REHAB BASEL CENTRO RIABILITATIVO Basilea, Svizzera, Im Burgfelderhof 40, Postfach, CH- 4012
HERZOG & DE MEURON 1999-2002
Teoria e Tecnica della progettazione Architettonica contemporanea, A.A. 2014/2015 Prof. Gianni Gilberto Ottolini Studenti: A12 - Progettazione Architettonica - Carolina Scarnati - 822803 D12 - Architettura degli Interni - Giacomo Treppo - 822845
0. INDICE 1. Scheda tecnica 03 2. Visita del luogo 04
- Inquadramento territoriale
- Il sopralluogo
3. Materiali di progetto
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4. La stanza: progettazione di un’atmosfera 09
- Il cielo in una stanza
5. Destinazione e committenza. Storia e critica
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- Principi progettuali
6. Analisi della forma 13
- Architettura e scelte tipologiche
- Articolazione funzionale
- Geometrie-Matrici-Ritmi
7. Dettagli: materiali e tecnologia costruttiva
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- Aspetti tecnologici e strutturali
8. Opere precedenti e poetica del progettista
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9. Sintesi critica della forma 24 10. Raccolta fotografica dell’edificio
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11. Bibliografia
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1. SCHEDA TECNICA
Località
Basilea, Svizzera
Indirizzo
Im Burgfelderhof, Postfach, CH - 4012
Progettista
Herzog & de Meuron
Committente
Rehab Basel AG
Anno di realizzazione
1999-2002
Destinazione d’uso
Clinica per la cura di paraplegici e cerebrolesi
Tipologia d’intervento
Nuova realizzazione
Superficie del lotto
24.000 mq
Superficie utile
20.000 mq
Vista aerea del lotto
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2. VISITA DEL LUOGO INQUADRAMENTO TERRITORIALE
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2. VISITA DEL LUOGO INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Il Centro Riabilitativo svizzero REHAB si trova nella parte Nord Ovest di Basilea ai limiti con il
confine francese, in una zona di recente espansione urbana. In particolar modo il lotto di nostro interesse è di circa 24000 mq, e appare quasi interamente edificato. La scelta dell’area, determinata dal bando di concorso, risulta essere in linea con il pensiero urbanistico contemporaneo in cui le strutture ospedaliere e di recupero non vengono situate nei centri storici, bensì in aree “periferiche” caratterizzate da recente urbanizzazione.
In questa struttura sono ricoverati pazienti portatori di handicap, motivazione che rende il pe-
riodo di degenza più lungo; per questo, i progettisti si sono prefissati il compito di progettare un edificio multifunzionale e diversificato, una piccola città-introspettiva. Nell’intorno circostante si trovano strade, piazze, giardini, strutture pubbliche e nuovi quartieri residenziali più appartati; hanno inoltre cercato di creare un ambiente che permetta ai pazienti di avere più autonomia possibile.
L’edificio si articola come una sorta di piastra a due piani caratterizzata da ampi giardini interni
e circondato da percorsi pedonali e orti giardino che richiamano l’edilizia residenziale locale.
Verso sud-est confina con il terreno su cui sorgeva la precedente clinica per la riabilitazione di
paraplegici. Ora, invece, si trovano il recinto dei cavalli usati per l’ippoterapia, i giardini e i campi da gioco per l’allenamento delle persone con difficoltà motorie. A est sorgono dei palazzi per residenza, mentre a ovest, oltre alcuni edifici, scorre la strada che porta al confine con la città francese di Saint Louis in cui giace il campo sportivo che confina col lato nord-ovest del centro riabilitativo.
Vista giardino francese
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2. VISITA DEL LUOGO IL SOPRALLUOGO
Il sopralluogo è stato eseguito il 12 ottobre 2012 alle ore 11:00 con il corso del Laboratorio Te-
matico, in una giornata soleggiata che ha permesso un’ottima illuminazione della struttura.
