Anno VII - n.1, Maggio-Giugno 2010
noecomafia.it è nata la
rete provinciale degli sportelli ambiente e legalità
la Vite & il Pioppo Periodico di ambiente, cultura e sviluppo locale del Centro Regionale per l’Educazione Ambientale e lo Sviluppo Sostenibile “La Vite & il Pioppo”
Carnmazpioinali
inte
volontari cercasi
focus
Foto: Franco Spinelli
consumo di suolo
il verde sta finendo
la Vite e il Pioppo Periodico di Ambiente, Cultura e Sviluppo Locale del Centro Regionale per l’Educazione Ambientale e lo Sviluppo Sostenibile “La Vite & il Pioppo”. Registrato al Tribunale di S. Maria Capua Vetere n.611 del 23/12/03
Il verde sta finendo Anno VII - n.1 2010, Maggio - Giugno Susanna Pascale DIRETTORE RESPONSABILE Raffaele Lupoli CAPOREDATTORE Maria Rosaria Coppola, Gennaro Conte, Alessandra Tommasino, Francesco Minutillo, Laura Garofalo, Pasquale Cirillo, Eugenio Tinto, Ferdinando Pirro, Leopoldo Coleti, Antonio Pascale, Giovanni Capobianco, Aniello Iuliano, Mauro Baldascino REDAZIONE Rosanna Comune, Ersilia Mozzillo, Elsa Cristiano, Raffaele Conte, Giovanni Daliento, Rosita Comune, Federica Coppola. redazione junior Franco Spinelli, Pasquale Vitale, Giovanni Capobianco. FOTO Orazio Pascale Layout Coordinator Legambiente Geofilos Casale di Teverolaccio, 81030 Succivo - Caserta EDITORE Questo numero è realizzato nell’ambito del progetto “LEGAME legalità, giovani, ambiente @ nuovi media” con i fondi protocollo d’intesa fondazioni bancarie e volontariato
editoriale
E
ccoci ritornati. Con una veste diversa da quella passata, con tante nuove idee e qualche anno di esperienza in più. E tante novità. La prima è che da oggi “La vite & il pioppo” assume un carattere provinciale. Dalle pagine del nostro periodico cercheremo di rappresentare uno spaccato delle tante buone nuove che la nostra Provincia ancora ci offre e continueremo a denunciare ciò che non va. Artefici di queste pagine saranno i circoli di Legambiente casertani, che attraverso la regia del circolo atellano Geofilos e l’esperienza di quelli di Caserta e di Piedimonte, daranno voce a fatti, persone, storie che racconteremo a colori in queste pagine. La seconda è che il periodico che avete tra le mani fa parte di un progetto molto ambizioso, a cui Legambiente e il Centro Servizi al Volontariato Casertano hanno creduto, con l’obiettivo di accrescere la speranza che un futuro migliore è possibile e la consapevolezza che ciò dipende da tutti. “La vite & il pioppo”, infatti, si affianca al portale web noecomafia.it e alla omonima web tv, alimentata dai cittadini che vorranno inviarci le loro pillole video e diventa la voce dei tre sportelli “ambiente e legalità” che sono a disposizione dei cittadini di Terra di Lavoro per sostenerli nella denuncia di ogni forma di illegalità ambientale. Infine, con questo numero inauguriamo l’iter ufficiale per la costituzione dell’Osservatorio Ambiente e Legalità della Provincia di Caserta. Un Osservatorio fatto da migliaia di sentinelle sul territorio, cittadini consapevoli dei danni che le ecomafie procurano all’ambiente e al futuro, che amano la loro terra e che hanno deciso che anche nel loro piccolo vogliono diventare protagonisti di una svolta che altri vorrebbero farci vedere come impossibile. Buona lettura. Antonio Pascale
...Maccus e Pappus
DESTINARE IL 5 X1000 A LEGAMBIENTE TI RIPAGA IN NATURA il 5x1000 non ti costa nulla, ma può fare veramente tanto
...Maccus hai letto il mio nuovo piano casa per Atella?
Destinarlo a Legambiente significa dare più forza alla lotta all’inquinamento e alle ecomafie; sostenere lo sviluppo delle tecnologie pulite e le produzioni di qualità; avere più fondi per il volontariato ecologico e per la valorizzazione del patrimonio culturale. Pensaci, con un piccolo gesto, avrai in cambio un mondo migliore.
pinkiopallino
Inserisci il c.f. 9000 9500 613 - Legambiente Geofilos
...m’ha fatto cascare le braccia!
in questo numero
in cantiere pensare globalmente, agire localmente Ambiente, Legalità e Giovani @ Nuovi Media - Una lente di ingrandimento puntata sui temi dell’illegalità ambientale
Maggio parte con il progetto “Leg@ Me” di promozione del volontariato ambientale. è in corso la creazione di un Laboratorio Provinciale di comunicazione dedicato alle tematiche dell’ambiente e della legalità attraverso l’utilizzo dei nuovi media. Il Laboratorio si fonda sulla costituzione di una rete di “EcoSportelli”, nelle città di P.Matese, Caserta e Succivo; la creazione di un sito web che ha l’intento di avvicinare le nuove generazioni alle tematiche ambientali attraverso video, che verranno convogliati in un Community Magazine e successivamente in un Concorso Provinciale di Eco-Pillole video. Il progetto inoltre prevede la stampa del periodico che state sfogliando. Riscontri positivi all’evento di lancio del progetto a Caserta di fine aprile. Segui le attività di Legame su www.laviteilpioppo.it sul gruppo facebook di Geofilos o al sito www.noecomafia.it
FESTAMBIENTE 2010
Dal Matese la promozione della cittadinanza attiva Dopo il riuscito incontro con gli alunni delle scuole superiori di Piedimonte Matese sul tema “Giovani volontari per una cittadinanza attiva”, si prepara un’altra tappa del progetto di promozione del volontariato “Festambiente 2010”, finanziato dal Centro Servizi Volontariato di Caserta, che vede uniti in rete tre circoli Legambiente della Provincia di Caserta. Domenica 4 luglio, un autobus raccoglierà giovani volontari e non, partendo da Succivo, passando per Caserta e giungendo a Bocca della Selva, nel cuore del Parco Regionale del Matese, per realizzare una giornata di volontariato ambientale con pulizia dei boschi e attività di prevenzione degli incendi nell’ambito della campagna nazionale di Legambiente “Non scherzate con il fuoco”. Saranno attivate collaborazioni con la Pro Loco, la Protezione Civile e altre associazioni del territorio. A conclusione della giornata, degustazione di prodotti tipici per i volontari .
info a Legambiente Circolo di Volontariato Matese - CEDA di P.M. Matese: 0823/913669
ORti urbani: tra sostenibilità e socialità
Uno scorcio di verde nella jungla di cemento
In alcune metropoli moderne esistono piccole ma importantissime realtà: gli Orti Sociali. Queste esperienze sono in grado di porre rimedio, seppur a livello microscopico, alle storture del sistema cementizio. E’ ciò che i volontari di Geofilos stianno cercando di attuare sul territorio di Succivo dopo il successo degli ultimi orti sociali, inaugurati dal Presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo, a Pontecagnano. La convenzione riguardante gli orti del progetto Terra Felix è stata firmata il 23 febbraio, ed ha visto nei giorni successivi i volontari impegnati nel rilevamento delle caratteristiche dell’area attigua il Casale di Teverolaccio. A breve il bando per la destinazione dei piccoli lotti dove riproporre le colture tipiche dei nostri territori. Info su www.laviteilpioppo.it
SCATTI D’INDIGNAZIONE Una primavera ricca di iniziative per il Circolo Legambiente di Casapesenna
E’ una primavera ricca di iniziative quella che vede impegnata il circolo di Casapesenna. Nel mese di maggio: in occasione della Festa Dell’Europa è in programma con l’Europe Direct di Caserta che vedrà impegnata le scuole medie per un progetto di educazione, ambiente e legalità. “Scatti di indignazione”. Un’iniziativa che vedrà impegnati soprattutto bambini e ragazzi che dovranno vestire i panni dei fotografi ed immortalare con i loro scatti tutti i rifiuti che sono ancora presenti sul nostro territorio. Le foto saranno poi esposte in una bacheca in piazza. Per informazioni legambientecasapesenna@alice.it
vivibilità 4 SUCCIVO 5 6 8 9 10 11
CEMENTO IN ARRIVO NASCE L’ECOMUSEO DI TERRA DI LAVORO IN NOME DEL MATTONE PRIMAVERA DI LEGAMBIENTE A CASAPESENNA UNA FATTORIA BIO-SOCIALE NEL CUORE DI AVERSA ECOMAFIE. VERSO L’OSSERVATORIO PROVINCIALE COLTIVATORI DI ECOBALLE
sviluppo locale 12 MATESE
QUALE SVILUPPO 14 UN PARCO CHE ANCORA NON C’è 16 IL RISCATTO POSSIBILE
energie 18 UNA CASA SOLARE
A CASERTA
volontariando 20 ESTATE
DA VOLONTARIO 21 A SUD DEL MONDO 22 SEME GERMOGLIATO SU TERRA ARIDA 23 DA BENI ESCLUSIVI A BENI COLLETTIVI
In Cantiere - Maggio/Giugno 2010 - la Vite & il Pioppo - 3
SUCCIVO CEMENTO IN ARRIVO Il suolo, il territorio, la terra. Aree forzatamente trasformate che perdono identità e storia alla ricerca di modelli dimostratisi senza futuro.
G
di Antonio Pascale
iusto in tempo. Srotoliamo lo striscione 8 per 2 (metri) finito di preparare appena qualche minuto prima. Decidiamo di posizionarci proprio sotto il municipio, in maniera tale da essere ben visibili anche da parte di chi dovrà entrarci per votare. Sono le 18.30 del 27 febbraio 2010. Tra qualche minuto il consiglio comunale di Succivo si riunisce per approvare in extremis il “piano casa”, una specie di maxi delibera comunale che sfregia buona parte del territorio succivese, a cominciare da Teverolaccio. Apprendiamo della riunione comunale solo 2 giorni prima, leggendo dai pochi manifesti affissi qua e la. Solo una manciata di ore per organizzare qualcosa che dimostrasse il nostro disappunto: voteranno per la costruzione di centinaia di appartamenti. La gente deve sapere! E come ogni blitz che si rispetti, abbiamo anche il nostro striscione. Decidiamo di scriverci a caratteri cubitali “NO AL CEMENTO”, frase semplice ma eloquente. Contemporaneamente scriviamo un appello a cui, in poche ore aderiscono WWF e Italia Nostra. Duecento stampe a colori, per dire che si stava per autorizzare lo scempio del territorio, la linea di congiunzione tra Orta e Succivo, che in pochi minuti, un grappolo di consiglieri comunali decidevano di autorizzare la costruzione di un migliaio di appartamenti, senza alcuna pianificazione, anzi, demandando ai proprietari dei terreni e ai soliti signori del cemento, dove e come. Palazzi alti 15 metri davanti al Casale di Teverolaccio e sparsi un po’ dappertutto, sul vecchio stadio comunale, nella zona del cimitero, verso Gricignano: migliaia e migliaia di metri quadri si trasformano in pochi minuti da agricoli ad edificabili, per ospitare valanghe di cemento. Nulla da invidiare alle tante operazioni “strane” che hanno aperto la strada alla costruzione di migliaia di alloggi a due passi da noi. Durante il Consiglio Comunale il sindaco parla di noi. E questo è sempre un onore. Gli ambientalisti sono -secondo lui- quelli
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che vanno in giro a cogliere fiorellini stando ovviamente ben attenti a schiacciare le formiche. Non dovrebbero far vincolare dai Beni Culturali pezzi di territorio né parlare di sviluppo sostenibile, non dovrebbero proporre iniziative di inclusione sociale e lavorativa né hanno il diritto di pretendere il rispetto dei programmi per i quali un’amministrazione ha ricevuto il consenso degli elettori. E soprattutto, non devono mettere bocca su iniziative così importanti per lo sviluppo economico e sociale del paese come la costruzione di qualche centinaio di palazzotti sparsi sul territorio. Dice che ci ha concesso molto e che dovremmo pagare migliaia di euro per la mansardina che il Comune ci lascia usare accanto al
Casale per le attività del Centro di Educazione Ambientale, che abbiamo fondato nel 2002 e che portiamo avanti per conto del Comune stesso. Qualcuno dice che in fondo non si farà nulla, che tutti quei progetti non stanno in piedi economicamente. Sta di fatto che in una manciata di minuti viene disconosciuta l’intera pianificazione urbanistica, che ha portato Succivo ad un equilibrato sviluppo tra settori residenziali, agricoli e produttivi. Ci vuole veramente poco a far si che un piano “Casa”, che volendo interpretare benevolmente la legge regionale, poteva servire a dare la casa a chi non ce l’ha, diventi un puro e semplice piano “Cemento”. Non potevamo e non staremo a guardare.
