A cura di Emilio Ghiggini
Giancarlo Pozzi p or t a p o e si a testo critico di Romano Oldrini
GHIGGINI EDIZIONI
Con il patrocinio di
Galleria d’arte Organizzazione: Daniela Daverio Eileen Ghiggini Catalogo stampato da Artestampa, Galliate Lombardo GHIGGINI 1822 via Albuzzi 17, 21100 Varese 11 maggio - 6 giugno 2006 orario: 10 - 12,30; 16 - 19,15 aperto la prima domenica del mese - lunedÏ chiuso tel. 0332284025 - fax 03321690728 www.ghiggini.it - galleria@ghiggini.it
Porte di antiche tavole come pietre sepolcrali chiudono e aprono misteri dei primitivi universi, le leggi delle religioni il segreto del giorno e della notte pergamene affumicate consumate dal tempo resti di reliquie e santi abbruciati appesi alle pareti grondanti cera, muri unti di sudore e profumi d'incenso luoghi di pellegrini penitenti esseri ricoperti di stracci bianchi cicatrici dei monti e dei deserti toccano la terra riarsa dal sole né acqua, né pane, né ombra, figure dimenticate, senza speranza varcano le soglie delle antiche porte copte e nella penombra pregano. Lalibela “Etiopia” Natale Copto 6 gennaio 2005 Giancarlo Pozzi
Giancarlo Pozzi fotografato da Paolo Zanzi nel maggio 2004 nell'ambito della mostra TESTIMONI 2 alla Galleria GHIGGINI
IL PESO DELLA LEGGEREZZA Quanto può pesare una tavola di legno grezzo larga circa due metri, alta cinque e dello spessore di dieci centimetri circa? L’ho chiesto ad un esperto: due quintali circa. Moltiplicate questo numero per venti e avremo un totale di quaranta. Quaranta quintali di legno grezzo e massiccio. Vi chiederete cosa c’entra tutto questo con il lavoro di Giancarlo Pozzi. C’entra e come! Pozzi nel gennaio 2005 compie un viaggio nell’Etiopia del Nord. E’ uno dei tanti viaggi che lui, instancabile viaggiatore e camminatore, ha compiuto durante la sua vita. Per turismo? Per divertimento? Nossignori! Pozzi viaggia per curiosità, per amore di conoscenza; lo attraggono le civiltà scomparse, i lacerti del passato, la perduta Atlantide. Ebbene in questo viaggio Pozzi ne incontra una ventina di queste tavole, e le incontra tutte a custodia di altrettante chiese copte. Intanto va detto che le chiese copte (i copti sono cristiani di origine egiziana che hanno difeso con forza lingua e religione dall’invasione islamica) sono tutte scavate sotto terra (per difendersi dalla calura? o dagli aggressori in una sorta di resistenza catacombale?) e tutte custodite da questi mastodontici portali. Pozzi incontra quindi circa quaranta quintali di “potenza”, quaranta quintali di esuberanza ciclopica, lui che ha fatto della leggerezza aerea la cifra della sua estetica (le sue “carcasse” di macchine degli anni ’60-’70 sembra che volino!). Ne rimane folgorato. L’elaborazione non è immediata. E’ noto il suo metodo di lavoro. Lento, metodico, quasi maniacale, forgiato da anni di applicazione presso i torchi di Upiglio. Poco più di un anno per arrivare a quello che vediamo in questa mostra. Acrilici su legno, tempere su carta, assemblaggi di materiali i più disparati, tutti testimoni del suo lirismo oltre che della sua ecletticità.
