Narni in Italiano

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CittĂ di Narni

ne.narni.tr.it



N

arni è una città a “più strati”: romano, medievale e rinascimentale. Una città viva che è “passata” nella storia importante. I primi a credere in quello sperone di roccia sono stati gli Umbri: la chiamarono Nequinum. Arrivò poi il momento dei Romani, che la conquistarono prima, e la fecero diventare un loro baluardo, poi. E le cambiarono anche il nome: Narnia, dal fiume Nar che scorre nella sua valle. Il periodo di massimo splendore della città fu alla fine dell’Alto Medioevo quando, sfruttando la lontananza del Papa che si era rifugiato ad Avignone, conquistò potere su un vastissimo territorio che arrivava sino alla periferia dell’odierna Rieti. Grande potere e grande ricchezza. Ecco allora i palazzi nobiliari, quelli pubblici, le chiese. La decadenza si lega, contrariamente a quello che si può pensare, alla costruzione della Rocca, che non venne decisa dai narnesi ma dal Papa che voleva tornare a Roma e desiderava una serie di fortezze utili per la propria incolumità. Egidio Albornoz, cardinale, spagnolo, architetto costruirà un solenne manufatto che ancora oggi non è appieno entrato nell’immaginario dei Narnesi. L’energia a poco prezzo che si poteva trarre dal Nera fu la spinta per l’ultima trasformazione della città: fabbriche, opifici, uffici in grande quantità, hanno cambiato il volto di Narni. I segni dell’industrializzazione sono oggi importanti come quelli del suo grande passato.



pillole di storia VII – III sec. Nequinum, il primo nome della città, fondata dagli Equi, uno degli antichi popoli dell’Italia pre-romana

299 I Romani, sotto la guida del Console Apuleio, conquistano la città e la ribattez-

zano “NARNIA”, dal nome del fiume Nera (“Nar”). In epoca consolare, la città costituisce una delle 30 colonie romane che coronano la capitale repubblicana.

220 Il censore Gaio Flaminio costruisce la Via Flaminia, una fondamentale direttrice Anno 0

di collegamento fra Roma e l’Italia nord-orientale, di cui Narnia diventa uno snodo fondamentale tra la piana del Tevere e la conca terzana.

30 Nasce a Narnia Cocceio Nerva, l’ultimo degli imperatori romani di origine

italica che, pur governando per un periodo brevissimo ( 96 - 98 d.c.) lascia in eredità a Traiano ed ai suoi successori una politica di pace e concordia.

III – VIII sec. Narnia, fondamentale caposaldo a difesa di Roma dalle invasioni barbariche resiste ai ,,, di Alarico ma cade sotto l’attacco dei Goti di Teodorico e, alcuni decenno dopo, dei Longobardi.

XI – XIII sec. Conquistata l’indipendenza, Narnia comincia la sua espansione nel territorio

circostante, dalla Valle del Tevere sino a Sangemini. La città si riempie di chiese di stile romanico e monumenti privati costruiti dalla borghesia mercantile e dall’aristocrazia terriera.

XIV sec. Durante l’esilio del papato ad Avignone, la regione è dominata dal Ducato di

Perugia: Narnia, pur conservando la sua autonomia, perde importanza ed attraversa decenni di crisi, anche a causa della grande epidemia di peste del 1348.

1366

Il Cardinale Albornoz – incaricato da Urbano VI di restaurare il potere pontificio sulle marche dell’Italia centrale - edifica la Rocca di Narni, dal quale è possibile controllare tutta la conca terzana e le gole del Nera che guardano verso Roma. Narni perde il suo status di città autonoma.

1370

Nasce Erasmo da Narni, detto il “Gattamelata”, celebre condottiero che fu al soldo della Repubblica di Venezia contro i Visconti e di Papa Eugenio IV.

1371

Lo Statuto cittadino codifica i ludi in onore del Beato Giovenale , sulla cui tradizione si innesta l’odierna “Festa dell’Anello”.

1527 I Lanzichenecchi invadono la città, la saccheggiano e fanno strage dei suoi abitanti.

XVI – XVIII In epoca rinascimentale e barocca sorgono a Narni, nel corso di secoli di sec. florida economia e pacifica convivenza, numerosi capolavori architettonici e monumentali.

