More than twenty years of Geocart S.p.A.

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GEOCART MORE THAN TWENTY YEARS Alla realizzazione di questo volume hanno collaborato Coordinamento editoriale: Paola Santarsiero Testi: Antonio Colangelo, Rocco Brancati, Sergio Ragone, Donato Verrastro Ricerca bibliografica e documentaria: Centro Internazionale per gli studi Storici, Sociali e dei Territori (CISST) Realizzazione editoriale: IDmakers S.r.l. Ricerca immagini: Michele Albano, Raffaele Santangelo, Paola Santarsiero Schede d’appendice: Raffaele Santangelo Per le testimonianze si ringraziano: Michele Albano, Giuseppe Bianco, Stefano Bizzi, Rocco Chiriaco, Davide Colangelo, Laura Colangelo,Vincenzo Cuomo, Vito De Luca, Annibale Guariglia, Luciano Guerriero, Cosimo Marzo, Marialuisa Rosa, Raffaele Santangelo, Renato Spicciarelli, Maria Lucia Trivigno, Eugenio Viola Per la realizzazione di questo volume si ringrazia: Sud’Altro Consulting S.r.l. ISBN – 978-88-8399-033-5 © Copyright 2015 by Geocart S.p.A. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm, o altro, senza il permesso dell’editore. All rights reserved. No part of this book shall be reproduced, stored in retrieval system, or transmitted, by any means, electronic, mechanical photocopying, recording or otherwise without written permission from the publisher. Stampa a cura di Rce Multimedia - Napoli Finito di stampare nel mese di Giugno 2015 Printed in Italy


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Questa storia è dedicata a coloro che dal cielo ci hanno portato sulla terra, ma anche a tutti quelli che, con amore, dalla terra ci elevano al cielo. Alle nostre famiglie.


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PREMESSA La celebrazione di un anniversario aziendale è un momento importante, perché rappresenta al tempo stesso la gioia per una meta raggiunta con successo e il momento in cui, con forza, si comprende l’esigenza di rinnovare l’impegno per le sfide future. Racconto una storia che comincia nei primi anni ’90: anni non facili, in cui molti equilibri nazionali mutano e, con essi, si trasformano anche i tradizionali punti di riferimento. Quella di Geocart è l’avventura di un’impresa che negli ultimi vent’anni ha saputo governare il cambiamento e fare dell’innovazione il proprio punto di forza: ma è anche storia di idee, di progetti e, a volte, di fortuna. È, altresì, la testimonianza di donne e di uomini che hanno creduto in se stessi e in un sogno, sostenuti dalle proprie famiglie e dai colleghi, accomunati dallo sforzo comune di costruire con successo il proprio futuro e di rendere la propria azienda leader del mercato. In principio non eravamo in possesso di alcuna “ricetta” che ci consentisse di strutturare al meglio l’idea imprenditoriale: il nostro progetto era semplicemente quello di fornire servizi di ingegneria personalizzati e “cuciti su misura”. Volevamo mettere insieme, in un’unica realtà, diverse competenze appartenenti al campo della progettazione e della pianificazione dell’ambiente e del territorio, superando la logica dei professionisti “tuttologi” e affidandoci, ad esempio, ad ingegneri, geologi, urbanisti, strutturisti, cartografi, agronomi. Sembrava che si stesse tentando qualcosa di impossibile: ogni interlocutore ci guardava con scetticismo ed incredulità e quando si riusciva ad attrarre la loro attenzione con idee nuove, il dubbio ricorrente che li assaliva riguardava l’applicabilità o, addirittura, l’esistenza stessa delle tecnologie che proponevamo.


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Come potevano dei giovani pieni di ambizione parlare di telerilevamento satellitare o di tecnologie digitali, pratiche che si conoscevano solo attraverso i documentari televisivi e i testi scientifici sperimentali? Prendevo atto, in quel momento, di un elemento di cui non avevo tenuto conto, ovvero della presenza, in termini di innovazione, di un “gap” nei contesti in cui proponevo soluzioni nuove: non era facile far comprendere l’esistenza di nuove metodiche (magari meno costose, più veloci ed efficaci, oltre che maggiormente fruibili da tutti) capaci di farci conseguire risultati che, fino ad allora, avevano richiesto grandi sforzi. Ricordo, ad esempio, le resistenze incontrate nel far comprendere come si potesse sostituire una mappa stradale con un sistema tecnologico di navigazione satellitare GPS. Questo scetticismo diffuso, però, non indeboliva affatto le mie convinzioni: ogni resistenza pareva rafforzare il progetto che, pian piano, si trasformava in azione. Le idee erano chiarissime ed erano sostenute da fedeli compagne di viaggio, come la tenacia, la determinazione, la passione e la forza delle idee, “senza se e senza ma”. Una visione fondata sulla passione per il lavoro e sorretta dalla forza che deriva dalla vicinanza della famiglia, elementi di una cultura aziendale di cui sono fiero di essere stato artefice. Una visione, peraltro, intorno alla quale tutti si sono identificati. Ci ha accompagnati, negli anni, quella capacità di immaginare un futuro e di credere che i sogni, attraverso il lavoro duro, si possono sempre realizzare. Ma una sola certezza, a distanza di tanti anni: un’azienda non si inventa; o si eredita dalle generazioni precedenti o si crea con i valori nei quali si crede fermamente. Oggi posso sostenere che la nascita e la crescita di Geocart costituiscano la risultante di un investimento di fiducia. Abbiamo saputo credere in un progetto sostenuto da sacrifici e arricchito di contenuti e di valori. In questo cammino, fonda-


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mentale è stato il contributo prezioso dei numerosi professionisti che oggi rappresentano la vera risorsa di Geocart. Non dimentico nemmeno per un istante il fatto che tante persone, alle quali va tutta la mia gratitudine, abbiano fatto propri gli obiettivi da me indicati: senza di loro non sarei andato da nessuna parte. Condivido con loro l’orgoglio che scaturisce dalla consapevolezza che il lavoro svolto negli anni sia stato realizzato grazie all’iniziativa e alle competenze di tanti. Non ci sarebbe una vera squadra se non ci fossero donne e uomini così fortemente motivati dalla passione per il proprio lavoro: il successo di Geocart e quello mio sono stati possibili grazie all’incontro con i tanti che, credendo in noi e nelle nostre idee, ci hanno accompagnato lungo il nostro cammino. In prima battuta devo molto alla disponibilità di Giampaolo D’Andrea1, un amico che mi aiutò a riflettere sulle idee che avevo in mente e sulla possibilità che potessero trasformarsi in un reale progetto aziendale, oltre che di vita. Ma quel sogno non sarebbe stato possibile senza gli amici di vecchia data che, soci fondatori della Geocart insieme a me, hanno provato a scommettere sul progetto: Gigi Chiriaco (scomparso prematuramente), con il quale ho condiviso tante esperienze sin dai tempi delle gare sportive studentesche; Vito De Luca, cresciuto con me e ancora oggi collaboratore fedele; Renato Spicciarelli, con il quale ho immaginato, fin dagli anni della scuola, di poter creare un’impresa sulla spinta di sogni condivisi, oltre che di intenti comuni. Proprio a Renato Spicciarelli, leale amico e compagno di lavoro, devo la concretizzazione dell’iniziativa Geocart. Insieme abbiamo consumato chilometri di asfalto per verificare ogni dettaglio e attivare tutte le sinergie possibili per rendere realizzabile quel sogno: in quella fase fummo in parte ispirati, oltre che incoraggiati, da Stefano Bizzi2 , amico, imprenditore e manager sempre disponibile e prodigo di suggerimenti e ottimismo. Quel progetto, in principio solo immaginato, divenne realtà grazie all’approvazione da parte dell’allora IG (Imprenditorialità Giovanile), mediante i fondi messi a disposizione dalla Legge 44.


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Da un giorno all’altro l’idea si trasformò in un’impresa vera ed operativa: giunsero tutte le tecnologie e le attrezzature che avevamo previsto con il progetto. Partì a quel punto la sfida con quanti, accettando il percorso tracciato, cominciarono a lavorare sodo, contribuendo a modellare pian piano l’azienda: alcuni di loro, come Michele Albano, Annibale Guariglia, Marialuisa Rosa, Lello Santangelo, Maria Lucia Trivigno e Eugenio Viola, oggi sono anche soci. Pensare in grande, guardare lontano e volare alto è stato il nostro motto, ispirato ad un modo di operare tempestivo, professionale e innovativo. Tra le persone che sono state punti di riferimento sotto il profilo professionale ricordo con affetto Michele Capasso, Giuseppe Losacco e Luciano Guerriero3. Ma la storia di Geocart divenne rilevante quando fece il proprio ingresso nella giovane società un grande professionista, un faro nel campo dell’ingegneria nazionale ed internazionale, il quale accettò di assumere il ruolo di Direttore Tecnico: Maurizio Leggeri. Quanto abbiamo imparato da lui! L’insegnamento più significativo che ci ha impartito è stato quello che ci ha portati a riconoscere nella conoscenza e nell’innovazione il “carburante” per essere competitivi. Nel tracciare un bilancio sintetico di questi venti anni di attività, possiamo sicuramente affermare di aver fatto molto, come molti sono i traguardi raggiunti e le sfide vinte, senza dimenticare, però, anche qualche obiettivo mancato. Mai una crepa o un dubbio nella nostra azione: con orgoglio e soddisfazione abbiamo corso sempre più del giorno precedente. Quante notti, ricordo, trascorse insieme ai colleghi per completare questo o quel progetto. Sono fiero di tutti loro, perché ci hanno consentito di raccontare oggi questa storia e di celebrare, insieme alle nostre famiglie, l’anniversario Geocart. Ma questo è anche il momento di guardare avanti. La prima cosa da fare oggi è quella di chiedersi seriamente dove saremo tra quindici o venti anni; dove vorremmo essere e dove vorremmo che fosse la nostra azienda; quali saranno gli scenari dei mercati, delle tecnologie, dei bisogni dei nostri


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clienti. Non è facile innovare i propri prodotti, penetrare in nuovi mercati (nazionali o esteri), o finanche quotarsi in borsa. È fondamentale, però, che tutto ciò faccia parte del nostro progetto di crescita e della nostra mission aziendale: una visione di lungo periodo, fatta di coraggio nell’intraprendere nuove sfide apparentemente rischiose e di costanza nel sostenere processi di innovazione continua. Il cammino è ancora lungo e il nostro compito, oggi, è quello di valorizzare i risultati raggiunti e di custodirli per consegnarli alle nuove generazioni: nuove energie, come quelle di Davide e Laura, miei figli e figli di questa azienda, che hanno accettato di mettersi in discussione portando le loro giovani ambizioni e le loro idee a servizio del progetto Geocart. I primi di quei tanti figli a cui affideremo la responsabilità di moltiplicare i risultati che stiamo raccontando. Con loro, le nuove sfide sono già partite. See you soon.

Amministratore Unico di Geocart S.p.A.


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Le origini Hai un’idea giusta? Prova a dire 44. Finanziare giovani imprenditori pieni di dinamismo e ingegnosità ma con nessuna esperienza sembrava, nel 1986, un progetto destinato al fallimento. È stato invece un successo. Quasi trent’anni dopo quelle della “Legge 44”, vale a dire le aziende nate grazie al supporto economico a favore dell’imprenditoria giovanile, sono, in molti casi, una realtà consolidata. In dieci anni furono approvati oltre mille progetti sui 4600 presentati. Alla fine il risultato fu di 7mila nuove imprese nelle regioni meridionali (le cosiddette “aree depresse”) con oltre 3mila miliardi di lire di investimenti e 20mila nuovi posti di lavoro1. Un bilancio assolutamente positivo. L’iniziativa legislativa dimostrò che per i giovani fare impresa facendo ricorso alle agevolazioni fosse sì difficile ma non impossibile. Il tasso di sopravvivenza si attestò intorno all’82 per cento. Nel settore industriale il comparto che ha avuto più successo è stato quello che ha richiesto innovazioni tecnologiche, iniziative produttive d’avanguardia e a volte anche fantasiose. La Geocart s.n.c. di Potenza, nata nel 1992 grazie alle sovvenzioni della “Legge 44”, è la prova provata di come sia stato possibile realizzare il classico “sogno nel cassetto”. La Basilicata “una regione cotanto accidentata, una superficie sì sparsa di contrarii elementi, maestose cavità, scaturagini minerali e termali, tutto infine addita, che ivi la terra è soggetta a sconvolgimenti incessanti, e che la sua superficie subirà forse

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in perpetuo perturbazioni e tremuoti”2 scriveva, all’indomani dell’Unità nazionale, l’ingegnere e parlamentare lucano Giuseppe d’Errico. Qualche decennio dopo, il grande geologo e geografo di Lagonegro Giuseppe De Lorenzo, tra i maggiori studiosi di geomorfologia, facendo ricorso ad una metodologia di studio innovativa dimostrò e interpretò i grandi e complessi fenomeni geologici in un’epoca in cui non esistevano sondaggi geognostici per analizzare il suolo in profondità e per la valutazione delle sue caratteristiche3. Sulla scia di De Lorenzo il “sogno” della Geocart, o meglio degli uomini che iniziarono questa impresa, è stato quello di ipotizzare la realizzazione di una cartografia geotematica “dinamica”, costantemente aggiornata grazie ad un sistema di monitoraggio in tempo reale che avrebbe dovuto rappresentare una tappa fondamentale per la conoscenza del territorio. Cartografia interattiva e banche dati per lo studio anche sismico dei suoli era, e rimane, un elemento strategico e propedeutico alle attività di programmazione in materia di pianificazione del territorio. Quello stesso territorio oggetto della prima indagine sismologica della storia effettuata dall’irlandese Robert Mallet dopo il disastroso terremoto del 1857 in Val d’Agri e nel Vallo di Diano col supporto del fotografo francese Alphonse Bernoud fu “esplorato” grazie ad una serie di carte topografiche realizzate da Giovanni Antonio Rizzi Zannoni tra il 1788 ed il 1812 e che costituivano, oltre mezzo secolo dopo, l’unico riferimento cartografico per gran parte del Mezzogiorno d’Italia. L’“Atlante” di Rizzi Zannoni fu infatti il più importante prodotto cartografico settecentesco in qualche modo sollecitato o comunque ispirato dall’abate Ferdinando Galiani che comprese, prima di altri, l’opportunità di una capillare conoscenza del territorio, per attuare una nuova politica di utilizzazione delle risorse. “Va ribadito che l’opportunità di una scienza geo-cartografica…rientrava nel progetto di una generale modernizzazione civile ed economica, e avvertiva il bisogno di conoscere la realtà del Paese nelle sue strutture demografiche, urbane e rurali, nelle sue risorse economiche come nei suoi squilibri sociali e territoriali”4. Il geografo ed astronomo padovano chiamato a Napoli da Ferdinando IV su suggerimento del Galiani, fu impegnato in un imponente lavoro concluso nel 1812, anno nel quale fu stampato l’ultimo dei 31 fogli di cui si compone l’“Atlante” e che è relativo alla parte meri-


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dionale della Basilicata, la valle del Sinni. Un secolo dopo il “disegno del territorio” era ancora un elemento prioritario per la conoscenza della Basilicata. Nel 1988 l’Archivio dello Stato di Potenza, in occasione di una mostra sulla cartografia agraria della regione tra il XVI e il XIX secolo sottolineò, nella presentazione al catalogo, l’importanza dell’elemento cartografico nella ricerca e nello studio di tutte quelle fonti che dovevano evidenziare e rafforzarne l’identità storica5. In una relazione realizzata nell’ambito e con i fondi del Programma di Ricerca Scientifica e di Interesse Nazionale nel 2000 dal titolo “Disegno storico del territorio per lo sviluppo sostenibile” presso il Dipartimento di Storia dell’Architettura dell’Istituto Universitario di Venezia veniva rilevato che se le carte significative…risultano poche, altrettanto scarse e spesso povere di contenuti risultano le carte regionali e particolari del territorio lucano6. L’“idea” Geocart nacque da questa esigenza. Non fu un parto programmato l’azienda prese forma e si modellò piano piano, nel corso di 3 anni, durante i quali alla figura classica dell’imprenditore andava sostituendosi l’esigenza di un interlocutore, un player capace di valutare il mercato, tenere il passo e anzi anticipare l’evoluzione tecnologica, fare sistema e formare nuove competenze. Allora come oggi l’analisi del processo industriale evidenzia che si è di fronte ad un problema di competitività in sfida con la crescita della concorrenza internazionale. Le imprese si trovano sempre di più di fronte a processi di riorganizzazione industriale che investono tutti i settori e a larga scala. Ogni prospettiva deve quindi essere affrontata con lo sguardo rivolto verso il futuro, interpretando la possibile collocazione strategica dell’azienda. La Geocart partì dalla considerazione che occorreva qualificare le capacità professionali con gli asset produttivi. L’idea-base per un’azienda digital native destinata a portare innovazione richiese, infatti, l’apporto di professionalità diversificate ma convergenti sulla capacità di “guardare avanti”, utilizzando i più moderni strumenti tecnologici. La vera sfida era però quella di riuscire a garantire, accanto alla produzione di reddito individuale e collettivo, una sorta di coesione intorno ad una politica di impresa proiettata sul concetto “a servizio del territorio”. Un concetto che, in Basilicata, era stato sostenuto fin dalla nascita delle regioni, nei primi anni Settanta del Novecento, dall’allora presidente della giunta regionale Vincen-

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zo Verrastro con gli strumenti di programmazione territoriale. Di rilievo, in quegli anni, i progetti elaborati da Gabriele Gaetani d’Aragona7 (docente universitario, consigliere regionale e presidente dell’Ente camerale) che riassunse 10 monografie redatte da un gruppo di ricercatori nominati dalla Camera di Commercio di Potenza. L’assetto del territorio fu un obiettivo prioritario per il presidente Verrastro. Fu questo uno dei temi fondamentali con i quali si misurò la Regione fin da quando fu costituita, nel senso sia come migliore conoscenza del territorio, sia come utilizzazione delle sue possibilità produttive… A tal fine fu redatto dalla Giunta un apposito documento, in base al quale si orientarono le scelte della Regione implicanti l’uso del territorio sia riguardo alla difesa dalle erosioni e dal dissesto, sia quanto alla sua destinazione a fatti produttivi in essere o da diffondere nei diversi settori produttivi8. La programmazione dello sviluppo della Basilicata trovava, con la nascita della Regione, ente legislativo e di gestione del territorio, un momento di verifica grazie anche alle direttive dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Emilio Colombo (6 agosto 1970 -17 febbraio 1972). Il futuro della Basilicata - scriveva Giovanni Russo sulle colonne del “Corriere della Sera” dipenderà dalle scelte che si faranno. Se queste scelte saranno buone e se si abbandonerà una politica paternalistica e assistenziale, che considerava la Basilicata una regione subalterna di fronte alle altre del Mezzogiorno, essa potrà rompere definitivamente con un passato di miseria e di isolamento9. Nell’industria si concentravano le maggiori speranze. Gli inviati dei grandi quotidiani italiani scrivevano: la Basilicata non può improvvisare produzioni sue e cercare suoi sbocchi commerciali. Per lo meno nei primi anni, le sue nuove industrie possono nascere soltanto col trasferimento, dal nord o dal cen-


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Potenza, Ponte Musmeci

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Spagna, immagine aerea di una diga


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tro, di attività già mature e complete. Angelo Conigliano evidenziava che le imprese industriali alle quali la Basilicata fa appello (in una regione ad economia prevalentemente agricola) non potevano nascere sul posto ma “debbono essere importate”10. La storia dell’industrializzazione a Potenza e in Basilicata è costellata di esempi negativi. L’industrializzazione “esogena” è stata un fallimento. Quella “endogena” ha resistito di più, tuttavia sono poche le imprese che festeggiarono i dieci anni di attività, pochissime quelle che hanno superato i 20 anni di attività. La Geocart è una di quelle pochissime aziende, nate da imprenditori locali che hanno avuto successo. Il nucleo industriale di Potenza che, giuridicamente, era nato il 22 marzo 1961 (due anni prima, il 29 gennaio 1959 fu istituito il Consorzio Industriale) avviò quel processo di industrializzazione che venne definita “minore” perché, si disse nel 1969, “fondamentalmente destinata a mercati locali o al massimo regionali in una città che non presentava le caratteristiche ambientali adatte alla costituzione di un’area industriale”11. Dieci anni dopo, alla vigilia del terremoto del 1980, il consorzio ASI (Area di Sviluppo Industriale) di Potenza pubblicava un elenco degli insediamenti dell’agglomerato. Le aziende più importanti censite furono: la Siderurgica lucana, industria metallurgica per la produzione di laminatoio di tondino per cemento armato (485 addetti per un investimento di 9.500 milioni di lire), la Ponteggi Dalmine, ponteggi tubolari e scaffalature (182 addetti e 2.700 milioni di investimento12), l’Italtractor Sud, cingoli per trattori (333 addetti e 5.000 milioni), Mondial Piston Sud, meccanica e pistoni (132 addetti e 3.000 milioni), Fabbrica Italiana Magneti Marelli, motorini elettrici (563 addetti e 6.000 milioni di investimento), F.lli Santangelo, elettromeccanica, ricambi (180 addetti, 1.200 milioni) e altre industrie meccaniche e non, ciascuna con un numero medio di 50 addetti. Azienda importante nel nucleo industriale potentino era anche la Cip-Zoo, salumificio e mangimificio che occupava una superficie di 180 mila mq (69 addetti e 2.300 milioni di investimento). Secondo gli esperti “È solo in quest’ultimo periodo che Potenza assume pienamente la veste di città impiegatizia e terziaria. In particolare, il ceto contadino, pur restando numericamente consistente, vede ridurre il proprio spazio di azione. Al settore agricolo non si sostituisce quello industriale. L’industria, però, fa la sua comparsa… È da considerare, tuttavia, il rilievo che nel settore industriale ha assunto l’edilizia;


LA STORIA

comparto fortemente legato agli interessi dei proprietari dei terreni fabbricabili, spesso dipendente dagli investimenti pubblici nelle opere infrastrutturali13”. L’assetto territoriale della struttura produttiva risentiva delle scelte compiute negli anni Sessanta allorquando, sulla base della legge n. 634/1957, si individuarono due nuclei di sviluppo industriale: il primo gravitante sul capoluogo regionale (che dimostrava maggiore capacità di tenuta rispetto all’area di Tito scalo) e l’altro nella Valle del Basento (tra Pisticci e Ferrandina in provincia di Matera all’indomani della scoperta del giacimento di metano, artefice il presidente dell’ENI Enrico Mattei). L’industrializzazione per poli non aveva però mantenuto le promesse. Al censimento 1981 le due province presentavano tassi di industrializzazione piuttosto diversi: in provincia di Matera si contavano 51 addetti per mille abitanti, contro i 35 di Potenza14. Analizzando l’evoluzione del polo industriale di Potenza dopo vent’anni dai primi insediamenti imprenditoriali (1961-1981) il comparto evidenziava uno sviluppo piuttosto modesto, anzi di vera e propria regressione. Infatti diverse aziende metallurgiche e meccaniche erano, per vari motivi, definitivamente chiuse. Ha ragione Alessio Ambruso a parlare di “occasioni perdute” nel suo viaggio nell’industrializzazione della Basilicata. “La superficialità e l’improvvisazione nella progettazione degli interventi industriali, il timore di affrontare il rischio d’impresa, lo scarso management, la logica di ricercare il massimo profitto, l’ostinata propensione a subordinare gli investimenti prevalentemente all’acquisizione della incentivazione e delle agevolazioni dei finanziamenti pubblici hanno caratterizzato l’angusta visione imprenditoriale degli operatori pubblici e privati. Da ciò è derivata anche la limitata capacità di sviluppo autopropulsivo delle imprese locali”15. La seconda fase di industrializzazione, iniziata con la legge 219/1981 per lo sviluppo delle aree terremotate prevedeva la realizzazione di otto piccoli nuclei industriali nella regione con la diffusione di tecnologia e conoscenze in aree tradizionalmente marginali e fuori dalle precedenti direttrici di sviluppo. Il flusso di risorse pubbliche, a distanza anche di anni, innescò sicuramente evidenti processi territoriali (la Fiat a San Nicola di Melfi solo per fare un esempio). L’obiettivo principale fu quello di utilizzare le risorse della ricostruzione post-terremoto come opportunità economica di modernizzazione.