NO alla cementificazione di Succivo SI alla riqualificazione funzionale, estetica ed energetica dell’edilizia Diverse centinaia di nuovi appartamenti potrebbero essere costruiti a Succivo! In assoluta deroga alla pianificazione territoriale vigente, l’Amministrazione Comunale -in risposta al piano casa regionale- ha chiesto ai privati e imprenditori di proporre idee attraverso manifestazioni di interesse. Un’imponente colata di cemento che in qualche mese potrebbe mettere il nostro territorio in competizione con quello di Orta di Atella, vittima della più grande speculazione edilizia dell’ultimo decennio in Campania. Cemento che si va a sommare a quello che negli ultimi anni ha portato alla costruzione di qualche migliaio di nuovi appartamenti, solo una piccola parte dei quali realizzati dai cittadini Succivesi per necessità familiari. [...] Alberghi che diventano condomini, una vastissima zona residenziale che a fronte di centinaia di nuovi appartamenti
non ha visto realizzato uno solo dei servizi essenziali pure previsti nel Piano Regolatore e che vede uno dei pochi immobili pubblici dell’area in vendita all’asta: anche al posto degli uffici comunali sorgeranno appartamenti. Le procedure partecipative previste dalla Legge Regionale 16/2004 vengono completamente scavalcate con la scusa di dover cogliere quella che viene presentata come opportunità per la comunità ma nella quale leggiamo un disegno preciso di fare l’ennesimo favore al ciclo del cemento, un disegno legato all’anacronistica cieca convinzione che l’edilizia possa essere l’unica attività utile a risollevare le sorti del paese. Allora, con la sconcertante delibera di Giunta Comunale n. 1 del 2010, lo sviluppo del territorio viene affidato, udite udite, alle proposte di privati e imprenditori. Riteniamo che Succivo stia perdendo un’occasione importante:
P
romosso da Legambiente Campania e finanziato da Fondazione per il Sud, il progetto mira ad affermare la possibilità di uno sviluppo locale sostenibile basato sulla tutela e la valorizzazione del territorio, della storia e delle tradizioni locali, attraverso l’istituzione dell’ecomuseo di Terra di Lavoro. Il progetto, che parte dalla salvaguardia della Vite maritata al pioppo, antica modalità di coltivazione caratteristica del territorio aversano-domizio-flegreo, ha tra gli obiettivi la valorizzazione del Casale di Teverolaccio, antica masseria fortificata nei pressi del centro di Succivo (in foto a lato). Il Casale, che dal 2002 ospita la sede del Centro Regionale per l’Educazione Ambientale e lo Sviluppo Sostenibile “La vite e il pioppo”, dopo una parziale ristrutturazione, versa in uno stato di abbandono. Il Comune di Succivo, partner del progetto, ha rifiutato la proposta di Legambiente di allestire una sala di degustazione dei prodotti tipici locali a piano terra della corte del Casale e un museo della storia locale nei locali sottotetto, nonostante la possibilità di attingere al finanziamento di mezzo milione di euro. Comunque, è stato destinato al progetto il giardino del Casale, dove, oltre ad un’aula natura e il museo all’aperto, verranno allestiti 10 piccoli lotti di “orti sociali”. «A breve pubblicheremo il bando per l’assegnazione degli orti -annuncia Francesco Pascale, responsabile del progetto-. Saranno destinati ad anziani e a persone con disabilità e dovranno essere curati con metodi di agricoltura biologica. I prodotti saranno destinati al consumo familiare dell’assegnatario del lotto».
l'appello dare un impulso concreto alla riqualificazione dell’attuale parco edilizio nell’ottica del decoro urbano, della sicurezza, del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili. La strada che perseguiremo con tutte le nostre forze è legata alla cultura, le tradizioni, le lavorazioni artigianali e i prodotti tipici locali, ma passa per forza per l’innovazione, le nuove tecnologie, l’energia e l’agricoltura di qualità. Legambiente, WWF, Italia Nostra e Libera si opporranno con tutti i propri mezzi a questo sciagurato disegno che, alla faccia della partecipazione sancita da tutte le norme nazionali ed europee relative alla pianificazione del territorio, non ultima la Legge regionale 16/2004, non fa altro che interpretare, nel peggiore dei modi, la parte peggiore della legge “cementificatrice” della Campania. Facciamo appello alla società civile affinché ci sostenga in questa iniziativa. 27 febbraio 2010 Legambiente, WWF, Italia Nostra e Libera
NASCE L‘ECOMUSEO DI TERRA DI LAVORO Terra Felix, è questo il nome del progetto di Legambiente per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale, paesaggistico ed etno-antropologico del territorio casertano.
Gli orti sono parte integrante dell’ecomuseo, che metterà in rete i luoghi, i saperi ed i sapori del territorio e verrà inserito nel sistema ecomuseale nazionale, che conta, in Campania, soltanto 2 altri esempi. Il concetto di ecomuseo si affianca a quello museale tradizionale, basato sull’esposizione di collezioni di oggetti, esaltando un nuovo tipo di sensibilità: dalla consapevolezza della centralità dei processi culturali nella nuova società della conoscenza, alla volontà di affermazione dell’identità socio culturale dei diversi territori a fianco dei fermenti della globalizzazione; dalla promozione di forme di partecipazione diffusa al governo dei territori, ai temi della sostenibilità e della responsabilità sociale, sino alla sperimentazione di nuovi processi gestionali.
«Con l’ecomuseo Terra Felix, miriamo alla promozione del patrimonio culturale sociale e ambientale locale, in una dimensione prevalentemente immateriale, a beneficio della popolazione; insomma, vogliamo contribuire al rafforzamento del sentimento di identità della popolazione, accrescere se possibile l’orgoglio di appartenere a questo nostro territorio, promuovendo dinamiche sociali positive e migliorando la qualità della vita dei cittadini».
doppio click www.ecomusei.net www.fondazioneperilsud.it www.legambiente.campania.it www.geofilos.org
Vivibilità - Maggio/Giugno 2010 - la Vite & il Pioppo - 5
Intervista ad Anna Savarese, componente del direttivo nazionale e regionale di Legambiente, sul Piano Casa in Campania
IN NOME DEL MATTONE
“Il Piano Casa Nazionale e poi Regionale ha il peccato di ricondurre al ciclo dell’edilizia l’unica ipotesi di rilancio dell’economia laddove c’erano tante altre opportunità come la “green economy” o progetti di riqualificazione ambientale che comunque avrebbero dato occupazione” di Eugenio Tinto
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isponde diretta e senza remore Anna Savarese alle nostre domande. Siamo alla Mostra d‘Oltremare a Parchi in mostra, e lo stand del Parco Nazionale del Vesuvio è listato a lutto per il progetto della megadiscarica che il commisariato per l‘emergenza rifiuti ha destinato per quei territori tutelati. Approfittiamo per intervistare Anna Savarese del direttivo nazionale e regionale di Legambiente sul piano case e sui possibili effetti negativi sul consumo del suolo.
Anna, come si pone Legambiente nei riguardi del Piano Casa Nazionale?
Anna Savarese, Architetto, fa parte del Direttivo nazionale e regionale di Legambiente. è Responsabile del Settore Sostenibilità e territorio di Legambiente Campania. è stata Presidente del Parco Regionale dei Monti Lattari
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Il Piano Casa Nazionale e poi Regionale ha il peccato di ricondurre al ciclo dell’edilizia l’unica ipotesi di rilancio dell’economia laddove da un punto di vista ambientalista c’erano tante altre opportunità come la “green economy” o progetti di riqualificazione ambientale che comunque avrebbero dato “occupazione” Perchè quali sono gli effetti negativi legati al ciclo dell’edilizia? Svariati sono i problemi legati al ciclo dell’edilizia come la coltivazione della
cave, il movimento terra e il consumo del suolo! Ma soprattutto il ciclo dell’edilizia, avulso da un processo pianificatorio, pone il rischio della deroga agli strumenti urbanistici o meglio riconduce il processo di urbanizzazione alla mera edificazione di edilizia residenziale, prescindendo dalla pianificazione territoriale e comunale. La L.R. 19.09 approvata il 28.12.09 con il titolo “Misure urgenti per il rilancio economico, per la riqualificazione del patrimonio esistente, per la prevenzione del rischio sismico e per la semplificazione amministrativa”, che per semplicità comunicativa è stata definita “Piano Casa”, introduce alcuni elementi di novità quali il possibile ricorso a tecnologie innovative connesse al risparmio energetico e all’utilizzo di fonti energetiche alternative, o anche l’attenzione posta all’antisismicità e meglio ancora
l’obbligo di dotare gli edifici del “Fascicolo del Fabbricato”. Ma tali elementi positivi, in realtà, rischiano di essere disattesi dall’assenza di regolamenti attuativi cui la legge rimanda che “possono”, non “devono” essere prodotti dalla stessa Regione o dai Comuni prima di realizzare i possibili interventi di ampliamento o di abbattimento e ricostruzione con aumenti volumetrici. Inoltre, la Legge reputa riqualificabili e passibili di ampliamenti anche edifici o contesti abitativi per i quali è semplicemente stata presentata istanza di condono. Ciò si configura come una strisciante sanatoria, garantendo addirittura ampliamenti in edifici costruiti abusivamente senza stabilire quale sia la procedura di verifica della condonabilità e meglio ancora laddove si ravvisasse l’incondonabilità se si procederà finalmente all’abbattimento. Quindi, Anna, in termini di “sacrificio” del lavoro svlto da Legambiente in tutti questi anni proprio su questi temi particolarmente caldi nei nostri territori? Il Piano Casa rischia di azzerare trent’anni di lavoro di Legambiente, faticosamente condotti in una Regione che solo due anni fa è riuscita a dotarsi di una strumento di governo del territorio qual è il PTR (Piano Territoriale Regionale) e di una legge , la L.R. 13/08, di accompagnamento al
quella buona Senza consumo del suolo Mentre con il Piano Casa molti Comuni si attivano per promuovere la cementificazione, una voce di controtendenza si alza da Camigliano, il centro dell’agro caleno guidato dal giovane sindaco Vincenzo Cenname. Attraverso incontri con i cittadini, Cenname, attuatore di politiche sostenibili che hanno portato Camigliano a
PTR delinea anche i 9 sistemi insediativi e Piano che ha già introdotto un le 3 reti di interconnessione, tra cui c’è la processo di semplificazione buRete Ecologica che ingloba tutto il sistema rocratica rilanciando la copianidelle Aree Protette, collocate sulla dorsale ficazione orizzontale tra comuni appenninica e connesse con i corridoi ecoe verticale tra comuni ed enti logici ai parchi costiesovraordinati, ri e all’intero sistema preposti alla di aree protette e ripianificazione serve naturali. territoriale e di coordinamenIl rischio più concreto to. a cui andiamo inconSoprattutto tro con il Piano Casa? questo proIl rischio è riaffercesso, sia lemare come volano di gislativo che sviluppo quel “ciclo pianificatorio dell’edilizia” che ha ha basato il caratterizzato l’asGoverno del senza di uno sviluppo Territorio su economico sia induconcetti molto striale che terziario cari a Legamche è causa ed effetto biente: lo “svidel sottosviluppo delluppo locale” la nostra regione e soche dovrebbe prattutto è il ciclo su realizzarsi in cui si sono innestate ciascuno dei le “ecomafie” con l’ 45 Sistemi abusivismo, con le Territoriali di coltivazione delle cave, con i movimenti di Sviluppo (STS) individuati dal terra, con gli appalti discutibili di opere PTR e il “policentrismo” che in pubbliche, fino qualche modo al ciclo dei ridiscende dalla fiuti utilizzando visione sistemica dei vari comparti la Campania dovrebbe guar- le cave e i movimenti di terra insediativi rap- dare all’innovazione, agli interpresentati dai 45 venti nel settore energetico, alla per lo smaltimento illecito STS. Ciò, finaldei rifiuti anche mente, potreb- valorizzazione delle produzioni agricole e artigianali speciali, tossibe consentire la ci e nocivi. La gerarchizzazione Campania dodei comuni medi vrebbe, invece, guardare alle potenzialità e piccoli, ciascuno in grado di dello sviluppo sostenibile e duraturo, farapportarsi al proprio STS. Il cendo leva sull’ambiente, sia con riguardo ai necessari processi di riqualificazione (depurazione, smaltimento dei rifiuti, bodi Alessandra Tommasino nifiche, ecc.), sia con riguardo ai processi di sviluppo economico legati all’innovazione, agli interventi nel settore energetico, far parte dell’associazione nadei trasporti connessi alla mobilità sostezionale Comuni virtuosi, sta nibile, alla valorizzazione delle produzioni attuando uno strumento urbatipiche agricole e artigianali, alla ricerca, nistico che prevede un uso del al terziario avanzato e al turismo di quaterritorio nullo. “Il nostro obietlità. La “green economy” è lo scenario di tivo- annuncia il sindaco- sarà riferimento che consentirebbe alla Camquello di apportare un increpania di uscire dalla generale crisi economento di valore a tutte le abitamica con un rilancio innovativo non solo zioni esistenti, prevedendo un con rispetto alla situazione contingente, piano di recupero per le case ma soprattutto rispetto agli errori del pasabbandonate del centro storico sato. e dicendo no a nuove aree di (continua)
“
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espansione edilizia”.
