“Quando si entra nel regno dell’architettura ci si rende conto che si è a contatto con le sensazioni fondamentali dell’uomo e che l’architettura non sarebbe mai parte dell’umanità se non fosse anzitutto la verità da cui iniziare” Louis I. Kahn
Dottorando in Progettazione Architettonica e Urbana presso il DIDA - Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. Dottore magistrale in Architettura, laureato presso la Scuola di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze, corso di Laurea Architettura quinquennale. Laureato con votazione 110/110 e lode ho discusso una tesi dal titolo LUX CAVAT LAPIDEM - Centro di ricerca archeologica per la religione etrusca. Sono stato borsista e assegnista di ricerca presso il DIDA. Ho studiato con i docenti architetti Fabio Capanni, Paolo Zermani, Adolfo Natalini e Maria Grazia Eccheli. Dal 2012 al 2016 collaboratore alla didattica e dal 2016 cultore della materia con il docente architetto Fabio Capanni, professore ordinario di progettazione architettonica e urbana, nel Laboratorio di Progettazione Architettonica presso il DIDA. Ho collaborato e organizzato mostre di architettura presso la Galleria dell’Architettura Italiana e il DIDA. Ho partecipato come capogruppo e progettista a concorsi di architettura nazionali e internazionali. Dal 2018 per l’associazione Betaway direttore scientifico del progetto ARCO - Architettura Ricerca Composizione. Nel 2020 entro a far parte del comitato editoriale della rivista scientifica internazionele in_bo, Università di Bologna. Nello stesso anno entro nel Comitato Toscana di AIGU, prima come referente comunicazione e poi come Rappresentante Regionale. I miei ambiti di interesse riguardano la progettazione architettonica ex novo di edifici pubblici, ricettivi, museali, culturali e sacri e nella riqualificazione di edifici di carattere storico-culturale. Particolare interesse al rapporto tra arte e architettura, con riferimento alla genesi progettuale, alle contaminazioni tra le due discipline e ai rapporti spaziali. Particolare interesse per la rappresentazione del progetto architettonico, tramite disegno e modelli tridimensionali, quali strumenti di ricerca e controllo progettuale andando ad indagare i rapporti tra comunicazione e progetto architettonico. Mi occupo di graphic e communication design legati all’editoria e ad eventi culturali come sistemi di creazione di brand identity e di comunicazione di progetti scientifico-culturali.
BIO ESPERIENZE DISCIPLINA ARCHITETTURA DESIGN ALLESTIMENTI VISIONI
BIO informazioni personali nome domicilio telefono e-mail nazionalità data di nascita sesso contatti
Gianluca Buoncore via de Macci, 75, Firenze (FI) +39 3478411034 gianluca.buoncore@unifi.it buoncore.gianluca@gmail.com italiana 14 febbraio 1990, Soverato (CZ), Italia M Linkedin | Divisare | ISSUU | Instagram
istruzione data istituto
2020 - in corso Università degli Studi di Firenze, DIDA_Dipartimento di Architettura. Dottorato di Ricerca in “Architettura, Progetto, Conoscenza e Salvaguardia del Patrimonio Culturale”. Curriculum in Progettazione Architettonica e Urbana.
data istituto
2010-2016 Università degli Studi di Firenze, DIDA_Dipartimento di Architettura, cdl Architettura quinquennale. Laurea conseguita con votazione 110/110 e lode.
data istituto
2009/2010 Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, Facoltà di Architettura, cdl Architettura quinquennale.
data istituto
2004 /2009 Liceo Scientifico Statale di Soverato “Antonio Guarasci”, maturità scientifica conseguita con votazione 100/100 e lode.
COMPETENZE capacità e competenze madrelingua seconda lingua
Italiano Inglese - livello B2
competenze relazionali
Buone capacità relazionali, interlocutorie e discorsive. Capacità di relazionare in pubblico e occasioni ufficiali acquisite negli anni di studio e rivestendo ruoli di collaboratore con docenza universitaria e attività di volontariato nel settore culturale.
competenze organizzative
Capacità di lavorare da solo o in gruppo come partecipante o coordinatore. Capacità di gestire l’organizzazione e l’esecuzione di mostre e conferenze. Organizzazione e gestione di eventi culturali.
competenze tecniche
Capacità di gestire un progetto di architettura in tutte le sue fasi e scale di rappresentazione. Capacità di realizzare modelli tridimensionali in diversi materiali. Competenze in progettazione architettonica, progettazione urbana, rilievo architettonico, grafica, design. Competenze nella stesura e nella gestione di programmi didattici.
competenze informatiche
Ottima conoscenza dell’ambiente Windows e MacOS, della suite Office. Ottima conoscenza del disegno digitale, modellazione 3d, rendering, fotoritocco, impaginazione. Software: Autocad 2d e 3d, 3d Studio Max, Rhinoceros, V-ray, Artlantis Maxwell, Adobe Photoshop, Adobe Indesign, Adobe Illustrator.
interessi
Architettura, design, communication design, grafica, storia dell’arte e dell’architettura, estetica.
ESPERIENZE
tipologia anno
Collaboratore alla didattica, Professore Architetto Fabio Capanni Lab. di Progettazione Architettonica | cdl Architettura quinquennale | Scuola di Architettura | Università di Firenze Esperienza accademica 2012 - 2016
ruolo dove tipologia anno
Collaboratore Galleria dell’Architettura Italiana Allestimento 2012 - 2014
ruolo dove tipologia anno
Tutor didattico per l’orientamento in itinere cdl Architettura quinquennale | Scuola di Architettura | Università di Firenze tutoraggio 2015 - 2016
ruolo dove tipologia anno
Membro del direttivo FAI Giovani - Firenze, FAI fondo ambiente italiano Volontariato - comunicazione, grafica, organizzazione eventi 2015 - 2020
ruolo dove tipologia anno
Direttore sezione architettura | Graphic Designer Luogos, rivista di arti e cultura Editoria e grafica 2015 - 2016
ruolo dove tipologia anno
Cultural Evangelist, referente per Firenze | Chief Editor per il Blog Artplace Artplace, Mumble s.r.l. Cultura e turismo 2015 -2016
ruolo dove
ruolo dove tipologia anno
Responsabile sezione “Architetti e Architetture” Progettazionecasa.com Architettura, Editoria 2016
tipologia anno
Cultore della materia, Professore Architetto Fabio Capanni Lab. di Progettazione Architettonica | cdl Architettura quinquennale | Scuola di Architettura | Università di Firenze Esperienza accademica 2016 - in corso
ruolo dove tipologia anno
CDO - Chief Designer Officer SmartFactory s.r.l.s. Designer 2017 - 2018
ruolo dove tipologia anno
Tirocinante AGA Architettura e Gestione Ambientale Tirocinio professionale febbraio - dicembre 2017
ruolo dove tipologia anno
Direttore scientifico ARCO - Architettura, Ricerca, Composizione Workshop, conferenze, seminari, mostre 2018 - in corso
ruolo dove tipologia anno
Organizzatore e Coordinatore Workshop Intersezioni Parallele | ARCO Workshop di progettazione 2018
ruolo dove
ruolo dove tipologia anno
Borsista Didacommunicationlab | DIDA | Università di Firenze Borsa di ricerca “segnaletica istituzionale e wayfinding” 2018 - 2020
ruolo dove tipologia anno
Relatore Archivio di Stato Firenze | Firenze Moderna | FAI Giovani - Firenze Lecture | Gamberini - tra studio e conservazione 2018
ruolo dove tipologia anno
Organizzatore e coordinatore Intersezioni Parallele - conference | ARCO conferenze 2019
ruolo dove tipologia anno
Organizzatore e coordinatore Intersezioni Parallele - Progettare lo spazio per l’arte | ARCO Workshop 2019
ruolo dove tipologia anno
Juror Kent State University in Florence | Prof. Andrea Ponsi Mid term reviews | final critics spring 2019
ruolo dove tipologia anno
Visiting Dipartimento di Architettura | Università di Firenze | Prof. Simone Barbi Lecture - Una grande città di piccole stanze 2019
ruolo dove tipologia anno
Tutor Kent State University in Florence International design workshop - Between Tower and Rivers 2019
ruolo dove tipologia anno
Visiting Dipartimento di Cultura e Società | Università di Palermo | Prof. M. Marafon Pecoraro Seminario - Intersezioni Parallele. L’invenzione dello spazio tra arte e architettura 2019
ruolo dove tipologia anno
Juror ISI - Florence | Prof. Carlo Achilli Final critics 2019
ruolo dove tipologia anno
Comitato editoriale in_bo - Ricerche e progetti per il territorio, la città e l’architettura Editoriale 2020 - in corso
ruolo dove tipologia anno
Juror ISI - Florence - Prof. Carlo Achilli Final critics 2020
ruolo dove tipologia anno
Assegnista di ricerca Didacommunicationlab | DIDA | Università di Firenze Assegno di ricerca “segnaletica e wayfinding per le istituzioni” febbraio - ottobre 2020
ruolo dove tipologia anno
Socio - referente regionale comunicazione AIGU - Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO volontariato 2020 - 2021 giugno
ruolo dove tipologia
Visiting Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche | Università di Messina | Prof.ssa A. Prestifilippi Lecture | Ab urbe. Principi insediativi e caratteri degli spazi urbani Lecture | Interspazi. Scenari e forme degli spazi sociali 2020
anno ruolo dove tipologia anno
Socio - Rappresentante Regionale Toscana AIGU - Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO volontariato 2021 giugno - in corso
ruolo dove tipologia anno
Juror ISI - Florence - Prof. Carlo Achilli Midterm and final critics 2022
ruolo dove tipologia anno
Visiting Dipartimento di Architettura | Università di Firenze | Prof. Simone Barbi Lecture - Recinti. Due asili di Giuseppe Vaccaro 2022
DISCIPLINA
Lux cavat lapidem Un gesto sacralizzante, un gesto archetipo e preistorico. Un taglio nella roccia, una incisione nel terreno, quel gesto violento che genera sacrificio. Frammenti di roccia, resti archeologici di un organismo vivente fossilizzato. Un cerchio di pietre di dimensioni colossali, altari sacri scavati nel grembo della Madre, totem di sangue e ossa e pietra: “Com’è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del Cielo”. Genesi 28:17 Intagliati sul fianco dello sperone roccioso su cui nasce Sovana, rivolti a nord sulla valle della Toscana e verso il Monte Amiata, altari colossali generano un sistema di strada-piazze, uno spazio dinamico nel cuore della terra. A sud, regno degli dei della terra, le maestose pietre si proiettano dal terreno come ideali terrazze create per arte di levare. A nord, dimora degli dei del cielo, massi isolati si affacciano sul precipizio verso la valle delle necropoli, limitando lo spazio sacro interno e incorniciando ciò che di sacro vi è all’esterno. Da est a ovest il cammino, dalla nascita della vita verso il sole che muore, il percorso all’interno delle pietre, in una ideale ricerca di verità percorrendo il mistero. Come pietre appena cavate alla luce della notte solida frammenti di un edificio virtuale indecifrabile, messi in atto al di là del tempo, dal tempo ridotti da edificio a geografia, animati per sempre da relazioni già trasferite dall’ordine delle cose naturali a quello dell’architettura. Un grande nastro metallico si snoda tra le pietre mute, separando un sopra e un sotto, una terra da un irrompente cielo. Tra pietra e pietra, scanditi dalla luce trasformata in veduta, gli ingressi ai vari blocchi. Masse compatte, sostanza del tempo infinito, vengono scavate dalla luce, trasfigurazione ideale dell’acqua nel suo lavoro lento e inesorabile. La terra si apre, si plasma sotto l’azione implacabile della luce che modella lo spazio. Equilibrio, forma, ordine, geometria: la luce umanizza lo spazio e il tempo. L’opposizione tra natura astratta della regola e l’infinita mutevolezza dell’elemento naturale, esplicita l’eterna lotta tra opposti. In questa lotta trasformata in dialogo, luce e spazio reciprocamente si cercano fino a fondersi. La luce diventa la regola, è colei che dona un’anima allo spazio e sotto la cui azione l’architettura esiste.
