GhigginiArte 0 - Silvio Monti

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GhigginiArte

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Varese - Via Albuzzi 17 - galleria@ghiggini.it - www.ghiggini.it

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maggio 2008

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SCHWARZ e NÉGHER The seventy years'art by Silvio Monti Inaugurazione: venerdì 23 maggio ore 18 Per Silvio Monti 3-5-2008 di Marinellia Pirelli

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roppo moderno!" "Stramoderno!!..." Immagino un dialogo cosi fra i visitatori della mostra, con accenti di approvazione o di critica... (ma non è questo il punto che voglio mettere in rilievo). Ha invece 7000 anni l'immagine dominante tipica di Silvio Monti: quelle grandi teste dai profili schematici che sembrano disegnati da un gigante con il tronco di un albero carbonizzato. Già, ha una origine cosi antica e primordiale come appunto lo dichiara la straordinaria somiglianza che queste teste hanno con le caratteristiche fisionomiche delle sculture provenienti da recenti ri­ trovamenti archeologici nella zona di Parma quando il fiume Po si chiamava ancora Erida­ no e vi era precipitato Fetonte con il carro di fuoco del dio Sole e tutto aveva bruciato. Ecco come inconsapevolmente ha origini la fantasia degli artisti... quasi sedimentazione di forme o pensieri primordiali e originari, emozioni e sensazioni, prima anche della storia dell'uomo, ancora nella leggenda. Ecco qui dunque le masse di nero materico, com­ busto come fossile di vita contemporanea e i blu gridati come desiderio di cieli perduti e ... "l'età dell'oro" metafora che nasconde vite e storie sconosciute che ci appartengono co­ munque come nostra storia, perché le facce che nasconde sono sempre le stesse. Allora accanto a queste immagini di leggenda l'iro­ nia è l'accento contemporaneo: un frammen­ to di colore, una lettera, sigla simbolo di un linguaggio contemporaneo che è un ricordo perché quella lettera isolata è già un reperto d'oro. Poi c'è un pezzo di giornale, e poi ecco: due dita in un gesto di avvertimento misterioso e un pene, due seni: ironici riferimenti appunto ai beni, agli attributi alla cultura agli eventi della vita. Sono particolari,

Foto Alberto Lavit

frammenti in un grande contesto che l'artista costringe in una arcana geometria ma è meglio ironizzare, giocare un pò, per non essere travolti dai drammi dalle tragedie, dalle costanti minacce che come nuvole nere si addensano sempre all'orizzonte del mondo nella generale indifferenza. Nel suo apparen­ te scherzo e gioco irrisorio Silvio Monti de­ nuncia la realtà contemporanea piena di con­ traddizioni e di scompensi e sempre meno fa­ cilmente e gradevolmente vivibile. Questo nella sostanza il senso dell'operare dell' arti­ sta. In questa mostra Materia Densità Peso Specifico sarebbero antagonisti della Legge­ rezza delle piume... segni rapidi con assenza di colore... qui pesanti, invece, di materia nera. Vorrei un gesto liberatorio... un soffio di azzurro come la sua mano abile e rapida di pittore genuino ci può dare. Ma oggi il mondo lo consente? Anche i suoi enormi bellissimi

vasi hanno piccole imboccature, dove può in­ filarsi lo stelo di un solo fiore o varie fessure a trappola che non consentono tenuta di liquidi. In questa mostra "Media Mente Monti"ossia mediamente Monti, c'è anche un gioco di parole... ma oggi anche il linguaggio è forma di rappresentazione: le parole si aprono, si sfogliano come petali di un fiore e il linguaggio continuamente si arricchisce di implicazioni, non solo di significati e giusta­ mente l'artista ne prende nota. La realtà, la nostra vita è un divenire, continua modificazione di associazioni di intrecci e di legami, di pensieri al passato e al futuro, un labirinto dove può lanciare il suo sguardo ingenuamente birichino anche Miki Mouse con la sua bocca un po' storta come amareggiata, come sul punto di piangere. Ironicamente in bilico dunque fra tragico e comico.


