Apostila Atenas

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Apostila Atenas

Profa. Dra. Arianna Zaccagnini


STRATIFICAZIONE DELLA ATENE CLASSICA ED ELLENISTICA

Il percorso si svilupperà attraverso la visita ai siti soprindicati.

SVILUPPO DELLA CITTA’ Fig. 1, Mappa dell’Atene antica preparata da M. Barbie di Bocage sulla base di scavi e fonti antiche nel 1784 per i viaggi di Anarcharsis. (da http://commons.wikimedia.org/wiki/File:17 84_Bocage_Map_of_the_City_of_Athens_i n_Ancient_Greece_-_Geographicus__AthensPlan2-white-1793.jpg)

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Si ritiene che la storia della città inizi ai tempi di Micene (Mavrojannis Torelli), tuttavia i primi insediamenti di Atene si possono far risalire al neolitico. A quest’epoca, infatti, risalgono le abitazioni situate a nord e a sud dell’Acropoli. Le abitazioni neolitiche, poche e rade, erano composte di un unico ambiente, basate su solide fondamenta nella roccia e innalzate con un intreccio di rami e fango. L’acqua, invece, vitale per la sopravvivenza dell’insediamento, era raccolta da 21 fonti relativamente superficiali, poste, infatti a 3-4 m sotto la superficie del terreno (Pantelidou). Le epoche successive non si discostarono troppo dal Neolitico finché Atene diverrà, appunto nel periodo Miceneo, il centro più importante dell’Attica. La città si sviluppa all’interno di un’area pianeggiante, molto fertile, racchiusa da due piccoli fiumi, l’Ilisso a sud e l’Eridano a nord. La città iniziale era articolata, come anche Tirinto e Micene, in un’acropoli, sede del palazzo, cinta da mura, al di sotto delle quali, come hanno testimoniato alcuni scavi americani, si trovavano importanti tombe, segno di una città fiorente. Il declino della Atene micenea invece di corrispondere al declino della città, vide piuttosto una fase di sviluppo (1050-700 a.C.) dato dalla fiorente economia basata sullo sfruttamento delle fertili terre della fascia costiera (paralìa) e della fascia interna (mesògeia). Queste zone, che andavano ben al di là dell’area urbana erano contrapposte alla diakrìa, una zona montana povera, verso l’entroterra. Gli artefici e beneficiari di questa attività economica erano costituiti da una aristocrazia in continua lotta per la conquista del potere passato dai re agli arconti (i magistrati repubblicani). Le lotte portarono all’intervento del primo legislatore, Draconte (624 a.C.) e, successivamente, del riformatore Solone, che diede alla città una costituzione democratica (594 a.C.) abolendo la schiavitù per debiti. Nel periodo arcaico la città vide la fioritura di molte imprese artigiane tra le cui la più famosa e fiorente fu sicuramente quella vascolare che determinò lo sviluppo di un fiorente commercio nei due secoli a venire. I fatti storici che ruotano intorno alla costituzione democratica e alla produzione/commercio vascolare si possono considerare i più importanti dal punto di vista urbanistico, (ma anche intellettuale e culturale) poiché determinarono la nascita di una nuova area funzionale urbana, quella dell’agorà. Successivamente, l’installazione di Pisistrato e dei Pisistratidi, che tiranneggiarono sulla città dal 546 al 527 a.C., aprì definitivamente la strada allo sviluppo urbano. Elemento fondamentale durante la tirannia fu infatti un ambizioso programma edilizio, al quale si affiancava una attività politica moderata. L’άστυ venne spostata più in basso e fortificata, e l’Agorà arricchita di molteplici edifici. Questo è il periodo che viene definito arcaico e che precede il più noto e famoso periodo classico. La transizione dal periodo arcaico al periodo classico è segnata dal respingimento dell’esercito persiano sconfitto nelle famose battaglie di Maratona nel 490 a.C., Platea (479 a.C.) e Salamina (480-479 a.C.) dalla potenza navale greca. Fu proprio questa potenza navale a determinare l’Età d’oro di Atene. In questo periodo Atene prese il controllo delle città greche e divenne un centro economico nella quale democrazia fiorirono arti quali la poesia, la filosofia e la scienza. In questo periodo venne ricostruito ciò che era stato distrutto dai persiani ed erette nuove fortificazioni note come le Mura Temistoclee. Queste nuove mura connettevano Atene con il porto della città, il Pireo. L’Agorà fu organizzata come il centro amministrativo e commerciale e l’immagine dell’Acropoli venne cambiata specialmente lungo le pendici meridionali per nuove ambizioni architettoniche e si sviluppò notevolmente l’architettura come forma di propaganda, ma anche come specchio del 2


grado di sviluppo culturale. La politica espansionistica ateniese portava però inevitabilmente a conflitti con le città rivali. I più rovinosi tra questi conflitti furono quelli che portarono alle guerre Persiane (431-404 a.C.) che videro la sconfitta di Atene da parte dell’oligarchia spartana. La gloria di Atene vide così un momento di stasi e la ripresa ricominciò soltanto all’inizio del sec. IV. L’egemonia ateniese però era perduta per sempre dopo la battaglia di Cheronea del 338 a.C. e al suo posto sulla Grecia si impose il potere macedone. Dal punto di vista architettonico ed urbanistico però Atene vide nuovi interventi da parte di Licourgo, che con il suo programma edilizio costruì lo stadio, ridisegnò il teatro di Dioniso e la Pnice e contribuì generalmente alla ricostruzione della città. Dopo il 323 a.C., con la morte di Alessandro il Grande, tuttavia, la città fu teatro di conflitti per la successione al grande condottiero. Atene riconquistò la sua indipendenza soltanto nel 229 a.C. e raggiunse l’apice della fama come centro intellettuale ed artistico nel sec. II a.C. Di questo periodo sono le Stoà di Attalo (Agorà antica) e di Eumene (pendici meridionali dell’acropoli) e il ginnasio dell’Agorà.

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ATENE CLASSICA ACROPOLI, I PROPILEI

Fig. 1, Illustrazione della salita ai Propilei.

I Propilei costituiscono l’accesso all’area dell’Acropoli (Figg.1-2) (πρόπυλον, o accesso monumentale), situati sul lato ovest sul tracciato della via processionale sono stati dotati di una gradinata (sostituita al vecchio tracciato per volere dell’imperatore Claudio, per rispondere al gusto simmetrico assiale romano). I Propilei furono realizzati in marmo pentelico su basamento in marmo blu di Eleusi tra il 437 e il 432 a.C. dall’architetto Mnesicle, sul sito di propilei precedentemente realizzati sotto Cimone. Si sono mantenuti in buono stato perché trasformati in palazzo, l’unico danno consistente fu quello provocato da un fulmine nel 1654 a causa del quale saltarono le polveri da sparo qui immagazzinate. Mnesicle è riuscito a trovare interessanti soluzioni per un edificio che presentava molte difficoltà. La ricchezza del contributo dei Propilei è apprezzabile sia dal punto di vista architettonico che urbano. Dal punto di vista architettonico i Propilei erano costretti tra il Tempietto di Atena Nike, i terreni sacri ad Artemide, la sede dei precedenti propilei (sec.VI) e il tracciato della via Sacra, lungo la quale si svolgeva la processione. Inoltre il terreno presentava notevoli difficoltà topografiche. Mnesicle, allora, adotta molteplici escamotage: compone l’edificio di un corpo centrale esastilo dorico su due lati, affiancandolo a due edifici laterali. Il corpo centrale è diviso da una rampa, ritmata a sua volta sui due lati da brevi serie di gradini. La stessa rampa si sviluppa in un percorso scandito da tre colonne per lato in stile ionico. Dal punto di vista urbano, invece, è da notare che i Propilei non costituiscono un accesso isolato, ma annettono ad un’area costruita. A differenza del periodo arcaico, periodo in cui gli edifici di culto erano solitamente isolati (in relazione soltanto alla funzione propria e al proprio altare), i Propilei avrebbero dovuto “dialogare” con gli altri edifici sacri. Mnesicle allora, pur rispettando il ritmo dei propilei arcaici, con le cinque porte di accesso all’area, effettua un lieve disassamento, in favore dell’asse est-ovest che taglia l’Acropoli, e pone l’arrivo nel punto in cui il dislivello era maggiore. In questo modo accentua l’ascensione della via processionale verso l’area sacra e la scoperta degli edifici, che avviene in maniera graduale (perché non in asse con l’arrivo), ma permette l’immediata percezione dei differenti caratteri degli altri edifici sia alla sinistra che alla destra dell’asse est-ovest. Il dialogo viene poi ripreso con proporzioni matematiche, sapientemente studiate, e dall’uso degli ordini. 1


La vista dell’Acropoli dai Propilei era la vista di una spianata ricca di ex-voto, donari e statue di korai e kouros. Seppure gran parte del materiale è andato perduto, sono comunque giunti a noi le statue ammirabili al museo archeologico e al museo dell’Acropoli. Degli edifici laterali, mentre quello sud era puramente di facciata, quello nord era destinato a sala per banchetti, ma era chiamato anche pinacoteca dato il consistente numero di quadri ivi contenuti, e aveva una facciata tristila. Mnesicle, aveva previsto anche altri due corpi laterali verso l’Acropoli testimoniati dalle testate di pilastro in facciata interna che, però, non furono mai costruiti. Fig. 2, Pianta dei Propilei di Mnesicle, con traccia (tratteggiata) dei propilei di Cimone (Martin da Bervé-Gruben).

Fig. 3, Illustrazione della vista di accesso all’Acropoli dai Propilei.

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Fig. 4, Pianta dell’adeguamento dei Propilei durante l’egemonia dei Franchi.

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ATENE CLASSICA ED ELLENISTICA ACROPOLI, IL PARTENONE

Fig. 1, Planimetria dell’Acropoli, in evidenza il Partenone Fig.2 (a destra) Pianta del Partenone.

Il Partenone è l’edificio più importante dell’Acropoli, e il più rappresentativo della città di Atene, tanto da esserne diventato il simbolo. La sua imponenza, la posizione dominante e visibile da molti punti della città hanno fatto sì che il tempio venisse acquisito quasi simbolicamente da ciascun dominatore della città. Per questo il tempio non è stato destinato soltanto al culto di Atena, ma ha visto, come vedremo più avanti, un succedersi di destinazioni, seppur sempre come luogo sacro. L’intenzione di costruire un tempio dedicato ad Atena vergine (in greco, Παρθένος) era stata manifestata e portata avanti già da tempo. Sul luogo dove ora sorge il Partenone, infatti, si sono rinvenute tracce di templi precedenti al Partenone attuale. I primi templi eretti in onore di Atena erano di dimensioni ridotte e affiancati da altre costruzioni che popolavano l’Acropoli. Come, e ancora più delle fortificazioni e della costruzione della stessa Acropoli, la costruzione del Partenone è legata alle vicende storiche, alle battaglie e alle conquiste della città. Uno degli elementi più importanti del Partenone è il fregio, questo rappresenta le Panatenee, la più importante processione che si svolgeva nell’Atene antica. La processione si svolgeva ogni quattro anni, nei mesi di luglio-agosto, in onore della protettrice della città, la dea Atena.. La processione era un vero e proprio festival, nel quale si svolgevano numerose cerimonie e sacrifici, il più cruento dei quali era l’Ecatombe il sacrificio di cento tori. Il fregio è rimasto inalterato per la gran parte dell’antichità. Appena dopo la metà del sec. III, tuttavia, ci fu un grande incendio i cui danni, in particolare sul fregio, rimangono per noi ancora sconosciuti. Per questo, infatti, nella seconda metà del sec. V fu trasformato in chiesa (Fig.3). Furono rimosse le parti centrali del frontone e del fregio orientali e, successivamente (forse nel sec. XII), anche sei parti del fregio per fare delle finestre (tre per ciascun lato). Dopo la conquista di Atene da parte dei turchi, invece, venne trasformato in moschea. Fu proprio perché roccaforte dei turchi che, nel 1687, durante la battaglia turco-veneziana, con la campagna di Morosini ad Atene, il Partenone fu bombardato dai veneziani appostatisi sulla collina antistante l’Acropoli (la collina di Filopappo). Un primo, consistente restauro dell’Acropoli, e dunque dei suoi monumenti più importanti, 1


risale agli anni ’70. Attualmente il Partenone è oggetto di restauro. La tecnica prevalentemente utilizzata è quella dello smontaggio, si può infatti notare come siano state sottratte le pietre angolari della trabeazione della facciata ovest. Fig. 1, Il Partenone come appariva prima del restauro in corso. Sono visibili i danni al lato meridionale causati dal bombardamento veneziano e la linea di contatto tra la roccia e il contenimento dell’Acropoli. Da qui si può comprendere l’imponenza della piattaforma posta a basamento del tempio stesso. (cfr. anche Fig.2)

