La finestra delRe di polvere
Tra tutti i ragazzi del ghetto, Henio Zytomirski era il più strano di tutti.
Non parlava molto.
Non amava giocare a pallone.
E non gli piaceva nemmeno leggere.
A volte, qualcuno dei bambini più piccoli lo salutava con uno strano inchino.
Più spesso, qualcuno dei ragazzi più grandi, come Süss, gli chiedeva perché se ne stava sempre lì a guardarci senza dire niente.
Schmoe!
gli gridava.
E lo mandava via.
Una volta, mentre eravamo seduti sui gradini della casa di Perec, nella via della sinagoga vecchia, mi disse che ero il suo amico speciale, anche se ero uno shegetz, un gentile, ma di quelli che amava passare le sue giornate nel ghetto, e imparare un po’ di yiddish.
Stavamo guardando le persone che passavano per strada.
Poi mi chiese se volevo vedere un segreto.
Una cosa hazùi, disse. Che solo lui conosceva.
Gli risposi di sì.
Mi portò al numero 29 di via Czwartek, sopra alla bottega di spezie di Löeb.
La stessa in cui abitavano anche rabbi Symcha e Magen, l’accordatore di pianoforti.
Salimmo fino in cima, appena sotto il tetto, e ci fermammo davanti alla porta della soffitta.
Henio aveva le chiavi, non so come se le fosse procurate. Mi avvertì, prima di entrare: «Non avere paura» disse.