Centro di ricerca archeologica per la religione etrusca Sovana (GR) Progetto | Prof. Fabio Capanni, Tesi di laurea, DIDA, Unifi 2016 Selezionato Archiprix International 2017 Menzione d’onore per Minimal Architecture, by Arqoo
Al “tempo minore” ora succede il Grande Tempo, nell’opera si impone il Mistero. La poesia si rivolgeall’ombra, alla propria origine. La parola è agonia, rantolo, voragine, vox clamantis nell’immenso vuoto. Infine silenzio, polvere, nulla. Claudio Parmiggiani
Plasmato Un blocco compatto viene plasmato dall’azione della luce che scava la materia. Due elementi, il recinto e il sacello, formano spazialmente il progetto generando tre momenti: la soglia, il deambulatorio e la cella interna. La soglia si lascia scoprire nella massa muraria compatta e regolare. Il deambulatorio è definito dalla rotazione del sacello rispetto al recinto. La pianta crescendo verso l’alto aumenta la sua sezione e ruota ritrovando un allineamento con il perimetro esterno definendo così un tronco di piramide tortile. Tra pareti perimetrali e nucleo lo spazio distributivo subisce una doppia distorsione crescente, in pianta e sezione, definendo una via processionale alla scoperta dello spazio plasmato dalla luce. Dal cielo alla terra lo spazio si chiude e si comprime dove l’unico punto fisso rimane il taglio continuo in copertura che guida il cammino. All’interno del sacello lo spazio subisce una deformazione inversa rispetto all’esterno: alla compressione del deambulatorio si contrappone uno spazio in forma di piramide tortile che si apre verso l’oculo centrale che scava e plasma le pareti. Tutto il progetto lavora sulla contrapposizione tra la linearità esterna e la dinamicità spaziale interna generata e animata dalla luce in una doppia distorsione tridimensionale. Terra e cielo, il cammino dell’uomo e la verità del divino.
Uno spazio per la preghiera Workshop Spazio, luce, architettura Convento de La Tourette Proff. Fabio Capanni, Manuel Aires Mateus, Maria Bonaiti, Francesco Cacciatore 2015
Camminiamo come ciechi tra le rovine I segni dei campi paralleli ai corsi d’acqua e le tombe etrusche sono i segni che emergono in quest’area. Parallelo alle linee dei campi si inserisce il progetto: un taglio lungo e profondo nel terreno. Attraverso l’incisione, il taglio come gesto di violenza, l’uomo primitivo si avvicina al sacro: “Il sacrificio genera vita, è causa di vita, il sacrificio fa la vita, e la vita – la purezza – è causa del sacrificio” dice Emilio Villa nel suo libro L’arte dell’uomo primordiale. Dal sacrificio l’uomo primitivo giunge alla religione, arriva a riconoscere un altro da sé. Non è un caso che il mito etrusco della nascita della religione prenda avvio da un sacrificio, un’incisione nel terreno dalla cui terra smossa prende forma Tagete, l’infans, il primum. Nel caos di quel che resta della piana fiorentina, il progetto diventa uno scavo archeologico, una ferita, un taglio per sacralizzare la terra ma anche elemento misuratore e principio d’ordine. Luogo di religione nel senso etimologico: dividere la terra e tenere insieme le due parti in completa dicotomia, la città e la piana. Frammento riemerso, un’enorme pietra resiste all’andamento del solco, omphalos di una croce in assenza che riprende la direzione est-ovest delle due tombe etrusche vicine. Sotto una grande copertura in aggetto resti, frammenti, rovine abitate. Al centro l’enorme pietra tombale avvolta e sospesa nell’ombra incombe sullo spazio dell’aula. Le spalle del solco inquadrano una porzione di cielo. L’aula, fondale prospettico, diventa un basamento dove contemplare il monte estraniatisi dalla corruzione del paesaggio esterno. Un ideale tempio colonnato con al centro il naos, una cella sacra che custodisce il mistero. Il progetto acquista il carattere di rovina abitata, un corpo scarnificato occupato dalla vita. La croce, fondale prospettico dell’intero progetto, si perde alla vista durante la discesa nella terra. La terra viene rivelata dalla luce. La parete absidale dell’aula viene completamente smaterializzata. La piana diventa una quinta prospettica che si perde in un orizzonte leopardiano inquadrando e sublimando il monte contro il quale si staglia la croce ritrovata: la terra si eleva al cielo alla ricerca del mistero. Viviamo il tempo delle rovine e in queste ci muoviamo in cerca di tracce lasciate nella cenere.
Una chiesa nella piana Loc. Quinto, Sesto Fiorentino (FI) Progetto | Prof Paolo Zermani, Laboratorio V, DIDA, Unifi 2014
“Nell’infanzia del tempo l’arte fu preghiera, poco è rimasto di quella infinita bellezza. Ora non siamo più capaci nemmeno di pregare. Camminiamo come ciechi tra le rovine” Claudio Parmiggiani
Le sue forme, le sue misure, la sua identità Il progetto di riqualificazione prevede la realizzazione di un caffè letterario ispirandosi alle inclinazioni letterarie di Federico II di Svevia. Una nuova scalinata monumentale scende come una cascata di pietra dal fronte del castello riversandosi nella piazza antistante. In sostituzione delle scale in cemento armato sono state inserite delle nuove scale alle quali si affiancano dei montascale a piattaforma elevatrice per disabili, il tutto celato dietro setti murari in mattoni ad altezza costrante. La discutibile scala interna di accesso in forma di spicchio di ottagono, è stata sostituita con una scala ad asse centrale e rampa laterale, molto più sobria e in linea con i caratteri costruttivi del castello. Il caffè letterario si colloca nella possibile posizione della corte interna. I pieni e i vuoti si invertono. Quello che un tempo era un pieno, lo spazio della sosta, diventa un vuoto, uno spazio da percorrere; quello che era un vuoto, uno spazio di passaggio, diventa un pieno, spazio di sosta. Una grande piastra compatta dalla volumetria precisa e misurata si adagia al suolo. Pochi punti di contatto col terreno la rendono leggera, un elemento effimero e volubile. Le misure vengono dallo studio dei possibili ambienti interni passati, dalla letture delle tracce rimaste sugli apparati murari. L’edificio si presenta come un ammasso di assi di legno, un ideale cantiere appena smontato o ancora da montare, possibili resti delle parti demolite o elementi pronti a formare nuovi spazi. La massa compatta presenta una sola apertura nell’angolo prospicente l’accesso al castello. La piastra lignea massiva e compatta è scavata da quattro corti quadrate di dimensione variabile variamente articolate attorno ad uno spazio quadrato centrale. L’andamento del vuoto delle corti forma e articola la suddivisione interna degli spazi, senza necessità di ulteriori suddivisioni. Le pareti formano il sistema portante: una maglia di assi di legno orizzontali separate da listelli, tutto tenuto fermo da montanti metallici. Il sistema forma una griglia permeabile alla luce e alla vista. Il rapporto con il castello viene ristabilito attraverso uno sguardo costante dall’interno verso l’esterno. Le corti diventano delle lanterne luminose che irradiano l’ambiente interno con una luce diffusa. Il nuovo edificio si pone come un elemento volutamente estraneo, quasi galleggiante al centro della corte, ma che dal castello trae le sue forme, le sue misure e la sua identità.