Fig. 2, Sezione tra il basamento dell’Acropoli (versante meridionale) e la piattaforma costruita per erigere il Partenone (6). Si noti come il basamento e le mura di contenimento siano stati costruiti in fasi successive, mente la piattaforma del Paretnone abbia costituito un intervento unico.(da Carpenter)

Fig. 2, Piante rappresentanti il primo Partenone e il successivo, costruito dopo il sacco persiano.(Istituto Nazionale delle Ricerche, www.eie.gr)

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Fig.3 La trasformazione del Partenone in chiesa (disegno, M. Korres, dal sito del Centro di Documentazione Nazionale del Ministero della Cultura)

Fig. 4, Il Partenone nel sec. XVII, durante la dominazione ottomana, in un disegno di M.Korres (dal sito del Centro di Documentazione Nazionale del Ministero della Cultura)

A seguire sono elencati e rappresentati gli accorgimenti costruttivi adottati per la costruzione del Partenone per correggere la percezione visiva degli elementi architettonici e dell’edificio nel suo insieme. Fig. 5, Curvatura dello stilobate.

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Fig. 6, La curvatura dello stilobate era applicata sia al lato lungo che al lato corto.

Fig. 7, Rastremazione ed entasi delle colonne.

Fig. 8, Inclinazione verso l’interno delle colonne.

Fig. 9, Inclinazione verso l’interno degli elementi della trabeazione.

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ATENE CLASSICA ED ELLENISTICA ACROPOLI, L’ERETTEO

Fig.1, Pianta dell’Eretteo

L’Eretteo si erige su e domina la parte settentrionale dell’area sacra. Fu costruito tra il 421 a.C. e il 407 a.C. (durante la guerra del Peloponneso) come tempio di Atena Polias o “della città” (dal termine π όλις) il cui nome derivava da quello di Poseidone Erechteus (nome di un re attico). Questo è un tempio molto importante, definito anche archaios naos, o tempio vecchio. Nei secoli, come molti altri edifici, vide il susseguirsi di diverse destinazioni, trasformato n chiesa nel sec. VII e in harem e residenza del comandante della fortezza dell’Acropoli al tempo della dominazione turca. Venne eretto sulle vestigia di altri due tempi, uno del sec. VI, completamente scomparso, e uno successivo del quale si possono ancor oggi apprezzare le fondamenta tra l’Eretteo e l’Acropoli, su parte delle quali venne costruita la loggia delle Cariatidi. E’ un edificio molto ricco dal punto di vista funzionale, stilistico e architettonico. Poneva, per la sua progettazione, molteplici problematiche sapientemente risolte. Pausania lo definì “edificio doppio” poiché doveva condensare nei suoi spazi molteplici luoghi di culto. Inoltre l’area a questo destinata presentava dislivelli, anche molto consistenti, tra tutti i lati. La ricchezza funzionale e progettuale è stata coniugata ad un uso spigliato degli stili e degli elementi decorativi. L’edificio presenta un corpo centrale rettangolare suddiviso all’interno in quattro sale, una comunicante con il portico a est e le altre comunicanti con la loggia a nord. Al corpo centrale si annettono molteplici elementi. Un primo sul lato orientale, un portico prostilo, esastilo in stile ionico (Fig. 2) su parete chiusa finestrata con semicolonne; inoltre altri due corpi in asse (S-N), entrambe colonnati di cui uno più profondo (a N) e uno più piccolo (a S). Il corpo a nord (Figg.2-3-5) ha un fronte tetrastilo e chiude a gomito sulla parete con un’altra colonna, è un “gioiello in stile ionico” (Mavrojannis-Torelli). Presentava molte decorazioni ad ovoli e palmette (spesso ripresi come motivi decorativi in architettura, anche durante l’epoca neoclassica) che inquadravano una porta monumentale. La trabeazione era, invece, a cassettoni e variopinta, mentre il fregio riccamente decorato con un altorilievo in marmo pentelico su marmo blu di Eleusi. Il loggiato meridionale è invece un piccolo loggiato, famoso con il nome di Loggetta delle Cariatidi, per la particolarità di avere figure femminili in vece delle colonne. Questo luogo doveva essere destinato a tomba dell’eroe Cercope, per questo le cariatidi portano la patera per le libagioni per l’eroe ivi sepolto. Le cariatidi attualmente visibili sono delle copie delle originali, apprezzabili invece al museo dell’Acropoli e al British Museum di Londra.

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Fig. 2, Ricostruzione grafica dell’Eretteo dal lato orientale, (da Mavrojannis - Torelli).

Fig. 3, Ricostruzione grafica dell’Eretteo dal lato settentrionale, (da Mavrojannis - Torelli).

Fig. 4, Vista dell’Eretteo dal lato sud-occidentale.

Fig.5, Capitelli ionici e trabeazione del loggiato settentrionale.

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Fig.6, La loggia delle Cariatidi

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ATENE CLASSICA ACROPOLI, IL TEMPIETTO DI ATENA NIKE

Fig. 1, Planimetria dell’Acropoli, in evidenza il Tempietto di Atena Nike. Fig. 2, (a destra) Pianta del Tempietto di Atena Nike

Il tempietto di Atena Nike, a destra dei Propilei, sul Pyrgos, è un piccolo tempio di piccole dimensioni (m8,27xm5,44), anfiprostilo tetrastilo, in stile ionico. Anche se di stile differente dal Partenone, e secondo Torelli, leggermente arcaico, il tempio fu realizzato dallo stesso architetto, Callicrate, e come il Partenone fu decorato da un allievo del laboratorio di Fidia. Come il Partenone l’arco di tempo tra l’inizio e la fine lavori fu piuttosto lungo, iniziato infatti nel 449 a.C. fu terminato soltanto nel 421 a.C., con la pace di Nicia. Quello che noi vediamo attualmente è il frutto della seconda ricostruzione cui il tempietto fu sottoposto nel Novecento (la prima era stata dell’Ottocento). Il fregio che lo adorna rappresenta un’assemblea divina ad oriente e battaglie sugli altri lati, è visibile al museo dell’Acropoli, nella sezione dedicata al tempietto. Il parapetto del recinto, apprezzabile in frammenti, rappresenta Atena che assiste al sacrificio di una giovenca su un altare.. Forse indica un sacrificio in onore dei morti della prima guerra del Peloponneso (461 a.C.) Nel periodo turco fu utilizzato a fini difensivi per resistere ai veneziani e all’uopo smontato. Gli scavi hanno rivelato che nel luogo dove ora sorge il tempietto, precedentemente si trovavano un sacello 1 quadrato e diversi altari. Nel tempio si è succeduta la presenza di statue (lignea in età arcaica e con ali d’oro in epoca successiva).

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Il sacello (dal lat.sacellum) è l’area racchiusa da un recinto che cingeva un altare.

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Fig. 3, Il Tempietto visto dai Propilei (Martin)

Fig. 4, Vista occidentale del tempietto ai nostri giorni.

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ATENE CLASSICA L’ACROPOLI E IL SUO SVILUPPO Fig. 1, Rappresentazione figurata della città intorno al sec. V a C. In rosso è evidenziata la città alta o ακρόπολις, contrapposta alla città bassa o υποπόλις.

L’Acropoli (da άκρο-, punto estremo, più alto; e πόλις, città) è contrapposta alla città che si sviluppa alle sue pendici, la ὑπόπολις (voce che, tuttavia, non è mai entrata nell'uso comune) o città bassa, che sta sotto. Sorge su uno sperone imponente e visibile da molti punti della città. Si presentava inizialmente come un promontorio con poche, modeste abitazioni. L’insediamento sulla città alta (Ακρόπολις), nasce inizialmente per esigenze difensive, si sviluppa, tuttavia, sempre per la sua posizione dominante e sicura, per scopi di rappresentanza e di culto. Se, infatti, precedentemente e durante il periodo arcaico fu destinata a diversi scopi, (il più attivo dei quali fu come sede del potere e del Palazzo durante la tirannia dei Pisistratidi) fu però alla fine del sec. VI, con il riformatore Clistene, che divenne definitivamente il centro di culto della città. Anche se salendovi possiamo essere ingannati dall’idea che la roccia costituisca la base sulla quale poggiano direttamente gli edifici, in realtà lo sperone è sovrastato e livellato da una struttura che si estende per un’enorme area (m82 x m30,5). Questa enorme struttura arriva ad essere alta anche quasi m10 in alcuni punti, anche se attualmente nascosta sotto il livello del terreno. I muri che la compongono sono sia di contenimento che di (precedenti) fortificazioni, come hanno rivelato una serie di sondaggi effettuati nella parte meridionale tra il 1835 e il 1890 (Carpenter). Il materiale rinvenuto nel basamento è costituito di materiale di scarto di varie provenienze, in primis di lavorazione dei materiali, ma anche di ceramiche e cocci. La poca considerazione della stratificazione e dei i materiali ceramici ritrovati non hanno permesso, tuttavia, una datazione precisa dei primi interventi condotti per la costruzione del basamento. La datazione precisa di ciascuno strato avrebbe altresì aiutato a definire i differenti stadi di lavorazione e il susseguirsi dei cantieri e, di conseguenza, della forma conferita all’Acropoli stessa. Uno dei più importanti contributi dell’Acropoli attualmente visibile allo sviluppo urbano, propriamente detto, è il fatto di venire a creare un’area circoscritta in cui gli edifici dialogano tra loro. Come più esaustivamente spiegato nella scheda sui Propilei, gli edifici dell’Acropoli sono in relazione sia visiva che proporzionale tra loro. Generano dunque un insieme non separabile, come invece avveniva tra edifici prima di allora. Inoltre, (come evidente dalla scheda del Partenone) per la realizzazione dei singoli edifici 1


vennero usati specifici accorgimenti costruttivi per ovviare alle alterazioni della percezione visiva. Ciò vuol dire che, oltre ad una grande sapienza e maestria nelle lavorazioni, l’architettura e l’urbanistica greche, potevano vantare di una sensibilità eccezionale e una notevole attenzione alla morfologia urbana. La percezione della forma dell’edificio non era secondaria alla sua costruzione, alla sua collocazione e alla sua decorazione. L’aspetto dell’Acropoli odierna, profondamente mutato da quello che si presentava ai primi archeologi che vi intervenirono. In particolare il lato occidentale dell’Acropoli è cambiato radicalmente con i lavori effettuati tra il 1836 e la fine del XIX secolo. Il vecchio accesso era il Tholikò, chiuso con gli scavi di Beulé (1852-1853) e venne sostituito dall’accesso occidentale, come visibile in Fig. 2. Il Tempietto di Athena Nike fu ricostruito intorno nel 1835-1836 ed è visibile davanti alla torre franca, o Koulàs come veniva chiamato durante la dominazione turca.