La prima caratteristica che emerge osservando la struttura è l’uso preponderante del legno, in
particolare il rovere, un materiale che trasmette la sensazione di trovarsi in un luogo “caldo” ed ospitale. Questo materiale è stato adottato sia per le pavimentazioni, sia per il rivestimento esterno. In particolare, per quanto riguarda il “vestito” del complesso architettonico, sono stati utilizzati dei listelli posti orizzontalmente così da servire come frangisole per le verande delle camere da letto e per il piano terra, limitando l’introspezione visiva.
Altro elemento caratteristico è il giunto fra i listelli circolari di legno: delle sfere di vetro acrilico
trasparente che spezzano la linearità della facciata creando interessanti giochi di luce.
Procedendo con la visita guidata abbiamo potuto osservare i diversi giardini che sono presenti
all’interno della struttura e, in particolare: il giardino d’acqua (in cui sono ripresi i listelli in legno che vengono qui utilizzati come guide per le tende), il giardino alla francese, il giardino terapeutico e la piscina terapeutica.
Particolare attenzione è stata posta nella progettazione di quest’ultima, curandone nello speci-
fico i materiali dal punto di vista ergonomico così da rendere più facile ai degenti il contatto con l’acqua e incentivarli a guarire. L’ambiente inoltre è illuminato da piccoli oblò sul soffitto di forma piramidale che richiamano le stelle e creano un’atmosfera distensiva.
Vista dell’interno
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3. MATERIALI DI PROGETTO Il modello di studio
Planivolumetrico
Piano terra
H
P
P
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3. MATERIALI DI PROGETTO Gli ambienti dell’edificio Piano terra
Piante e sezioni del complesso Primo piano
Secondo piano
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4. LA STANZA: PROGETTAZIONE DI UN’ATMOSFERA IL CIELO IN UNA STANZA
Le stanze si trovano tutte sul perimetro del primo piano in contatto con il ballatoio/veranda a cui
si può accedere da ogni camera. Il passaggio da dentro a fuori è completamente privo di barriere architettoniche così da non creare intralcio ai degenti con difficoltà motorie. La diversificazione fra interno ed esterno è perciò data unicamente dalla differente pavimentazione: nella stanza parquet in legno di rovere, all’esterno un tavolato in larice e il soffitto in multistrato d’abete.
Tutte le stanze hanno una dimensione comune di 42 mq in cui sono disposti due letti per i pa-
zienti, le rispettive armadiature e la zona dei servizi igienici. Particolare caratteristica è quella di avere l’intonaco del bagno dello stesso colore delle tende della stanza (i colori impiegati sono l’arancione, il rosso, il verde e il blu).
Molta attenzione è stata dedicata allo studio dell’illuminazione, cercando di progettare un’at-
mosfera particolare. In particolare, ogni stanza è illuminata, oltre che dall’ampia vetrata che da verso il ballatoio, da una sfera in vetro acrilico trasparente che per più di metà sporge dall’estradosso del tetto. È chiaramente visibile come essa sia divisa orizzontalmente in tre parti ognuna con uno scopo ben definito.
La parte superiore è costruita da tre mezze sfere di diverso diametro poste una dentro l’altra
(l’aria imprigionata tra gli spazi che intercorrono fra esse permette l’isolamento acustico e termico).
La porzione centrale della sfera si colloca all’interno del solaio: essa è contornata da otto appa-
recchi luminosi a doppia sorgente e sul basso si trova una tenda avvolgibile che viene aperta e chiusa tramite il controllo elettrico, permettendo l’oscuramento della stanza.
L’elemento inferiore, invece, appoggiato sul controsoffitto in multistrato di abete, serve a chiude-
re la sfera dall’interno e ha unicamente una funzione estetica. L’interno della stanza
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4. LA STANZA: PROGETTAZIONE DI UN’ATMOSFERA
Ăˆ stato interessante notare come i progettisti si siano preoccupati di garantire ai degenti, at-
traverso questo lucernario di diametro pari a 2 metri, la vista del cielo e il contatto con i cambiamenti meteorologici e delle stagioni secondo le inclinazioni dei raggi solari e i cambiamenti delle costellazioni.