XIX e XX Grazie alla utilizzazione idroelettrica delle acque del Nera, a partire dal 1890 sec. lungo le sponde del fiume si installano importanti impianti industriali (concerie, caucciù, chimica, etc.,) che caratterizzano fortemente la moderna storia sociale ed economica della città.


Le grandi infrastrutture Della Narnia romana resta oggi visibile poco più che l’impianto urbano, tante e tali sono state le successive trasformazioni: il castrum occupava tutta la sommità della collina, organizzato attorno al decumano, costituito dall’asse Via Garibaldi – Piazza dei Priori – Via Mazzini. Ma più che opere urbane, la civilizzazione romana ha lasciato – come in tutti i territori colonizzati - importanti infrastrutture: prima fra tutte la Via Flaminia, che fece di Narnia un polo militare e commerciale di valenza strategica della Roma repubblicana. La costruzione della Flaminia sulla Valle del Nera rappresentò un’importante impresa ingegneristica, le cui traccie sono ancora ben visibili; nel tratto prima di Narnia, là dove la strada si trovava di fronte una rupe fortemente scoscesa, fu creato un taglio di oltre 600 metri per creare una sia pur stretta piattaforma di appoggio alla nuova strada: sulla superficie delle pareti rocciose sono tuttora visibili diversi rilievi propiziatori, tra i quali una nave rostrata, un delfino, simboli fallici ed un’ascia lunata. Arrivati nei pressi del colle, l’antica Flaminia

attraversava la città con andamento rettilineo lungo l’attuale Via XX Settembre raggiungendo la sella dell’attuale Piazza Garibaldi. Da lì, tagliando le mura poligonali di età pre-romana attraverso la Porta Superior, la strada proseguiva percorrendo il decumano massimo sino all’estremo sperone calcareo affacciato sul Nera per poi scendere verso il fiume. Ma il primo tracciato restava di ardua percorribilità a causa delle altezza e della ristrettezza della gola del Nera. Occorre attendere la prima età imperiale per vedere risolto il problema:, nel 27 a.c. viene costruito il famoso “Ponte di Augusto”, una delle maggiori opere d’arte dell’Italia centrale: una struttura a 3 arcate - di cui resta intatta solo la prima in destra fiume- lungo 160 metri ed alto sul fiume oltre 45 metri. L’impatto paesaggistico del rudere è di straordinario fascino, e la sua visita è stata una delle tappe obbligate del “Grand Tour” sette-ottocentesco, che lo immortalò in numerosi capolavori pittorici, fra i quali le diverse tele di Corot, ……


narni romana Seconda opera ingegneristica per importanza ed imponenza è l’acquedotto della Formina, lungo ben 16 km., anch’esso con straordinarie opere d’arte, come il cosiddetto Ponte Cardona (casualmente coincidente con il centro geografico della penisola) ed il traforo della collina di San Ippolito.

il ponte di Augusto

Infine, va ricordato il Ponte Calamone, a due fornici in opus quadratum, anch’esso costruito per l’attraversamento,dell’omonimo Fosso da parte della Via Flaminia, a circa 2,5 km. dopo il Ponte di Augusto.

Per ulteriori notizie: www.archeopg.arti.beniculturali.it www.viaflaminia.org


a terradinarnia Il nome latino della città – da “Nar”, il fiume Nera – ha evocato “The Chronicles of Narnia”, una saga composta da 7 racconti scritti fra il 1950 ed il 1955 dallo scrittore inglese Clive Staples Lewis. I racconti fantastici di Narnia, diffusissimi in tutto il mondo ed editi in più di 100 lingue, sono oggi rilanciati dalla serie di films distribuiti dalla Walt Disney, il cui I episodio – Il Leone, la strega e l’Armadio – è uscito con successo in tutti gli schermi cinematografici del mondo durante il Natale 2005.

gruppo di 4 ragazzi guidati da un’intrepida bambina, Lucy Pevensie. Le suggestioni contenute nei libri di Lewis che rimandano a Narni ed alle sue vestigia storiche sono innumerevoli: il Leone, il Ponte di Pietra, la Rocca Albornoziana, le atmosfere magiche della Narni sotterranea, il nome stesso della protagonista, il cui carattere ottimista e generoso sembra ispirato ad un personaggio molto noto e caro ai narnesi: la Beata Lucia, sepolta in una splendida cappella della Cattedrale.