Partenone Eretteo

Propilei

Tempietto di Atena Nike (in restauro)

Fig. 2, Veduta dell’Acropoli. Fig. 3, Planimetria dell’Acropoli e relativi edifici (da Martin).

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Fig. 2, L’Acropoli nel 1850,con il vecchio accesso, il Tholikò.

Fig.1, L’accesso all’area intorno al 1855. E’ ben visibile la torre franca sull’angolo sud-occidentale.

Fig. 2a, Acropoli, sezione trasversale, versante settentrionale, (da Carpenter). A Stoa di fronte alla caverna sacra e sorgente di Asclepio B Caverna con la fonte sacra C Muro di Cimone D Muro poligonale primitivo E Muro di ritenzione del secolo v F Strato primitivo di terra G, H Terra di riporto del secolo v J Podio del Partenone antecedente K Cella principale del Partenone L Cisterna per l.acqua piovana scavata nella roccia

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Fig. 2b, Acropoli, sezione trasversale, versante meridionale, (da Carpenter). M, N Peristilio del primo tempio di Atena N Muro del peristilio settentrionale, su cui poggia il porticato delle cariatidi O Mura della cella originaria del primo tempio P Recinto di Pandrosio, a ovest dell.Eretteo Q Rampa di dodici gradini che conduce al livello pi첫 alto a est R Muro dell.Acropoli ricostruito in tempi moderni S Parte dell.Acropoli costruita da Pericle con lunghi blocchi di pietra porosa

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ATENE CLASSICA ED ELLENISTICA L’AGORA’ ANTICA

Fig. 1, Planimetria dell’Agorà (a destra), in evidenza i due assi principali con i relativi edifici, il tempio di Efestio, la stoà di Attalo e l’Odeo di Agrippa

La nascita dell’Agorà è di fatto l’evento più importante per la vita politica e la storia urbanistica della città. Situata inizialmente (in epoca arcaica) attorno al colle dell’Acropoli, sulle pendici occidentali, con artigiani e residenti stretti nella valletta tra l’Aeropago e la Pnice, senza una collocazione precisa, viene successivamente collocata su un sito specifico a nord dell’Acropoli a seguito degli avvenimenti politici e alle conseguenti misure legislative adottate nei secc. VII-VI a.C. da Draconte e da Solone. A quest’ultimo in particolare si deve la prima Costituzione democratica e a misure che portarono alla fioritura di un’intensa attività produttiva artigianale e, come conseguenza di questo, di un intenso commercio che continuerà per oltre due secoli. La decisione di dare una cornice architettonica al regime soloniano sancisce definitivamente l’orientamento democratico delle sue riforme. L’Agorà era la sede degli edifici pubblici e delle funzioni commerciali, posta, a differenza dell’Acropoli, nella città bassa e in luighi dove fosse più facile raggiungere i porti. Come i luoghi sacri con il tèmenos, anche le aree delle agorà erano ben delimitate. Solitamente anche sull’agorà vigevano dei limiti religiosi, e la sacralità di questi limiti contribuiva alla composizione architettonica degli edifici dell’agorà stessa. Già dai secoli VIII e VII, anche fuori da Atene, il procedimento per la costituzione dell’agorà era lo stesso: la cinta di mura viene sostituita da un portico, (prima colonnato in legno) prima solo su un lato poi a cingere un’area, comunicando con l’area scoperta e con gli altri edifici vicini. La nuova agorà viene costruita sul posto delle necropoli. Anche se non regolare come quella di Mileto, ma anzi, più rispondente ad un processo costitutivo progressivo l’agorà antica risponde comunque a dei criteri. Le sue strade costituiscono, infatti, limiti di aree funzionali. L’asse nordsud, delimitato da cippi, contiene l’area amministrativa (prytanikon, Bouleterion, successivamente archivi) e religiosa (culto di Demetra, Apollo Patroos e Zeus Fratrio e Agoraios). L’asse diagonale, invece, che andava da NO a SE era il percorso delle Panatenee. L’agorà così concepita costituiva un insieme funzionale senza un’organizzazione precisa. Nei secoli V e IV la piazza si regolarizza, ma vengono costruiti comunque molti edifici a riempirla in modo costipato. A nord e sud si costruiscono, invece, portici sui quali si affacciano spazi di amministrazione, 1


di riunione e aule di tribunale. I portici, come anche gli edifici religiosi e politici allineati lungo gli assi viari, anche se non regolari o senza ordine apparente, rispettano, però, la circolazione nell’area. Un ordine più chiaro verrà successivamente creato in epoca ellenistica con un’omogeneizzazione delle facciate attraverso colonnati rettilinei. L’epoca ellenistica vide, infatti, un’intensa attività urbanistica voluta, anche dall’atteggiamento propagandista dei sovrani. L’urbanistica ellenistica si ispirava a regole estetiche: la valorizzazione delle masse monumentali, la ricerca di delimitazione e valorizzazione dello spazio, ricerca di unità architettonica attraverso l’interazione o l’associazione di differenti elementi funzionali, ricerca della monumentalità dell’architettura urbana (fino ad allora dispersa) attraverso l’impiego di elementi quali i lunghi colonnati. In questo modo, alterando e regolarizzando i principi che avevano ispirato i periodi precedenti, vennero gettate le basi dell’urbanistica. Tempio di Efestio Stoa di Attalo

Fig. 3, Veduta dell’area con gli assi e gli edifici meglio conservati

Odeo di Agrippa La via delle Panatenee

Fig. 4, Tempio di Efestio (da Martin). Si tratta di un tempio periptero dorico (6x13) costruito alla metà del V secolo a.C.. Il tempio è ben conservato poiché destinato a diverse funzioni fino agli anni Trenta del Novecento. Sono ancora visibili sulle metope della facciata orientale le fatiche di Ercole e su quelle settentrionale e meridionale le fatiche di Teseo.

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Fig. 6, Ricostruzione della sezione dell’Odeo di Agrippa (da Mavrojannis-Torelli).

Fig. 5, La stoà di Attalo, (da Martin). La stoà che vediamo ora è un’opera di ricostruzione da parte della scuola americana di studi classici avvenuta nel 19521953.

Fig. 6, Ricostruzione del prospetto della Stoà di Attalo, (da Mavrojannis-Torelli).

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ATENE CLASSICA ED ELLENISTICA IL CERAMICO

Fig. 1, Planimetria del Keramikos. In evidenza il Dipylon, il Pompeion, la Porta Sacra e la via delle Tombe.

L’area del Ceramico (Keramikos si trova a poca distanza dall’Agorà, in direzione NO. Installata lungo il fiume Eridano, ospitava il più importante cimitero della città, luogo ufficiale di sepoltura dei soldati caduti nelle guerre (Demosion Sema), oltre che dei privati cittadini. Tucidide lo definì «il più bel suburbio di Atene». In effetti, con la sua posizione leggermente distante dai colli e dalla valle in cui si svolgevano le attività cittadine, poteva dare la sensazione di essere un luogo a sé. Nell’area si possono ancora apprezzare le sculture e le opere utilizzate nell’Atene antica per celebrare i defunti, numerosi sono i raffinati pezzi scultorei a testimonianza della grande attenzione rivolta al culto dei morti. L’area, però, non era destinata soltanto a luogo di sepoltura, ma era sede di attività commerciali, laboratori, ginnasi. Il suo nome, non a caso, è da attribuire a Keramos, il fondatore del mestiere dei vasai; in questo quartiere (demo Keramèis), infatti, si produceva vasellame (ceramica), grazie alla materia prima offerta dal fiume. L’area, molto più estesa di quella che vediamo oggi era suddivisa dalle mura. La parte destinata alle sepolture era quella al di fuori delle mura, divisa dall’interno dalla più grande porta del mondo antico: il Dipylon, (letteralmente doppia porta, δι-πύλη) la più importante delle tredici porte della cinta temistoclea. Il Diplylon rivestiva una grande importanza sia simbolica che architettonica. Fu voluto da Temistocle ed eretto, come le omonime mura, nel 478 a.C., dopo la vittoria sui persiani, si estendeva in maniera articolata, a doppio Π per 1800 mq verso l’interno delle mura per assicurare un’efficace difesa e, inoltre, era la porta dalla quale iniziavano le due manifestazioni più importanti: la processione per i misteri eleusini (in direzione, appunto, di Eleusi) e le Panatenee (lungo il dròmos a N verso l’Agorà). L’area del Dipylon si sviluppava in una articolazione di altre costruzioni importanti, il Pompeion e la Porta Sacra. Il Pompeion, situato a sinistra del Dipylon era un edificio allungato, con un’entrata monumentale, che si svolgeva attorno ad una corte peristilia dove venivano preparate le macchine delle Panatenee, e che veniva utilizzato come ginnasio nel periodo (4 anni) tra le manifestazioni. Venne bruciato da Silla nell 86 a.C., ricostruito come un edificio a tre navate, fu nuovamente incendiato dagli Eruli, durante il sacco della città del 267 d.C. La Porta Sacra, invece, era la porta che, immetteva sulla via sacra, l’accesso dei pellegrini

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che arrivavano in città e provvedeva, inoltre, al passaggio sull’Eridano. Il cimitero, esterno alle porte 1, era sviluppato nella strada a S verso il Pireo, in lunghezza, dunque, su terrazze contenute da muri in blocchi che racchiudevano le sepolture. Le sepolture erano sormontate da tumuli funerari prima rettangolari e poi circolari (XII-VII secolo a.C), sui quali erano deposti vasi per le libagioni che dal VIII secolo a.C. assumono dimensioni imponenti divenendo sèmata (sinonimo di tombe) o segnacoli. Così nasce la tradizione di “segnare” la tomba, prima, appunto, con vasi e poi man mano con rilievi su lastre di dimensioni allungate, la stele con raffigurazioni dei giovani defunti ai tamburi di pietra dei tumuli vengono sostituiti monumenti in mattoni crudi. Le testimonianze dell’architettura funeraria cambiano completamente volto tra la fine del V e la fine del IV secolo a.C. In questo periodo, infatti, le leggi soloniane di limitazioni al lusso funerario, la necessità di reperire materiale per la rapida costruzione delle mura voluta da Temistocle, ulteriori limitazioni poste da Demetrio di Falero e una nuova emergenza per la fortificazione delle mura dopo la battaglia di Cheronea imposero austerità all’architettura funeraria. Più che fermarsi, tuttavia, questa espressione architettonica evolvette verso nuove forme. Si svilupparono così tumuli per sepolture multiple e recinti che accoglievano le spoglie di più membri della stessa famiglia. Fig. 2, Illustrazione dell’area. In evidenza: 1, Dipylon; 2, Pompeion; 3, Port Sacra; 4, Fiume Eridano; 5, Via delle Tombe.

Fig. 3, La via delle Tombe, (da Greco).

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Solone introdusse leggi che vietavano le sepolture in città.

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ATENE CLASSICA ED ELLENISTICA LA PNICE

Fig. 1, Ricostruzione della pianta dell’area.

