"Strisce e macchie" - anteprima

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Dahlov Ipcar

¤ 14,90

Strisce e macchie

Strisce e macchie Dahlov Ipcar


Strisce


e

macchie

Dahlov Ipcar

Traduzione di Damiano Abeni


© 2016 orecchio acerbo s.r.l. viale Aurelio Saffi, 54 · 00152 Roma

www.orecchioacerbo.com Finito di stampare nel mese di febbraio 2016 Stampato in Cina tramite Asia Pacific Offset nel rispetto delle norme internazionali sul lavoro Titolo originale: “Stripes and Spots” Traduzione: Damiano Abeni © 1953, 1961, 2012 Dahlov Ipcar © 2012 Islandport Press Stripes and Spots è stato pubblicato per la prima volta nel 1961 da Doubleday & Company. Quest’edizione è stata pubblicata nel 2012 da © Islandport Press in collaborazione con Dahlov Ipcar Italian translation rights arranged with Islandport Press c/o Transatlantic Literary Agency Inc. through Berla and Griffini Rights Agency


Per mia madre, Marguerite Zorach



C’era una volta una tigre, che era un tigrotto

tutto strisce. Era coperto di strisce su strisce, strisce stupende d’oro e di nero, da sopra la testa alla punta della coda. Era un tigrotto piccolo piccolo che abitava in una tana nella giungla con mamma, papà, fratello e sorella. Ed erano tutti coperti di strisce su strisce che più strisce di così non si può.


Un bel giorno di gran caldo il tigrotto si svegliò dal sonnellino pomeridiano, stiracchiò gli artigli, stiracchiò le zanne, insomma si stiracchiò tutto. Poi disse tra sé e sé: “Ho una fame tremenda. Adesso vado nella giungla e mi catturo qualcosa da mangiare”. Così, mentre il resto della famiglia dormiva ancora, uscì tutto solo nell’immensa giungla verde. A passi felpati si incamminò sotto le fronde fitte degli alberi. Faceva proprio caldo nella giungla, ed era buio sotto le piante verdi, umide, intricate. Il tigrotto continuò ad avanzare impettito, sventolando di qui e di là la coda tutta strisce, in cerca di qualcosa da mangiare.



In un’altra tana, in un altro angolo della giungla, abitava un leopardino tutto macchie. Era solo un leopardino piccolo piccolo, ma era coperto di macchie e macchioline da cima a fondo, macchie stupende, nere e rotonde. Abitava con la sua mamma, il suo papà, suo fratello e sua sorella, ed erano tutti coperti di macchie su macchie che più macchie e macchioline di così non si può.



Il leopardino si svegliò anche lui, quel pomeriggio di gran caldo, si stiracchiò, sbadigliò, e disse tra sé e sé: “Ho fame. Ho proprio una gran fame. Quanto mi piacerebbe avere qualcosa di buono da mangiare!” Così, mentre tutta la famiglia continuava a dormire, se ne uscì tutto solo nell’immensa giungla selvaggia.


La giungla era calda, umida, verde e intricata. Aggirandosi furtivo in cerca di preda, leggero sulle zampe felpate, si godeva i profumi meravigliosi della giungla profumata. Aveva fame, aveva proprio una gran fame, e gli sarebbe davvero piaciuto catturare qualcosa da mangiare.


E là nella giungla il tigrotto tutto strisce incontrò il leopardino tutto macchie. Prima si annusarono, naso contro naso, e poi si strofinarono i baffi l’uno con l’altro per dirsi ciao. Poi il tigrotto domandò: “Che ci fai tu qui?” E il leopardino rispose: “Vado a caccia. Vado a caccia di qualcosa da mangiare perché ho fame”.


“Ma è proprio quello che sto facendo anch’io!” esclamò il tigrotto. “Andiamo a caccia insieme?” “Certo” rispose il leopardino. “Se troviamo qualcosa con le strisce lo catturi tu, e se troviamo qualcosa con le macchie lo catturo io.” Di nuovo si strofinarono i baffi l’uno con l’altro, per sigillare la loro alleanza. Si inoltrarono insieme nella giungla verde e intricata, muovendosi furtivi in cerca di preda tra gli sprazzi di luce e di ombra sotto gli alberi.


Il tigrotto trovò degli insetti a strisce che si arrampicavano sull’erba. Ne mangiò uno, ma non aveva un buon sapore.

Il leopardino trovò degli insetti con le macchie che camminavano pian pianino. Ne mangiò tre, ma non avevano affatto un buon sapore.


Il tigrotto vide uno scoiattolo striato seduto sopra a un ceppo. Cercò di catturarlo, ma quello si infilò in un buco. Aspettarono e aspettarono, ma il piccolo scoiattolo non si fece più vedere.

Il leopardino trovò una tartaruga tonda, con il guscio maculato, che camminava pian pianino. Le balzò addosso, ma la tartaruga ritrasse la testa e le zampe dentro al guscio. Aspettarono e aspettarono, ma la tartaruga non si fece più vedere.


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