Maggio 2008

GhigginiArte contemporanea

COLORI DELLA MUSICA, ANGELO BRANDUARDI & SILVIO MONTI intervista di Eileen Ghiggini

I

l cantautore milanese parla della sua amicizia con l'artista Silvio Monti e della loro collaborazione durante il suo tour europeo dal titolo “altro e altrove” del 2003 nel corso del quale hanno realizzato una performance che ha saputo unire la musica con l'arte. Come nasce la vostra amicizia? Conobbi Silvio visitando per puro caso una sua mostra personale e rimasi letteralmente folgorato da quello che realizzò per l'occasione; in particolare da un dipinto raffigurante un cigno che subito decisi di acquistare. Da quel momento non ho mai smesso di seguire e apprezzare l'arte di Silvio; ne è dimostrazione la mia casa, piena di suoi lavori. Cosa le ha fatto capire che Silvio sarebbe stato in grado di poter lavorare con lei al tour del 2003 “altro e altrove”?

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In realtà mi sono semplicemente affidato a lui e alla sua creatività. Gli ho proposto di collaborare perché avevo la sensazione che la sua arte fosse compatibile con la mia musica; infatti è stata una giusta intuizione dato che abbiamo riscontrato un enorme successo, sia di pubblico sia di critica.

Per concludere, cosa augura a Silvio che quest'anno, come lui stesso l' ha definita, raggiunge la “settantesima età d'arte”? Gli auguro ogni bene e di continuare sempre a lavorare con creatività e di non smettere mai di stupire!

Durante ogni concerto, Monti era semplicemente il traduttore delle sue parole cantate in forma d'arte, oppure anche Lei si è sentito ispirato dalla sua performance? Silvio aveva a disposizione all'incirca un'ora e un quarto per realizzare la sua opera e nello stesso tempo io cantavo le mie canzoni. E' stato quindi inevitabile non essere ispirati dalla sua arte. Lui dipingeva alle mie spalle, ma molto spesso io e la mia orchestra rivolgevamo il nostro sguardo verso di lui e venivamo così coinvolti da quello che stava creando. Il suo lavoro non è stato una semplice rappresentazione grafica delle mie canzoni, ma ogni tela era diversa dall'altra e possedeva una sua unicità come quando io canto una mia canzone che viene eseguita ogni volta in modo diverso pur essendo sempre lo stesso testo.

Foto Ugo Zamborlin

R IT RAT TO Come mi dipingi è pura follia… Su tela grezza dove colore come fiume di lava tracima, scavi nell’anima assaporando ogni istante con Sacra magia. Selvaggio e primordiale, di coscienza e resistenza mi spogli. Mentre di rosso ardente dipingi le mie labbra, sul corpo adagi un velo viola misto di spiritualità e di fascinazione erotica. Col nero dell’ignoto fai brillare i miei occhi mentre, con rappresentazione divina, di colore d’oro tratteggi i miei capelli. Spinta la tua mano dalla passione, tinge di colore tutto ciò che tocca.

Tiziana Rovera Monti

Foto Alberto Lavit

Omero e Dante invocavano alle muse, Silvio Monti invia e-mail a se stesso

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li artisti di tutte le epoche hanno invocato alle muse. Chi crea non sceglie, viene scelto. Anche nell’attuale questo concetto non è cambiato; l’artista percepisce i suoni di un altro mondo e li trasforma per poi lasciare l’interpretazione ai fruitori. Nell’era della tecnologia metaforicamente Monti invia email a se stesso e lascia che sia il caso a ricomporle = ad arte scaturita dall’inconscio. Nella mitologia le muse evocano personaggi che l’artista, con visione dionisiaca del mondo rielabora. L’incontro con l’arte per Monti nacque nella città natale dinanzi alla gigantesca scultura di bronzo che rappresentava il Duce nell’arduo e contorto tentativo di liberarsi da possenti catene che lo imprigionavano. Non meno importante fu l’incontro con un artista di strada che risvegliò il suo atavico istinto gestuale. Fonte di ispirazione, durante il suo percorso

