum se velluptiae. Nam imus quatur? Eque il iusa qui vidit, nis nim que remoles tiatecto berro venient. Porrovid molut ea autem qui to magnatium iur sit debissi mentia conseni destios volo doluptatur, sus eaqui debitae quatus. Ucidelest, eostem harchit, quiatiame con nosa cus. Aliberibus volupturis quibus, ea volutenda consed maio. Sum exceriatur, voluptiis autatem volupid ulparios ipitis resequasitat exersperum essim dolo modit el erum repre porendu ndestiis sandit, quos quam dolectem. Berisci magnissin pos sit quam quam, comnis experum latende llabo. Rio is dolores delit etus sapelles quisqua tempere inctur, ium ducit erum re verionsedi res aut perepelit ad que voloreperist aut audae imil eum aut ex et que nonsene es eliscid estionet vende pro voluptis pro dolupta temolor esendig nisquaecatis core dolupta spelicium eumquod molore earchicia as ut enimet asimagnis eturem in rectis estiae dolupieni ab ilis ne verferro bea non niandae id qui volecto maionseque cuptio exerum quassin venihil et pre sed quid que excea num quiae pe eatisi odi blandae vendi que volori optatusant am nus et aspel mosania core velibusa quundae quisto dis est lab iduntibusci blanis accum ut aut ulligni dolorrum iducid mi, sit etus est fugia dersper ibearcias nullaborae volorit exceped eicium rem quibus simolorestem laccus es nestiae. Pellupiet ipsa con event voloressimet aut eiumet, volorer esciae dollaccum issequis apidero coribere sincto doluptatur? Seque officium volore re num dellore nobis mo magnam, quias aut faccatenti a dolorest, sus illeseq uiaepelene voluptium faccullam endandus. Cordiali saluti, GN Comon

Gaspare Nicosia Comon - creative comunication group via Vespri, 131 91100 - Trapani TP 3471613170 g.nicosia@comon.com www.comon.com

Monti Martin via di Monteverde, 138 00151 - Roma RM

12/03/2018 Egregio sig. Martin, Os corersp iendis aut prati vel inte moluptatiae nullaut andem et odiassed ut il iditeniet doluptatur am facessi am aut laborit aut denem ant magnihi ciatia des rem aut eliquas res quas as reptatent mollent, comnihi litenduntum quati occus. Rovid et lacieni hilique peratemos magnihicae dus perspitas eiciis sit plautatem nes molupidebis dem volupta nihil modi ducit quam, sam voluptio. Lo cullese de res magnam nem verum sendele stibus ipsam des vellupt ibusci tore pos que vid earum volorem est, toreprae netum ipsa pore pel ipsanimi, voluptatquis ut lis aut omnihiliquis es nobitaqui odio mil ius a dollabo. Ut et aut litas del et reicill atecti comniet am am vellit omnis eliquias molupta tiuscil isciet, qui nem ario que cum conseque di tes andandam que ma elluptae sum ducit volorup tatecercia ius et labor min paria debis aciis incimus am ligenimodi omnitiure volorep taturiatem quiaspient fuga. Nonsequae voluptam, totatia sam eum se velluptiae. Nam imus quatur? Eque il iusa qui vidit, nis nim que remoles tiatecto berro venient. Porrovid molut ea autem qui to magnatium iur sit debissi mentia conseni destios volo doluptatur, sus eaqui debitae quatus. Ucidelest, eostem harchit, quiatiame con nosa cus. Aliberibus volupturis quibus, ea volutenda consed maio. Sum exceriatur, voluptiis autatem volupid ulparios ipitis resequasitat exersperum essim dolo modit el erum repre porendu ndestiis sandit, quos quam dolectem. Berisci magnissin pos sit quam quam, comnis experum latende llabo. Rio is dolores delit etus sapelles quisqua tempere inctur, ium ducit erum re verionsedi res aut perepelit ad que voloreperist aut audae imil eum aut ex et que nonsene es eliscid estionet vende pro voluptis pro dolupta temolor esendig nisquaecatis core dolupta spelicium eumquod molore earchicia as ut enimet asimagnis eturem in rectis estiae dolupieni ab ilis ne verferro bea non niandae id qui volecto maionseque cuptio exerum quassin venihil et pre sed quid que excea num quiae pe eatisi odi blandae vendi que volori optatusant am nus et aspel mosania core velibusa quundae quisto dis est lab iduntibusci blanis accum ut aut ulligni dolorrum iducid mi, sit etus est fugia dersper ibearcias nullaborae volorit exceped eicium rem quibus simolorestem laccus es nestiae. Pellupiet ipsa con event voloressimet aut eiumet, volorer esciae dollaccum issequis apidero coribere sincto doluptatur? Seque officium volore re num dellore nobis mo magnam, quias aut faccatenti a dolorest, sus illeseq uiaepelene voluptium faccullam endandus. Cordiali saluti, GN Comon

Carta intestata Comon - formato A4. Font istituzionale Gravity: 8pt per testo mittente e destinatario; 10pt per testo oggetto raccomandata. 66