Clistene, politico ateniese (565 a.C.-492 a.C.), continuò l’opera iniziata da Solone e che tanto influenzò la cultura e l’urbanistica greche. Per il raduno delle assemblee lui scelse il colle della Pnice un colle che, insieme al colle dell’Aeropago, al colle delle Ninfe e al colle di Filopappo forma il gruppo di colli antistanti l’Acropoli. L’assemblea, o ekklèsia secondo la sua riforma, era l’adunata popolare dei cittadini della polis. L’assetto degli elementi necessari all’assemblea ha subito variazioni nel corso del tempo, a cominciare dal nome del luogo. Il nome Pnice, infatti, venne attribuito soltanto nella metà del sec. V, per via dei cippi di marmo posti a delimitare l’area. Sempre dopo la metà del secolo, si intervenne facendo realizzare una meridiana dall’astronomo Metone, mentre nel 404 a.C. l’area venne rivoluzionata invertendo la posizione di caves e bèma. La sommità del colle fu spianata ulteriormente per accomodare una cavea artificiale realizzata attraverso un terrapieno sostenuto da un muro di contenimento (MavrojannisTorelli). Al centro della cavea si trovava un podio, il bèma in cui saliva l’oratore, in modo da essere visibile agli auditori. Inizialmente il podio era posizionato sul lato settentrionale, questo accorgimento era stato utilizzato in modo che gli auditori (ossia i cittadini) avessero di fronte la città nell’ascoltare l’oratore. L’area fu soggetta ad un rifacimento tra il 330 e il 326 a.C, con Licurgo. In questo periodo venne posta una statua di Zeus sul bèma, e progettata un’articolata stoà alle spalle della cavea, che però non venne mai completata a causa delle vicende politico-militari. La stoà sarebbe servita ad alloggiare i membri dell’assemblea in caso di maltempo. Per le condizioni politico-militari venne poi eretto un muro parallelo alla stoà, il diatèchisma, o muro intermedio, a scopi difensivi. Contemporaneamente il luogo destinato 1


alle assemblee venne spostato al teatro di Dioniso, sulle pendici meridionali dell’Acropoli.

Fig. 2, Veduta dell’area occupata dalla stoà. Fig. 3, Il podio o bèma

Fig. 4, Ricostruzione del complesso della Pnyka ad opera della scuola americana di studi classici.

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ATENE CLASSICA ED ELLENISTICA IL TEATO DI DIONISO

Fig. 1, Pianta del teatro nella sua seconda fase, seconda metà del V secolo a.C.

Il teatro di Dioniso si trova alle pendici dell’Acropoli, sul lato meridionale, fu la sede dell’assemblea dalla fine del IV secolo a.C.. Si trova a nord di un’area recintata (tèmenos) irregolare dal che racchiudeva il tempio (dorico distilo in antis visibile in Figg.1-2) e l’altare che costituivano il santuario di Dioniso. Successivamente (sec.IV) vennero aggiunti un secondo tempio e la stoà. Il tèmenos implica l’isolamento dello spazio dedicato alla divinità ed è solitamente costituito o da una divisione fisica come ad esempio un muro di cinta, o anche solo simbolicamente da cippi che limitano l’estensione dell’area sacra. Fu eretto nel VI secolo da Pisistrato, per poter portare anche ad Atene il culto popolare attico del teatro tragico e comico. E’ formato da una enorme cavea semicircolare (m100x90) che si adagia naturalmente sul declivio del terreno. Inizialmente la cavea accomodava gli spettatori su panche di legno, con proedrio marmoreo (Fig.1). In seguito vennero tagliate le gradinate nella roccia calcarea e venne mantenuta la presenza dei seggi marmorei riservati nelle prime file. Dal IV secolo in poi, però, subì una decisa ristrutturazione dovuta a Licurgo, politico ed oratore ateniese. Questi gli dette la forma classica del teatro greco, ampliandolo fino a fargli raggiungere una capienza di diciassettemila persone. Presentava un’orchestra circolare recante al centro la thymèle o altare rotondo di Dioniso (mavrojannis-Torelli). e una scena (σκηνή) rettangolare semplice, dalla facciata in muratura. Il proscenio era decorato con rilievi rappresentanti scene legate al culto del dio (Fig.4). Il teatro veniva inizialmente utilizzato in occasione delle feste in onore del dio e e successivamente per rappresentazioni che avvenivano in precedenza nell’agorà. In epoca ellenistica, invece, fu destinato solamente a sede dell’assemblea.

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Fig. 2, Il teatro nella sua prima fase, sec. VI a.C.

Fig. 3, Veduta attuale del teatro (da MavrojannisTorelli)

Fig. 4, Il proscenio del teatro n una fotografia del 1870. Fig. 5, Veduta del teatro in una fotografia del 1869.

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STRATIFICAZIONE DELLA ATENE ROMANA

Il percorso si svilupperà attraverso la visita ai siti soprindicati.

SVILUPPO DELLA CITTA’ Fig. 1, Sviluppo di Atene durante il periodo romano.

Atene fu città dell’Impero a partire dal 146 a.C.. Fu completamente devastata dalla furia distruttrice di Silla nell’86 a.C. Fortunatamente il rispetto, manifestato dagli imperatori successivi, per la cultura classica permise di salvare ciò che era rimasto e vide la città fiorire di 1


nuovi lavori ed opere pubbliche. In particolare Adriano designò Atene come quartier generale del Panellino e portò avanti un ambizioso programma di lavori che continuò fino ad Erode Attico. Il programma prevedeva la costruzione di una nuova agorà, cuore commerciale della città che fu eretta nel I secolo a.C.. Nei due secoli successivi la città vide una nuova fioritura con la costruzione della Biblioteca, del Pantheon, del Tempio di Zeus Olimpo, del Teatro di Erode Attico e da una serie di Bagni. Dopo la comparsa degli Eruli l’imperatore Valeriano riparò le vecchie fortificazioni e ne eresse di nuove a protezione della città, ma ciò non salvò la città da questi invasori che la distrussero nel 267 d.C. Immediatamente dopo la distruzione venne creata una cinta muraria che racchiudeva 16 ha a nord dell’Acropoli, comprendendo l’Agorà romana e la Biblioteca di Adriano. Per la costruzione venne utilizzato materiale prelevato ai monumenti distrutti. Questo nucleo costituì il cuore dello sviluppo urbano dall’antichità e fino al sec. XIX.

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STRSTIFICAZIONE DI ATENE ROMANA L’AGORA’ ROMANA, LA BIBLIOTECA DI ADRIANO E LA TORRE DEI VENTI

L’Agorà romana è la spia dell’interesse dei Romani per la cultura classica e per Atene e dell’intenzione di renderla una città ancora grandiosa durante l’epoca imperiale e forse anche elemento di collegamento. L’agorà presentava, infatti, due porte o Propylaia, una costituita dall’ingresso vero e proprio all’Agorà, posta sul lato orientale e dedicata 1 agli Dei Augusti, l’altra sul lato opposto, immetteva attraverso una strada all’Agorà antica. Entrambe queste porte erano costituite da un solenne corpo tetrastilo dorico ed immettevano in una piazza quadrangolare colonnata che misurava m111xm87, la vera e propria Agorà. Tutto il complesso è solenne e lussuoso, a parte le fondazioni in pietra porosa, infatti, era interamente realizzato in marmo (imettio e pentelico). Le botteghe dell’Agorà si sviluppavano lungo il lato settentrionale. Il lato meridionale era caratterizzato da un doppio portico e da una fontana centrale con attigua scala che collegava alle strade circostanti, poste su un piano più alto. Allineata al lato occidentale all’Agorà è, invece, la Biblioteca di Adriano. Dedicata nel 132 d.C., la Biblioteca si è ben mantenuta, specialmente per quanto riguarda le murature esterne in pòros che erano state trasformate, successivamente, in bastione delle mura. Come gli scultori, anche gli architetti del tempo, piuttosto che elaborare un nuovo linguaggio, si limitavano, anche se con egregia maestria, a ripetere motivi architettonici del passato. Così, la Biblioteca di Adriano, imitazione del Templum Pacis nel Foro di Vespasiano e considerata da Plinio il Vecchio il più bel tempio romano del tempo fa parte di questa categoria di edifici. A livello architettonico riprende i motivi decorativi adottati nel Foro di Nerva a Roma, nati come imitazioni, ma sviluppati poi con caratteristiche specifiche. Alla biblioteca si accedeva da una porta inquadrata da sette colonne corinzie (di cipollino, su plinti) per lato. Con ogni probabilità queste colonne dovevano essere cornate da altrettante statue. Le estremità del prospetto terminavano in due acroteri raffiguranti una Nike in volo. All’interno la biblioteca constava di un peristilio di cento colonne in marmo frigio su stilobate di marmo bianco. I lati lunghi (meridionale e settentrionale) erano scanditi da tre nicchie per parte, due laterali semicircolari e una centrale rettangolare. Al centro dell’area si trovava una lunga piscina. La biblioteca propriamente detta si trovava centralmente al lato orientale. Era costituita da 1

L’atrtibuzione è stata possibile grazie ad un’epigrafe non più in loco.

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un enorme sala con pareti di pietra e laterizio. Seppur senza attico (come invece nell’esempio di Roma) le colonne sono sollevate su plinti sagomati ancora visibili (Fig. 6). La sala era servita da ballatoi colonnati con tre serie di nicchie (ancora visibili) che alloggiavano gli armadi contenenti i rotoli di papiro e i volumi di pergamena. Altre nicchie ospitavano sculture di dei e imperatori. Il corpo della biblioteca era affiancato da due corpi laterali simmetrici che ospitavano locali di servizio e le scale di accesso ai ballatoi. Altri ritrovamenti fanno pensare che il luogo venisse utilizzato anche per attività oratoria e per il ginnasio. Questo è confermato dal fatto che in epoca tardo-antica, sul luogo della piscina venne costruita un’aula destinata alle funzioni oratorie. L’aula è triconca con avancorpo munito di locali laterali minori. Fig. 1, Pianta del complesso dell’Agorà, Torre dei Venti e Bibiloteca di Adriano (da Mavrojannis Torelli). 1. Accesso all’Agorà; 2. Porta di collegamento con l’Agorà antica; 3. Torre dei Venti; 4. Latrina; 5. Costruzione di attribuzione incerta; 6. Porta della Biblioteca di Adriano; 7. Piscina; 8. Sala della biblioteca; 9. Vani di servizio alla sala della biblioteca; 10. Aula triconca.

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Fig. 2, Veduta dell’Agorà dal lato dell’ingresso principale.

Fig. 3, Veduta dell’area centrale dell’Agorà.

Fig. 4, (in basso) Veduta dell’area della Biblioteca dal lato orientale.

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Fig. 5, Le colonne corinzie su stilobate del lato destro dell’ingresso della Biblioteca.

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Fig. 6, Capitello e trabeazione delle colonne che inquadrano l’ingresso della Biblioteca.

Fig. 7, Il plinto e il profilo della base delle colonne.

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Fig. 8, La piscina e l’aula triconca.

Fig. 9, La parete orientale della sala della biblioteca.

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Fig. 10, I plinti che ospitavano le colonne della biblioteca.

Fig. 11, Particolare del muro orientale esterno della sala della biblioteca.

Esterna al recinto dell’Agorà, ma ad essa collegata è la Torre dei Venti, un edificio minore costruito intorno alla metà del I secolo a.C. per contenere l’orologio ad acqua di Andronico di Cirro (personaggio ricordato anche da Vrrone e Vitruvio). Ward-Perkins la ritiene nel suo genere un piccolo capolavoro, poiché proprio in questi edifici minori (come anche la Porta di Adriano) si poteva apprezzare in quel periodo una maggiore creatività. L’edificio, in marmo pentelico, è una torre ottagonale con un’appendice circolare sul lato meridionale. Presenta due piccoli protiri a NE e NO (lati dai quali la torre è accessibile) su colonne i cui capitelli sono decorati a fiori di loto (motivo ripreso successivamente). Sulle parti alte degli otto lati esterni sono scolpite, a rilievo, figure rappresentative del vento cui erano sottoposte e conseguentemente abbigliate. 7


I venti vengono chiamati con i loro nomi nelle iscrizioni: Bòreas (da N), Skìron (da NO), Zèphyros (da O), Lìps (da SO), Nòtos (da S), Euros (da SE), Apeliòtes (da E) e Kàikas (da NE). La copertura, che dall’esterno è a falde è in realtà a cupola, ammirabile dall’interno, dove sono presenti anche cornici a diverse altezze. Le falde esterne sono spioventi e terminano co gocciolatoi a teste leonine. Nell’appendice circolare della torre era contenuta l’acqua necessaria al funzionamento dell’orologio, del quale si possono ancora vedere, sul pavimento interno, le sedi degli incassi cilindrici. I venti erano, invece, indicati da una banderuola bronzea esterna a forma di tritone. Fig. 12, Vista della Torre dei Venti.

