2 LA RICERCA IN ARCHITETTURA THE RESEARCH IN ARCHITECTURE Teoria | Critica | Storia Theory | Criticism | History
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PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALE DI RETEVITRUVIO Rete Interuniversitaria Italiana di Architettura SSD ICAR 14 | 15 | 16. FIRST INTERNATIONAL CONGRESS OF RETEVITRUVIO Italian Interuniversity Network of Architectural Design SSD ICAR 14 | 15 | 16. PER GLI ANNI ACCADEMICI 2010-2012 Direttore: Claudio D'Amato Presidente Consiglio Scientifico: Franco Purini
Comitato scientifico: Gianni Accasto, Università di Roma La Sapienza Cesare Ajroldi, Università di Palermo Roberta Amirante, Università di Napoli Federico II Marcella Aprile, Università di Palermo Lucio Barbera, Università di Roma La Sapienza Luca Basso Peressut, Politecnico di Milano Enrico Bordogna, Politecnico di Milano Gianni Braghieri, Università di Bologna Francesco Cellini, Università Roma Tre Claudio D’Amato, Politecnico di Bari Cherubino Gambardella, Seconda Università di Napoli Franco Mariniello, Università di Napoli Federico II Ludovico Micara, Università di Chieti-Pescara Costantino Patestos, Politecnico di Torino Attilio Petruccioli, Politecnico di Bari Franco Purini, Università di Roma La Sapienza Luigi Ramazzotti, Università di Roma, Tor Vergata Angelo Torricelli, Politecnico di Milano Paolo Zermani, Università di Firenze
2–6 MAGGIO 2011 Politecnico di Bari, Facoltà di Architettura
Urban Reverse Engineering STEFANO PANUNZI, Università del Molise, Facoltà di Ingegneria Grazie all’ascensore, il ventesimo secolo ha visto l’edificio trasformarsi in un moltiplicatore di suolo artificiale per il tessuto urbano verticale. Il ventunesimo secolo vedrà restituire al sole delle coperture il suolo naturale coperto dagli edifici. Per conquistare questa frontiera interna ora abbiamo i mezzi per smontare e rimontare concettualmente le nostre città così come sono (Urban Reverse Engineering). L’inizio di questo processo rigenerativo partirà dalle periferie di singole città attraverso piattaforme collaborative immateriali che metteranno in rete tutti gli attori in gioco (Web Aided Design) e piattaforme rinaturalizzatrici autoportanti che coinvolgeranno in una rete fisica di infrastrutture architettoniche e urbane tutte le coperture degli edifici. Aumenterà enormemente la resilienza dei sistemi urbani e la loro capacità autopoietica fino ad assumere le sembianze di una vera e propria glocalopoli planetaria. L’irresistibile immagine del pianeta Terra, ipertestuale, ipervisibile, interscalare, sta generando una nuova cultura basata sulla lettura/scrittura georeferenziale. L’immagine Mondo - Territorio - Città prodotta, consumata e condivisa a scala globale si è imposta come interfaccia universale per indicizzare l’informazione globale. L’anello di retroazione del sistema cittadini-amministrazione è sempre più mediato da una rappresentazione dinamica del territorio. L’osservazione, reciproca e indiretta, per il monitoraggio delle trasformazioni architettoniche e urbane, può utilizzare un’interfaccia non immediatamente conflittuale, che al contrario è capace di mappare in tempo reale la geografia delle tensioni per poter intervenire prima dell’accumulo e della distorsione dei normali fenomeni di adattamento e di salvaguardia. “Gli ascensori non debbono rincantucciarsi come vermi solitari nei vani delle scale ... ma inerpicarsi come serpenti di ferro e di vetro, lungo le facciate “ Sant’Elia A. 1914, Manifesto dell’architettura futurista “ ... in America, il corridoio orizzontale, che si usa in Europa, è stato trasformato in un condotto verticale dotato di ascensori “ Lissitzky E. 1926, Una serie di grattacieli per Mosca, su Asnova “L’ascensore è la chiave di volta di tutta l’organizzazione moderna, sia che si tratti di quartieri proletari o quartieri di lusso. Ora ponendo la questione dell’ascensore obbligatorio, si pone quella della riorganizzazione completa della spartizione dei lotti, del tracciato delle strade, del loro numero ...Uno