La saga racconta di un mondo immaginario popolato da figure fantastiche: il leone Aslan ed altre bestie parlanti, la Strega Bianca, ….., simboli dell’eterna lotta fra il Bene ed il Male. Ci guidano in questo mondo fantastico, nel quale si penetra attraverso un Armadio, un

Molti di coloro che avranno nelle mani questa Guida vorranno ritrovare nelle loro scoperte della città le suggestioni di Narnia: per questo abbiamo contrassegnato le fotografie ed i luoghi collegati alla saga con il marchio “terradinarnia”.


narni romana


Il centro della Narni mediovale è la Piazza dei Priori (la “platea maior” di Narnia). Fino al XIX secolo, il luogo aveva molto più di adesso l’aspetto di una grande piazza: il tratto sud dell’asse centrale della città (oggi Via Garibaldi) era infatti stretto quanto il tratto settentrionale (oggi Via Mazzini). Sulla piazza si affacciano i principali edifici della città storica: il Palazzo del Podestà (oggi Comunale), il Palazzo dei Priori e l’omonima Loggia, la Fontana trecentesca.

LA PIAZZA DEI PRIORI


narni medievale


Montoro


narni medievale Tra l’XI ed XIII secolo, Narni si espande oltre i confini dell’antica cinta romana, sulle alture prospicienti la Piazza del Lago (oggi Piazza Garibaldi). Lungo la Via del Monte si crea un tessuto edilizio minore, che prende il nome di “fra Porta”, con scorci panoramici verso le due vallate, e che si inerpica sino a quasi raggiungere la sommità del colle, dove verso la fine del 1300 sorgerà la Rocca Albornoziana. In questa parte della città l’episodio monumentale più notevole è la Chiesa di Santa Margherita, di cui oggi vediamo l’aspetto seicentesco.


la cattedrale Gli interventi rinascimentali nella Cattedrale A cavallo fra il XV ed XVI secolo, numerosi interventi di ristrutturazione ed arricchimento furono realizzati all’interno ed all’esterno della Cattedrale romanica ad opera dei “Maestri Lombardi”: all’esterno, l’ingresso principale da Piazza Cavour fu dotato di un Loggiato con archi a tutto tondo; all’interno, la cappella con il Fonte battesimale e la cappella del SS. Sacramento con un grande arco trionfale di chiara ispirazione peruzziana; gli “Amboni” addossati ai pilastri dell’arco che divide la navata centrale dall’estremità absidale.


narni rinascimentale Di stile barocco è invece il trionfo che circonda l’Altare (la cd. “Confessione”), che ripropone un tema ricorrente nelle principali basiliche romane: l’opera, datata tra il 1669 ed il 1714, in marmi policromi ed intarsi è attribuita all’architetto Paglia, un religioso domenicano.


La Porta della Fiera Chiamata anche “Porta Nova”, apriva l’accesso alla città attraverso le fortificazioni sistiane che la difendevano dal versante ternano. Da alcuni attribuita all’architetto Giacomo Barozzi (detto il.Vignola), presenta le stesse caratteristiche costruttive in bugnato ciclopico della Porta Farnese di Viterbo.

La Porta della Fiera Chiamata anche “Porta Nova”, apriva l’accesso alla città attraverso le fortificazioni sistiane che la difendevano dal versante ternano. Da alcuni attribuita all’architetto Giacomo Barozzi (detto il.Vignola), presenta le stesse caratteristiche costruttive in bugnato ciclopico della Porta Farnese di Viterbo.


narni rinascimentale Loggiato di Palazzo Scotti Uno degli palazzi nobiliari di più classica impronta cinquecentesca, è dotato di un sontuoso loggiato tripartito che denota l’intervento di uno degli architetti della Roma rinascimentale: le ipotesi di attribuzione si dividono fra il Vignola (a cui è attribuita anche la Porta Nova) ed Antonio da Sangallo. All’interno affreschi degli Zuccari del 1581.

Palazzo Eroli Uno degli palazzi nobiliari di più classica impronta cinquecentesca, è dotato di un sontuoso loggiato tripartito che denota l’intervento di uno degli architetti della Roma rinascimentale: le ipotesi di attribuzione si dividono fra il Vignola (a cui è attribuita anche la Porta Nova) ed Antonio da Sangallo. All’interno affreschi degli Zuccari del 1581.


