PAOLO BORGHI e la delicatezza della scultura

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a cura di Eileen Ghiggini

PAOLO BORGHI e la delicatezza della scultura testo di Rolando Bellini

GHIGGINI EDIZIONI


Paolo Borghi e la delicatezza della scultura periodo mostra: 12 marzo-30 aprile 2016

catalogo realizzato nel mese di marzo 2016 fotografie di Roberto Molinari

Š GHIGGINI 1822 | via Albuzzi 17 | Varese galleria@ghiggini.it | www.ghiggini.it


E'

con piacere che ospitiamo l'esposizione personale dello scultore Paolo Borghi, un amico con il quale si

rinnova la collaborazione dopo la sua partecipazione ai progetti “TESTIMONI” nel 2003 e “DA TESTIMONI A TESTIMONI” nel 2005. In mostra una scelta di sculture, disegni e bozzetti omaggio all'opera di Borghi in cui è possibile percepire il cammino che negli anni l'artista ha percorso e nel quale tutt'ora è impegnato: rendere la figura umana in materia plastica equilibrandosi tra il tema del mito classico, del surrealismo e della pittura espressionista. Inoltre, più recentemente, Paolo Borghi si serve della natura utilizzando tronchi di alberi come innesto alle sue opere. Una filosofia di linguaggio che trova la sua piena realizzazione grazie a una consolidata esperienza tecnica radicata nella tradizione di famiglia. Un'occasione di ritrovo e dialogo con un artista del territorio che grazie alla realizzazione di importanti progetti di carattere monumentale ha da tempo valicato i confini nazionali. Emilio Ghiggini, febbraio 2016



Paolo Borghi e la delicatezza della scultura di Rolando Bellini

C

he cos’è scultura? Che cosa, in particolare, per un artista, uno scultore di lungo corso qual è Paolo Borghi, con riferimento soprattutto alla sua produzione dell’anno in corso, il 2016? Proviamo a mettere preventivamente da una parte (e quasi dimenticare) le esternazioni sulla scultura e le arti dell’ultimo Martin Heidegger, benché Borghi sia, a tutti gli effetti, un artista maturato all’interno della post-modernità, affine in molto al fare architettura di Paolo Portoghesi, con il quale, difatti, ha molto e felicemente collaborato già in anni non sospetti. Al tempo stesso, proviamo pure a mettere da parte quanto gli è stato riconosciuto dalla critica nell’intero arco di una lunga carriera professionale, con tutto il suo carico di esperienze e di valori, di committenze pubbliche e private. Accantoniamo pure lo zaino colmo di tracce o memorie pregresse: giacché la crisi del linguaggio critico si infrange e manda in pezzi ogni sua residua pretesa al cospetto di queste opere di Paolo Borghi, queste sculture esibenti duplici presenze, queste forme afigurali e figurali, queste essenze plastiche di una realtà eclatante e al tempo stesso di una irrealtà esclamativa. Inoltre, – come non ammetterlo? – Borghi ha il pregio, raro, di realizzarsi e affermarsi come un “inattuale” nietzscheiano e così le sue fenomenologie artistiche, per dirla con Husserl, si proiettano mitopoieticamente oltre ogni possibile vedere, in un altrove indicibile. Al di là di ogni possibile dire per penicilla di ieri, di oggi, di domani. Un vuoto incompleto ai confini della realtà in cui queste fenomenologie prendono forma e si acquartierano; incompleto poiché abitato da non-cose e in cui la non-cosa che incarna l’atto fondativo della scultura borghiana occupa e dà sostanza vitale o forma al segno e con esso, in progress, al godimento (post-freudiano) che accende