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studio preciso mi permette di proporre un raggruppamento di 2400 persone su un solo reticolo verticale di 4 ascensori “ Le Corbusier 1929, La parcellizzazione del suolo urbano, CIAM “Le coperture stanno diventando, con i trasporti aerei, il lato più importante visualmente, dei solidi componenti il contesto urbano” Quaroni L. 1977, Progettare un edificio “La casa in linea è un ... tessuto di case messo in verticale, con il proprio percorso d’accesso costituito dalle comunicazioni verticali (scala, ascensore) che si comportano più come strada esterna a ciascun alloggio che come disimpegno interno” Caniggia G, Maffei G.L. 1979, Composizione architettonica e tipologia edilizia “Griglia urbana che rappresenta una lottizzazione urbana incompleta ... che riporta il ritmo di due alloggi affiancati come dimensione implicita del lotto urbano verticale ... Così per vie apparentemente misteriose, ma solo perchè non sufficientemente indagate, la casa in linea ... consiste spazialmente ... in un blocco verticale di letti (case urbane) separati e uniti da soggiorni (piazze)” Purini F. 1980, L’architettura didattica “Colonizzare i tetti diviene così una parola d’ordine ... nuove aree da abitare secondo modalità più complesse e innovative ... un nuovo territorio aereo da esplorare e urbanizzare ... assumendo per il progetto il nuovo paradigma orientativo dell’attacco al cielo, anche il suolo finisce con il modificare il suo statuto concettuale ... progetti che trasformano le coperture degli isolati in aree verdi da connettere in sistemi continui, giardini pensili dall’innegabile fascino” Purini F. 2003, Uno sguardo che cambia, in Roma vista dai tetti, Concorso del Ministero dei Beni Culturali - DARC
Sorvolate una periferia urbana, la più densa e priva di alberature, rendete per un attimo trasparenti tutti gli alloggi del tessuto residenziale lasciando visibili solo i loro blocchi scala-ascensore collegati alla rete di strade dai loro angusti atrii con altrettanti portoni. Se da una parte l’ascensore ci svela impietosamente l’essenza dell’edificio, semplice moltiplicatore di suolo, dall’altra ci porta proprio sulla soglia di una frontiera interna alle nostre città che potrebbe rivoluzionare quei luoghi ormai talmente compromessi da essere rimossi dall’inconscio collettivo. Immaginiamo di sfondare questi vicoli ciechi meccanizzati oltre l’ultimo piano, fateli sbarcare su quel suolo artificiale, ancora bagnato dalla pioggia e baciato dal sole, come lo era un giorno la sua proiezione a terra di suolo naturale, codificata dal linguaggio normativo come superficie coperta dall’edificio. Immaginate di sospendere degli orti su queste superfici, di rendere
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autoportanti quelle superfici, di mettere le auto nello spessore strutturale di quelle superfici, di gettare ponti tra un edificio e l’altro, di sorvolare questo nuovo suolo con funivie urbane. Un esoscheletro autoportante abitabile, un involucro capace di avvolgere facciate e coperture di edifici in linea e isolati a corte. Strutturalmente somigliante ai telai reticolari delle opere provvisionali dei cantieri che, assolto il loro compito di ospitare macchine, materiali e operai per la trasformazione, rimangono come infrastrutture permanenti per un nuovo suolo sospeso al servizio dell’edificio, ospitando nuovi impianti, orti e parcheggi pensili. L’Urban Reverse Engineering è la declinazione, nell’ambito della progettazione urbana, del reverse engineering che nasce come sistema dell’ingegneria per lo spionaggio bellico e industriale. La metodologia consiste nel riprogettare dispositivi dei quali non si possiedono indicazioni tecniche, ma dei quali bisogna riuscire a prototipare le componenti per simularne il funzionamento. La finalità ultima