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DI CONSULENZA F I S C A L E E T R I B U TA R I A

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QUOTIDIANO POLITICO FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

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Anno LVI - n. 185 - Sabato 27 settembre 2008 - euro 1

Il Piano Fenice. Fine settimana di pausa per le ultime decisioni

La soluzione-Alitalia

Governo protagonista di Giampiero Catone

lla fine, nella vicenda dell'Alitalia, hanno prevalso le ragioni del senso di responsabilità e dell'interesse generale. Ne sono stati protagonisti tutti gli attori in campo: imprenditori, sindacati, rappresentanti delle istituzioni. Ma ne è stato protagonista soprattutto, per la tenacia e la determinazione nel voler tenere aperte tutte le strade per una soluzione positiva, il Governo e, in primo luogo, il Presidente del Consiglio. Intanto, sul terreno degli incontri e degli scontri di questi giorni, restano le tracce di lacerazioni e dissidi che a fatica potranno essere ricomposti, come quello che ha coinvolto gli ultimi fili connettivi di una unità sindacale, che, ormai vede, rispetto anche ad altre questioni, divergenze consistenti fra la CGIL da una parte e la CISL, UIL e l'UGL dall'altra. E, ancora, nelle giornate convulse che sono alle nostre spalle, si è rivelata quanto, in tempi difficili per l'economia mondiale, sia inadeguata la posizione di sindacati autonomi rappresentativi di specifiche categorie e, per la loro stessa natura, più capaci di operare in economie solide e nell'ambito di gestioni aziendali pubbliche, indifferenti o disattente alle logiche di mercato. Un terzo dato emerso in questi giorni è quello della persistente difficoltà del Partito Democratico sia ad esprimere una posizione univoca, costruttiva e responsabile, sia a contenere e neutralizzare l'offensiva populista ed irresponsabile di Di Pietro. Una difficoltà, questa, che rischia - se non risolta - di pesare in termini non positivi sul confronto riguardante grandi riforme come quella federalista e quella della giustizia. Ed è infatti la stagione delle riforme che sta per aprirsi, dopo la capacità dimostrata dal Governo e dalla maggioranza di affrontare con soluzioni vincenti le tre grandi emergenze lasciate in eredità dal Governo Prodi: quella dello scandalo dell'immondizia a Napoli, quella del degrado dell'ordine pubblico e quella dell'Alitalia.

Indirizzato a Bossi - 2

Week-end assistito

L’Italia di Mameli

I sindacati autonomi degli assistenti di volo si dichiarano disponibili visto l’impegno del governo e della Cai a trovare un’intesa definitiva

A

di Ivan Mazzoletti

Il fronte degli irriducibili della trattativa per la Nuova Alitalia continua a sbriciolarsi. Aumentano sempre di più, infatti, coloro che hanno preso coscienza della situazione e (dopo gli ignobili festeggiamenti della scorsa settimana) si stanno avviando sulla strada indicata da Silvio Berlusconi. «Ci sono stati passi in avanti nella trattativa tra Cai e le organizzazioni sindacali di SdL e Avia». Lo ha annunciato, uscendo da Palazzo Chigi, Antonio Divietri, presidente dell’Associazione professionale degli assistenti di volo.

«Si procede a cercare un’intesa - ha detto Divietri - e dunque ci si rivedrà lunedì. Ci vuole del tempo, speriamo bene». Il presidente dell’Avia ha aggiunto che il Governo sta facendo la sua parte: «Da questo punto di vista siamo supportati dal buon senso che sembra stia cominciando a prevalere. An-

L’uomo che aveva detto di essere fatto della stessa pasta di Gianni Letta scende in Sicilia lanciando una parola d’ordine di stretta osservanza maanchista. Veltroni ha, infatti, annunciato: “Si farà un congresso per strutturare meglio il partito, è chiaro che qui c'é bisogno anche di un grande rinnovamento”. Bisogna aspettare e vedere quante nomine confermerà e quanti cambiamenti reali metterà in atto.

che Cai sta prendendo atto che probabilmente c’erano delle cose che andavano definite meglio». Sul partner straniero, poi, come evidenziato giovedì scorso da La Discussione nonostante le insistenti voci per portavano ad Air France, la Lufthansa avrebbe più possibilità di diventare il partner industriale della “Nuova Alitalia”. Secondo Divietri l’aviolinea tedesca è in pole position: «Penso proprio di sì e per Roma sarebbe un dramma». Anche se la tensione è decisamente svanita è apparso meno ottimista il leader dello SdL, Fabrizio Tomaselli, che pur ammettendo dei progressi parla di “passi millimetrici”. «Se si va avanti millimetro per millimetro chiudiamo tra un paio di anni ha detto - quindi ci aspettiamo qualcosa di più concreto in tempi rapidi». «Ci sono stati ha aggiunto Tomaselli - dei passi troppo limitati, torneremo a vederci lunedì. La Cai sta procedendo come un carrarmato, il passo è molto lento su alcune cose c’é qualcosina in più ma non è significativa». Riguardo alla posizione del governo Tomaselli dice che «almeno in questo palazzo c’é disponibilità a mediare; in altri palazzi credo che qualcuno abbia preso questa trattativa come laboratorio per altri problemi che riguardano la contrattazione a livello nazionale. Forse i limiti che ci troviamo oggi non sono solo di Cai ma anche di qualche sindacato». Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, intanto, ieri mostrava cautela sugli sviluppi della vertenza Alitalia già a metà giornata. Comunque non è ad horas». a pagina 3