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5. DESTINAZIONE E COMMITTENZA. STORIA E CRITICA PRINCIPI PROGETTUALI
La connessione tra spazi interni ed esterni è una delle principali preoccupazione degli architetti.
Il complesso è stato concepito dall’interno verso l’esterno: invece di una disposizione delle strutture, sono i cortili che vengono posizionati in un grande rettangolo. Essi servono come orientamento e consentono alla luce di penetrare l’intero abitacolo e in seguito si procede con lo sviluppo delle singole camere.
In sintonia con l’analogia di un piano di città, il progetto è stato pensato in termini di strade e
piazze davanti alle case. Questa è la prima impressione che si ha del centro Rehab oggi: si cammina attraverso un ampio cortile, al centro del quale vi è un campo coltivato, in altre parole si accede al complesso attraverso uno spazio all’aperto. Dalla lobby principale vari cortili, che potremmo definire piccoli interni urbani, caratterizzano il complesso: uno è riempito con l’acqua, un altro è rivestito interamente in legno, la piscina è collocata nel terzo. Si procede successivamente lungo tutto un percorso articolato per cortili fino ad incontrare la propria destinazione.
I criteri di progettazione, indetti dal bando di concorso del 1998 dalla società REHAB Basel AG
per la nuova clinica per la cura di paraplegici e cerebrolesi, pongono l’accento sull’importanza di creare un edificio umanizzato accogliente e altamente specializzato in cui i pazienti e i loro familiari si possano trovare a loro agio anche per lunghi periodi di ricovero.
L’idea progettuale degli architetti Herzog & de Meuron e del gruppo Proplaning punta infatti a
creare un ambiente caldo e familiare, riducendo al minimo l’impatto visivo con le tecnologie mediche e accentuando il contatto con la natura.
In considerazione dei lunghi tempi di degenza richiesti per le cure riabilitative, la struttura è
pensata come una sorta di piccola città in cui ognuno è libero di scegliere tra differenti percorsi per i Corte d’ingresso
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5. DESTINAZIONE E COMMITTENZA. STORIA E CRITICA propri spostamenti. Per garantire il benessere psicologico dei pazienti, oltre agli spazi destinati alle cure mediche, sono stati studiati luoghi dove socializzare rimanendo sempre in un ambiente protetto e amichevole, e altri in cui potersi ritirare e godere della propria privacy, con le stanze di degenza.
Particolare cura è stata posta nella progettazione del sistema d’illuminazione che predilige la
scelta della luce naturale; essa invade tutto l’edificio assicurando così un contatto diretto con la natura in ogni stanza.
Per quanto riguarda l’impianto dei giardini ornamentali e la cucina presente a ovest, il progetto è
stato redatto dall’architetto paesaggista August Kunzel; queste aree verdi hanno lo scopo di integrare il centro di riabilitazione nella campagna circostante. A nord, un campo da gioco e un corso di formazione sono disponibili per gli utenti su sedia a rotelle.
Corte d’ingresso
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6. ANALISI DELLA FORMA ARCHITETTURA E SCELTE TIPOLOGICHE
L’edificio, di struttura lineare e minimalista, è sviluppato su tre livelli e si presenta come un largo
e basso parallelepipedo (piano terra e primo piano), sormontato al centro da un altro parallelepipedo: il secondo piano.
Le quattro facciate sono rivestite in listelli di legno di quercia a sezione circolare, posti paral-
lelamente al terreno a sottolineare l’orizzontalità della struttura, oltre a schermare la luce solare.