la creazione e dunque dà senso alla creatività artistica di Paolo, generativa i nuovi enti, le essenze scultoree sue. È in questo scenario sospeso tra pieno e vuoto e posto ai confini della realtà che prende vita, allora, questa scultura. È così? Ma come posso descriverne l’esito, l’identità sua con particolare riferimento a ciò che va realizzando questo artista nel corso del 2016, nel mentre va ripercorrendo e reificando quasi ogni pregressa avventura plastica, come? Non può soccorrermi più di tanto – perciò vi ho rinunciato programmaticamente – il background dell’artista, il portato dei suoi molti nutrimenti culturali che corrono dai Greci antichi (Prassitele, Fidia…) ai medioevali e ai moderni, il suo insistere curioso su Tino di Camaino e poi su Donatello, lo sfuggire invece a Michelangelo che è recuperato attraverso Bernini, l’appassionarsi massimamente per Antonio Canova e da lì il predisporsi, anima e corpo, a incontrare Daumier e Maillol, prim’ancora l’amato Rodin e, a sorpresa, la sua vittima, Camille Claudel; a seguire, i più contemporanei tra cui dominano due o tre figure: Arturo Martini e Manzù per parte italiana e Henri Moore, per parte inglese. Vittorio Tavernari e Vangi, o ancora, sempre per il fronte italiano, Savinio e De Chirico e, a debita distanza, per quello europeo incontri fugaci con Bocklin, Klinger ma anche Moreau e forse Gustav Klimt. E poi ancora, in ordine sparso, Butler, Hepworth, Chillida. Diffida di Marino Marini quest’attuale e ultimo Borghi tal quale l’esordiente Paolo Borghi, si allontana volontariamente da tant’altri ma sottotraccia, attraverso l’inaspettato filtro offertogli dall’amico Vangi o, in alternativa, dall’amico Tavernari (entrambi lo hanno visto ragazzo), che restano su tutti i principali interlocutori degli esordi ormai lontani e che, dunque, gli sono stati in qualcosa maestri. Compie nuove scoperte e accende altri confronti: per esempio, con le sculture a più mani di Sironi, con quelle di Le Corbusier condivise con Nivola o Savinà. Ed ora, maturo e affermato artista, eccolo recuperare reiteratamente, come fosse un richiamo ideale allo scorrere d’un fiume carsico, il Fontana plastico dei vent’anni quando si ama ogni sperimentazione e, al seguito, pochissimi altri di quella stagione “informel” che molto deve proprio a Lucio


Fontana,perlomeno in Italia, come per esempio il drappello romano e internazionale affiliato alla galleria Spazio di Luigi Moretti; altri ancora dediti piuttosto alla figura. Al ritorno d’essa sui donari dell’arte scultorea del secondo e ultimo ‘900, implicando anche artisti meno noti o ancora non ben inquadrati criticamente come per esempio Jorio Vivarelli o Venanzo Crocetti, soprattutto il drappello degli scultori – come il pittorescultore Barni – che fra cadute e riscatti inopinati hanno fiancheggiato la parabola affatto pittorica rilasciata dalla cosiddetta Transavanguardia italiana, in linea con la selva dei recuperi evidenti e clandestini operati dal decostruzionismo, dagli spaesamenti della smemorata post-modernità. Prelievi o riverberi, rimandi filtrati ed estraneanti che conferiscono vibrazioni e modulazioni di pelle alle sue opere, modellano in questo fare di Borghi distorsioni o meglio fantasie anatomiche che attribuiscono alle figurazioni un’altra e nuova identità, esercizi formali inaspettati e trasgressivi che acutizzano ogni allontanamento dal dato di realtà e anzi meglio: ne polverizzano i teoremi. Proviamo a insistere in questa direzione: vale a dire nell’analisi del voluto allontanamento da ogni mero rispecchiamento della realtà così come da ogni residuo del Moderno. Scaviamo dunque in questo estraneamento progettuale e fattuale di Paolo Borghi che lo allontana rispetto alla storia e ai suoi alimenti, alla realtà e i suoi comandamenti, per cavarne piuttosto una dimensione trascendentale, intrisa di istanze neo-platoniche in cui i concetti plastici ch’egli ama realizzare, la nuda e cruda schiettezza ideativa loro e l’esito fisico o materiale di tutto questo trova un compimento. Diresti quasi che l’attuale e ultimo Paolo Borghi sia concentrato nella realizzazione e nell’affermazione di un linguaggio formale a se stante, un linguaggio neoplatonico quale si era mai veduto prima e che sa manifestare, nell’incontro degli occhi (di leonardesco conio) con ogni singola scultura di Paolo Borghi, nel dare sembiante e corporeità statuaria a un paratesto (alludo a me stesso, uno scritto del 1995), quella che Friedrich Nietzsche chiamava una peripezia.



