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FRANCO BARESI

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Franco Baresi, all’anagrafe Franchino Baresi (Travagliato, 8 maggio 1960), è un dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore, vicepresidente onorario del Milan. Campione del mondo nel 1982 e vicecampione nel 1994 con la Nazionale italiana. Segnalatosi fin da giovane come uno dei maggiori talenti espressi dal calcio italiano e considerato tra i più forti giocatori della storia, è inoltre annoverato tra le più note “bandiere” calcistiche di tutti i tempi.

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Nel corso della sua carriera ha sempre militato nel Milan, squadra nella quale ha giocato per venti stagioni (dal 1977 al 1997) di cui quindici da capitano, divenendone il secondo calciatore con più presenze sia per quanto riguarda il campionato che le coppe europee. Con i rossoneri ha vinto sei scudetti, tre Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, tre Supercoppe UEFA e quattro Supercoppe italiane; insieme ai compagni di reparto Mauro Tassotti, Paolo Maldini e Alessandro Costacurta ha composto una delle migliori linee difensive della storia del calcio che ha consentito al Milan di stabilire il record di partite consecutive senza sconfitta (58) nei cinque principali campionati europei (dal 26 maggio 1991 al 14 marzo 1993). Con la nazionale italiana, nella quale ha militato per tredici anni vestendo la fascia di capitano dal 1991 al 1994, ha partecipato a tre campionati del mondo (Spagna 1982, Italia 1990 e Stati Uniti 1994) e due campionati d’Europa (Italia 1980 e Germania Ovest 1988). Classificatosi al secondo posto nel 1989 nella classifica del Pallone d’oro dietro al compagno di squadra Marco van Basten, nel 2004 è stato incluso nella FIFA 100, la lista dei 125 più grandi giocatori viventi stilata da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della federazione, e nel 2013 è entrato a far parte della Hall of Fame del calcio italiano. Occupa la 19ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Il 16 dicembre 1999, in occasione della festa organizzata per celebrare i cent’anni del Milan, è stato eletto dai suoi tifosi “Milanista del secolo”, cioè il giocatore più rappresentativo nella storia rossonera. È risultato 17º nell’UEFA Golden Jubilee Poll, un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d’Europa dei cinquant’anni precedenti”. È rimasto orfano ad appena quattordici anni.

È sposato con Maura Lari, da cui ha avuto il figlio Edoardo nel 1991; nel 1997 la coppia ha adottato un bambino a cui è stato dato il nome di Giannandrea. È zio di Regina Baresi, anch’ella calciatrice, figlia del fratello Beppe.

Baresi era un libero capace di coniugare senso della posizione, tecnica, scatto, visione di gioco e decisione negli interventi con una notevole continuità di rendimento. Leader carismatico si distinse inoltre per precocità e longevità agonistica: anche in età avanzata era ritenuto uno dei calciatori atleticamente più preparati in tutta la Serie A.

L’esordio in prima squadra e in Serie A avvenne il 23 aprile 1978, a 17 anni, nella partita Verona-Milan (1-2). In quella stagione ottenne anche 2 presenze in Coppa Italia. Nonostante qualche discussione con Albertosi e Capello, il giovane e promettente difensore cominciò gradualmente ad ambientarsi nello spogliatoio e, grazie alla sua grinta, alla sua personalità e alla sua maturità tattica, riuscì a farsi apprezzare anche dalla storica bandiera e capitano rossonero Gianni Rivera («Questo ragazzo farà molta strada»).