Al piano terra, ampie vetrate creano una continuità fra interno ed esterno pur assicurando
un elevato grado di riservatezza, protezione dall’intorno e assenza di introspezione visiva. Al primo piano, dove si affacciano le stanze di degenza, il rivestimento in legno nasconde l’ampia balconata che circonda l’intero edificio garantendo la privacy ai degenti; il secondo piano, che occupa solo una parte centrale della struttura, è invisibile dall’esterno.
Al centro della facciata principale si apre l’ingresso che penetra nell’edificio; varcata la soglia
ci si trova nel cortile principale, al centro del quale vi è un giardino con due alberi. L’intera struttura è articolata intorno a quattro grandi cortili destinati a garantire il contatto con la natura e a creare spazi e viste distensive.
Accanto al cortile d’ingresso si trova il giardino delle terapie, pavimentato con assi di legno.
Speculare a questo si trova un giardino alberato, denominato giardino francese, che attraverso una rampa permette di accedere al percorso esterno che contorna l’edificio. I fruitori di questa zona, in particolar modo i degenti, possono allenare le loro capacità motorie.
Oltrepassando la facciata destra si apre il giardino d’acqua: un cortile interamente pavimentato
su cui è presente un sottile strato d’acqua. Le pareti che lo circondano sono rivestite anch’esse da listelli di legno come la facciata esterna, ma disposti in posizione verticale anziché orizzontale. Vista esterna dell’edificio
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6. ANALISI DELLA FORMA
Il quinto foro nella struttura è occupato dalla piscina, un volume in cemento armato che dall’e-
sterno appare come un masso irregolare caratterizzata da un tetto a piramide forato da oblò in vetro acrilico trasparente (piccoli fori nel tetto ribassato, che danno la sensazione di un qualcosa di spettacolare dall’esterno e di molto intimo all’interno) e rivestito esteriormente in gomma nera impermeabile. L’interno è in cemento a vista e la piscina, studiata con materiali ergonomici, è dotata di attrezzature per attività di svago e di riabilitazione dei degenti.
Le stanze (dimensione 42 mq), che sono tutte site sul perimetro del primo piano, hanno una
parete vetrata con accesso al ballatoio esterno e un’apertura a soffitto: questa apertura a soffitto è una specie di grande occhio in plexiglass che permette, anche ai pazienti costretti a letto, di avere un contatto costante con l’esterno e di percepire le variazioni del tempo. Questo elemento caratteristico, viene definito dai progettisti come il parente stretto delle piccole perle, sempre in plexiglass, che fungono da giunto tra i listelli orizzontali della facciata (vedi capitolo 6). I bagni, inoltre, sono tutti di colori forti e diversi per evitare la sterilità dell’ambiente comune, e quindi creare un habitat confortevole per i pazienti.
Vista esterna dell’edificio
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6. ANALISI DELLA FORMA ARTICOLAZIONE FUNZIONALE
L’articolazione funzionale e le scelte tipologiche sono strettamente collegate. L’edificio si svilup-
pa in orizzontale e occupa una superficie rettangolare di 120x90 metri. Al piano terreno si trovano gli spazi destinati alle cure, la piscina, il day hospital, la caffetteria, l’amministrazione e l’ingresso, nonché gli spazi per la terapia intensiva.
Il primo piano è destinato alle stanze di degenza suddivise in cinque zone permeabili che si svi-
luppano intorno a cinque cortili. Al centro, a destra e a sinistra del giardino francese, invece, si trovano le scale principali. Per facilitare la diversificazione dei percorsi il passaggio da un piano all’altro è reso possibile da diverse scale appositamente progettate nell’intero edificio.
Nell’ultimo piano, di superficie ridotta, si trovano una libreria, i laboratori di pittura e le stanze
utilizzate per accogliere gli eventuali ospiti dei pazienti; inoltre sono allestite delle cucine di prova per preparare i degenti ad affrontare nuovamente il mondo domestico.
