Via le barriere coralline e le foreste, via la neve e le piogge monsoniche. I mari hanno una fine, e gli iceberg. Persino i deserti, le grandi dune di sabbia del Sahara che all’orizzonte si fondono con il cielo.
Tutto quello che abbiamo Nata a Stoccolma nel 1992, Hannah Arnesen ha ottenuto il master in illustrazione nel 2021 presso la Konstfack University of Arts, Crafts and Design. I suoi studi di scrittura, letteratura e storia hanno generato in lei un grande interesse nei confronti del potere che le storie esercitano sul pensiero individuale e collettivo. Definita dalla critica “un astro nascente”, ha al suo attivo tre albi per piccoli e un quarto per lettori più grandi. Ha lavorato a Stardust per quattro lunghi anni, con un coinvolgimento emotivo e di studio non indifferente ed è il libro che meglio di altri rappresenta la sua anima di giovane donna e artista.
è solo in prestito.»
euro 33,00
9 791255 070313
Stardust Hannah
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Stardust
Il Sole si spegnerà.
Hannah Arnesen
«È possibile che la Terra un giorno si svegli ritrovandosi a essere qualcos’altro?
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Tre lunghe lettere d’amore: una alla Terra, una al lettore e l’ultima a un bambino non ancora nato. Lettere che raccontano la meraviglia del nostro pianeta, il dolore per la sua fine, l’ostinata speranza in un futuro possibile. Lucido e commovente, Stardust è un libro rivoluzionario, che varca i confini fra arte e scienza, poesia e filosofia. Un libro per la Terra e per noi. E per chi verrà dopo di noi.
A Lucas. Per aver risvegliato la mia curiosità.
© 2023 Hannah Arnesen © 2024 orecchio acerbo s.r.l. Viale Aurelio Saffi 54, 00152 Roma www.orecchioacerbo.com Titolo originale: Stjärnstoft Traduzione dallo svedese di Laura Cangemi Grafica: orecchio acerbo Stampa: DZS Grafik (Slovenia) Finito di stampare nel mese di marzo 2024
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Stardust Hannah
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traduzione di Laura Cangemi
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PROLOGO
Ieri ho compiuto gli anni. Fuori dalla mia finestra, il sole primaverile scalda i tetti delle case. Il cielo di febbraio è una cupola azzurra sulla città. Io me ne sto seduta qui dentro a scrivere, in mezzo alle briciole e ai bicchieri vuoti. «Di cosa hai più paura in assoluto?» mi ha chiesto un amico alle ore piccole. Se tengo le mani davanti a me con i palmi verso l’alto, percepisco l’aria tra le dita, i suoni nel palazzo, il cuore che batte. Ho sempre pensato che è così che si sente il tempo. È così che si sente il tempo quando scorre nel corpo, attraversa la vita. Da bambina ero una collezionista. Collezionavo ricordi. Tovagliolini, incarti di caramelle, carta da regalo, diari e fotografie. Doveva essere documentato tutto perché mi sarebbe stato portato via tutto. Se non dalla morte, dalla ben più spaventosa età adulta. Ero terrorizzata all’idea di svegliarmi, un giorno, e ritrovarmi a essere un’altra. «La Linnaea amabilis soffoca qualsiasi altra pianta» ha detto il mio nonno materno l’ultima volta che l’ho visto. Mi aspettavo qualcosa di bello. Qualcosa di elegante, nella morte. Di delicato. Funerali, profumo di cera e lacrime. Invece il corpo senza vita del nonno non era bello. Flash di cellulare su pelle morta, la fotocamera piena del suo cadavere. Volevo catturare qualcosa che non si può catturare. Lui, che era così forte e aveva tagliato rose per quasi un secolo. Dopo che è morto, ho sollevato le tendine polverose con il bordo di pizzo e ho trovato la chiave della portafinestra. La Linnaea amabilis in giardino era sfiorita. Da nuvola a cespuglio vuoto, un buco. Restava un fiore bianco. L’ho posato accanto al nonno. È morto soffocato per una broncopneumopatia cronica ostruttiva negli stessi giorni in cui la Linnaea amabilis soffocava il suo giardino. Sono venuti a prenderlo e hanno avvolto il corpo in un telo di plastica nera. Svegliarsi, un giorno, e ritrovarsi a essere qualcos’altro. Non svegliarsi, un giorno. Ieri ho compiuto gli anni. Adesso sono sola e cerco le parole. So che sono giovane, che non tornerò mai giovane come sono oggi. I suoni nel palazzo, come se qualcuno passasse un dito sul bordo di un bicchiere. Fuori c’è vento, le tende da sole vogliono volare lontano dalle finestre. L’albero in giardino ha messo le gemme. È troppo presto. Tra poco il gelo se le porterà via.