Erasmo da Narni detto

il gattamelata Soprannome derivante dall’agilità del condottiero, paragonabile a quella di un gatto, e dalla sua dolcezza, simile a quella del miele. Il famosissimo capitano di ventura ebbe i suoi natali proprio a Narni. La data di nascita è incerta ma risale alla seconda metà del 1300. Erasmo da Narni aveva una straordinaria forza fisica ed una spiccata personalità; era il più grande dei figli e proprio in virtù di questo motivo fu costretto ad aiutare il padre nel duro lavoro di fornaio. I fatti d’arme però, soprattutto quelli che riguardavano Braccio Fortebraccio da Montone, riempivano il suo cuore al punto da convincere i genitori a fargli seguire la sua vocazione. Il giovane era dotato di naturale cautela ed astuzia volte a risparmiare il maggior numero di vite umane. Era il 1934-1935 quando entrò nelle file di Ceccolo di Broglio signore di Assisi ma la sua aspirazione era quella di militare sotto le insegne di Braccio da Montone. Vi entra all’inizio della campagna d’Abruzzo ma alla sua morte il Gattamelata passerà agli ordini di Papa Martino V. Privo di ambizioni, amante della famiglia e delle armi, rispettoso della religione, egli è il condottiero ideale per il Pontefice.

“Narnia me genuit


narni rinascimentale

Il Papa, che vuole intraprendere l’opera di restaurazione dello Stato della Chiesa, destina Gattamelata ad un’impresa, la più dolorosa: strappare alla vedova di Braccio Fortebraccio il castello di Montone diventato nel frattempo un covo di ribelli. Pur con palese disappunto (lui che era stato il fido di Fortebraccio) una volta passato al servizio del Papa egli agiva in armonia con i dettami dell’obbedienza ed in perfetta coscienza con sé e con le usanze dei tempi. Gattamelata lascerà il servizio a difesa dello Stato Pontificio solo quando vi sarà costretto dalle ristrettezze economiche dello stesso Pontefice, così nel 1431 passerà al servizio della Serenissima, in continua guerra coi Visconti di Milano. Il 16 gennaio 1443 nell’ora del vespro Gattamelata chiudeva serenamente la sua esistenza terrena e Venezia lo onorò con le esequie riservate ai Dogi decretando una giornata di lutto in tutto il territorio. Negli anni dell’umanesimo, furono molte le lodi al suo valore, sottolineando il senso umanitario che aveva sempre ispirato la sua condotta.

t Gattamelata fui”


la pala del Ghirlandaio


la grande pittura


la pala del Ghirlandaio

All’interno della Sala del Consiglio del Palazzo Comunale di Narni è attualmente conservata la grande tavola raffigurante l’Incoronazione della Vergine, dipinta da Domenico Ghirlandaio e dalla sua bottega per la locale chiesa di San Girolamo nel 1486. La tavola è inquadrata da una cornice architettonica, costituita da due pilastri che sostengono un arco a tutto sesto. L’arco della cornice è adornato da undici cherubini intramezzati da fiori, mentre i pilastrini laterali contengono le immagini di sei santi. Il corpo centrale della tavola è diviso in due parti da un sottile strato di nubi: la zona superiore, su un fondo oro, rappresenta il cielo empireo e raffigura la Vergine incoronata dal Figlio, sotto ad un baldacchino sorretto da due angeli, nel quale si legge parte di un motto, tratto dalle Laudi delle Vergini del Breviario romano: “veni electa mea et ponam [in te thronvm mevm allelvja]”. Nella zona inferiore è rappresentato un coro di santi che assistono in contemplazione alla scena. Al centro è raffigurato san Francesco che, con lo sguardo rivolto verso l’alto, ha il compito di dirigere l’attenzione sul punto più importante del quadro, l’incoronazione di Maria. Intorno a lui, vi sono santi appartenenti a diversi ordini religiosi, tra i quali i francescani san Bonaventura, san Ludovico da Tolosa, san Bernardino da Siena, sant’Antonio da Padova e san Girolamo, titolare della chiesa che, unico, si volge a guardare lo spettatore. Nella predella sono raffigurate le scene con le Stimmate di san Francesco a sinistra, il Cristo pietoso tra la Vergine e san Giovanni Evangelista al centro, e San Girolamo nel deserto a destra.


