Torben Kuhlmann
LA CITTÀ GRIGIA
Titolo originale “Die graue Stadt”
scritto e illustrato da Torben Kuhlmann
Traduzione dal tedesco di Lia Bruna © 2023 NordSüd Verlag AG, Zurich/Switzerland
© 2025 orecchio acerbo s.r.l.
Viale Aurelio Saffi, 54 00152 Roma www.orecchioacerbo.com
Stampa: Print Best (Estonia)
Finito di stampare nel mese di gennaio 2025
Torben Kuhlmann
LA CITTÀ GRIGIA
traduzione di Lia Bruna
1. Il trasloco
Robin col tallone diede un calcio alla porta, che si richiuse dietro di lei con un gran rumore. Sbuffò, un po’ per aver salito scale, un po’ per il nervoso. Buttò l’ultimo scatolone insieme agli altri e rimase un momento lì in piedi. Il trasloco era finito. D’ora in poi, quella sarebbe stata casa sua. Robin sentì salire le lacrime. Ma non voleva piangere di nuovo. Spinse invece una sedia davanti alla finestra dell’abbaino. La mansarda dove lei e suo padre ora vivevano era abbastanza in alto per vedere i tetti delle case intorno. Insieme al suo gatto, che nel frattempo l’aveva raggiunta, osservò quello strano mondo di caseggiati, comignoli e antenne. Una cosa in particolare la colpì: non c’erano colori. Tutto era grigio.
Nel giro di qualche minuto, Robin ne ebbe abbastanza di quella vista. Trascinò alla luce uno degli scatoloni e iniziò a spacchettare le sue cose. Con immensa gioia, trovò tanti oggetti colorati: calzini, giocattoli e matite da disegno. Solo a quel punto si accorse che portava ancora il suo impermeabile preferito, quello giallo. D’ora in avanti l’avrebbe messo sempre e ovunque, anche se non pioveva: come protesta contro la casa nuova e la città grigia.
Una volta che Robin ebbe sistemato la scrivania e quasi tutte le sue cose, suo padre bussò alla porta. Senza aprirla, le chiese se andava tutto bene, se voleva parlargli e se per cena aveva voglia di pizza. Dopo tutto, era la tradizione di ogni trasloco. Robin rispose stringata. Sì. No. Sì. Dopo una breve pausa, aggiunse che in ogni caso voleva esplorare i nuovi paraggi prima di cena.
2. La città grigia
Robin si faceva strada tra le pozzanghere del marciapiede. Intanto si era un po’ calmata. Dopo quasi un intero pomeriggio passato a sistemare, la camera nella mansarda le piaceva, soprattutto la scrivania con le matite colorate sopra. Ma non era proprio necessario dirlo subito a suo padre.
Davvero la città era ovunque così grigia? O la vista dalla finestra traeva in inganno?
Robin cercava colori con lo sguardo. Dietro l’angolo di ogni edificio grigio c’erano, però, solo altre strade grigie, piene di macchine grigie, insegne grigie e persone grigie. Persino in un negozio di vernici erano esposti solo tubetti e barattoli di grigio. Grigio topo, grigio antracite, grigio granito.
“C’è qualcosa di storto in questa città” pensò Robin, fissando la vetrina così scialba. Seguitò a vagare per nuove strade sempre grigie. Poi scoprì una traccia, nel vero senso della parola. Sull’asfalto grigio di uno stradone si vedeva una fila di macchiette di colore, tutte alla stessa distanza. Dove portava? Robin la seguì, ma all’incrocio successivo si era già persa nel trambusto del traffico. Era delusa, ma non si scoraggiò. Di lì a poco, avrebbe fatto scoperte a dir poco colorate…
3.A scuola
Robin si sedette al banco in ultima fila. La sua nuova insegnante le aveva dato qualche spiegazione e le aveva assegnato il posto. Robin era a disagio. Il primo giorno in una nuova scuola non è mai facile, ragionò tra sé e sé, ma qui si sentiva particolarmente fuori posto. L’impermeabile giallo brillava come un corpo estraneo. Tutto intorno a lei era grigio. Robin sentiva gli altri bambini bisbigliare. Però non riusciva a interpretare bene il loro sguardo. Era di apprezzamento o di apprensione? Erano contenti del nuovo tocco di giallo in classe?
Suonò la campanella e la prima ora passò a fatica. Dopo una breve pausa, c’era l’ora di pittura e disegno. La cosa risollevò subito l’umore di Robin. Recuperò l’astuccio dallo zaino e sistemò il blocco da disegno. Ascoltò le istruzioni dell’insegnante con un solo orecchio: sapeva già cosa voleva disegnare e per fortuna aveva portato le matite colorate.
Mentre disegnava concentrata su tutto il foglio, sempre più bambini guardavano la nuova compagna di classe con l’impermeabile giallo, bisbigliando sempre più forte…
SEGUE…