è quella di realizzare un secondo dispositivo, funzionante in modo diverso e capace di interfacciarsi con il primo per migliorarne le prestazioni. Questa operazione è assimilabile con la pratica del “retrofitting”, aggiornamento di un sistema con l’aggiunta o la sostituzione di un modulo. Edifici, infrastrutture, veicoli, sono tutte soluzioni tecnologiche singolarmente risolutive ed efficienti rispetto ai loro scopi ma la loro compresenza crescente nell’ambiente urbano, in particolare nella dimensione metropolitana, le ha rese non solo sempre più inefficienti, ma addirittura controindicate e dannose. E’ come se molti brevetti e soluzioni tecnologiche si fossero semplicemente sommati senza garanzie né certificazioni sulle loro prestazioni aggregate. In questo quadro va visto il contributo che può venire dall’Urban Reverse Engineering. E’ necessario sospendere le interpretazioni più consolidate che si sono avvicendate nell’ultimo secolo a supporto concettuale del progetto architettonico e urbano. La definizione della città come sistema vivente complesso è solo una metafora necessaria per comprendere la delicatezza e la complessità delle sue apparenze sistemiche che nascondono in realtà una stratificazione di sistemi interferenti, sempre più a rischio di collasso. Questa sospensione è quanto mai necessaria per scoprire i più nascosti spazi di manovra sull’esistente nel suo complesso, per scoprire le frontiere interne, per vedere l’invedibile, per parlare dell’indicibile: un patrimonio immobiliare tanto emarginato quanto inefficiente, chiamato periferia, quasi tutto costruito in cemento armato tra gli anni ‘50 e gli anni ‘80. Un patrimonio che da tempo dovrebbe essere messo in sicurezza. Il caso Italia è caratterizzato da 196 comuni dislocati lungo le coste che rappresentano da soli quasi un terzo di tutti territori urbanizzati presenti sul Mediterraneo (6.000 su 20.000, rapporto UNEP
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2006). Il profilo costiero delle coste italiane equivale a quelle dell’India (circa 8000 km). I tessuti urbani italiani sono caratterizzati dall’alta densità ed hanno un indice di impermeabilizzazione che può raggiungere il 95% del suolo disponibile, 1/3 del quale generalmente è costituito dalle coperture degli edifici. In questo quadro si inseriscono primati unici al mondo per la mobilità urbana orizzontale e verticale (36 milioni di auto e quasi un milione di ascensori), per la proprietà delle abitazioni (quasi 90% delle famiglie) e per la comunicazione fra individui (cellulari). Con quasi un milione di ascensori siamo il paese al mondo che ha più ascensori installati, sia in cifra assoluta che in relazione agli abitanti, più degli Stati Uniti (700.000 per 280 milioni di ab.) e ancora per poco più della Cina (610.000 per 1.210 milioni di ab.). Da questi dati prendono le prime mosse i 2 casi di studio presentati, che si pongono l’obiettivo di trasformare gradualmente gli edifici esistenti senza far uscire dagli appartamenti i loro abitanti, trasformandoli in nuovi produttori urbani di cibo ed energia, ma sopratutto con un meccanismo di convenienza economica per tutti gli attori in gioco. I nuovi materiali dell’ingegneria edilizia e dell’architettura eco-sostenibile permettono già oggi soluzioni che rivoluzioneranno il futuro delle metropoli. Le periferie possono essere trasformate in isole produttive di agricoltura urbana ed energia sostenibile. Le coperture possono collegarsi tra loro con ponti pedonali e carrabili, ed essere sorvolate da funivie urbane che le collegano agli altri trasporti pubblici esistenti. Gli appartamenti esistenti possono ampliarsi in facciata con serre abitabili e ricombinare le loro stanze con nuovi accessi, stanze dotate anche di pareti per la telepresenza. Non è utopia ma un progetto in preparazione per l’Expò 2015 in collaborazione con tutti i partner tecnologici che stanno rendendo tecnicamente possibile tutto ciò, rendendolo economicamente conveniente per smuovere l’interesse di milioni di famiglie che tutte insieme sono proprietarie del maggior capitale immobiliare urbano esistente. Casi di studio Ricerche in corso ideate e coordinate da Stefano Panunzi, prof. associato in Progettazione Architettonica e Urbana - Facoltà di Ingegneria - Università degli Studi del Molise