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Dei 18 mila miliardi spesi in Basilicata nelle otto aree industriali ben il 60 per cento fu speso per un’industria mai nata o fallita nei primi anni di attività. In quegli anni l’IBRES, l’Istituto di ricerche economiche e sociali per la Basilicata (Leonardo Cuoco, Nino D’Agostino ecc.) istituito fin dai primi anni Settanta e che nel 1989 venne trasformato in Ente regionale strumentale, produsse una lunga serie di monografie sulle comunità montane (1974), sulle forze di lavoro in Basilicata (1974), sull’evoluzione dell’economia regionale 1970-78, e i diversi “Rapporti” relativi alle autonomie locali o quello dedicato agli investimenti pubblici assistiti da programmi speciali. Nel 1979 veniva invece ufficialmente istituito a Potenza il Centro di Geomorfologia Integrata per l’Area del Mediterraneo (CGIAM) che si proponeva studi per ridurre i rischi naturali ed antropici avvalendosi di tecnologie avanzate. L’esigenza, avvertita da tempo, era quella di avere in Basilicata un “polo” scientifico di alto profilo che potesse, in qualche modo, rappresentare la naturale evoluzione del C.E.D. (il Centro Elaborazione Dati) che qualche anno prima era stato realizzato in via Sicilia presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Leonardo da Vinci” di Potenza per iniziativa del preside Rocco Carrano e, presso il quale, si formarono diversi tecnici che in seguito sarebbero stati impegnati, a livello istituzionale, in ruoli dirigenziali legati ai problemi della difesa del territorio come, per esempio, l’ingegner Giuseppe Basile per molti anni dirigente dell’Ufficio Regionale Protezione Civile o come lo stesso ing. Maurizio Leggeri artefice dei più importanti studi sismologici in terra lucana e non solo. Tra i


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promotori di quell’iniziativa, nomi entrati a far parte della storia della Basilicata: in primis il presidente Vincenzo Verrastro, l’archeologo Dinu Adamesteanu, il medicomeridionalista Rocco Mazzarone, e inoltre grandi personalità del mondo scientifico internazionale. Al CGIAM e soprattutto all’ingegner Maurizio Leggeri, componente del comitato tecnico-scientifico si deve la prima rete sismometrica della Basilicata, all’indomani del terremoto del 23 novembre 1980 in Irpinia e Basilicata. Successivamente nel periodo difficile della ricostruzione la legislazione regionale tentava di dotarsi di proprie strutture di gestione del mercato del lavoro con le commissioni per l’impiego, gli osservatori o le agenzie. Nel frattempo a livello nazionale furono introdotti nuovi provvedimenti di job creation, tesi a stimolare l’occupazione attraverso l’erogazione di incentivi, soprattutto nel Mezzogiorno: tra i progetti più rilevanti la legge del 1985 a favore della cooperazione di lavoratori di aziende in crisi e la legge De Vito del 1986. La legge 44/1986 sull’imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno “prevedeva un sistema di incentivi economici per la costituzione di società o cooperative a favore di giovani residenti nelle Regioni meridionali”16. Il tentativo fu quello di offrire una pur modesta valvola di sfogo al cronico problema della disoccupazione giovanile “con l’ambizione di suscitare nuove attività economiche dal basso”17. È in questa fase che arrivava, nei primissimi anni Novanta la Geocart. 5 soci, 4 uomini e una donna (neolaureati in prevalenza in geologia e in ingegneria) ipotizzarono un’idea di studio del territorio diversa da quella semplice di “area geografica”. Bisognava ricomprendere il concetto di cartografia non solo come l’insieme di conoscenze scientifiche, tecniche ed artistiche finalizzate alla rappresentazione simbolica di informazioni geografiche ma di una vera e propria “sociologia urbana del territorio” da perseguire attraverso l’archiviazione di una molteplicità di dati sulle fonti non solo cartografiche (prospettiche, assonometriche, vedutistiche, in sostanza in alzato e non planimetriche) ma anche iconografiche e satellitari. In caso contrario si correva il rischio di riprodurre le solite “mappe” limitandole semplicemente ai luoghi, facendo ricorso alle solite prospettive e utilizzando le consuete metodologie senza però mai entrare nel “vivo” del territorio. La sintesi del progetto prevedeva la realizzazione di una nuova attività imprenditoriale


LA STORIA

finalizzata alla creazione di un centro di servizi tecnici integrati. L’insieme dei servizi da produrre e offrire al mercato riguarderanno in particolare aree specifiche, quali: rilievi topografici e picchettazioni, rilievi topografici speciali; cartografia ed elaborazione cartografica, rilievi fotogrammetrici; servizi di informatica per contabilità lavori e banca-dati e monitoraggio di strutture.Tali servizi saranno rivolti a imprese pubbliche e private operanti principalmente nel campo delle progettazioni e costruzioni edilizie generali o speciali, in particolari attività connesse con l’agricoltura; nonché in attività per la salvaguardia e il monitoraggio del territorio. Alcuni dei servizi da realizzare hanno una matrice tradizionale, nel senso che sono già esistenti o disponibili da tempo sul mercato, altri invece si presentano con un discreto grado di novità. La caratteristica principale, quindi, la novità dei servizi proposti dalla Geocart sarà la stretta integrazione e l’ampia gamma degli stessi che ne consentirà “l’acquisto in blocco” da parte delle Imprese con una serie di vantaggi per queste ultime che saranno evidenziati in seguito… L’attività produttiva sarà realizzata in un locale commerciale che si sviluppa su una superficie di 250 mq. circa, preso in affitto dai neo-imprenditori nella città di Potenza… La nuova Società intende operare inizialmente e prevalentemente nell’ambito del territorio regionale, allargando successivamente il suo bacino di utenza. L’investimento complessivo previsto è pari a 1,8 mld di lire circa e consentirà l’occupazione di 7 dipendenti (di cui 5 soci). Si richiede l’assistenza tecnica nella fase di avvio dell’iniziativa. Prendeva dunque corpo, nel 1992, il progetto di una società s.n.c. (due anni dopo, nel 1994, sarà trasformata in S.r.l.) destinata a riunire diverse professionalità sull’obiettivo comune della conoscenza e la “mappatura” del territorio attraverso la cartografia. Grazie a questo progetto cominciavano ad emergere da un lato le capacità imprenditoriali locali degne di nota e, dall’altro i vantaggi che questa realtà di fatto offriva per la nascita e lo sviluppo di una vera e propria impresa. “Stabilire, in via preliminare, gli obiettivi generali per il futuro sviluppo dell’azienda, è un prerequisito per la preparazione di qualsiasi business plan. Sebbene siano destinati ad essere aggiornati durante il processo iterativo di business planning, tali obiettivi hanno grande valore in quanto definiscono il “tono” e lo “spirito” del successivo lavoro, durante il quale gli assunti errati, le aree di debolezza e le incoerenze verranno corretti e il progetto strategico originale sarà integrato e migliorato”18.

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Weaknesses (punti di debolezza) piuttosto che Strenghts (punti di forza) per individuare Opportunities (opportunità) furono per la Geocart, da subito, le linee-guida perseguite nel modello-impresa. Fin dai primi mesi si decise di puntare sulla capacità d’innovazione con un’attenzione particolare alla creatività, offrendo un’esperienza di lavoro coinvolgente che combinasse insieme un ambiente accogliente con contenuti innovativi ed elevati standard qualitativi del lavoro con un assetto organizzativo e strategico supportato da una piattaforma tecnologica e logistica predisposta per sostenere, in seguito, un consistente incremento dei volumi di attività nei potenziali mercati di riferimento. Non si fa impresa senza scelte che, a volte, possono essere sbagliate o comunque non adeguate alle esigenze. E forse il primo errore fu quello di aver puntato su una società in nome collettivo considerata il prototipo della società commerciale di persone. “La società in nome collettivo nasce da contratto, per l’appunto il contratto di società…Il contratto avrà ad oggetto il conferimento di beni o servizi per lo svolgimento di un’attività economica in forma di impresa allo scopo di dividerne gli utili”19. L’8 luglio del 1992 veniva presentata alla Camera di Commercio di Potenza, competente per territorio, il progetto della società Geocart s.n.c. di Antonio Colangelo, da trasmettere al Ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno al fine di ottenere le agevolazioni previste dalla legge 44. Il progetto “per la realizzazione di una iniziativa per la produzione di cartografia computerizzata, rilevazioni topografiche per imprese edili e stradali, restituzione su cartografia di rilievi aerofotogrammetrici, monitoraggio del territorio e delle sue strutture”, il 21 settembre del 1993, fu


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Immagine satellitare della città di Potenza - Ikonos Š Space Imaging LLC (2000)


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ritenuto ufficialmente non idoneo dal Comitato per lo Sviluppo di nuova imprenditorialità giovanile (legge 28 febbraio 1986, n.44). Tuttavia nei fatti e, in maniera informale, venne suggerito di rimodulare la domanda per adeguarla ai parametri di valutazione. Nella motivazione si fa riferimento alla domanda di ammissione alle agevolazioni di cui all’oggetto, presentata da codesta società. Al riguardo si fa presente che questo Comitato, preso atto del parere espresso dal Nucleo di Valutazione di cui all’art.1, comma 8 della legge n.44/86, ha dichiarato l’inamissibilità alle agevolazioni del progetto in esame sulla base di un motivo sostanziale: la società veniva valutata quasi come una ditta individuale… la compagine sociale non appare nel complesso (affidabile) anche per la mancata dimostrazione di un reale coinvolgimento di entrambi i soci in ruoli strategici. L’IG la Società per l’imprenditorialità giovanile, superata una fase di verifica dell’accoglibilità formale di un progetto, ne valutava il merito assumendo quattro criteri fondamentali: qualità della compagine sociale, prospettive di mercato, aspetti tecnici riferiti all’investimento e alle risorse, aspetti economico-finanziari. “L’esito della valutazione veniva comunicato per iscritto al proponente, con l’illustrazione delle motivazioni. Questo meccanismo, ovviamente pieno di difetti e passibile di molti miglioramenti, aveva però un punto fermo: chi decideva si assumeva la responsabilità di valutare un business-plan e una proposta analitica; giudicava, cioè, fattibile o meno quel progetto misurandone la coerenza e anche valutando il livello di rischio connesso a quell’attività imprenditoriale”20. In totale in Basilicata furono presentati 359 progetti (90 quelli approvati). Una cartiera artigianale, un centro di medicina preventiva e promozione della salute, una fabbrica per il restauro di mobili antichi furono nel 1992, in Basilicata, alcuni degli altri progetti presentati per essere ammessi ai benefici dei finanziamenti della Legge 44/86. Diverse proposte imprenditoriali troveranno poi accoglimento di lì a qualche anno, nel cosiddetto “prestito d’onore”. Nel frattempo anche la seconda fase della industrializzazione, quella legata allo sviluppo delle aree terremotate, era stata una delusione. Il coordinamento dei giovani disoccupati richiamava l’attenzione sullo stato della nuova industrializzazione. Le attese suscitate dalla legge di ricostruzione furono molte: a Roma si insediò una


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“struttura speciale”, lo Stato stanziò fondi per 3500 miliardi a favore di imprenditori privati. L’obiettivo: 6 mila nuovi posti di lavoro. Dieci anni dopo gli occupati erano solo 1800. Si parlò di industrie-fantasma e di iniziative “poco oneste” provenienti dall’esterno mai entrate in produzione21. La “battuta d’arresto” della legge 44 non scoraggiò i giovani imprenditori della Geocart snc. Bisognava insistere. L’idea era buona e “copriva” un settore innovativo e tecnologicamente avanzato. Il progetto andava “riformulato” (trasformando la società da s.n.c. a S.r.l.) consci che il digitale avrebbe dovuto portare ad un ripensamento e trasformazione di un settore, quello cartografico, in chiave new technology. Come, molti anni più tardi, ha dimostrato l’esperienza per esempio della Nokia, che pure è stata pioniera nel mondo nella produzione di telefonini cellulari, l’innovazione è fondamentale. Rendere comprensibile e dare significato alle trasformazioni in atto, contribuire alla preparazione di soggetti professionalmente competenti e disponibili a impegnarsi per il “bene comune”, suscitare la disponibilità alla mobilitazione di energie in primo luogo progettuali, sostenere la costruzione di relazioni fiduciarie e l’accumulazione di capitale sociale, rafforzare il tessuto della società rendendola una riserva di eticità e integrazione: furono questi gli obiettivi prioritari alla base del successo della Geocart, un’impresa destinata ad avere un ruolo strategico in quanto azienda intesa soprattutto come luogo di elaborazione e diffusione di idee finalizzate a creare forme qualificate di presenza per favorire la crescita scientifica e culturale del corpus aziendale, di condivisione di senso, di educazione alla responsabilità. Forse questi aspetti – osserva un interessante e recente studio sull’effetto regione in Basilicata – in precedenza erano passati in secondo piano “a causa dell’eccessiva chiusura del contesto socio-economico regionale e per via del vecchio modello di sviluppo che privilegiava il ruolo degli incentivi statali per sostenere il mantenimento di industrie già esistenti, invece di usare gli stessi per favorire la creazione di nuove attività industriali”22. Era stato Francesco Saverio Nitti, nei suoi scritti sulla “questione meridionale” a lamentare che in Basilicata “l’eccessivo individualismo” aveva condizionato e condizionava più delle deficienze infrastrutturali il futuro di questa regione23.

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Nascita di una vera impresa Non esiste un accordo, negli studi, sul momento di inizio e di conclusione delle prime fasi di vita di un’impresa. Per alcuni ricercatori, infatti, ha inizio sin dal primo concepimento dell’idea imprenditoriale, per altri invece la fase di start-up ha avvio solo dal momento in cui la nuova entità economica comincia il suo processo di approvvigionamento, produzione e vendita. Ecco perché, ritenendo giusta la seconda scelta, nel caso della Geocart partiamo dal 1995 piuttosto che dal 1990-92, per indicare, con l’inizio del fatturato, l’avvio del periodo di attività. Giustamente gli esperti osservano che “la nascita di una nuova iniziativa economica, coincide con la nascita di un nuovo sistema di rapporti che, a sua volta, è strettamente condizionato da una serie di fattori sociali, culturali ed ambientali, oltre che dalla preesistenza di determinate condizioni senza le quali non sarebbe possibile dare avvio ad un nuovo processo imprenditoriale”24. Nel 1994 grazie proprio al finanziamento della legge 44 (2.100 milioni di lire) la nuova società Geocart S.r.l. acquistò un aereo appositamente “assemblato” per le esigenze di rilevamento cartografico, dotato delle più avanzate tecnologie. Un aereo che la mise in grado di essere competitiva sui mercati nazionali ed internazionali. Le immagini digitali acquisite, con le quali creare le orto-


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foto sulla superficie misurata con laser scanner, tipico prodotto finale cartografico, consentì alla società di operare con soluzioni tecnologiche di moderna geomatica che, com’è noto, è la disciplina che si occupa di acquisire, modellare, interpretare, elaborare, archiviare e divulgare informazioni georeferenziate. Una materia che ha un ruolo importante nello studio, nel monitoraggio del territorio, per esempio, per i rischi idrogeologici. Memorabile a questo proposito, Giustino Fortunato e la sua definizione di “sfasciume idrogeologico”25. La conformazione geologica e morfologica del territorio calabro-lucano è storicamente incline alle frane, alle inondazioni e ai rischi naturali. Il Digital Surface Model DSM (Modello Digitale della Superficie) permetteva alla Geocart di modellare curve e superfici irregolari. Questa metodologia è tuttora utilizzata soprattutto per la modellazione 3d computerizzata26. La cartografia ha il compito di rappresentare il territorio utilizzando simboli e colori convenzionali, trasformando e interpretando i dati campionati secondo conoscenze scientifiche. In particolare attraverso l’acquisizione dei dati diventava possibile realizzare la “fotografia” dello stato del territorio mediante la loro successiva elaborazione e rappresentazione in funzione delle diverse tematiche. La carta geotematica costituiva per la Geocart l’occasione per lo sviluppo e l’approfondimento della cartografia geologica di base in campi specifici (per esempio proprio quella idrogeologica) con l’obiettivo di fornire ulteriori informazioni, essenziali per la conoscenza delle condizioni generali di rischio e di vulnerabilità del territorio. In definitiva l’innovazione tecnologica dei sistemi informatici offriva la possibilità di migliorare la rappresentazione cartografica. Negli anni Novanta le tecniche di scansione laser ebbero grande diffusione in diversi ambiti del rilevamento metrico: da quello architettonico e dei beni culturali a quello del territorio. I ricercatori potevano avvalersi di una vasta gamma di strumenti, che consentivano di rilevare sia oggetti di piccole dimensioni27 da piccole distanze con precisioni molto elevate, sia vasti complessi architettonici o porzioni di territorio, con strumentazione a terra o da aereo, a livelli di dettaglio paragonabili alla fotogrammetria. Fulvio Rinaudo, del dipartimento di ingegneria del territorio, dell’ambiente e delle


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geotecnologie del Politecnico di Torino rilevava: “lo sviluppo tecnologico dell’elettronica e dell’informatica di questi ultimi anni ha radicalmente modificato e ampliato le strumentazioni e, conseguentemente, le potenzialità delle tradizionali tecniche di rilievo metrico… questa nuova tipologia di strumenti ha ormai raggiunto una varietà che consente il loro utilizzo in un ampio spettro di applicazioni fino al rilievo tridimensionale di oggetti di piccole dimensioni”. L’attività della Geocart S.r.l., avviata nel 1995, si consolidava nel 1996 anche nella struttura organizzativa diventando, da subito, un punto di riferimento nel telerilevamento del territorio. La sempre più ampia diffusione dei GIS Geographic Information System, abbinati al trattamento e presentazione dei dati aggiornabili in tempo reale, consentì all’azienda di svolgere un ruolo innovativo e di grande prestigio. Tant’è che l’anno dopo, nel 1997 l’azienda fu scelta dall’Enel, direzione di Puglia e Basilicata, per effettuare sull’intera rete elettrica la digitalizzazione cartografica di base e geotematica nell’ambito del sistema informativo dell’Ente. Fu quella la prima grande commessa sia per mole di attività che per importo. Un lavoro particolarmente importante. Nell’ambito dei sistemi informativi la cartografia esplicava funzioni di rappresentazione e di gestione di dati raccolti con tecniche di rilevamento a terra e dall’alto ed elaborati per via informatica. L’analisi indagò diversi aspetti organizzando i dati raccolti in sistemi di riferimento (insediativo, agricolo, ecc.). Per ogni sistema vennero realizzate le rispettive cartografie associate a delle schede di sintesi che ne riassumevano ed evidenziavano le analisi effettuate, con l’obiettivo di permettere la certificazione e di predisporre il monitoraggio e l’aggiornamento della base conoscitiva. Sempre nel 1997 la Testata Giornalistica Regionale della Rai, nell’ambito di una serie di trasmissioni televisive dedicate al mondo del lavoro, concludeva l’inchiesta con una puntata sull’imprenditoria invitando nei suoi studi l’amministratore e il direttore tecnico della Geocart considerata già un’azienda-modello, insieme a Rachele Verrastro della società per l’Imprenditoria Giovanile e a Temistocle Pacifico anch’egli della IG. In sintesi le risposte di Colangelo e Spicciarelli alle domande del giornalista. - Questa società è nata con il fondi della 44. Che cos’è, questa Geocart?

Antonio Colangelo La Geocart è una società di servizi di ingegneria per la gestione

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del territorio. Noi sostanzialmente realizziamo sistemi informatici territoriali utilizzando dati da satellite e dati da aereo per la produzione di cartografia (innovativa). - Usate dunque tecnologie molto avanzate. C’è stato anche un investimento importante?

Renato Spicciarelli (già socio fondatore di Geocart) C’è voluto un cospicuo investimento sui sistemi informativi e su quello che è la più alta tecnologia messa a disposizione per questo tipo di prodotto. Noi utilizziamo quello che attualmente si sta raccogliendo nel settore dell’alta innovazione. Quindi sistemi e modalità anche in procedure di lavoro estremamente innovative. - Quanta gente lavora alla Geocart?

Attualmente alla Geocart oltre ai 5 soci lavorano 2 dipendenti fissi e 5 persone a contratto. - Un’ultima cosa. Quanto tempo è passato dal momento in cui avete pensato di intraprendere questa iniziativa al momento in cui avete avviato il lavoro?

Antonio Colangelo Dal momento in cui noi ci siamo candidati alla IG per questa nostra idea al momento in cui la IG ci ha dato una risposta concreta sono passati circa 16-18 mesi. Per la prima erogazione, il primo saldo, sono passati invece 2 anni. - Con i tempi della burocrazia italiana non un tempo lunghissimo?

Antonio Colangelo Non un tempo lunghissimo, accettabile. (Renato Cantore Rai, TGR Regione Italia, 9 ottobre 1997) Due anni dopo (solo per citare i lavori più interessanti) la Geocart S.r.l. collaborò con la Cooperativa Nautilus di Vibo Valentia che si era aggiudicata una gara interna-


Prodotto derivato da immagini Landsat (2001) della Regione Sardegna

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zionale del Ministero dell’Ambiente per la mappatura della Posidonia oceanica lungo le coste della Regione Sardegna e delle isole minori circostanti. L’apporto dell’azienda potentina riguardava principalmente la cartografia (in ambiente GIS) per lo studio delle associazioni vegetali e animali (biocenosi) che colonizzano il fondo marino. Un lavoro legato alla caratterizzazione di habitat sensibili quali la biocenosi del coralligeno. Nel 2000 entrava ufficialmente in azienda, in qualità di direttore tecnico, l’ingegner Maurizio Leggeri cofondatore della Protezione Civile Italiana e uno dei maggiori esperti, a livello internazionale, dei terremoti. La geoingegneria abbinata alla sismologia consentiva alla Geocart di ampliare il suo campo di interessi. Gli studi sul rischio sismico interessano infatti numerose discipline e attività finalizzate alla diminuzione dei danni dovuti ai terremoti, specie in una regione come la Basilicata soggetta, da sempre, a fenomeni tellurici devastanti come quello del 23 novembre 1980 o il terremoto del 1992 nell’area del Pollino-Lagonegrese. La zonizzazione sismica regionale per una pianificazione territoriale e urbanistica (progettazione sismoresistente e uso del suolo) è un campo di applicazione molto vasto e di particolare impegno tecnico-scientifico. L’obiettivo degli studi, anche cartografici, è quello di fornire criteri per valutare i danni che potrebbero verificarsi in conseguenza di terremoti. Gli studi più caratteristici sono la vulnerabilità di strutture, edifici, impianti ecc. e i piani di prevenzione. “La microzonazione sismica è un metodo di grande importanza nello studio della pericolosità sismica in zone urbane. Consiste nell’identificazione e caratterizzazione delle unità litologiche, generalmente terreni, le cui risposte dinamiche in caso di terremoti siano simili. Oltre a queste unità vengono compresi gli effetti indotti (faglie, liquefazione ecc.) e si valuta la loro pericolosità. Le carte risultanti, o carte di microzonazione, si rappresentano su una base cartografica utile a fini edificatori e di pianificazione urbanistica”28. Rilevante lo studio su “I terremoti della Basilicata” che Leggeri pubblicò nel 1997 e che rielaborò dieci anni dopo, in un’edizione riveduta e ampliata nell’ambito dell’attività del CGIAM. Lo stesso Leggeri all’indomani del terremoto del Pollino scrisse sulle riviste della Regione Basilicata una lunga serie di articoli sul come difendersi


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dai terremoti, pubblicati in parte nel volume “Una casa sicura per tutti”. Nella monografia evidenziò che in Italia l’85 per cento del patrimonio edilizio è a rischio sismico e pertanto il problema va affrontato con tutti i mezzi possibili, escogitando, a livello governativo nazionale, incentivi con sgravi fiscali e mutui agevolati per risolvere il problema degli edifici privati, che è possibile rinforzare con tecniche di semplice miglioramento sismico, quanto meno per la salvaguardia delle vite umane29. In un servizio speciale della TGR-Basilicata inserito nella rubrica “Focus” dedicato alle iniziative adottate anche in Basilicata per la sicurezza degli edifici scolastici dopo il crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia (persero la vita 27 bambini e una insegnante) l’ing. Maurizio Leggeri, a Brienza, evidenziò la necessità di una revisione delle aree a rischio classificate di seconda categoria e di interventi di geotecnica per accertare la vulnerabilità degli edifici.