Vivibilità - Maggio/Giugno 2010 - la Vite & il Pioppo - 7
Il Piano casa offre la possibilità del cambio di destinazione d’uso, come credi verrà utilizzata questa “arma”? La possibilità dei cambi di destinazione d’uso fa sì che capannoni industriali o i capannoni commerciali possano essere riconvertiti ai fini edificatori. La questione è che l’utilizzo dei cambi di destinazione d’uso comporta anche tutta la rete infrastrutturale e ciò non si può ricondurre certo alla sola edilizia residenziale. Bisogna comprendere che ci devono essere anche le condizioni affinché ci possa essere un cambio di destinazione congruo con le condizioni circostanti al territorio. Quindi Anna come valuti l’utilizzo di questo Piano casa in funzione delle sue finalità? Rispetto al tema di fondo che lo ha portato agli onori della cronaca, ovvero il rilancio economico , è un traguardo che non riuscirà a raggiungere perché si investe in un mercato che è in pratica abbastanza stagnante per l’innumerevole presenza di case sfitte e per la difficoltà a investire dovuta alla crisi. Inoltre la legge, sia a livello campano che nazionale, mostra una difficoltà oggettiva di applicazione per alcune evidenti contraddizioni interne. Il lancio del governo nazionale ha mostrato la debolezza della proposta man mano che si è proceduto alla stesura delle leggi regionali. Ma ciò se può generare, dal punto di vista di Legambiente, un possibile ottimismo sfuma sia di fronte al rischio che l’unico reale ambito di intervento possa essere quello connesso al recupero di aree abusive (nascondendo quindi la strisciante sanatoria), sia nella considerazione che ben altre strategie si potevano mettere in atto per il rilancio economico.
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GREEN ECONOMY
PRIMAVERA DI LEGAMBIENTE A CASAPESENNA Unire le forze per dare voce e gambe alle idee
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ell’incertezza sul come e sul quando, alcuni di noi cominciammo a frequentare le riunioni settimanali del Circolo Geofilos a Succivo mentre altri andavano alla scoperta di ulteriori modi e attivarsi per migliorare la realtà. Dopo qualche mese i dubbi sono scomparsi: per poter cambiare le cose occorre guardare il mondo con occhi diversi, capire che ogni nostra azione comporta cambiamenti in tutto il pianeta e, soprattutto, che le cose cambiano se siamo prima noi a cambiare. Organizzarsi e costituire un Circolo Legambiente a Casapesenna è stata la risposta immediata per far fronte alla domanda di impegno del gruppo. D’altra parte, dopo i numerosi episodi di cronaca che, come un fiume in piena, hanno inondato le pagine dei giornali, sentivamo il bisogno comune di farci carico di una svolta positiva, di mettere in campo uomini e mezzi per dare voce anche al più piccolo cittadino e a tutti quelli che sono stanchi di essere identificati con titoli da cronaca nera. Ci siamo,
di Angelo Ardente
un mondo diverso è possibile
quindi, impegnati con l’aiuto della parrocchia nell’organizzazione di diverse campagne tra cui: “Puliamo il Mondo”, “La festa dell’Albero” e di recente “100 Strade per Giocare” cercando di attirare e coinvolgere il maggior numero di persone. Tutte queste iniziative hanno riscosso grande successo di pubblico ed hanno coinvolto bambini e adulti, segno che le buone pratiche riescono sempre a farsi apprezzare. Con l’arrivo del nuovo anno, guidati anche dall’ormai veterano circolo di Succivo, abbiamo deciso di costituirci formalmente come circolo LEGAMBIENTE CASAPESENNA. La rete così si estende sul territorio, segno che si può cambiare e che, come dice un vecchio adagio, se si semina si raccoglie. E se il seme è buono non può che generare buoni frutti.
strizzare l’occhio alla natura non è più cosa impossibile
diversamente uguali
Con Green Economy, o Economia Verde, si indica quel tipo di economia le cui implicazioni sull’ambiente sono ridotte, o che, comunque, agiscono sulla natura circostante in limiti accettabili e sostenibili. La Green Economy punta a sfruttare ad esempio tutte le fonti di energia rinnovabile presenti in natura. Il sole, l’acqua, il vento si trasformano, con l’aiuto dei mezzi prodotti dall’uomo, in energia solare, energia idroelettrica ed energia eolica. Lo scopo della Green Economy è quello di affiancare alle fonti di energia tradizionali, come quelle fossili, fonti di energia alternative e rinnovabile.
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8 - La Vite & il Pioppo - Maggio/Giugno 2010 - Vivibilità
è
un tiepido giovedì di primavera quando mi sono recata presso l’ex manicomio di Aversa per visitare la fattoria sociale “Fuori di zucca”, nata da qualche anno per iniziativa di un gruppo di giovani. Dal caos generale del centro di Aversa mi ritrovo catapultata nella tranquilla quotidianità della fattoria! «E’ una giornata ricca di lavoro per i volontari - mi racconta Fabio- dal momento che devono raccogliere, sbucciare e confezionare le fave per poter soddisfare in giornata gli ordini». Giovanni (in foto a lato) volentieri da una mano. Si, perché tutti i prodotti freschi di stagione, coltivati con le tecniche dell’agricoltura biologica, sono venduti ai gruppi solidali d’acquisto attraverso il sistema della filiera breve. Decido così di andare sul “campo” a fare due chiacchiere con loro. «Il lavoro è tanto - mi racconta il signor Giovanni, volontario in pensione - ma le braccia sono poche e il problema è che le fave devono es-
UNA FATTORIA BIO-SOCIALE NEL CUORE DI AVERSA Un modello nel settore delle cooperative, fonte di uno sviluppo economico e sociale, fondato sul recupero del territorio di Laura Garofalo
rein se rime n to sociale e lavorativo, aiutano Giovanni che li guida e li motiva mettendo a loro disposizione la saggezza e l’esperienza che ha acquisito negli anni. Dopo tutto è risaputo che dagli anziani c’è sempre qualcosa da Laura in un piacevole scambio di saluti con un ospite della fattoria imparare! E poi loro per realizzare i prodotti utilizzano gli ingredienti migliori: sere tolte dal baccello appena l’amore e la passione per ciò che colte per evitare che diventino fanno. Continuo la mia piacevole amare». Questa è una delle passeggiata e mi accorgo che la difficoltà che sicuramente vive fattoria offre anche altri servizi. la fattoria: la mancanza di voGiocosi laboratori accolgono scolontari. Malgrado ciò tutti si laresche di ogni ordine e grado, danno un gran da fare, anche favorendo l’apprendimento attigli altri ragazzi che lavorano vo. Anna e Daniela, due simpatici nella fattoria, e che seguono asinelli, svolgono con i bambini un programma educativo di
attività di onoterapia. Una carinissima sala ristorante, di circa 80 coperti, permette di far gustare agli ospiti della fattoria prodotti tipici locali valorizzando gli usi culinari della tradizione contadina campana. Positivamente colpita mi accingo a salutare Giuliano, presidente della cooperativa, e a fargli i miei complimenti per la fattoria che, come lui stesso mi ricorda «è modello esemplare per la crescita in un settore, quale quello delle cooperative, marginale nell’ economia locale e potrebbe divenire fonte di uno sviluppo non solo economico ma anche sociale, fondato sulla tutela e valorizzazione del nostro territorio».
