METAMORFOSI DI UN SINDACALISTA DI SINISTRA Vi ho già parlato qualche mese fa dell’attuale direttore generale del Personale della società Fer Srl, di proprietà della Regione E.R. e, soprattutto, mi domandavo come e perché mai Fer avesse optato per questa ulteriore nomina di un nuovo dirigente esterno all’azienda; scegliendo proprio il dott. F. Garavina, cioè la sua ex controparte sindacale, essendo stato il medesimo neodirigente, per ben nove anni consecutivi alla guida della segreteria generale della Filt-Cgil di Parma. Avevo ipotizzato due scenari possibili, i quali avrebbero potuto avere (e certamente hanno) influenzato tale scelta aziendale, ma anche “politica”. Rammentando ancora una volta - anche per coloro che non risiedono nella mia Regione - che la società Fer Srl è controllata e finanziata per circa il 90% dalla Regione e per la restante parte del capitale, da alcune fra le maggiori Amministrazioni provinciali dell’Emilia Romagna. Questa Regione vede ancora oggi insediati al Governo locale un Presidente membro del Pd, al suo terzo mandato consecutivo ed un Assessore regionale ai Trasporti sempre del Pd, anch’egli al terzo mandato consecutivo. I quali hanno consentito per anni a personaggi legati politicamente ai partiti di centro-sinistra, in primis il Pd, a che diversi “silurati” politici e amministratori “trombati”, finissero per ricollocarsi come impiegati, Quadri o Dirigenti proprio nell’azienda dei trasporti controllata e gestita dalla Regione. Comunque, dovendosi nuovamente trattare ed approfondire del perché e della conseguente apparente metamorfosi comportamentale che ci avrebbe dato ora un uomo “diverso” da ieri, sgombero subito il campo da ogni personalismo, e mi voglio qui attenere semplicemente ad una analisi oggettiva di comportamenti sindacali ed azioni aziendali, che sono partite quasi in sordina anni addietro, sino a modificare l’assetto e il corretto svolgimento delle relazioni sindacali ed industriali, sia all’interno della Fer, che della Cgil e delle altre OO.SS. nel loro complesso; spiegando in modo “tecnico” e “socioeconomico” cosa ha determinato l’attuazione di certe prassi aziendali ed il vero interesse che vi sarebbe alle spalle. Nella pratica comune in economie di così detto “libero mercato”, l’interesse principale di un imprenditore e datore di lavoro o di un capitano d’industria, è senz’altro quello di ottimizzare ed aumentare il capitale investito ed anche di ottenere la massima produttività dai propri dipendenti, contenendone il numero di unità impiegate ed il relativo costo salariale, a pari condizioni di produzione di beni o servizi. Bene, più o meno questo lo sappiamo e lo tolleriamo; purché non ci si ritrovi a che fare con dei negrieri. Ma cosa succede se adottiamo lo stesso schema di filosofia economico/aziendale applicandola alle imprese private o privatizzate che operano nel campo dei Servizi pubblici locali “liberalizzati” ed aperti al “libero mercato”? La stessa cosa. Il Padrone di Fer è la Regione, che però è un’entità amministrativa astratta che gestisce la cosa pubblica mediante la riscossione e la gestione di imposte e contributi presi ai cittadini. Non ha capitali propri, né può ottenerne assumendosi il cosi detto “rischio d’impresa”, ricorrendo ad altri investitori o alle banche, senza mettere sul piatto più che congrue garanzie fondiarie o mobiliari. Quindi che voglio dire con ciò? Voglio dire che la Regione - reale proprietaria (padrone) e addetta al controllo della sua azienda “privatizzata” - può disinvoltamente praticare le più convenienti politiche di gestione e amministrazione del personale e del patrimonio immobiliare, in un contesto legislativo diverso dal pubblico impiego, e con la possibilità di ricorrere alle più disparate e spregiudicate politiche del Lavoro privato, mediante il più totale e discrezionale ricorso alle forme contrattuali flessibili messale a disposizione dalla attuale legislazione in materia. Legislazione che - come tutti i dipendenti precari e non hanno imparato sulla loro pelle - non è più così tanto incisiva e realmente garante di tutti i Diritti inalienabili di cui dovrebbero godere i lavoratori. Però contestualmente, questo padrone all’apparenza astratto, in realtà è vero, più vero che mai. Poiché i reali padroni (dato che nelle realtà giuridiche è difficile che vi sia un unico responsabile cui potersi appellare) sono i politici e i dirigenti a nomina politica che pro tempore governano e gestiscono gli Enti locali e le loro aziende compartecipate.