Vista giardino francese
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6. ANALISI DELLA FORMA GEOMETRIE-MATRICI-RITMI
Il progetto del centro riabilitativo è stato concepito dai progettisti partendo da una forme geo-
metriche molto semplice: il rettangolo. Esso è di dimensioni 120x90 metri. Si evidenzia quindi, l’idea di avere il lato lungo di 1/3 più grande rispetto a quello corto. All’interno del perimetro, in relazione al tipo di fruizione e all’orientamento solare, sono state collocate delle piccole corti che fungono da spazi di decompressione.
Tracciando, la mezzeria del lato corto, vengono ad individuarsi altri rettangoli (secondari) in cui
il lato lungo è di 1/2 superiore rispetto a quello corto.
Tracciando una seconda mezzeria, sempre dal lato corto, si viene ad individuare il quadrato
finale o il quadrato generatore.
Ballatoio d’accesso alle stanze
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6. ANALISI DELLA FORMA 1a. IL SECONDO RETTANGOLO
1. IL PRIMO RETTANGOLO
B
A A
B
2a. INDIVIDUAZIONE QUADRATO
2. INDIVIDUAZIONE QUADRATO
A
A
A
A
3a. LA SCOMPOSIZIONE REGOLARE
3. LA SCOMPOSIZIONE REGOLARE
B/4
4. LA LINEA DI MEZZERIA
B/4
B/4
A/3 A/3 A/3
B/4
4a. LA LINEA DI MEZZERIA
A/2
B/2 B/2
A/2
B/2
5. IL SECONDO RETTANGOLO
5a. IL QUADRATO GENERATORE
A/2
B/2
B2: 15*15 mt B/4
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7. DETTAGLI: MATERIALI E TECNOLOGIA COSTRUTTIVA ASPETTI TECNOLOGICI E STRUTTURALI
L’edificio è caratterizzato dall’uso preponderante del legno. Questo materiale è adottato per il
rivestimento esterno e per le pavimentazioni; la scelta progettuale fa prevalere il rovere. I listelli circolari che rivestono l’esterno dell’edificio sono giuntati fra loro da sfere di vetro acrilico trasparente che spezzano la linearità della facciata creando piacevoli giochi di luce. Essi vengono definiti le sorelle dei più grandi lucernari che illuminano le stanze dei pazienti. La disposizione orizzontale dei listelli serve da frangisole, sia per le verande delle stanze, sia per il piano terreno.
Nel giardino d’acqua i listelli disposti in verticale vengono utilizzati come guide per le tende. Le
stanze si trovano tutte sul perimetro del primo piano in contatto con il ballatoio veranda a cui si può accedere da ogni camera. Il passaggio da dentro a fuori è completamente privo di barriere architettoniche così da non creare intralcio.
La diversificazione fra interno ed esterno è dato unicamente dalla differente pavimentazione:
nella stanza parquet in legno di rovere, all’esterno un tavolato in larice e il soffitto, invece, è in multistrato d’abete. Al piano terra, in cui la presenza di zone comuni è elevata, la pavimentazione è determinata da una resina di colore grigio ad eccezione del percorso perimetrale e delle corti interne che sono in legno.
Ogni stanza è illuminata, oltre che dalla vetrata, da una sfera in vetro acrilico trasparente che
per più di metà sporge dalla linea superiore del tetto. Essa è divisa orizzontalmente in tre parti. La parte superiore è costruita da tre mezze sfere di diverso diametro poste una dentro l’altra (l’aria imprigionata tra gli spazi che intercorrono fra esse permettono l’isolamento acustico e termico).
La porzione centrale della sfera si colloca all’interno del solaio: essa è contornata da otto appa-
recchi luminosi a doppia sorgente e sul basso si trova una tenda avvolgibile che viene aperta e chiusa Vista dell’interno
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7. DETTAGLI: MATERIALI E TECNOLOGIA COSTRUTTIVA tramite il controllo elettrico dei tamburi su cui si arrotola, permettendo l’oscuramento della stanza.