per info e prenotazioni dei prodotti di FUORI DI ZUCCA e info per gruppi di acquisto solidale: Fattoria Fuori di Zucca Via Linguiti 54 (ex Ospedale Pschiatrico) Aversa (CE) Tel/Fax: 081.584.20.78 Cel: 329.055.56.32
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Vivibilità - Maggio/Giugno 2010 - la Vite & il Pioppo - 9
ECOMAFIE. VERSO L’OSSERVATORIO PROVINCIALE
Un convegno per dire NO alle ecomafie, l’occasione per il varo della rete provinciale degli sportelli di ambiente e legalità
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fficialmente sono partiti il 28 aprile scorso e saranno a disposizione dei cittadini per i prossimi 18 mesi. Gli sportelli Ambiente e Legalità di Legambiente hanno avuto il loro battesimo a Caserta, presso la Cappella SS Immacolata, in occasione del convegno “NOecomafia.it”, durante il quale è stato presentato il Progetto Legame (Legalità, Ambiente e Nuovi Media). All’evento sono intervenuti il giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Raffaello Magi, il responsabile alle comunicazione del circolo Geofilos Legambiente di Succivo Francesco Pascale, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Francesco Manozzi, il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo e il presidente della Camera di Commercio di Caserta Tommaso De Simone. “Il progetto di promozione al volontariato ideato dal circolo Geofilos Legambiente Succivo, spiega Francesco Pascale, si sviluppa attraverso tre attività interconnesse: l’apertura degli ecosportelli ambiente e legalità a Succivo, Piedimonte Matese e Caserta, che accoglieranno le segnalazioni di abusi ambientali presentate dai cittadini e dagli enti; la realizzazione di una web tv che condividerà attraverso il sito noecomafia.it i filmati di denuncia inviati dai cittadini; la pubblicazione della rivista “La Vite e il Pioppo”, che approfondirà
di Eugenio Tinto le tematiche ambientali suggerite dalle segnalazioni ricevute attraverso il parere di esperti del settore”. Legame, quindi, si pone come strumento di “collegamento” con quelli messi a disposizione dallo Stato, “nel tentativo di rispondere alle domande di giustizia, di conoscenza dei fatti, di ripristino di condizioni normali nel contesto delle tematiche di ambiente e legalità”, come sottolinea il giudice Raffaello Magi, noto per aver scitto la sentenza del processo Spartacus. In una terra in cui la sensazione di impotenza è quella che emerge con chiarezza “riuscire a superarla grazie a strumenti di sensibilizzazione come il progetto Legame è importante sia per le Istituzioni che per il territorio”, conclude il giudice Magi. La salvaguardia del territorio è importante perché è la prima fonte di ricchezza delle nostre zone e quindi “ben venga la nascita degli sportelli ambiente e legalità di Succivo, Piedimonte Matese e Caserta”, come afferma il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo. “I nostri sportelli non sono uno
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Nella foto grande: Gennaro Castaldi, Francesco Manozzi, Raffaello Magi, Alessandra Tommasino, Gianfranco Tozza, Michele Buonomo. Nella foto piccola: Tommaso De Simone, consegna la targa allo sportello di Succivo.
strumento di osservazione passiva ma vogliono essere, invece, uno strumento dinamico messo a disposizione dei giovani e che con loro tenta di dialogare. Con gli sportelli ambiente e legalità di Legambiente speriamo di dare risposte puntuali alle domande poste dalla cittadinanza e con l’adesione di altre realtà associative, di accrescere la rete verso l’Osservatorio Provinciale Ambiente e Legalità”, ha concluso il presidente Buonomo. “Puntare sui prodotti agricoli ed artigianali d’eccellenza e salvaguardare il paesaggio, possono essere le chiavi di svolta dell’economia provinciale -conclude Tommaso De Simone. In questo contesto, vanno isolate quelle poche aziende che con i loro comportamenti illeciti rischiano di compromettere un intero settore.” Altra componente del Progetto Legame è la creazione di una web tv che svilupperà gli input ricevuti grazie alle denuncie presentate dai cittadini. La fase di approfondimanto si sviluppa, a cura di una redazione ad hoc, nella realizzazione di questa rivista, La Vite e il Pioppo. Legame nasce dalla sinergia di punti di forza che si fondano su esperienze che Geofilos Legambiente propone da diversi anni, nel segno di una continua proposta positiva del volontariato ambientale, attivo e partecipato. Con internet il termine link è diventato di uso comune. Tutti sanno che un link serve a collegare ma, forse, non tutti sanno che la traduzione del termine link è proprio legame (ndr). La speranza è che dal progetto nasca l’Osservatorio Provinciale Ambiente e Legalità. Lo sportello di Succivo sarà aperto al pubblico il mercoledì e il venerdì mattina presso il Casale di Teverolaccio (0815011641). Lo sportello di Caserta il martedì e il giovedì pomeriggio presso la sede del Movimento Difesa del Cittadino in Via Tescione, n.80 (0823363913) e quello di Piedimonte Matese il lunedì pomeriggio, settimane alterne, presso il CEDA alla Biblioteca in Via Caruso (3356985098).
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O
tto milioni di ecoballe, l'eredità di una emergenza chiusa con decreto. La gestione dei rifiuti prevedeva un’intensa opera di raccolta differenziata finalizzata al riciclo. I rifiuti non recuperabili dovevano andare in discarica o a formare le ecoballe da bruciare negli inceneritori. In Campania invece non è successo nulla di tutto questo. Risultato: quelle che dovevano essere cumuli di residuo secco dei rifiuti da bruciare in realtà sono rifiuti tal quali impacchettati. Paghiamo lo scotto dell’inesistenza degli impianti di compostaggio e di riciclaggio. E questo lo denunciamo da anni. I rifiuti provenienti dalle fasi acute dell’emergenza sono stati impacchettati in ecoballe o stoccati in varie discariche del territorio regionale fino ad intasarle e allora i rifiuti sono rimasti in strada. Poi si è osato l’inosabile e cioè portare di forza le ecoballe ed i rifiuti in discariche già strapiene, zeppe a tal punto da essere chiuse dai prefetti. E altre, in regime di emergenza sono state aperte. Molte di queste insistono anche su territori agricoli. Si poteva pensare di utilizzare territori ex-industriali, individuati secondo criteri di non consumo di sulo. Di fatto alcuni depositi, o peggio discariche, sorgono su terreni acquistati poco tempo prima dell’emergenza e oggi l’affitto di un terreno per lo stoccaggio delle ecoballe è una rendita. L’impatto sull’ambiente circostante e sulle produzioni di eccellenza è sotto gli occhi di tutti. Troppo spesso le norme per il contenimento degli inquinanti sono state derogate, bypassate. Oggi ci troviamo in presenza di metalli pesanti, diossine, idrocarburi nelle acque di falda con valori del tutto superiori ai limiti di
COLTIVATORI DI ECOBALLE
A quasi 16 anni dalla sua istituzione, tra politiche e gestioni illegali. La chiusura dell’emergenza rifiuti di Pasquale Cirillo
legge. È essenziale che inizi un’opera di analisi e bonifica dei territori. Ma a spese di chi? E oltre al danno la beffa: a causa delle grosse quantità di rifiuti indifferenziati comunque prodotti ogni giorno si parla di aprire altre discariche. Addirittura una seconda al Parco Nazionale del Vesuvio nato contro l’abusivismo edilizio e le discariche illegali; dovrebbe essere una risorsa del luogo e portare avanti una politica di turismo ambientale. L’ispezione della Commissione del Parlamento Europeo ha ravvisato notevoli incongruenze, non ultima il vietato accesso ai comitati di cittadini ed ai Sindaci dei Comuni dove insistono gli impianti in quanto bollati come aree di interesse militare: un confine invalicabile dalla democrazia. Quegli impianti, di cui fa parte l’inceneritore
di Acerra, e quelle discariche sono sufficienti per i rifiuti prodotti in Campania. Ovviamente a fronte di una raccolta differenziata efficiente. A chi serve spingere per la realizzazione di altri impianti della filiera della combustione? E ritornando alle ecoballe, quale può essere la soluzione al problema? C’è bisogno di una politica a larga partecipazione. Si può arrivare ai “rifiuti zero”. Al di la di tutto è urgente mettere le basi per la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, il riciclo ed il compostaggio. Bisogna pensare oltre a come eliminare tutta l’immondizia prodotta sin ora da anni di mala gestione anche a come smaltire più responsabilmente le tonnellate di nuovi rifiuti che si vanno giorno per giorno producendo. Con buona pace dei coltivatori di ecoballe.
VALORIZZATORE
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Sulle bollette delle utenze alla voce “A3” viene indicata la tassa per il sostegno delle fonti rinnovabili. In realtà piuttosto che sostenere tali fonti si finanziano di fatto gli inceneritori. Infatti il gestore di un inceneritore può vendere al GSE – tramite i cosiddetti incentivi CIP 6– la propria produzione elettrica a un costo di circa 60 €/MWh. La normativa europea impone alle industrie che inquinano l’approvvigionamento dei certificati verdi a compensazione. Il costo di un certificato verde è circa 130€/MWh. Annualmente in Italia “l’energia da fonti rinnovabili” che arriva al GSE è prodotta oltre che dall’eolico dal solare e altre fonti rinnovabili anche dagli inceneritori di rifiuti che per legge essendo stati “equiparati” si vedono riconosciuti titoli annuali di valore pari o
multiplo di 100 MWh, emessi dal Gestore della Rete e conferiti agli impianti. Le società che gestiscono gli impianti di incenerimento sono diventate tra i maggiori possessori di certificati verdi, ciò in contrasto con le direttive europee che considerano solo la parte organica di un rifiuto effettivamente una fonte rinnovabile, mentre la restante parte è solo rifiuto convenzionale. Durante la crisi dei rifiuti le ecoballe bru-
ciate sono quindi inizialmente redditizie, almeno fino al 2006 quando sono dichiarate non idonee ad essere bruciate. Inizia la crisi per la società di gestione e con essa anche la crisi dei rifiuti. Nel 2008 con un decreto vengono ripristinati i Cip6 per gli inceneritori campani e viene data la possibilità di bruciare negli stessi la spazzatura tal quale imballata. L’emergenza rifiuti rientra.
Vivibilità - Maggio/Giugno 2010 - la Vite & il Pioppo - 11
Per cogliere alcuni segnali di allarme nell’uso del territorio e suggerire possibili strategie di sviluppo sostenibile, analizziamo la situazione del Matese di Ferdinando Pirro e Giovanni Capobianco
C
on una superficie che si estende per circa 53 mila ettari, l’area della Comunità Montana del Matese ha subìto recentemente un radicale cambiamento in termini di uso del suolo, con un incremento dell’antropizzazione del 2% in soli dieci anni. Ma questo dato complessivo che sembra poco significativo perché riferito all’intera superficie di una zona prevalentemente collinare e montuosa, assume un rilievo diverso se concentriamo l’attenzione su una delle poche zone pianeggianti del Matese, come la piana alifana, dove abbiamo assistito, ad esempio, nel Comune di Piedimonte Matese ad un aumento del territorio urbanizzato del 369% dal 1951 al 2004. Questo dato e le cartografie elaborate per la redazione del PTR (Piano Territoriale Provinciale) permettono bene di seguire lo sviluppo urbanistico del territorio negli ultimi decenni, con la proliferazione incontrollata nelle zone rurali di costruzioni sparse e della fitta rete di strade asfaltate necessarie per raggiungerle: tali costruzioni sono state spesso frutto di abusi più o meno gravi nonostante la presenza dei Piani Paesistici, visto che in teoria dovrebbero essere esclusivamente edifici a sostegno delle attività aziendali agricole (stalle, capannoni, depositi per attrezzi, ecc.) ed in realtà sono spesso case unifamiliari e ville. A fianco della speculazione edilizia “privata” che non ha risparmiato le aree montane, anche a causa di strumenti urbanistici inadeguati e anacronistici e della carenza dei controlli e sanzioni, tra le cause di consumo di suolo agricolo pregiato troviamo poi la proliferazione dei capannoni industriali che in molti casi sono stati abbandonati dopo il fallimento delle aziende che li avevano costruiti.