Riqualificazione del Castello dell’imperatore Prato (PO) progetto | Prof. Claudio Batistini, Laboratorio di Restauro, DIDA, Unifi 2013
Tutto è rovina, tutto è frammento Il ritrovamento delle masse di pietra che dormono un sonno mortale nella terra, fa riaffiorare antiche geometrie che vengono riprese come modulo generatore del progetto. Vuoti di un passato e pieni di un presente dialogano a quote diverse. L’impossibilità di cogliere il passato nella sua interezza dalla quota odierna, spinge l’osservatore ad addentrarsi lungo l’antica via, congiunzione tra quello che è, e quello che è stato. Le rovine, entrando prepotentemente nell’edificio, accompagnano il visitatore. Alla frammentaria materialità degli ambienti adiacenti la villa, si contrappone lo spazio espositivo, caratterizzato da linearità e purezza stereometrica. Il corpo ipogeo subisce una dilatazione spaziale grazie ai grandi lucernari strombati. Luce e materia sono le uniche sovrane, dove entrambe s’inseguono per esaltarsi l’un l’altra. Lo spazio espositivo si articola attorno ad un fulcro centrale, blocco che racchiude la “stanza del tesoro”. Posta nella posizione dell’impluvium della villa, la stanza centrale diventa il cuore di tutto il museo, avvolta da possenti pareti murarie, dalle dimensioni degli scavi, che ne definiscono un percorso tutto intorno, una sorta di scoperta, dal buio alla ricerca del cielo. La stanza centrale, diventa astrazione dell’impluvium della villa, ma anche richiamo esplicito a quella predilezione per lo scavo, per il mondo sotterraneo tanto caro agli etruschi. Così come l’impluvium raccoglieva in sé le acque piovane, altrettanto la stanza centrale ipetra lascia che pioggia e luce bagnino le sue pareti, raccogliendo ai suoi piedi uno specchio d’acqua che ne amplifica lo spazio per riflesso. La stanza risulta inaccessibile, uno spazio ove affacciarsi senza poter entrare. Vi è l’impossibilità per l’uomo moderno di accedere in maniera diretta al passato. L’uomo rimane spettatore inerme di eventi scolpiti nella pietra. La luce è un elemento privilegiato per incidere la consistenza scabrosa della materia, per fissare la mutevolezza del reale nella staticità della storia. La stanza diventa un sacrarium, un luogo di silenzio, memoria e riflessione. Sulle pareti di cemento, moderna pietra, antiche parole in etrusco scavano delle tracce, qualcosa di indecifrabile e per sempre muto. Nessuna struttura protegge la villa. Destata dal suo sonno sotto il velo della storia, rimane esposta al cielo, in balia dell’azione del tempo, padrone sovrano di tutto il progetto. Ogni elemento risponde al suo volere, alla sua azione, alla sua forza. I blocchi, come le rovine, si sgretolano, si logorano. Tutto è rovina, tutto è frammento, parvenza di un qualcosa d’intero che è stato.
Museo archeologico etrusco Loc. Gonfienti, Prato (PO) Progetto | Prof. Maria Grazia Eccheli, Laboratorio IV, DIDA, Unifi 2013
“Un evento imprevedibile ce li ha resi, appena cavati, già materiale di spolio, definiti per un programma mai messo in atto e pronti a collaborare ad un programma nuovo non ancora determinato che li accolga “come già sono”, frammenti di un edificio virtuale indecifrabile” Francesco Venezia
Endocosmo ed esocosmo si sfiorano Frammenti di città, quei nuclei storici della città di Firenze in forma di quadrato, di disassano verso la campagna, in un diradarsi della maglia urbana andando a generare l’edificio e la nuova piazza. Città e campagna, pensate come blocchi distinti, comunicano tra loro attraverso le viste. Il corpo dell’edificio infatti, ruotato rispetto all’allineamento del tessuto urbano, offre scorci e visuali sempre diverse, in un invito allo sguardo offerto dalla luce. Un blocco puro, rigido, che attinge il suo essere a forme care alla città di Firenze. La severa stereotomia del corpo di fabbrica, che emerge nelle linee morbide del parco, sembra volta a rafforzare il suo carattere di elemento astratto della composizione nel rapporto antitetico con il proprio paesaggio. Il progetto è pensato per emergere piuttosto che essere immerso nell’ambiente naturale circostante. Uniche infrazioni alla regola sono la parete d’ingresso e la loggia. La prima diventa un invito per lo spettatore ad entrare nel corpo, dove la materia si ritrae, si inclina per accoglierlo nel proprio ventre. All’interno, la percezione muta. Alla severità esterna, fa da contrappunto un interno dinamico, aperto. Uno spazio visivamente fluido, dove la continuità spaziale viene scandita da pochi setti murari che ne accentuano la severa geometria. Il vuoto centrale diviene il perno attorno al quale si sviluppa lo spazio in forma del grande foyer che si snoda per tutto l’edificio. Il piano superiore viene scandito da setti murari tutti della medesima consistenza. All’interno di ogni sala, la luce esprime poesie differenti: ora diretta e forte, ora tenue e morbida, ora curva, ora lama. Infine l’ultima sala espositiva. Dopo aver ammirato disegni e progetti di Giuseppe Poggi, ecco apparire, l’opera più bella e più grande dell’architetto fiorentino: Firenze. Dalla introversione dominante in tutto l’edificio, si passa in maniera improvvisa e quasi brutale alla vista esterna. La terrazza paronimica, elemento caro a Poggi, scava come una grotta primitiva il corpo dell’edificio, accentuando ed enfatizzando quel rapporto dialettico tra dato di natura e artificio dell’uomo. Una stanza all’esterno, capace di proiettare all’interno chi sta fuori e viceversa. Endocosmo ed esocosmo si avvicinano fino a toccarsi e fondersi. Interno ed esterno confluiscono uno dentro l’altro senza dicotomie, sfumando il paesaggio dall’una all’altra condizione spaziale.
Museo Giuseppe Poggi alle Cascine Firenze (FI) Progetto | Prof. Fabio Capanni, Laboratorio III, DIDA, Unifi 2012
ARCHITETTURA
Reminiscenza e omaggio Il progetto si pone come un tempio per la cultura, in uno degli snodi più centrali della città di Madrid. La lettura delle piazze storiche definisce un sistema urbano caratterizzato dal disegno geometrico della pavimentazione. Allo stesso modo, una maglia quadrata di fasce di pietra locale e campiture di calcestruzzo gettato in opera, ridefinisce la pavimentazione di Plaza de la Villa. Quarantadue colonne metalliche disegnano un perimetro all’interno della piazza, dentro il quale si pone una scatola vetrata che delimita lo spazio della biblioteca. Tra colonne e vetro resta un ambiente di percorrenza, peristilio urbano e spazio protetto. Sulla zona ipostila si poggia una copertura formata da travi reticolari incrociate a formare un cassettonato continuo. Lo spazio pubblico della piazza fluisce in maniera continua all’interno dell’edificio in una sequenza spaziale – piazza, copertura, portico, biblioteca – totalmente fluida e visivamente continua: la piazza è parte dell’edificio e l’edificio è una porzione delimitata di piazza. La struttura reticolare è rivestita da un carter metallico color oro, reminiscenza e omaggio di un antico gotico-mudejar. Reinterpretando la tripartizione della facciata della Casa de la Villa, lo spazio interno si compone di due testate (hall di ingresso e servizi al pubblico su Calle Mayor, e il bar su Calle de Madrid), e un corpo centrale a quota inferiore. Lo spazio ribassato e intimo della hall d’ingresso si dilata nel vuoto centrale che accoglie la vita della biblioteca. Lo spazio si configura come una grande aula longitudinale che accoglie i tavoli di lettura, in corrispondenza della quale si aprono i cassettoni di copertura. Ad ovest lo spazio sale di quota con pareti di libri, ideale stilobate in negativo del Templum che virtualmente ci porta dall’interno verso l’esterno. Per l’utente che si trova nell’area inferiore, la facciata della Casa de la Villa si trova inquadrata tra lo stilobate di libri e la copertura dorata la cui strombatura dilata lo spazio e apre la visuale prospettica. A est, la massa muraria è scavata in forma di blocchi, al cui interno trovano posto le sale per la catalogazione, gli uffici, il deposito, i servizi igienici e il locale tecnico. Sul lato opposto una cavea lignea connette i due livelli, ponendosi come spazio espanso del bar, area relax, area studio ma al contempo come vero e proprio teatrum per incontri, luogo e snodo della socialità. L’edificio è una ridefinizione dello spazio urbano, perimetrato e reso “sacro”, ma permeabile alla città che di esso fa parte.
New Contemporary Library Madrid Concorso di idee G. M. Filastro, G. Buoncore 2020
Costruire l’ineliminabile La navata è stata progettata come un grande spazio centrale circoscritto da un anello fatto di blocchi di pietra che contiene il tappeto di mattoni cotti al sole, un materiale povero reso prezioso dalla decorazione, un disegno concentrico simile ai tappeti in marmo delle chiese occidentali, accurata come preghiera. Basta così. Questo è tutto. Ma questo piccolo, che è già molto qui, è la base su cui tutto può trovare ospitalità. Vogliamo costruire l’ineliminabile. Ciò che non può essere evitato. L’edificio? È una soglia. Una leggera ombra su cui la comunità può sedersi, in cerchio, e ascoltare la parola di Dio, cantarla, viverla insieme, sentire la centralità della parola e dell’Eucaristia. Uno spazio orientato ad un unico centro, eccentrico rispetto all’onfalos per dare una direzionalità alla centralità della navata. L’architettura, come processo guidato dalla costruzione, può diventare un rituale e quindi entrare in contatto diretto con la comunità, immediatamente. L’edificio ha una propria ritualità che può essere in grado di coinvolgere le persone intorno alla realizzazione dello spazio. Condividere il momento del cantiere, la costruzione del nuovo spazio comunitario, è un obiettivo primario e, in parte, giustifica la proposta: così semplice proprio perché è stata concepita e progettata per essere costruita dalla comunità, con poco sforzo e grande cura. Non i muscoli o le macchine, ma l’amore deve costruire il nuovo tempio. Così semplice per far capire a tutti lo spazio che vogliamo costruire e farli partecipare alla sua realizzazione. Sentire il respiro della comunità che lavora sulla posa del materiale che, trovando il suo posto, prepara ordinatamente lo spazio della liturgia è il punto focale del progetto. Come può un uomo costruire un tempio senza costruirlo? Questo progetto tenta di rispondere a questa domanda fornendo una risposta laconica, quasi banale, in cui l’impronta dell’autore è ridotta al minimo, e attraverso la quale solo in parte risponde al programma, lasciando non detto tutto ciò che non poteva essere detto.