Il pezzo inferiore, appoggiato sul controsoffitto in multistrato di abete, serve a chiudere la sfera
dall’interno e ha unicamente una funzione estetica. Il lucernario, di diametro pari a due metri, permette la vista dal cielo e il contatto con i cambiamenti meteorologici e delle stagioni secondo le inclinazioni dei raggi solari e i cambiamenti delle costellazioni. Il tetto verde è piano, dal centro fino ai lucernari, per poi piegarsi con una lieve curvatura fino a coprire tutta la veranda; termina in una tettoia trasparente visibile dall’esterno.
Particolare attenzione è stata posta nella progettazione della piscina (realizzata in cemento
armato) curandone i materiali dal punto di vista ergonomico così da facilitare ai degenti il contatto con l’acqua e invogliarli a mettersi in gioco per guarire e riacquisire tensione muscolare; l’ambiente è illuminato da piccoli oblò sul soffitto piramiforme che richiamano le stelle e creano un’atmosfera distensiva.
Lucernario della stanza
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7. DETTAGLI: MATERIALI E TECNOLOGIA COSTRUTTIVA
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7. DETTAGLI: MATERIALI E TECNOLOGIA COSTRUTTIVA
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8. OPERE PRECEDENTI E POETICA DEL PROGETTISTA
Il progetto degli architetti Herzog & de Mouron , come detto in precedenza, è stato realizzato in
seguito ad un bando di concorso vinto alla fine degli anni ‘90. La costruzione è iniziata nel 1999, l’anno successivo alla progettazione dello stesso.
Il centro Rehab risulta essere uno dei primi progetti ospedalieri dello studio elvetico. A metà degli
anni ‘90 è stato progettato un istituto per gli ospedali farmaceutici a Basilea, ma non si può considerare un precedente in quanto il programma e il fine ultimo non sono comparabili.
Essendo stato il primo progetto di edilizia ospedaliera dello studio e essendo stato considerato
un progetto che risponde in modo ottimale alle tipologie di persone fruiscono lo spazio, la composizione architettonica alcune strategie che sono state impiegate nel progetto sono state riproposte e rivisitate in chiave più contemporanea nel progetto per l’ospedale dei bambini idealizzato nel 2011.
Questo progetto è anch’esso caratterizzato da un corpo che, visto dall’alto, ha una forma ret-
tangolare. Rispetto al nostro caso studio risulta essere più allungato, ma la caratteristica delle corti interne viene nuovamente riproposta. Esse fungono da aree di decompressione in cui natura e architettura si incontrano formano un binomio di alto livello compositivo. Le corti si li interni si aprono a intermittenza verso l’esterno, permettendo alla luce di permeare verso il basso, proprio come nel caso del centro riabilitativo di Basilea.
Successiva strategia analoga impiegata è quella dell’utilizzo de legno. E’ il materiale predomi-
nante delle facciate e degli interni e crea un’atmosfera più domestica per i bambini, i loro genitori e il personale ospedaliero. L’utilizzo del legno fa da eco anche all’ambiente rurale del distretto di Lengg.
Dal punto di vista urbanistico, anch’esso può essere inteso come una piccola città-introspetti-
va, in cui i pazienti possono usufruire di diverse strade e percorsi per arrivare a destinazione desiderata.
Infine, anche per questo progetto, lo studio ha voluto distaccarsi dalle forme e dallo stile tipico
che caratterizza gli spazi ospedalieri, rendendo la struttura più piacevole e accogliente per i fruitori. Interno della piscina
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8. OPERE PRECEDENTI E POETICA DEL PROGETTISTA La forma rettangolare e le corti interne
Il plastico dell’edificio
Vista esterna della struttura
Vista di una corte interna
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9. SINTESI CRITICA DELLA FORMA
Intendendo l’architettura come la costruzione armoniosa del luogo circoscritto da margini e aper-
to all’accoglienza umana, il centro riabilitativo di Basilea si può considerare Architettura.