la grande pittura

Cronistoria dell’opera La tavola era posta in origine sull’altare maggiore della chiesa di San Girolamo, proprio nel punto in cui il dipinto riceveva, attraverso il rosone, una luce diretta, che andava ad illuminare il finto sole del campo superiore del quadro. Il 7 agosto del 1781 essa fu spostata nell’abside, dove rimase fino al 13 luglio del 1871, quando divenne proprietà del Comune di Narni. Il dipinto era stato in precedenza attribuito al pennello di altri artisti, tra i quali Filippo Lippi e Giovanni di Pietro detto lo Spagna. Quest’ultima attribuzione era avvalorata dall’esistenza di un’altra tavola molto simile a quella di Narni, realizzata dallo Spagna stesso per i Minori Osservanti di Todi ed ora conservata nella Pinacoteca comunale della città. Per di più, nel momento in cui il quadro fu staccato dal muro di fondo dell’abside della chiesa (per essere trasportato nella Sala Consiliare), furono ritrovate due memorie in carta bambagina, l’una attestante l’avvenuto spostamento del dipinto dall’altare maggiore, l’altra trascritta così da Giovanni Eroli (1880, p. 31): “Monsù Giovanni Spagna fece il presente quadro prima del 1507 - come consta per memoria esistente in Todi, in casa Fonsi”. In realtà la memoria non attribuiva allo Spagna l’esecuzione della tavola di San Girolamo, come si è creduto per alcuni anni in mancanza di documenti comprovanti la vera paternità, bensì quella della copia che lo Spagna stesso aveva portato a termine nel 1511 per i Minori Osservanti di Todi. A riprova di ciò sta il fatto che, intorno al 1880, Gaetano Milanesi, a cui si deve una più precisa definizione delle opere del Ghirlandaio basata sui documenti, ritrovò nell’Archivio di Stato di Firenze un contratto riguardante l’ultimazione della tavola, stipulato tra Domenico di Tommaso Bigordi e Fra’ Giovanni di Galeotto, procuratore dei frati minori di San Girolamo di Narni, in data 3 giugno 1486.


La grande pittura. Ricchissimo è il patrimonio pittorico che si conserva a Narni, parte nelle Chiese ed in parte nella Pinacoteca Comunale. Il pezzo più celebrato è l’ Incoronazione della Vergine di Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio (Firenze, 1449-94), oggi ospitato nella Sala del Consiglio Comunale, in attesa di essere trasportato nella sua collocazione definitiva a Palazzo Eroli. Altri capolavori da non perdere sono: • • • • • •

l’Annunciazione di Benozzo Gozzoli (Palazzo Comunale); gli affreschi gotici di scuola umbra della Chiesa di San Francesco; la Madonna col Bambino di Pier Matteo d’Amelia, nella chiesa di San Agostino, oggetto di straordinaria ammirazione da parte del grande storico d’arte Federico Zeri; il Sant’Agostino di Antoniazzo Romano, una tavola a tempera con vedute di città (Chiesa di San Agostino); lo “Stendardo ligneo” del maestro di Narni, tavola a 2 faccie raffigurante la Dormitio Virginis e la Maestà (1409), - Palazzo Comunale S. Francesco che riceve le stimmate sulla Verna, attribuito allo Spagna


la grande pittura



la grande pittura


Quella di Narni è l’unico esempio ancora perfettamente conservato ed agibile di quelle fortezze edificate o fatte ristrutturare dall’Albornoz nel territorio dominato dallo Stato pontificio. Ancorché la sua posizione – visibile da tutta la conca terzana e dalla vallata del Nera – ne faccia, per il viaggiatore, l’immagine più riconoscibile e memorabile di Narni, è storicamente errato accostare la Rocca alla potenza della città: al contrario la sua costruzione nella seconda metà del XIV secolo, ne segnò la resa al ritorno del potere papale e l’inizio di una fase di declino: ecco perché per i Narnesi , la Rocca fu a lungo estranea alla loro vita,

ignorata, spesso detestata. Il castello, a quota 322 s.l.m., domina la città e conclude a sud il sistema delle fortificazioni. Massiccia nelle fattezze la Rocca venne edificata sul luogo ove prima era un monastero di clarisse e prima ancora una torre. Tra gli architetti che lavorarono al progetto si fanno i nomi di Ugolino di Montemarte e di Matteo Gattapone. Nel 1378 sono ultimati i lavori: la fortezza è completa e imponente: sulla porta è l’unione di quattro stemmi, probabilmente sono quelli dei papi Gregorio XI e Urbano V e dei cardinali Angelico Grimonard e Filippo d’Alençon. Nel 1484 Sisto IV fece realizzare un nuovo in-