Maurizio Leggeri Noi sappiamo tutti che il cemento, anche ben costruito, ha delle lesioni che si creano per variazioni termiche ed altri elementi e quindi le piogge, specie le piogge acide che sono aumentate con l’inquinamento atmosferico creano la possibilità di arrugginimento del metallo e quindi la riduzione di capacità portanti. (Gigi Gallucci, Rai, Tgr-Basilicata, 6 giugno 2000) Nel 2000 l’IG sceglie la Geocart di Potenza e l’ASTEL (apparati e sistemi per le telecomunicazioni) di Tito Scalo per ospitare in Basilicata delegazioni di giovani imprenditori provenienti da vari paesi europei. La TGR della Rai seguì con una sua troupe l’incontro. L’imprenditoria lucana sta diventando un modello da imitare a livello europeo. La Geocart di Potenza che opera nel settore del monitoraggio ambientale viene indicata come una delle aziende-tipo che ha saputo sfruttare l’opportunità della legge 44 sull’imprenditoria nel Sud e centrato gli obiettivi della legge. La visita aziendale di una delegazione europea si inquadra nel progetto Observer promosso dalla IG, la società per l’Imprenditoria Giovanile.

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Emanuele Nicoletti: (all’epoca valutatore dei progetti IG Basilicata) Il progetto Observer è un progetto del programma Resit 2 cofinanziato dall’Unione Europea. È un progetto transnazionale che noi facciamo come capofila, come IG lucana, insieme ai partner della BIC di Malaga e il BIC di Atene e della Provincia di Lecce e prevede come risultati concreti principali, da una parte la creazione di un sito internet che sarà realizzato a breve e reso disponibile in cui, gratuitamente saranno possibili informazioni per realizzare e costituire nuove aziende nei territori che ho indicato. Primo obiettivo. Il secondo invece, trattandosi tutte di agenzie di sviluppo, la cosa di maggior rilievo è lo scambio di esperienze sulle problematiche comuni che abbiamo sui temi dello sviluppo del territorio. - Ma quali sono gli obiettivi della visita della delegazione europea alle aziende di alto livello tecnologico operanti in Basilicata?

Emanuele Nicoletti: Il primo di una serie di scambi previsti in tutti i territori, quindi reciprocamente i rappresentanti delle varie agenzie gireranno per i territori interessati al progetto e durante questi incontri ci si scambiano informazioni sul modo di operare ed è possibile anche verificare i risultati raggiunti dalle attività svolte da ciascuna delle varie agenzie. (Rocco Brancati Rai, TGR-Basilicata, 18 maggio 2000) Nel 2001 la Geocart S.r.l. si aggiudicò un’importante commessa Enel che spinse l’azienda a realizzare un sistema innovativo per le rilevazioni eliportate CIRO (Computer Integration for Remote Observation) per il servizio di ispezione delle linee


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elettriche, completamente progettato in casa. Un sistema di rilevazione flessibile destinato a introdurre elementi di assoluta novità nel settore, CIRO è una piattaforma multisensore che integra tecniche di ripresa videodigitale e tecniche georeferenziate satellitare GPS finalizzato alla rilevazione e monitoraggio di reti tecnologiche e infrastrutture lineari, oltre che di componenti naturali che, integrando in un unico strumento diverse tipologie di apparecchiature, consente (mediante ispezioni da terra o aeree) la caratterizzazione, l’analisi e il controllo degli elementi investigati. Le registrazioni video-termografiche effettuate nel corso delle ispezioni aeree con elicottero alle linee AT a 150-132 kV della distribuzione, realizzate per la prima volta in Italia a livello sperimentale nel 1991 nei compartimenti di Torino, Roma e Napoli consentiva ora in maniera sistematica di identificare eventuali danneggiamenti con riprese dirette delle immagini della linea registrandole su supporto magnetico (mini-dv). In pratica il lavoro della Geocart è consistito ed è consiste tuttora nell’ispezionare centinaia di migliaia di chilometri di linee elettriche aeree di media tensione con l’obiettivo di monitorare lo “stato di salute” e prevenire eventuali guasti attraverso le opportune attività di manutenzione che si sarebbero rivelate necessarie. L’operazione consiste nel sorvolo a bassa quota delle linee al fine di effettuare la rilevazione visiva di eventuali anomalie e la ripresa video della situazione degli impianti.Telecamere e fotocamere ad elevata risoluzione, sistema gps, stazione di elaborazione dati costituiscono l’equipaggiamento a bordo dell’elicottero utilizzato da Geocart. Una sorta di “occhio tecnologico” puntato sui diversi componenti delle linee elettriche – conduttori, isolatori, trasformatori su sostegno – e le aree circostanti per individuare tutte le situazioni che potrebbero pregiudicare la regolarità del funzionamento della rete. Una tecnica di “ispezione eliportata” delicata ed impegnativa oltre che costosa. Un lavoro non sostituibile, per esempio, se non in condizioni limitate e particolari, con i droni a causa della loro attuale insufficiente autonomia. Quasi contemporaneamente alla commessa Enel, sempre nel 2001, la società si aggiudicava il monitoraggio dell’evoluzione del litorale jonico lucano attraverso l’utilizzo di satelliti. La Geocart è stata la prima società di ingegneria in Italia a essere stata scelta da


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Enel.sì quale concessionaria del Gruppo Enel Energia impegnata nei settori del fotovoltaico, del solare-termico, del geo-termico, del mini-eolico e in genere dell’efficienza energetica. Val la pena di ricordare che le prime due licenze per attività spaziali di telerilevamento di tipo commerciale furono rilasciate nel 1993 alla EarthWatch e alla Space Imaging. Nel 1999 il satellite Ikonos cominciò a trasmettere le prime immagini della superficie terrestre con risoluzione spaziale di 1m. e dal 2000 lo stesso satellite fornì dati pancromatici, anche stereografici e dati multispettrali30. La Geocart srl, società di ingegneria per lo sviluppo di processi ad elevato contenuto tecnologico impegnata nell’erogazione di servizi innovativi nei settori dell’Earth Observation, cominciò ad operare in maniera sistematica in questo settore destinato agli usi non-militari come il monitoraggio dell’ambiente e la cartografia. Grazie proprio alla possibilità di “mappare” il terreno dallo spazio con l’uso, per esempio, del sistema SAR (Radar ad apertura sintetica) diventava possibile tenere sotto controllo vaste aree per ottenere (quasi) coperture globali. Fu quel progetto relativo al monitoraggio del litorale jonico lucano che permise alla Geocart di avere un ruolo non secondario nell’ambito di Cosmo SkyMed, uno dei programmi più innovativi nel campo dell’osservazione della terra, finanziato dall’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana che, a partire dal 2007, sarebbe stato realizzato con il lancio del primo dei 4 satelliti impegnati per soddisfare esigenze come il monitoraggio ambientale o la protezione civile. Una collaborazione di Geocart con l’ASI, con Telespazio e, in particolare con il Centro Spaziale di Matera gestito, oggi da e-GEOS (società costituita tra Telespazio e dalla Agenzia Spaziale) responsabile dell’acquisizione, processamento e distribuzione dei dati satellitari per le applicazioni civili. Grazie a questa “partecipazione” la Geocart si propose come operatore di riferimento internazionale con un’offerta integrata di soluzioni applicative e servizi di valore aggiunto basati su dati radar ad alta risoluzione. “Cosmo SkyMed si basa su una costellazione di quattro satelliti identici, in grado di effettuare fino a 450 riprese al giorno della superficie terrestre, pari a 1800 immagini radar, ogni 24 ore con grande flessibilità di utilizzo: in modalità spotlight

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(concentrandosi su un’area di pochi km quadrati, con risoluzione fino al metro per gli usi civili e sotto il metro per le applicazioni militari), stripmap (osservando una striscia continua di superficie) o ScanSAR (coprendo una vasta regione di 200 km di lato)31…” Proprio in questo periodo, tra la fine degli anni Novanta e i primi del 2000 la Geocart potenziava i suoi sforzi nel settore della ricerca. Aprì perfino un ufficio presso il Centro di Geodesia Spaziale di Matera. Guidato dal professor Luciano Guerriero artefice primo di quel centro e coordinatore del un comitato tecnico-scientifico del quale facevano parte anche Stefano Bizzi, Cosimo Marzo e Maurizio Leggeri, questo “poule” composto da tre giovani ricercatori mise a punto e realizzò la tecnologia SLIDE, un innovativo software di elaborazione di dati radar per lo studio dei movimenti della superficie terrestre. Il ruolo internazionale della società potentina si concretizzava, nel frattempo, grazie ai progetti twinning europei, specificamente in Polonia e in Romania. Avvalendosi delle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) obiettivi specifici interessarono e interessano tuttora l’approfondimento di tematiche socialmente vive, la ricerca di informazioni in rete e nei propri luoghi di appartenenza, la discussione su contenuti quali il lavoro, i consumi, le politiche europee, la globalizzazione, le questioni ambientali. In fondo aveva ragione Albert Hirschman quando affermava: “lo sviluppo dipende non tanto dal trovare le combinazioni ottimali delle risorse e dei fattori di produzione dati, quanto dal suscitare risorse e capacità nascoste, disperse o malamente utilizzate”32. Nell’ambito delle strategie europee di partenariato che si stavano avviando con alcuni paesi dell’Est, dell’area balcanica e del bacino Mediterraneo, anche la Basilicata prese parte ai programmi twinning per l’assistenza ai nuovi Stati membri. La Geocart cominciò a partecipare impegnandosi nei programmi dedicati specificamente a “governare il futuro” con maggiore serenità progettuale e rinnovando in maniera sempre più efficace, in Europa, il rapporto tra competitività economica e coesione sociale. In linea con gli obiettivi del TPEG (Twinning Program Engineering Group), gruppo di interesse economico costituito fin dal luglio del 1992 per la valutazione dell’attuale sistema economico globale l’approccio metodologico della Geocart è stato


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(così come per altre imprese lucane o italiane) quello legato alla promozione di partenariati in questi Paesi in via di sviluppo e contraddistinti da una rapida crescita economica. Un intervento di supporto e di aiuto al processo di industrializzazione e di modernizzazione e, in alcuni casi, di transizione da economie pianificate verso un’economia di mercato. Come in Italia nella fase pre-industriale così in Polonia o Romania le analogie erano piuttosto evidenti. Basterebbe citare, agli albori dell’Unità d’Italia, il prefetto della Provincia di Basilicata Tiberio Berardi che, in occasione del discorso pronunziato all’apertura della sessione ordinaria del Consiglio provinciale, nella seduta del 23 ottobre 1870, aveva evidenziato “la industria, ora più che bambina… ritengo anzi che una industria di qualche rilievo non si vedrà in Basilicata, finchè un nuovo benessere non risvegli lo stimolo dei bisogni33…” Un altro significativo e fondamentale momento nell’evoluzione della Geocart è stato, nel 2003, il riconoscimento di conformità dell’azienda ai requisiti delle norme ISO 9001. I requisiti relativi, per esempio, alle risorse umane, alle infrastrutture, all’ambiente di lavoro, alla pianificazione della progettazione e dello sviluppo ecc. la cui adozione rappresenta una decisione strategica di un’azienda, attestano la qualità anche organizzativa della Geocart. “Il mercato che cambia e la ricerca di una migliore competitività sono state le molle che hanno spinto, in questi ultimi anni, un gran numero di società di ogni settore dell’industria e dei servizi ad adottare, per il loro Sistema di Gestione Aziendale, un Sistema di Gestione per la Qualità (SGQ) secondo le norme ISO 9000. Queste norme offrono alle aziende uno strumento per rivedere profondamente le procedure gestionali, operative e di controllo presenti in azienda, per aumentare il livello di garanzia del proprio prodotto/servizio (il che costituisce un indubbio vantaggio competitivo) e per razionalizzare e migliorare continuamente i propri processi”34.

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La nuova sede In un vecchio mulino35 al n. 120 di viale del Basento a Potenza, riqualificato in uno “sfarinatoio” d’innovazione tecnologica, nel 2003 si trasferiva la nuova Geocart S.r.l. che negli anni precedenti aveva avuto sede al n. 8 di viale Ligure. Iniziava così la seconda fase della crescita dell’azienda grazie anche alle iniziative del Ministero per lo Sviluppo Economico che permisero a Geocart di mettere a punto la tecnologia mapping e di affermarsi sul mercato per la leadership hi.tech. Il “Mulino” di Francesco Domenico Blasi aveva iniziato la produzione il 14 agosto 1958. Quattro anni prima, l’8 novembre 1954 – così come risulta dalla documentazione in possesso della CGIAM – la società “Amme Santi Palma” di Monza aveva inviato un preventivo per la vendita di macchinari ed accessori occorrenti per il molino alternato, atto a macinare circa 250 quintali di grano duro oppure circa 180 quintali di grano tenero nelle 24 ore di lavoro continuo. La spesa complessiva fu di 83 milioni e 350 mila lire di cui 54.765 per il macchinario e 28.585 per gli accessori36. Il mulino – come si desume da una perizia dell’ing. Mauro Zinno del 7 novembre 1973 – constava di 6 piani , un piano “fuori terra” e un seminterrato. L’impianto, sottoutilizzato perché costruito per una capacità potenziale di 1000 quintali al giorno (un episodio analogo riguardò la Centrale del Latte di Potenza o quella della


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Val d’Agri a Tramutola) restò in funzione fino alla fine del 1975. La proprietà dei fratelli Blasi, Rocco, Egidio, Salvatore e Michele (eredi di Francesco Domenico) in liquidazione fallimentare divenne dunque, nel 2003 la nuova sede della Geocart. All’ingresso e all’interno dell’edificio trovarono posto diverse opere dell’artista Gerardo Cosenza, un talento lucano dell’arte contemporanea che, a seguito dei suoi numerosi viaggi in America, maturò nelle sue creazioni, sia scultoree che pittoriche, anche influssi d’oltreoceano: Jackson Pollock, tanto per citarne uno. Nelle opere realizzate per la Geocart custom work Cosenza si propose di trovare un raccordo tra la terra e il cosmo con strutture di alto valore percettivo. La ricerca di Cosenza in quegli anni era legata alla scoperta di un mondo sottoposto ad un enorme e drammatico sforzo d’accelerazione, di sviluppo e di crescita che ben si collegava, in un gigantesco circuito immaginativo, all’evoluzione della Geocart. Per ottimizzare la propria infrastruttura e renderla più affidabile Geocart si dotava, in questa fase, di sistemi informatici avanzati con strumenti di gestione e di control¬lo centralizzati. Infrastruttura costantemente potenziata nella capacità di elaborazione dei dati e di memo¬rizzazione, tanto è che la soluzione implementata oggi in azienda è basata su sistemi ad altissimo livello prestazionale quali l’IBM Flex System con connettività di rete integrata, sistemi di backup e una compo¬nente storage in grado di soddisfare l’esigenza di avere repository a blocchi per le immagini e un’accessibilità in remoto per gli applicativi amministrativi, gestionali e tecnici. I benefici del continuo ammodernamento, per Geocart, si misurano, oggi, in termini di pro¬duttività della divisione ICT (Information Communication Technology), incrementata del 40 per cento dall’apertura della nuova sede, e di riduzione dei costi, grazie alla maggiore capacità elaborativa e alla flessibilità del sistema. L’uso della tecnologia nella gestione e nel trattamento delle informazioni assume, da sempre, una crescente importanza strategica per le imprese, e non solo. Oggi più di ieri l’informatica (sistemi digitali e software dedicati) e le telecomunicazioni (reti telematiche) sono i due pilastri su cui si regge la società dell’informazione. Per ogni grande o piccola società il giudizio dell’utente sul lavoro finale è molto importante. Come valutare scientificamente i risultati di questo lavoro?


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“Nelle comunicazioni verbali che usano un linguaggio evoluto, si ha una comunicazione con un sistema di riferimento discreto per la finitezza numerabile dei lemmi, e questo avviene attraverso il cosiddetto mapping di rappresentazioni utili37. Con questa operazione il pensiero di chi vuole comunicare si muove con diverse modalità per formulare la comunicazione. L’arrivo della comunicazione è caratterizzato dal mapping identificativo che permette l’identificazione di una nozione (immagine o concetto) attraverso significati intuitivi ed esemplificativi. Ma per valutare la comunicazione c’è anche il mapping interpretativo che è un’elaborazione nel ricevente dell’istanza di partenza e che può contenere significati non espliciti in partenza. Per questo, alla fine, la validità della comunicazione è assicurata dalla capacità nel formulare un mapping di rappresentazioni utili”. La Geocart ricorse ad un sistema evoluto di comunicazione (testi, fotografie, disegni, immagini, mappe) utilizzando le cosiddette “mappe concettuali” che mostrano in forma grafica alcuni concetti e frasi. In sostanza la mappa è una forma di scrittura dove parole uguali in frasi diverse sono scritte una sola volta e in un solo posto evitando l’usuale ricorso a sinonimi e parafrasi. “Nella scienza, e parzialmente in tecnologia, concetti o elementi, derivando da tesi definite e da elaborazioni complesse, hanno legami anche ben definiti e studiati. Questi legami sono importanti quanto, se non più, degli elementi collegati. Una forma di rappresentazione che esalti gli elementi e trascuri, o metta in secondo piano, i legami tra concetti sembrerebbe una forma di comunicazione che mal si concilia con gli argomenti trattati dalla tecnologia38.” Nel 2004 l’evento destinato ad avere una fondamentale importanza nello sviluppo della Geocart: l’allargamento della base societaria con l’ingresso di soci-dipendenti. L’evoluzione imprenditoriale è un processo complesso, dinamico e multiforme il quale ha assunto una rilevanza crescente sia in termini quantitativi e qualitativi sia in termini di conseguenze sullo sviluppo aziendale. Proprio per la sua elevata criticità e per l’impatto che è in grado di generare sulla stabilità e sui destini delle imprese, il tema dell’evoluzione imprenditoriale sta suscitando da qualche tempo un forte interesse, testimoniato dalla numerose pubblicazioni e dalle svariate iniziative (convegni, workshop, seminari, corsi di formazione, ricerche, ecc.). Per comprendere la

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rilevanza del fenomeno una ricerca condotta alcuni anni fa in Italia (Gnan, Montemerlo, 2008) dimostra che circa il 25 per cento delle imprese italiane si trovava a gestire questa delicata fase del loro ciclo vitale. “Dal punto di vista dello studioso d’impresa l’evoluzione deve essere concepita come un fenomeno di natura aziendale, che impatta sulle dinamiche organizzative, gestionali e strategiche delle unità interessate. È altrettanto vero che numerosi altri sono gli aspetti che devono essere considerati per cogliere pienamente tutta la complessità del fenomeno. Non potranno essere trascurati i problemi di natura legale, patrimoniale, fiscale e societaria, relativi alla dimensione giuridico-patrimoniale dell’azienda, così come non sarà possibile trascurare la dimensione affettiva-psicologica, che attiene alla sfera dell’individuo, al suo mondo di emozioni, motivazioni e desideri39…” Un noto studioso di problemi d’impresa nel corso di una lezione universitaria disse: Ci piace pensare ad una grande tavola, intorno alla quale si possano sedere più specialisti. Non tutti insieme forse, ma almeno a coppie li aspettiamo tutti: gli aziendalisti, gli economisti in genere, i sociologi, gli storici, i culturalisti, gli organizzativi, i giuristi, gli psicologi, gli empirici. Lasciamo anche una sedia vuota: non si sa mai. La tavola sarà rotonda perchè, se proprio ci tiene, ognuno può credersi a capotavola. Ma l’abbiamo così prescelta perché è facile ascoltare gli altri se li vediamo in faccia. Nessuno va molto lontano da solo40. Nel 2005 la Geocart completa e rende fruibile SLIDE, un software che sfruttando i dati satellitari permette di misurare gli spostamenti di porzioni di territorio, edifici, dighe, ponti ed altre opere con precisione centi-millimetrica rappresentando un efficace sistema di protezione civile in situazioni di rischio presunto. Slide è un software completo di analisi di stabilità dei versanti di supporto ad ogni


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Immagine aerea dell’Etna


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progettazione. Diversi tipi di suolo e pendii rocciosi, argini, dighe in terra e muri di sostegno possono essere analizzati ricostruendo modelli di stabilità complessi molto facilmente. Inoltre Slide ha ampie possibilità di analisi probabilistica. È possibile assegnare distribuzioni statistiche a quasi tutti i parametri di input, tra cui le proprietà dei materiali, i carichi, ecc. La probabilità di errore di indice/affidabilità viene calcolata, e fornisce una misura oggettiva dei rischi di guasti associati. L’analisi di sensibilità consente di determinare l’effetto delle singole variabili sul fattore di sicurezza del pendio. Algoritmi di ricerca avanzati semplificano il compito di trovare la superficie di slittamento critico con il fattore di sicurezza più basso. Come scrive Lawrence Lessig “Le conseguenze della rivoluzione tecnologica più significativa dei tempi moderni ci stanno tutte attorno. Questa rivoluzione ha prodotto la spinta più forte e diversificata all’innovazione dei tempi moderni.41” Il lavoro svolto da Geocart in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, il Centro di Geodesia Spaziale di Matera, il Centro di Geomorfologia Integrata per l’Area del Mediterraneo è consistito, dunque, nello sviluppo del sistema “SLIDE”, acronimo di Sar Land Interferometry Data Exploitation, che consente di elaborare i dati SAR (acquisiti da satellite) e misurare gli spostamenti subiti dal territorio, utilizzando le tecniche interferometriche differenziali. L’area di test è stata Maratea: qui sono stati segnalati quattro fabbricati interessati da evidenti lesioni strutturali. Gli studi storico-geologici e le perizie geomorfologiche-ingegneristiche effettuate nel sito avevano già confermato l’entità e la gravità dei fenomeni di dissesto, per cui le finalità dell’intervento della Geocart non consistettero nell’accertamento di una situazione di pericolo quanto nella valutazione numerica dell’entità dello spostamento subito dagli edifici. Tra le attività realizzate vi furono il monitoraggio delle immissioni in mare lungo le coste calabre effettuando rilievi all’infrarosso termico, il rilievo dell’infrastruttura ferroviaria in siti urbani per la progettazione e la realizzazione di barriere per la riduzione dell’esposizione al rumore di centri abitati e ricettori sensibili commissionato dalle Ferrovie dello Stato. Già a partire dal 2001 la Geocart era stata impegnata con significativi investimenti per accrescere il suo know-how per costruire uno strumento valido e specifico per il controllo di spostamenti millimetrici utilizzando le tecniche interferometriche