Rwanda chapel Rwanda Concorso di idee YAC S. Barbi, G. Buoncore collaboratori F. Rega, A. Sordi 2019
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
La porta della città Il progetto vuole trasformare il complesso degli “ex Macelli” nella porta fisica della città aprendo un varco nella torre a sud del lotto. La rampa esistente recupera e potenzia la funzione di percorso urbano, accessibile a tutti, conducendo il visitatore da piazza Garibaldi fin dentro le mura, attraversando la torre a cielo aperto e la “galleria dei rioni”. La nuova parete di acciaio corten che si affaccia sulla rampa presenta delle bucature che riprendono gli accesi esistenti e permettono la permeabilità tra interno ed esterno. Il varco nella torre sud dà accesso ad uno spazio espositivo aperto dove un taglio nella copertura la separa dalle mura storiche permettendo l’ingresso della luce naturale. Il progetto prevede il restauro del complesso esistente con la demolizione di alcuni volumi per ottenere un’immagine unitaria, rafforzata dalla nuova parete in acciaio corten, restituendo alle mura la loro chiara identità. La torre sud liberata viene completata da un volume anch’esso in acciaio corten replicando l’altezza della torre nord. In sezione il progetto presenta una sequenza di vuoti a cielo aperto che articolano lo spazio, ottenuti tramite le demolizioni di alcuni orizzontamenti. Le mura storiche sono liberate dall’intonaco e valorizzate tramite un taglio in copertura garantendo l’illuminazione naturale delle sedute per la lettura e dei divanetti. Dalla sala lettura-multifunzionale è possibile accedere alla torre nord trasformata in un giardino a cielo aperto, spazio di sosta e di lettura, protetto e silenzioso. Tra la parete della sala lettura-multifunzionale e la parete in acciaio corten si genera un ambiente esterno ad uso della sala, uno spazio filtro dove è possibile sostare e leggere, utilizzando una panca in legno distribuita lungo tutta la parete. L’elemento di acciaio corten in prossimità della torre nord si stacca, lasciando un taglio attraverso il quale è possibile affacciarsi verso Piazza Garibaldi.
Riqualificazione del complesso dell’ex mattatoio Castiglion Fiorentino (AR) Concorso di idee in due gradi capogruppo F. Capanni con S. Barbi, A. Becherini, A. Benfante, G. Buoncore collaboratori I. Farolfi, F. Rega, A. Sordi, D. Vanni 2019
Geometrizzare un principio di natura “In natura, il solido che maggiormente esprime la durata è il cono, in quanto evoca il tumulo, e il destinodi ogni costruzione è quello di diventare tumulo”
Nuova Chiesa nel Cimitero Comunale
dice Livio Vacchini quasi come a dire che, in ultima istanza, dell’architettura, non resta che ciò che commuove. Il tempo cronologico esprime la durata dell’architettura come costruzione fisica messa in opera dall’uomo, la quale è sempre soggetta all’usura del tempo, alla sua azione plasmatrice; ci torna in mente Marguerite Yourcenar che nel 1983 ci ha donato l’immagine del tempo come “grande scultore”. Un prisma dalla geometria ascendente, ben saldata a terra e tesa verso l’alto. La nuova chiesa del cimitero comunale, posta in asse al viale d’ingresso, sopra il podio esistente, ospite della futura cripta, prenderà la forma di una piramide tronca, materica, tufacea, scolpita dal sole che, danzandole intorno, trasformerà il “tumulo” in spazio cavo, abitato dalla luce e dalla preghiera.
Siano (SA) Concorso di idee, quinto classificato capogruppo S. Barbi, con G. Buoncore, F. Montefusco collaboratore A. Guidi 2018
Le misure in altezza cercano di mettere in opera una tensione verso l’alto di questa massa grave, ben piantata a terra. L’inclinazione del tetto verso nord ha serve a dare un orientamento longitudinale al prisma; definiscel’ingresso (a nord) e l’abside (a sud); prepara la possibilità di far entrare luce naturale zenitale da nord, capace di evocare una sospensione del tempo, adatta al cordoglio, alla contemplazione. Un “tumulo” abitato, realizzato con un telaio leggero, in profili di acciaio, appoggiato al muro esistente per mezzo di giunti sismici, rivestito esternamente in lastre prefabbricate di GRC, e internamente in doppia lastra di cartongesso rifinita con grassello di calce, a grana medio fine, impastato con polveri ferrose per esaltare la luce del nord diffusa dall’abside all’interno dell’aula. Il tema scelto per il progetto dei fuochi liturgici deve molto alle qualità compositive e materiche delle sculture di Fausto Melotti così come all’arte arcaica e raffinatissima dell’età del ferro, ed è quello di una comunità di esili elementi in metallo che fanno da sostegno ad un altro elemento, questa volta ligneo e di forte spessore. La grande croce esterna è realizzata con un fascio di 12 barre tubolari cave in rame di 20 mm trattate come gli arredi liturgici. La croce è posta ortogonalmente alla facciata, così che il muoversi del sole nell’arco della giornta da est a ovest, possa proiettare sull’abside un’ombra sempre mutevole.
Lo spazio flessibile La matrice della scuola è pensata in modo da lasciare sempre una possibilità di variazione dello spazio a seconda della attività desiderata, così da trasformare la gestione dell’ambiente nella gestione della profondità di campo, del livello di trasparenza, visibilità o partizione, in un tessuto continuo fatto di piazze, sezioni, angoli di lavoro, piazze, giardini e porticati. La flessibilità degli arredi e la polifunzionalità degli ambienti permette di aumentare il tempo di utilizzo grazie alla possibilità di riconfigurazione finalizzata allo svolgimento di attività diverse. La scuola dell’infanzia si basa su un’organizzazione per sezioni che costituiscono il luogo di riferimento e di riunione della unità pedagogica. La sezione deve essere facilmente frazionabile e contenere spazi riservati per le attività individuali, spazi per attività motoria controllata e spazi specializzati, separati da vetrate, acusticamente protetti per attività di gruppi limitati di bambini, chiamati “mini atelier”. Dall’ingresso si accede in un grande spazio centrale, caratterizzato da un luminoso patio interno stagionalmente utilizzabile come un vero “giardino d’inverno”. Lo spazio comune viene illuminato con bow windows e con vetrate prospettanti sul panorama e sugli spazi verdi esterni, oltre che dal patio centrale. Le sezioni/aule sono cinque per le attività ordinate, con i loro spazi specifici per le attività pratiche, possono essere facilmente sezionate con l’arredo per attività a tavolino e attività speciali, da effettuare all’interno della stessa aula oppure unite tra loro mediante pareti mobili per socializzare tra due o più aule anche in queste attività sia per ambiti di età, sia per esperimenti didattici.
Nuova scuola materna Modigliana (PO) Concorso in due fasi capogruppo L. Macci, con AGA Architettura, N. Violetti collaboratori G. Buoncore F. Montefusco 2018
Lavorare sulla melodia dello sfondo Poggio a Caiano è un agglomerato straordinario, sviluppato nel corso dell’ultimo secolo in maniera fin troppo caotica attorno ai muri di cinta della grande Villa. Oggi la piazza è addobbata seguendo i principi dell’estetica ottocentesca in cui le strade tutt’intorno organizzano un perfetto carosello di mezzi privati altamente rumorosi ed inquinanti. L’intenzione è quella di portare lo spazio ad una dimensione più umana, dominata da materie semplici e toscane, in dialogo attento con un disegno del verde che rifiuta di tornare sulle logiche di fine ‘800 in favore di una controllata sistemazione delle essenze. La piazza XX Settembre risulta dunque quale grande campo civico in cui ospitare il passaggio e la sosta dei pedoni, il gioco all’aperto dei bambini, il ritrovo degli anziani, i mercati. Il piano della piazza è rivestito in gran parte da mattoni rosati disposti “a coltello” su letto di sabbia per aumentare la capacità captante della grande superficie pavimentata. La “altra” piazza è quella che da via Vittorio Emanuele II scende verso le Scuderie Medicee, tra l’alto terrapieno murato su cui si impostano i giardini della villa e i negozi presenti nell’isolato che unisce e separa questo spazio con la piazza XX Settembre. Le due vocazioni sono dunque quella della Piazza in lunghezza (“vetrina”) che inquadra l’emergenza monumentale delle Scuderie e il “campo” civico in cui un mix di funzioni cerca di servire le molte utenze e usi possibili. Le piazze italiane sono piazze “dure”, costruite, non verdi. Le piazze toscane trovano la loro identità nel rispondere a questo carattere con variazioni minime sullo standard della pietra forte, il macigno e il mattone. La piazza italiana, “vetrina”, sarà quella in lunghezza, pavimentata in pietra, che inquadrerà le monumentali Scuderie medicee. La piazza del popolo, il “campo” dalle mille vocazioni, verrà allestito in quella che oggi è piazza XX Settembre. Tra i possibili approcci al disegno della piazza il nostro è un segno che volutamente cerca di allargare lo sguardo all’ambito più ampio del centro storico, trovando nei vuoti urbani limitrofi la possibilità di liberare la piazza dai parcheggi e ripensare completamente i luoghi pubblici in funzione delle emergenze che insistono su di essi e dei possibili usi/vocazioni che queste possono/potranno ospitare.
Nuova Piazza XX Settembre Poggio a Caiano (PO) Concorso di idee capogruppo E. Chiti con S. Barbi, G. Buoncore, D. Cito collaboratori P. Gallori, C. Galatà, T. Giglio, A. Guidi 2018
Legato a questi luoghi Il sistema compositivo a pettine richiama un molo con le barche attraccate e permette di avere un asse/spazio pubblico, opportunamente dimensionato, che svolge sia il ruolo di spazio distributivo, tra e verso i vari blocchi funzionali, che quello di luogo di sosta e di scambio sociale; le microzone di aggregazione, richiamate nella norma di progetto strutturante, si condensano nella centralità del molo, che emana direzioni, cioè ordina, estendendolo, lo spazio circostante. Lo schema di progetto è paragonabile a un molo – uno dei tanti pontili che si trovano lungo le sponde del lago – a cui sono attraccate delle barche. Questa semplice analogia permette di strutturare un sistema lineare a pettine in cui i vari corpi di fabbrica si dispongono di testa ai lati di uno spazio lineare, trasversale al lotto, coperto da tettoia. Tale spazio svolge sia funzione distributiva, per tutti i servizi del complesso, e al contempo permette agli utenti una chiara visione dell’assetto complessivo, favorendo una percezione immediata grazie a una forma leggibile e comprensibile – imageable per dirla con Lynch – che nasce più dalla psicologia della forma, che da considerazioni di analisi spaziale. La suggestione del molo è nascosta, non evidente, ma nelle intenzioni del progetto permetterà agli utenti del Centro di Salute di “sentire” questa nuova architettura come se fosse legata a questi luoghi, da sempre.
