"Ernest e Biancaneve" - anteprima

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Luca Tortolini Alice Barberini

Ernest e Biancaneve



Luca Tortolini · Alice Barberini

Ernest e Biancaneve




Sono nata su una nave da pesca al largo dell’oceano Atlantico.

Ricordo poco dei primi giorni di vita: facevo quello che vedevo fare a mia madre; giocavo con le mie sorelle e con i miei fratelli, mangiavo e dormivo. Quando la nave ritornò sull’isola di Key West, dopo molti giorni di pesca, Stanley il capitano mi mise dentro uno scatolone. «Sarai un bel regalo» disse. Aveva un’espressione felice sul volto, eppure mi stava separando dalla mia famiglia.




«Ehilà Ernest, ti ho portato una cosa» disse il capitano posandomi fra le braccia di Ernest. «Che bel regalo, mio caro capitano» disse Ernest, squadrandomi. «Guarda, ha sei dita in ciascuna zampa» gli fece notare il capitano Stanley. «Straordinario, è un segno di buona fortuna» replicò Ernest.

Da quel momento prese a chiamarmi Biancaneve.


«Guardate, guardate Biancaneve, ha sei dita per ogni zampa» diceva Ernest ogni volta che c’erano ospiti in casa. Mi prendevano e mi esaminavano le zampe.

Una sera mi girai e rimasi così per diversi giorni. «Che cosa hai Biancaneve?» domandava Ernest. Gli andavo vicino, ma rimanevo girata e immobile. Funzionò, perché non si vantò più delle mie zampe con gli amici.

Così ricominciai a fargli le fusa.



Ernest la mattina lavorava e non voleva essere disturbato da nessuno. In casa solo a me permetteva di entrare nella stanza. Mi raggomitolavo sul tavolo o sulla sedia al suo fianco. «Ehilà, Macchina delle fusa» diceva quando mi vedeva. Oppure: «Ehilà, Spugna d’amore!» Se ne stava tutto il tempo in silenzio a battere sui tasti della macchina da scrivere. Il ticchettio era piacevole e mi faceva dormire sonni tranquilli. Alcune volte aveva voglia di parlare. Allora smetteva di tormentare la macchina da scrivere e mi raccontava qualcosa. Parlava di persone che aveva conosciuto e di luoghi lontani.




A volte mi portava a pesca con lui. Andavamo in barca lontano dalla costa. Se ne stava tutto il tempo in silenzio.

Non ho mai capito a cosa pensasse.


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