Nell’annata 1978-79 l’allenatore Nils Liedholm non esitò a sacrificare un libero di provata esperienza come Turone per fargli posto in squadra. In quell’annata, giocata sempre da titolare, Baresi esordì in Coppa UEFA e vinse lo scudetto, il decimo della storia Milan. Nel 1979, alla chiusura del campionato, Baresi successe proprio a Rivera, ormai al tramonto della sua carriera, come uomo-simbolo e guida dello spogliatoio milanista. In seguito alla retrocessione in Serie B del Milan nel 1980, decisa dalla sentenza relativa allo scandalo del calcio scommesse, fu tra i pochi della rosa che non lasciò la società. Il 20 agosto 1980 realizzò il primo gol con la maglia rosso- nera nella partita di Coppa Italia pareggiata 1-1 contro l’Avellino e, a fine stagione, fu uno degli assoluti protagonisti del ritorno del Milan in Serie A. Nella stagione 1981-82, colpito da una malattia del sangue, fu costretto a lasciare il campo per circa quattro mesi. Senza la sua guida difensiva, il Milan andò allo sbando e, a fine stagione, retrocesse per la seconda volta in Serie B. Nel 1982 seguì per Baresi una rapida ascesa a livello professionale. Fresco campione del mondo con la nazionale italiana, il giovane difensore, rifiutata un’offerta della Juventus, firmò un contratto biennale di circa 100 milioni di lire all’anno e diventò il nuovo capitano dei rossoneri a soli 22 anni, dopo le partenze di Aldo Maldera e Fulvio Collovati. Guidò il Milan alla seconda promozione in Serie A, poi rinunciò a vestire le maglie di Sampdoria ed Inter per continuare la sua carriera con il Diavolo, dando così un’ulteriore prova di affetto e attaccamento ai colori rossoneri.

Baresi e compagni riuscirono a compiere una piccola impresa sportiva, superando in vetta alla classifica il Napoli campione in carica, dopo averlo sconfitto allo Stadio San Paolo nella terzultima giornata di campionato, e conquistando

La signora in Giallo in ”Omicidio alle Hawaii” di Donald Bain e Jessica B. Fletcher

Penso che sarà capitato più o meno a tutti quanti di vedere in televisione almeno un episodio de “La signora in giallo” con Angela Lansbury. Quest’attrice ha fatto ben 12 stagioni nei panni di Jessica B. Fletcher. L’attrice era nata a Londra il 16 ottobre del 1925 ed è morta a Los Angeles lo scorso 11 ottobre.

Però, forse, pochi sanno che ci sono anche i libri che narrano le vicende di questa arzilla vecchietta. A me è capitato di leggerne qualcuno e mi sono piaciuti davvero molto. In Italia sono editi della Sperling & Kupfer. Sono ben 47 romanzi e 9 di essi sono ancora inediti da noi. L’autore è Donald Bain (seppure i libri siano firmati da lui e dall’immaginaria Jessica B.Fletcher), nell’ultimo libro ossia “Appuntamento con la morte” del 2018 è cofirmatario anche Jon Land.

Donald Bain è uno scrittore americano nato nel 1925 e morto nel 2017 e Jon Land è pure lui uno autore americano di libri per lo più thriller di 65 anni. Per quanto concerne la signora Fletcher, invece, ha risolto nella sua carriera la bellezza di più di 270 omicidi.

Le vicende si svolgono a Cabot Cove (successivamente anche a New York e Boston) che è una località di mare nel Maine negli Stati Uniti d’America. Per la cronaca segnalo che questa cittadina è immaginaria e nella realtà, quindi, non esiste. La signora Jessica B. Fletcher è una tranquilla signora tra i sessanta e i settanta, vedova, ma non sente la necessità di convolare a nuove nozze nonostante abbia conosciuto diversi ed interessanti uomini dopo la prematura scomparsa del consorte.

Il marito era Frank Fletcher che non si è mai visto perché la storia inizia con lei che è già vedova. Di lui si sa solamente che era un capitano, morto all’inizio degli anni Ottanta e che non hanno mai avuto figli. Però la donna ha davvero tantissimi nipoti che man mano impareremo a conoscere e che le vogliono davvero un gran bene. La signora è una professoressa d’inglese in pensione che inizia a scrivere libri così tanto per riempire le giornate dopo di che fa un nuovo ed interessante lavoro unito alla risoluzione dei misteri.