la rocca di Albornoz

tervento di fortificazione ultimato da Innocenzo VIII. Il castello viene collegato con un avamposto costruito nel borgo delle Arvolte presso l’ospedale e costituito da 5 torrioni rotondi. Questo elemento era collegato direttamente per via sotterranea con la Rocca la quale si dice fosse pure unita, con lo stesso sistema, con la Piazza dei Priori. Pur non essendo un castello di residenza ma più propriamente militare, la Rocca ebbe ospiti Papi, Imperatori, Cardinali, dignitari... e non mancò di essere carcere. La fortezza è un quadrilatero con quattro torri agli angoli, chiamate: di San Bernardo (nord-est), San Filippo (sud-est), San Giacomo

(sud-ovest) e (a nord-ovest) il “Mastio” più alto e possente che risulta dall’unione di due torri. Anticamente circondata da fossato e da doppia cinta di mura ha all’interno un bel cortile con una cisterna in travertino e una cappella. Attualmente, alla fine di un lungo ed accuratissimo restauro filologico, la Rocca ospita manifestazioni culturali ed artistiche indette sia dal Comune che dalla Provincia di Terni: nessuno spazio come la Rocca, infatti, è in grado di trasmettere ai visitatori il senso di una storia lunga, tormentata ma gloriosa ed orgogliosa. Da osservare anche che, nell’intervento di restauro, i sotterranei sono stati ampliati e sistemati, creando uno spazio per esposizioni


Chiesa di San Girolamo E’ una delle prime chiese modellate in Italia nello stile gotico. La Chiesa di San Girolamo è la più gotica di Narni e più fedele quindi all’epoca in cui sorse, pieno trecento. La Chiesa subì molti restauri ed è difficile oggi sapere quanto del suo aspetto sia fedele al vero e quanto sia stato restaurato. Il fabbricato appartenne un tempo (XII-XIII sec.) alle monache benedettine che lo abbandonarono circa nel 1413. Abitarono poi il palazzo la gente Capococcia che ne rovinarono alcune parti cancellando delle pitture. Il Cardinale Bernardo Eroli nel 1471 lo ristrutturò in maniera ampia e ricca, anche troppo, tanto che i francescani non erano propensi ad accettarlo per la sua sontuosità. Dopo il 1860 subbì la sorte di tutte le Chiese e Conventi per la legge della Soppressione e passò al Municipio. Fu spogliato di tutto e i mobili, compreso il coro, furono venduti all’asta. Il coro artistico è servito per fare mobili ed infissi di un palazzo privato e per fare il portone della Chiesa. Gli stalli del coro di legno, lavorati a specchi, dopo la soppressione dei frati malmenati in più modi, furono dal dominio venduti al S.G. Chiodi di Narni per lire duecentocinquanta benché valessero il triplo. L’edificio di proprietà del Municipio fu acquistato dal Principe di Valbranza (1896) per lire venticinquemila, e lo trasformò allo stato attuale con la costruzione di torri, merlature e finestre gotiche. La Chiesa è l’elemento più gotico della costruzione, ad una sola navata ed un tempo ornata di pitture di scuola umbra e fiorentina. All’interno si è proceduto al “restauro” del presbiterio, con integrazioni pittoriche neogotiche, alla generale ridipintura di volte e pareti e al consolidamento delle strutture.


le chieseledichiese narni

Abbazia di San Cassiano In splendida posizione sul Monte Santa Croce, sul versante opposto del Nera rispetto alla città. Risale al X secolo, sorse su un monastero fortificato costruito ai tempi delle guerre gotiche ed è già menzionata nel 1091 nel Chronicon Farfense. L’abbazia fortificata e protetta da mura merlate, è costituita oltre che dalla chiesa sormontata dal campanile con la cuspide a forma di piramide quadrangolare, da un complesso di fabbricati un tempo ad uso dei monaci ed oggi a disposizione dei pellegrini che qui possono sostare e raccogliersi in preghiera. I lavori di restauro hanno restituito la chiesa quasi alle sue linee originarie, si è infatti scoperto che era inizialmente a croce greca ( struttura tipica dell’architettura bizantina) con al centro le quattro arcate più ampie e con tre absidi, una delle quali è ora occupata dal campanile. La facciata ha un bel portale con pilastri e archi concentrici, manca l’affresco della lunetta, ma è stata ricostruita la trifora e tre aperture ovali in alto. All’interno le braccia della croce greca si aprono con arcate ad ampio respiro a tutto sesto e poggiano su colonne marmore e ornate di basi e capitelli eleganti.