LA STORIA

differenziali SAR nell’ambito del progetto approvato dall’Agenzia Spaziale Italiana in occasione della presentazione delle proposte per progetti di sviluppo tecnologico. L’attività dell’azienda ha permesso la sua inserzione nel Laboratorio del Centro di Geodesia Spaziale “G. Colombo” dell’ASI di Matera dal 2001 al 2004. In questo periodo il gruppo di lavoro ha approfondito i temi basilari circa l’acquisizione del dato SAR e la geometria orbitale di ripresa. In seguito ha studiato le tecniche di elaborazione. L’esperienza acquisita è stata messa a frutto nello sviluppo degli argoritmi dedicati alla produzione degli interferogrammi differenziali, alla geocodifica e alla estrazione ed elaborazione delle fasi differenziali dei Point Target. “The use of Radar interferometric terrestrial technologies allows a measurement accuracy of the possible displacements, up to less than a millimeter, in function of the distance of the acquisition instrumentation from the points or the areas to be monitored. Compared to the use of the monitoring tools based on optical technologies, the ground radar technology is preferable because it does not require the installation of sensors or precision optical prisms. Use of this technology will also overcome logistic problems such as the access to private land.42” (L’utilizzo di tecnologie terrestri radar interferometriche permette, con una precisione millimetrica la misura dei possibili spostamenti in funzione della distanza della strumentazione di acquisizione da punti o zone da monitorare. Rispetto all’uso di strumenti di monitoraggio basati su tecnologie ottiche, la tecnologia radar è preferibile in quanto non richiede l’installazione di sensori o prismi ottici di precisione. L’uso di questa tecnologia potrà anche superare i problemi logistici, come l’accesso ai terreni privati). “Esploriamo il territorio con l’ingegno di persone aperte all’innovazione43” dichiarò l’amministratore di Geocart Antonio Colangelo in un articolo pubblicato nello special di Mediaplanet dedicato al monitoraggio ambientale. Il primo decennio del XXI secolo è stato caratterizzato, in seno all’azienda, da un lavoro costante e qualificato nel settore delle tecnologie soprattutto aerospaziali. L’evoluzione e il perfezionamento apportati alle tecnologie satellitari ha consentito, in questo periodo (20012010) un’attività di osservazione della terra di utilità sempre maggiore, tale cioè da consentire il monitoraggio e la gestione delle risorse in caso di calamità, lo studio dei parametri di riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Grazie ai satelliti

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– che permettono di acquisire dati su scala locale e regionale, essenziali per gestire eventuali emergenze sul territorio, sulla sicurezza e la tutela delle risorse naturali – l’attività della Geocart è stata indubbiamente all’avanguardia con un “occhio vigile” sui rischi legati al territorio. L’allora presidente dell’ASI, Enrico Saggese, all’atto del suo mandato sottolineò la necessità di mobilitare le risorse di aziende private attraverso meccanismi di public private partnership44. Dal 2003 infatti l’ASI è stata impegnata nello sviluppo di programmi applicativi che sfruttano i dati satellitari per analizzare i rischi naturali e i rischi indotti dalle attività dell’uomo. I progetti pilota, realizzati con il Dipartimento di Protezione Civile, le ARPA di diverse regioni e il concorso dell’industria come nel caso della Geocart e della ricerca sono stati a volte determinanti per la prevenzione di alluvioni, frane, incendi, qualità dell’aria, inquinamento da idrocarburi. Le tecnologie aero-spaziali per il monitoraggio del territorio diventavano sempre più sofisticate in Basilicata grazie all’attività della Geocart. La Tgr-Basilicata della Rai dedicava a questo argomento un servizio specifico, in apertura del telegiornale pomeridiano. Le tecnologie spaziali ed aeree a servizio del territorio. Il monitoraggio delle linee elettriche dopo il black-out causato dalle ultime nevicate è uno degli esempi di come le nuove tecnologie possono essere utilizzate per accertare ed intervenire celermente per la soluzione del problema. Si inserisce in questo contesto l’attività della Geocart di Potenza che ha in itinere un progetto di utilizzo delle tecnologie spaziali per il controllo dei fabbricati


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a rischio di crollo. Si tratta di una iniziativa di particolare interesse collegata direttamente all’innovazione tecnologica indispensabile per il monitoraggio permanente del territorio. Università della Basilicata, Centro di Geodesia Spaziale di Matera, Geocart ed Enea sono i poli di eccellenza per la ricerca e l’innovazione tecnologia in questo settore. A distanza di 25 anni dal terremoto del 1980 il sistema di controllo attraverso l’iniziativa della Geocart diventa certamente più efficiente in grado non solo di accertare condizioni di vulnerabilità del nostro territorio ma anche di limitare i rischi che questa condizione geofisica comporta. La rete sismografica ramificata sull’intero territorio attraverso vari sistemi di rilevazione potrà trovare proprio nell’utilizzo delle tecnologie aerospaziali un ulteriore elemento di verifica dei fenomeni collegati alla geologia e alla sismicità della Basilicata. (Rocco Brancati, Rai, Tgr-Basilicata, 27 novembre 2005) Nel 2008 la Geocart insieme al Centro di Geodesia Spaziale di Matera e a piccole aziende diventava protagonista del “Made in Basilicata”. L’azienda potentina veniva scelta da Rai Educational, impegnata in una serie di trasmissioni televisive sollecitate dal Ministero per le Riforme e le innovazioni nella Pubblica Amministrazione, a rappresentare il “nuovo”, le eccellenze impegnate nella sfida della globalizzazione.

Giuseppe Bianco (Direttore del Centro di Geodesia Spaziale di Matera) Il Centro di Geodesia Spaziale nasce agli inizi degli anni Ottanta grazie ad un accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana e la NASA e a una felice intuizione della Regione Basilicata che accettò fin dall’inizio di ospitare la struttura finanziando la costruzione delle infrastrutture che oggi hanno una superficie totale di oltre 5mila metri quadrati. Oggi il Centro è la più importante realtà operativa dell’ASI e uno dei principali centri di ricerca e di sviluppo del Mezzogiorno Italiano dedicato, essenzialmente, allo studio della terra con tecniche spaziali… Antonio Colangelo La Geocart è una società di ingegneria che si occupa di monitoraggio ambientale. La sua vocazione è quella di raccogliere informazioni facilmente fruibili dall’ambiente e dal territorio. Lo fa utilizzando nuove tecnologie e strumenti innovativi. Si parte dai dati satellitari o da sensori aviotrasportati appositamente realizzati per acquisire dati di particolare interesse per il territorio. La capacità poi di redigere questi dati e di trasformarli in informazioni facilmente fruibili è la competenza e la capacità che Geocart


LA STORIA

mette in campo per fornire servizi personalizzati al cliente finale…Il nostro “valore aggiunto” è stata la diversa competenza, la volontà di creare una sinergia… Annibale Guariglia In questo lavoro abbiamo messo a punto una metodologia per l’estrazione, in automatico, della linea di costa e quindi la possibilità di controllare, automaticamente, l’evoluzione del litorale. Nel 2006 è stata completata con l’utilizzo di dati laser da elicottero. I dati laser ci hanno permesso di valutare oltre che l’evoluzione planimetrica della linea di costa anche l’evoluzione altimetrica, per accertare i volumi di sabbia che vanno persi, ogni anno, lungo le spiagge del litorale jonico lucano. Giuseppe Bianco La funzione di un Centro di questo tipo è una funzione, ovviamente, di un livello piuttosto alto nel senso che noi siamo un centro di un’agenzia del governo che produce dati satellitari fermandosi ad un certo livello di produzione. Lo spazio tra noi che siamo quelli che posseggono le tecnologie principali e l’utente finale viene colmato da aziende private, e Geocart è un esempio che, utilizzando i dati del primo livello del prodotto, li elabora ulteriormente estraendo poi le informazioni che sono di interesse per l’utente finale. (Alessandra Peralta (regia), Non è mai troppo tardi (una rete per il Sud), Rai, 12 aprile 2008) Nel 2010 un’altra commessa internazionale per la Geocart. Il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ITALFERR in qualità di leader di un raggruppamento di imprese fu incaricata dalla rappresentanza dell’Unione Europea di Belgrado di sviluppare un nuovo sistema informatizzato (RMS – Railway Management System) per la gestione e la manutenzione della rete ferroviaria in Serbia. La Geocart è stata impegnata in una serie di servizi in una campagna di rilievo aereo degli assets ferroviari lungo il Corridoio X paneuropeo e lungo la tratta serba della linea Belgrado-Bar con lo scopo di creare il database dell’intera infrastruttura esaminata. Le attività iniziate nell’ottobre del 2010 si sono concluse nell’ottobre del 2013 con la definizione delle specifiche tecniche per l’acquisto di macchinari, veicoli di diagnostica e software necessari per l’implementazione del sistema di gestione e manutenzione. Tuttavia nel 2012 hanno avuto inizio le attività legate alla revisione del Piano Tecnologico per l’ammodernamento della rete ferroviaria del paese dei Balcani. I servizi – ai quali ha partecipato anche la Geocart – sono partiti con la

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raccolta dei dati e degli studi esistenti, supportati da una serie di sopralluoghi tecnici sulla rete, con lo scopo di fornire una panoramica sullo stato di avanzamento degli investimenti nel settore ferroviario. Si è anche proceduto – con la revisione del modello di trasporto – alla stima preliminare delle alternative di investimento finalizzate ad adeguare l’offerta alla domanda di trasporto. Il Piano 2012-2016 dovrà includere delle proposte di riorganizzazione istituzionale del settore ferroviario ed un inquadramento preliminare delle problematiche ambientali legate al Programma degli Investimenti. La crescita della Geocart, ma di qualunque impresa, non può prescindere dalla ricerca di sbocchi sui mercati internazionali. I dati macroeconomici mostrano un ulteriore rallentamento dell’economia globale le cui cause sono da ricercare – secondo gli esperti – nell’incertezza della politica europea, nell’attenuazione della domanda da parte dei paesi emergenti e nei perduranti timori sulla tenuta dell’Eurosistema. Tuttavia i risultati raggiunti dalla Geocart in Paesi come Romania e Polonia sono sicuramente la migliore testimonianza dell’eccellenza raggiunta dall’azienda lucana che resta leader soprattutto nel comparto dei sistemi di monitoraggio ambientale. Sempre nel 2010 la SOGIN, società di Stato incaricata della bonifica ambientale di siti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi provenienti dalle attività industriali, affida alla Geocart servizi per attività di rilievo di aree distribuite sull’intero territorio nazionale. La SOGIN (Società Gestione Impianti Nucleari) era nata per lo smaltimento delle centrali elettronucleari dismesse ed era strutturata sulla base di circa 600 addetti, soprattutto ingegneri e tecnici, che lavoravano presso le installazioni con il compito di controllare le centrali spente. Commissario delegato


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Basilicata, Dolomiti Lucane


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Spagna, vista panoramica


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venne nominato fin dal 7 marzo 2003 il generale Carlo Jean. Un successivo impegno internazionale portò la Geocart ad operare per l’ONU mettendo a servizio tecnologie e metodologie scientifiche per monitoraggi contro la proliferazione di esperimenti nucleari. La Geocart progetta e realizza, per conto della LUCART S.p.A. di Porcari in provincia di Lucca il primo impianto fotovoltaico avente una potenza complessiva di 1000 kW, installato sulla struttura di copertura dello stabilimento di produzione del sito in contrada Ventaruli di Avigliano (PZ). Sempre nel 2011, la Geocart ospitò uno stage per “Esperto in GIS e nella Pianificazione Territoriale e Paesaggistica”. Un percorso formativo di “Alta Formazione” per fornire ai partecipanti al corso gli strumenti metodologici oggi utilizzati nello studio ed analisi dei rischi naturali. Gli allievi ebbero modo di affrontare e gestire una situazione lavorativa “reale” inerente la progettazione paesaggistica e territoriale tramite l’utilizzo di tecnologie informative avanzate. Non si trattò più di lezione didattica ma di situazioni di affiancamento a professionisti del settore. Gli allievi furono chiamati ad analizzare criticamente le diverse situazioni di lavoro di fronte alle quali si sarebbero trovati di volta in volta ad operare (problem setting) mettendo in pratica le competenze acquisite ed utilizzando gli strumenti atti ad identificare una risoluzione ottimale (problem solving). In quel caso la Geocart offrì un supporto qualificato nelle attività proprie della funzione (progettazione paesaggistica e territoriale tramite l’utilizzo di tecnologie informative avanzate), così da far seguire agli allievi un percorso formativo utile al raggiungimento di una buona autonomia operativa. Il 20 giugno del 2011 la Tgr-Basilicata della Rai realizzava un servizio per il Settimanale dedicato specificamente al lavoro della Geocart nel monitoraggio delle linee elettriche. A bordo dell’elicottero con i tecnici dell’azienda anche la troupe televisiva. - Stiamo sorvolando nella zona delle Piccole Dolomiti Lucane una linea elettrica. Questa è una nuova tecnologia per prevenire tutti i guasti che potrebbero esserci sulla rete Enel e magari intervenire con sollecitudine. Ingegnere, qual è l’intervento che state effettuando con l’elicottero?

Eugenio Viola Noi stiamo andando a monitorare una linea elettrica che si trova in


LA STORIA

agro di Castelmezzano. Questa linea ha delle interruzioni. Quindi adesso stiamo andando a vedere che tipologia di interruzioni ci sono. Noi siamo in grado in real time di individuare il guasto. Diamo poi le informazioni, con coordinate GPS agli operativi dell’Enel che in 24 ore sono chiamati ad effettuare l’intervento. - Riuscite anche a vedere, a fotografare delle piccole anomalie che ci sono sulla linea per evitare di intervenire quando è troppo tardi?

Eugenio Viola Sì gli interventi che facciamo servono ad individuare quelle che sono le anomalie di tipo urgente, quelle anomalie che creano dei disservizi alla rete, ma facciamo anche una mappatura di quei guasti che, nell’arco di sei mesi si possono verificare: sostegni fuori piombo, pali in frana, vegetazione e piante che si avvicinano alla linea elettrica, per esempio. Quindi sono quegli interventi che l’Enel può poi programmare nel tempo. - Siamo ora a terra nella sede della Geocart dove vengono analizzati tutti questi dati. Anche in questo caso massima tecnologia.

Antonio Colangelo Certamente sì. I dati rilevati a bordo vengono qui “processati” e diventano informazioni per l’utente finale “l’Enel” che utilizza queste informazioni per poter intervenire sulla rete elettrica. Due sono le tecnologie importanti: la tecnologia cosiddetta mapping e la tecnologia CIRO. - Andiamo ora a vedere quali sono le criticità che sono state rilevate?

Biagio Lacovara Nel primo caso c’è l’interferenza della vegetazione sui cavi elettrici come vediamo nelle immagini e un altro significativo esempio è questo quando le caratteristiche morfologiche possono andare a interferire con la linea elettrica. Abbiamo evidenziato uno smottamento a ridosso della linea. Dino Sabia Questo è il sistema CIRO dove la linea arancione sta ad indicare la traccia GPS dell’elicottero. La linea blu indica invece la linea MT che vediamo qui in video. Ci dirigiamo direttamente sopra una anomalia. Questo sistema ci permette, sincronizzando i dati video e traccia GPS, di identificare subito il palo e anche la sua posizione geografica. - Ultima tappa del nostro viaggio è nella sede centrale dell’Enel. Che cosa accade?

Pasquale D’Abramo (Dirigente Enel) Bene, tutte le criticità individuate con l’ispezione oppure quelle rilevate con il nostro personale vengono praticamente archiviate sul nostro sistema di gestione della qualità della manutenzione. In questa maniera, archivian-

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dole e gestendole, possiamo graduare gli interventi con la necessaria priorità. Il personale non perde tempo. Si muove con un sistema di georeferenziazione delle criticità e viene condotto sul posto con un sistema tipo TomTom normale. Ovviamente questo ci porta ad avere una rete ben monitorata e ci permette di raggiungere qualità di eccellenza sulla qualità del servizio elettrico. (Umberto Avallone, Rai, Tgr-Basilicata Il Settimanale, 20 giugno 2011) Un analogo servizio fu realizzato, l’anno dopo, dalla Tgr-Toscana sulla ricognizione in elicottero della linea elettrica nell’isola d’Elba. - La linea elettrica si danneggia continuamente. L’Enel ha bisogno di un controllo periodico. Oggi siamo con l’ingegner Viola della ditta Geocart che lavora per l’Enel appunto e stiamo per andare in elicottero a fare questa ricognizione sulla costa toscana. Che apparecchiature sono queste?

Eugenio Viola Queste sono delle apparecchiature altamente innovative che ci consentono di fare sia una ripresa delle anomalie di tipo meccanico, di tipo oggettivo come gli isolatori rotti o pali di sostegno danneggiati ma anche ci consente di fare delle valutazioni sulle distanze… (Jacopo Cecconi, Rai, Tgr-Toscana, Il Settimanale, 27 ottobre 2012) Nel 2012 la Geocart entrava “di diritto” nella rubrica televisiva della Rai “Tra cronaca e storia”. Il servizio mise in evidenza le “premesse” enunciate quindici anni prima e gli impegni che l’azienda stava portando avanti molti anni dopo.


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- La Geocart è una delle poche aziende che non solo è ancora in attività ma ha avuto un grande sviluppo in questi anni.

Antonio Colangelo Certamente sì. La legge 44 è stata per noi un ottimo strumento che ha consetito la nascita della nostra società che oggi continua ad essere presente sul mercato e riesce ad avere successo nelle varie competizioni nazionali e internazionali. È stato sicuramente un modello che ci ha dato una condizione di crescita e di sviluppo ed è un modello che, se si tornasse indietro, bisognerebbe imitare. - Oggi siete impegnati a livello internazionale, quali sono le aree di manovra?

Siamo presenti soprattutto nell’Europa dell’Est e nell’area del Mediterraneo cominciamo ad avvicinarci adesso. Ci sono delle domande su quelle che sono le esigenze delle attività che noi sviluppiamo. Il nostro lavoro è quello di esplorare il territorio da indagare per redigere poi la progettazione per la tutela ambientale e la riduzione dei rischi in genere e fornire ai progettisti le informazioni più giuste per lo sviluppo delle infrastrutture. (Rocco Brancati, Rai, Tgr-Basilicata, Buongiorno regione, 23 gennaio 2012) L’ultima fase dell’azienda è la nascita della Geocart S.p.A. Nel 2012 la società a responsabilità limitata si trasformava in società per azioni. L’azienda avviò un Piano strategico e di investimenti, finalizzato al miglioramento della qualità dei servizi e alla diversificazione dell’offerta, all’innovazione tecnologica, alla minimizzazione del customer lead time (l’intervallo di tempo necessario ad un’azienda per soddisfare una richiesta del cliente) e all’ottimizzazione dell’organizzazione interna e dell’ambiente di lavoro. La strategia utilizzata fu quella di favorire una “crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. La formazione divenne la risorsa vincente insieme allo stimolo propulsivo dell’innovazione. La Geocart acquisisce una commessa dal comune di Melfi per attività di supporto tecnico-specialistico sia nella gestione e valutazione degli aspetti e dei rapporti tecnici relativi all’Impianto Termovalorizzatore, sia per l’esecuzione di indagini di monitoraggio idrogeologico in prossimità dell’Impianto. Il 15 novembre 2014 in diretta da Oppido Lucano con la troupe della Rai per parlare di cinema sia nel telegiornale che nel contenitore Il Settimanale per scoprire uno dei tesori nascosti della Basilicata, la Cineteca Lucana.


LA STORIA

- Un tesoro per l’intera Basilicata, un tesoro che dalla passione di un collezionista, Gaetano Martino, può diventare risorsa per il territorio, per l’intera regione.

Patrizia Minardi Il progetto è molto complesso, quindi richiede competenze e investimenti sia pubblica che privata. Quindi noi apriamo ad un partnerariato pubblico-privato perché sia il restauro che la messa in sicurezza e la fruizione siano appunto di competenza sia pubblico che privato. - Cineteca lucana bene comune?

Antonio Colangelo Bene comune significa, ovviamente, utilizzo del patrimonio storico ma anche delle nuove tecnologie per mettere a disposizione il meglio che in Basilicata possiamo utilizzare a fruizione di tutti perché questo può essere per noi un segno di rilancio e un punto di riferimento per l’intera Basilicata… (Rocco Brancati, Rai, Tgr-Basilicata, 15 novembre 2014) Nel corso del settimanale fu approfondito l’argomento negli interventi della responsabile del settore cultura della Regione Basilicata e dell’Amministratore di Geocart. - Entrambi impegnati per una valorizzazione o comunque nella fruizione di questo immenso patrimonio. Dicevamo un patrimonio di livello europeo che si inserisce bene nel discorso di Matera capitale della cultura europea nel 2019?

Patrizia Minardi (Dirigente della Regione Basilicata) Effettivamente c’è una grande volontà da parte della presidenza della Giunta regionale e del Consiglio di proseguire questo grande lavoro sulla Cineteca Lucana sia attraverso un impegno fondamentale finanziario che appunto la Regione stessa ha preso, sia all’interno del grande quadro di “Sensi contemporanei” e con il Ministero dei Beni Culturali. Ovviamente Matera 2019 la città che ora è capitale europea della Cultura insieme anche ad Expo 2015, questi due appuntamenti sono davvero le polis culturali e turistiche che la regione sta perseguendo e naturalmente tutto ciò viene convogliato all’interno di questi due grandi obiettivi… - Un patrimonio dicevamo nato dalla passione di un grande collezionista si propone oggi alla fruizione di un territorio. Come fare diventar questa collezione bene comune dell’intera collettività non soltanto lucana ma meridionale e italiana?

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Antonio Colangelo …abbiamo oggi noi il dovere, ognuno per la propria competenza, di far valorizzare questi patrimoni. C’è un momento storico importante qui nella nostra regione, perché ci sono le condizioni (Matera capitale europea della cultura) un momento per il quale la Regione Basilicata, la governance della Regione e quindi Film Commission, intendono individuare quali possono essere i pilastri attrattori per il nostro territorio. Bene, questo potrebbe essere, e noi ne siamo convinti che lo è, uno dei maggiori attrattori della Basilicata partendo oggi dalla “porta” più importante della nostra regione che è Matera. Matera è il nostro “faro” oggi, è l’antenna dalla quale possono arrivare tutte le ricadute per il nostro territorio, nessuno escluso. Ovviamente tutte le tecnologie così come la nostra azienda mette in campo in giro per il mondo possono essere utilizzate e saranno utilizzate in questo contesto con la Cineteca Lucana nel valorizzare e rendere fruibile questa miniera al pubblico. Naturalmente immagino che questo patrimonio può essere visto via web e avere in Basilicata dei poli da visitare, Oppido, Matera, Maratea, Potenza e tutto il territorio può essere oggetto fruibile anche per le nuove cinematografie… (Rocco Brancati, Rai, Tgr-Basilicata, Il Settimanale, 15 novembre 2014) Cinema e non solo dunque nel futuro della Geocart. L’ultima diretta televisiva, in ordine di tempo, quella di “Buongiorno regione Basilicata” del 5 dicembre 2014. - Dal monitoraggio ambientale alle produzioni cinematografiche. È il percorso della società ingegneristica che vi presentiamo oggi e che ha saputo ampliare oltre i confini regionali le sue attività di telerilevamento. 20 anni di attività, 50 dipendenti tra ingegneri, geologi e informatici, sede principale a Potenza ma diramazioni e commesse in varie parti del mondo,


Immagine aerea della cittĂ di Matera

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comprese quelle per conto dell’ONU. Sono numeri e caratteristiche della Geocart.