AMOROMA 02020 : I love Rome ZERO emission 2020 http://www.facebook.com/amoroma02020#!/note.php?note id=124425060907158
Urban Social Game inserito in INDEX URBIS 1° Festa dell’Architettura di
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Roma - Casa dell’Architettura - Acquario Romano, 13 Giugno 2010
Con la tecnica dell’Urban Reverse Engineering e del Web Aided Design lo spazio ed il tempo di Roma sono stati rovesciati: l’impronta ecologica si trasforma così in produzione di spazi, servizi ed energia. Per far convergere l’interesse su questo progetto di rigenerazione si è sperimentata la formula del gioco con il pubblico, con esperti in sala ed in collegamento remoto. Le piattaforme utilizzate per interagire con gli abitanti, con ospiti ed inviati speciali esterni, sono state Google Earth (geografica) - FaceBook (social network) - YouTube (video)- Skype (videoconferenza) - U Stream (webTV). Allo scopo è stato coinvolto il network su FaceBook di Roma Sparita (nato da 4 persone nell’autunno 2009, nel giorno dell’evento contava 40.000 iscritti attivi ed ha superato i 100.000 dopo un anno) per sperimentate forme di collaborazione progettuale estemporanee con gli abitanti di quartieri presi in esame e segnalati online in tempo reale. Incrociare domanda e offerta tra cittadini, associazioni, imprese, esperti, amministratori, imprenditori, banche, è una sfida che necessita nuovi ordini di grandezza. Per intercettare e far dialogare le risorse umane già attive nei social network, per dare accesso pubblico al monitoraggio ambientale, per comporre le punte più avanzate della ricerca specialistica con la capacità attrattiva di un progetto condiviso dai cittadini, sono stati sperimentati allestimenti multimediali e tecnologie interattive per rovesciare nella convivialità i rituali colli di bottiglia che normalmente impoveriscono sia la comunicazione fra le persone che l’emozione dello scambio. Il progetto presentato aveva un nome proprio di città: PalindRoma, dietro al quale si nasconde la possibilità di una narrazione rovesciata di Roma per un progetto urbano ecosostenibile basato su un rivoluzionario adeguamento impiantistico e strutturale. Le coperture degli isolati intensivi della periferia storica (‘50’80), dotati di adeguate sovrastrutture di sostegno e di collegamento, si trasformano in una rete di isole produttive di alimenti e di energia che, collegate tramite funivia alla cintura dei forti militari dismessi, rigenerano progressivamente l’intera città. Il suolo pubblico si libera dalle auto in sosta, le coperture degli edifici esistenti si collegano con passerelle pedonali e ciclabili, ospitando una rete di parcheggi, orti urbani e micro centrali eoliche e serre fotovoltaiche. Nasce così un nuovo suolo artificiale coltivabile, baciato dal sole e collegato agli ascensori di casa. Intere parti urbane dei quartieri della fascia intermedia, tra le Mura ed il Raccordo Anulare, vengono messe in rete con la Circolare Aerea dei Forti, rappresentando questi ultimi l’interfaccia per gli scambi con il resto della città.
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Fig 1. Urban social game AMOROMA 02020 I love Rome ZERO emission 2020 giocato a INDEX URBIS 1° Festa dell’Architettura di Roma presso la Casa dell’Architettura Acquario Romano, 13 Giugno 2010 cocept e vision di Stefano Panunzi, con Axel Ciccarella, Fabrizio Latini, Elisabettta Baldi, Daniele Di Vincenzi, Flavio De Carolis, Massimo Campari, Franco Mangione, Nadia Casciotti, Costantino Carluccio, Cosimo Fusaro, Augusto Garzia, Maurizio Nicolella.