Nando Pirro - Docente scuola superiore, presidente del Circolo Legambiente Volontariato Matese, membro della segreteria nazionale Legambiente Scuola e Formazione
Giovanni Capobianco - Laureato in Scienze Ambientali, naturalista, educatore del Centro di Documentazione Ambientale Legambiente Matese della rete regionale INFEA
MATESE QUALE SVILUPPO E’ bene chiarire che gli ambienvità agricole e dell’allevamentalisti non hanno nulla contro lo to che, oltre a ridurre il tasso sviluppo della piccola e media di naturalità dei suoli di una impresa, anche in un’area come delle aree umide più inteil Matese a vocazione agro-turiressanti di Italia, mettono a stica: il problema è fare un seria rischio il delicato equlibrio valutazione costi-benefici nella idrogeologico delle acque che progettazione di un insediamenalimentano la Sorgente del to produttivo, per esempio veriTorano, una delle principali ficando prima di realizzare nuovi fonti dell’Acquedotto Campae antiestetici capannoni quanti no. Anche qui, lungi dall’imnelle vicinanze risultano inutipedire le tradizionali attività lizzati e potrebbero essere recuagricole e pastorali che anzi perati, evitando nuova cementivanno incentivate, si sarebbe ficazione, e la compatibilità dei dovuta preventivamente vacicli di lavorazione con la salvalutare l’eventuale disponibiliguardia di ambienti di alto vatà di terreni di minore pregio lore ecologico e agricolo. Anche ambientale e la sostenibilità l’attività agricola intensiva ha di attività agricole intensive depauperato in aree la stabilità delicadei terreni te dal rendendoli punto il fenomeno degli indemineralizdi vista cendi modifica consisten- i d r o g e zati con un temente la fisionomia necessario ologico. apporto di paesaggistica richiedendo Tra i feagenti chinomedecenni per il ripristino mici per il ni più dello stato dei luoghi ripristino del recenti ciclo minedi conrario. A volsumo di te poi sono stati concentrati in suolo, vanno annoverati poi zone di alto valore paesaggistico alcuni progetti di “valorizzaed ambientale, come ad esempio zione turistica” che hanno il Lago Matese, grandi strutture interessato l’area del Parco insediative a supporto delle attidel Matese. Anche se tutti
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Lago Matese - foto di Giovanni Capobianco
questi interventi, per accedere ai fondi europei del POR, risultavano sulla carta “ecocompatibili” ed ispirati ai criteri della sostenibilità, nella pratica hanno in diversi casi visto la costruzione di nuovi volumi (anche nelle zone B del Parco, dove sarebbe prevista solo la ristrutturazione degli edifici esistenti), e l’utilizzo di un po’ di ignegneria naturalistica di facciata a fianco di buone dosi di cemento e asfalto per coprire bellissimi sentieri sterrati o fare inutili muri di contenimento e recinzioni, spesso di alto impatto visivo. Non possiamo terminare questa breve rassegna sulle trasformazioni nell’uso dei suoli nell’Alto Casertano, senza annoverare la presenza di diverse cave lungo la fascia pedemontana del Matese che, avendo interrotto ormai l’attività estrattiva, attendono di essere bonificate e recuperate. Vi è poi il fenomeno degli incendi, fortunatamente in diminuzione nel 2009 rispetto alla drammatica estate del 2008, che pur non provocando una trasformazione irreversibile
dei suoli boschivi, ne modificano consistentemente la fisionomia paesaggistica e gli usi (turistici, produttivi, ecc.), richiedendo decenni per il ripristino dello stato dei luoghi, rischiando di innescare nel frattempo fenomeni di dissesto idrogeologico che possono compromettere in via definitiva, a monte e a valle, l’uso delle aree interessate. Per contenere e controllare i fenomeni di consumo di suolo che sono presenti in maniera preoccupante anche nelle aree rurali interne della provincia di Caserta, suggeriamo alcuni possibili interventi che debbono essere principalmente il frutto di un lavoro di concertazione degli Enti Locali comunali e sovracomunali. Pensiamo inoltre che, ad un maggiore controllo del territorio e all’incremento degli strumenti repressivi degli illeciti ambientali, vadano affiancati campagne di informazione e incentivi ai privati e alle imprese per un uso più razionale e sostenibile dei suoli. * Rafforzare il ruolo di coordinamento sovracomunale dell’Ente Parco Regionale del Matese, che dovrebbe giungere in tempi rapidi all’approvazione del Piano del Parco, per defini-
re l’organizzazione generale del territorio e la sua articolazione in aree caratterizzate da forme differenziate di uso e di tutela, armonizzando gli strumenti urbanistici dei vari comuni * Effettuare un monitoraggio aggiornato dell’uso dei suoli nell’area protetta, raccogliendo i dati che spesso sono elaborati da varie amministrazioni e non sono sempre comparabili, per monitorare i processi in atto e sostenere su basi scientifiche la formulazione delle strategie di gestione sostenibile del patrimonio paesistico-ambientale. * Adottare sistemi di controllo più efficaci dei progetti finanziati dai fondi europei, per garantire una loro sostenibilità effettiva e non solo “cartacea”, incentivando quelli che dimostrano particolare attenzione alla valorizzazione agricola e ambientale dei terreni, alla riduzione del consumo di suolo o prevedono la rinaturalizzazione di aree precedentemente antropizzate * Accelerare le procedure di riconoscimento e valorizzazione delle produzioni tipiche del territorio (DOP, IGT, ecc.) così da rendere più redditizie le produzioni locali ed incentivare la conservazione dell’uso agricolo dei terreni * Attivare momenti di confronto e concertazione tra Enti Locali, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste e dei cittadini, per una valutazione del fenomeno del consumo di suolo nel territorio matesino e la condivisone di possibili strategie di salvaguardia e valorizzazione del territorio.
CONSUMO DI SUOLO
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In Italia è crescente la preoccupazione per il fenomeno del “consumo di suolo”, riferito alle superfici di suolo naturale e agrario trasformate dall’urbanizzazione e dall’infrastrutturazione del territorio. Infatti la veloce cementificazione di porzioni sempre più ampie dei terreni ancora liberi e il mancato riconoscimento nel “Paese dei condoni” del suolo come bene comune, pone un serio elemento di allarme legato alla sostanziale irreversibilità delle trasformazioni che determinano il consumo della risorsa suolo. Nella Provincia di Caserta questo fenomeno colpisce in maniera particolare le aree urbane a forte espansione insediativa ed incremento demografico, come la cinta dei comuni intorno al capoluogo, l’area aversana ed il litorale domizio, dove tra l’altro si registrano percentuali di abusivismo edilizio tra le più alte di Italia, ma non risparmia le aree interne rurali, comprese quelle inserite nelle aree protette. I danni che il consumo di suolo produce in queste zone vanno attentamente analizzati e contrastati perchè, seppur quantitavamente inferiori, sono spesso di particolare gravità ambientale, visto il pregio paesaggistico e agricolo di questi terreni, ricchi di biodiversità ma fragili dal punto di vista ecologico ed idrogeologico.
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UN PARCO CHE ANCORA NON CE Associazioni, comitati, raccolte di firme e studi di fattibilità: la vicenda MACRICO raccontata da uno dei protagonisti di 20 anni di lotte. di Leopoldo Coleti
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a vicenda MACRICO è esplosa a seguito di un’omelia pronunciata dal Vescovo di Caserta, Mons. Raffaele Nogaro, durante il Te Deum del 31 dicembre 2000. Mons. Nogaro chiariva la volontà di destinare, senza alcuna speculazione, alla città l’area del Macrico, sconfessando, in pratica, l’operato del Presidente dell’ IDSC (Istituto di Sostentamento del Clero), il cui mandato era in scadenza.
Leopoldo Coleti, ingegnere chimico, presidente del Circolo Legambiente Caserta per oltre venti anni. Autore del libro “La leggenda del Minotauto” sulla mobilità sostenibile. Sul settimanale “Il Caffè” di Caserta gestisce una rubrica dal 1997.
Da google maps nell’opzione satellite si distinguono nel centro della Città di Caserta due aree non ancora invase dall’edilizia. Una prima area è quella del Parco dei giardini della Reggia di Caserta. La seconda area, nella mappa, è quella del Macrico
Il rappresentante dell’Istituto aveva firmato con l’Amministrazione comunale di Caserta un protocollo d’intesa che prevedeva la destinazione dell’area a “parco urbano vivo”, volendosi con ciò intendere compresenza di attrezzature e residenze. Il 15 gennaio 2001 la sezione casertana di Italia Nostra, insieme a Legambiente e alla Fondazione Don Diana, rivolgevano alla città la proposta di un Comitato pro area MACRICO, al quale hanno aderito circa 40 associazioni, dall’ARCI all’Azione Cattolica, dalla LIPU al WWF. Sull’area MACRICO sono stati avanzati numerosi progetti di riqualificazione nessuno dei quali
? MACRICO L’area denominata ex “MACRICO” (Magazzino centrale ricambi mezzi corazzati) è un’area dismessa dal Ministero della Difesa. La sua superficie totale è di 324.533 mq. La zona coperta da alberi (anche essenze pregiate) si presenta occupata da costruzioni in muratura e capannoni in lamiera, con presenza, in questi ultimi, di amianto. La superficie edificata è 85700 mq. Il Decreto di approvazione del vigente P.R.G. di Caserta prevede che tutte le zone militari dismesse debbano essere riclassificate come zone F, cioè destinate ad attrezzature pubbliche. Rispetto a quanto previsto dalla normativa regionale (10 mq./ab.). La città di Caserta possiede solo circa 2-3 mq./ab. di verde pubblico.
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e’ stato preso in considerazione. Queste le ultime deludenti notizie che si è costretti ad apprendere dai giornali: il Comune ha elaborato un nuovo progetto di cui non sono note le caratteristiche. Per fortuna la Soprintendenza interviene ponendo dei vincoli su buona parte dell’area. Si dice che il lupo cambia il pelo, ma non il vizio. Nel caso del MACRICO, cambiare pelo, passare cioè dal privato al pubblico così come previsto dalla celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, non fa la differenza. Il vizio rimane, è lo stesso in entrambi i casi: fare appalti.
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Il macrico è stato visto come il luogo che permettesse la riconciliazione col territorio
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Sta succedendo, infatti, che la staffetta non porta ai cittadini Casertani quello che loro speravano di avere: un parco verde pubblico che risarcisse, in termini di vivibilità, un territorio rapinato e devastato con la realizzazione di cave, discariche, congestione edilizia. Il MACRICO è stato visto dall’immaginario collettivo come la soluzione di questo problema, il risarcimento per i danni ricevuti, il luogo che permettesse la riconciliazione col territorio ormai degradato, senza dover sentire la necessità di scappare dalla città ad ogni disponibilità di tempo libero.
Ma non c’è solo questo aspetto. Attraversando il centro di Caserta, ci è capitato di sentire da turisti, in lingua inglese, dire quello che in italiano si traduce “Qui non c’è nient’altro da vedere, andiamo via”. E’ la solita storia del turismo che trova il nulla oltre la Reggia. E’ noto a tutti, ma quando si tratta di programmare i relativi interventi, la scelta è sempre quella: i lavori permettono il massimo degli appalti. La scusa per opporsi alla realizzazione di un parco è stata inizialmente di natura economica (i soldi ci sono solo quando si tratta di fare appalti) strumentalmente avanzata per alcuni anni, malgrado che l’idea progetto “Il Parco dei Parchi” (con le diecimila firme raccolte a sostegno), avanzata dal Comitato per il MACRICO VERDE, affermasse il contrario sin dall’inizio. Per questi motivi, andando oltre i compiti loro spettanti, le Associazioni si sono sobbarcate ANCHE il compito di dover dimostrare la fattibilità economica dell’idea inizialmente proposta o di una qualunque altra ne condividesse le qualità e le finalità. Dopo alcuni mesi di intenso lavoro di una commissione composta da volontari professionisti esperti è stato completato un business plan (che sarebbe costato qualche centinaio di migliaia di Euro) e che è stato offerto gratuitamente all’A.C. Ad oggi, ogni volta che si chiede un documento, c’è sempre un valido motivo (diciamo pure una scusa) per non concederlo. In sintesi, tra la mancata progettazione di un parco per la città e la mortificata partecipazione dei cittadini, i Casertani fanno la parte di Peter Pan e della sua ciurma alla ricerca dell’Isola che non c’è.