il teatro comunale

Testimonianza della florida economia borghese di cui Narni godeva alla fine dell’Ottocento è il Teatro eretto a partire dal 1840 su iniziativa della Società teatrale su progetto dell’architetto Giovanni Santini. La pianta del teatro di Narni è a ferro di cavallo, secondo i classici schemi ottocenteschi; si presenta con una platea non molto grande, tre ordini di palchi e un loggione, per

una capienza di circa 500 persone all’origine, oggi ridotta a 300 per motivi legati alla sicurezza. La struttura è inserita nel tessuto medievale del centro storico sovrapponendosi ad alcuni vecchi fabbricati, mentre altre costruzioni sono state demolite per ampliare lo spazio antistante l’ingresso del teatro stesso. La cupola sovrastante la platea, oggi perfet-

Come acquistare i biglietti degli spettacoli: tel. 0744 726362 c/o Botteghino del Teatro spettacolo dalle ore 20:00


narni moderna

tamente restaurata, è del pittore Giovanni Traversari. L’inaugurazione ufficiale ebbe luogo il 3 maggio del 1856, giorno della festa del patrono della città S. Giovenale, con la rappresentazione della “Traviata” di G. Verdi, eseguita da celebrità dell’epoca, come la prima donna Carlotta Carrozzi Zucchi. Per oltre un secolo, il teatro è stato il centro culturale e ricreativo della città, famosi i Veg-

lioni di carnevale, sinchè, agli inizi degli anni ‘70, il teatro fu dichiarato inagibile e dovette essere chiuso. Dopo molte vicissitudini, oggi il progetto di ammodernamento è stato completato ed il Teatro ospita un’intensa attività in ogni periodo dell’anno e per ogni tipo di manifestazioni (Opera lirica, festival cinematografici, spettacoli musicali, etc.).


L’industrializzazione Le differenze di quota del corso del Nera resero possibile la costruzione in territorio narnese di centrali idroelettriche (la prima, costruita in località Stifone nel 1892 ad opera dell’ingegnere A. Netti). Acqua ed energia consentirono l’insediamento di uno dei primi nuclei industriali dell’Italia Centrale, nella quale si localizzarono, assistiti dall’intervento lungimirante della Banca Industriale e Commerciale di Roma, industrie conciarie ed una fabbrica per la lavorazione del caucciù. Negli anni successivi, entrarono in funzione l’impianto della LINOLEUM della Pirelli e dell’ELETTROCARBONIUM appartenente alla S.I.F.E., che costruisce gli elettrodi di carbone per uso siderurgico. Di circa 10 anni successiva è la Fabbrica del Carburo. Un altro importante impianto sorge a Nera Montoro, dove negli anni ’20 fu costruita la TERNI CHIMICA. Insieme ad altre decine di impianti di piccole e medie imprese, questo complesso di attività ha fortemente segnato per oltre un secolo l’assetto economico e sociale della collettività narnese, che ha conosciuto decenni di sviluppo e piena occupazione. Ne sono testimonianza l’arrivo della ferrovia e l’espansione edilizia ininterrotta dei nuclei di Narni Scalo e Nera Montoro. Negli ultimi anni è iniziato un processo di conversione produttiva, che tende a compensare le difficoltà occupazionali e di mercato di molte aziende con la valorizzazione delle risorse ambientali, storiche e turistiche del comprensorio. Tra le quali risorse, certamente possono essere annoverati alcuni esempi di “archeologia industriale” degli stabilimenti di più antico insediamento.


narni moderna Parcheggi e percorsi meccanizzati per l’accesso al centro storico Nell’intento di coniugare la vivibilità del centro storico con le esigenze della vita attuale e dei crescenti flussi turistici, l’Amministrazione di Narni ha realizzato un modernissimo impianto integrato di accesso meccanizzato che dal piazzale del Suffragio, sottostante la Via Flaminia, appena oltrepassata la Porta Terzana (dove sono stati creati …posti auto al coperto ed all’aperto ed altrettanti saranno realizzati a breve) porta sino a Piazza Cavour, davanti alla Cattedrale.