di Maria Cinta Martin Rodriguez artistico, fu la visita alla National Gallery di Londra che lo approcciò al neoclassicismo mentre, negli anni '70 a Parigi, l’opera espressionista di Francis Bacon influenzò questo periodo. Queste due tendenze esprimono la dualità dell’artista confermando la teoria di Nietszche che descrisse l’essere umano formato da un’anima apollinea, contenuta e ordinata e da un’anima dionisiaca, impulsiva, eccessiva e ludica: realtà questa più affine all’arte di Monti. L’artista agli esordi della sua carriera si presenta come pittore spontaneamente espressionista, successivamente la sua analisi ludica sull’approfondimento dell’ “eros consumistico” lo avvicina al movimento pop. Recentemente elementi della cultura classica vengono integrati con le teste di Topolino, Paperino e Minnie, miti della contemporanei­ tà Disneyana. Silvio Monti non mette ostacoli razionali alla sua arte ma rimane fedele alla musa del suo inconscio, il suo essere opera

solo grazie alla sua grande improvvisazione, tralasciando ogni forma di coreografia. Questa caratteristica raggiunge la sua massima espressione nel tour europeo “altro e altrove” del 2003 con Angelo Branduardi, nel corso del quale i due artisti offrono al pubblico il piacere di una reciproca contaminazione “musica - pittura”.

L'opera d'Arte è ciò che l'istinto e il cervello possono concepire indipendentemente da ogni canone


Maggio 2008

GhigginiArte contemporanea

MEDIA MENTE MONTI

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CPDCC COLONNA PORTANTE DELLA CULTURA CONTEMPORANEA

PANTOMIMA PER L’OPERA DOPO

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di Gianni Robusti

lcune sere fa nello studio dell’amico Silvio Monti ho ritrovato il piacere dell’essere sorpreso dagli ultimi suoi lavori. Emozione molto rara in un mondo dell’arte sovrappopolato da artisti “clichettari”, così noiosi e inutili. Ancora più preziosa dopo aver saputo che anche l’autore si era scoperto sorpreso dal suo fare. Ho condiviso con Monti lo spiazzamento del visitare mondi noti e conosciuti come fossero stranieri. Territori in cui le immagini prendono corpo strette nella morsa di una ipotetica camera di specchi (artista = materia, materia = artista) con il fascino della fragilità dell’essere. Fragilità che diviene forza, quella vera, intima, mai esibita. L’apparente disordine è maschera di armonia e rigore. I gesti sono scatti di danza nella sensualità di un grande seduttore della materia e del colore. Interagendo con tatto. Le opere sono confessioni misteriose dell’autore, quasi uno svelamento e il ghigno irridente di sempre si ritrova sorriso distaccato. Ci si ritrova disarmati di fronte alle solite domande: esiste l’arte? Cosa è l’arte? Monti non lo sa, sa solo di dover fare. Però, forse. Lo spazio del dubbio si libera a raffinatissime incursioni dei trecentisti senesi (dietro l’età dell’oro) sognando per poter ricordare il futuro. Fuggendo l’idolatria dell’umano.

Con l'arte esprimiamo la concezione di ciò che la natura non è Media - Mente - Monti di Riccardo Prina

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ià anni fa, Franco Solmi indicava pre­ cise strategie nell’operare di Silvio Monti: «Restituisce la “notizia” in ter­ mini di “scrittura” di massa, che non consente letture particolari ma soltanto accumularsi di segni non significanti. Il giornale, o ciò che ne resta nell'immagine collettiva, non è che un testo indecifrato, un manifesto portatile che celebra se stesso». Il quotidiano, termine ambivalente ad indicare sia il veicolo cartaceo dell'informazione che l'object trouvé da utilizzare nel proprio lavoro, è un assillo che assedia l'arte di Monti da molti anni. Oggetto di riflessione ora esplicita e concentrata, altre volte più carsicamente sottomessa ad altre simbologie, ad altri arma­ mentari iconici. Nella ultima stagione, il gior­ nale, lo parola, la notizia, o semplicemente il rumore affannoso delle notizie, torna ad es­ sere un fiume che riemerge in superficie. E diventa quasi una sorta di sovrimpressione indistinta, che copre, occupa, riempie, le sue forme, per lo più tenacemente, dolorosamen­ te, teste. Una tecnica, o per meglio dire, una deriva linguistica, pertinente e appropriata alla nostra normale fruizione dei media, tele­ visivi o informatici. Davanti allo schermo, sempre più spesso, l'impaginazione ci co­ stringe a deviare lo nostra attenzione dalle

In occasione dei festeggiamenti (8-9 dicembre 2007) per i 185 anni di presenza sul territorio della GHIGGINI, Silvio Monti ha eseguito in diretta l'opera CPDCC. Le immagini lo mostrano con Paolo Zanzi, Marinellia Pirelli ed Emilio Ghiggini (in alto a destra) e mentre viene fotografato da Paolo Zanzi che ha poi realizzato il Tondo d'Autore (foto in alto a sinistra). L'ultima foto lo ritrae con Marinellia Pirelli.