Antonio Colangelo La nostra capacità è quella di radiografare il territorio, le reti in genere (elettrodotti, acquedotti, ferrovie, strade, coste) noi siamo in grado di individuare possibili anomalie. - A disposizione delle attività di telerilevamento apparecchiature sofisticate e una piccola flotta che comprende un aereo, due elicotteri e diversi droni. I dati così acquisiti vengono poi elaborati seguendo le richieste dei vari committenti che vanno da aziende private ad enti pubblici che chiedono un particolare monitoraggio del territorio magari nell’ottica di una prevenzione del rischio geologico.

Antonio Colangelo Noi svolgiamo attività per conto dei Ministeri, dei commissari straordinari per il rischio idrogeologico e anche per i gestori delle reti. - Ad apprezzare le competenze di questa società lucana anche l’ONU che da alcuni anni utilizza le sofisticate tecnologie di telerilevamento made in Basilicata per monitorare i rischi degli esperimenti nucleari in giro per il mondo.

Raffaele Santangelo Nel 2013 siamo stati in Giordania e nel 2013-14 stiamo fornendo delle piattaforme che vengono montate a bordo di elicotteri o di aeroplani. - Le competenze acquisite nella scomposizione dei dati e nella perfetta ricostruzione digitale ha permesso a questa realtà di allargare i propri orizzonti alla valorizzazione dei beni culturali per una migliore fruizione virtuale delle opere d’arte. Da segnalare alcuni progetti con importanti musei, ma c’è un altro settore foriero di sviluppi, quello delle realizzazioni per il cinema in 3d che attraverso la ricostruzione digitale dei più svariati scenari riesce a raggiungere ottimi risultati con una notevole economicità nella produzione audiovisiva.

Davide Colangelo L’obiettivo sarà quello di introdurci nel settore cinematografico facendo nascere da Geocart una costola, un settore che principalmente farà computer-grafica. Antonio Colangelo Un messaggio molto forte per le nuove generazioni. Perché ci si può esprimere rimanendo nel proprio territorio…


LA STORIA

(Maria Rosa Monaco, Rai, Tgr-Basilicata, Buongiorno Regione, 05 dicembre 2014) Quello che è successo dopo la “messa in onda” di quella diretta televisiva è già passato agli annali per chi studia comunicazione. I video, in generale, possono essere d’aiuto nel racconto di un’impresa perché utilizzano un linguaggio in grado di raggiungere una potenziale audience e più che mai sanno raccontare ciò che c’è dietro a un prodotto o a un’azienda. Se poi questi video non sono semplicemente degli spot ma servizi giornalistici allora l’analisi si fa più rilevante perché “documentano”, anno dopo anno, l’evoluzione di un’attività industriale d’eccellenza e diventano fonte di documentazione storiografica consultabili perfino dalle generazioni future. Nel nostro caso aver riportato quasi integralmente i testi di quei servizi televisivi giornalistici, aver voluto ricordare gli anni e il contesto in cui l’attività della Geocart si è sviluppata, anche attraverso gli articoli apparsi sulla stampa locale e nazionale significa aver superato la logica dell’opuscolo aziendale (con tutte quelle informazioni legate all’aspetto istituzionale dell’impresa) per fare storytelling, per raccontare una storia, la storia di Antonio e dei suoi amici, soci, collaboratori, dipendenti. Questa “narrazione” sintetizzata in poche pagine (per raccontare tutto sarebbe stato necessario un volume quasi enciclopedico) va intesa come un modesto contributo al successo di un’impresa che, con i suoi vent’anni di attività, è un “pezzo” della nostra storia recente, frammento della storia di Potenza e della Basilicata. Un aneddoto per concludere. Qualche mese fa un importante consulente americano, venuto in visita alla Geocart, cercava di spiegare già dai primi approcci in azienda come ci si doveva organizzare per essere competitivi sul mercato. Quasi un’ora di “suggerimenti” ed indicazioni per sostenere la validità di un modello-States in un territorio “dalle occasioni mancate” e, secondo alcuni, rimasto ancora ai tempi di Carlo Levi. Con molta cortesia l’amministratore unico della società nel salutarlo lo invitò a soffermarsi sulla frase diventata la “filosofia” dell’azienda in tutti questi anni: l’innovazione è in primo piano. Se poi non si capisce l’italiano più in là si troverà un’altra scritta, questa volta in inglese, “He gained experience of over twenty years”.

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L’ATTIVITà

Storia di un’azienda in vent’anni di rassegna stampa 30 luglio 1997: un articolo apparso su Il Corriere del Giorno presenta Geocart s.r.l. come “società lucana per la lettura del territorio”. L’attività dell’impresa, partita nel 1992 dall’idea di un gruppo di giovani lucani, si era avvalsa di un finanziamento di poco più di due miliardi di lire concessi dalle leggi sull’imprenditoria giovanile (Ig)1. La mission del piccolo gruppo, elaborata a partire dalla carenza, in Basilicata, di una cartografia per la gestione del territorio, si sostanziava nell’attività di trattamento delle immagini da aereo a bassa quota e dei dati provenienti da rilevamenti satellitari per la realizzazione di cartografie tecniche e tematiche. Sullo sfondo, inoltre, un contesto lucano che, con la fine degli interventi straordinari sancita dalla soppressione della Cassa per il Mezzogiorno nel 1992, proprio in quegli anni sembrava mostrare segni di dinamismo economico; la regione, infatti, registrava il più basso tasso di disoccupazione (nel 1999 si registrava un indice prossimo al 17,1%), con una crescita del prodotto interno lordo pari all’8,1%, superiore al dato medio nazionale. Dopo gli anni Sessanta e con il fallimento dell’industria chimica, l’economia lucana, al netto di un 20% di popolazione ancora impiegato in agricoltura, puntava su un primario tessuto industriale formato dalla Fiat di Melfi, dal petrolio della Val d’Agri, dal polo del salotto di Matera e dall’agricoltura intensiva del Metapontino. Alla fine degli anni Novanta, intanto, nuove economie si affacciavano sullo scenario lucano: King-com, azienda telefonica per il Sud; Openet, società che gestiva piattaforme satellitari; Centro di Geodesia di Matera dell’Agenzia Spaziale Italiana; Geocart di

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Potenza, leader nella digitalizzazione cartografica. Le tecnologie di Geocart, infatti, venivano applicate al monitoraggio degli spostamenti del territorio e delle frane, al controllo dell’attività edilizia e delle discariche abusive, alla previsione virtuale delle alluvioni e alla redazione di mappe dei rischi, ottenute attraverso simulazione dei fenomeni. Le rilevazioni erano condotte, tra l’altro, per mezzo di un velivolo aereo equipaggiato per il controllo del territorio in tempo reale. Diverse le intese già allora messe in campo, segno di un processo di internazionalizzazione ancora in nuce ma che preludeva già alle grandi collaborazioni future: Agenzia Spaziale Italiana, Telespazio, Finsiel, Acs Roma, Servotec Trieste, Igik di Varsavia, costituivano il primo nucleo di una rete operativa all’interno della quale Geocart avrebbe potuto esprimere il suo potenziale innovativo. Il percorso d’impresa, sostenuto sulle prime dal tutorato della Memory Consult, approdava in Marocco tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 1997 (furono ben due le lucane tra le quindici imprese italiane ospitate), quale esempio concreto dell’efficacia degli strumenti normativi italiani in tema di imprenditoria giovanile. A dimostrazione di un avvio vincente del progetto Geocart, a metà del 1998, in prossimità della nascita dell’Agenzia Nazionale per la Protezione Civile e nel pieno del dibattito sugli assetti istituzionali e di coordinamento complessivo del servizio, la società organizzò a Roma, in collaborazione con il Movimento Azzurro, un forum sulla costituzione di un primo e, per la verità, ancora poco elaborato sistema integrato di monitoraggio del territorio, finalizzato alla prevenzione dei rischi idrogeologici2. L’adesione ad Asso44, l’associazione che rappresentava e metteva in relazione le aziende nate dai provvedimenti per l’imprenditoria giovanile, inserì la società in un progetto che ebbe come capofila la cooperativa Nautilus di Vibo Valentia e che si occupò della mappatura della Posidonia oceanica lungo le coste della Sardegna e delle isole minori circostanti; la Geocart, sul piano operativo, mise a disposizione i servizi di alta ingegneria applicati ai settori della geodesia, della cartografia e del monitoraggio ambientale satellitare e aereo. Il piano, rivolto all’osservazione della pianta nei bassi fondali costieri, aveva superato la selezione di una gara internazionale indetta dal ministero dell’Ambiente e nasceva dalla collaborazione con importanti partners, come il Co.N.I.S.Ma., Consorzio Nazionale Universitario per le Scienze del


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Mare, la Stazione Zoologica di Napoli e Lega Ambiente. Fu attraverso un monitoraggio condotto dalla Ig alla fine del 1999 che venne messo in evidenza come, a valle del processo costitutivo delle imprese giovanili finanziate con fondi dedicati, oltre il trenta per cento delle attività varate aveva fatto registrare una presenza stabile in molti mercati europei ed extra-europei. Tra quelle che maggiormente avevano manifestato particolare vocazione per gli accordi commerciali con partner internazionali figurava Geocart, ammessa per questo, insieme ad altre due imprese, ad Exposme, esposizione delle imprese nate dalla legge 44 e svoltasi presso la sede romana della Ig nella seconda metà di gennaio del 2000. Il processo promozionale della giovane azienda lucana procedeva speditamente.Tra il 24 e il 27 novembre del 2000, intanto, nel quartiere fieristico della zona industriale di Tito (PZ), si tenne la manifestazione Expo Informatica 2000, un evento promosso dall’associazione culturale Filoinformatici di Potenza: all’interno del proprio spazio espositivo, Geocart allestì uno stand con il quale si presentava al mondo dell’informatica, della telematica e della multimedialità con servizi di ingegneria applicati al controllo del territorio, evidenziando le proprie potenzialità nel campo del monitoraggio ambientale, condotto attraverso le tecnologie del telerilevamento. Nel 2000, l’azienda contava ventuno professionisti altamente specializzati, impegnati nell’attività di telerilevamento da satellite e da aereo: l’aeromobile allestito per le rilevazioni territoriali era dotato di sensori di rilevazione dei dati, assistiti da tecnologie satellitari. Potenza, grazie a quest’attività, poteva vantare la prima stazione satellitare permanente GPS in Italia in grado di acquisire dati 24 ore su 243. Tra la fine di febbraio e i primi di marzo del 2001, anticipato da un lancio d’agenzia a ridosso delle festività natalizie dell’anno precedente, la Biblioteca nazionale di Potenza, in occasione della terza settimana per la cultura, organizzò un forum internazionale di cinque giorni dal titolo “Italia, una cultura da vivere”: tra gli organizzatori, insieme all’Università della Basilicata, alla Regione Basilicata, alla Provincia di Potenza, all’Arpab, agli ordini professionali di ingegneri, architetti e geometri, all’Aato, alla Soprintendenza archeologia e all’Archivio di Stato di Potenza, figura la Geocart, partner riconosciuto nel campo della protezione e valorizzazione del patrimonio ambientale nazionale. Nel corso dell’evento, nella giornata dedicata alle tecniche di

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monitoraggio della qualità delle acque, Antonio Colangelo, responsabile aziendale, intervenne per illustrare l’impiego di robot per le analisi approfondite delle acque: attraverso sonde dotate di biosensori in grado di rilevare contemporaneamente più parametri, infatti, vennero illustrate le metodologie innovative per l’identificazione e la rimozione di forme di inquinamento da batteri o pesticidi. Nell’estate del 2001, invece, la stampa registra l’avanzamento dell’attività imprenditoriale attraverso l’ampliamento dei partenariati: oltre a quelli già ricordati, Geocart sottoscrive collaborazioni con Enel S.p.A., Osservatorio Vesuviano, Università di Roma La Sapienza, Università degli Studi della Basilicata, Cnr di Irpi (CS), Advance computer system di Roma, Geostudio di Milano, Sercotec di Trieste. La società, inoltre, trasferitasi in una prestigiosa struttura nella periferia di Potenza, aveva aperto nel frattempo un ufficio commerciale a Roma e una sede operativa a Matera. Per Geocart, l’attività d’impresa non poteva però rimanere scissa dall’alta formazione: è del novembre 2001 la sottoscrizione di un protocollo per l’attivazione di nuovi corsi di laurea e di master con l’Università della Basilicata e il Link Campus University di Malta. Il progetto, al quale aderirono anche la Provincia di Potenza e il Comune di Tolve (PZ), prevedeva la realizzazione, a partire dal successivo anno accademico, di due master, uno per la Gestione d’impresa con specializzazioni in e-commerce, banca, finanza e ambiente e l’altro in International legal affaire, quest’ultimo orientato alla formazione di giuristi d’impresa internazionale. L’accordo, inoltre, prevedeva anche l’implementazione dei corsi di laurea nell’ambito dei medesimi ambiti disciplinari. Negli stessi giorni, per dare alla ricerca una maggiore incisività territoriale, nasceva a Maratea il CERN-MAR.O.S., Centro di ricerche ed applicazioni sui rischi e le risorse


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Maratea - Ortofoto in bianco e nero


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Giordania, vista dall’elicottero di un’area desertica


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naturali. L’organismo, che sarebbe stato operativo fino al 2010 e del quale Geocart fu partner consorziato, si occupava dello svolgimento di attività di ricerca nonché di servizio aventi per oggetto la documentazione, la ricerca metodologica, l’innovazione tecnologica, la formazione e la promozione culturale volta alla difesa dai rischi naturali e alla valorizzazione delle risorse geo-ambientali e territoriali. Gli altri soggetti del progetto erano l’Advanced Computer Systems S.p.A., il C.N.R., l’IRSA (Istituto per la Ricerca e lo Sviluppo delle Assicurazioni), la Nautilus Società Cooperativa a r.l. e l’Università della Basilicata. Quella che però fino ad allora era stata una piccola ma significativa impresa lucana, nel 2001 tentò il lancio in un progetto internazionale: l’occasione venne fornita dall’aggiudicazione, da parte del ministero delle Politiche agricole e forestali e dell’ISMEA di un programma di assistenza tecnica da attuare in Polonia nel settore dei controlli per l’erogazione dei sussidi agricoli comunitari. La proposta italiana sul controllo integrato in agricoltura presentata in Polonia era il frutto di una sinergia che vedeva coinvolti alcuni soggetti (Finsiel, Ariconsulting, Consorzio Ita e Geocart) che già assicuravano, per conto dell’Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura), il funzionamento di un collaudato sistema integrato di gestione e controllo della Politica agricola comunitaria. La concentrazione del dibattito scientifico sul tema dei terremoti e l’avvio di specifiche piste di indagine, invece, portò, nel 2002, alla divulgazione degli esiti di una ricerca condotta dai tecnici di Geocart e dell’Osservatorio Vesuviano di Napoli sui territori della Basilicata vulnerabile: a partire da un’indagine storico-statistica sugli eventi sismici verificatisi in regione negli ultimi quindici secoli, venne redatta, con il coordinamento di Maurizio Leggeri, un catalogo dei terremoti (utile per le elaborazioni numeriche), una mappa dei rischi e una ridefinizione delle linee guida per la progettazione edilizia secondo criteri antisismici. La grande storia, però, correva sullo sfondo: era il 2003 quando, nella scia delle instabilità legate alla guerra nel Golfo persico e alla caduta del regime di Saddam Hussein in Iraq, la comunità internazionale si attivò per la ricostruzione post-bellica e la gestione di un territorio ancora in gran parte da indagare. Fu all’interno del pool


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internazionale del cosiddetto “Sistema Italia”, composto da ministeri impegnati nel difficile processo di ricostruzione, che Geocart candidò il proprio know-how per la ricerca di informazioni sul territorio iracheno, soprattutto per l’individuazione di siti contaminati, di aree minate e a rischio civile ed ambientale. Le attività si allargarono alla realizzazione di carte tecniche, tematiche e di vulnerabilità, all’individuazione e monitoraggio di reti tecnologiche di primaria importanza, all’assistenza tecnica e alla progettazione nel campo dell’energia elettrica. Non secondario fu il lavoro d’indagine per la realizzazione di infrastrutture essenziali, come strade e acquedotti, e per l’implementazione di sistemi informativi territoriali volti alla rilevazione di dati anomali nel sottosuolo. Parallelamente, l’esperienza imprenditoriale di Geocart divenne un modello virtuoso che attrasse l’attenzione anche di altre realtà: nel luglio del 2003, infatti, nell’ambito dei programmi di scambio tra l’Italia e i paesi prossimi all’ingresso nell’Unione europea, una delegazione proveniente da Polonia e Ungheria fu ospitata in Basilicata per studiare un’azienda campione, la Geocart appunto, ritenuta un esempio di imprenditorialità sviluppata a seguito di strategie dedicate di finanziamento. Nello stesso anno, intanto, Geocart entrava a far parte di un progetto Twinning riguardante le politiche di controllo delle risorse idriche in Polonia: il gruppo di lavoro, operativo nell’ambito degli interventi finanziati dalla Unione europea all’interno del programma Phare, era composto dal ministero dell’Ambiente, dalla Provincia di Potenza, dalle Arpa Veneto, Emilia Romagna e Piemonte e da esperti di società private. Tale partnership, in realtà, sarebbe stata implementata l’anno successivo, quando Geocart avrebbe affiancato la Germania, capofila in un progetto di ventisei mesi (con un impegno di spesa di 1,5 milioni di euro), nell’attuazione del piano Implementation of the water framework directive, volto alla gestione della risorsa idrica destinata ad uso potabile, alla protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, al fine di prevenire e ridurre il rischio di inquinamento, agevolare l’utilizzo idrico sostenibile, proteggere l’ambiente, migliorare le condizioni degli ecosistemi acquatici e mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità. L’attività sarebbe poi stata condotta con l’Università

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di Basilicata e con il contributo scientifico dell’Arpa Emilia Romagna. Ma la Polonia divenne una costante nel processo aziendale di internazionalizzazione: nell’autunno del 2004 Geocart partecipò, in rappresentanza del ministero dell’Ambiente, ad un road show a Varsavia sul sistema italiano di mobilità, insieme a Fiat, Anas, Autostrade S.p.A., Finmeccanica, Iveco, Ferrovie dello Stato e Gruppo San Paolo. Segno di un dinamismo mai pago di nuove frontiere, nell’autunno dello stesso anno l’azienda, con l’apertura della Divisione energia, divenne concessionario di Enel.sì, costola di Enel, specializzata nell’impiantistica elettrica e nell’offerta di servizi evoluti e soluzioni qualificate nei settori della sicurezza, del comfort e del risparmio energetico. Le grandi aperture nazionali ed internazionali, però, non impedirono a Geocart di continuare a lavorare nella fragile terra lucana. A seguito di alcuni smottamenti idrogeologici, infatti, nella primavera del 2004 il comune di Maratea, la cosiddetta perla del Tirreno, sottoscrisse un accordo con l’Ater, l’Agenzia Spaziale Italiana e Geocart (sotto la responsabilità tecnica e scientifica di Maurizio Leggeri) per il monitoraggio di alcuni edifici particolarmente esposti al rischio di crollo. La necessità di tenere sotto controllo le strutture e valutare la possibilità di sgombero delle costruzioni di proprietà dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale di Potenza spinse le istituzioni ad affidare a Geocart l’osservazione del territorio per dodici mesi, attraverso una particolare tecnica satellitare denominata “Dinsar”, ovvero interferometria differenziale multitemporale su dati satellitari radar “SAR”: in altri


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termini, il satellite avrebbe controllato costantemente l’area su cui insistevano dette costruzioni. Nel frattempo proseguiva la ricerca di figure professionali altamente qualificate da inserire nell’organico tecnico-scientifico aziendale: la selezione fu orientata prevalentemente verso ingegneri e geologi, esperti in rilievi topografici speciali, rilievi planoaltimetrici, triangolazioni, livellazioni, rilievi fotogrammetrici terrestri e aerei, tracciamenti, misure industriali. L’ambito della ricerca, infatti, sempre prioritario per Geocart, giungeva ad assorbire circa il 70% degli investimenti, orientandosi verso nuovi progetti come quello per lo studio dell’evoluzione dei litorali (nell’ambito del programma SkyMed/COSMO) in collaborazione con l’ASI (l’Agenzia Spaziale Italiana)4 o come quello riguardante l’attività di rilevamento di invasi e fiumi. Nel dicembre del 2004, invece, nell’ambito del progetto europeo “Life ambiente”, l’Aato1 (Autorità d’ambito territoriale ottimale) di Potenza candida un progetto volto a migliorare e a rendere più efficiente la gestione integrata dei rifiuti, in collaborazione con l’Università della Basilicata, l’Acta5 di Potenza e la Geocart. Le sinergie attivate miravano a sostenere le innovazioni in vista di traguardi di economicità ed efficienza, favorendo un funzionamento più razionale dell’intero ciclo di trattamento.


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Piattaforma multisensore aviotrasportata MAPPING installata su elicottero


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Tra formazione e innovazione L’azienda, nel corso degli anni, rimase attiva anche nel campo della ricerca e del trasferimento di know-how in campo internazionale, come dimostra la costante attività convegnistica e formativa che, ad esempio, nel maggio 2005 portò nel sud Italia, e nello specifico in Basilicata, una delegazione di trentacinque laureandi in geologia dell’università di Poitiers, interessati a studiare i problemi della sismicità della regione. Gli ingegneri Leggeri e Arcangeli, insieme all’architetto Costabile, fecero visitare ai giovani studiosi i luoghi del recupero del post-terremoto del 1980, concentrando l’attenzione sul più significativo caso della ricostruzione della città di Potenza, ovvero quello dell’edificio del Grande Albergo, il cui intervento, finito sulle pagine delle più prestigiose riviste di settore, aveva catalizzato l’attenzione della comunità scientifica internazionale. Fu così che, nel dicembre dello stesso anno, l’università della Basilicata ospitò un importante seminario organizzato dalla Geocart, che riuscì ad aggregare, intorno al tema delle criticità derivanti da eventi sismici e dai dissesti idrogeologici, istituti di ricerca, università ed agenzie scientifiche, con il fine di promuovere lo scambio di conoscenze e di tecnologie, affinché la ricerca potesse porsi in un’ottica interlocutoria in tema di monitoraggio dei territori e di prevenzione dei rischi.