Tariffe dei parcheggi Tariffa Oraria: E 0,40 Abbonamento Mensile: E 55,65 Abbonamento trimestrale 24 ore: E 154,94 Abbonamento semestrale 24 ore: E. 211,75 Abbonamento annuale 24 ore: E. 413,17


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gli eventi

la corsa dell’anello Nessuna festa a Narni superava per fasto e durata quella che si svolgeva in onore del Santo Patrono Giovenale il 3 Maggio di ogni anno. Gli Statuti cittadini del 1371 codificano gli antichi riti: la Corsa del Palio e la Corsa all’Anello. La prima era una gara di velocità tra cavalli, la seconda una competizione equestre tra i Terzieri di Mezule, Fraporta e S.Maria, che consisteva nell’infilare al galoppo con un’asta un anello d’argento. La gara si svolgeva nella Platea Major, l’attuale Piazza dei Priori. Nelle due settimane precedenti la seconda Domenica di Maggio tutta Narni è in festa: si vive un’atmosfera antica che rimanda al 1371. Le bandiere e le fiaccole colorano piazze e stradine, le taverne (che offrono i piatti tipici della tradizione culinaria umbra, oltre ad un ottimo vino) ed i forni invadono le vie di profumi invitanti, l’ambiente cittadino si anima di suoni e costumi. Cortei, spettacoli di gruppi folcloristici locali ed internazionali, concerti di musica antica, gare e competizioni tra terzieri completano la trasformazione della città. I tre Terzieri della città sono contraddistinti da colori differenti, indispensabili per il loro riconoscimento, ed anche i cortei - ricchi di oltre 600 costumanti - si presentano con vari colori, secondo l’appartenenza dei personaggi a questo o a quello strato sociale. Il Festival Minima Medievalia affronta, nei giorni della festa, percorsi tematici nella cultura del medioevo, addentrandosi in argomenti intriganti, legati alla cultura materiale ed artistica dell’epoca


il Nera e l’acqua

Stifone Appena sotto le balze rocciose che fanno da sperone al castello di Taizzano, sta sulla riva sinistra del Nera il piccolo centro di Stifone. In antichità fu il porto della città e sito di numerosi mulini ad acqua. Vi Sono due sorgenti: una esce dalla roccia e l’altra passa vicino alle vasche dei lavatoi nell’abitato per poi confluire nel fiume Nera con una cascata. Furono utilizzate per i mulini ad acqua e per la Ferriera.


le frazioni storiche

Visciano: piccolo borgo che conservadei suggestivi antichi frantoi oleari, soprattutto noto per la Chiesa romanica di S. Pudenziana .Fa parte di un antico monastero ed è tra le più caratteristiche chiese romaniche della provincia di Terni. La sua costruzione risale al IX secolo ed è probabilmente opera di qualche religioso dell’ordine Benedettino. Inizialmente dedicata alla Madonna, la piccola chiesa ha accolto anche il culto della martire romana Santa Pudenziana, il cui nome deriva forse dal fatto che la martire doveva appartenere alla nobile famiglia “Pudente”, proprietaria di fornaci di laterizi esistenti nel territorio di Narni. L’alta torre campanaria, ancora munita delle antiche campane, è ricavata dai resti di una torre medievale. Le pareti e i pilastri sono decorati con affreschi di scuola umbra a carattere di pitture votive del XIII e del XV secolo; nella navata laterale è presente una piccola statua lignea di Maria risalente, secondo l’Eroli, al IX o X secolo. Speco di San Francesco Tra i molti Santuari resi celebri dalla presenza più o meno prolungata del Santo, lo Speco di Narni è forse il meno noto, ma non per questo il meno suggestivo. A circa 14 km. da Narni, vi si accede dalla strada per S. Urbano (km. 86,550 della Flaminia), arrivando ad un’altitudine di 560 mt s.l.m. Francesco arrivò nel 1213 in questo eremitaggio che risale all’anno 1000 ed apparteneva ai Frati di S. Benedetto in Fundis. Da ammirare l’Oratorio di San Silvestro, il Chiostro quattrocentesco e lo “speco del santo”, una spaccatura nella Roccia profonda diversi metri dove il Santo si raccoglieva in preghiera.


in giro per il centro storico

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le notizie utili

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Progetto a cura del Comune di Calvi Fotografie di:

www.comun


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