Pozzi non può riprodurre, è ovvio, quelle enormi tavole. Aggiungiamo noi che Pozzi non “vuole” riprodurre quelle tavole. Lui le interpreta, lui vuole tirar fuori da quei giganti il senso della loro presenza.“Quale senso” ci chiediamo. Vien voglia di pensare ad una linea di difesa contro la modernità ed i suoi miti. Ma non penso sia questo il senso. Lui cerca i segni del passato che informano il presente , lui rincorre la noce della vita, la germinale Atlantide. Pozzi non è un surrealista (come qualcuno ha detto), Pozzi è un “inrealista” e mi si perdoni il neologismo. Non vola al di là del reale ma ne penetra i più intimi recessi, non fugge la materia ma la disossa fino al mallo primigenio. Utopista? Forse, nella misura in cui però diffida del reale in parvenza e delle sue coordinate antropologiche. Lui prima digrigna realisticamente i denti e combatte pesantemente con la materia; solo dopo il combattimento fa scattare la sua levità, la sua leggerezza. Ed ecco allora il colore tenuemente slaminato, ecco il lacerto di carta che ingentilisce il legno combusto, ecco le incisioni abrase sul medesimo ad aprire finestre su antichi alfabeti. Guardiamo soprattutto quelle carte dove la tempera è lavorata su toni di marrone scuro o nero. Ci aspettiamo competizione o cacofonie urlate, troviamo invece calore amniotico e rimandi assonanti. E i suoi incastri di legno, sui modelli visti dal vivo che non solo obbedivano ad una funzione riparativa vista la dimostrata decoratività, si armonizzano splendidamente nell’opera in toto recuperando in chiave lirica anche oggetti poveri come cerniere o tiranti. Dice Pozzi che non lavora su fotografia, e anche questo ci sta. Lui ha bisogno del ricordo, lui deve far gorgogliare la zuppa nel cervello prima di darle un corpo ed una voce. Far decantare i volumi, il peso. Il peso della leggerezza appunto. Aprile 2006 Romano Oldrini
Abuna Yemata, 2005 tempera e acrilico su tre tavole assemblate 24x18 cm
Preghiere, 2005 tempera e incisione su tre tavole assemblate 23,5x20,5 cm
Canto etiope, 2005 acrilico e impellicciatura su due tavole assemblate 51x41 cm
Due santoni e un talismano, 2005 tempera, acrilico e xilografia su quattro tavole assemblate 36x36 cm
Lacerazione, 2005 tempera su quattro tavole assemblate 52x40 cm
Tre santoni, 2005 tempera su quattro tavole assemblate 46x35 cm
Combustione, 2005 bruciature su quattro tavole assemblate 45x35 cm
Volo e combustione, 2005 acrilico e bruciature su tre tavole assemblate 31,5x30 cm
Lalibela, 2005 acrilico e tempera su quattro tavole assemblate 49x37 cm
Narga Selassie, 2005 tempera su quattro tavole assemblate 35,5x32 cm
Daga Stefanos, 2005 acrilico e tempera su tre tavole assemblate 42,5x33 cm
Mertule Maryam, 2005 acrilico e tempera su tre tavole assemblate 42x33 cm
Debre Markos, 2005 tempera e bruciature su tre tavole assemblate 40x28 cm
Arbate Ensesa, 2005 tempera e acrilico su tre tavole assemblate 36x30,5 cm
Abba Aftse, 2005 tempera su due tavole assemblate 30x24 cm
Debre Damo, 2005 tempera su quattro tavole assemblate 40x29 cm
Abuna Aragawi, 2005 tempera e acrilico su due tavole assemblate 45x36 cm
Volo dell'angelo, 2005 tempera e acrilico su tre tavole assemblate 46x36 cm
Cherkos Wukro, 2005 tempera, acrilico e xilografia su tre tavole assemblate 34x23,5 cm
Lalibela 2, 2005 tempera e acrilico su tre tavole assemblate 38x25 cm
Selassie Chelekot, 2005 tempera su tre tavole assemblate 34,5x23,5 cm
Abreha Atsbeha, 2005 acrilico e tempera su cinque tavole assemblate 34x21 cm
Porta Debre Sima Maryam, 2005 acrilico su tela 120x100 cm
Porta Debre Berhan Selassie, 2005 acrilico su tela 120x100 cm
Porta, 2005 tempera su carta 38x32 cm
Porta 2, 2005 tempera e collage su carta 38x32 cm
Porta 3, 2005 tempera e collage su carta 37,5x32 cm
Porta 4, 2005 tempera e nerofumo su carta 40x31 cm
Porta 5, 2005 tempera su carta 40x32 cm
Magiche reviviscenze, 2005 tempera e collage su carta 40x33 cm
Magiche reviviscenze 2, 2005 tempera su carta 40x32,5 cm