Fig. 13, (in basso) Particolare della cisterna dell’acqua.

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Fig. 14, La rappresentazione della figura a rilievo sul lato SO della torre.

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ATENE ROMANA LA PORTA DI ADRIANO E IL TEMPIO DI ZEUS

Fig. 1, Veduta della porta di Adriano e dei resti del tempio di Zeus dall’Acropoli.

La Porta di Adriano può essere considerata, analogamente alla Torre dei Venti, un edificio minore. Come questa, tuttavia, rivela una creatività non rileggibile nei monumenti maggiori dell’epoca (Ward-Perkins). Segna il passaggio dalla città di Adriano a quella di Teseo, come è indicato da un’iscrizione incisa sul fornice e celebrava il tempio di Zeus all’area del quale dava accesso. L’arco è una quinta marmorea (Mavrojannis Torelli) costituita da una struttura fornice unico, a doppio ordine. Un arco in basso è incorniciato da colonne su plinti a loro volta contenute visivamente dai pilastri terminali. In corrispondenza delle colonne centrali un secondo ordine di colonne sorregge un architrave interrotto da un’edicola centrale sormontata da un timpano. Le colonne che lo sostengono sono più esili in stile corinzio. Se anche non rappresenti un capolavoro architettonico la porta denota una certa freschezza creando un gioco visivo tra le sue parti portanti e decorative. Le esili colonne su plinti, infatti, anche se poste in corrispondenza dei piedritti del secondo ordine non hanno altra funzione che quella decorativa; mentre in corrispondenza dei pilastri laterali e della chiave di volta erano poste statue. La successione tra le diverse quinte di colonne e pilastri crea, inoltre una, seppur lieve, successione prospettica e articolazione di piani. Fig. 2, Ricostruzione del prospetto della Porta di Adriano (da Ward-Perkins).

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Fig. 3, La Porta di Adriano in una fotografia degli anni Settanta (da Ward-Perkins).

Tra la Grecia e Roma esisteva uno scambio continuo di esperienze e, se l’influenza dell’Attica è visibile ovunque nella scultura marmorea e nei monumenti romani, è vero anche che la maestria greca era stata talmente assorbita dagli architetti romani che da Marco Cossuzio, chiamato ad Atene da Antioco di Siria nel 175-164 a.C. per erigere il Tempio di Zeus Olimpio (124-132 d.C.) nel luogo dove avrebbe dovuto sorgere un tempio voluto dai Pisistratidi. Anche questo secondo tentativo fallì per la morte del re. Alcuni scavi hanno, infatti, evidenziato le fondazioni in poros di una struttura che avrebbe dovuto essere colossale, ma non altro. Il tempio fu quindi voluto dall’imperatore per celebrare la sua grandezza ma anche per riparare ai torti subiti dalla città nel passato. Il tempio si trova nella valle dell’Ilisso (oggi coperto), accessibile dalla porta di Adriano era al centro di un gigantesco tèmenos (m206x129) in opera quadrata. E il più grande tempio in stile corinzio costruito in Grecia, peristilio con tre file di colonne sui fronti e due sui lati lunghi, su uno stilobate di m110x44. Le colonne, 104 in tutto, racchiudevano una cella contenente la statua crisoelefantina del dio. La cella è particolarmente strtta e allungata. Tutto intorno dovevano esserci statue delle quali sono visibili le basi. Attualmente sono rimaste soltanto quindici colonne.

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Fig. 4, Il tempio di Zeus e l’area circostante, planimetria. Lungo il peristilio sono evidenziati i resti attualmente visibili.

Fig. 5, I resti visibili del Tempio.

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ATENE ROMANA MAUSOLEO DI FILOPAPPO

Fig. 1, Veduta del Mausoleo di Filopappo (da Greco).

Il Mausoleo di Filopappo si trova sul colle più alto della città, colle che ha avuto storicamente un rulo difensivo. Da qui i Veneziani sferrarono l’attacco ai depositi di armi che i Turchi avevano installato sull’Acropoli; e qui fu costruito un forte nel 294 a.C. dal quale si poteva controllare la strada che congiungeva con il porto. Il monumento fu costruito all’inizio del sec.II d.C. dagli ateniesi in onore di Caio Giulio Antioco Filopappo, console romano e cittadino di Atene. E’ in marmo pentelico. Doveva contenere una camera funeraria alla quale si accedeva dal retro, (della quale rimangono due lesene e una piccola parte della struttura che sosteneva il sarcofago) e una facciata ad esedra verso l’Acropoli, della quale sono ancora visibili i resti del fregio che celebrava l’arrivo del console. Le decorazioni denotano il doppio carattere, intellettuale ed eroico della figura di Filopappo. Nel basamento si trovano, infatti, rilievi in stile romano, mentre in alto nell’esedra si trovano nicchie con statue sedute di Filopappo, suo nonno Antioco IV e un suo antenato Seleuco Nicatore (primo re di Siria) in atteggiamento filosofico

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Fig. 2, Ricostruzione delle piante a differenti livelli e sezione del Mausoleo, (da Mavrojannis Torelli).

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ATENE ROMANA IL TEATRO DI ERODE ATTICO

Fig. 1, Vista esterna del Teatro dal lato meridionale.

Il Teatro di Erode Attico fu donato dall’omonimo, benestante cittadino ateniese, ai suoi concittadini tra il 160 e il 170 d.C.. Presenta una ripida cavea semicircolare di m76 di diametro in marmo imittio, suddivisa, in altezza da un corridoio, o diàzoma, posto a circa metà. Ha un’orchestra pavimentata in marmo colorato, come ornate con lastre di marmo erano le pareti di tutto l’edificio. L’edificio scenico è molto imponente, alto ben m 28, è fatto in muratura a blocchi calcarei con riempimenti in cemento e laterizi. Il fronte scena era romano, articolato in tre piani articolati ciascuno con nicchie e colonne ai quali si accedeva da scale interne. La parte più importante del teatro doveva essere però il tetto ligneo, bruciato durante il sacco degli Eruli che non fu mai ricostruito. Il teatro poteva ospitare ca. cinquemila spettatori. Attualmente, in una cavea completamente ristrutturata, ospita ancora manifestazioni teatrali e musicali. Fig. 2, Pianta del deatro e della contigua stoà di Eumene II.

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Fig. 3, Vista del Teatro e della contigua Stoa di Eumene II.

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STRATIFICAZIONE DELLA ATENE BIZANTINA LA CHIESA DI AGIA EKATERINI

Fig.1, La chiesa di Agia Ekaterini. Agia Ekaterini è una chiesa del XI-XII secolo, a croce inscritta con cupola. Al corpo bizantino è stato aggiunto un corpo negli anni . Nella parte originaria che emerge dall’aggiunta successiva sono rileggibili ancora tutte le caratteristiche della chiesa ateniese: la cupola ottagonale, le aperture a feritoria sui suoi lati, l’opera muraria a ricorsi di pietra porosa e laterizi, i ricorsi dei laterizi che creano motivi decorativi sulle pareti. Fig.2, Corpo aggiunto in epoca successiva.

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Fig. 3, Il corpo originario come emerge dal corpo addossato.

Fig. 4, Particolare dell’attacco del tamburo.

Fig. 5, Particolare del lato occidentale con la traccia di una precedente apertura.

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Fig. 6, Apertura bifora ed elementi decorativi in laterizio.

Fig. 7, Il campanile a vela è stato aggiunto successivamente, come anche in altre chiese del periodo.

Fig. 8, Sull’area, molto vicina alla porta di Adriano, si trovano resti di un peristilio romano. In questo scorcio sono visibili resti delle colonne, lisce su basi ioniche.

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ATENE BIZANTINA LA CHIESA DI AGIOS ELEFTERIOS

Fig. 1, Veduta prospettica di Agios Elefterios.

Agios Elefterios è una chiesa risalente al sec.XII. Costruita con marmo pendelico è stata realizzata pressoché interamente con materiale di spoglio. Il materiale di spoglio all’epoca veniva “cristianizzato”, ossia sui resti decorati di templi antichi venivano infatti spesso inseriti simboli cristiani quali la croce. La chiesa, nonostante le sue ridotte dimensioni, presenta la tipica pianta a croce greca nella variante semicomplessa a quattro pilastri (che sorreggono la cupola e, contemporaneamente, servono da partizione interna) mono-absidata, le cui piccole navate laterali terminano in due nicchie. La struttura è rileggibile anche dall’alzato (Fig.1) con cupola (ateniese, come in Agioi Asomatoi). In epoca moderna è stata affiancata dalla cattedrale. E’ una delle chiese bizantine per le quali è stato utilizzato maggior materiale di spoglio. Fig. 2, Spaccato assonometrico della chiesa.

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Fig. 3, Soluzioni architettoniche della modanatura del tetto del corpo centrale e decorative di facciata.

Fig. 4, Particolare architettonico del portale.

Fig. 5, Soluzione architettonica dell’accostamento del corpo centrale al laterale per lo scolo delle acque.

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Figg. 6, 7, 8, Bassorilievi raffiguranti animali allegorici risalenti al sec.XII.

Fig. 9, L’architrave del portale con bassorilievi e il simbolo della croce.

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Fig. 10, Soluzione del capitello d’angolo, con decorazioni floreali su una fila di ovoli. Generalmente molto del materiale con cui venivano costruite le chiese bizantine (non solo nel caso di Agios Elefterios) era materiale di spoglio.

Fig. 11, Particolare decorativo di facciata.

Fig. 12 Bifora del lato SO. La bifora è una soluzione ricorrente nell’architettura bizantina.

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Fig. 13, Apertura a feritoia spesso presente nelle absidi delle chiese ateniesi.

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STRATIFICAZIONE DELLA ATENE BIZANTINA

Il percorso della stratificazione di Atene bizantina si svilupperà attraverso la visita delle chiese indicate.

CENNI SULL’EVOLUZIONE E SULLA SITUAZIONE STORICA L’avvento e il trionfo del Cristianesimo, e la creazione dell’Impero Bizantino sancirono la decadenza della maggior parte delle grandi città greche riducendole, perlopiù, a centri provinciali privi di significato. In questo quadro Atene, a parte una breve parentesi di nuova fioritura nel V secolo d.C., subì la stessa sorte, spinta anche dalla chiusura delle scuole filosofiche (Giustiniano 529 d.C.) e la proibizione dei santuari pagani. Fu in questo periodo che i templi antichi vennero convertiti in chiese, come abbiamo visto per il Partenone, e sempre in questo periodo comparvero le prime basiliche Protocristiane. Atene non conobbe grande splendore in questo periodo. Nel sec. XI, però, vide una parziale nuova fioritura. In questo periodo si tentò di ridare un’organizzazione alla città. Le abitazioni vennero collocate fino alla vecchia cinta muraria e le attività amministrative venivano praticate nell’area dell’Agorà antica. La testimonianza per noi molto più importante sono però le tante piccole chiese costruite nell’area centrale ancor prima di questo tentativo generalizzato di organizzazione. La tipologia che venne sviluppata si può dire che sia bizantina, ma con degli influssi tipicamente ateniesi. Ciò che al di là dei singoli esempi è però da notare, a livello urbano, è la stratificazione che 1


queste denotano. Costruite per la maggior parte a nord dell’Acropoli, si sviluppano su una traiettoria che, parallelamente alle pendici dell’Acropoli stessa, si svolge lungo tutto il centro fino alla fine del quartiere di Plaka. A parte due costruite in alto, lungo le pendici del colle e una che ha subito interventi successivi, le chiese sono poste su un piano ribassato rispetto a quello della città attuale. Le chiese ricostituiscono così il piano su cui si sviluppava la città. Atene poteva vantare di molte piccole chiese del periodo bizantino delle quali rimane, però, soltanto una piccola parte. La maggior parte delle chiese ateniesi hanno delle caratteristiche specifiche riconducibili alla scuola greca, sono comparse in Grecia nella prima metà del sec. X. Non tutte queste caratteristiche sono riconducibili a influenze di Costantinopoli. Le caratteristiche sono sintetizzabili nell’impostazione a croce inscritta con cupola, in cui una croce si interseca con un presbiterio tripartito. Sul tipo di intersezione di queste due parti si differenziano i tipi: complesso a quattro colonne, semi-complesso a quattro colonne, semplice a quattro colonne e semplice a due colonne. La pianta è rettangolare e la croce greca rileggibile dall’intersezione del tetto, al centro dell’intersezione di erge la cupola del tipo ateniese, ossia di ridotte dimensioni, spesso ottagonale con una o due aperture per ciascun lato. L’ambiente centrale della chiesa è spesso preceduto da un nartece. Un altro tipo di chiesa ad Atene è, invece, quella delle chiese ottagonali (Lykodemo e Monastero di Dafne). Queste chiese si distinguono per la cupola che idealmente copre l’intera estensione dell’edificio. La cupola è ottagonale su otto supporti, colonne o pilastri. I supporti della cupola sono proiettati sul pavimento della chiesa a formare un ottagono. L’alzato era caratterizzato di ricorsi di pietra porosa reticolati con ricorsi di laterizi. I laterizi erano usati anche per creare motivi decorativi sulle pareti, come visibile da molti degli esempi. Illustrazione dell’estensione dell’Atene bizantina.