Mediterranean Waterfront - Eco Cluster Cooperation Networking RoofTop Farm for Autopoietic and Resilient Glocalopolis http://it-it.facebook.com/note.php?note_id=170920012941982 XX Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica, 22 ottobre 2010, Termoli Universities meet in Architecture -12° Biennale di Architettura 20 Novembre 2010, Venezia
Mediterranean Waterfront è una ricerca che l’Università del Molise ha lanciato e sta coordinando a livello internazionale, basata sull’uso della Rete nella comunicazione scientifica e nella progettazione architettonica e urbana. Un progetto internazionale di agricoltura urbana per l’autorigenerazione delle periferie urbane del Mediterraneo, basato sul consolidamento dell’edilizia intensiva in cemento armato degli anni ‘50-’80 finalizzato all’installazione di serre fotovoltaiche per orti sui tetti e funivie urbane. L’obiettivo principale è declinare una via Mediterranea all’eco-sostenibilità, fin’ora troppo marcata da una cultura nord europea difficilmente esportabile. La cultura edilizia e urbana del Mediterraneo ha almeno due costanti preziose: le coperture piane degli edifici e la compattezza della città densa. La chiave innovativa del progetto è tutta nelle strategie di comunicazione gratuita e nelle reti di condivisione con tutti gli attori dei progetti di rigenerazione urbana : non solo tra abitanti, centri di ricerca, imprese, banche, amministrazioni, professionisti, ma anche tra le stesse aree in fase di rigenerazione. I partners vengono scelti tramite la Rete, dopo averne analizzato e verificato il profilo, per poi farli partecipare a veri e propri Laboratori Aperti in eventi pubblici di rilievo con collegamenti via Skype. Il progetto cresce, un incontro dopo l’altro, condividendo con il pubblico i traguardi delle varie tappe. Strumenti strategici di condivisione, oltre a tutti gli strumenti istituzionali, sono le webTV e le comunità FaceBook. Il tour esplorativo del Mediterraneo (maggio-luglio 2011) grazie a Mediterraid (speciale unità mobile, partner di Mediterranean Waterfront) è sicuramente l’aspetto operativo più esaltante per comprendere la filosofia e la novità di questa ricerca. Il fuoristrada di Mediterraid sarà attrezzato con un apparato di videoconferenza per entrare in comunicazione diretta con la gente nelle piazze e nelle strade, preventivamente selezionate per le loro caratteristiche adatte al progetto di rigenerazione. L’aspetto più importante dell’iniziativa sarà proprio l’attivazione di una rete di luoghi e di persone che continuerà a vivere durante e dopo il tour diventando il riferimento centrale del progetto.
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Fig 2.
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Fig 2. Eco Cluster Cooperation Mediterranean Waterfront Networking RoofTop Farm for Autopoietic and Resilient Glocalopolis XX Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica MIUR, 22 ottobre 2010, Termoli Universities meet in Architecture 12° Biennale di Architettura 20 Novembre 2010, Venezia concept e vision di Stefano Panunzi, con Axel Ciccarella, Fabrizio Latini, Elisabettta Baldi, Daniele Di Vincenzi, Flavio De Carolis, Massimo Campari, Franco Mangione, Nadia Casciotti, Costantino Carluccio, Cosimo Fusaro, Augusto Garzia, Maurizio Nicolella.
Note 1
Urban Reverse Engineering e Web Aided Design sono le definizioni più recenti date ad un ininterrotto percorso di ricerca iniziato con il dottorato di ricerca in Composizione Architettonica e Urbana (Università degli Studi di Roma, 1986-1990), da allora proseguito con una borsa di ricerca PostDottorato, con la didattica dei Corsi, le relazioni alle Tesi di Laurea presso le Facoltà di Architettura di Valle Giulia e Ludovico Quaroni dell’Università “La Sapienza” di Roma, la partecipazione a ricerche universitarie nazionali ed europee. Attualmente prosegue nella didattica e nella ricerca presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università del Molise e con il coordinamento di ricerche di dottorato interuniversitarie e reti internazionali di ricerca
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