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L’idea trainante dell’impresa, tuttavia, è sempre stata quella di riuscire ad operare per lo sviluppo di una rete lucana per la ricerca, in un’ottica di collaborazione pubblico-privato: è in questa scia, infatti, che tra il 2006 e il 2007 Geocart fu presente nella cordata che avrebbe varato il Consorzio per l’ambiente e l’innovazione tecnologica (CREATEC)6, presieduto da Antonio Colangelo e al quale avrebbero aderito venti piccole e medie imprese lucane (tredici della provincia di Potenza e sette della provincia di Matera) che avevano maturato competenze in ricerca industriale e sviluppo di servizi innovativi in settori come l’information communication technologies, il monitoraggio ambientale e l’osservazione della terra. CREATEC, come organismo di ricerca e innovazione, rappresentava la compagine privata che, agli inizi di novembre di quell’anno, sarebbe entrata a far parte, con il 24,5% del capitale sociale, di TeRN, il distretto delle Tecnologie per le osservazioni della terra e i rischi naturali nato l’anno precedente7. Un modello, quello di CREATEC, ispirato alle logiche della soft economy8 e finalizzato all’esportazione di know-how, tecnologie e esperienze. Le attività del consorzio, all’interno del quadro ampio della ricerca industriale e dello sviluppo di sistemi e servizi innovativi, avrebbero in prevalenza mirato: alla progettazione e alla realizzazione di stazioni a terra per l’acquisizione dei dati satellitari; all’avvio di programmi ed attività nazionali ed internazionali nel settore dell’osservazione della terra mediante telerilevamento satellitare per il controllo della biomassa, la dispersione degli inquinanti, la desertificazione, il controllo delle attività vulcaniche, lo studio delle alluvioni e degli eventi sismici; all’informatica per le pubbliche amministrazioni, ai sistemi informativi territoriali e all’informatizzazione e gestione banche dati geografiche; ai sistemi tecnologici di monitoraggio e controllo per la riduzione del rischio di crollo di strutture mediante l’uso dei dati satellitari; al rilievo terrestre ed aereo delle infrastrutture del territorio e delle componenti ambientali, con dettaglio sui corpi idrici, dighe ed aree soggette a frane, mediante riprese aerofotogrammetriche, laser scanning, infrarosso e sensori iperspettrali. Alla fine del 2006, tramite un accordo con il comune di Roma, I Municipio, la Geocart divenne il braccio operativo di un piano di lavoro per il monitoraggio dei monumenti della capitale. Attraverso un progetto nato presso il CGIAM di Potenza con il coordinamento di Maurizio Leggeri, fu messo a punto il complesso sistema di


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controllo della stabilità delle opere d’arte della città capitolina mediante l’impiego di tecniche interferometriche differenziate dei dati radar satellitari, al fine di prevenire rischi di crollo e tutelare l’incolumità di persone e cose. La metodica innovativa creata da Geocart prevedeva l’impiego di un dataset di almeno 40-50 dati radar SAR (acquisiti dalle piattaforme ERS1/ERS2) su cui sarebbero state applicate le tecniche interferometriche differenziali per misurare gli spostamenti subiti dai monumenti. I dati satellitari, acquisiti ciclicamente e archiviati fin dal luglio del 1992, avrebbero consentito indagini sulla storia pregressa dei siti di interesse. Tale continuità nelle rilevazioni era resa possibile dalla missione COSMO-SkyMed, promossa dall’Agenzia Spaziale Italiana che, in quegli anni, aveva lanciato due dei quattro radar SAR destinati alle attività di monitoraggio9. Nel 2008, Geocart centrò un altro obiettivo: il progetto di innovazione tecnologica denominato SIRMNet, Sistema integrato per la Rilevazione e il Monitoraggio delle Reti, nell’ambito del quale venne realizzata la piattaforma multisensore CIRO (acronimo di Computer Integration for Remote Observation). Il progetto, basato su tecniche di ripresa video digitale e di georeferenziazione satellitare GPS integrate, consentiva di processare e collegare i dati GPS con quelli video, mediante un software appositamente predisposto. Il dispositivo messo a punto da Geocart, in altri termini, permetteva la rilevazione e il monitoraggio di reti tecnologiche e infrastrutture lineari, oltre che di componenti naturali che, integrando in un unico strumento diverse tipologie di apparecchiature consentiva, mediante ispezioni da terra o aeree, la caratterizzazione, l’analisi e il controllo degli elementi investigati. Ma lo sguardo sui mercati internazionali, nonostante i primi venti della crisi economica, si fece sempre più acuto in azienda: fu così che Geocart, in qualità di azienda consorziata di CREATEC, il 30 e il 31 ottobre 2008 prese parte all’open day sulla tecnologia spaziale, tenutosi a Matera su proposta della Regione Basilicata nell’ambito delle attività promosse dalla Commissione europea e dal Comitato delle Regioni. L’iniziativa, emanazione diretta della rete Nereus (Network of european regions using space tecnologies), alla quale la Basilicata aveva aderito nell’aprile dello stesso anno, permise a quello che Antonio Colangelo ama definire il “sistema Basilicata”, ovvero quella rete sinergica tra istituzioni e piccola e media imprenditoria locale, di

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imporsi all’attenzione di un importante parterre internazionale. Il 2009, invece, vide l’azienda impegnata nel coordinamento di una partnership italiana, costituita dalle Arpa di Veneto, Toscana, Lombardia e Basilicata, il CGIAM e l’Istituto superiore di Sanità, risultata assegnataria di tre importanti progetti Twinning in Romania da parte della Commissione Europea, a seguito di una competizione internazionale a cui avevano partecipato Germania, Francia, Austria ed altri stati membri in temporanea cooperazione. L’obiettivo dei progetti era quello di supportare il ministero dell’Ambiente rumeno e le sue strutture istituzionali a recepire le direttive comunitarie riguardanti i grandi rischi industriali e il monitoraggio e la tutela dell’ambiente. In particolare, il tutoring italo-lucano si sostanziava nel supporto alle agenzie ambientali rumene per il rafforzamento e il miglioramento delle proprie capacità di ispezione e controllo, in particolare sui territori di frontiera, oltre che nell’attività di affiancamento all’organo di protezione civile rumeno nelle azioni di recepimento della direttiva “Seveso II”, nelle attività di pianificazione e uso del suolo, di gestione dei sistemi di sicurezza, nelle ispezioni, nei controlli e nelle analisi dei rischi di incidente rilevante. Nell’ambito delle interazioni internazionali in campo scientifico, nel settembre del 2008 Geocart e CREATEC ospitarono la missione di una delegazione del governo del South Australia finalizzata alla condivisione di esperienze nel campo del monitoraggio ambientale, alla promozione di collaborazioni per progetti di protezione dell’ambiente, di prevenzione e riduzione dei disastri naturali. Ma l’azienda in quell’anno diede corso anche a sperimentazioni innovative che la indussero ad investire in ambiti apparentemente lontani dalla mission originaria, ma


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Sistema integrato di sensori progettato e fornito al CTBTO dell’ONU


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Vieste, immagine aerea del faro


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che puntarono comunque sulla tutela dell’ambiente e sulla valorizzazione delle risorse presenti sul territorio: l’occasione fu fornita dallo sblocco di un’ultima tranche di finanziamenti risalenti alla legge 19/81, lo strumento normativo che aveva tentato di sostenere lo sviluppo economico nel post-terremoto del 1980. Erano ormai lontani gli echi di quel triste evento, mentre la storia dei trent’anni che nel frattempo erano intercorsi aveva visto la regione diventare in qualche maniera “preda” di investitori del Nord che, approfittando dei vantaggi offerti dai finanziamenti agevolati concessi dallo Stato, avevano realizzato gran parte di quelle che, più avanti, sarebbero definite in “cattedrali nel deserto”. Forte di un finanziamento di cinque milioni di euro, Geocart, in società con altri partner, nel giugno del 2009 fece entrare in produzione, nell’area industriale di Tito Scalo (PZ), la Biocart, un’azienda di dodici dipendenti, la quale aveva brevettato un sistema chiamato “Prato al Quadrato”. Si trattava di un prodotto innovativo che concentrava in un quadrotto di terriccio disidratato (miscelato con fertilizzanti e prodotti speciali) una selezione di sementi per tappeto erboso uniformemente distribuite. Il prodotto, che si connotava per riduzione e semplificazione dei processi di posa in opera del prato e per economicità di realizzazione, si presentava come il frutto di esperimenti innovativi che garantivano l’ottenimento di un tappeto erboso nel volgere di soli ventotto giorni. Sebbene l’esperienza di Biocart possa ritenersi oggi esaurita per ragioni connesse ad una non conveniente collocazione sul mercato di “Prato al Quadrato”, la sperimentazione imprenditoriale, gemmazione diretta dell’esperienza Geocart, ha dimostrato la capacità del management aziendale di puntare alla diversificazione dei prodotti e sulla lungimiranza nel sostenere, oltre gli imprevedibili esiti, processi di innovazione realmente capaci di investire sul territorio lucano. Il 2010 segnò un’altra tappa importante nella implementazione tecnologica dell’azienda: dopo la creazione dell’innovativo sistema CIRO (capace di integrare le tecniche di ripresa video digitale con quelle di georeferenziazione satellitare GPS per la rilevazione e il monitoraggio di reti tecnologiche e infrastrutture lineari come elettrodotti, ferrovie, coste e fiumi) e dell’applicativo SLIDE (il quale, sfruttando dati satellitari, consentiva di registrare la storia degli spostamenti di porzioni di territorio, edifici, dighe, ponti e altre opere con precisione centi-millimetrica), fu la volta della


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piattaforma multi-sensore MAPPING (Airborne Multi-sensor Platform): installabile su aerei ed elicotteri per servizi di rilevamento, permetteva l’acquisizione integrata tra un laser scanner di elevata precisione, una camera digitale ad alta risoluzione e due sensori iperspettrali. La tecnologia MAPPING, già predisposta per operare anche in combinazione con una camera termica o, in una particolare configurazione, con cinque camere digitali, allargò i campi di applicazione di Geocart nel telerilevamento per il corridor mapping nella gestione dei rischi, nel controllo del territorio, nella pianificazione urbanistica, nella gestione forestale e nella ricerca applicata. Il varo della piattaforma, avvenuto a seguito di un processo intenso di sperimentazione, permise, ad esempio, il suo impiego, da parte della Protezione civile, nelle azioni di prevenzione e nel rilievo di aree soggette a rischi naturali in Calabria. Il costante ed inarrestabile processo di innovazione tecnologica e l’elevato standard prestazionale degli applicativi aziendali costituirono gli elementi distintivi che, nell’aprile del 2011, attrassero l’attenzione delle Nazioni Unite su Geocart: in quei giorni, infatti, l’azienda venne invitata ad un summit organizzato a Roma dal Dipartimento sicurezza dell’ONU (il CTBTO – Preparatory Commission for the Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty Organization) per valutare la possibilità di studiare gli effetti dei test nucleari clandestini o di individuare armamenti nascosti. La recente notizia di due probabili test nucleari effettuati dalla Corea del Nord aveva indotto gli osservatori dell’ONU ad avviare un piano di monitoraggio di tali attività sul pianeta. Fu così che, nell’ambito del trattato di non proliferazione degli esperimenti nucleari, per la prima volta si confrontarono in Italia, in un’iniziativa finanziata dall’Unione europea e dal ministero degli Affari esteri, i più autorevoli esperti al mondo che riuscirono così a condividere le scelte più appropriate in relazione alle ispezioni ONU. Le tecnologie iperspettrali di Geocart, in occasione del summit, vennero apprezzate per la loro capacità di operare accurate rilevazioni ambientali e per la versatilità mostrata nella restituzione di mappe della radioattività naturale, basate su dati di partenza rilevati nel tempo e in grado di consentire una valutazione di dettaglio dei cambiamenti eventualmente intervenuti. L’accordo, sottoscritto a Roma, fu definito, nelle sue piste scientifico-tecnologiche ed applicative, nel successivo mese di luglio, in occasione di un nuovo incontro tenutosi a Vienna alla presenza dell’ambasciatore

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italiano. In ottobre, invece, la delegazione ONU effettuò un sopralluogo presso la sede potentina di Geocart per valutarne le reali potenzialità operative. La collaborazione col CTBTO, però, non si esaurì in quella fase: negli anni, a seguito di meeting tecnici tenuti con gli ispettori del Dipartimento, fu commissionata a Geocart, attraverso bandi mondiali, l’erogazione di servizi volti alla rilevazione, in ambiente simulato, di esperimenti nucleari clandestini in Ungheria, in un training che portò alla realizzazione di test in diversi siti. Fu proprio sulla base di questi esperimenti che si poté procedere alla validazione delle procedure Geocart e all’affidamento, attraverso una gara espletata a livello mondiale, di commesse per la produzione di piattaforme dedicate per la progettazione di allestimenti per velivoli destinati all’individuazione di esperimenti nucleari: i prodotti realizzati furono successivamente testati in due diverse sperimentazioni condotte in Giordania. Forti della partnership già in corso tra Geocart e le istituzioni rumene, sul finire del 2012 venne siglato, a Târgu Jiu in Romania, un protocollo di cooperazione internazionale tra la Regione Basilicata e la Provincia di Gorj, finalizzato al rilancio, allo sviluppo e al miglioramento della competitività dei rispettivi territori, attraverso l’attivazione di una sinergica collaborazione tesa a promuovere iniziative per l’ottimale utilizzo dei fondi strutturali e dei programmi comunitari. Oltre alle istituzioni sottoscrittrici del protocollo, vennero individuati alcuni partners tra i quali il Consorzio TeRN, il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, il Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata con sede a Rionero, l’Azienda Ospedaliera


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S. Carlo di Potenza, Sviluppo Basilicata S.p.A. e il Centro di Geomorfologia Integrata per l’Area del Mediterraneo. Quella del protocollo con la Provincia di Gorj è una partnership ancora attiva che capitalizza il lavoro pregresso dell’azienda potentina e che ne rilancia il potenziale tecnico-scientifico oltre le frontiere nazionali. L’andamento in costante crescita dell’attività aziendale e la proiezione del proprio know-how sui mercati nazionali ed internazionali ha richiesto, negli ultimi anni, un lavoro di potenziamento dei propri sistemi informativi, sempre più messi alla prova dal processamento di una enorme quantità di dati. È così che, nel 2013, Geocart procedette al rinnovamento dell’infrastruttura It al fine di ottimizzare il lavoro di immagazzinamento e rielaborazione dei dati per rendere l’intera installazione più affidabile, flessibile e scalabile. Per far questo, Geocart si è affidata a IBM, al fine di introdurre strumenti di gestione e controllo centralizzati, potendo contare su sistemi scalabili e su capacità elaborative e di memorizzazione adeguate. La soluzione implementata all’interno della società si basa oggi sui sistemi Ibm Flex System con connettività di rete integrata, processi di backup e una componente storage in grado di soddisfare la duplice esigenza di avere un repository a blocchi per le immagini (business-core) e uno spazio accessibile in modalità file per gli applicativi amministrativi e altri software. L’innovazione ha consentito anche di potenziare gli standard di sicurezza, soprattutto riguardo al trattamento di dati sensibili.


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Immagine tratta dal videomapping di presentazione del progetto Digital Lighthouse


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Un patrimonio a servizio del futuro La consapevolezza dell’ingente patrimonio infrastrutturale e conoscitivo capitalizzato nel tempo è stata alla base delle spinte che hanno impresso dinamismo alla necessità di procedere con ampliamenti e diversificazioni nelle attività aziendali; le modalità operative di Geocart hanno sempre puntato su percorsi innovativi di conoscenza che, fondandosi saldamente su una capacità di captazione e coinvolgimento di professionalità esterne, consentissero strategie di apertura in grado di favorire la crescita e l’implementazione dei processi d’innovazione e sviluppo. In questa scia, infatti, si inserisce la scelta non facile di porsi sotto la lente analitica di una società internazionale leader nella consulenza manageriale, la Arthur D. Little, al fine di individuare piste strategiche e sostenibili per l’implementazione delle attività d’impresa. L’occasione è stata fornita da un bando di Basilicata Innovazione che, agevolando un primo audit gratuito, ha favorito il contatto tra la Geocart e la società di consulenza. Le prime risultanze hanno restituito, in maniera analitica e scientifica, il profilo degli assetti aziendali e delle modalità operative osservate. L’efficacia delle prime analisi condotte, pertanto, ha stimolato il management aziendale a proseguire nell’indagine, commissionando alla Arthur D. Little uno studio relativo al mercato di riferimento di Geocart


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(quello dei soggetti che operano nel settore dell’osservazione della terra) e al posizionamento dell’azienda al suo interno, con un allargamento dello studio anche ai cosiddetti settori “adiacenti”. Le impegnative analisi condotte, che hanno consentito di superare il rischio dell’autoreferenzialità, hanno portato all’individuazione di possibili piani operativi ambiziosi e ben radicati nel potenziale attuale di Geocart. Il processo di riposizionamento, ancora in fase di studio e di ridefinizione, mira contestualmente tanto all’allargamento degli interessi aziendali verso nuovi paesi, quanto all’avvio di attività in altri settori di mercato. Al momento, infatti, la divisione Sviluppo Business di Geocart sta lavorando ad un possibile piano di ampliamento e di diversificazione, per individuare i percorsi all’interno dei quali incanalare know-how oggi disponibile nel campo del monitoraggio ambientale e della rilevazione di dati per l’osservazione del territorio. Ogni innovazione, però, più che costituire l’apertura di nuovi fronti operativi, è concepita sempre nel rispetto del core business aziendale, nel cui solco vengono individuati, secondo logiche di sviluppo “a grappolo”, possibili itinerari di ampliamento e diversificazione. Il primo esito di questo processo, pertanto, è rintracciabile in una nuova sfida che si profila all’orizzonte: radicando saldamente nelle professionalità e nell’esperienza ventennale di Geocart, l’ultima frontiera in tema di innovazione è rappresentata dal progetto “Digital Lighthouse”, un’ambiziosa scommessa che punta al comparto delle produzioni cinematografiche e che vuole far leva sulla versatilità delle professionalità (al progetto ha collaborato un gruppo di operatori che da anni lavorano nel settore, con il coordinamento di Andrew Quinn, uno dei massimi esperti internazionali di effetti speciali), delle tecnologie e dei saperi capitalizzati negli anni, per puntare alla loro spendibilità in un ambito totalmente nuovo. Ancora in fase di sperimentazione, sotto la guida di Davide Colangelo le metodologie e i nuovi processi messi a punto da Geocart potranno essere applicati ai settori dell’entertainment, ovvero della produzione e post-produzione cinematografica e televisiva, dei beni culturali e del gaming. Presentato alla seconda edizione di #ReStartSud, svoltosi a Potenza nel settembre del 2014, il progetto made in Geocart sulle realtà virtuali e sugli effetti visivi digitali si è imposto come punto di arrivo di un’originale e innovativa attività di ricer-


L’ATTIVITà

ca sviluppata in azienda. L’idea, partita dalla convinzione che la metamorfosi digitale stia interessando in modo particolare il settore cinematografico, lancia una sfida al potenziale tecnologico aziendale: in questo ambito, il progetto mira alla realizzazione di soluzioni in grado di assicurare la fruizione di realtà virtuali più accurate e realistiche, oltre che alla creazione di software user-friendly, implementando le tecniche di generazione di modelli 3D di qualsiasi location, a partire dalle informazioni rilevate con i più avanzati sistemi sensoristici, quali laser scanner e camere digitali installate anche su droni. Le ricadute applicative di questo nuovo fronte aziendale, pertanto, riguarderanno la possibilità di ricreare al computer scenari, situazioni, oggetti e persone curati nei minimi particolari, riducendo i costi delle produzioni cinematografiche e l’ottimizzando il workflow necessario alla realizzazione di effetti visivi. Sempre nell’ambito della elaborazione di nuovi prodotti e di innovativi servizi attinenti al mondo della realtà virtuale e/o aumentata, rientra l’iniziativa riguardante lo sviluppo di processi automatici per la realizzazione di modelli tridimensionali ad alta definizione da applicare tanto nel campo dell’entertainment, quanto in quello della progettazione ingegneristica. Sotto questo profilo, inoltre, il progetto “Digital Lighthouse” prevede anche l’allestimento di un teatro di posa che, attrezzato per operare in tutte le fasi delle realizzazioni cinematografiche e televisive, attragga investimenti riuscendo ad offrire un servizio completo all’intera filiera produttiva. Un’altra innovazione è quella che riguarda il campo della dotazione infrastrutturale: un complesso iter sperimentale è stato inaugurato in riferimento al possibile utilizzo dei droni in alternativa agli aerei e agli elicotteri; le ricerche sui piccoli velivoli radiocomandati, infatti, si stanno concentrando sulla progettazione di equipaggiamenti innovativi che siano in grado di assicurare i medesimi standard qualitativi di quelli attualmente montati sugli aeromobili tradizionali. Il loro utilizzo, pertanto, in un futuro non lontano, potrebbe arrivare a sostituire o integrare l’impiego degli attuali velivoli aerei, con la garanzia di un’interventistica qualitativamente elevata e che potrebbe essere estesa anche alle operazioni di tesatura di cavi lungo le linee elettriche o alla posa in sede di segnalatori di sicurezza sulle infrastrutture in generale. L’impiego del drone, inoltre, la cui gestione è più semplice e economica, potrebbe trovare applicazione anche nel campo delle riprese aeree cinematografiche

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o televisive, in riferimento alle quali si ipotizza la possibilità di giungere a standard prestazionali elevati e a costi più contenuti. Accanto alla tradizionale attività di osservazione dei territori e a quella di restituzione di immagini ad alta risoluzione, l’impegno posto nella diversificazione dei prodotti offerti sta orientando le scelte di Geocart anche nella direzione dell’ingegneria civile, in riferimento alla quale si prevede di creare una struttura di progettazione composta da professionisti che siano in grado di offrire servizi concepiti secondo un’ottica multidisciplinare e in grado di dare risposte esaustive e qualitativamente soddisfacenti alle esigenze dei committenti. Di particolare interesse, inoltre, è la linea di ricerca che è stata attivata in riferimento al progetto grafene, un materiale interessante in quanto in grado di offrire elevati standard di resistenza e di flessibilità. Geocart, sempre particolarmente attenta all’innovazione, sta testando l’utilizzo di questo materiale in alternativa alle applicazioni in fibra di carbonio o di altri materiali compositi. Le ricerche, ancora in corso, sono infatti orientate verso l’impiego del grafene nel campo delle bonifiche ambientali, in riferimento alle quali si sta valutando la possibilità di purificare le acque a costi più contenuti e con maggiore efficacia e rapidità. Le ricerche sull’uso di questo materiale, inoltre, sono condotte in sinergia con una delle poche società europee produttrici, che ha sedi in Romania e in Italia. I processi di implementazione delle dinamiche di business e di ampliamento delle coordinate d’impresa hanno favorito l’attivazione di itinerari operativi e di collaborazione con società indipendenti come Geocart Phare (la quale si occupa di compravendita e locazione di beni immobili, noleggio autoveicoli e organizzazione di convegni e fiere) e Digimetrix (società di ingegneria impegnata nello sviluppo di software dedicati e nel posizionamento dei prodotti Geocart sui mercati esteri). In riferimento all’internazionalizzazione dell’attività aziendale e sulla scorta dell’esperienza pregressa (che ha visto inizialmente la società operare nella condivisione di expertise o, nel caso di Polonia, Romania ed Estonia, coinvolta in collaborazioni centrate sulla condivisione di best practice con paesi prossimi all’ingresso nella Comunità europea), a partire dal 2005-2006 gli asset tecnologici di Geocart si sono consolidati sui mercati esteri: non solo condivisione di esperienze, ma anche eroga-


L’ATTIVITà

zione di servizi collocati, fino a quel momento, soltanto in ambito nazionale. È stato così che la vendita dei prodotti tradizionali è stata estesa a paesi che, nel frattempo, erano entrati nella Comunità europea, come nel caso della Serbia, sul cui territorio Geocart ha collaborato per la rilevazione e l’informatizzazione dell’intera rete ferroviaria in collaborazione con Italferr. Solo successivamente, i servizi di Geocart, capaci di imporsi nelle rilevazioni di ampie aree e a costi competitivi, sono stati venduti anche in Spagna e, in affiancamento a grandi gruppi industriali e multinazionali, in Kazakistan, Mozambico, Algeria, Sud America e area mediorientale. In un’ottica di valorizzazione dei propri servizi, Geocart ha posto in essere partecipazioni strategiche con gruppi che, operando in settori di comune interesse, si caratterizzano per un approccio innovativo ai prodotti offerti. È su queste coordinate che sono nate le partecipazioni con ImpresAmbiente (Polo di innovazione tecnologica) e con SudgestAid. ImpresAmbiente, in particolare, è un consorzio costituito da alcune università meridionali, da enti di ricerca, grandi imprese, società consortili, consorzi e PMI, nell’ambito del progetto del Ministero dell’Università e della Ricerca inerente la costituzione di un Centro di Competenza Tecnologica sulla tematica “Analisi e prevenzione del rischio ambientale”, con il compito di promuovere l’innovazione tecnologica nel campo dell’analisi dei rischi ambientali. SudgestAid, invece, è una società consortile senza fini di lucro, che si occupa di promuovere e gestire progetti di sviluppo sostenibile in aree di crisi (Mezzogiorni del mondo), con gravi ritardi evolutivi o alle prese con le ricostruzione post-conflitti. L’ottica con cui opera è quella dell’affiancamento nei processi di trasferimento di competenze funzionali all’innesco di processi di sviluppo, attraverso una qualificata rete di collaboratori e professionisti in Italia e all’estero. L’esperienza di Geocart, pertanto, nel corso di oltre vent’anni di dinamismi impressi anche vincendo non poche difficoltà, si pone, dinanzi alle prospettive future, anche come esempio di un “sistema regione” che, con forza sempre maggiore, punta alla promozione di un territorio attraverso le sue forze migliori, ovvero puntando su quel capitale umano che rappresenta il vero potenziale utile per poter tessere la tela dello sviluppo.