Alla fine - peggio che in una piccola officina di provincia - gli ex dipendenti pubblici operanti nelle ex aziende pubbliche, non hanno più a che fare col “Siur Brambilla” della situazione, che può essere avvicinato ed affrontato come un comune mortale; ma si debbono rapportare con una serie infinita di Capi, gran Capi e capetti d’ogni sorta; ognuno avvinghiato al proprio piccolo pezzo di potere personale o contrattuale che eserciterà a “sua” completa discrezione. Però - penserete voi - ci sono i Sindacati per fortuna…. Fortuna un corno! In queste aziende permeate, gestite e finanziate dalla politica e che dipendono e vivono a loro volta di politica e non già del “libero mercato” o “del rischio d’impresa” del singolo imprenditore, anch’essi divengono una piccola élites di notabili ed oligarchi chiusa ed assolutamente autoreferenziale. La quale élites a sua volta, gestirà secondo coscienza e convenienza del singolo dirigente, il destino dei o del singolo lavoratore, ma nell’esclusivo interesse strategico della propria segreteria sindacale provinciale o regionale di appartenenza, in assoluta discrezionalità e nella più totale assenza di un adeguato garante che possa intervenire laddove, il singolo sindacalista o la locale segreteria, non stiano svolgendo appieno il proprio compito istituzionale a tutela dei diritti del o dei lavoratori. Non dimentichiamo inoltre, che ogni sigla sindacale presente in Italia ha comunque un partito o un gruppo politico nazionale e regionale cui fare riferimento; anche se ufficialmente tutti i sindacati si dichiarano da statuto “apolitici”. Stringendo quindi ancora la nostra osservazione, ci troviamo nella seguente situazione in Emilia Romagna: il Padrone di Fer è la Regione, la quale a sua volta è retta da un Governo di centrosinistra con prevalenza del Pd; l’Assessore regionale ai Trasporti è un esponente del Pd designato per la terza volta consecutiva dal Presidente dell’assemblea legislativa regionale, sig. Vasco Errani (Pd) al suo terzo mandato consecutivo! Peraltro, dovrebbe proprio essere l’Assessore regionale ai Trasporti a sovrintendere al rispetto delle leggi e delle regole che egli stesso, assieme al resto dell’Assemblea legislativa, contribuisce a promulgare; altro che continuare ad affermare, come spesso ha fatto in passato, che lui fa le leggi ma non è tenuto a farle osservare, poiché egli non sarebbe né un organo ispettivo, né un organo giudiziario! Dimentica l’Assessore che in Italia è fatto obbligo a chiunque di osservare e far osservare le leggi e le Ordinanze che lo Stato o gli Enti locali promulgano; e lui addirittura contribuisce a farle ed il suo assessorato è preposto alla gestione ed all’organizzazione della Mobilità e del Trasporto collettivo e manco vorrebbe assumersi le proprie responsabilità politico/amministrative?! In fine arriviamo ai sindacati presenti nell’ azienda Fer. Quello che dal 2001 ha la maggioranza relativa è proprio guarda caso la Filt-Cgil, la quale Cgil - come si è sempre saputo - fa riferimento ad un certo partito politico, anche se alcune sue costole (vedi Fiom) guardano ai partiti della sinistra, così detta radicale (ma dove sono?). Volendo quindi seguire il mio ragionamento (che, comunque, è solamente ipotetico e ragionevolmente credibile, ma del quale onde poter affermare essere una verità assoluta, occorrerà attendere gli esiti delle indagini scaturite a seguito degli esposti presentati all’Autorità Giudiziaria per poter sapere con assoluta certezza come tutto ciò sia imputabile a chi o a quali Enti), scendiamo ulteriormente nel dettaglio dello schema da me ipotizzato e sopra descritto senza far nomi e cognomi, poiché in questa fase analizziamo solamente uno “schema” di interessi e di clientele, che si sarebbe de facto costituito attorno all’azienda dei trasporti della Regione E.R., il quale potrebbe benissimo essere in astratto ripetibile anche in altre realtà a prescindere dai colori politici e dalle sigle sindacali predominanti. Abbiamo quindi che: 1) l’Assessore regionale ai Trasporti sia un parmigiano appartenente al partito di maggioranza relativa della coalizione che regge attualmente il Governo della nostra Regione. 