Nello specifico il progetto ha come tema essenziale quello della totale praticabilità dello spa-
zio e quello di interpretare lo spazio come metafora di decompressione, aggregazione e contemplazione. Particolare attenzione è stata data nel creare aree situate in particolari punti nevralgici che incentivassero i degenti a fruire di questi spazi (si parla delle corti interne al piano terra e delle aree adiacenti alle camere al primo piano). Esse, grazie alla loro forma, consentono ai pazienti di avere degli spazi in cui ritrovarsi e rilassarsi in cui percepire tutte le numerose e differenti sensazioni che “colpiscono” ogni degente. In questo caso si può affermare che non è stata la funzione (cioè avere aree di ritrovo e rilassamento) a determinare la forma, ma è la forma a invogliare i degenti a utilizzare questi spazi per contemplare la natura, per allontanarsi dal caos delle aree di recupero e per ritrovarsi con gli altri pazienti della struttura.
Dopo aver analizzato il tema principale dell’opera, abbiamo provato ad interpretare le caratteri-
stiche tipologiche di cui si compone questa architettura.
Analizzando lo spazio che compone l’edifico, possiamo dire che le numerose corti interne che
caratterizzano l’architettura nonostante siano fisicamente chiuse, “vestite” dai loro più densi margini che individuano lo spazio interno, non sono “un chiuso” bensì un circoscritto-aperto. Uno spazio delimitato, ma allo stesso tempo aperto all’accoglienza e all’insediamento umano.
Gli architetti hanno voluto evidenziare questo concetto di aggregazione/accoglienza proprio
delle corti interne, tanto da realizzarne quattro tipi differenti. Ognuna di esse trasmette sensazioni differenti, in quanto sono state concepite come invasi tridimensionali fruibili al loro interno (quindi non pieni) ricavati dalla sottrazione del volume di partenza di forma parallelepipeda. Ognuna di esse ricrea un’atmosfera differente grazie al diverso utilizzo di texure, materiali, dimensione, colori, orientamento Copertura della piscina
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9. SINTESI CRITICA DELLA FORMA e luce. Le corti interne sembrano essere concepite come “spazio delle relazioni” o “spazio delle prime relazione”, definizione con cui De Carli spiegava il concetto di spazio primario.
I margini che definiscono gli spazi di questa architettura sono inevitabilmente di tipo differenti.
Essi si possono distinguere tra quelli che delimitano lo spazio interno della struttura da quello esterno (o interno territoriale), e quelli che vestono le corti interne separandole dall’interno edilizio del complesso architettonico. Nel primo caso i listelli orizzontali circolari in legno intervallati da sfere di vetro acrilico trasparente disposti sul perimetro rettangolare fungono da oscuramento per gli ambienti interni e da margine di separazione con l’adiacente contesto urbano/territoriale. Nel secondo caso, quello delle corti interne, il vestito di cui si compongono i margini sono le tende degli ambienti interni e il vetro trasparente delle grandi finestrature.
In termini architettonici la forma e lo spazio materico (elementi segnici che in architettura de-
terminano il significante) concorrono entrambi al significato dell’opera. Riteniamo che, analizzando il punto di vista dell’abitare, il rapporto degli abitanti con l’architettura sia di tipo complentativo, questo anche considerando la tipologia di persone (degenti in fase di recupero) che abitato l’edifico.
Dal punto di vista delle proprietà visuali che compongono l’architettura, si può affermare che i
progettisti elvetici hanno dedicato molta attenzione agli aspetti luministici, studiando un corretto orientamento per le numerose corti interne garantendo ai degenti una buona fruizione pratica dell’invaso spaziale grazie alle diverse aree di luce/ombra.
Questa architettura, nonostante presenti un’ampia varietà materica, forse per volontà degli stes-
si architetti è priva di quella ricchezza che gli avrebbe conferito soltanto il rapporto diretto con le altre arti. Una scelta che molto probabilmente avrebbe avuto una risposta positiva da parte dei degenti che abitano la struttura.