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Michele Albano Responsabile Affari Generali e Risorse Umane di Geocart L’espressione migliore per raccontare questa storia è “sacrifici legati al raggiungimento di obiettivi comuni”. Dietro le tante relazioni di lavoro instaurate in questi anni sono nati dei rapporti umani veri, che hanno messo me e tutti i miei colleghi in contatto con personalità e ambizioni diverse, ma che hanno sempre avuto, come unica finalità, il superamento di momenti difficili ed il raggiungimento comune degli obiettivi che l’azienda si era e si è prefissata. Molto spesso, quando si parla di crescita di un’azienda, lo si fa in termini di numeri e fatturato. In realtà, l’esperienza maturata in Geocart mi ha insegnato che crescere è anche creare e consolidare i rapporti tra colleghi, cambiare mentalità, adattarsi a nuove situazioni e fasi economiche, considerare nella strategia di sviluppo aziendale elementi in precedenza mai considerati come condizionanti. Questo è esattamente quello che ho vissuto in questi anni in azienda. Un ricordo per me indelebile è stato l’arrivo e la presenza in azienda dell’Ing. Maurizio Leggeri in qualità di Direttore Tecnico. Grazie alle sue qualità umane, al suo entusiasmo ed al suo altissimo profilo scientifico, ha permesso alla Geocart di fare un importante passo in avanti. La sua disponibilità è stata straordinaria. Ricordo alcune sue telefonate con studenti universitari o con semplici professionisti che gli chiedevano informazioni scientifiche, alle quali non si è mai sottratto, dimostrando ogni volta grande umiltà e generosità. Un altro passaggio, secondo me fondamentale per la nostra crescita, è stato il trasferimento nella sede attuale. Siamo passati da una piccola sede di circa 200 mq ad una nuova struttura dislocata su più livelli, che inizialmente sembrava più che sovradimensionata negli spazi per la realtà che vivevamo al momento, ma che in verità si è poi rivelata un passaggio fondamentale per la crescita della società.

“L’espressione migliore per raccontare questa storia è: sacrifici legati al raggiungimento di obiettivi comuni”


I PROTAGONISTI RACCONTANO

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Marialuisa Rosa Direttore Amministrativo di Geocart

In Geocart ho mosso i miei primi passi nel mondo del lavoro: in questi anni ho avuto modo di osservare una realtà in continua crescita, in costante evoluzione. Secondo me, tutti abbiamo messo del nostro e i punti di vista sono cambiati anche nel corso degli anni, in quanto scaturiti da un percorso di maturazione professionale. Il mio settore di competenza, che a prima vista potrebbe apparire noioso, si inserisce in un contesto molto interessante e stimolante su temi nei quali, pur non avendo competenze tecniche, avevo già avuto modo di confrontarmi nel corso del mio iter formativo. Quando entrai in azienda, infatti, sapevo già cosa fosse la tecnologia GPS, perché avevo redatto una tesi di laurea su un tema abbastanza atipico per il mio percorso di studio (Economia e Commercio), ovvero i risvolti e le ricadute della tecnologia GPS nella gestione del traffico urbano. Il momento più difficile che abbiamo attraversato è iniziato un po’ prima del 2004 e si è concluso nel 2005: fummo costretti a fare scelte molto coraggiose. Antonio Colangelo ci propose di scegliere un part-time temporaneo, garantendoci la possibilità di rimanere tutti in azienda, senza gravare eccessivamente sul budget aziendale. Questo è stato il momento di crisi più lungo e più duro, dal quale siamo usciti rafforzati. Il bello di questa azienda consiste nelle multiformi possibilità di interazione tra i settori, la cui dimostrazione più eloquente è quella che riguarda la piattaforma Mapping. Tra le persone che ho avuto modo di conoscere ricordo con particolare stima Maurizio Leggeri: lo ricordo quando arrivava in ufficio, con il computer portatile da un lato e due borse dall’altro. Sempre sorridente, qualunque suo intervento era per me un’apertura sul mondo della conoscenza, oltre che un modo per trovare conferme sicure su tanti aspetti professionali.

“Il bello di questa azienda consiste nelle multiformi possibilità di interazione tra i settori”


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Eugenio Viola Direttore Tecnico di Geocart

Due caratteristiche importanti mi accompagnano da sempre nel lavoro che faccio in Geocart: la tempestività e il coraggio di osare. Ricordo ancora con entusiasmo quando salii per la prima volta su un elicottero monoturbina per svolgere l’attività di ispezione linee elettriche sapendo di trovarmi davanti un lavoro complesso che dovevo svolgere stando in aria a molti metri da terra. Io...che soffro di vertigini! Le tecnologie in Geocart ci hanno aiutato molto: da questo punto di vista. CIRO rappresenta a mio avviso lo strumento più innovativo. Ma l’innovazione vera, per me, è stata la capacità di aver intuito in maniera tempestiva alcuni filoni operativi, come l’ispezione eliportata, attraverso i quali saremmo potuti diventare leader. Io ebbi un contratto in Geocart legato ad uno dei progetti di Maurizio Leggeri: la sua presenza, per me, era sinonimo di garanzia e di serenità. Questo professionista importante della nostra città venne in Geocart senza dettare nessuna condizione e con entusiasmo. Le sue attività, legate allo studio dei terremoti, erano abbastanza complesse, mentre il suo know-how, per noi, è sicuramente una preziosa eredità da custodire. La cosa più importante che credo mi abbia trasferito è la capacità di vivere bene all’interno di un gruppo, familiare o lavorativo che sia. Da quando sono qui in Geocart è come se stessi scalando una montagna: dopo aver raggiunto quella che penso sia la vetta, mi rendo conto che c’è sempre una nuova meta da raggiungere, un altro pezzo da scalare. È così che si ricomincia a salire. Continuamente.

“L’innovazione vera, per me, è stata la capacità di aver intuito in maniera tempestiva alcuni filoni operativi, come l’ispezione eliportata, attraverso i quali saremmo potuti diventare leader”


I PROTAGONISTI RACCONTANO

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Annibale Guariglia Direttore Tecnico di Geocart

Sono entrato in questa azienda nel 1999, quasi per errore. Allora studiavo ancora ingegneria ed avevo in mente di avviare un percorso lavorativo classico, ma un sabato mattina accompagnando un amico in Geocart ho conosciuto Antonio Colangelo e da allora è cominciata la mia esperienza in azienda. All’inizio lavoravo con un part-time che mi consentiva di continuare gli studi. In seguito, toccato con mano l’ambiente lavorativo e conosciuti in dettaglio l’idea portante dell’azienda ed il suo “deus ex machina” Antonio Colangelo, scelsi di puntare decisamente su Geocart. Fui assunto con la matricola numero 6. In questi anni, come ancora oggi, credo molto in questo lavoro ed in questa struttura. Tante sono state le sfide ed è stato sicuramente molto stimolante cimentarsi con progetti innovativi quali la piattaforma per il monitoraggio delle linee elettriche da elicottero, l’infrastruttura informatica e la piattaforma multisensore Mapping, che ci hanno permesso di crescere ed ottenere commesse sia in Italia che all’estero. Un aspetto vitale dell’attività in azienda è la possibilità di interazione con gruppi multidisciplinari, con persone carismatiche e di riferimento nelle singole discipline sia all’esterno dell’azienda, come il gruppo di supporto ONU, ricercatori di differenti enti ed università, ma anche all’interno della struttura, come l’Ing. Maurizio Leggeri, una persona con capacità uniche ed allo stesso tempo dotata di una grandissima umiltà, una vera guida, non solo per gli aspetti scientifici ma soprattutto per quelli umani. Elemento cardine dell’azienda è l’evoluzione tecnologica ed a me è sempre piaciuto trovare l’ultima novità della tecnica e stare al passo con lo sviluppo di nuove soluzioni. Per me l’innovazione è un processo continuo ed inarrestabile, ed è proprio questo il principale stimolo per essere sempre in prima linea in Geocart ad affrontare nuove sfide.

“Un aspetto vitale dell’attività in azienda è la possibilità di interazione con gruppi multidisciplinari, con persone carismatiche e di riferimento nelle singole discipline”


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Maria Lucia Trivigno Responsabile Programmi Internazionali di Geocart fino al 2012 Entrai in Geocart nel 1999, grazie a Leonardo Colangelo che mi suggerì di inviare il mio curriculum vitae. Ebbi, così, un proficuo colloquio con Antonio Colangelo. Prima mi sono occupata di GIS, poi mi fu dato mandato di vagliare bandi ed opportunità internazionali, volendo la Geocart intraprendere la sfida del mercato estero ed ampliare così la propria area di azione. Nel 2001, candidammo una prima proposta Twinning, programma promosso dalla DG EU “Enlargement” per rafforzare la Capacità Istituzionale dei Paesi di nuova/prossima adesione all’EU attraverso il recepimento delle Direttive CE. Iniziò una febbrile collaborazione con differenti Ministeri Italiani ed ARPA regionali. La prima missione internazionale fu in Polonia, nel 2002, quando, armati del giusto know how e di un po’ di incoscienza, presentammo la proposta. Gli avversari più temuti, non solo per noi, che rappresentavamo l’Italia, ma anche per gli altri Stati Membri partecipanti alla competizione, erano i tedeschi, che detenevano il monopolio su questo tipo di progetti, e gli austriaci. Ma fu decretata la vittoria dell’Italia, quindi della nostra proposta, da allora iniziò la fase dei Twinning, grazie alla quale abbiamo rappresentato con successo il sistema Italia in molti Paesi dell’Est, intessendo rapporti di collaborazione e di amicizia che ancora oggi perdurano. Nel 2012 il mio percorso professionale mi ha portata ad occuparmi anche del settore ricerca, e quindi di nuovi obiettivi e nuove sfide, ma il mio sguardo è sempre rivolto al settore internazionale che, da quel lontano 2001, ha raccolto tanti successi grazie alla professionalità e alla camaleonticità di quanti fanno la Geocart stessa e alla lungimiranza di Antonio Colangelo che ci ha insegnato a traguardare successi che ci sembravano impossibili.

“La prima missione internazionale fu in Polonia, nel 2002, armati del giusto know how e di un po’ di incoscienza”


I PROTAGONISTI RACCONTANO

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Raffaele Santangelo Responsabile Sviluppo Business di Geocart

Nel 2003 avevo deciso di lasciare l’azienda metalmeccanica per la quale lavoravo da circa quattro anni come responsabile qualità: sentivo l’esigenza di voler fare un’esperienza lavorativa diversa. Avevo da poco avviato la mia attività di consulenza tecnica come libero professionista, quando, una sera, incontrai casualmente Annibale Guariglia, che oltre ad essere un amico era stato mio collega di studi all’università. Mi raccontò che l’azienda per cui stava lavorando, la Geocart, aveva la necessità di ottenere la certificazione di qualità, ma che il percorso intrapreso fino ad allora non aveva portato i risultati attesi. A quel punto, fu proprio Annibale a propormi di incontrare l’amministratore di Geocart. Da quell’incontro occasionale, iniziai ad avere i primi contatti con Antonio Colangelo, il quale mi lanciò una sfida: in 3 mesi, da giugno ad agosto, avremmo dovuto certificare Geocart, condizione necessaria per la partecipazione dell’azienda ai bandi di gara. Accettai la sfida. Trascorsi due giorni in Geocart per capire prima di tutto che tipo di azienda avevo di fronte. Dopo poco realizzai che la realtà che stavo osservando era particolarmente dinamica e che non sarebbe stato un “soggetto standard” da gestire per la certificazione della qualità. Compresi fin da subito che proprio quel fermento si sarebbe tradotto in un fattore di complessità per il lavoro che avremmo dovuto affrontare. Per me rappresentava una sfida stimolante: ero entusiasta. A chiusura del processo di certificazione, avvenuto nei termini che avevamo programmato, l’amministratore mi disse: “bene, adesso possiamo iniziare a lavorare!”. Vedo Geocart ben posizionata nel futuro perché nel passato ha avuto la forza di scommettere proprio quando era più difficile farlo. E lo ha fatto guardando al nuovo.

“Vedo Geocart ben posizionata nel futuro perché nel passato ha avuto la forza di scommettere proprio quando era più difficile farlo”


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Davide Colangelo Responsabile Entertainment & Media di Geocart

Ho iniziato a lavorare in azienda a 26 anni, nel 2012. Sono entrato direttamente nel settore “Sviluppo Business”, a quel tempo, neonata divisione aziendale. Essendo un Ingegnere Gestionale, ho collaborato cercando di fare da collante tra il settore tecnico e quello commerciale. Abbiamo iniziato a strutturarci, a occuparci di riprogettazione organizzativa e di miglioramento dei processi aziendali, a mappare il mercato, a monitorare il panorama tecnologico e delle potenziali applicazioni, dando nuovi spunti di miglioramento alle strategie aziendali. Ero un po’ scettico in relazione all’opportunità di lavorare sin da subito nell’azienda di famiglia: volevo, e voglio tutt’ora, crescere tanto professionalmente, e per questo temevo che il mio rapporto di parentela stretta con l’amministratore potesse contaminare i primi passi nella mia carriera lavorativa. Per questo, sin da subito, ho cercato di essere sempre l’allievo e mai il maestro, rispettando colleghi e responsabili di settore e, in generale, rispettando le regole aziendali. L’innovazione, per me, è innanzitutto riuscire ad ottenere il meglio dalla collaborazione di professionalità eterogenee: il vero valore aggiunto in un’azienda sono le persone. Ma innovazione è anche interpretare e anticipare le richieste del mercato, riuscendo ad offrire sempre la soluzione più adatta. Per questo, Geocart sta estendendo i servizi legati all’IT e alla computer grafica anche ad altri settori, perché la nostra è una realtà imprenditoriale che basa la sua leadership sull’innovazione tecnologica. Tra vent’anni immagino una società che ha consolidato la sua leadership di mercato a livello internazionale. Il settore ICT sarà sicuramente un traino di questa evoluzione, così come la nostra competenza sul piano amministrativo e finanziario che, in futuro, potrà metterci nelle condizioni di affiancare grandi gruppi con attività di consulenza.

“Tra vent’anni immagino una società che ha consolidato la sua leadership di mercato a livello internazionale”


I PROTAGONISTI RACCONTANO

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Laura Colangelo Responsabile Controllo di Gestione di Geocart

Sto cercando di fare entrare in me la Geocart, perché io sono nata con la Geocart. Da bambina, quello che mi faceva molto effetto era il rispetto che i dipendenti portavano a mio padre quando entrava in ufficio, nella sede che allora era in via Ligure. Mi affascinava il suo modo di essere autorevole e non autoritario. Subito dopo aver conseguito la laurea, diverse sono state le opportunità che dalla stessa università, la Cattolica di Milano, o da grandi e piccoli gruppi, come la KPMG, mi sono state offerte. Ma dopo essermi guardata intorno e dopo un’attenta valutazione non ho avuto dubbi nel voler rientrare nella mia città e cercare di inserirmi nella società fondata da mio padre. Oggi lavoro nel settore amministrativo, dopo aver svolto un training di supporto a Marialuisa Rosa che è uno dei pilastri di questa società. Inizialmente ho fatto molta gavetta e ricordo che mi sentivo molto frenata perché avrei voluto “spaccare il mondo”, mentre mi ritrovavo a fare fotocopie o altri lavori simili. Ma è stato giusto così. Adesso, gradualmente, mi sto interessando di cose sempre diverse, cercando progressivamente di ampliare il mio orizzonte professionale: non ho paura e sono molto motivata. In un contesto che da qualche mese, si sta profilando: diversificazioni, ampliamenti, riorganizzazioni e costituzione di nuove società, il mio ruolo inizia ad essere sempre più pregnante e con entusiasmo spingo per contribuire a costituire un possibile futuro. Con l’Ing. Maurizio Leggeri ho vissuto soltanto un rapporto di amicizia. Non avevo mai capito il suo valore, fino a quando non sono entrata in questa società.

“Mi sto interessando di cose sempre diverse, cercando progressivamente di ampliare il mio orizzonte professionale: non ho paura e sono molto motivata”


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Vito De Luca Referente della Logistica di Geocart

Il mio primo lavoro è stato proprio in Geocart, come collaboratore di Antonio Colangelo. Ancora oggi, dopo oltre trent’anni, lavoro in quest’azienda. Nel 1995 trasformammo un’idea in una società, grazie al sostegno della Legge 44. Sono stato tra i primi soci, quando iniziò l’“avventura” Geocart. Tra i primi lavori significativi ricordo quelli legati ai servizi forniti per l’Enel. Nel 2004, il periodo della crisi, Antonio si è dimostrato vero leader infondendoci fiducia e coraggio. All’epoca ricordo c’erano davvero seri problemi, che portarono ad un ridimensionamento d’organico, ma che abbiamo affrontato e superato. Il mio auspicio è che i prossimi vent’anni di attività saranno ancora migliori dei precedenti, i quali ci hanno sicuramente forgiati nella giusta misura.

“Nel 1995 trasformammo un’idea in una società, grazie al sostegno della Legge 44”


I PROTAGONISTI RACCONTANO

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Renato Spicciarelli Docente universitario

Con Antonio mi conobbi tra i banchi di scuola. Nonostante la nostra giovane età ci promettemmo che un giorno avremmo fatto qualcosa insieme. Quel giorno arrivò dopo qualche anno: io avevo da poco terminato gli studi a Napoli e lui era tecnico professionista a Potenza. L’idea era sua: creare una società che facesse rilievi tecnici e ambientali sul territorio. La legge 44 costituì un’opportunità straordinaria nella quale ci calammo con ostinazione. In fase di avvio del progetto credo di aver contribuito all’impostazione della strategia aziendale: utilizzare le tecniche di telerilevamento fino a quel momento messe a disposizione dalla tecnologia. C’era entusiasmo, c’era voglia di fare: implementare in Basilicata qualcosa di estremamente nuovo. Avevamo coscienza di inserirci in un settore estremamente complesso e delicato. Scoprimmo che non tutti vogliono conoscere la realtà così come appare letta asetticamente da uno strumento. C’era, a quei tempi, la difficoltà nel far comprendere alle amministrazioni pubbliche che avrebbero potuto pianificare e controllare, coadiuvati nella gestione da mezzi e strumenti che facessero uso di satelliti e sistemi di ripresa a distanza. Quelle prime difficoltà ci fortificarono, ci resero più decisi, e credo che la Geocart ne sia poi uscita bene. Ricordo un lavoro che denominammo “Parcomatica”: un sistema informatico basato su riprese aeree e satellitari, che consentiva di gestire un parco naturale affidando gran parte dei controlli ambientali ad un sistema informatico. In un altro caso, adattammo un sistema di rilevamento aerofotografico ad un piccolo CESSNA di poco più di 150 cavalli, applicando una tecnologia, innovativa a quel tempo, di controllo elettronico dell’assetto del mezzo aereo durante la ripresa. Forse a quel tempo tracciammo un solco (di approccio ai problemi e di metodo di lavoro) dal quale la Geocart non si è più tirata fuori.

“C’era entusiasmo, c’era voglia di fare: implementare in Basilicata qualcosa di estremamente nuovo”


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Rocco Chiriaco Presidente Nazionale dell’Associazione di Protezione Ambientale Movimento Azzurro Venticinque anni fa, circa, iniziavamo a discutere con il caro amico Antonio Colangelo di itinerari professionali innovativi, rispetto ad uno scenario tradizionale che, nel settore delle professioni e dell’impresa, costituiva consolidate garanzie solo per i soliti noti. Antonio, forte di uno spiccato spirito imprenditoriale che da sempre ne ha ispirato l’agire, costantemente ha tenuto fede alla sua caparbia idea di dare qualcosa in più alla Basilicata, in termini di progetto e di innovazione d’impresa. Esperto di cartografia e di rilievo topografico, impegnato nella progettazione d’interventi per l’uso e la gestione di suolo ed infrastrutture, già allora aveva in mente la Geocart, esattamente nella dimensione che l’azienda ha adesso. In quegli anni io mi occupavo con lui di una nascente associazione ambientalista, il Movimento Azzurro, innovativa per i contenuti, ma che non immaginavamo potesse crescere fino al punto di diventare un importante movimento nazionale, cosa che poi invece è accaduta. In questo caso Antonio ha svolto un ruolo fondamentale. Ho conosciuto Antonio come un uomo che ha sempre avuto la capacità di motivare gli altri, di coinvolgere le persone che riteneva utili al progetto. Tra questi mio fratello Gigi Chiriaco, che oggi non è più tra noi. Gigi era un ingegnere che aveva intuito quanto le idee di Antonio fossero giuste ed importanti, al punto che fu uno dei fondatori di Geocart. Ricordo poi Giampaolo D’Andrea, il quale ci incoraggiò a creare un soggetto imprenditoriale completamente diverso dagli altri, spingendoci a superare la tradizionale concezione di studio professionale. Un caro ricordo va anche all’Ing. Maurizio Leggeri, noto come il più grande esperto di sismologia e ingegneria sismica che la nostra regione abbia avuto, il quale ha dato un grosso contributo alla realizzazione di programmi che hanno consentito l’espansione di Geocart.

“Venticinque anni fa iniziavamo a discutere con il caro amico Antonio Colangelo di itinerari professionali innovativi”


I PROTAGONISTI RACCONTANO

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Stefano Bizzi Presidente di ACS Advanced Computer System

Quando conobbi Antonio Colangelo, da subito capii lo spessore della persona, oltre che del professionista serio e corretto, qualità che dovrebbero possedere tutti gli imprenditori. Apprezzai molto il coraggio di andare in Polonia e nei paesi dell’est a cercare commesse o a vendere la professionalità dei nostri giovani e dei nostri colleghi. Poi negli anni ho apprezzato la capacità di crescere e di affrontare nuove sfide e nuove tecnologie. Di questi anni ho ricordi estremamente piacevoli, così come del gruppo che aveva costruito e formato intorno a Geocart. Da imprenditore ad imprenditore, ho apprezzato subito la qualità dei rapporti di stima e di lealtà che aveva con i suoi collaboratori, vero segreto di una piccola impresa che si trova a competere, sul campo delle tecnologie avanzate, con grandi realtà. Se si riesce a creare un clima di collaborazione, di stima e di comunanza di intenti è tutto più facile e più divertente, oltre che più gratificante. Questo lo capii dalle prime visite alla vecchia sede della Geocart, in via Ligure, dove si respirava questa unità di intenti, la solidarietà fra colleghi e un rapporto di stima fra dirigenti e collaboratori: quando da PMI si affrontano mercati internazionali, questo è l’elemento vincente. La scommessa è stata vinta sulle nuove tecnologie, perché, forti di competenze sedimentate nel campo della cartografia, Geocart è passata al telerilevamento più sofisticato. Con l’aereo prima e con gli ultraleggeri poi, attraverso l’uso dei sensori ultra spettrali e dei radar, si sono potute mettere in campo tutte le tecnologie del settore del controllo del territorio e delle risorse ambientali. Ricordo con piacere e meraviglia quell’epoca: apprezzavo il fatto che una piccola ditta, che veniva da ambiti più circoscritti, fosse riuscita ad avere successo nel segmento più avanzato nel telerilevamento.