Erosione impossibile, 1994, bronzo, 48x86x36 cm


Nike, 1995, bronzo, 92x32x18 cm


Nel vento di Tracia, 1995, bronzo, 63x27x20 cm


La memoria, 1995, terracotta, 68,5x50x29 cm


Nella terra dell'Esperos, 1998, bronzo, 53x54x19 cm


Ninfe, 2002, bronzo, 188x26x18 cm


Gaia, 2002, bronzo, 158x31,5x29 cm


Le Grazie, 2002, bronzo, 199x29x27 cm


La stabilitĂ del tempo, 2003, bronzo, 68x26x20 cm


L'eco dell'angelo, 2003, terracotta, 110x30x19 cm


Luna calante, 2005, bronzo, 19x27x13,5 cm


Guardando a Oriente, 2005, bronzo, 53x17x16,5 cm


Sguardi furtivi, 2005, bronzo, 35x21x17 cm


Canto lontano, 2006, bronzo, 86x56,5x20 cm


Il sonno della Sfinge, 2006, marmo, 71,5x50x12,6 cm


Solstizio d'estate, 2006, terracotta, 85x46x31 cm


InvulnerabilitĂ della memoria, 2007, bronzo, 49x96x30 cm


La condizione dello sguardo, 2014, bronzo, 159x36x36 cm


Mimesis, 2014, bronzo, 198x55x53 cm


Mimesis (particolare)


La scogliera bianca, 1996, pastello su carta, 70x50 cm


L'ambivalenza della luce, 2016, tecnica mista su carta, 70x50 cm


Contemplando la notte, 2016, tecnica mista su carta, 70x40 cm



Profilo biografico

P

aolo Borghi nasce a Como nel 1942 da padre comasco e da madre mantovana. Le sue esperienze artistiche si legano alla bottega paterna, essendo figlio di un rinomato orafo-cesellatore molto noto soprattutto negli ambienti ecclesiastici per la realizzazione di veri e propri capolavori di arte orafa. E' grazie alla perizia paterna che impara tutte le tecniche del trattamento dei metalli e in particolar modo l'arte della lavorazione dell'oro e dell'argento. Negli anni giovanili Borghi segue con profitto i corsi di pittura, scultura e architettura tenuti pres so l'Accademia di Brera e al Castello Sforzesco di Milano. A partire dagli anni Sessanta l'artista decide di dedicarsi interamente alla scultura acquisendo una particolare attitudine nell'utilizzo del bronzo e nella realizzazione di opere di grande dimensione. In questo periodo Borghi è impegnato in importanti opere pubbliche come il Cristo Re, monumentale scultura bronzea per la cattedrale di Esmeraldas in Ecuador e i portali in bronzo per la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Rovellasca (Como). Tiene la prima personale nel 1972 alla Galleria Cadario di Milano ed emerge nella sua ricerca una dedizione particolare nei confronti del disegno e della scultura lignea. Nel corso degli anni Ottanta riscopre l'interesse verso la classicità e il mito che si evidenzia nel prevalente utilizzo del marmo di Carrara. Nel 1984 realizza le porte in rame per la Basilica dei SS. Apostoli Pietro e Paolo a Milano. Seguono importanti personali allestite in prestigiose gallerie italiane quali la Galleria del Naviglio a Milano e la Galleria Apollodoro a Roma e si intensifica la sua presenza a grandi rassegne d'arte contemporanea in Italia e all'estero. Nel 1986 è invitato a esporre alla XLII edizione della Biennale di Venezia. Nel corso del 1987 è presente a Dallas con cinque monumentali sculture in marmo commissionate dalla Bell Telephone di Atlanta, successivamente cedute al Mola Center di Los Angeles. Contemporaneamente Borghi avvia un'importante collaborazione con l'architetto Philip Johnson realizzando una scultura monumentale in marmo Apollo e Dafne collocata nel The Crescent Building a Dallas. Nel 1989 è in-


