Bibi traduzione di Carla Ghisalberti
In un mattino silenzioso il sole stava sorgendo sul lago. Bibi arruffò le piume e aprì un occhio. Viveva con lo stormo da così tanto tempo che nessuno poteva ricordarlo.
Era la più vecchia di tutti.
Nelle chiacchiere che si facevano sul lago, spesso si poteva sentire il suo nome. “Bibi mi ha fatto vedere come far belle le piume.” “Bibi mi ha insegnato a stare su una zampa sola.”
Ciascun fenicottero riconosceva il suo richiamo quando li guidava per danzare eleganti sullo specchio dell’acqua.
Quando i futuri genitori erano pronti per deporre le uova Bibi li conduceva lontano dalle rive del lago. Laggiù, sul fango soffice, mostrava loro come costruire il nido per i piccoli.
“Benvenuto nello stormo, Toto” disse, per festeggiare l’ultimo arrivato.
Lì, i pulcini muovevano i loro primi passi, diventando ogni giorno più forti. Ma, appena il sole cominciò a picchiare, il terreno intorno a loro inaridì rapidamente. “Non possiamo fermarci qui a lungo” convennero i fenicotteri. “Non c’è cibo, non c’è ombra…”
“Non c’è acqua” disse Bibi, dirigendosi verso il lago. L’acqua si era ritirata all’ombra di quel vulcano lontano. I grandi lo avrebbero potuto raggiungere facilmente volando, ma i loro piccoli non ne erano ancora capaci.
“La strada io la conosco” disse Bibi ai fenicotteri. “Voi volate avanti, mentre io vengo via terra con i vostri pulcini. Ci incontreremo laggiù sulle sponde del lago.” “Come fai a sapere dove dobbiamo andare?” chiesero con ansia i piccoli a Bibi. “Io questo viaggio l’ho già fatto quando ero come voi. E anche io avevo paura.”
Mentre parlava, si accorse che un pulcino era rimasto indietro.
Era Toto,
crollato sul terreno arido, sfinito dal caldo.