“Se si riesce a creare un clima di collaborazione, di stima e di comunanza di intenti è tutto più facile e più divertente, oltre che più gratificante”


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Luciano Guerriero Primo Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, professore emerito del Politecnico di Bari La mia conoscenza di Geocart è maturata solo dopo la mia esperienza come presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, che mi ha portato a interagire con molte aziende del settore AeroSpazio. Ho avuto modo di conoscere e di apprezzare in maniera significativa questa azienda che opera nel campo della Geomatica con tecnologie anche spaziali e che rappresenta un punto di eccellenza del Mezzogiorno. Io sono originario del Nord Italia, ma da più di quarant’anni opero presso l’Università ed il Politecnico di Bari e ho potuto constatare come il territorio meridionale sia particolarmente fertile di competenze operative nel campo delle nuove tecnologie, anche in quelle dello spazio. La Regione Basilicata ha mostrato grande lungimiranza quando ha favorito, ad inizio anni ‘80, la nascita del Centro di Geodesia Spaziale a Matera, le cui attività hanno portato allo sviluppo di numerose iniziative industriali nel settore Spazio, tra cui la Geocart, che ha maturato elevati standard di qualità professionale che le consentono di competere a livello nazionale ed internazionale nell’offerta di servizi relativi allo studio del territorio e dell’ambiente. Nel tempo, ho avuto modo di constatare la competenza di Geocart in tanti altri settori della Geomatica, maturata nell’uso di strumentazioni e programmi che vanno molto al di là di quelle esclusivamente spaziali. In tempi recenti, nell’ambito della mia attività universitaria presso il Dipartimento Interateneo di Fisica e come responsabile dello Spinoff GAP del Politecnico di Bari ho collaborato direttamente con la Geocart anche per la soluzione di alcuni problemi specifici inerenti l’interferometria satellitare nell’uso dei satelliti radar. È un piacere testimoniare come, nonostante le difficoltà economiche in cui si dibatte il Paese, ci siano realtà come Geocart che si muovono con energia e successo in campo nazionale ed internazionale.

“È un piacere testimoniare come, nonostante le difficoltà economiche in cui si dibatte il Paese, ci siano realtà come Geocart che si muovono con energia e successo in campo nazionale ed internazionale”


I PROTAGONISTI RACCONTANO

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Giuseppe Bianco Direttore del Centro di Geodesia Spaziale ASI “G. Colombo” di Matera E’ stato agli inizi del 2000 che siamo entrati in contatto con Geocart e direttamente con Antonio Colangelo. L’azienda è stata la prima, se non ricordo male, ad entrare nel Centro di Geodesia Spaziale, una struttura di sviluppo tecnologico e di ricerca che ha ospitato aziende impegnate a sviluppare le proprie applicazioni nel nostro campo, quello dell’osservazione della terra con tecniche spaziali. La Geocart rappresentava l’esempio dell’anello mancante tra noi che siamo i detentori delle tecnologie e l’utente finale. Geocart aveva già un’esperienza piuttosto notevole riguardo i settori non spaziali, i sensori montati a terra oppure su aereo, che sono comunque importanti. A quel tempo mi fece piuttosto impressione il fatto che Geocart avesse velivoli disponibili per poter fare queste cose. A quel tempo l’azienda disponeva già di una camera multispettrale e una camera termica montata sugli aerei, aspetto che dava già un’indicazione piuttosto precisa sul dinamismo dell’azienda. Ricordo che la Geocart in Sardegna fu impegnata a monitorare la crescita delle alghe nelle zone turistiche. Questo è un esempio tipico di un’applicazione reale che risponde ad una necessità, ad esempio di una comunità che vive attorno al turismoE ricordo il lavoro della Geocart sul monitoraggio delle linee ad alta tensione dell’Enel. Dal 2000 siamo rimasti sempre in contatto con Geocart. Tra l’altro con Antonio Colangelo condividiamo la passione per la musica: lui è un chitarrista e bassista e io sono un batterista. Abbiamo già suonato insieme e spero che lo rifaremo più spesso nel futuro. Certe volte quando ci si sente per telefono si parla prima della musica e poi di lavoro. Il messaggio che si può dare sull’anniversario della Geocart è che il fatto stesso che questa azienda abbia lavorato e che sia cresciuta negli ultimi 20 anni, è una prova tangibile del suo dinamismo e della sua visione.

“Geocart rappresentava l’esempio dell’anello mancante tra noi che siamo i detentori delle tecnologie e l’utente finale”


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Cosimo Marzo Dirigente Tecnologo presso il Centro di Geodesia Spaziale ASI “G. Colombo” di Matera Geocart è un’azienda che ha avuto un successo particolare in un Sud dove risultati del genere sono piuttosto inediti: far crescere una realtà privata che si occupi di alta tecnologia in contesti come questi, infatti, è particolarmente difficile. Antonio Colangelo ha avuto l’intuizione e l’intelligenza di collaborare con laboratori di punta e con tutte quelle realtà che avrebbero potuto sostenere il suo progetto imprenditoriale. I primi approcci con Geocart, che risalgono ai primi anni del 2000, sono stati interessanti. Nel decennio precedente si erano sviluppate le tecnologie radar di rilevazione del territorio, strumentazioni certamente non facili da utilizzare. Per questa ragione Geocart si era rivolta a noi, mettendo in campo operatori ben disposti ad acquisire competenze nel settore. Ricordo un episodio piuttosto simpatico di quegli anni. Benché lavorassimo su queste cose, eravamo ancora troppo giovani e non in grado di fare tutto ciò che le tecnologie ci avrebbero consentito di fare. Allora incontrammo molte difficoltà a metter a punto una tecnica particolare in grado di richiamare le deformazioni millimetriche del suolo: nel mio centro lavoravamo io e due ragazze, una delle quali, Angela Losurdo, adesso lavora ancora in Geocart. Era il dicembre del 2001. Sentii Antonio, il quale mi disse che, considerate le difficoltà incontrate, avremmo potuto chiudere il progetto e rivolgere i nostri sforzi in altre direzioni. Fortunatamente, con impegno e un po’ di testardaggine, riuscimmo a centrare i risultati e a procedere nel lavoro. Proprio sulla scorta di questa esperienza, Geocart ha realizzato un sistema, tra i pochi esistenti sul mercato, denominato SLIDE, impiegato per studiare i fenomeni di deformazione del suolo. Credo sia proprio la capacità far scaturire idee dal dinamismo legato alla qualità dei rapporti umani uno dei punti vincenti di Geocart.

“Credo sia proprio la capacità di far scaturire idee dal dinamismo legato alla qualità dei rapporti umani uno dei punti vincenti di Geocart”


I PROTAGONISTI RACCONTANO

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Vincenzo Cuomo Co-chair del Gruppo di Lavoro Space del CNR

In primo luogo voglio ricordare il rapporto tra Geocart e l’Università della Basilicata, grazie al quale molti nostri laureati hanno fatto esperienze di lavoro in azienda. Geocart ha avuto un ruolo determinante nel dimostrare che si può fare imprenditoria avanzata nel Mezzogiorno e nell’aver consentito ad un rilevante numero di nostri laureati di avere occasioni di lavoro qualificato proprio al Sud. In Italia assistiamo continuamente a questo flusso migratorio dei nostri laureati bravi, che si laureano nelle università del Mezzogiorno ma poi devono andare in giro per il mondo per avere delle occasioni di lavoro qualificato. Permettere, invece, di poter lavorare nel Mezzogiorno significa arrestare una fuga di cervelli che penalizza moltissimo i nostri territori. Geocart è una realtà forte. Non a caso ha avuto un ruolo importante nella costituzione di CREATEC e nella costituzione del Distretto Tecnologico della Basilicata TeRN, ed il fatto che Geocart abbia attraversato bene anche la crisi, che è stata molto pesante, è stata una dimostrazione che anche al Sud si possono fare cose di qualità. 20 anni vanno festeggiati con l’auspicio che il futuro sarà meglio del passato, che si può continuare a crescere. Io sono una persona ottimista per natura e credo che il futuro funzionerà anche meglio del passato. A Geocart va un augurio, una speranza ed anche un attestato di fiducia.

“Geocart ha avuto un ruolo determinante nel dimostrare che si può fare imprenditoria avanzata nel Mezzogiorno”


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LE TAPPE 129


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La geografia

Presidi

Il gruppo

Nuovi mercati


L’OGGI

I numeri

Il fatturato

7.000 5.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000

1995

1997

1999

2001

2003

2006

2009

2011

2013

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gli autori

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Rocco Brancati Giornalista professionista e componente del CISST (Centro Internazionale per gli studi Storici, Sociali e dei Territori), si è occupato prevalentemente di cultura, prima come redattore del quotidiano “Il Mattino” di Napoli e successivamente in Rai. È stato docente a contratto di Teorie e Tecniche del Linguaggio Radiotelevisivo del corso di laurea in Scienze della Comunicazione nell’Università della Basilicata. Componente della giuria di saggistica del Premio Letterario Basilicata e presidente del Club Unesco del Vulture, ha pubblicato, tra l’altro: Il caso Marconi. Cronaca di un falso storico, in Un’orma non lieve. L’azione riformatrice di Pietro Lacava tra italianità e meridionalismo (Villa d’Agri-Marsicovetere, Dibuono Edizioni, 2013);Telesolipsismo.Teorie e tecniche dei linguaggi della radio e della televisione (Napoli, RCE, 2003); Ritratto di poeta: Albino Pierro, Intrigo a Stoccolma (Napoli, RCE, 1999). Sergio Ragone Blogger, giornalista e componente del CISST (Centro Internazionale per gli studi Storici, Sociali e dei Territori). Ha scritto su Wired, Europa, L’Unità, Linkiesta.it, HuffightonPost. Commenta e scrive di politica e modernità, con una forte passione per la cultura, la buona musica e il cinema. In rete dal 2006, scrive su diverse testate e spesso scatta fotografie. Il web è il suo luogo di lavoro e il Sud è la terra da dove viene e che vuole raccontare in modo diverso. Donato Verrastro Ricercatore di Storia contemporanea nell’Università di Salerno e componente del CISST (Centro Internazionale di studi Storici, Sociali e dei Territori). Ha pubblicato, fra l’altro, Il petrolio: una sfida per il futuro, in Storia della Basilicata, vol IV, L’età contemporanea (a cura di G. De Rosa e A. Cestaro; Laterza, Roma-Bari 2002); Scenari di guerra. Cronaca della prigionia di un reduce lucano della prima guerra mondiale (Rubbettino, Soveria Mannelli 2007); La terra inespugnabile. Un bilancio della legge speciale per la Basilicata tra contesto locale e dinamiche nazionali. 1904-1924(Il Mulino, Bologna 2011, Premio Basilicata anno 2012). Ha curato i volumi Pensare il Novecento. Fatti, problemi e idee di un secolo denso di suggestioni storiche (con O. De Rosa; Laterza, Roma-Bari, 2013), Appunti di viaggio. L’emigrazione italiana tra attualità e memoria (con O. De Rosa; Il Mulino, Bologna 2007) e Gioco e società (con O. De Rosa; Il Mulino, Bologna 2012). È condirettore della collana «Il Veliero» per il Mulino e della collana «Itinerari sociali» per Aracne.



NOTE

Premessa 1.

2. 3.

Giampaolo D’Andrea è attualmente Capo di Gabinetto del Ministro Dario Franceschini presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Già docente di Storia contemporanea nell’Università della Basilicata, ha rivestito diversi incarichi politici, tra i quali quello di assessore regionale, deputato, senatore e sottosegretario di Stato. Stefano Bizzi è attualmente Presidente dell’ACS, Advanced Computer Systems, con sede a Roma. Michele Capasso è stato Capo dell’Ufficio Tecnico Enel, sede di Potenza; Giuseppe Losacco è stato Direttore Enel di Puglia e Basilicata; Luciano Guerriero è stato primo Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana ed è Professore emerito del Politecnico di Bari

La Storia 1.

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Cfr. Mario Lepore, Quale società? Una decisione strategica, Colognola ai Colli (Verona), Demetra, 1999 vedi anche Imprenditoria giovanile nel Mezzogiorno in “Corriere della Sera” 19 aprile 1996 Giuseppe d’Errico, Dell’importanza della Provincia di Basilicata e della futura sua missione tra le Provincie italiane, Torino, Tipografia Franco-Italiana diretta da Antonio Camagna, 1865, pag.18 Cfr. Giuseppe De Lorenzo, Geologia e geografia fisica dell’Italia meridionale, Bari, G.Laterza & Figli, 1904. Di particolare interesse la relazione che De Lorenzo fece sullo Studio geologico del monte Vulture all’Istituto geologico dell’Università di Napoli l’11 maggio 1900 pubblicata in “Rendiconto dell’Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche (sezione della società reale di Napoli)”, serie 3, volume 5, Napoli, Tipografia della Reale Accademia delle Scienze, 1900 Giovanni Brancaccio, Geografia, cartografia e storia del Mezzogiorno, Napoli, Guida editori, 1991, pag.199 AA.VV., Il Disegno del territorio: Istituzioni e cartografia in Basilicata 1500-1800: catalogo della mostra organizzata dall’Archivio di Stato di Potenza e dalla Deputazione di Storia Patria per la Lucania, Bari, Laterza, 1988 (si veda anche Ilario Principe, Gregorio Angelini, Gian Piero Givigliano, Cartografia storica di Calabria e Basilicata, Vibo Valentia, Mapograf, 1989) Cfr. Lorenzo Quilici, Stefania Quilici-Gigli, Carta archeologica della Valle del Sinni, Roma, L’Erma di Bretschneider, 2003


Cfr. G.Gaetani d’Aragona, Schema di sviluppo economico della Lucania 1966-1981, Bari, Ed.Laterza, 1967 8. Vincenzo Verrastro, L’istituzione della Regione a statuto ordinario in “Storia della Basilicata. 4. L’età contemporanea (a cura di Gabriele De Rosa)”, Roma-Bari, Laterza, 2002, pag.732 9. Giovanni Russo, La Cenerentola del Sud, in “Italia 70. La carta delle regioni”, Milano, Mondadori, 1972, pag.410 10. Angelo Conigliano, La speranza in fondo alle valli, in “Italia 70” op.cit. pag.433 11. Gino Viggiani, presidente del Consorzio Industriale in “1959-1969. Il nucleo industriale di Potenza. Alle soglie degli anni Settanta”. Quaderno monografico del Consorzio per il Nucleo Industriale di Potenza, Potenza, De Luca, 1969 12. Cfr. Documentazione sugli agglomerati delle aree e dei nuclei industriali del Mezzogiorno, monografia a cura dello IASM, l’Istituto per l’Assistenza e lo Sviluppo nel Mezzogiorno, Potenza, 1977 13. Sabina Licursi, Il “civile” nello spazio urbano. Interazioni tra società, istituzioni e politica a Potenza, Soveria Mannelli, Rubbettino editore, 2005, pag. 19 14. Cfr. Lida Viganoni (a cura di), Il Mezzogiorno della città: tra Europa e Mediterraneo, Milano, Franco Angeli, 2007 15. Alessio Ambruso, Le occasioni perdute, Potenza, Centro grafico Basilicata, 2006, pag.101 16. Antonio Di Stasi, Ammortizzatori sociali e solidarietà post industriale, Torino, Giappichelli Editore, 2013, pag.58 17. Laura Zanfrini, Lo sviluppo condiviso. Un progetto per le società locali, Milano, Vita e Pensiero, 2001, pag.209 18. Sebastiano Di Diego, Business plan di successo. Guida pratica per start up e imprese vincenti…, Sant’Arcangelo di Romagna, Maggioli Editore, 2014, pag.30 19. Berardino Libonati, Corso di diritto commerciale, Roma, Giuffrè, 2009, pag.178 20. Carlo Borgomeo, L’equivoco del Sud. Sviluppo e coesione sociale, Roma-Bari, Gius.Laterza, 2013, pag.90 21. Imprenditori-fantasma ricercati in Basilicata in “La Stampa”, giovedi’ 30 agosto 1990, pag.25 22. Robert Leonardi, Raffaella Nanetti, Effetto regione in Basilicata. Le sinergie dello sviluppo, Milano, Franco Angeli, 2010, pag.59 23. Cfr. F.S.Nitti, Scritti sulla questione meridionale: Inchiesta sulle condizioni dei contadini in Basilicata e in Calabria (1910), Bari, Laterza, 1968 24. Lorenzo Petretto, Imprenditore ed Università nello start-up di impresa. Ruoli e relazioni critiche, Firenze, 7.


University Press, 2008, pag.49 25. Cfr.Giustino Fortunato, La questione meridionale e la riforma tributaria, Roma, La voce, 1920 ristampa della prima edizione del 1904 26. Cfr. Fausto Sacerdote-Grazia Tucci (a cura), Sistemi a scansione per l’architettura e il territorio, Firenze, Alinea Editrice, 2007 27. Fulvio Rinaudo, introduzione a “Sistemi a scansione per l’architettura e il territorio” a cura di Fausto Sacerdote e Grazia Tucci, op.cit., pag.15 28. Luis I. Gonzalez de Vallejo, Geoingegneria, Milano, Pearson Education Italia, 2005, pag.651 29. Cfr. Maurizio Leggeri, Una Casa sicura per tutti, Potenza, CGIAM, 2009 30. Cfr. Mario Panizza (a cura di), Manuale di Geomorfologia applicata, Milano, FrancoAngeli, 2005 31. Virginio Cantoni, Gabriele Falciasecca, Giuseppe Pelosi (a cura di), Storia delle telecomunicazioni, vol.I, Firenze, University Press, 2011, pag.622 32. Cfr. Albert O. Hirschman, Le passioni e gli interessi. Argomenti politici in favore del capitalismo prima del suo trionfo, Milano, Feltrinelli, 2011 33. Tiberio Berardi, Discorso pronunziato all’apertura della sessione ordinaria del Consiglio Provinciale di Basilicata, Potenza, Stabilimento tipografico di Vincenzo Santanello, 1870 34. AA.VV., Buone Pratiche di Fabbricazione. Linee Guida AFI, volume VI, Milano, Tecniche Nuove, 2009, pag.131 35. In precedenza qui c’era un fabbricato di minore volume della ditta edilizia Calvi e Benvignati che operò a Potenza fin dal secondo dopoguerra. 36. Lo stabilimento industriale per la molitura dei cereali ed annesso suolo, lotto n.14, partita catastale n.9521, f.50, part.10/13 per una superficie complessiva di 5863 mq. ricadeva nel PRG di Potenza destinata allo svolgimento di attività industriali o artigiane (zona P) urbanizzata ed attrezzata di tutti i servizi: strade, ferrovia, reti idrica, fognaria, elettrica ecc. 37. Paola Marone, Giuseppe Morabito, La tecnologia che serve agli architetti. Come si costruisce oggi e (forse) si costruirà domani, Firenze, Alinea, 2008, pag.64 38. Paola Marone, Giuseppe Morabito, op.cit. pag.66 39. Francesca Maria Cesaroni, Massimo Ciambotti (a cura di), Profili aziendalistici, societari e fiscali, Milano, FrancoAngeli, 2011, pag.18 40. Giampiero Piantoni, docente di strategia aziendale presso la Sda della Bocconi e studioso dei problemi delle


aziende 41. Lawrence Lessig, Il futuro delle idee, Milano, Feltrinelli, 2006, pag.12 (The Future of ideas, 2001) 42. AA.VV. (Giorgio Lollino), Engineering Geology for Society and Territory. Urban Geology, Sustainable Planning and Landscape Exploitation, vol.5, New York-London, Springer, 2015, pag.112 43. Antonio Colangelo in Monitoraggio Ambientale “Mediaplanet” marzo 2011 44. Cfr. Gianluca Ansalone, Angelo Zappalà, Undici settembre 2021. Le minacce del prossimo decennio, Milano, FrancoAngeli, 2012 L’attività 1.

2.

3.

4.

5.

6.

7.

Sono quelli gli anni attraverso i quali, grazie alla legge 44/86 (denominata anche “Legge De Vito”), alla 236/93 e alla 95/95, furono finanziati, nelle aree più difficili del paese e in particolare nel Mezzogiorno, alcuni tra i più significativi progetti d’impresa scaturiti da idee innovative di giovani imprenditori. Si ricorda che con la legge 24 febbraio 1992 n. 225 venne regolamentata in maniera organica la disciplina sui servizi di emergenza civile, mediante l’istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile. In quegli anni, l’attività del gruppo prevedeva, ad esempio, la standardizzazione e lo sviluppo per il trasferimento tecnologico di metodologie per il monitoraggio delle informazioni crostali con l’utilizzo di tecniche interferometriche per conto dell’Agenzia spaziale italiana; la già citata mappatura delle praterie di Posidonia oceanica lungo le coste della Sardegna e delle piccole isole circostanti; il piano “Vulnerabilità sismica delle aree urbanizzate della Regione Basilicata”; il progetto pilota per la realizzazione di cartografia tematica prototipale ed implementazione di un sistema informativo finalizzato al monitoraggio ambientale; la redazione della cartografia informativa digitale del Piano regolatore del Comune di Potenza. Al riguardo si segnala il progetto di controllo della costa jonica da Taranto a Sibari, finalizzato alla messa a punto di un tavolo di controllo dell’arretramento delle coste. L’Acta, allora Azienda Comunale di Tutela Ambientale, a partire dal 2009 sarà trasformata in Azienda per la Cura e la Tutela dell’Ambiente. Il CREATEC nacque all’interno delle attività previste dall’Accordo di programma quadro stipulato tra Regione Basilicata, ministero dell’Economia e delle Finanze e ministero dell’Università e della ricerca scientifica. Il Consorzio TeRN è formato da soggetti pubblici per il 51%, tra i quali Cnr, Arpab, Università della Basilicata, Enea, Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica (ReLUIS) e da soggetti privati come e-Geos (società partecipata da Telespazio e Asi) e CREATEC. Retto, tra il 2006 e il 2011, da Enzo Cuo-


8.

9.

mo, è attualmente presieduto da Antonio Colangelo. La soft economy ha come obiettivo una economia in grado di coniugare coesione sociale e competitività e di trarre forza dalle comunità e dai territori, un tema che, tra l’altro, fu al centro del dibattito organizzato in collaborazione con Symbola al Trend Expo Basilicata del 2007. Gli esiti del progetto, il cui titolo era “Progetto per il controllo degli spostamenti di opere artistiche e fabbricati di Roma. Applicazione di metodologie innovative satellitari per la determinazione di spostamenti subcentrimetrici finalizzata al monitoraggio della stabilità e alla valutazione del rischio di crollo” furono poi presentati circa due anni dopo, il 13 marzo 2008 a Roma, in un evento tenutosi presso la sala conferenze della Cassa Italiana Nazionale Geometri.



SOMMARIO

Premessa Antonio Colangelo

pag.

7

La storia Rocco Brancati Le origini Nascita di una vera impresa La nuova sede

pag.

13

pag. pag. pag.

15 33 47

L’attività Donato Verrastro Storia di un’azienda in vent’anni di rassegna stampa Tra formazione e innovazione Un patrimonio a servizio del futuro

pag.

73

pag. pag. pag.

75 89 103

I protagonisti raccontano a cura di Sergio Ragone

pag. 109

Le tappe

pag. 127

L’oggi

pag. 129

Gli autori

pag. 131


Finito di stampare nel mese di Giugno 2015 da Rce Multimedia - Piazza Bagnoli 19 - 80124 Napoli - tel fax 0812303416




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