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È possibile che la Terra un giorno si svegli ritrovandosi a essere qualcos’altro? Via le barriere coralline e le foreste, via la neve e le piogge monsoniche. I mari hanno una fine, e gli iceberg. Persino i deserti, le grandi dune di sabbia del Sahara che all’orizzonte si fondono con il cielo. Il Sole si spegnerà. Tutto quello che abbiamo è solo in prestito. Rimane qualcosa nei ricordi? Nei diari, negli incarti di caramelle e nelle fotografie dell’infanzia? Ci sono ancora, dimenticati da qualche parte in una soffitta, nel cofanetto rosso di cui ho perso la chiave tanto tempo fa? Se aprissi quel cofanetto, riuscirei a catturare qualcosa? Rimane qualcosa nel corpo del mio nonno morto, disteso con la bocca aperta, un buco nero affacciato sullo spazio? Rimane qualcosa nei bicchieri vuoti e nelle briciole intorno a me che scrivo? I bordi delle rose che mi hanno regalato ieri si sono scuriti. Il sole primaverile là fuori si ferma per così poco e io so che qui al nord tra poco tramonterà. Presto sarò invecchiata di un giorno.
Non ho mai smesso di collezionare. Di annaspare per trattenere quello che sparirà. Così percorro tempo e spazio scrivendo, dipingendo. Cerco. Perché so che dentro le storie di morte ci sono storie di vita.
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LETTERA I
IL PASSATO A
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A
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TEMPERATURA MEDIA IN GRADI C
Variazione della temperatura terrestre nel tempo
MILIONI DI ANNI FA
Vorrei poter sentire i battiti del tuo cuore.
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MIGLIAIA DI ANNI FA
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Penso a te e al fatto che ho vissuto una vita intera senza curarmi di conoscerti. Voglio conoscerti.
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Vorrei che potessi parlarmi di chi sei, della tua infanzia, della tua giovinezza. Vorrei che potessi sussurrarmi i tuoi segreti.
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Leggo un libro dopo l’altro. Leggo che è cominciato tutto al buio. 13
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O è cominciato tutto in piena luce? Prima che ci fossimo noi, prima che ci fossi tu, c’era l’Universo. Gli scienziati pensano che l’Universo abbia poco meno di 14 miliardi di anni. Non mi dice granché. Ma quando descrivono l’evoluzione cosmica come un prodigio che non possiamo immaginarci, ecco che comincia. Perché io voglio, voglio cercare di immaginarlo.
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Una stella deve per forza essere stata la prima.
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Live hard, die young. Pensano che le stelle di prima generazione fossero grandi come migliaia di soli.
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Vivevano più intensamente bruciavano più forte morivano giovani.
Una volta che ho cominciato, non riesco a smettere. Resto sveglia la notte googlo first generation of stars. 21
Non mi è mai importato della gravitazione, non ci ho mai pensato. Una delle forze fondamentali dell’Universo.
Invece ora capisco. La gravitazione è come amore. L’attrazione tra masse avvicina corpi celesti, crea abbracci cosmici. 22
Mi chiedo: se le galassie avessero parole, cosa si direbbero subito prima dell’esplosione? SEGUE…
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