vitato alla XXXI edizione della Biennale di Milano a Palazzo della Permanente. Realizza un gruppo statuario in marmo per il nuovo Palazzo dei Congressi ad Agrigento dell'architetto Crescini e nel frattempo entra in contatto e lavora insieme all'architetto Paolo Portoghesi, una collaborazione che prosegue tutt'ora. Per lo stesso ha già realizzato quattro grandi sculture collocate nel Centro Civico Culturale Sociale a Poggioreale di Sicilia, un grande altorilievo in marmo nella nuova cappella Don Rizzo alla Chiesa Madre di Alcamo e una scultura in marmo La Geometria che viene collocata nella scala d'onore di Palazzo Corrodi a Roma. Alla fine degli anni Ottanta sviluppa un forte interesse verso la duttilità della terracotta, riscopre così la gratificante immediatezza del gesto. Gli anni Novanta segnano nella carriera dello scultore un'ulteriore svolta accompagnata dal crescente interesse della critica. Tra il 1991 e il 1992 esegue ritratti in marmo dei governatori della Banca d'Italia. Per il nuovo stadio Nereo Rocco di Trieste realizza un'imponente scultura in marmo raffigurante Nike. Nel 1998 crea la nuova monetazione per la Città del Vaticano e l'anno successivo la medaglia ufficiale per il Giubileo 2000 e la monetazione straordinaria per l'Anno Santo. Sempre nel 1999 esegue a Paola il grande portale in bronzo della nuova basilica del Santuario di San Francesco, patrono della gente di mare e della Calabria, con la grande statua del Santo in marmo raffigurante l'Ultima Cena per il presbiterio della stessa chiesa nuova. Nel 2005 realizza il monumento funerario in bronzo dell'Arcivescovo Mons. Oscar Romero collocato nella cripta della cattedrale di San Salvador. Borghi ha partecipato alle più significative rassegne d'arte come Tokyo Art Expo, Arte Fiera di Bologna, Miart di Milano, Art Basel e il FIAC di Parigi. Dal 2000 ha allestito importanti personali all'estero: USA, Canada e Olanda. Le personalità che negli anni hanno scritto dell'opera di Paolo Borghi sono: Rolando Bellini, Rossana Bossaglia, Maurizio Calvesi, Carlo Fabrizio Carli, Giorgio Cortenova, Enzo Fabiani, Maurizio Fagiolo dell'Arco, Flaminio Gualdoni, Maria Luisa Madonna, Italo Mussa, Elena Pontiggia, Franco Solmi, Roberto Tassi, Paolo Portoghesi, Giorgio Seveso, Alessandro Riva, Giorgio Soavi, Edward Lucie-Smith.


Principali opere pubbliche 1965 Cristo Re, bronzo monumentale (6mt.), facciata della Cattedrale di Esmeralda, Ecuador. 1967 Monumento ai Caduti, Fino Mornasco, Como. 1969-1970 Portali in bronzo dedicati ai S.S. Pietro e Paolo, Parrocchia di Rovellasca, Como. 1982 Ulisse, scultura in bronzo, acciaio e granito, Parco Primo Maggio, Malnate, Varese. 1984 Porte in rame sbalzato per la Basilica dei S.S. Apostoli Pietro e Paolo, Milano. 1987 Cinque grandi sculture in marmo commissionate dalla Bell Telephone di Atlanta, poi cedute e collocate al Mola Center, Los Angeles, California. Apollo e Dafne, scultura monumentale in marmo statuario, Crescent Building, arch. Philip Johnson, Dallas, Texas. 1989 Apollo e Dafne, marmo statuario, nuovo Palazzo dei Congressi, arch. Crescini, Agrigento. 1990 Quattro grandi marmi nella piazza progettata dall'arch. P. Portoghesi, Centro Civico Culturale Sociale, Poggioreale di Sicilia, Trapani.