Nuovo Centro Servizi socio-sanitari Castiglione del Lago (PO) Concorso di progettazione in due fasi secondo classificato capogruppo Sb+ s.r.l. con AGA architettura, M&E s.r.l., O. Miroddi, F. Montefusco collaboratori G. Buoncore 2018
Tra essenzialità e formalismo I due più grandi architetti del rinascimento fiorentino, Brunelleschi e Michelangelo nell’arco di cento anni, dal 1428 al 1534, si cimentarono nelle Sagrestie e resero così questa chiesa una delle testimonianze architettoniche più importanti al mondo. Di fronte, il Nigetti, forse anche con il contributo del Buontalenti, eresse nei primi anni del ‘600 il sacrario dei Medici: la famiglia di mecenati alla quale Firenze deve gran parte della sua bellezza. Particolarmente stimolante la necessità di mediare nel progetto tra l’essenzialità e la povertà “francescana” della basilica accanto all’accentuato formalismo delle Cappelle dove riesce quasi impossibile rileggere dall’esterno l’ordine compositivo che esiste tra le due strutture architettoniche. L’impegno progettuale si è concretizzato in un muro continuo di perimetro che, con un linguaggio unitario, unisce il volume della scala proveniente dal piano interrato - l’uscita nuova – e realizza la recinzione dello spazio verso la strada. Questa relazione di intima continuità ricreata tra la chiesa e le Cappelle stimola la curiosità e l’interesse del pubblico all’esterno per i rapporti visuali intuiti e scoperti con il procedere lungo la strada. Un’interruzione nel perimetro murario definisce l’uscita vera e propria. Ripiegando verso l’interno il muro diventa il volume che accoglie la salita dal piano interrato definendo così una soglia tridimensionale coperta. Una finestrella posta sul lato del volume permette un eventuale controllo costante dell’uscita. Nell’interno della corte recintata – riprogettata con un ulivo al centro contenuto in un grande vaso circolare, sintesi delle varie geometrie dell’intorno e richiamo simbolico dei cortili fiorentini – è collocato il volume di uscita della scala coperta, richiuso dal muro, con vetrata di copertura. La vetrata di uscita permette di scoprire, dopo la salita, la vista sul fianco delle Cappelle con i suoi colori della pietra tipica fiorentina e con le finiture di un chiarore quasi abbagliante nel loro contrasto.
Nuova uscita del Museo delle Cappelle Medicee Firenze (FI) Concorso di idee capogruppo L. Macci, con AGA Architettura, SB+ s.r.l., G. Buoncore, F. Montefusco 2018
Domestica monumentalità L’edificio si presenta come un unico volume. Figura elementare, chiara e comprensibile. Al di là della suggestione michelangiolesca della Pichola Libreria, l’uso di questa figura trova giustificazione proprio per la sua efficacia nel rispondere alle esigenze del programma e alla volontà di risolvere le questioni bioclimatiche, distributive, e quelle legate alla illuminazione naturale degli ambienti, utilizzando principalmente la forma architettonica. Al piano primo trova spazio la zona di documentazione di II livello della nuova biblioteca, collegata a terra da uno scalone affacciato su un doppio volume pensato per ospitare la zona accoglienza e l’emeroteca, oltre ad eventi occasionali. A terra trovano spazio la sala per attività e mostre, la sala consiliare, quella polivalente e le due salette per i gruppi consiliari. La distribuzione al piano terra è stata eliminata e compensata da un deambulatorio porticato pubblico esterno, dal quale si può accedere a tutti gli spazi. Il fabbricato sarà caratterizzato da una evidente monumentalità, resa accogliente, quasi domestica, da un attento studio della luce e delle qualità materiche che caratterizzeranno gli interni. Il deambulatorio porticato è il dispositivo che meglio di altri può essere in grado di legare questo progetto alla cultura e tradizione architettonica di questa parte del centro Italia. Correndo lungo tutto il perimetro, il deambulatorio definisce l’immagine d’insieme del progetto, e struttura, col suo ritmo cadenzato dagli “occhi di portico”, i rapporti e le visuali tra questo e il paesaggio. La monotonia geometrico-costruttivo-strutturale data dal disegno della reticolare di facciata – con cui si risolve anche il disegno dei prospetti e degli accessi – permette una variabilità notevole nel rapporto con l’esterno e nella caratterizzazione degli spazi interni – ben proporzionati, illuminati e qualificati da materiali naturali quali il cocciopesto, il mattone, il legno di rovere – che ben si adattano alla flessibilità degli usi e al dialogo col paesaggio circostante. La geometria della facciata rappresenta la logica statico-costruttiva della struttura che a sua volta determina la spazialità del portico di progetto, allo stesso modo in cui l’arco e la volta hanno determinato quelli delle epoche precedenti.
Biblioteca e struttura polivalente Castel Maggiore (BO) Concorso di idee capogruppo L. Socci con S. Barbi, G. Buoncore, N. Gatti 2018
1+1=1 Il silenzio che si vuol pensare è ricompensa per il sacrificio del proprio io all’opera. Non interessa esprimere se stessi più di quanto non serva – “non eccedere è la prima condizione per un quieto e cosciente dispiegamento”. Si sceglie di fare chiarezza! Claritas espressa nella concezione formale dei fuochi – inseguendo un’ideale elementarietà di “nobile semplicità” – e nella loro distribuzione nello spazio del presbiterio. Grunewald nella pala dell’altare di Isenheim a Colmar dipinge il Battista intento a pronunciare le parole: Illum oportet crescere me autem minui. Una sorta di esortazione, impossibile da tacere, al silenzioso ascolto di Dio. In questo silenzio risiede la possibilità dell’evento, della liturgia, della contemplazione, dell’ascolto, della partecipazione. “Una goccia più una goccia è uguale a una goccia più grande” La comunità che si unisce pone le basi per costruire se stessa, la propria casa e i simboli che la legano a Dio. Guidato dall’artista, ogni singolo parrocchiano potrà essere coinvolto, se vorrà, nel rinnovamento della “casa”. La carta utilizzata per realizzare l’Altare, il supporto dell’Ambone, del leone stiloforo, riutilizzato come base per il cero pasquale, e il basamento della Cattedra, sarà realizzata “su misura” con tecniche artigianali, secondo la tradizione delle cartiere del territorio di Pescia, e indurita con colle naturali e polvere di marmo, ottenuta dalla frantumazione e macinatura fine dei colonnini della balaustra preesistente, rimossa come da proposta di progetto ma mantenuta come memento. I singoli fogli impilati verranno pressati insieme a formare un unicum, un nuovo “tutto”. In una serie di Performances realizzati all’interno dell’aula della Cattedrale. L’artista scriverà a mano, su ogni foglio utilizzato per i fuochi, l’invettiva del Battista “Illum oportet crescere me autem minui / bisogna che Egli cresca, e che io invece diminuisca” (Giovanni, 3, 30). Queste parole scritte in pastelli ad olio del tono “sanguigna” resteranno, poi, invisibili agli occhi di chi celebrerà la messa in futuro e al contempo echeggeranno nel silenzio dell’aula, perché lì esse permarranno in eterno, contenute nella materia dei fuochi liturgici.
Adeguamento liturgico della Cattedrale Pescia (PT) Concorso di idee capogruppo L. Socci con S. Barbi, G. Buoncore artista Chiara Bertin liturgista Don Patrizio Mirri consulente illuminotecnico Egidio Ferrara 2018
Il candido stare Il progetto di restauro mira alla ridistribuzione funzionale degli ambienti della casa e al ridisegno dell’arredo. Le murature in mattoni portanti sono state tagliate e tramite l’uso di cerchiature son stati realizzati i varchi che mettono in comunicazione soggiorno-pranzo e pranzo-cucina. La riorganizzazione della zona dei servizi ha permesso la realizzazione di due bagni e uno spazio di lavanderia. Restano strutturalmente invariate le due camere da letto. Il pavimento in parquet viene proseguito e ripristinato in tutti gli ambienti ad esclusione dei bagni, proseguendo la trama preesistente. Tutti gli arredi sono stati disegnati e realizzati artigianalmente. Un sistema di boiserie in legno laccato bianco si sviluppa sulle pareti del soggiorno andando ad integrarsi con i varchi nelle murature. L’intero piano cucina e la colonna forni sono disegnati su misura con un sistema modulare, con cassetti con apertura e spinta che lasciano le pareti completamente lisce. Il piano il Kerlite nera completa il complemento d’arredo, dove il lavabo e i fuochi sono ritagliati nella materia rimanendo al livello inferiore del piano d’appoggio. Armadiature progettate e realizzate artigianalmente si inseriscono nelle due stanze da letto, andnado a definire una nuova parete interna apribile. I bagni presentano nuovi piani per i lavabi progettati ad hoc: un piano sospeso rivestito in Kerlite nera sorregge i lavabi a vassoio. A livello di impianti è stato riordinato l’intero sistema elettrico per far fronte alla nuova distribuzione interna. L’impianto di riscaldamento è stato integrato con una pompa di calore i cui tubi vengono inseriti nella boiserie del soggiorno a scomparsa.
Abitazione privata Firenze (FI) Restauro | AGA Architettura tirocinio 2017
Di luce e maiolica La proposta progettuale segue alcune riflessioni che fanno riferimento all’essenzialità di spazi dell’abitare contemporaneo, che chiamano alla memoria i più antichi e semplici modi di allestire gli ambienti interni. Le suggestioni sono principalmente riferite a sensazioni materiche e cromatiche (intonaci e pavimentazioni) che potrebbero ben adattarsi agli spazi dell’abitazione in oggetto. L’idea generale prevede di rendere gli ambienti omogenei e cromaticamente uniformi, sia per migliorare la qualità della luce naturale, sia per armonizzare e ridurre il contrasto attualmente forte che deriva della presenza di molte finiture e coloriture diverse e quindi ampliare la sensazione dello spazio. L’impiego di intonaco di calce pigmentato, la possibilità di uniformare il pavimento con utilizzo di tinteggiature apposite o resine specifiche, la tinteggiatura degli infissi renderanno l’ambiente uniforme permettendo di enfatizzare, volendo, alcuni inserimenti colorati come quello della parte in maioliche e la nuova scala di accesso alla camera con la nuova base-mobilio. Come prima azione si propone di demolire i paramenti in pietra realizzati nel soggiorno e bagno, quindi con le pietre recuperate da queste demolizioni, andare a regolarizzare la forma dei rivestimenti nella zona ingresso; analogamente si demoliranno i rivestimenti in ceramica presenti nel bagno. Una volta regolarizzate le geometrie delle porzioni di muro rivestite in pietra si procederà ad intonacare con intonachino di calce colorato le pareti e i soffitti, tranne una fascia alta circa 100-120 cm sulla parte sinistra della zona soggiorno, che andrà realizzata con maioliche colorate, in questo locale a completare la parete si prevede di demolire la scala esistente e realizzarla come da disegno, in parte in arredo e in parte in muratura. I pavimenti saranno realizzati in resina a minimo spessore (compresa la camera da letto e i gradini) in colore chiaro.