BUSTA

www.comon.com

Gaspare Nicosia Comon - creative comunication group via Vespri, 131 91100 - Trapani TP

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Gaspare Nicosia Comon - creative comunication group via Vespri, 131 91100 - Trapani TP

Monti Martin via di Monteverde, 138 00151 - Roma RM

Monti Martin via di Monteverde, 138 00151 - Roma RM

Busta Comon fronte retro - formato A4 piegato a sestino (cm 23x11,5). Font istituzionale Gravity: 10pt per testo mittente e destinatario. 67


BIGLIETTO DA VISITA

c omon cre ative

c om m u n ic ati on

g rou p

Gaspare Nicosia g.nicosia@comon.com +39 347 161 3170

www.comon.com info@comon.com

Biglietto da visita Comon formato cm 5,5x8,5. Lato A: fondo nube colorata, logo versione linee bianco. Lato B: logo versione originale, informazioni contatti del professionista, infomazioni contatti Comon, nome del professionista in alfabeto Comon.

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BIGLIETTO DA VISITA ACCOUNT

c omon cre ative

c om m u n ic ati on

g rou p

Dario Gallo

dariogallo@gmail.com

392 634 734 9980

www.comon.com info@comon.com +39 347 161 3170

Biglietto da visita per account Comon formato cm 5,5x8,5. Lato A: fondo nube colore alternativo, logo versione linee bianco. Lato B: logo versione originale, spazio vuoto da compilare con informazioni contatti dell’account, infomazioni contatti Comon, scritta Comon in alfabeto Comon. 70


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PA GI NA

WEB

Single-page website Se un utente arriverà al sito web tramite le campagne social o altri mezzi, vuol dire che il lavoro di pubblicizzazione del gruppo sta dando i frutti sperati, adesso è ora di trasformare questi utenti in clienti. Attraverso il sito, l’utente ha davvero la possibilità di vedere e “toccare metaforicamente - con mano” il lavoro e quindi il vero valore di Comon. Nella pagina infatti sono presenti i lavori realizzati dal gruppo tramite la galleria fotografica dedicata ai progetti e allo “show reel” nella header. Ciò che si vuole trasmettere, oltre alla professionalità, sarà l’umanità del gruppo, raccontando la propria natura in una breve descrizione del gruppo e dei servizi offerti e mostrando i volti dei professionisti nella sezione “creative communication group”. Il sito è stato realizzato in “single-page”, che letteralmente vuol dire pagina singola perché di fatto si sviluppa in una sola pagina, senza ulteriori collegamenti e gerarchie ed è un “sito vetrina”, ovvero un sito a cui i professionisti e aziende ricorrono per presentare la loro attività al mondo attraverso il web allo scopo di ampliare il giro d’affari. I contenuti raccontano un’attività, riportano caratteristiche personali o professionali, corredando spesso le informazioni con immagini e video. Per un sito vetrina come questo, è molto importante offrire una user experience mirata e semplice, l’utente deve essere guidato nella maniere più naturale possibile all’interno del sito. La scelta di collocare la sezione “work” subito dopo la header, è stata presa per dare subito il giusto impatto visivo all’utente, per evitare annoiarlo subito con dei testi che descrivano l’attività e i servizi e farlo arrivare stanco alla visualizzazione della materia prima. I testi inseriti successivamente infatti saranno sintetici e mirati solo a ciò che si vuole comunicare. Analizzando il web scopriremo come molti studi creativi di successo utilizzino davvero minimanente il testo, in alcuni siti addirittura non è presente se non per dei titoli o le informazioni utili, come ad esempio i contatti. Per un gruppo ancora poco conosciuto come Comon, è ancora importante inserire del testo per parlare un po di se, farsi conoscere, invogliare un potenziale cliente a farti contattare, la sfida sarà col tempo inserire sempre più immagini e meno testo, per una pagina web di grande impatto visivo, senza il bisogno di parlare troppo di te stesso in quanto saranno già gli altri a parlare di te.

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ricerca e cambia lingua

menĂš

HEADER

show reel

logo con nube in movimento

galleria lavori

CONTENT informazioni sul gruppo

servizi offerti

componenti gruppo

dove siamo

social mail e cellulare FOOTER 76


Al click di ogni singolo lavoro apparirĂ una finestra con la slide delle foto e la descrizione del progetto selezionato.

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Comon è un’idea, che nasce dalle esperienze studiate e descritte in questa tesi. Comon è network, coworking e startup allo stesso tempo. È un progetto ambizioso che vuole diventare realtà e che sta lavorando, con i suoi componenti, per nascere a breve. Comon è una mia idea ma soprattutto il mio sogno.