doppio click www.legambientecaserta.it www.macricoverde.altervista.org www.robertosaviano.com/documenti/9020/ www.youtube.com/watch?v=tDvhkjz1AWY
lettere e letture Questa rubrica sarà dedicata a te: vuole essere l'eco della tua voce, dare spazio alle tue segnalazioni e, grazie alla presenza di esperti in materia, fornire risposte ai tuoi dubbi riguardanti la tutela dell'ambiente e la difesa dei diritti dei cittadini. Pubblicheremo le segnalazioni di interesse e proporremo letture significative riguardanti il filo conduttore de "la Vite e il Pioppo". Per questo numero abbiamo letto per te:
il politico da bar dello sport di E. SCALFARI - dal web
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a parola ‘polis’ fornisce il suo etimo alla parola ‘politica’ che altro non è o almeno altro non dovrebbe essere nel senso etimologico e alto - che il governo della città per il bene dei cittadini e con la loro partecipazione. Anche la famiglia in quanto istituzione aveva pochissimo rilievo nella società greca e quindi non serviva da contrappeso privato alla dimensione pubblica. La ‘polis’ ateniese e greca integrava a tal punto i cittadini nella comunità politica da ridurre al minimo l’importanza della loro vita privata individuale. Ricordo queste lontane origini della nostra civiltà occidentale in una fase in cui la parola ‘politica’ e l’aggettivo ‘politico’ sono diventati poco meno che un’ingiuria che non colpisce soltanto comportamenti disdicevoli di alcuni uomini politici ma la loro totalità. La società, ormai polverizzata e ridotta a folla indistinta, plaude a chi la espropria progressivamente dei suoi diritti e della sua partecipazione alle scelte politiche. La sola partecipazione possibile in queste condizioni è quella di rispondere, quando interrogati, a un sì o un no a domande che l’antipolitico propone retoricamente e che contengono già la risposta.
ciclo di lezioni di Roberto PANE - dal web
T
anta architettura di oggi, tanta, quasi tutta, mostra una struttura che sembra essere esperienza di un’assoluta e semplice ragione, che evita qualsiasi sfogo fantastico, di fronte a una visione veramente, rigorosamente precisa dei bisogni umani del reddito. Che cosa ciascuno di voi può osservare? Che queste strutture geometriche, questa sublimazione della geometria, è una falsa geometria, perché quella vera la razionalizziamo soltanto nella nostra testa.
E’ un lungo discorso che dovrebbe partire dalla geometria dei Greci, dei templi dorici. Voi osservate che vi sono strutture in reticolato di cemento, aggetti inconsulti di balconi continui, oppure serie di balconi. Per un’esterna visibilità, spesso urtante, velleitaria e priva di ogni significato umano, voi vedete facciate, lungo le quali si stirano balconi continui. Qual è la conseguenza di tutto ciò, dal punto di vista della vita, della sensibilità, del godimento dell’atmosfera e del sole? Chi stà all’interno non vede mai il cielo; per vederlo bisogna che si affacci e si sporga.
dalla copertina
Tutto sommato queste non sono case per uomini, sono confection. In inglese significa, pari pari, confezione, cioè cosa da vedere, da mostrare, ma priva di qualità intrinseche.” Colgo l’occasione per domandare a voi che un domani opererete in questo settore che cosa sia da considerare più criminale, a danno del prossimo, tra le rapine di varie dimensioni e la rapina consistente in un edificio abusivo, costruito in dimensioni e in confini sbagliati. Vi assicuro che quanto ho detto è più che sufficiente per manifestare profondo biasimo, indignazione e sfiducia verso quei poteri che avrebbero avuto il dovere elementare di evitare questi orrendi fatti.
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Negli ultimi anni si è diffusa un’opinione comune e cioè che il nostro territorio sia oramai compromesso, totalmente inquinato, pieno di rifiuti e di diossina; un territorio in cui l’agricoltura è solo un ricordo del passato. di Aniello Iuliano
M
olti gli slogan assurdi ascoltati in questo periodo “l’agricoltura in terra lavoro non esiste più”, “il territorio è tutto inquinato vi è diossina dappertutto”, “la città deve crescere c’è bisogno di altre abitazioni”, …! Tale realtà, pur vera in parte, avrebbe dovuto favorire l’attivazione di strumenti e misure di recupero e ripristino ambientale, mentre purtroppo, ha innescato meccanismi che hanno favorito l’accelerazione drammatica dell’attacco alla natura, la repentina industrializzazione e l’espansione dei centri urbani.
Aniello Iuliano, Architetto, esperto in bioarchitettura e gestione delle aree naturali protette. E’ attualmente impegnato in progetti di valorizzazione e rigenerazione ecologicaambientale di ambiti urbani degradati.
Conseguentemente il paesaggio naturale, tipico della nostra cara Campania Felix, frutto dell’interazione continua tra attività umane e ambiente naturale è andato ad alterarsi nel tempo e con esso si è assistito alla scomparsa di specie animali e vegetali tipiche della biodiversità agricola.
IL RISCATTO POSSIBILE In nome del progresso e dello sviluppo le aree industriali aumentavano a dismisura e le città con i suoi abitanti andavano via via perdendo il rapporto che per millenni li aveva legati alla natura, divenendo le città sempre più autosufficienti. Così, l’elevata artificializzazione dei luoghi, unitamente alla perdita delle condizioni di necessità, ha favorito il formarsi di una disaffezione verso gli elementi naturali
? PARCO URBANO Estratto dalla Legge Regionale 17/2003 La Regione Campania “al fine di individuare tutte le azioni idonee a garantire la difesa dell’ecosistema, il restauro del paesaggio, il ripristino dell’identità storico-culturale, la valorizzazione ambientale anche in chiave economicoproduttiva ecocompatibile soprattutto attraverso il sostegno all’agricoltura urbana, … individua il sistema dei parchi urbani di interesse regionale…”. “Per sistema dei parchi urbani di interesse regionale si intende il sistema urbano del verde come insieme di aree con valore ambientale e paesistico o
di importanza strategica per il riequilibrio ecologico delle aree urbanizzate inserite in contesti territoriali con elevato impatto antropico, individuate dallo strumento urbanistico comunale vigente come aree a parco, aree verdi, aree agricole, aree archeologiche inserite in contesti naturali e, in linea prioritaria, tutte le aree di proprietà pubblica, sia alberate, sia rurali, sia incolte improduttive,”. “ L’istituzione del parco urbano favorisce il contestuale risanamento di aree in situazione di degrado ambientale”.
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con l’incosciente perdita della capacità di riconoscere ed apprezzare i valori paesaggistici e culturali che da sempre hanno caratterizzato il nostro territorio.
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l’agricoltura, in particolare quella biologica, riveste un ruolo centrale di tutela del territorio, costituendo insieme un’attività produttiva ed eco-compatibile
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Esempio emblematico i Regi Lagni che da opera di ingegneria idraulica, di elevato valore paesaggistico – culturale, ha assunto per molti il significato “di fogna a cielo aperto” arrivando all’idea assurda, di ricoprirli (proposta avanzata per il Piano ASI di Marcianise), per l’ampliamento dell’area industriale così da assecondare “l’effervescenza industriale napoletana” queste le parole dell’ex presidente del’ASI citate in un convegno pubblico. Il territorio, quindi, da risorsa, luogo in cui si instaurano i delicati equilibri tra le attività umane e ambiente è stato attaccato, aggredito, vituperato, divenendo merce di scambio per
è la città che ospita l’area industriale più grande della Campania. Marcianise ha però le carte in regola per scommettere sul fronte del territorio
speculatori ed imprenditori improvvisati. Spinto dal desiderio di contraddire detti luoghi comuni e conscio del valore e del ruolo che svolge la natura nel ristabilire i giusti equilibri si è avviato, con l’aiuto di cittadini, attivi volontari, uno studio
sull’area agricola di Marcianise, luogo emblematico di quanto fin qui enunciato. I volontari attraverso le uscite sul territorio hanno rilevato la presenza di habitat naturali ancora intatti con zone umide e canneti e , cosa più stupefacente, la presenza di rane e di tritoni in corsi d’acqua limpidi. Approfondendo lo studio si
scopre una campagna rigogliosa con una presenza di numerose attività agricole, dal RSA (Rapporto sullo stato dell’Ambiente) del comune di Marcianise risultano 1.059 aziende ancora operanti e una superficie pari 40,6 % del nostro territorio è occupato dall’area agricola. Parallelamente si sono analizzati e rilevati le minacce e problematiche rappresentate principalmente da micro-discariche di rifiuti, dall’elevata frammentazione agricola in alcune aree, dall’attività edilizia abusiva e dalla presenza massiccia dell’area industriale. Per quanto fin qui esposto si è rafforzata l’idea di proporre l’istituzione di un Parco Agricolo d’interesse Regionale per il Comune di Marcianise con l’obiettivo di riscoprire l’attività agricola e nel contempo attivare misure di tutela, salvaguardia e valorizzazione del territorio in coerenza con la Legge Regionale 17/2003. Allo stato attuale, lo studio preliminare è stato presentato all’Amministrazione Comunale che con grande meraviglia ha constatato una realtà a loro sconosciuta e/o dimenticata e stiamo predisponendo un elenco di portatori d’interesse finalizzato all’attivazione di un percorso partecipativo per l’istituzione del Parco Agricolo del Comune di Marcianise. L’agricoltura, in particolare quella biologica, riveste un ruolo centrale di tutela del territorio, costituendo insieme un’attività produttiva ma anche eco-compatibile, fondata
su principi naturali che restituiscono identità ad un luogo, tutelano la bellezza dei nostri paesaggi agrari, salvaguardano le risorse naturali, rispettano la vocazione secolare delle nostre zone, offrendo numerosi benefici al sistema urbano (variazioni microclimatiche, depurazione dell’aria, produttività, attenuazione del rumore, difesa del suolo, conservazione della biodiversità e il recupero di aree abbandonate e degradate). L’aspettativa è quella che l’amministrazione comunale, alla disponibilità dia seguito con azioni concrete, per la realizzazione del progetto che consentirà il recupero e la valorizzazione del territorio in una sua immagine positiva.
la foto
il Tritone
è un anfibio della famiglia dei salamandridi. Quello “crestato” diffuso in Europa (nella foto, un esemplare del parco urbano a Marcianise) è il più grosso e presenta il tipico aspetto salamandroideo: muso convesso e occhi piccoli, tronco robusto e la coda è compressa sui lati e arti molto delicati. Il corpo è rivestito da una pelle verdastra nella parte superiore del corpo e giallo-arancione con macchie scure nella parte inferiore. L’epoca della riproduzione inizia con il mese di marzo. In questo periodo i Tritoni assumono una caratteristica livrea nuziale che è molto più vistosa nel maschio difatti in quest’ultimo la cresta si sviluppa ulteriormente. Le femmine invece assumono tinte più forti della livrea. Durante il corteggiamento i Tritoni divengono protagonisti di cerimonie spettacolari. La dieta dei Tritoni da larve è costituita da piccoli invertebrati acquatici mentre, da adulti, si cibano di vari invertebrati terrestri (molluschi, anellidi, insetti) e acquatici (odonati, larve di zanzare) e di uova e larve di altri anfibi. I Tritoni sono anfibi molto sensibili ai cambiamenti del loro habitat e sono pertanto buoni indicatori biologici sullo stato di salute dei corpi idrici in cui vivono: le cause principali di scomparsa vanno ricercate nell’inquinamento delle acque, dall’alterazione chimica, strutturale e vegetazionale dei corpi idrici. Sconosciuto ai più, il tritone, gode in realtà di una fama più che meritata fin dai tempi della letteratura mitologica. Possiamo trovare riferimenti a riguardo nel Libro Primo de “Le Metamorfosi” di Ovidio e in alcuni versi di Gabriele D’Annunzio sulla “Fontana del Tritone” del 1600 di Gian Lorenzo Bernini. Il Tritone è protetto legalmente dall’allegato II della Convenzione di Berna e dalle leggi regionali riguardanti la tutela della piccola fauna. La salvaguardia del Tritone, ma non solo, permetterà a chi verrà dopo di noi di vivere e ammirare questi piccoli tesori naturali.