I libri de “La signora in giallo” hanno una struttura abbastanza semplice che non cambia mai. Si inizia con la presentazione dei vari personaggi che sono per lo più amici, conoscenti, parenti, colleghi di lavoro de “la signora in giallo”. Si prosegue poi con l’omicidio e la polizia solitamente trova, sbagliando, come colpevole un amico della Fletcher ed è questo il motivo “scatenante” delle sue indagini: scagionare il presunto colpevole in quanto in virtù dell’amicizia o parentale che li lega non può essere il colpevole. Successivamente grazie a una chiacchierata con qualcuno degli altri personaggi Jessica capisce com’è successo l’omicidio e svela il reale assassino che in alcuni casi vorrebbe anche ucciderla per evitare che il suo crimine venga reso noto alla polizia. Grazie al provvidenziale intervento di quest’ultima la nostra investigatrice evita ogni volta la morte. La scena finale, solitamente, è tra la Fletcher e il primo sospettato che la ringrazia per l’aiuto che le ha dato anche perché senza di esso,sarebbe rimasto sicuramente in carcere.

Premesso questo ora vorrei raccontarvi il libro che ho preferito in assoluto e che consiglio di leggere e che, ovviamente, starò ben attenta a non svelare il finale...

Si tratta de: “La signora in Giallo: omicidio alle Hawaii”. La signora Fletcher viene invitata nelle isole Hawaii ed esattamente a Maui per tenere una lezione di criminologia. Sono tanti anni che non insegna più perciò non sa se accettare o rifiutare. Il suo amico Seth, medico di famiglia di Cabot Cove, la sprona ad accettare ed è così che inizia questa nuova avventura. Jessica pensa di poter trascorrere qualche giorno tranquillo e sereno, una piccola vacanza inaspettata... però si sbaglia perché neanche fa in tempo ad arrivare che già trovano un cadavere ai piedi di una scogliera. Si tratta di una famosa botanica locale, la dottoressa Mala Kapule. La donna oltre ad essere una importante bo- tanica è anche un’attivista a livello ecologico che vuole proteggere e salvaguardare l’isola da eventuali speculatori.

Ma la Fletcher si domanda se il motivo della sua morte sia solo questo oppure non ci sia anche qualcosa di personale ed è così che un apparente e tranquillo periodo di riposo si trasforma, invece, in una nuova ed interessante indagine per la nostra eroina. Quello che è certo che scoprirà il colpevole ma non mancheranno i colpi di scena... come del resto troviamo nei suoi tanti bellissimi libri. Questi sono libri di facile lettura e non bisogna farsi scoraggiare se vediamo che sono tante pagine (almeno 200) perché sono scritti in caratteri grandi e, comunque, sono assai avvincenti e sono sicura che non mancheranno di prendere l’interesse pure del lettore più svogliato che c’è. Provare per credere.

Monica Palazzi

ECLETTICA, IL CORPO COME UNA TELA

Eclettica è il suo nome d’arte ma anche il suo modo di intendere l’arte. Irriverente e anticonformista, sempre pronta a mettersi in gioco per raccontare le sue emozioni, il suo è un personaggio trasversale che abbraccia il mondo della pittura, della fotografia, della scrittura introspettiva, della musica, dei social network e dell’arte figurativa, reinterpretandoli ogni volta in chiave strettamente personale. Così, Veronica è a tutti gli effetti un’artista che ha la creatività nel dna tanto da aver iniziato, sin da piccolissima, a realizzare i suoi primi quadri. “Poi mi sono spostata all’ambito digitale, semplicemente seguendo la direzione che sta prendendo il mondo, senza mai dimenticare il primo amore che coltivo sviluppando l’astrattismo e il cubismo” racconta lei che dalle Marche è ormai prossima a spostarsi in quel di Roma, capitale mondiale in quanto a storia, cultura e architettura. L’evoluzione nel suo percorso è quella di aver deciso di “pensare l’essere umano come una tela, così ho deciso di essere io la persona che racconta le idee che ho in testa. L’ho fatto mettendomi in gioco sul set, approfondendo il rapporto con la fotografia, diventando la direttrice artistica di me stessa, scattando in vari generi a patto di trasmettere sempre e comunque un contenuto”. Il suo account Instagram, è così diventato la bacheca che parla “non di un personaggio ma di una parte integrante di me, nella quale ho espresso le emozioni che ho vissuto anche personalmente”.