Abitazione privata San Donato Val Comino (FR) Restauro | AGA Architettura Tirocinio 2017
Scoperta meravigliosa. Affascinante musa Il primo movimento della matita è stato quello di disegnare l’isola di prospetto, dalla laguna, cominciando dalla piattaforma terrestre, poi i pochi tratti per dar conto dei fabbricati esistenti, infine il campanile, presenza potente eletta come elemento qualificante (anche) del nuovo progetto. Strumento urbano indispensabile per il dialogo (a distanza) con la laguna e le altre isole. Il secondo movimento è stato quello di ridisegnare l’isola in pianta, fuoriscala, così da lavorare per proporzioni e armonie prima che con misure o programma. Le tre porzioni di terraferma intervallate dai tre canali, gli edifici preesistenti, i collegamenti e i moli protesi verso la laguna sono gli elementi da cui partire per stabilire una gerarchia da sotenere con il “nuovo” progetto. Il terzo movimento è stato quello di ricercare, in ciò che già c’era sull’isola, le ragioni del progetto (ancora senza misure né programma). Non esiste un concept semmai una intentio essenziale che aveva come scopo quello di dar forza e forma alle due anime già presenti sull’isola, costruito e natura. Un elemento prende le misure dagli edifici esistenti. 15 metri di spessore come la sede del nostro auditorium si sviluppano in lunghezza definendo (completando) la porzione già costruita sull’isola centrale ed estendendola in quella a nord. Un edificio ponte, un corridore, un muro abitato che arriva a definire una piazza d’acqua in corrispondenza della testata destinata agli sportindoor e alla sala delle associazioni studentesche (e delle feste). La composizione (1:4 con lato 90 metri) definisce un recinto lineare a “C” aperto sulla laguna nel lato di ponente al cui interno trovano posto le preesistenze recuperate e alcuni nuovi volumi destinati alle “aule grandi”. La volontà è stata quella di cercare un carattere civile per questa nuova architettura che (senza remore) vuole “rappresentare” la nuova “vocazione” dell’isola. Il grande portico su due ordini è il volto che rappresenta il campus e ne lega tutti gli elementi in un unico ritmo, nato dalle preesistenze. Dentro la cortina d’ombre trovano posto funzioni diverse, gerarchizzate per strati orizzontali: “aule grandi” per la didattica al piano della piazza e camere e spazi comuni nei due livelli superiori. Ogni 30 metri una pausa nel costruito ospita i corpa scala che legano i vari livelli e offre accesso alle aree a parco rendendo permeabile l’edificio.
University Island Isola di Poveglia, Venezia (VE) Concorso di idee, YAC capogruppo L. Socci con S. Barbi, G. Buoncore, N. Gatti, M. Lorenzini, F. Montefusco 2016
Lux levat lapidem “Il termine contemplare viene da tempio. Contemplare è letteralmente tagliare nello spazio il luogo consacrato a Dio. Il tempio, temenos, il recinto divino, è ciò che è stato tagliato, nel senso dell’estensione. La fondazione del tempio, nello spazio, è il fondamento dell’atto di contemplare” Jean Clair Il Tempio non è che un edificio elementare, un recinto che definisce uno spazio sacro, distinto, interrotto da 4 varchi e coperto da una grande lapide sospesa. Si tratta quasi di un edificio fatto di niente, dove la massa costruita è solo il 10% del volume, ma questo niente di cui è costruito il Tempio è un niente che significa tutto. Qui si custodisce la memoria dei cari estinti, si conserva la possibilità di un ricordo, una preghiera in uno spazio che si apre verso la luce. Nel suo Giudizio Universale, Beato Angelico ha fissato la transizione tra vita e morte, nel momento in cui le tombe si scoperchiano, in cui nel tumulo arriva la luce. Il valore estremo universale del giudizio finale è concentrato in quel manufatto posto tra suolo e sottosuolo. Il manufatto non è basamento né tumulo: è l’uno e l’altro. Un’asola di luce penetra tra recinto esterno e copertura generando una sospensione inaspettata. Una grande lapide sospesa tra la sepoltura e la resurrezione. Dieci centimetri che lasciano entrare luce sufficiente a fendere l’ombra in cui il ricordo dei cari estinti si fa monumento. In quello spazio minimo alberga la potente allusione alla dimensione del dialogo tra gli opposti: vita e morte, gravità e levità, terreno e celeste. Una volta entrati tutto è concentrato e concentrico. Il centro è un vuoto in cui si esprime la massima altezza dell’aula e in cui gli elementi celesti entrano all’interno dello spazio sacro, significandolo. Se all’esterno non esiste più un centro o un orizzonte, qui dentro tutto è rivolto verso un centro simbolico oltre che che fisico. In questo spazio sospeso si vuole permettere alla moltitudine di abbracciare l’uno. L’unico grande spazio, l’aula o teatrum memoriae, degradante verso il centro offre i vantaggi di una esperienza ricca di suggestione, senza comportare disparità tra chi sarà tumulato ad una quota piuttosto che ad un’altra.
Nuovo Tempio Socrem presso il Cimitero Monumentale Pavia (PV) Concorso di idee capogruppo S. Barbi, con G. Buoncore, F. Montefusco 2015
La giusta forma del vuoto ricavato dallo spazio e dalle superfici non è affatto una pura negazione dell’espressività, anzi è il suo opposto: si comporta come il silenzio rispetto alla parola, non appena l’uomo si apre ad esso percepisce una presenza misteriosa. Romano Guardini
Così comincia una biblioteca Il progetto si struttura a partire dalla ricerca della giusta illuminazione dei vari spazi della biblioteca. Gli spazi comuni della biblioteca sono orientati verso sud est per godere pienamente di luce e vista sul mare, a nord, lato che fronteggia la città, gli “studioli” trovano carattere/sono caratterizzati attraverso il taglio di luce zenitale che, ritmato dalla scansione delle travi strutturali si diffonde all’interno dello spazio attraverso una “attenta” sagomatura del soffitto. All’ultimo livello si trova uno spazio pubblico attrezzato con bar e stage per spettacoli e conferenze, aperto sul panorama della città a 360°. I materiali usati sono ridotti al minimo e caratterizzano i due elementi architettonici del basamento/piazza e dell’edificio della biblioteca per contrasto: un basamento massiccio di cemento blu delimita il lotto e custodisce una piazza interna aperta verso il mare su cui si affacciano negozi e servizi, l’edificio della biblioteca, dall’aspetto unitario e leggero, viene sospeso su un’ombra che disegna il portale di ingresso alla biblioteca dal mare ospitando attività all’aperto. Il blu del cemento e il bianco opalino della parete sospesa in U-glass dialogano col contesto introducendo un carattere riconoscibile, ispirato al contesto ampio del l’intorno paesaggistico piuttosto che all’ambito ristretto della città costruita. Le torri dei servizi, anch’esse in c.a. blu, sorreggono la struttura pensata in acciaio reticolare ed avvolta e celata da un involucro di librerie che su tutti i livelli custodiscono la collezione della biblioteca. All’interno della spina portante verranno alloggiati gli impianti di trattamento dell’aria. Tutto l’edificio è contenuto da una pelle opalina in elementi di vetro di tipo u-glass sostenuti da una struttura in acciaio ancorata alle travi da cui riprende la scansione strutturale/distributiva interna. Grandi superfici vetrate inquadrano i monumenti della città sul lato opposto del canale. Sul lato del parco il recinto si interrompe aprendo un varco in corrispondenza della parte coperta della piazza (sea hall) da cui si accede alla biblioteca, questo spazio potrà inoltre ospitare mercatini del libro usato, giochi e spettacoli di strada, opere o performance d’arte contemporanea, musica dal vivo, qualsiasi altra iniziativa possibile.
København New Modern Library Copenaghen, Danimarca Concorso di idee S. Barbi, G. Buoncore, B. Conforti, F. Montefusco, 2014
“Un uomo con un libro in mano va verso la luce, così comincia una biblioteca” Louis I. Kahn
Come generata dal miracolo L’impianto è la struttura d’ordine che recupera il castrum regolare su cui tutta la piana fiorentina trae origine. Un principio naturale di organizzazione spaziale che serve ad esprimere quella indefinitezza su cui tutto può stare e avere pari dignità rispetto al vicino e dunque adatta ad esprimere un carattere anti-gerarchico, orizzontale, in cui il piano di sepoltura è lo stesso per tutti. Il ritmo la misura e le proporzioni costanti, stese su tutto il lotto assumono nella loro ripetitività una dimensione monumentale. La griglia del castrum è composta da moduli di 18,65m di lato separati da strade di 4m. I moduli sono occupati da 4 tipologie di “case di sepoltura” (loculi, ossarini, cappelle gentilizie, sterri) tutte definite da muri in c.a. alti 330cm., tutti con 4 accessi disposti sugli assi e separati/legati agli angoli da un “giunto di luce”. Alcune “case” sono coperte, altre sono lasciate a cielo aperto ma in tutte il centro lascia entrare la luce dall’alto e sempre il verde costruisce il carattere dello spazio interno. Le “case” sono composte di muri che custodiscono i corpi dei defunti. 8 setti costruiscono lo spazio, lo de-finiscono limitandolo. Si vuole evocare la presenza di un recinto. Una casa per ogni tipologia di sepoltura. L’aula, col suo spazio fatto di silenzio e ombra e luce, si propone di essere rifugio del pensiero, contenitore per le riflessioni dei fedeli. Queste case sono puro spazio. Qui il tempo è altro da quello cronologico, è il tempo del raccoglimento e della preghiera, del cordoglio e della memoria. I 4 assi che dividono il parco cimiteriale si incontrano, a quota -2.5m, piegandosi con leggere rampe che, solcando il parco memoriale, si congiungono sotto la torre del commiato (7x7m) alta 21 metri e scavata all’interno da 9 fasce cilindriche di altezza crescente in cui sono rappresentati, in bassorilievo a stampo sui pannelli in grc, i 9 cerchi del paradiso dantesco. La grande pietra tombale è un blocco di 250x250x80cm di marmo verde di Prato detto “serpentino” lucidato e scavato sul piano rivolto verso l’alto a formare una lente concava la quale servirà a riflettere l’immagine del cielo inquadrata dall’oculo posto in cima alla torre. Tutto all’interno degli spazi progettati parla della vita, la morte ne è la cornice, ciò che delimita lo spazio ma che partecipa di questa visione nella luce e della luce, della natura nella natura.