La creatività è madre dei propri sentimenti

immagini a quel nastro continuo di notizie flash che scorre in basso, nel cosiddetto sottopancia, così come in alto, di frequente, si affaccia accompagnato dal sonoro il logo dello sponsor. Così in Internet dove l'intera­ zione è quasi inibita dal pop up che si apre, la finestrella fastidiosa che compare quasi come condizione preliminare per leggere ciò che si è scelto di leggere. Una continua sovrimpres­ sione, appunto, che distoglie e disturba, au­ menta la cacofonia, fa perdere la secchezza della notizia, quando è notizia, e con essa la centralità dello sguardo e dell'ascolto. In que­ sto fluido gelatinoso sembrano immerse, ne paiono anzi sostanziate, le cellule celebrali degli uomini di Monti. Sagome più che uomi­ ni, profilate in una fissità iconica preoccupan­ te, afflitte, per lo più in atteggiamenti di lieve stupore e appena increspate da sussulti di ribellione intellettuale. Profili di volti anonimi e stereotipati che ruminano senza assimilo, cel­ lulosa, inchiostro, news digitali, sms, in pieno corto circuito mentale. Lo si è detto; per Monti la critica alla "cosalità" del mondo che prende il posto del senso, è già attiva da anni, forse da sempre. Mitigata, in alcuni passaggi, da una più espansa carica vitalistica, ironica, ribaltante, forse cinica. Una vitalità che non viene meno nemmeno in questi ultimi cicli, accordati, come è suo uso, alla velocità di concezione e di esecuzione, allo sprezzo del­ la tecnica, al gusto della sperimentazione, al dadaismo implicito di accostamenti e allusio­ ni. Ma certo, l'antropologia di Monti non lascia molti dubbi in merito alla deriva omologante, all'afasia come dato oggettivo e culturale, alla confusione territoriale tra idee e valori diversi che specchiano e si confondono, babelicamente. E alla strana acquiescenza cui ci stiamo lentamente conformando.

a mostra fu allestita in gennaio 2008 alla Gal­ leria Bianconi di Milano e il mese dopo alla Under­ gallery di Daverio, Varese. Il titolo era CPDCC che secondo l'autore significa Colonna portante della cultura contemporanea. Insomma, il concetto di Silvio Monti è che sì, l'arte di norma deve essere seria e obbligando a pensare, mai di­ mentica però che la vita è una “cosa” meravi­ gliosa, che va goduta; divertiamoci! Topolino, Paperino e Minnie ci devono essere d'esem­ pio gente, impariamo! Sdrammatizzare: que­ sto è il problema. E io in molti casi della vita mi trovai - e ancora mi capita di trovarmi! - in sintonia con Silvio tant'è che il titolo delle mie “Schegge” termina sempre con “... per riderci su”. Sì, riderci su senza cattiveria, non da ar­ rabbiati fa bene alla salute; e ciò è una Concreta Certezza, cioè CC. Mi permetto, di conseguenza, di aggiungere un ulteriore significato al titolo montiano, così: COME PITTAGORA DICHIARO CONCRETE CERTEZZE Certo, sui Monti l'aria è sana, salubre. Pur­ troppo però a tutti capita di scendere al basso e trovare la Palude. Che fare allora? Propo­ sta del Gran Silvio: una ...supposta d'Arte allegra e briosa contro ogni male dello spirito. Approfittiamone!

Dalla presentazione della mostra alla Galleria del Palazzo, Firenze, 2005

Luigi Piatti, detto Ginetto, da Schegge d'artista 5 di prossima pubblicazione.

Il mondo di Walt Disney nell'arte di Silvio Monti

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M. M. M. SCHWARZ e NEGHÉR the seventy year's art by Silvio Monti GHIGGINI 1822 Via Albuzzi 17 - Varese 23 maggio - 15 giugno www.ghiggini.it

Foto Alberto Lavit


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