La tua immagine è sempre intrisa di significato. Proprio così: anche quando esco vestita in modo eccentrica, sono sempre e comunque io. Sono ribelle e trasgressiva, sul set e nel quotidiano, e contesto ciò che non mi sta bene come possono esserlo le convenzioni, le imposizioni, i luoghi comuni. L’uomo è felice se viene lasciato libero di essere sé stesso. Invece spesso siamo sottoposti a forti sofferenze quando noi tutti dovremmo cercare di essere noi stessi, di superare gli stereotipi. I giovani soffrono queste chiusure, anche io ho vissuto episodi di giudizio, di pregiudizio, di bullismo. Ma ho sempre avvertito la diversità come una ricchezza e ho cercato di reinterpretarla.

Un ragionamento… da grande!

Ma ho solo 21 anni, eppure sono ben consapevole che la scatola sia più importante del contenuto. Purtroppo la maggior parte delle persone guarda solo il fuori e non il dentro. Ecco perché con la fotografia voglio colpire le coscienze. Ho posato con le bende, per denunciare il lato tossico dell’amore che ti chiude gli occhi e ti impedisce di vedere chi hai davanti. Ho posato riflettendo me stessa sul pavimento, denunciando la scarsa capacità di mettersi nei panni degli altri, dove l’amore diventa un fattore consumistico. Ho posato con la Bibbia in mano e le ali sulla schiena, per evidenziare il fatto che siamo angeli senza ali, perdendo la speranza e lavorando per recuperare forze e sogni. Ho iniziato a scattare da giovanissima, ho subito molte critiche anche nell’ambiente scolastico, semplicemente perché mi esponevo. Non volevo scandalizzare, ma generare delle riflessioni.

Chi sei nella vita di tutti i giorni?

Nel quotidiano mi piace muovermi, sono dina- mica e sono sempre alla ricerca di stimoli, finita una cosa voglio farne una nuova, ho sempre avuto paura che il tempo sfugga mentre io voglio sfruttarlo al meglio. Mi piacciono i film, adoro stare in compagnia ma anche avere tempo per me e per produrre idee.

Alcune idee realizzate ti hanno portata a vivere esperienze straordinarie.

Ho partecipato con le mie fotografie alla mostra “Fuori dall’ombra” di Christian Palmieri dove insieme all’autore degli scatti ho esaltato il viso, il cuore, il bacino, per esprimere la personalità nelle diverse sfere.

E adesso?

Sto lavorando ad una canzone nel ruolo di vocalist, voglio realizzare il sogno di fare parte in un film, voglio continuare a scattare e continuare a raccontare qualcosa di me. Mi piacerebbe partecipare ad altre mostre! Sto lavorando anche ad un progetto sulla donna nel mondo attuale, con i suoi diritti acquisiti e quelli ancora mercificati per l’interpretazione errata del corpo.

Siamo ombre in un tumulto di vita ove tutto è prepotentemente chiesto nessun spazio al sentimento è tutto quantificato in un dare e avere mani stanche in corpi stanchi questo non fa di un uomo una persona di valore, ma necessariamente povero.

Giuzzi Daniela

Ed Poesia

“QUANDO”

Quando mi sorprendi appoggiandoti sulla mia spalla non mi fai trasalire, non mi fai sublimare e giungere in paradiso. No, questo no ma in quell’istante mi togli dall’inferno, che è già molto più di quanto possa desiderare.

Enrico Savoldi Ghedi

New Entry Point

Il tanto tempo che hai sulle spalle ti ha curvato in avanti, le tue gambe non riescon più a regger il peso degl’anni, adesso son le ruote i tuoi arti. Ma quant’è bello ancora il tuo viso specialmente se illuminato da un raro sorriso.

I tuoi occhi scuri, ma dolci non sono stati segnati dal tempo, sanno ancora gioire per ogni momento che i nipotini, piccoli saltimbanchi malandrini, ti sanno offrire, col loro innato talento. Sempre a ringraziare per ogni gesto a te rivolto dimenticando l’immenso bene che a noi hai fatto.

Esempio di onestà fatta persona ed io di questo ti sarò eternamente grato !!

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