Concludendo, come dichiarato dai progettisti questa è un architettura che è stata concepita Il tetto verde dell’edifico
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9. SINTESI CRITICA DELLA FORMA dall’interno verso l’esterno, come spazio circoscritto da margini e accogliente. La sua particolare composizione, caratterizzata da vuoti fruibili (le corti interne) e da pieni fruibili (le stanze), permette di individuare il un’unica architettura più spazi interni. Questo edificio quindi, ha un carattere interno preponderante su quello esterno. “Esiste architettura quando c’è uno spazio interno” diceva Bruno Zevi in Saper leggere l’architettura nel 1951.
Il salone al secondo piano
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10. RACCOLTA FOTOGRAFICA DELL’EDIFICIO La stanza
Cortile con vasca d’acqua
L’interno della piscina
Day hospital
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10. RACCOLTA FOTOGRAFICA DELL’EDIFICIO Corte interna
La stanza e il bagno colorato
Giardino terapeutico
Dettaglio listelli facciata
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11. BIBLIOGRAFIA Capolongo Stefano, «Edilizia ospedaliera. Approcci metodologici e progettuali», Editore: Hoepli, Anno edizione 2006, pp 249-256
Fernando Márquez Cecilia, Richard Levene (Eds.): El Croquis. Herzog & de Meuron 2002-2006. Monumento e Intimidad. The Monumental and the Intimate. Vol. No. 129/130, Madrid, El Croquis, 2006.
Fernando Márquez Cecilia, Richard Levene (Eds.): El Croquis. Herzog & de Meuron 1998-2002. La Naturaleza del Artificio. The Nature of Artifice.
Gerhard Mack, «Herzog & de Meuron 1997-2001», anno 2009, pp 62-67, pp 182-183, pp 296-301
Gerhard Mack, Herzog & de Meuron: Herzog & de Meuron 1997-2001. Das Gesamtwerk. Band 4. Edited by: Gerhard Mack. Basel / Boston / Berlin, Birkhäuser, 2008. Vol. No. 4.
Gerhard Mack, Herzog & de Meuron: Herzog & de Meuron 1997-2001. The Complete Works. Volume 4. Edited by: Gerhard Mack. Basel / Boston / Berlin, Birkhäuser, 2008. Vol. No. 4.
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Herzog & de Meuron. Naturgeschichte. Edited by: Philip Ursprung. Exh. Cat. Herzog & de Meuron. Archaeology of the Mind. Canadian Centre for Architecture, Montreal. 23 October 2002 - 6 April 2003. 2nd ed. Baden, Lars Müller, 2005.
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11. BIBLIOGRAFIA Luis Fernández-Galiano (Ed.): Arquitectura Viva. Herzog & de Meuron 1978-2007. 2nd rev. ed. Madrid, Arquitectura Viva, 2007.
M.G.Z., REHAB BASEL, Abitare n. 431, Settembre 2003, pp148-155 Nobuyuki Yoshida (Ed.): Architecture and Urbanism. Herzog & de Meuron 2002-2006. Tokyo, A+U Publishing Co., Ltd., 08.2006.
REHAB BASEL, El Croquis n. 109/110, 2002, pp. 158- 182
REHAB Basel: Zeiträume. Passagen durch das REHAB Basel. Mit Dr. med. Mark Mäder, Chefarzt REHAB Basel und Christine Binswanger, Architektin Herzog & de Meuron. VISAVISTA AG, 2009. DVD, 37’.
René Furer: Herzog & de Meuron. Rehab Burgfeld. Baukunst als Humanismus. Ein Besuch im Zentrum für Querschnittsgelähmte und Hirnverletzte in Basel. Edited by: René Furer. 2007. Vol. No. 2.
www.herzogdemeuron.com www.rehab.ch www.swiss-architects.com
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