"Lungo il cammino" - anteprima

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isabella labate

Una toccante visione del mondo tornato alle sue origini dopo una misteriosa apocalisse.

¤ 14,00

lungo il cammino

“Per la prima volta in vita sua, Rachele era sola. Erano spariti tutti.”

isabella labate

lungo il cammino



isabella labate

lungo il cammino


A Roberto


Rachele era nella foresta. Pioveva dolcemente e le piaceva camminare, quando pioveva. c Gli odori diventavano penetranti, e la facevano sentire parte del bosco. Non le importava bagnarsi, o sporcarsi di fango. c A casa si toglieva i vestiti e si scaldava davanti al fuoco. c Sua madre brontolava sempre, specialmente quando tornavano insieme in paese, dopo aver lavorato nei campi. Diceva che la gente del paese mormorava, sul suo conto.




Sua madre diceva che un giorno o l’altro Rachele sarebbe partita per una delle sue passeggiate, e non avrebbe fatto più ritorno, divorata da un branco di lupi. c Le vicine le gridavano di non perdere tempo a guardare per aria e che, se proprio doveva andare nel bosco, avrebbe almeno potuto tornare con una fascina di legna. Lei le ascoltava sorridendo. c Quel giorno, quando si avviò verso casa, Rachele non sentì da lontano le solite voci e le sembrò strano, quel silenzio.

Il paese era deserto.

Andò subito a cercare sua madre, ma

non la trovò, così come non trovò le vicine. c Non c’era nessuno. c Rachele ancora non capiva, ma presto si rese conto che, per la prima volta in vita sua, era sola. Semplicemente erano spariti tutti. c Andò a casa e attese attonita, in lacrime. Non ar-


rivò nessuno. c La notte fu lunga e insonne. c Il mattino dopo vagò impaurita per il villaggio, entrando in ogni casa, alla ricerca di un segno. Tutto era stato abbandonato, gli attrezzi, le galline nel cortile.

Lei stessa era stata

abbandonata. Fece quel che poté per badare agli animali del paese, al-

cune capre avevano bisogno di essere munte. Liberò i cani chiusi nei recinti, che scapparono abbaiando verso valle. c Cosa poteva fare, da sola? c La sera, davanti al camino acceso, guardava le fiamme e pensava di essere troppo piccola per riuscire a cavarsela. c Neanche immaginava quel che poteva essere capitato a sua madre. c Sapeva che non l’avrebbe mai abbandonata, quindi, qualunque cosa fosse successa, si trattava di qualcosa di terribile.



Quel pensiero le troncava il respiro. Le lacrime le toglievano ogni energia e, se fosse rimasta lì

da sola, si sarebbe consumata come una candela.

c L’unica cosa da fare era partire

per raggiungere il paese più vicino. Una decisione da prendere con coraggio, perché Rachele non c’era mai stata, non sapeva con precisione quanto fosse lontano e non conosceva i suoi abitanti. c Fuori dal villaggio c’era solo la via dei carri. c Il giorno dopo, all’alba, liberò tutti gli animali del paese, raccolse in un sacco alcune mele, tutta la carne affumicata che trovò in cantina e riempì la vescica di pecora con l’acqua del pozzo. Prese il pesante scialle di lana, che la madre metteva quando faceva freddo, ancora intriso del suo odore, e partì. c Dopo qualche passo fuori dal paese, un brivido la scosse, si voltò indietro, e ingoiò un lamento.


Si diresse verso la strada dei carri, che incrociava spesso quando tornava dal bosco. Sul sentiero c’era un bivio e una croce di legno. c Si ricordò allora di un monastero distante un’ora di cammino e decise di raggiungerlo. Ma faceva freddo, aveva iniziato a piovere e stava salendo la nebbia. c Ogni rumore la faceva sobbalzare. Allora si concentrò sul ritmo dei suoi passi. c Quando raggiunse il monastero, vide

un enorme cavallo

scuro che brucava l’erba vicino al sagrato.

c Il portale era aperto e all’interno solo

muffa e umidità. c Il luogo, sempre occupato da monaci e talvolta da pellegrini, ora era deserto. c Quei monaci erano esseri silenziosi, vivevano in maniera frugale, della carità


degli abitanti del villaggio e di quello che il bosco offriva loro da mangiare. c Anche i pellegrini parlavano assai poco e lei non si era mai chiesta da dove venissero, o dove andassero. Sapeva che spesso mangiavano un pane di farina di ghiande, e radici, un pasto disgustoso, già assaggiato in un periodo di carestia. c Quando la madre aveva abbondanza di olio di nocciole, formaggio e miele, portava la rimanenza ai monaci. Non si fermava a parlare. c Rachele la accompagnava volentieri, perché le piaceva raccogliere le lumache dietro la chiesa. Sua madre le sapeva cucinare bene. c Poi era dolce sentire i monaci pregare, bisbigliando nella chiesa scura. c Faceva così freddo, che dalla loro bocca usciva una piccola nuvola.