1991 Paolo Baffi, ritratto in marmo dell’ex governatore della Banca d’Italia, sede di via Nazionale, Roma. Altorilievo in marmo statuario, Chiesa Madre, Cappella Don Rizzo, Alcamo, Trapani. 1992 Nike, monumentale scultura in marmo, Piazzale Valmaura prospiciente il nuovo stadio “Nereo Rocco”, progettazione dello Studio Celli Rognoni, Trieste. La Geometria, scultura in marmo statuario, collocata nella scala d’onore di Palazzo Corrodi, Roma. 1994 Guido Carli, ritratto in marmo, Officine Carte Valori, della Banca d’Italia, Roma. Il Costruttore, bronzo, Malnate, Varese. La grande scogliera, scultura in bronzo, comune di Gorla Maggiore, Varese. S. Martino, pannello in bronzo posto sulla torre campanaria della chiesa parrocchiale di Malnate, Varese. 1998 Nuova monetazione per la Città del Vaticano. 1999 Medaglia ufficiale per il Giubileo del 2000. Moneta straordinaria da 2.000 Lire per l’Anno Santo. Portale in bronzo e marmo della nuova Basilica di S Francesco di Paola, arch. Sandro Benedetti, Paola, Cosenza.


2000 L’Immacolata, statua in terracotta per la cappella esterna del Centro “Cascina San Martino”, arch. Paolo Zermani, Noceto, Parma. 2001 Sei ritratti in bronzo. Omaggio ai maggiori urbanisti Italiani del Novecento, Ministero dei Lavori Pubblici, Roma. L’ultima cena, grande altorilievo in marmo per il presbiterio della nuova Chiesa del Santuario di S. Francesco di Paola, Paola, Cosenza. 2002 Nuovo presbiterio in marmo (altare, ambone, cattedra), Duomo di Terni. Vento di Primavera, scultura in bronzo, “Piscine Monte Bianco”, Verona. 2005 Monumento funerario, tomba dell’Arcivescovo martire Mons. Oscar Romero, scultura in bronzo, Cattedrale di San Salvador, El Salvador. Statua di Beato Padre Spinelli, bronzo, Istituto Suore Adoratrici del SS Sacramento, Cremona. 2006 Grande croce in argento, bronzo e pietre preziose, Duomo di Terni. 2007 Grande scultura in marmo, Centro Logistico di Villa Spada della Guardia di Finanza, Roma.

2008 Beato Luigi Monza, marmo, Duomo di Milano. 2009 Grande statua del Cristo Risorto, sculture in terracotta raffiguranti i SS Cornelio e Cipriano e l'altare in terracotta, nuova chiesa, arch. Paolo Portoghesi, Calcata, Viterbo. 2010 Grande crocifisso in argento, bronzo e pietre preziose, chiesa parrocchiale di Gorla Maggiore, Varese. 2011 Importante gruppo scultoreo in bronzo composto da 18 figure di grandi dimensioni, Cheon Jeong Gung Museum, Corea del Sud. 2012 Altare, ambone e fonte battesimale, pietra di Saltrio, chiesa abbaziale cistercense San Bernardo di Fontevivo, Parma. 2012-2013 Altare, ambone e statue in terracotta dei due Santi protettori di Calcata, S. Cornelio e S. Cipriano, arch. Paolo Portoghesi, nuova chiesa di Calcata, Viterbo. 2014 Beato Padre Spinelli, statua in terracotta, Santuario di Caravaggio, Bergamo. 2015-2016 Due imponenti figure in marmo, nuovo Cheon Jeong Gung Museum, Corea del Sud.



Studio per figure e cavalli, 2016

Stampa tratta da un disegno di Paolo Borghi realizzata in occasione della mostra presso GHIGGINI 1822 in cento esemplari numerati da 1 a 75 e da I a XXV e abbinata al catalogo copia n.



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