Sviluppo Locale - Maggio/Giugno 2010 - la Vite & il Pioppo - 17
UNA CASA SOLARE A CASERTA Giuseppe Messina di Legambiente Caserta ci presenta il suo impianto solare fotovoltaico e termico: una scelta ambientalista con interessanti risvolti economici. di Pasquale Cirillo
È
un bel sole quello che fa capolino in cielo in questo pomeriggio. Un piacevole clima primaverile che mi accompagna a Caserta ad incontrare chi questo sole ha deciso di sfruttarlo appieno. N el suo appartamento in pieno centro vengo ospitato
?
Giuseppe Messina (nella foto), Agronomo. ha fatto parte di una commissione della F.A.O. per la valorizzazione delle terre pubbliche collettive. Funzionario per il Ministero dello Sviluppo Economico svolge l’attività di ispettore e collaudatore, nella filiera agroalimentare.
da Giuseppe Messina, tra i fondatori di Legambiente nella provincia campana, uno dei primi e, purtroppo, dei pochi in città ad aver collocato e messo in funzione dei pannelli fotovoltaici sul tetto della sua abitazione. Dott. Messina, la sua è stata una scelta di ambiente o di risparmio? Entrambe le motivazioni, l’una non esclude l’altra, anzi.
Di che tipologia sono? Quelli fotovoltaici sono integrati, di produzione tedesca e occupano una superficie di 24 mq per un produzione di 2,8 chilowatt. In due anni l’impianto ha prodotto circa 6400 chilowatth pari a circa 3200 kwh/anno. Per fare un paragone il fabbisogno di una famiglia è di circa 3000 kwh/ anno.
Da quanto tempo ha installato questi pannelli? I pannelli fotovoltaici da 24 mesi esatti, 8 mesi fa mi son dotato anche di pannelli solari termici per il riscaldamento dell’acqua sanitaria.
Quali sono stati i tempi ed costi dell’installazione? Per mettere in piedi l’impianto ci sono voluti solo 3 giorni. I costi riferiti a due anni fa quasi erano 7000 euro/ kw ma oggi siamo a meno di 6000. Ho aperto un mutuo di
RINNOVABILI
Da sempre disponibili e praticamente inesauribili. Le rinnovabili sono le uniche fonti che ci danno energia a non finire. Le energie rinnovabili sono tutte quelle energie le cui fonti non si esauriscono in tempi paragonabili con l’attività umana (per esempio l’energia del sole o quella del vento che ci sono sempre state e ci saranno per altri milioni di anni) oppure che possono essere ripristinate in tempi comparabili con le attività umane (ad esempio per ogni albero utilizzato per la produzione di energia elettrica in una centrale a biomasse, un altro può essere piantato e crescere in pochi anni. Le principali fonti energetiche rinnovabili sono: sole, vento, biomassa, acqua e geoter-
18 - La Vite & il Pioppo - Maggio/Giugno 2010 - Energie
mia. Le energie che derivano da queste fonti oltre ad essere ambientalmente pulite sono economicamente molto vantaggiose soprattutto se si considerano i costi quasi nulli dovuti al basso impatto sull’ambiente per lo sfruttamento e la loro distribuzione. Infatti a differenza delle fonti di origine fossile (petrolio, gas e carbone) non presentano emissioni di gas che alimentano l’effetto serra, non emettono sostanze nocive per la salute e non modificano pesantemente i territori con impianti di trivellazione e grosse centrali. O addirittura come nel caso delle fonti per l’energia nucleare, da minerali come uranio o plutonio, che lasciano scorie radioattive pericolose praticamente per sempre.
11 anni in banca dando come garanzia lo stesso impianto. Con i soldi dell’incentivo, 49 centesimi per chilowatt prodotto, pago il mutuo ma non pago più la corrente elettrica fino alla concorrenza di quella prodotta. L’incentivazione dura 20 anni; in definitiva per un investimento di meno di 20.000 euro alla fine del ciclo degli incentivi l’impianto ha prodotto valore, tra risparmio e guadagno, per circa 60.000 euro. Ed i costi della manutenzione ordinaria quali sono? La manutenzione? consiste nel lavare regolarmente i pannelli che comunque sono garantiti 25 anni, praticamente la loro stessa vita. Quindi senza spese iniziali? Non ho anticipato un centesimo nel mutuo, era tutto compreso. In 11 anni avrò recuperato l’intera somma. …e conveniente in termini di bolletta! Senza dubbio alcuno. Risparmio e ci guadagno pure. Trovo incredibile che la gente al sud non pensi di installarli. L’anno scorso a luglio ho subito un’ispezione dell’Enel
pigliate ‘na pastiglia...
poiché l’impianto produceva troppo e sospettavano che lo avessi alterato. Alla fine si sono complimentati dicendomi che ho il miglior impianto della provincia. Ma i complimenti vanno alla ditta installatrice. Infatti l’installazione. Chi volesse dotarsi un impianto del genere a casa propria cosa deve fare? La ditta installatrice pensa a tutto generalmente. Occorre una Dichiarazione di Inizio Attività. Punto. Se l’abitazione è in condominio occorre l’autorizzazione dell’assemblea. Secondo lei lo sviluppo del fotovoltaico si deve indirizzare puntando su grosse centrali o sulla produzione per così dire “domestica”? Entrambi i modi. Le centrali oltre i 40 chilowatt le vedrei su tutti i capannoni industriali, sulle tettoie delle stalle, ecc. Senza occupare altro territorio e sottrarlo all’agricoltura. Quindi cosa ci si può aspettare per i prossimi anni? La gente è poco informata e
pigliate due pastiglie...
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scettica ma sono tuttavia ottimista. Il gap che paghiamo lo dobbiamo principalmente ai decisori politici che sono indifferenti alla questione ambientale e non capiscono che ci troviamo di fronte ad una nuova civiltà: quella dell’ambiente. Non è ancora sera quando mi congedo dal dott. Messina che nel frattempo mi ha anche regalato un suo libro. Vi è ancora la luce del giorno sopra i tetti e le vie del centro, il solito tran tran quotidiano, il solito via vai delle persone sotto il sole generoso del Mezzogiorno. E nel frattempo il suo impianto continua a produrre energia. Entro la fine del 2010 il conto energia è molto più favorevole. I costi di impianto si sono sensibilmente ridotti, per cui si rientra nell’investimento in 8 anni (la redazione).
c'e' energia e energia Con i due mega impianti termoelettrici di Sparanise e Teverola, l’impianto di pompaggio di Presenzano, la centrale nucleare dismessa di Sessa Aurunca e gli impianti idroelettrici del Matese, la Provincia di Caserta è stata ed ancora rappresenta il fulcro del sistema energetico della Regione Campania. Oggi, nella nostra Regione, 7 lampadine su 10 si accendono grazie agli impianti ospitati qui. Gli 800 MW (Megawatt) della centrale turbogas di Sparanise e gli altri 550 delle Centrali di Teverola rappresentano da sole, i due terzi della produzione di energia in Campania. In questo scenario, se si escludono le dighe sui laghetti del Matese, ben poco spazio è riservato alle fonti energetiche rinnovabili, come solare termico e fotovoltaico, eolico, biomasse e geotermico, mentre è data per certa la realizzazione di un altro impianto tutt’altro che amico dell’ambiente: l’inceneritore previsto a Santa Maria la Fossa. Per non parlare del deposito di scorie nucleari previsto dal Governo alla foce
del Garigliano. Il prossimo numero de “La vite e il pioppo” sarà dedicato a questo –purtroppo non positivo- primato della nostra provincia, alla complessità e all’impatto ambientale del sistema energetico, cercando di dare ampio spazio alle alternative possibili, prima tra tutte l’efficienza energetica, che può e deve diventare la prima fonte di energia di Terra di Lavoro.
Energie - Maggio/Giugno 2010 - la Vite & il Pioppo - 19
deve essere consapevole che la sua voce, insieme a quella di tanti che agiscono come lui, è più forte e più chiara per tutti: cittadini, istituzioni, media, ecc.
ESTATE DA VOLONTARI I campi di volontariato. Le proposte di Legambiente per vivere un’esperienza unica Abbiamo rivolto qualche domanda al Responsabile Nazionale per il volontariato di Legambiente Luca Gallerano. di Gennaro Conte *
C
hi è per te il volontario, Luca? Un eroe, una persona eccezionale, un “superman” un cittadino responsabile, una persona attiva? Il volontario è una persona normale (per quello che può significare questo termine). C’è da chiedersi piuttosto cosa siano coloro che vivono facendosi scivolare addosso tutto il senso di responsabilità che deve nascere in ogni persona dal semplice vivere in questo mondo. Gli eroi non credo esistano, le persone eccezionali sì. A volte sono delle persone che si fanno carico di problemi degli altri perché li sentono come propri. Non occorre essere volontari per essere eccezionali, e alcuni volontari sono tutto fuorché eccezionali, ma sicuramente sentirsi di rispon-
20 - La Vite & il Pioppo - Maggio/Giugno 2010 - Volontariando
dere attivamente e direttamente a un problema che ci riguarda tutti è sintomo di voglia di essere protagonisti di un cambiamento. Il volontario quindi è un agente di cambiamento! Può quindi fare da mediazione tra le istituzioni i cittadini e la politica operante nel paese? Può e deve farlo! Direi ancor meglio che il volontario appartiene alla categoria dei cittadini, ma in particolare a quella dei cittadini attivi e, come tale, è l’anello naturale di congiunzione tra i bisogni dei territori e dei cittadini e le istituzioni che sono preposte alla soddisfazione di questi bisogni. Chi si sporca le mani non è come il cittadino che si lamenta sull’autobus: è attore di cambiamento o dunque
Perché pochi? Quali sono le cause di questa difficoltà a trovare nuovi volontari? Perché si preferisce stare davanti alla TV o internet, piuttosto che mettersi insieme e fare qualcosa di utile? Più che del numero mi preoccuperei della qualità. Le nostre, da sempre, sono proposte che corrono il rischio di essere scambiate per vacanze a basso costo. Per questo la parola “vacanza” è sempre bandita dai nostri progetti. A noi interessa offrire alle persone un’opportunità per trascorrere il proprio tempo libero in modo diverso e proficuo per loro, per gli altri e per il pianeta. Come hanno inciso i nuovi media sul mondo del volontariato e come potranno aiutare per il futuro? In questo momento in cui tutti godono di 5 minuti di celebrità, come diceva Andy Wahrol, grazie a tecnologie potenzialmente ottime, ma realisticamente usate spesso in modo perverso, come Facebook, si vede bene come sia forte il bisogno di essere protagonisti. Le nuove tecnologie giovano alla diffusione delle iniziative, solo che i più cercano quel protagonismo da vetrina, dove non ci si presenta per quello che si è, ma per quello che si vuole far vedere. Invece noi proponiamo alle persone di essere protagoniste realmente, facendo le cose e producendo dunque il cambiamento che vogliamo. Ricordiamoci che noi siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo e ancor meno ciò che facciamo apparire di noi sui social network. * Responsabile settore internazionale Legambiente Geofilos
A SUD DEL MONDO Una esperienza di volontariato nei territori devastati dallo tsunami
U
di Gennaro Conte
na mattina mi balena l’idea di andarmene, avevo bisogno del mio silenzio, di ritrovare il mio equilibrio. nel giro di un mese mi ritrovai, destinazione Thailandia, Phang Nga, regione meridionale sulla costa che ha vissuto il
disastro naturale dello tzunami. Fino a quel momento viaggiare era sempre stato per me un modo di vivere, un mezzo di crescita, ma mi attendeva un viaggio per il quale non ero in alcun modo preparato: volontario nei paesi a sud del mondo. Giunto a destinazione, mi sono trovato immerso in un mondo capovolto: i concetti di superfluo consumo non hanno storia e la vita procede aggrappata all’indispensabile, con scarsità di cibo e condizioni igieniche non sempre idonee. All’interno del campo, il mio compito principale era quello di impartire lezioni di inglese ai bambini delle scuole elementari, ma mi ritrovai presto ad imparare da loro molto di più di quello che avrei
dovuto insegnare. Così con gli altri volontari legati al progetto, con i pochissimi strumenti a disposizione e ciascuno con le
“
la vita procede aggrappata all’indispensabile
”
proprie capacità, abbiamo vissuto quest’avventura fantastica contribuendo quanto meno a regalare un sorriso. Passarono così quei 30 giorni, trascorsi forse troppo in fretta, mentre io innamorato ormai delle loro abitudini dei loro racconti, del-
la loro cultura, imparavo qualcosa che va oltre la nostra comprensione occidentale: “la semplicità”. Ho potuto vivere questa esperienza meravigliosa, profonda, in sintonia e condivisione con altri giovani volontari, giunti a Phang Nga da Oriete come da Occidente, ognuno con la propria cultura, ma uniti dal sentimento per l’uomo, dall’amore per l’uomo e per la natura. Essere volontario nei paesi a sud del mondo non è la solita esperienza, tutto ti sembra diverso, le luci i colori i suoni le parole, il tuo sguardo non è più lo stesso, il mondo intero cambia ti sembra più vicino. La presunzione lascia spazio all’umiltà, l’egocentrismo all’introspezione, e ognuno si sente più vicino a se stesso e agli altri.