Alcune vecchie del paese pregavano allo stesso modo. c Non sua madre. Sua madre lavorava sodo. c Quando rimasero sole non pianse. c Raccoglieva noci, nocciole e castagne, i funghi da far seccare, faceva il formaggio, filava e tesseva la lana. Colorava il tessuto con il mallo delle noci, spremeva le nocciole per fare l’olio, affumicava e macinava le castagne. Difendeva le patate dai cinghiali. Conosceva le erbe del bosco, sapeva preparare medicine e unguenti. E le aveva insegnato ogni cosa. Sua madre non aveva tempo per bisbigliare. c Sul sagrato, il cavallo le si avvicinò e le poggiò delicatamente il muso sulla spalla. Rachele sentì il suo respiro sul collo, e lo accarezzò. Gli diede una mela. Caricò il sacco dei viveri sulla groppa del cavallo e lo condusse verso la strada. c Scesero fino all’altezza della croce, poi si fermarono, perché Rachele non sapeva se incamminarsi verso valle o verso il monte.

Tra la nebbia scorse un ponte,


lontano, tra le montagne. Così, anche se la ragione le suggeriva di prendere la strada più facile, verso valle, Rachele scelse quella in salita. c Non sapeva cosa avrebbe trovato dopo il ponte. c Camminò per ore, mentre la luce del sole si stava spegnendo. c Al tramonto trovò una piccola grotta e vi entrò per passare la notte. c L’eco di ogni

minimo rumore la spaventava a morte e in breve il buio divenne insopportabile. Si rannicchiò su se stessa, e ricominciò a piangere. c La morte di persone care l’aveva già colpita, ma la si accettava come parte della vita. Quel che era appena successo, invece, era insopportabile.

Dove era sua madre?

Dove i suoi amici, e i

vecchi? Se fossero andati via, perché lo avrebbero fatto, senza portarla con loro? O qualcuno li aveva portati via, contro la loro volontà... Non c’erano tracce di violenza nelle case o nelle strade. c Tormentata da tali pensieri, neanche si accorse di addormentarsi.



La risvegliò una luce fioca e trovò il cavallo nello stesso punto dove l’aveva lasciato la sera prima. c Rachele provò a mangiare, ma aveva un nodo alla gola, così mise nella tasca il pezzo di carne affumicata che aveva preso dalla sacca. c Si coprì bene, avvolgendosi nello scialle della madre, e uscì dalla grotta.

Riprese il cammino, con

il cavallo al fianco, docile. c Ci vollero molte ore prima di arrivare al ponte. c Era un lungo arco di pietra, costruito da uomini vissuti molti secoli prima; ma per Rachele, che si sentiva ormai sola al mondo, non appariva più come la traccia di una presenza umana, bensì come un elemento della natura. c Il sentiero si andava restringendo. Un carro non avrebbe potuto passare da lì, inoltre la pendenza era sempre più grave. c Un pensiero la sfiorò e la fece trasalire. Probabilmente aveva sbagliato direzione.


Cosa fare, adesso? Tornare indietro, restare al paese? Cercare il villaggio vicino, prendendo il sentiero verso valle? c Non sapeva dove fosse diretta e se avrebbe incontrato anima viva. c Sarebbe morta sola nel bosco e nessuno l’avrebbe più trovata. Nessuno, tanto, c’era più per cercarla. c Di colpo il cavallo si imbizzarrì e scappò via. Rachele riemerse dai suoi pensieri, alzò gli occhi e vide materializzarsi le sue paure all’istante. c Immobile, in mezzo al sentiero, un enorme lupo grigio la fissava, a pochi passi da lei. c

Per anni i vecchi del suo villaggio le avevano augurato di non incontrare mai un lupo nel bosco. Aveva già conosciuto la disperazione delle vicine di casa, quando scoprivano che mancavano agnelli dal recinto. Andavano subito a chiudere i figli piccoli in casa. Adesso il


lupo era lì davanti, e lei si sentiva mancare le gambe dalla paura. c Il lupo non si mosse. c Rachele respirò profondamente. L’odore della bestia che aveva di fronte era terrificante

quanto la sua visione.

Si accorse che il lupo tremava.

Non mostrava i denti, non aveva un atteggiamento aggressivo: tremava, e la guardava. c Rachele prese lentamente il pezzo di carne secca che aveva in tasca e lo lanciò. c Il lupo fece un piccolo balzo indietro, poi si avvicinò piano al pezzo di carne. Con uno scatto lo afferrò coi denti e corse via. c Rachele si sentì avvampare e tutto divenne buio. Svenne. c Quando si rianimò, le sembrò di riemergere da un fosso. Il cavallo era nuovamente accanto a lei, e la spingeva con il muso. c Provò a rialzarsi, ma vide il bosco ruotarle intorno.


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