Ampliamento Cimitero della Misericordia Sesto Fiorentino (FI) Concorso di idee capogruppo L. Socci con S. Barbi, G. Buoncore, B. Conforti, F. Montefusco, 2014
La luce crea lo spazio La luce crea lo spazio. La luce stabilisce il limite tra il definito e l’indefinito. La luce è materiale da costruzione, sostanza tridimensionale. La luce apre varchi, crea relazioni tra interno ed esterno. La luce separa ciò che sta sopra da ciò che sta sotto, la terra da un possibile cielo. La luce rivela le infinite possibilità dello spazio e della materia. La luce rivela lo spirito, un mondo oltre la materia. Dove inizia la luce? Dove finisce l’ombra? I modelli presentati sono stati elaborati all’interno di un laboratorio di progettazione e sono il frutto di lavoro collettivo che ha avuto come tema centrale il rapporto tra spazio e luce. Il lavoro riguarda la progettazione di una piccola cappella funeraria, un’architettura di immaginazione, che non appartiene a nessun luogo. Sperimentando sul modello, sono state studiate le possibilità della luce di plasmare e caratterizzare uno spazio. Attraverso i disegni, i progetti hanno trovato le giuste misure e proporzioni, affinandosi settimana dopo settimana. Partendo da figure geometriche, la massa è stata modellata tramite compressioni e dilatazioni dello spazio fino a vibrare sotto l’azione della luce. Struttura e forma sono state saldate come in un lavoro scultoreo. Dove inizia la luce? Dove finisce l’ombra? In bilico tra questi due elementi, l’essere e la possibilità dell’essere, si è provato a disegnare l’architettura.
International Velux Award 2014 For Students of Architecture Progetto | Prof Fabio capanni, Laboratorio V, Unifi capogruppo 2014
DESIGN
Carisma e Creatività Il progetto è stato sviluppato per il convegno internazionale Carisma e Creatività, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura e la Congregazione per gli iItituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il primo obiettivo è stato quello della creazione di una identità visiva, definita dal nome del covegno e dall’immagine. Il nome è formato dalle due parole unite da una & graficizzata che abbraccia e si interseca alle due parole, per definire lo stretto legame che intercorre tra i due significati. L’immagine è una rielaborazione grafica del Saint-Dominique di Henri Matisse. Una volta definita un’identità visiva sono stati elaborati tutti i materiali di comunicazione a partire del comunicato stampa, la call for papers, i materiali per il sito internet, i reminder. La grafica è volutamente semplice ed essenziale, con tre soli colori: nero, grigio e rosso per gli elementi in evidenza. Il formato scelto per la call for paper è un A5 verticale, quasi un libretto di preghiera. Da ultimo sono stati sviluppati i materiali di stampa per i partecipanti al convegno, quali il programma e le cartellette. Il programma è in formato A3 orizzontale, ripiegato in quattro bande verticali, che lascia leggere informazioni man mano che si aprono le varie facce.
Carisma e Creatività Pontificium Consilium de Cultura Congregatio pro Institutis Vitae Consacratae et Societatibus Vitae Apostolicae Progetto grafico ed identità visiva 2021-2022
Catalogazione, gestione e progetti innovativi per il patrimonio culturale delle comunità di vita consacrata
EDU talks Il progetto è stato sviluppato in occasione dell’evento nazionale EDU talks, dell’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO, evento di chiusura dei laboratori EDU per l’anno 2021. L’evento si è svolto a Firenze, nella bellissima cornice del Salone dei Cinquecento, ed ha visto la partecipazione di studenti da tutta Italia e ospiti delle istituzioni locali e nazionali e personalità di spicco legate al mondo UNESCO. Lo studio dell’indentià visiva dell’evento è partita con la definizione del nome, per poi progettare il logo a parture dal’identità del logo EDU già esistente. Il nome scelto rispecchia ed esprire la natura e la struttura dell’evento, improntanto sul tema del dialogo tra studenti ed ospiti. Il logo sviluppato dunque riprende in pieno questo concetto e pone un fumetto stilizzato al di sotto del logo EDU entro il quale si inserisce la parola “talks”. Completa il logo il simbolo “agenda 2030”, tema dei laboratori, preesistente, che diventa così integrato all’intera composizione. L’identità visiva sviluppata si arricchisce della figura del David di Michelangelo, come connessione immediata alla città di Firenze ospitante l’evento e a alla sede di Palazzo Vecchio, davanti il quale la scultura è posizionata. Il David viene colorato con due dei colori dell’idenitità di EDU, lasciando al terzo colore, il giallo, il compito di identificare elementi importani nel resto della composizione. Così come il logo, tutta la grafica è sviluppata sull’accostamento e la tensione tra un carattere bastone e un graziato. Il progetto ha interessato lo sviluppo dell’interea immagine coordinata per la comunicazione social e tutto il materiale fisico per l’evento. Sono stati sviluppati i roll-up, i banner e i totem da posizionare in Palazzo Vecchio e nel Salone dei Cinquecento, oltre alle shopper in cotone per i partecipanti. Da ultimo è stati progettati e stampati booklet e programma, come materiali cartacei da distribuire durante l’evento. Il booklet rappresenta un documento riassuntivo di tutto il percorso dei laboratori EDU 2021 e dell’evento stesso, oltre che di presentazione delle attività e della storia di AIGU.ww
EDU talks Agenda 2030 AIGU - Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO Firenze, Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio Progetto grafico ed identità visiva per l’evento nazionale Edu talks - Agenda 2030 2021
talks sabato
23|10
firenze 2021
in diretta da
Palazzo Vecchio
Architecture as a living act Il lavoro ha previsto lo sviluppo dell’intero progetto grafico andando a definire un’immagine identitaria. L’unico vincolo dato dall’editore era relativo alle dimensioni del libro. Il breefing con l’autrice ha fatto emergere dei caratteri fondamentali che il libro avrebbe dovuto esprimere: - forte impatto visivo; - un’immagine giovane e accattivante; - professionalità. Il volume, edito da Oro Editions, è destinato alla vendita all’interno di grandi strutture commerciali, e questo rendeva importante la creazione di un’immagine in grado di catturare l’attenzione. È stato dunque scelto un colore molto squillante che da utilizzare in copertina e all’interno del libro, da utilizzare per evidenziare elmenti importanti, come titoli, note e didascalie. Per la copertina, si è scelto di utilizzare solo le informazioni del libri: titolo, sottotitilo e autrice, con colori a contrastro con il rosa predominante per un effetto dal forte impatto visivo. L’organizzazione interna è regolata da una griglia in grado di adattarsi alle diverse esigenze: due terzi della pagina sono destinati al testo, la parte rimanente alle note e alle didascalie. Al carattere sans serif dei titoli e degli elementi più importanti, si contrappone un carattere serif per i testi per ridare un’immagine più classica e migliorare l’esperienza di lettura. Pagine a campitura piena separano le varie parti in cui si suddivide il libro, con un intermezzo contraddistinto da pagine a sfondo grigio. Ampio spazio è stato dato alle fotografie, alcune delle quali realizzate appositamente per la pubblicazione. Le immagini diventano parte fondamentale per il racconto e la comprensione dell’opera architettonica. Queste abitano lo spazio bianco della pagina muovendosi liberamente e definendo di volta in volta tensioni ed equilibri con i blocchi di testo.
Architecture as a living act. Leonardo Ricci Maria Clara Ghia Oro Editions Progetto Grafico 2021
Architecture as a living act Leonardo Ricci
Maria Clara Ghia
next generation you Il progetto viene sviluppato in occasione dell’Italian Youth Forum parma 2021 dell’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO. Una parte dell’identià visiva era giù stata definita da altri soci, tramite la progettazione del logo prima della progettazione degli interi materiali di comunicazione. Le scelte formali, cromatiche e di significato hanno rappresentato un vincolo ma anche una base sulla quale sviluppare l’intero progetto. I quattro colori scelti precedentemente sono stati adattati per rappresentare ognuno un tavolo tematico sviluppato durante il Forum. Una composizione geometrica dinamica incastra i quattro tavoli come una sorta di puzzle e definisce una banda compatta ma dinamica, in grado di scomporsi nelle declinazioni singole. Il lavoro si è concentrato sulla progettazione del completamento dell’indentità visiva, dell’impaginazione del Manifesto Next Generation You e di tutte le declinazioni per la comunicazione social sulle diverse piattaforme.