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Fig. 1, Sezione dell’alzato della chiesa tipo a croce greca inscritta.

Fig. 2, Pianta a croce greca inscritta con nartece, del tipo piĂš semplice.

Fig. 3, Alzato della chiesa tipo a croce greca inscritta.

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Fig. 4, Pianta tipo del tipo di chiesa ottagonale.

Fig. 5 Alzato tipo della cupola ateniese.

Fig. 6, Pianta tipo della cupola ottagonale della chiesa ateniese.

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Figg 6, 7, Alzato e sezione tipo della chiesa ateniese. Sono visibili i ricorsi di pietra e laterizi.

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ATENE BIZANTINA LA CHIESA DI KAPNIKAREA

Fig. 1, Veduta della chiesa di Kapnikarea.

Kapnikarea è una delle più conosciute e forse più belle chiese bizantine. La sua costruzione è attribuita all’imperatrice Irene, che tenne l’impero dal 797 all’802 d.C. L’attribuzione del nome Kapnikarea è sconosciuta. Come altre chiese bizantine per la sua costruzione è stato utilizzato materiale di spoglio. La cupola (Figg. 3 e 4), è, infatti, sorretta da quattro colonne romane. Si trova sulla strada che collega il Parlamento al Keramikos (Odos Ermou, Fig. 2) è a croce greca, a pianta complessa con tamburo e cupola che si innalza su finestre a feritoia incorniciate da un ordine, tri-absidata, con protiro laterale. In questo esempio il protiro (Fig. 7) inquadra con chiarezza il nartece (Fig.16). E’ stata restaurata negli anni Cinquanta, periodo nel quale fu arricchita di affreschi di F. Kontoglou. Fig. 2, La quinta costituita dalla chiesa di Kapnikarea su Odos Ermou da piazza Monastiraki.


Fig. 3, La compenetrazione dei solidi costituiti dalle croci del transetto, della navata, dal tamburo e dalla cupola.

Fig. 4, La cupola dall’interno. Nell’architettura bizantina ogni elemento architettonico diveniva superficie decorativa.

Fig. 5, L’abside tripartita, esposta a est.


Fig. 6, I molteplici volumi compenetrandosi generano un’architettura articolata all’esterno che risulta in una elaborata composizione dei piani di copertura.

Fig. 7, Il protiro.


Fig. 8, Particolare architettonico-decorativo esterno del lato meridionale. E’ evidente la tipica tecnica costruttiva dei ricorsi di laterizi che inquadrano i ricorsi di pietra porosa e creano motivi decorativi.

Fig. 9, Il capitello del protiro.

Fig. 10, Esterno dell’apertura absidale a feritoia.


Figg.11-12-13-14, Particolari decorativi dei capitelli di facciata.

Fig. 15, Un mosaico interno.


Fig. 16, Vista del nartece. Nelle chiese bizantine il nartece era un elemento ricorrente, un corridoio posto trasversalmente all’asse longitudinale.


ATENE BIZANTINA LA CHIESA DI AGIOI ANARGIROI

Figg. 1-2, Veduta dei campanili a doppio ordine della Chiesa di Agioi Anargiroi, nel quartiere di Psirri. Fig. 2, Veduta della Chiesa di Agioi Anargiroi, lato NO.

Agion Anargiron fu edificata nel’XI secolo. Lo stile bizantino è più difficile da rileggere poiché l’aspetto originario della chiesa fu completamente stravolto dai rifacimenti degli inizi del Novecento nei quali i muri vennero rivestiti esternamente con finti intonaci e materiali industriali del tempo. I rifacimenti hanno però fortunatamente rispettato l’impostazione della chiesa originale internamente e per quanto riguarda alcuni elementi. Questa chiesa differisce sensibilmente dallo stile bizantino ateniese, perché composta di due ordini. Gli elementi architettonici e decorativi originari (Figg. 4-5) provenivano con ogni probabilità da materiale di spoglio.

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Fig. 3, Le trame originali dei laterizi sono ancora visibili, seppur alterate, nei campanili.

Fig. 4, Un capitello del portale d’ingresso.

Fig. 5, Motivo decorativo dell’architrave di un’apertura laterale.

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Fig. 6, Imitazione della bifora che doveva costituire l’apertura originaria.

Fig. 7, Le absidi della chiesa, seppur visibilmente alterate dai rivestimenti degli interventi novecenteschi, sono ancora rileggibili.

Fig. 8, I pennacchi e il tamburo della cupola. Gli interni della chiesa mantengono ancora alcuni caratteri della chiesa originaria.

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ATENE BIZANTINA LA CHIESA DI AGIOI ASOMATOI

Fig. 1, Veduta della chiesa di Agioi Asomati.

La chiesa di Agioi Asomati (Santi Incorporei), come la chiesa di Kapnikarea, si trova su Odos Ermou, la strada che collega Syntagma al Ceramico. E’ una piccola chiesa del sec. XI. Le caratteristiche dello stile bizantino ateniese qui, seppur alterate da modificazioni avvenute nel 1651 e da rifacimenti condotti nel 1955 sono chiaramente rileggibili. Vediamo cos’ la cupola snella che si erge all’intersezione del transetto con il presbiterio, la sua forma ottagonale con le aperture a feritoia sugli otto lati, la pietra porosa incorniciata da elementi laterizi degli alzati, le aperture bifore, il gioco dei volumi e delle coperture e i motivi decorativi creati con i laterizi. Fig. 2, Come la maggior parte delle chiese bizantine pervenute sino a noi, si erge su un piano ribassato rispetto alla città attuale.

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Fig. 3, La cupola è di forma, finitura e proporzioni proprie del tipo ateniese. E’ evidente dalla figura, inoltre, il complesso gioco di volumi caratteristico delle chiese bizantine ateniesi.

Fig. 4, La soluzione di intersezione tra il corpo longitudinale e quello trasversale, per lo scolo delle acque.

Fig. 5, Apertura bifora, cone elementi marmorei decorati e motivi decorativi costruiti con i laterizi.

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Fig. 6, Elemento architettonico sovrastante il portale d’ingresso.

Fig. 7, Elemento decorativo dell’architrave del portale.

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LA STRATIFICAZIONE DELLA ATENE OTTOMANA

La visita alla stratificazione ottomana si svilupperà attraverso un percorso tra i monumenti sopraindicati. ATENE OTTOMANA Fig.1, L’estensione di Atene durante la dominazione turca.

L’Impero franco terminò definitivamente nel 1453, con la caduta di Costantinopoli. Atene fu conquistata dai Turchi tre anni più tardi, nel 1456. Fortunatamente la città e i suoi monumenti godevano di tale considerazione da parte del sultano Mohammed II, che costui emanò un editto 1


che proibiva la distruzione dei suoi monumenti, inoltre le accordò privilegi speciali riguardo tasse e amministrazione. L’amministrazione Ottomana si estese gradualmente nel tempo, andando dalla cinta muraria del tardo-romana nel primo periodo di dominazione, fino alla cinta muraria della antica fortificazione; su questa, nel 1778, vennero costruite nuove mura. La città, tuttavia, vide un declino della popolazione. L’insediamento urbano vedeva ancora la contrapposizione tra l’acropoli e la città bassa. L’acropoli era sede della fortezza, una sede militare eretta dai dominatori, e di molteplici abitazioni, il Partenone, invece, era stato trasformato nella moschea principale. Un’altra moschea fu costruita tra le rovine del Partenone dopo la sua distruzione da parte dei Veneziani (1687). La città bassa era caratterizzata, invece, da molteplici edifici, presentava un costruito denso lungo strade strette. Le aree residenziale, inoltre, non erano socialmente caratterizzate, ma sia le residenza più ricche, sia le più modeste erano distribuite nei quartieri. La zona amministrativa e commerciale, il bazar, aveva sede nelle aree dell’Agorà romana e della Biblioteca di Adriano. Altre moschee, i bagni e i seminari, dei quali si possono trovare ancora tracce, nonostante le distruzioni del XIX secolo, erano costruiti nelle aree adiacenti. Nonostante il riguardo iniziale però della Atene Ottomana rimane ben poca testimonianza. Intorno alla fine del sec. XVII, infatti, la città subì numerosi danni, molti dei quali non intenzionali, ma dovuti alla guerra in corso. I danni subiti dai Propilei e dal Partenone, in particolare furono dovuti ai cannoni veneziani che al comando di Morosini colpirono l’Acropoli dalla collina di Filopappo per distruggere i depositi di armi turchi. Fig. 2, Illustrazione della moschea principale costruita nel Partenone con le costruzioni che, al tempo, invadevano l’Acropoli.

Fig. 3, La moschea costruita tra i resti del Partenone dopo la distruzione dello stesso da parte dei Veneziani di Morosini.

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ATENE OTTOMANA IL BAGNO DEI VENTI (AERIDON)

I bagni, già dall’antichità, assolvevano a funzioni di pulizia e religiose (in Grecia sono stati trovati complessi di bagni antichi a Cnosso), la pulizia assumeva, infatti, il significato di catarsi del corpo e dello spirito. Nella cultura ottomana però il bagno o hammam svolgeva anche funzioni sociali, era infatti il principale luogo di incontro, specialmente per le donne. Il bagno, come avviene ancora, funzionava alternativamente per donne o uomini, in orari differenti durante l’arco della giornata. L’edificio è costituito di spazi riscaldati attraverso un sistema sotterraneo, l’ipocausto (dal gr. ὑπό "sotto" e καυστος "acceso"), basato sulla circolazione di molta aria calda sotto il pavimento e all’interno delle pareti. Al centro del sistema c’è una fornace dalla quale l’aria arrivava al pavimento attraverso un passaggio. Il sistema funzionava come una grande camera d’aria, dal pavimento, rialzato attraverso pilastrini di mattoni o muratura (di ca cm 40-60 di altezza), l’aria passava alle pareti attraverso le forature di mattoni cavi e usciva in alto. La quantità di calore negli ambienti veniva regolata attraverso la quantità di fuoco e degli sfoghi dell’aria in uscita. Il sistema di approvvigionamento delle acque funzionava grazie ad una cisterna centrale. Gli ambienti principali in cui si svolgeva il bagno erano differenti: lo spogliatoio, la sala fredda, la sala tiepida e la sala calda. Erano, dunque, organizzati attraverso differenti momenti che servivano al corpo per potersi abituare alle temperature ed evitare così i rischi provenienti da sbalzi di temperatura eccessivi. Per mantenere omogenea la temperatura gli ambienti erano coperti a volta ed illuminati attraverso lucernari circolari vetrati (φεγγίδες). L’edificio ha svolto la funzione di hammam fino al 1965. Ha subito differenti interventi, il primo, molto consistente nel 1870, anno in cui vennero annesse due intere ali che permisero il funzionamento contemporaneo per uomini e donne; successivamente fu annesso un altro corpo ausiliario, dove si può ancora vedere un cosidetto bagno europeo. Una nuova ristrutturazione, nel 1999, ha segnato il cambio di funzione da bagno a sede distaccata del museo di arti popolari. La costruzione attuale è frutto di un rifacimento, mantiene però internamente le partizioni e i caratteri originari. Si possono apprezzare in particolare lo spessore delle pareti, la successione degli ambienti, con le piccole aperture, e le coperture a cupola. 1


Fig. 1, La facciata dell’Hammam.