BIBLIOGRAFIA / SITOGRAFIA

Federico Simonetti, Luca Barboni - Growth hacking. Fai crescere la tua impresa online - Flaccovio Editore, Web Book - 2017 Riccardo Scandellari - Fai di te stesso un brand. Personal branding e reputazione online Flaccovio Editore, Web Book - 2014 Bernard Cova, Alex Giordano, Mirko Pallera - Marketing non-convenzionale, Viral, guerrilla, tribal, socketing e i 10 principi fondamentali del marketing postmoderno - GRUPPO 24 ORE Francesco Ambrosino - Cos’è la creatività, la lezione di Oliviero Toscani - http://www.socialmediacoso.it/2015/11/27/cose-la-creativita-la-lezione-di-oliviero-toscani/ Lavoratore della conoscenza - https://it.wikipedia.org/wiki/Lavoratore_della_conoscenza Pensiero laterale. Che cosa è e come allenarlo? - http://www.incoaching.it/pensiero-laterale-coaching-e-creativita/ Giampiero Teresi - Freelance o Libero Professionista, conviene aprire la Partita IVA? - https://www.regime-forfettario.it/freelance-webmaster-partita-iva/ Dipartimento di Economia Aziendale - Il concetto di organizzazione aziendale - https://www. spazioprever.it/ditea/economia-aziendale/org-aziendale.php Gentian Hajdaraj - Che cosa è il funnel nel marketing - https://webmarketingaziendale.it/checosa-e-il-funnel-nel-marketing/ Alessandra Caputo - Freelance o free lance, nuove professioni e buone abitudini - https:// www.jobyourlife.com/blog/professione-freelance/tendenze/ Gaetano Graziano - L’evoluzione del coworking - http://www.areacoworking.it/2014/12/09/ levoluzione-del-coworking/ Massimo Carraro - La vera storia del coworking (da chi lo ha inventato, Brad Neuburg) e gli errori della pagina Wikipedia. - http://www.coworkingproject.com/category/storia-del-coworking/ Fabrizio Orlando - I numeri del coworking in Italia: il futuro è assicurato - http://www.spremutedigitali.com/numeri-del-coworking-in-italia/ Vincenzo Vuono - Gravity Font - https://inspirationhut.net/design-resources/free-gravity-font-vincenzo-vuono/ http://www.treccani.it/vocabolario/creativita/ https://talentgarden.org/


GRAZIE

Sarebbero troppe le persone da ringraziare, vuoi o noi vuoi ognuno ti lascia qualcosa nel bene o nel male, però servirà sempre per imparare e crescere. Non farò nomi, mi limiterò a descrivere momenti e situazioni per non cadere nell’errore di dimenticare qualcuno. Roma mi ha fatto conoscere Casal Bertone, dove ho vissuto durante questo biennio e dove ho avuto il piacere di condividere spazi e momenti meravigliosi con persone altrettanto meravigliose. A Roma ho ritrovato molti colleghi Valtur, che ringrazio ancora di aver conosciuto. Sempre Valtur (fuori Roma) mi ha insegnato ad affrontare la vita con gli occhi diversi e dare molto di più per il benessere comune o semplicemente per vivere bene nel mondo. Per le strade di Roma ne ho incontrata di gente, con cui passi una serata per caso ma che poi ti rivede dopo molto tempo e ricorda quei pochi attimi passati assieme. A Roma si vive di attimi ed emozioni, questi attimi di cui parlo però non sono attimi scanditi da un orologio ma dalla memoria e dal cuore. A Roma il tempo non conta nulla. Nell’ultimo anno ho avuto anche il piacere, grazie all’Accademia di Belle Arti, di vivere a Barcellona. Di quell’esperienza non voglio dire nulla anche se ci sarebbe tanto da raccontare ma mi limiterò ad un immenso grazie a chi l’ha resa un’esperienza unica. Non posso non citare poi chi nella lontananza mi ha accompagnato senza sosta in questo cammino, ovvero gli amici di Trapani (compresi gli “spaccati”), prima di essere persone siete dei pezzi di cuore. Tornando a Roma un ringraziamento particolare lo devo ad una di quelle persone che non si incontrano facilmente, un amico vero che ho avuto la fortuna di conoscere e che mi ha sostenuto in tutti i modi dimostrando realmente cosa significhi essere amico. Grazie “compare” e grazie “rubia”. Grazie Monteverde. Non mi sono dimenticato di voi, le mie girls, i miei cuori. In questi giorni abbiamo chiuso questo percorso insieme, qualcuno ancora deve chiuderlo, realmente il nostro percorso però non finisce, siamo ancora colleghi e complici più di prima. Concludo ringraziando il mio relatore di tesi, Enrico Pusceddu, non solo per avermi seguito durante questi mesi in questo progetto ma per avermi preparato in questo biennio, arricchendo le mie conoscenze e la metodologia, per la disponibilità e la simpatia trasmessa. Grazie Accademia di Belle Arti di Roma. Vorrei dedicare uno spazio a parte per loro, i parenti, nonni, zii, cugini e la mia vecchia nuova famiglia. La vita separa e unisce, la famiglia continuerà ad esistere nonostante le difficoltà. GN



Finito di stampare ad aprile 2018

“Tipografia Grillo� via Messina, 81 - 91100 Trapani TP




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