2) Il neo direttore del Personale e relazioni Industriali della società Fer Srl sia anch’esso un parmigiano (una assoluta casualità s’intende); ma soprattutto è sempre stato un fervente e dichiarato sostenitore
di uno di quei partiti politici che governano la Regione e, sempre del tutto accidentalmente, è pure stato per nove anni consecutivi alla guida della segreteria generale provinciale di Parma della FiltCgil. Adesso, in merito al signore di cui al punto 2 abbiamo ancora che, durante il suo mandato come dirigente sindacale, all’interno della Fer Srl, a far data dal 2001 sono iniziati diversi importanti cambiamenti; vediamo quali. L’introduzione ed il ricorso sistematico ad ogni forma di contratto atipico e precario, nonché la tollerata e non denunziata pratica di consentire all’ azienda di reiterarli nel tempo agli stessi lavoratori, i quali vengono così assoggettati ad un precariato “istituzionalizzato” e di lungo corso. L’introduzione ed il ricorso alla pratica della così detta “multifunzione” o “polivalenza” del personale, mediante obblighi contrattuali realizzati attraverso specifici accordi sindacali provinciali e regionali, recepiti e definiti nella contrattazione aziendale o di II livello; e dove il personale neo assunto ( sempre con contratti a termine) è obbligato a conseguire un predeterminato e non indifferente numero di abilitazioni e patenti, attraverso le quali detto personale potrà svolgere quasi tutte le funzioni operative, sia del Personale di terra, che di quello Viaggiante. Rigorosa precarizzazione e mancata stabilizzazione di buona parte del personale addetto al servizio auto sostitutivo del treno sulla linea Fer “Parma - Suzzara”, già laboratorio sperimentale dello smantellamento dei diritti sindacali e contrattuali dei lavoratori colà impegnati, successivamente esportato con successo ed entusiasmo ( non dei lavoratori naturalmente) presso tutte le altre sedi aziendali sparse sul territorio della Regione. In questo modo, se da un lato è indubbiamente cresciuta significativamente l’occupazione (sotto costo) in Fer - soprattutto attorno al nodo di Parma - è però un fatto inconfutabile che le tante assunzioni siano avvenute seguendo schemi “clientelari”, gestiti direttamente fra Dirigenti aziendali e Dirigenti appartenenti alle OO.SS. confederali presenti nell’azienda (Cgil in primis), il tutto in mancanza di una trasparente e regolare pratica di selezione pubblica e concorsuale. L’utilizzo ed il ricorso sistematico alla pratica dei contratti a termine reiterati nel tempo è stato e viene tutt’ora utilizzato quale efficiente mezzo di persuasione a non trascurare gli studi e i corsi formativi ed abilitativi, permettendo inoltre all’azienda di abbattere e contenere i costi di gestione di detto personale, il quale, ad ogni nuova riassunzione perde la propria anzianità di servizio e gli scatti maturati. Il tutto mica a beneficio della qualità dei servizi erogati, o dei costi per la collettività che finanzia la Fer tramite l’imposizione fiscale locale…. no, no. Ma a beneficio dei Quadri e Dirigenti aziendali, cresciuti sproporzionatamente in rapporto alle dimensioni ed al numero complessivo dei