PICCOLO ELEFANTE VA IN CINA
9 788899 064303
S. Joslin · L. Weisgard
euro 13,00
PICCOLO ELEFANTE VA IN CINA di Sesyle Joslin illustrazioni Leonard Weisgard
PICCOLO ELEFANTE VA IN CINA di Sesyle Joslin illustrazioni di Leonard Weisgard traduzione di Carla Ghisalberti
© 1963 by Sesyle Joslin ·© 1963 by leonard weisgard titolo originale “baby elephant goes to china” pubblicato per la prima volta in usa da harcourt, brace & world, new york 1963 © 2016 orecchio acerbo s.r.l. viale Aurelio Saffi, 54 - 00152 Roma
w w w.or e c c h ioac e r b o.c om finito di stampare nel mese di giugno 2016 Stampato in Cina tramite Asia Pacific Offset nel rispetto delle norme internazionali sul lavoro
Per Banana, Pete, e Tom-Tom
Piccolo Elefante nuotava sette bracciate di qua e sette bracciate di là. E mentre nuotava, canticchiava. Era una canzoncina piuttosto sciocca con una buona dose di sbuffi e barriti. “Evviva! La mia proboscide naviga sull’onda E il mio costume da bagno non affonda Puff puff, perepè, dum dum, trallalà. Sarò il pirata di ogni sponda Che domina l’acqua più profonda Puff puff, perepè, dum dum, trallalà.”
Piccolo Elefante uscì baldanzoso dall’acqua, saltando prima un’onda poi un’altra. “Fiuu! Che splendida nuotata ho fatto!” disse, trotterellando veloce sulla sabbia verso un asciugamano familiare. Là si trovò davanti a una gigantesca figura grigia che indossava enormi occhiali da sole e un grande cappello di paglia. “Sei tu Mamma Elefante?” disse Piccolo Elefante. “Sì, sono io!” disse lei. “Hai enormi occhiali da sole e un grande cappello di paglia” notò Piccolo Elefante.
“Sì, lo so!” rispose Mamma Elefante. “Sto prendendo il sole in incognito perché la gente non mi riconosca e non urli: ‘Guarda! Guarda! Quella è la mamma dell’eccezionale e straordinario Piccolo Elefante’”. Piccolo Elefante si fermò un momento a riflettere. “Mamma Elefante, forse mi stai prendendo in giro?” “Sì” replicò lei “lo sto facendo!” “Ah” disse lui “è proprio quello che pensavo” e, sedendosi lì accanto, aggiunse: “Ora debbo proprio dirti una cosa”. “Che cosa?”
“Che ho fame!” “Mio caro Piccolo Elefante” disse lei “questa non è una novità. Tu hai sempre fame e io alle volte mi chiedo se ti capiti mai di pensare a qualcosa che non sia il cibo.” “È semplice” replicò lui “penso a me con il cibo, a me vicino vicino al cibo.” Mamma Elefante si tirò su scuotendosi dalle risate a tal punto che i suoi occhiali da sole le scivolarono via dalla proboscide. “Non è esattamente ciò che intendevo” replicò. “Io volevo dire che al mondo c’è tanto altro oltre alle cose da mangiare.” “Sul serio?” rispose Piccolo Elefante un po’ sorpreso. “Sicuro!” disse Mamma Elefante. “Per esempio c’è il panorama da ammirare.” “Bene, allora guarderò il panorama!” concluse.
Piccolo Elefante alzò gli occhi verso il mare, guardò il cielo e scrutò di qua e di là lungo la spiaggia. Si sdraiò e cominciò a sospirare, agitandosi e creando un bel po’ di rumore e anche una piccola tempesta di sabbia.
“Che succede ora?” chiese Mamma Elefante. “Succede che ammirare il panorama mi ha messo ancora più fame!” replicò Piccolo Elefante. “Oh, no!” disse Mamma Elefante sventolando sbigottita le orecchie. “Come è possibile?” “Beh” disse lui “il panorama mi fa venire in mente il panino, il mare la marmellata di amarena e poi, sai Mamma Elefante che cosa mi ricordano gli ombrelloni?” “Santo cielo! Cosa ti ricordano gli ombrelloni?” “I ciambelloni” rispose lui, rotolandosi con sonori barriti, pensando di averle fatto un bellissimo scherzo.
Mamma Elefante sbuffò e barrì e per poco non fece volar via il suo grande cappello di paglia. Anche lei pensò che Piccolo Elefante le aveva fatto un bellissimo scherzo. “Va bene, va bene” disse. “Ti cuocio uno spuntino sul falò. Come ti piacciono gli hamburger?” “Oh, mi piacciono moltissimo!” “Oh, mio sciocco piccolino! So quanto ti piacciono, ma io non ti ho chiesto quanto ti piacciono ma quanto cotti ti piacciono.” “Oh” rispose Piccolo Elefante “ben cotti, naturalmente.” Dopo aver finito di mangiare Piccolo Elefante chiese: “E ora cosa faccio?” “Costruisci un castello di sabbia” suggerì Mamma Elefante. “Cosa, un altro?” “Raccogli conchiglie” propose Mamma Elefante. “Cosa, ancora?” “Vai a fare una passeggiata” consigliò Mamma Elefante.
“Ma ho passeggiato per anni.” “Mio caro Piccolo Elefante, mi rimane solo un ultimo suggerimento. Ed è quello che io di solito facevo sulla spiaggia quando ero piccola. Scavare una buca per arrivare in Cina.”
Piccolo Elefante sventolò le sue orecchie. “Accipicchia! Che ottimo consiglio. Vado in Cina immediatamente, in questo preciso istante.” “Buona fortuna” disse Mamma Elefante.
Piccolo Elefante tornò sui suoi passi e aggiunse: “Mi stavo domandando che tipo di paese sia la Cina”.
“È un bel tipo di paese” rispose Mamma Elefante “con tanti elefanti cinesi e persone cinesi che vanno sui risciò e navigano sulle giunche.” “È proprio quello che pensavo” disse lui e se ne andò.
Ma dopo un attimo era di nuovo lì. “Ho dimenticato una cosa. Ho dimenticato dov’è la Cina.”
“L’ultima volta che ne ho sentito parlare” disse Mamma Elefante “si trovava dall’altra parte del mondo.”
“In tal caso” commentò Piccolo Elefante saltando allegramente “in Cina tutto e tutti sono a testa in giù.” “Penso che tu forse stia saltando alle conclusioni. Tuttavia io non lo so con certezza perché non sono mai riuscita a scavare una buca che arrivasse fino in Cina.”