Manoscritto, 2005 tempera e porporina su carta 40x35 cm
Manoscritto 2, 2005 tempera e collage su carta 40x32 cm
Manoscritto 3, 2005 tempera e collage su carta 40x36 cm
Fili della creazione, 2005 tempera, fili e collage su carta 37x32 cm
Magiche reviviscenze 3, 2005 tempera e pastello 40x31 cm
Nell'angolo, 2005 tempera e collage su carta 40x31,5 cm
St. George, 2005 tempera, collage e acquerello su carta 50x35 cm
Assemblaggio, 2005 tempera e frottage su carta 40x32 cm
Bet Giorgis, 2005 tempera su carta 70x50 cm
Sacre cortecce, 2005 tempera e frottage su carta 40x32 cm
Cacciatori di ombre, 2005 tempera e grafite su carta 50x35 cm
Una lancia e uno strappo, 2005 tempera e collage su carta 38x32,5 cm
Un notevole nulla, 2005 tempera e nerofumo su carta 50x35 cm
Drago, 2005 tempera e collage su carta 40x33,5 cm
Sinistri draghi di carta, 2005 tempera e collage su carta 50x35,5 cm
Naakuto Laab, 2005 tempera, collage e nerofumo su carta 49x32,5 cm
NOTE BIOGRAFICHE Giancarlo Pozzi nasce a Castellanza (Varese) nel 1938 dove vive e lavora. Ha iniziato giovanissimo a dipingere, esponendo per la prima volta nel 1954 all'Associazione Artisti Legnanesi dove tiene nel 1959 una prima personale presentato da Marcello Simonetta. L'anno 1963 è segnato dalla fondazione, con gli amici pittori Luciano Bianchi, Nando Luraschi e Marcello Simonetta, del gruppo No!. Dal 1961 al 1972 lavora presso l'editore milanese di grafica Giorgio Upiglio con il quale nel 1964 viaggia attraverso l'Europa e in quello stesso anno elabora il ciclo pittorico Carcasse volanti; soggetto delle incisioni comprese nel suo primo libro originale: La dignità delle pietre, di Luigi Cavallo edito da Upiglio. Dal 1967 si ampliano i motivi tematici e la critica mostra crescente interesse per il suo lavoro; di lui scrivono: Lionello Pica, Domenico Cara, Franco Passoni, Roberto Sanesi, Corrado Marsan, Giorgio Mascherpa, Marco Valsecchi, Stefano Ghiberti, Giancarlo Vigorelli. Le sue incisioni vengono esposte a Montevideo, Stoccolma, Amsterdam, Hong Kong, L'Avana, Tokyo, Praga e in altre parti del mondo. Nell'atelier di Upiglio collabora con celebri artisti: da Giacometti a Lam, da Sutherland a De Chirico a Vedova. Da quel momento in poi si dedica esclusivamente al proprio lavoro di incisione e pittura; realizzando anche opere in ceramica, mosaici, vetrate destinate a sedi pubbliche e private. Una mostra a Briga nel 1972 raccoglie consenso critico e in quell'anno alcune incisioni sono esposte alla XXXVI Biennale di Venezia. Nel 1977 espone, introdotto da Massimo Carrà, alla Galleria Borgogna di Milano e alcune delle sue incisioni vengono utilizzate per illustrare testi di Roberto Sanesi, Osvaldo Patani, Raffaele Carrieri, Rabindranath Tagore, Josè Angel Valente, Marcello Staglieno, Ardengo Soffici, Alda Merini, Leopoldo Verona. Nel 1980 tiene una mostra antologica alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Gallarate, mentre, l'anno seguente, la sua raccolta grafica Bestiario dell'Alpe è presentata al Museo di Storia Naturale di Milano. In occasione di una personale a Parigi nel 1982, Pierre Restany gli dedica un testo su Cimaise. I viaggi in Iugoslavia, Marocco, Creta, Cina, Ungheria, Guatemala, Russia sono spunti per diversi cicli pittorici. Nel 1984 esegue l'incisione per il catalogo della mostra Marino Marini notes con un testo di Floriano De Santis alla Galleria GHIGGINI di Varese dove espone nel 1988 in una mostra personale presentato da Mario Monti in un catalogo impreziosito dall'incisione il Grande seme. Sempre con questa galleria partecipa nel 1989 ad Arte Fiera Bologna e a Milano Arte al Palazzo della Permanente; nel 1990, nello spazio GHIGGINI Proposte, realizza la mostra: Marocco, le porte del grande Atlante. Nel 1993 quattro suoi libri di incisioni sono esposti al Museum of Modern Art di New York. Nel 1995 a Villa Pomini di Castellanza la sua attività artistica viene presentata attraverso una vasta antologica e ad una monografia curata da Luigi Cavallo.