dipendenti. Per non trascurare il particolare che i Dirigenti hanno potuto e possono attribuirsi cospicui premi di risultato annuali, oltre ai generosi trattamenti economici mensili e benefit che il C.d.A ha permesso, mediante l’introduzione del contratto integrativo Fer, appositamente studiato e redatto per essi signori. Un contratto, che fra le altre cose prevede la monetizzazione in €300,00 erogati per 14 mensilità, a quei dirigenti cui spetti l’auto aziendale, quando la stessa non sia assegnabile al diretto interessato. Fantastico! Abbiamo delle auto aziendali che possono superare le barriere del tempo e dello spazio…. marciano e consumano per 14 mesi su dodici! Naturalmente ricordiamo il piccolo particolare per cui i membri del C.d.A. della Fer sono espressi e designati dal potere politico regionale, alla faccia delle privatizzazioni! Detto tutto quanto sopra quindi, non dovrebbe essere certamente un caso se Fer srl abbia potuto permettersi tutti questi comportamenti “disinvolti” se non avesse potuto contare sul tacito assenso delle varie OO.SS. ivi presenti ed operanti.
Tornando brevemente ad illustrare come si arrivi ai cospicui premi di risultato dei Dirigenti Fer, abbiamo il seguente scenario, questa volta poco ipotetico e molto reale e documentabile. Negli ultimi anni Fer ha acquisito molti servizi Merci e Passeggeri da Trenitalia SpA. Ma purtroppo, vuoi per la vetustà della gran parte del materiale rotabile di cui Fer dispone, vuoi per il fatto che addirittura, molti servizi furono ceduti a Fer più che volentieri, perché ritenuti non remunerativi dalla stessa Trenitalia cedente, i premi di risultato sono stati incassati dai Dirigenti Fer per l’ottimo lavoro svolto; però i costi e le passività di detti servizi, sono finiti a bilancio della Fer; giacché è cronaca recente lo scandalo per il quale a seguito dei disservizi continui e dei ritardi maturati dai convogli espletati da Fer in conto Trenitalia, quel poco di fatturato che era entrato è destinato a ritornare nelle casse della stessa Trenitalia, quale pagamento delle numerose penali comminate. Penali che ammontano a cifre spaventose; oltre un Milione di euro! Queste invece chi le paga? I Dirigenti Fer forse? Ma dai! Che colpa ne hanno se i loro esperti e pluri abilitati ferrovieri son dei buoni a nulla e pasticcioni?! Allora pagherà “pantalone” come sempre. Solo che di questi tempi il signor pantalone non è mica più tanto in brillante forma economica. Nel frattempo, ai cittadini sono stati tagliati molti treni e corse automobilistiche, per via dei sacrifici imposti dai “tagli dei conferimenti” statali; in cambio naturalmente dell’aumento del costo dei biglietti e degli abbonamenti e di diverse minacce di riduzioni dell’occupazione in detto settore. Riduzioni che andranno in ogni caso a colpire essenzialmente i poveri cristi dei “privati”, cioè i dipendenti sotto costo e sotto contratti non conformi a quanto previsto per legge, operanti nei servizi appaltati dalle aziende Pubbliche a cooperative e società di Padroncini. Ora, dopo questa esposizione fiume, per non perdere di vista il soggetto citato nel titolo, possiamo quindi comprendere come sia stato possibile che il dott. Garavina - attuale neo direttore del Personale - sia stato “cooptato” dalla Cgil alla Dirigenza di Fer srl, tramite sponsor politico. Ci troviamo di fronte ad un individuo che ha sistematicamente e “scientemente” voluto e permesso per quasi un decennio alla società che lo ha assunto, di perpetrare ogni sorta di politica industriale selvaggia, tesa all’abbattimento dei costi del lavoro dei propri dipendenti e della loro massima produttività ed ossequiosa obbedienza; introducendo