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Fig. 2, La copertura a voltine nella sala degli spogliatoi.

Fig. 3, La sala degli spogliatoi.

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Fig. 4, La successione di ambienti interni.

Fig. 5, La volta di copertura delgi ambienti interni.

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Fig. La sala intermedia dei bagni delle donne.

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ATENE OTTOMANA LA MOSCHEA TZISTARAKI

Fig. 1, Veduta della moschea

La moschea Tzistaraki, costruita nel 1759, è una delle testimonianze più importanti della dominazione turca della città. Si trova in Plateia Monastiraki, la piazza dove più evidenti sono le testimonianze della varietà di aspetti che hanno contribuito alla storia greca. La moschea è costruita ai margini dell’area della Biblioteca di Adriano, sull’angolo dell’ala settentrionale del colonnato d’ingresso. E’ una costruzione a pianta quadrata, con copertura a cupola su tamburo ottagonale e annesso portico in facciata. Al portico si accede attraverso una scala laterale. Il portico è composto di tre passi di archi a sesto acuto di cui il centrale più stretto ed evidente. Le campate e la copertura rivelano i caratteri tipici dell’architettura ottomana di Atene con le coperture a cupola svasata. Nonostante le aperture siano molteplici, due ordini sulle pareti laterali e una ciascun lato del tamburo, l’edificio manifesta un forte carattere introspettivo rafforzato, inoltre, dal piano della moschea rialzato rispetto a quello degli spazi circostanti. In facciata, invece, si crea continuità tra lo spazio interno e quello esterno del portico attraverso le molteplici aperture. Sul portale sono visibili iscrizioni e decorazioni. La moschea è stata restaurata nel 1966 per permettere le preghiere nel luogo sacro al settimo sultano saudita Ibn Saʿūd, allora esule in Grecia. Attualmente l’edificio è, come i Bagni dei Venti, sede distaccata del Museo delle arti popolari.

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Fig. 2, Pianta.

Fig. 3, Illustrazione della moschea nel sec. XVIII.

Fig. 4, Veduta della moschea dal lato meridionale, sec. XVIII (illustrazione).

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Fig. 5, Il portico è caratterizzato dagli archi a sesto acuto dei quali il centrale è piÚ snello.

Fig. 6, Veduta del portico e della copertura a cupole.

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Fig. 7, Gli archi del portico e i pennacchi delle cupole.

Fig.8, Particolare dell’attacco del portico al corpo centrale.

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Fig.9, Capitello angolare del portico.

Fig. 10, Elementi architettonici e decorativi del portale d’ingresso.

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Fig.11, Gli ordini di finestre delle pareti laterali.

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ATENE OTTOMANA LA CHIESA DI PANTANASSA

Fig. 1, La chiesa di Pantanassa o Monastiraki

La chiesa di Pantanassa è una chiesa del XVI secolo. Ha un impianto semplice, con un corpo centrale di forma allungata, diviso internamente in tre navate. Seppure continui la tradizione bizantina presenta caratteri specifici di influsso orientale, come la svasatura del tetto che copre il corpo centrale. Era la parte centrale del katholikon, il luogo di culto centrale di un piccolo monastero nel quale si producevano tessuti che rifornivano il vicino mercato (bazaar). Negli anni ha subito molteplici alterazioni, con aggiunte, soprattutto esterne e in facciata, successivamente rimosse. Dei lavori successivi rimane visibile un campanile. Il convento venne rimosso per gli scavi archeologici del 1885 e, successivamente, per la costruzione della linea ferroviaria. Rimase soltanto il katholikon che divenne una chiesa ordinaria cui venne dato il nome di Monastiraki che letteralmente significa, appunto, Piccolo Monastero. Fig. 2, Prospetto occidentale.

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Fig. 3, Il monastero con il Katholikon che emerge.

Fig. 4, La chiesa con le alterazioni Ottocentesche.

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Fig. 5, Veduta prospettica della chiesa attuale.

Fig. 6, Profilo della copertura.

Fig. 7, Particolare di una soluzione laterale del corpo centrale.

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Fig. 8, Contrafforte laterale.

Fig. 9, Particolare decorativo con croce bizantina.

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Fig. 10 UnitĂ base della decorazione floreale della decorazione del portale.

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STRATIFICAZIONE DI ATENE BIZANTINA IL MENDRESSES O SCUOLA DEL CORANO

Fig. 1, La porta del Mendresses (unico resto visibile del complesso).

Il Mendresses, costruito nel 1721, era la sede della scuola del Corano, il seminario dove venivano istruiti i giovani. Il complesso si affacciava sul lato orientale dell’Agorà romana, sulla Torre dei Venti. Era un edificio a recinto che si sviluppava su una pianta quadrilatera intorno a una corte centrale, circondato da piccole stanze su tre lati. Le stanze dei lati orientale e meridionale si affacciavano su un portico colonnato. Nell’angolo nord-orientale si trovava, invece, un altare. Nel 1836, su progetto dell’architetto danese Christian Hansen, l’edificio venne completamente alterato. Gli venne aggiunto un piano e fu trasformato in carcere. L’edificio subì successivamente enormi danni a causa della scarsa considerazione di cui godeva l’architettura ottomana, una gran parte dell’edificio venne infatti demolito nell’ambito della campagna di scavi archeologici nel 1914. Di tutto il complesso attualmente rimangono soltanto parte del recinto e il portale d’ingresso sul quale è visibile una lunga epigrafe.

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Fig. 2, Illustrazione storica del cortile della scuola, (dal sito dell’Istituto Nazionale delle Ricerche).

Fig. 3, La Scuola del Corano in un’illustrazione storica (dal sito dell’Istituto Nazionale delle Ricerche).

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Fig. 4, Pianta del complesso (dal sito dell’Istituto Nazionale delle Ricerche).

Fig. 5, Il portico interno in una fotografia storica (dal sito dell’Istituto Nazionale delle Ricerche).

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Fig. 6, Particolare decorativo di facciata con rilievo a palmetta.

Fig. 7, La Scuola del Corano in un’illustrazione storica (dal sito dell’Istituto Nazionale delle Ricerche).

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Fig. 8, Decorazione tortile, cornice del portale di facciata.

Fig. 9, Motivo decorativo di facciata, ricorrente nell’architettura ottomana ateniese.

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ATENE MODERNA E NEOCLASSICA

La visita si svolgerà con un percorso, parte a piedi e parte con metropolitana e autobus, lungo il percorso suindicato.

INQUADRAMENTO STORICO

L’era moderna ad Atene inizia con la liberazione dai turchi, cominciata nel 1821 a seguito di una rivoluzione che ha visto Atene diventare il teatro di numerose battaglie, molte delle quali vennero combattute sull’Acropoli. Sull’Acropoli i greci prevalsero nel 1822, poi vennero nuovamente sconfitti dai turchi comandati da Kioutachis, ma vinsero definitivamente nel 1827. Lo Stato greco venne proclamato tale nel 1830. Quando la Grecia venne riconquistata e il nuovo stato proclamato si pose la questione della reggenza del paese. Lo stato greco nasce così nel quadro di un equilibrio politico e dinastico europeo, ancor prima che economico. Gli stati alleati (Francia, Inghilterra e Russia) con il trattato di Londra (1832) affidarono il neo-nato paese alla dinastia Bavarese, che avrebbe dovuto riportare il paese in Europa rendendolo una monarchia parlamentare e costituzionale. Re Ludovico I di Baviera designò come nuovo regnante il proprio erede, il principe Ottone. Al nuovo regnante spettò il compito di individuare la città più adatta a divenire la capitale del regno. Temporaneamente il ruolo venne attribuito ad Egina e, successivamente,a Nafplio, poiché Atene, di fatto, nel 1833 era ancora in mano ai Turchi. Si continuò, comunque, a sondare altre, e più appropriate, possibilità. Le città che si mobilitarono per la candidatura furono molte, tra cui Corinto, Nafplio. Argo e 1


Megara. La scelta ricadde, tuttavia, su Atene, nonostante la difficoltà geografica di amministrazione del paese e le perplessità di molti. Secondo Sica la scelta di Atene come capitale dimostra la “noncuranza delle grandi potenze per i caratteri e l’assetto sociale dei popoli minori”. Le motivazioni che portarono a scegliere Atene risentirono molto dell’atteggiamento romantico di cui la cultura tedesca era al tempo pervasa e del contributo che i resti della Atene antica avevano dato al neo-classicismo. La nuova capitale avrebbe dovuto riassumere la continuità tra glorioso passato e presente, inglobando simbolicamente la città turca e recuperando la testimonianza e la simbologia dell’Acropoli. Nel 1822 Atene era poco più di un piccolo paese isolato dal porto con una popolazione che non superava i dodicimila abitanti e che, durante le battaglie con i turchi aveva subito distruzione delle già sparute abitazioni. I profughi e i vecchi proprietari terrieri rientrarono però in città e cominciarono ad esercitare pressione sul nuovo governatore, Capodistrias, per un piano di Atene degno di una capitale.

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ATENE MODERNA E NEOCLASSICA L’ARCHITETTURA NEOCLASSICA: LA TRILOGIA ATENIESE DEL NEOCLASSICISMO (UNIVERSITA’, ACCADEMIA, BIBLIOTECA NAZIONALE) IL PALAZZO REALE (SEDE DEL PARLAMENTO) LA CHIESA CATTOLICA

L’attuazione del piano ne abbassò la qualità. Il piano, infatti, a parte la rappresentanza di alcuni edifici in odos Stadiou, la maggior parte del resto fu oggetto di speculazioni edilizie rese possibili dalla rapida crescita della popolazione. I maggiori edifici vengono realizzati su odos Panepistimiou, il nuovo viale realizzato per l’accresciuta importanza che il palazzo reale aveva dato a Syntagma e furono affidati ai maggiori architetti tedeschi in voga al tempo: il palazzo reale (1837-41) fu affidato a von Gartner, l’Università (1837-42) a H.C. Hansen, l’Accademia (1859-87) e la Biblioteca (18601892) a T. Hansen (che formano un unico complesso neogreco), la chiesa cattolica (1854-63) a von Klenze. Biblioteca, Accademia e Università costituiscono la trilogia ateniese del classicismo, la cui realizzazione e collocazione erano note già dal 1842. Tutti questi edifici sono realizzati in stile neoclassico che, anche se rappresentava lo stile della modernità, lo stile internazionale del tempo, ad Atene assume la funzione di riconoscimento dell’antichità e legittimazione del rapporto che questa città aveva con la civiltà classica. Fa eccezione la costruzione della nuova cattedrale che si inserisce nell’altra grande componente culturale greca: quella nata dal legame con l’impero bizantino, generatrice della megàli idèa, il disegno della nuova nazione greca a spese dell’impero ottomano (Fig. ). Il resto del tessuto urbano venne ripulito da molte piccole chiese bizantine il cui materiale andò ad arricchire la costruzione della chiesa metropolitana (Mitropoleos) neobizantina di T.Hansen. Lo stadio per le prime olimpiadi moderne disputate proprio ad Atene a suggellare questo nuovo ingresso in Europa e a rappresentare il ponte tra l’antico e il moderno è affidato invece a Averof (1896). 1


L’UNIVERSITA’ L’edificio è stato realizzato su progetto dell’architetto danese Hans Christian Hansen nel 1839, ma alla realizzazione hanno contribuito anche L. Kaftantzoglou e A. Theophilas per il completamento della costruzione dell’ala anteriore con il portico ionico (1843) e delle altri ali terminate soltanto nel 1864. E’ un edificio monumentale che si sviluppa secondo una doppia T. Vi si rispecchiano i principi del classicismo in una composizione che unisce imponenza e scala umana. I portici sono affrescati con fregio su un disegno del pittore bavarese Karl Rahl del 186, ma furono realizzati soltanto successivamente alla sua morte dal pittore polacco Lebiedzky, nel 1888-1889. Fig. 1, Pianta dell’Università di H.C. Hansen.

