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Bari
from Bari Magazine 2024
by Geoplan
La Storia in pillole
A Bari nessuno è straniero. Del resto non potrebbe essere diversamente. In 4000 anni di storia è stata governata da una moltitudine di popoli diversi.
I primi insediamenti sul territorio risalgono a 2000 anni avanti Cristo, individuati nella zona di Piazza San Pietro, a Bari Vecchia, dove attualmente sorge un sito archeologico.
Dal 1600 a.C. i primi a sbarcare sono gli Illiri della penisola balcanica, in seguito assorbiti dalla emergente Magna Grecia. Nel 326 a.C. i Baresi chiedono l’aiuto ai Romani per difendersi dalle invasioni dei Sanniti, provenienti dall’Appennino. Da qui l’annessione alla Repubblica Romana, con il titolo di “municipium” e autonomia politica interna, ma obbligati a pagare le tasse all’Urbe e partecipare alla vita militare.
Durante il 476 l’Impero Romano crolla e i Goti, barbari della Svezia, approfittano per conquistare Bari, successivamente sconfitti dai Bizantini. Durante questa prima ondata di Bizantini, la città assume un carattere “provinciale” del quale non si
hanno testimonianze evidenti. Nel 668 i Longobardi, popolo germanico, sottraggono Bari ai Bizantini. Lasciano in eredità le cosiddette Consuetudines Barenses: importante testo di leggi, utilizzato in quasi tutto il Mezzogiorno fino all’applicazione del Code Napoléon. Bari sotto i Longobardi diventa uno dei “gastaldati” (circoscrizioni) più imponenti del regno. Tesi storica, non garantita a causa delle poche testimonianze architettoniche. Con l’invasione dei Saraceni dal 847 Bari diventa porto verso l’Oriente, affinando le attività di commercio. I baresi iniziano a vestirsi con abiti e tessuti orientali, adottando arti e linguaggio arabo. Ritornano i Longobardi del Sacro Romano Impero, in seguito sconfitti dai Bizantini che lasciano segni del loro passaggio, con la chiesa della Vallisa e di San Gregorio. Bari affronta un periodo difficile superato con l’aiuto di Venezia, da qui la festa Vidua Vidue in memoria della liberazione. I Signori di Bari per svincolarsi dai Bizantini, chiedono l’aiuto dei Normanni e in questo periodo le reliquie di San Nicola da Myra vengono trasferite a Bari, collocate nel Monastero di San Benedetto e poi disposte nella attuale Basilica. Durante la dominazione normanna Bari viene rasa al suolo, i baresi sono costretti a lasciare la città, ricostruita solo a partire dal 1160 con l’ascesa al trono di Guglielmo “il Buono”. Dal 1189 al 1268 Bari passa sotto la corona germanica Sveva che restaura e fortifica il Castello: l’attuale portale federiciano, il vestibolo, la loggia, i bastioni e le mura interne. Alla volta degli Angioini, per la città inizia un periodo oscuro fatto di conquiste, avvisaglie ed è costretta a consegnare il suo fiorente commercio a Veneziani, Fiorentini e stranieri.
Gli Aragonesi e gli Sforza si succedono tra il 1442 e il 1557. Nel 1501 Isabella d’Aragona, moglie di Galezzo Maria Sforza, viene incoronata duchessa di Bari e si adopera ad abbellirla e ricostruirla. Tenta di rendere Bari un’isola, creando un canale navigabile e collegando la città all’esterno per mezzo di ponti, senza riuscirvi a causa dell’alluvione del 1567. Però ricostruisce il Fortino così come oggi lo vediamo. Alla sua morte il ducato passa alla figlia Bona Sforza, ricomincia il periodo oscuro di soprusi, violenze e prevaricazioni, in balìa di Turchi, Saraceni e pirati nelle coste. Infine la peste del 1656 riduce a soli 6mila gli abitanti di Bari. Dagli Asburgo ai Borboni la situazione non migliora. Solo con l’insediamento di Gioacchino Murat, nel 1808, Bari rivive un periodo di progresso e di ricostruzione, che procede anche al ritorno dei Borboni. Sorgono i primi palazzi, il mercato delle derrate alimentari (la Sala Murat) e nel 1854 viene inaugurato il teatro comunale Piccinni. Bari entra a far parte dell’Italia Unita (ottobre 1860) mettendo così fine a 3 millenni di dominazioni straniere.
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