persino l’obbligo di straordinari obbligatori forfetizzati ed inseriti a preventivo nei turni di servizio! La sua assoluta fedeltà a questa linea politico aziendale ne ha ragionevolmente permesso l’ingresso quale figliol prodigo in Fer, essendo l’esecutore materiale freddo e spietato di ogni sorta di malefatta contrattuale e normativa in danno dei lavoratori tutti. E non vorremo mica tacere poi degli addetti (oltre un centinaio) dei reparti I.E.S. (Impianti Elettrici e Segnalamento) e M.L. (Manutenzione Linee), obbligati da anni ad anticipare e posticipare di 20 minuti la propria prestazione di lavoro nel caso delle trasferte lungo i cantieri e le postazioni di intervento in linea, lavorando così 40 minuti in più al giorno senza che gli stessi siano riconosciuti in busta, assicurati e retribuiti come obbligatoriamente sarebbe previsto per legge. Dove stava il dott. Garavina e gli altri responsabili delle OO.SS. mentre tutto ciò è stato persino oggetto di ben due interrogazioni a risposta scritta presentate nel 2008 e nel 2010 rispettivamente dagli on.li Dragotto di “Forza Italia” di Ferrara e Lombardi del Pdl di Rimini? Addirittura per diversi di questi lavoratori è stata imbastita una causa collettiva patrocinata da un sindacato, il cui legale però, sembra piuttosto poco combattivo nei confronti dell’azienda. Allora, come possiamo credere all’ipotesi che forse il dott. Garavina sia stato vittima di una improvvisa e involontaria metamorfosi Kafkiana, che lo avrebbe inaspettatamente reso diverso da quel gran paladino dei diritti dei lavoratori che sarebbe stato sino a ieri? Un vero amante della legalità, talmente attaccato alla legalità che dopo appena una settimana dall’essersi letto il mio primo articolo espressamente dedicato alla sua meravigliosa e meritata promozione a Dirigente Fer, mi ha subito scritto nella sua nuova veste di direttore generale del Personale, intimandomi di restituire immediatamente il vecchio telefono aziendale con annessa Sim (per la quale ho apposito contratto con addebito e fatturazione a mio carico ed al mio domicilio), vestiario annessi e connessi; altrimenti decorsi
inutilmente sette giorni dal ricevimento dell’amorevole missiva sarebbe stato costretto a….. sporgere denunzia nei miei confronti - come è effettivamente accaduto - per il reato di “appropriazione indebita”. Nonché querelato per diffamazione a mezzo web! Peccato che mi tocca pure di ricordare che egli sia laureato in Giurisprudenza. Così da dover sapere che ciò che il sottoscritto ha subito assieme a tutti gli altri dipendenti, sarebbe molto più grave e disdicevole di ciò per cui egli mi ha reso oggi da incensurato ad indagato. Comunque non ci sono problemi. L’art.21 della Costituzione italiana, garantisce ancora a tutti il diritto e la libertà di esprimere le proprie idee e le proprie opinioni attraverso tutti gli strumenti pacifici a nostra disposizione; purché non si arrechi danno, ingiuria o calunnia o si affermino notizie false e tendenziose tese al discredito o alla diffamazione di un soggetto o una pluralità di soggetti, mediante un linguaggio non appropriato ed offensivo. Io da solo non posso e non voglio auto giudicare ed assolvere i miei scritti, le cui idee ed affermazioni rivendico con orgoglio. Saranno solamente i fatti che ne seguiranno e l’eventuale chiusura ed archiviazione delle indagini a mio carico attualmente in corso a stabilire chi sia in mala fede e chi no. Chi ha commesso dei reati e chi no. Dopo di che agirò e mi regolerò di conseguenza; pagando pegno se dovuto, oppure esigendolo e sino in fondo, se nel caso io non abbia farneticato invano. La buona giornata a tutti. Germano Gianvenuti