dentro la notizia Campi di volontariato internazionale in Terrafelix Si terrà la prima settimana di settembre il campo di volontariato internazionale organizzato da Legambiente per la riqualificazione del giardino del Casale di Teverolaccio a Succivo. Ne abbiamo parlato con Francesco Minutillo, volontario del circolo Geofilos che lo scorso anno ha coordinato, sempre a Teverolaccio, un campo di volontariato al quale ha partecipato un gruppo di giovani tedeschi (foto a pag. 20). «Abbiamo ripristinato il giardino del Casale, completamente abbandonato e vittima dell’abbandono selvaggio di rifiuti e dei continui roghi. Insieme ai volontari tedeschi abbiamo allestito un orto e piantato
un centinaio di piantine che hanno prodotto ottimi ortaggi, consumati lo scorso inverno. Ora che è stato ricostruito il muro del Casale, dopo le nostre denunce alla Sovrintendenza, possiamo cominciare ad allestire gli orti da destinare agli anziani. È questo l’obiettivo del campo internazionale di settembre». Il campo è aperto anche ai giovani locali, che vogliano impegnarsi nel volontariato, provare un’esperienza internazionale o semplicemente allenare il proprio inglese, lingua ufficiale del campo.
info sul campo di Terrafelix tel. 081.5011641 o scrivi a info@geofilos.org info sui campi di Legambiente
dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18 tel 06/86268323-4-5
doppio click www.legambiente.eu/volontariato/campi/ www.geofilos.org
Volontariando - Maggio/Giugno 2010 - la Vite & il Pioppo - 21
SEME GERMOGLIATO SU TERRA ARIDA
La speranza, la determinazione e le capacità delle persone possono cambiare quella storia che troppi pensavano gia definitivamente scritta. di Rosanna Comune
C
hi vive nel casertano pensa alla camorra come ad un male che comunque esiste e con il quale bisogna convivere senza cercare di lottare per far si che le cose cambino ma, fortunatamente, per alcune persone non è così poiché il male può trasformarsi in bene. Tutti i beni di Bardellino, dopo la sua scomparsa, sono rimasti alla vedova Rosa de Vita, quelli
di Mario Iovine sono rimasti a Rosa, l’amante in Brasile. Ora, invece, ville, terre, fondi, denari, mezzi di trasporto sono solo alcuni dei beni confiscati alla camorra utilizzati poi per finalità istituzionali e sociali. La cooperativa “Terre di don Peppe Diana” ne è un esempio. Nasce nei comuni di Casal di Principe, Castel
Volturno, Cancello ed Arnone, Pignataro, Carinola, Teano e ha l’obiettivo di valorizzare le tradizioni culinarie di questi paesi. Tante sono le attività praticate all’interno di questa cooperativa e, tra i vari laboratori, a riscuotere successo è soprattutto quello “del gusto” che si occupa della produzione della mozzarella, meglio nota come “Mozzagiusta” proprio per ricordare il valore della legalità. Ben organizzati sono anche i tour e le visite guidate al fine di poter conoscere non solo la cooperativa ma anche i luoghi di interesse della provincia di Caserta come il museo di Capua, la Reggia Vanvitellania e altri. Poi, affinché si crei un’atmosfera di fratellanza si organizzano degli incontri con i familiari delle vittime innocenti di camorra e simpatici spettacoli musicali. E’ bello sapere che tutto ciò sta accadendo su un territorio noto soprattutto per le sue attività criminali e camorristiche ed ancora più bello è pensare che il lavoro dei volontari può essere produttivo per la società stessa. Tuttavia, la realizzazione di cooperative come questa non è possibile se i beni confiscati non vengono assegnati entro i 90 giorni successivi alla confisca,scadenza che comporta la messa all’asta dei beni che potrebbero nuovamente essere riacquistati dalla camorra attraverso i prestanomi: nessuno in fondo comprerebbe i beni di un camorrista. Don Peppe Diana “per amore del suo popolo” ha dato la sua vita e tutti noi dobbiamo far si che il suo sacrificio non resti invano ma che nella sua terra e nel suo popolo possa germogliare una nuova società. in foto: Valerio Taglione, fondatore delle Terre di Don Peppe Diana con un volontario dei campi per ragazzi nei beni confiscati.
unisciti a noi Chi si associa a Legambiente Geofilos vuole: - Segnalare abusi, distruzioni e deturpamenti del patrimonio di cui viene a conoscenza: l’Associazione sa quello che i suoi soci le fanno sapere. Non rimproverate mai un’associazione di non essere intervenuta: rimproverate voi stessi per non aver detto all’associazione: ”Interveniamo”. - Collaborare secondo le proprie capacità e il proprio tempo a disposizione. Le possibilità di contribuire sono molteplici, poiché in un’associazione si svolgono tante attività, diverse l’una dall’altra. L’associazione è i suoi soci. Puoi venire a trovarci presso il Casale di Teverolaccio, ogni martedi alle ore 21.00 oppure puoi chiamarci al numero 081.5011641. Ti aspettiamo!
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Da beni esclusivi a beni collettivi Una magnifica risorsa per costruire comunità libere dalla camorra.
U
n enorme patrimonio immobiliare destinato allo sviluppo sociale della provincia di Caserta, fatto di ville, appartamenti, terreni, masserie... Questi sono i beni che la legge 109/06 destina gli Enti Locali per fini sociali ed istituzionali. I beni confiscati alle mafie non sono immobili come gli altri. Essi sono stati simboli del potere dei camorristi su territori da loro dominati. Il loro utilizzo da parte delle Istituzioni e della società civile organizzata è il segnale della perdita di controllo e di prestigio di questi criminali, proprio nel loro stesso ambiente. La provincia di Caserta è la IV in Italia per presenza di beni confiscati, con i suoi circa 400 immobili. Beni pubblici in parte già consegnati ai Comuni ed in parte in fase di assegnazione, da parte dell’Agenzia del De-
di Mauro Baldascino
manio. Un patrimonio, spesso inutilizzato, che oggi è possibile conoscere un po’ di più, grazie al lavoro realizzato dall’ “Osservatorio provinciale sull’uso sociale dei beni confiscati alla camorra”, che ha creato il sito www. cosenostre.info, su cui è presente il primo geoblog pilota: una mappatura e schedatura di gran parte dei beni confiscati consegnati ai comuni. Un sito che è il punto di partenza per colmare il deficit informativo sui patrimoni recuperati alla camorra. Una conoscenza importante perché ci racconta del progresso civile e sociale delle nostre comunità. L’utilizzo sociale dei beni confiscati, infatti, è un indicatore della crescita di comunità alternative alla camorra. La prova reale del processo di cambiamento in atto nelle terre di camorra e di come le Amministrazioni locali e le istituzioni tutte costruiscono reali percorsi di riscatto.
auguri Legambiente compie 30 ANNI è nata nel 1980 come associazione aperta ai cittadini di tutte le idee politiche, religiose, morali. Essa ha dimensione nazionale, agisce in “nome del popolo inquinato”, si occupa di tutela dell’ambiente ,del territorio e degli animali, primo fra tutti l’uomo, punta a denunciare e risolvere i gravi problemi dell’inquinamento del suolo, dei fiumi e dell’aria; propone la riconversione ecologica dell’economia, lotta all’abusivismo edilizio e alle discariche selvagge, valorizzazione del risparmio energetico, lo sviluppo dell’occupazione nel miglioramento dell’ambiente e iniziative per la difesa del consumatore. Per sostenere le nostre battaglie, iscriviti a Legambiente: Socio Junior : fino a 14 anni riceve
tutti per uno 5 per mille Abbiamo salvato il Casale di Teverolaccio dal cemento, attivato gli orti per anziani, giocato per strada con migliaia di bambini. Abbiamo fermato l'abbattimento di palazzo Bugnano a Casapozzano, costituito Comitati e occupato abusivamente aree abbandonate, piantando migliaia di alberelli. Abbiamo lottato contro gli abusi e abbiamo detto NO a 1000 nuovi appartamenti a Succivo. Abbiamo lottato per far chiudere Eurocompost e a restituire il diritto di respirare ai cittadini ortesi, fermato la costruzione di una mega centrale termoelettrica. Abbiamo costituito lo Sportello Regionale Energia di Legambiente e sostenuto le fonti rinnovabili, donato 10.000 lampadine a risparmio energetico e 20.000 riduttori per rubinetti. Siamo stati i primi in Italia ad ospitare volontarie di servizio civile e ad oggi, abbiamo offerto questa possibilità a 40 giovani del nostro territorio. Abbiamo presentato il Dossier Ecomafie 2009 nella sala consiliare di Orta di Atella, progettato piste ciclabili per Sant'Arpino, accolto 10.000 persone al cinema pagando con bottiglie da riciclare. Abbiamo detto a 100 mila persone che un mondo migliore è possibile, cercando di dimostrarlo con fatti concreti. Abbiamo aperto uno sportello ambiente e legalità, sostenuto decine di denunce, costituito il Presidio Libera atellano, avviato l'Osservatorio Ambiente e Legalità della Provincia di Caserta. Abbiamo lottato per un futuro migliore.
Jey, quota 10 euro; Socio Giovani: da 15 a 28 anni riceve La Nuova Ecologia,
Non tanto per noi ma per i nostri figli.
quota 15 euro; Socio Ordinario: La Nuova Ecologia, quota 30 euro; Socio Scuo-
Puoi aiutarci a continuare!
la e Formazione: riceve La Nuova Ecologia e Formazione Ambiente, quota 35 euro; Socio Sostenitore: riceve La Nuova Ecologia e il volume Ambiente Italia, quota 80 euro; Tessera Collettiva : riceve La Nuova Ecologica, quota 50 euro.
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