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Fig. 2, Illustrazione de progetto dell’Università di H.C. Hansen.

Fig. 3, Veduta aerea. Si nota l’impostazione a doppio T.

Fig. 4, Prospetto dell’edificio.

Fig. 5, L’ingresso e la facciata su Odos Panepistimiou in un’illustrazione storica.

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Fig. 6, Il colonnato ionico di facciata.

Fig. 7, Decorazioni del portale d’ingresso.

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Fig. 8, Particolare degli affreschi del fregio.

Fig. 9, Ingresso del Politecnico. Lo stile degli edifici ripeteva un’impostazione monumentale e celebrativa, anche se cercava di riportare l’imponenza e la monumentalità verso una scala umana, atto necessario per le destinazioni funzionali degli edifici.

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LA BIBLIOTECA (o VALLIANIOS)

La biblioteca fu progettata da Theophil Hansen e realizzata grazie alle donazioni dei fratelli Vallianos. La collocazione dell’edificio era nota da tempo, ma la costruzione durò molti anni e l’edificio venne terminato soltanto nel 1902. La composizione segue un ritmo dorico e lo stile si combina con una scala a due ali in stile rinascimentale. Il progetto prevedeva rilievi sui frontoni e decorazioni che però non vennero realizzate per motivi economici. Fig. 10, La biblioteca in una foto storica.

Fig. 11, Prospetto del lato settentrionale.

Fig. 12, Veduta aerea. Si noti la combinazione dello stile dorico cno lo stile rinascimentale della scala.

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Fig. 13, Prospetto su Odos Pamepistimiou.

L’ACCADEMIA (o SINEA)

L’Accademia è stata costruita tra il 1859 e il 1885 su progetto dell’architetto Theophil Hansen con la collaborazione dell’architetto Ernst Ziller, che ha influenzato la moderna architettura greca. L’edificio è noto anche con il nome di Sinea, dal nome del donatore grazie al quale l’edificio è stato realizzato. L’edificio è realizzato in stile ionico con marmo pendelico e presenta una maestosa facciata incorniciata da due colonne ioniche sulle quali sono poste le statue di Atena e Apollo. L’edificio, a parte alcune sezioni è l’ipotesi di utilizzo come residenza di visitatori illustri, è rimasto a lungo inutilizzato poiché, nonostante la realizzazione della biblioteca, l’Accademia è stata istituita solo successivamente all’edificio, nel 1926. Fig. 14, Prospetto principale.

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Fig. 15, La pianta dell’edificio

Fig. 16, L’esterno dell’Accademia in una fotografia storica.

Fig. 16, Veduta aerea.

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Fig. 17, L’ingresso.

IL PALAZZO REALE (attuale SEDE DEL PARLAMENTO) L’ex palazzo reale, ora sede del Parlamento è stato realizzato da von Gartner tra il 1836 e il 1843 in quella che allora era la parte orientale della città. I lavori furono ripetutamente interrotti e a dieci anni dall’inizio dei lavori ancora si trovavano parti incompiute. Si presenta come un enorme, semplice parallelepipedo in stile neoclassico, con quattro ali perimetrali e una centrale con colonnati dorici (est e sud) e portici (ovest). Nello stile è stato criticato da Biris, che lo ritiene pesante e privo di eleganza e dal E.About, secondo il quale assomiglia a una caserma. Le funzioni a cui fu destinato furono molteplici. Per quasi sette decenni fu sede reale, successivamente ai danni subiti in due incendi i reali se ne allontanarono e divenne residenza della Regina Madre. Poi ancora ospedale, durante la campagna dell’Asia Minore e quartier generale dei servizi per i rifugiati dopo il 1922 finché Venizelos lo rese sede della Camera e del Senato (1934). Dal 1946, tranne un periodo di interruzione dovuto alla dittatura (1967-1974), è sede della Camera. L’edificio nel corso del tempo subì alcune significative variazioni, le più importanti delle quali furono quelle dovute ai danni causati da due successivi incendi: un primo nel 1884, quando bruciò il secondo piano dell’ala nord, e un secondo, nel 1909, che determinò la distruzione dell’ala centrale e di parti delle sezioni orientale ed occidentale. Significativa fu, tuttavia, anche la ristrutturazione condotta per adattarlo a divenire sede del Parlamento. In quell’occasione, su progetto dell’architetto Andrea Kriezis, (rappresentante dell’eclettismo accademico e laureato presso l’università di Monaco di Baviera) si demolì l’ala centrale fino alle fondamenta e al suo posto si costruirono i due anfiteatri per le sessioni delle due ali del Parlamento e un portico di sei colonne doriche sul lato settentrionale. Per i nuovi interventi vennero utilizzati cemento armato per i pavimenti e strutture in acciaio con copertura in vetro. In seguito gli interventi vennero fatti all’interno e tra il 1996 e il 2000 venne costruito un garage sotterraneo.

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Fig. 18, Pianta.

Fig. 19, Prospetto dei facciata.

Fig. 20, Veduta in un’illustrazione storica.

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Fig. 21, Facciata su Plateia Syntagmatos.

Fig. 22, Veduta aerea. Sono ancora visibili gli anfiteatri.

Fig. 23, Veduta aerea. Si riesce ad apprezzare l’alterazione di meà del sec. XIX.

LA CHIESA CATTOLICA La chiesa di San Dioniso è la chiesa cattolica progettata da L. von Klenze nell’ambito del piano e dell’istituzione dei collegamenti tra la piazza centrale, Omonia, e il palazzo reale in piazza Syntagmatos. La chiesa ha subito interventi successivi che ne hanno alterato lo stile di facciata e il ritmo degli archi in facciata. La chiesa è funzionante ed è recentemente stata oggetto di nuovi restauri. 11


Fig. 24, Illustrazione dell’edificio della chiesa cattolica di L. von Klenze.

Fig. 25, Cartolina dell’edificio della chiesa con le alterazioni della facciata.

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ATENE MODERNA E NEOCLASSICA IL NUOVO ASSETTO URBANO E IL PIANO URBANISTICO

I privati giocarono un ruolo fondamentale nello sviluppo del piano di Atene, capitale del nuovo Stato. Il primo piano venne, infatti, affidato dagli stessi proprietari terrieri, con un nullaosta, a S. Kleanthis e E. Shaubert (discepoli di Schinkel) e redatto nel 1831. Il piano urbanistico della Atene moderna nasce quindi sotto la pressione di grandi interessi, ma anche con una forte componente ideologica. Gli interessi privati giocarono un ruolo così importante che il futuro centro, identificato dai due architetti con una zona a metà tra l’Acropoli e il Pireo (l’attuale Moschato - in previsione di un’espansione in direzione del porto), venne cambiato in favore di uno per lo sviluppo a nord, poiché maggiori erano le proprietà della borghesia in queste aree. Il piano proposto aveva un’impostazione geometrica molto spiccata, tutta giocata tra luoghi simbolici e assi che li connettevano, a formare un impianto geometrico a figure regolari. Prendendo come centro l’attuale piazza Omonia, sede del palazzo reale, il piano prevedeva due assi principali che da qui si sviluppavano in diagonale andando simbolicamente ad abbracciare l’Acropoli: Odos Pireos e Odos Stadiou. L’inclinazione delle strade era studiata simbolicamente. Infatti mentre odos Pireos andava a ricongiungersi , lambendolo, il Keramikos, per poi proseguire, odos Stadiou, interrotta a Syntagma, si ricongiungeva idealmente con lo stadio (da cui il nome). L’angolo formato da Odos Pireos e Odos Stadiou veniva suddiviso da una bisettrice perpendicolare alle pendici nord dell’Acropoli, Odos Athinas che terminava nella piazza di Monastiraki, piazza in cui maggiormente è visibile la stratificazione urbana. La composizione geometrica dei tre assi veniva poi completata da odos Ermou che, collegando piazza Syntagma al Keramikos, formava la base dei due triangoli e costituiva il centro religioso con la cattedrale. La parte residenziale si sviluppava verso nord. Per volere del re Ottone, che voleva affermare la sua autorità, il piano di Kleanthis e Shaubert venne rivisitato dall’architetto von Klenze nel 1834. Costui mantenne sostanzialmente invariata l’impostazione di fondo, riportando però la zona residenziale nell’area compresa tra gli assi e l’Acropoli. Funzionalmente odos Athinas rimaneva una strada commerciale (dove ancor oggi si volge il mercato urbano più grande), mentre la strada di rappresentanza, servizi e amministrazione era odos Stadiou. La sede del palazzo era spostata a Syntagma e la rete di boulevard al di fuori di Athinas, veniva ridimensionata. 1


Fig. 1, Il piano di Kleanthis e Schaubert in una copia del 1836.

Fig. 2, Piano di von Klenze (1835).

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ATENE MODERNA IL KALIMARMARO

Lo stadio fu costruito tra il 1894 e il 1896 per ospitare le prime olimpiadi moderne a conclusione di quel ponte ideale tra cultura classica ed Europa moderna iniziato con la scelta di Atene come capitale del neo-nato Stato greco. La proposta della sua costruzione si rileva, infatti, già dal piano di Kleanthis-Schaubert. Il luogo aveva infatti ospitato l’antico stadio già dal sec. IV a.C. e assunto la forma analoga a quella attuale con lavori effettuati nel sec.II a.C. da Erode Attico. Nel corso dei secoli era stato abbandonato ed utilizzato come fonte di materiale di spoglio per altre costruzioni. La sua progettazione è redatta dall’architetto greco Anastasios Metaxas e pensata sui resti dello stadio antico. La soluzione progettuale è semplice e morfologicamente chiara. La struttura ha una forma a ferro di cavallo, con gradinate marmoree che si sviluppano su due lunghi lati e terminano in una curva che si adagia sul fianco del colle Arditto. Le gradinate sono organizzate in due ordini, con corridoio intermedio. La curva avrebbe dovuto essere coronata da un portico dorico destinato a Gallerie della Scultura che non fu mai realizzato. Come anche la trilogia del neoclassicismo anche questo progetto fu costruito grazie a donazioni private (di G. Averof, la cui statua è stata collocata davanti al palco). Fig. 1, Sezione trasversale e prospetto del portico dorico non realizzato.

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Fig. 2, A. Metaxas, pianta dello stadio per le Olimpiadi moderne.

Fig. 3, A. Metaxas, progetto delle gradinate, sezione.

Fig. 4, Vista dello stadio dalla sommitĂ della curva in una foto storica.

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Fig. 5, Veduta della struttura attuale.

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