L'anno successivo, nella stessa sede, partecipa alla mostra Arte & Industria. Nel 1996 le personali a Leskovac e al Museo Nazionale di Belgrado (Iugoslavia). È presente nel 1997 alla rassegna Figurazioni, Arte d'immagine in Lombardia oggi al Museo della Permanente di Milano e alla mostra Mosaico, Nuove contaminazioni alla Chiesa di San Francesco di Udine. Il suo libro Fogli di viaggio è presentato alla Galleria Shop Art di Milano. Nel 1998 alcune sue opere vengono esposte in Giappone, Cina, Malaysia, Messico Finlandia e inoltre partecipa alla mostra Peintres et Poètes chez Editart, Musée des Beaux Arts de la Ville di Locle, (Svizzera) nel 1999. Otto incisioni e due disegni entrano nella raccolta del Museo Boiman Van Beuningen di Rotterdam. Nel 2000, alla Villa Pomini, viene presentata la sua donazione al Comune di Castellanza e partecipa a diverse manifestazioni: Le carte del Museo alla Civica Galleria d'arte Villa dei Cedri a Bellinzona, La Torre di Babele tra segno e forma presso la Galleria d'arte contemporanea, Cascina Roma, San Donato Milanese, Utopia e Libertà a Matera e Potenza. Da una personale alla Galleria Borgogna di Milano per la presentazione del suo libro di grafiche originali Viaggio non fatto in Bhutan prende spunto una mostra itinerante che fa tappa nel 2001 alla Ghiggini di Varese e alla Fondazione Bandera per l'arte di Busto Arsizio. Con gli amici pittori Luciano Bianchi, Giorgio Cigna, Nando Luraschi e Marcello Simonetta espone nella ex Chiesa di San Cristoforo a Lodi alla mostra Pittura: sipario e teatro, con presentazione in catalogo di Luigi Cavallo e Giorgio Seveso. Nel 2002 quindici incisioni originali entrano nella raccolta del Gabinetto delle stampe del British Museum (Londra). Nel 2003 è presente alla mostra Scenari dell'Imagerie, Attraversamenti delle Collezioni Permanenti presso il Museo d'Arte delle Generazioni Italiane del 900 Bargellini a Pieve di Cento, alla mostra e presentazione del libro Vivere da Morire con grafiche originali di Giancarlo Pozzi e poesie di Leopoldo Verona presso la Neue Galerie Am Gries, Lana d'Adige (BZ) ed espone in una mostra personale a Villa Recalcati, Palazzo della Provincia di Varese. Nel 2004 è invitato alla mostra Testimoni, Quaderno 2 alla Ghiggini di Varese e a Omaggio a Maria Zambrano nel centenario della nascita al Museo de Arte Contemporaneo de Vélez, Malaga. Nel 2005 espone in una personale dal titolo Diario di viaggi al Museo d'Arte Contemporanea Pagani di Castellanza e alla mstra Le voyage de Giancarlo, presso l'Espace Nouveau Vallon a Ginevra. Nel 2006 visita l'India e realizza la mostra personale Portapoesia presso la Ghiggini di Varese ispirata al soggiorno in Etiopia dell'anno precedente; le opere sono pubblicate in un catalogo presentato da Romano Oldrini; le prime sessanta copie sono arricchite da un'acquaforte acquatinta edita nell'occasione. Ha al suo attivo novantuno mostre personali in Italia e all'estero e numerose partecipazioni a mostre internazionali.
Portapoesia, 2005 acquaforte acquatinta incisa su lastra di zinco di 150x100 mm, tirata su torchio a mano da Giancarlo Pozzi in occasione della mostra alla GHIGGINI 1822 in sessanta esemplari numerati da 1 a 60 su carta Graphia di 210X152 mm, abbinata alle prime copie del catalogo