di Carlo Enrico Bazzani

eri ricordavamo a Bossi e ai leghisti che la loro contestazione dell’Inno di Mameli e la battaglia di liberazione del Nord dalla ‘schiavitù di Roma’, al di là degli slogan demagogici, non regge storicamente perché Roma, in effetti, non ha mai ‘schiavizzato’ nessuno e men che mai nei tempi moderni. Anzi, specie in questi ultimi, è stata vittima dello Stato italiano. E oggi gliene spieghiamo le ragioni, supportati da una simpatica ‘ricerca’ condotta dall’ex deputato dc Bartolo Ciccardini, fonte non sospetta, perché marchigiano d’origini e d’interessi ormai solo culturali. Dunque, Roma non schiavista, ma vittima. Dopo i governi papali, talvolta inetti e teocratici, ma con poche tasse e molte feste (e Roma non si lamentava), vennero i piemontesi. Fecero dei brutti quartieri nuovi, di stampo torinese ed importarono una burocrazia pignola e gelosa che infastidì l’Italia. Ma non era romana. I romani li chiamarono con malizia ‘Buzzurri’; non li capivano, senza odiarli). I Re parlavano piemontese e scrivevano in francese. L’unico veramente romano era lo sfortunato Umberto II. Durante il Regno, i presidenti del Consiglio furono così distribuiti. Ben nove Piemontesi, più due Savoiardi; quattro Emilian-romagnoli; quattro Lombardi (ma nessuno di Milano); tre Siciliani; due Toscani ed infine uno solo per la Puglia , la Liguria , la Lucania , il Veneto e buon ultimo il Trentino con Alcide De Gasperi che ci traghettò alla Repubblica. Di romani ce ne fu solo uno, Tittoni, e durò solo 15 giorni(...)

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segue a pagina 2 xxxx@ladiscussione.com

Nelle scuole francesi la differenza religiosa non crea problemi Le rivelazioni del settimanale cattolico inglese “The Tablet”

Cristiani e musulmani negli stessi banchi La crisi Usa colpisce il bilancio del Vaticano I giovani musulmani di Marsiglia, Parigi, Lione, persino Lilla, dove pure c'é una scuola islamica con tutti i crismi del riconoscimento dello Stato, affollano le aule delle scuole cattoliche francesi, unico luogo dove, spiegano, “esiste vero rispetto per il nostro credo”. Non si tratta quasi mai di una minoranza: nel liceo Saint Mauron di Marsiglia i ragazzi musulmani sono l'80%, e nel mese di Ramadan la mensa scolastica resta desolatamente vuota. A sentir loro l'ambiente è autenticamente tollerante, e a mezzogiorno ti lasciano il tempo per pregare rivolto alla Mecca. Non da tutte le parti è come a Marsiglia, ma la media nazionale parla del dieci percento di giovani fedeli di Allah che a lezione alzano gli occhi sulla cattedra e trovano il crocifisso. E non se ne adontano. Non è il tipico caso di islamizzazione dell'Occidente. E' una storia di successo: due culture molto forti convivono bene.

Il settimanale cattolico britannico “The Tablet” (Pastiglia) riporta le preoccupazioni per la situazione finanziaria della Santa Sede di monsignor Vincenzo Di Mauro, segretario della Prefettura vaticana degli Affari Economici, in un documento riservato: “I risultati del primo periodo del 2008 sono preoccupanti e non inducono all'ottimismo''. Secondo il documento, la Santa Sede disporrebbe di 340 milioni di euro in valuta, di 520 milioni in obbligazioni e azioni, e di 19 milioni in oro - per un totale di circa una tonnellata di lingotti. “Si rende sempre più necessario afferma monsignor Di Mauro - il richiamo alle Amministrazioni della Santa Sede ad operare con prudenza e con la massima oculatezza nella gestione operativa delle spese e nell'assunzione di nuovo personale”. L'anno scorso, per la crisi e il calo del dollaro, il bilancio aveva già segnato rosso. Dopo tre anni di pareggio.

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