Italian Youth Forum Parma 2021 AIGU - Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO Progetto grafico per Manifesto e la comunicazione social 2021
_rebranding in_bo è una rivista scientifica internazionale open-access dell’Università di Bologna, fondata nel 2008. I temi di ricerca riguardano il progetto architettonico, la storia dell’architettura e gli studi urbani. Negli anni di vita in_bo ha cambiato diverse volte veste grafica, senza tuttavia riuscire a creare una sua identità visiva forte e riconoscibile. Il rebranding nasce dalla volontà di avere una immagine chiara e memorabile, in grado di rispecchiare visivamente la storia e la qualità accademico-scientifica della rivista. Il logo è stato ridisegnato a partire dall’ultima versione utilizzata. Il progetto prevede un riproporzionamento delle lettere nelle loro dimensioni e posizionamento. Il payoff è stato ridisegnato utilizzando un carattere condensed e posizionato su tre righe per essere più equilibrato trovando una nuova armonia col pittogramma. L’underscore, elemento grafico fino ad ora debole è stato inspessito per diventare l’elemento caratterizzante dell’intera immagine coordinata. Infine il colore rosso è stato leggermente modificato in favore di una tinta più intensa e corposa. In linea con questo rebranding sono state/verranno apportate modifiche alla struttura del sito internet, in favore di una migliore organizzazione visiva degli elementi. Anche la newsletter è stata aggiornata con la nuova immagine coordinata riorganizzando lo spazio e il rapporto testo/immagine. Il progetto grafico della rivista è stato completamente ridisegnato sviluppando gli elmenti caratterizzanti del nuovo logo. Sono stati scelti due nuovi font, il Butler e il Roboto nelle loro diverse declinazioni. Questi non solo definiscono le gerarchie degli elmenti tipografici della rivista, ma accoppiati con il simbolo dell’underscore definiscono il rapporto tra le due lingue ita/eng. La pagina iniziale di ogni paper è stata ridisegnata stabilendo gerarchie visive, integrando autore con relativi dati, tipologia e metadati del paper, titolo. È stato dato maggior spazio e risalto alle immagini, rendendo il rapporto testo/immagine più arioso e bilanciato. Il risultato finale è un layout elegante, sobrio, riconoscibile, normato da regole precise ma flessibili, in grado di adattarsi alle varie esigenze delle diverse tipologie di contributi.
in_bo | rebranding del logo, dell’identità visiva e del progetto grafico in_bo | Ricerche e progetti per il territorio, la città e l’architettura Rivista scientifica internazionele di Architettura, inserita dall’Anvur nelle riviste di fascia A Università dI Bologna ISSN 2036 1602 in_bo.unibo.it 2020
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ricerche e progetti per il territorio, la città e l’architettura
Ricerche e progetti per il territorio, la città e l’architettura
vecchio logo
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font
Bauer Bodoni Roman 9/10 x 9/10 x
Ricerche e progetti per il territorio, la città e l’architettura
Oswald light
colori 0, 100, 100, 10
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proposta per sito internet
nuovo layout della newsletter
call for
papers
PREME
SSA
Questa nostra riv ista, In_ dell’Univ bo, prop ersità di rietà de Bologna tra Cent l Diparti ro Studi mento di rno, è ge Cheru into o - stita da molti Architettu nia di Ra anni ne rizza bin venn ra irenGhirardacci la lla colla F a. o Qu p e di Bolog stato rec borazio si aen maestohra re-orto, pp na e Fond n ne o a e tem R li lungam c azione Fla ch ne: ente fo ntirm a ite,a fissizan ente prot a io c ie ali , ti h zz mia li d at do dfo n o o median a rattosi de narc oen o e rmalm e tr fia p zra ffo te m M fa lo a ra un rza i cto te g e a apposit i rapp ,è o nd ez o anchegra nte a conven la ge rand tesTorin e l’identitame ltulites orti e i ruoli tra zione ento varia g nezia, tatall.iti dell poradic à cu é rale e l’a i soggett Seic elle utorevole di Ve In_, sbo i ateè un più s ue e ae ssi d ollo so ittà zza di qu implicati, tere tiche ntro –a rivliist Cinq po di c , Genov esta no onatrall rbani, oanto abe g ina dedic cat Immagine, cartografia, Fra inas ininqu li p i c d str o d ru a p li o u e g a to itato . L’ az ita dall’u che sp teio (architetto renine form conoscenza della città a un ano e N ve cap signorili La dpr i Tem olitio. pom men dite nico, urba il enz i uo ilio i ees forte no, vasto er in aassdiettqu dopo il Concilio di Trento Image, Cartograpphy, ze, M che e n centr el Conc com ) i ple lementotoaspetto co asei pun uco coli d bli ovm nduce a debi luodgh e o deposit pub ee e pic ettami pone le Knowledge of thee City after o ni ve entass conside n o d cu p ng i iv ta tà ltu on d n rare lo ram o conside e una cro le.a -Funz euro o – tra este cit the Council of Trrent spazio limdi i a vis a ion s ra s , ion ti l i, tr u io co e us le del mon i, compr de eun religmevilesprco scon anti di q spiritua tiodi n od i do en ot a , in sio di to éli te, di un ni di una fo rd un urielt , in a an aes a derso ra di gli ona llaacW rma socia organiz dom ulturale a e la g sctrhauung a cu e pr e regis zata. enza pe le, dlità ,c nz privata i oemine ere orto qua o condivi ciale la prese L’intrecc e od di un pres app controll sorgnt vilac enze sa, i . a intera illaioredi qu i es vato nifi il o Be ir in cu ionante fen comunità capen nno ti sig ale, olo dcatiteernva ri la om Mari Studi di F iz o ru il n d ur , ra li n ba o lori si co a li co su. Le cit allo unam inile nfr, pe ilno o Fo cotà à deg ono a le e rtanto, no ndensa fem form Marc i Genova i, pa nza ersit isti s usurasc chia particoelar n siepo zion rticolarmente ne on Univ . esem gon di d rro cqu elli ail pres ioeneod la tt n sson l plificaotiv li Stu para z Prota della c ntitàCipèa rsi das veaa pondo-o considerare à deg a rso alldi devodigma. solo a nu rtede risll’abitar - ma hili e ente, l’e nsolidpa d ersit or c e vae, iv a s h ta ut n ile convqu ne costi U tic esties a, in pa uropeo: llerara resid le, il coto su p tuiin dic e e to il s i e e he, de ia nu v llavcit maer ltoum ientà m-religio rb noo tenta issue edited by mic soc custr o i a e en n od d n n ti re o i, u o i er ch a un appr zio ec gioin oc ed en ogh itealisi sonoolitic sagna Mario Bevilacqua ofondim stum vi lu te e ti pe fiche cid città perie p adl ot enata ei ecosu dinvo a. nuo Marco Folin m nosc to la luzione tolad cittall’e de p mogrraco L’o VOL.12, VOL 12 N N. 16 ener tescc degli ionla te ngibili con ttas bor questoiche de irrigidim ella vitoacont, ro ono e pe lalla ta ren . esto fleza, nem enti ne e itrla le ci id am affoend io l 20 it tà ra in o z b In qu parte ri ia d 19 n c n è b , m e tte religi alle dei e50 am e asta ella arin rsi a ancch d n , il0ganni e ta o e ute su iv da n n che alcuni c osdoovag ostinzian llaana o io boi più d io gger izzdalla primla dirita tazCh d rv n scita ricortizza ao, sendi dira ss,esto ereubinino no a i di scai stu ti ne logene int i ose ric pporee di com n pe azio ltiva riproradu Ghirard stoc orno a rtograf acci, o n nni i ri natilori co m anao. lisi, ra lemca riazio si drfe urbo, i nete p e,zio a a a volo bd’u cui si de es Il Ce i, droei va po cc in re vis si il pro con lla dce ellooedella la no i iGh gleb nic r vo Stcud proc portnt a e e o ta o h i p tt cit de d in e e Bo i pco ira tà i gliit appa di rdaccioha ssdi nence arch rtamenin maengiorn m na dei ra nnoun rilog enti tere to rato l’a ci, p ifiina e ii.p lti. , enleb trumatadse o fe an ato ti vactic a nnive edm m v it a ria o v Son nuovi s rsa le o n e s o interdis rionde m rin o rinn cipslin pazi toar la a l su oai eeente rand tivi s zione, il pio freponimo co: n un i que re a mostra a i rela p s esem isa d e de asform presè intr uo stato sono un tr s e mpo ne la el te ata e il stiana n d ra s ri cultu ria pas logia c a la sto eo h a Tutt u rc , la s dell’a a città menti pertin nta in co orie ry, Lafré toine , 1575 n A i e d ision glio detta oma, inc di R hiese tte c Le se
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PAPER
linee g guida
author guidelines
NOTE
Chicago Manua
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B IB L IO G R A
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Per le indicaz ioni genera li sulla redazio fare riferim ne della bib ento alla “No liografia si pre tes and Bib nual of Style ga di liography Sty (nella sua ver le” del Chicag sione più agg seguente ind o Maiornata) con irizzo: http://c sultabile onl hicagomanua ine al lofstyle.org /
Wayfinding system La revisione complessiva del sistema della segnaletica delle sedi dell’Ateneo è una delle azioni che discendono dal piano strategico 2016-18. I cambiamenti organizzativi, definiti dalle nuove norme del sistema universitario, non hanno ancora di fatto trovato evidenza in tutti i dispositivi segnaletici, interni ed esterni alle sedi in cui si promuovono e realizzano le missioni dell’Ateneo. Consapevole di ciò - facendosi anche interprete di richieste ed esigenze in tal senso provenienti dalle varie componenti didattiche, di ricerca, di servizio e amministrative dell’Ateneo - l’area dirigenziale della Comunicazione ha coordinato un progetto di ripensamento e riorganizzazione degli strumenti di orientamento spaziale degli utenti, con l’obiettivo di dotare l’Ateneo di un nuovo sistema integrato di wayfinding coordinato con l’identità visiva istituzionale. Il primo studio di fattibilità, affidato nel 2016 dal Consiglio di Amministrazione al Laboratorio di Comunicazione del Dipartimento di Architettura, ha prodotto una serie di linee guida grafiche e di organizzazione dell’informazione, coerenti con l’immagine coordinata già adottata dall’Università e con i più alti standard internazionali di settore. A tali linee guida si è affiancata la progettazione di un sistema di dispositivi fisici, pensato ad hoc per la segnaletica dell’Università di Firenze e capace di rispondere a tutte le esigenze di orientamento delle sedi universitarie, sia per quanto concerne la segnaletica esterna, con una particolare attenzione agli spazi dei campus, che quella interna. Il progetto di wayfinding di Ateneo ha come oggetto prioritario l’orientamento degli utenti ossia ha il fine di accompagnare l’utente nella navigazione spaziale all’interno dei campus e delle sedi.
Wayfinding System Università degli Studi di Firenze Progetto preliminare ed esecutivo Didacommunicationlab sedi realizzate: Palazzo Fenzi, Orbatello Morgagni 63, Morgagni 65, Morgagni 67, Campus Morgagni, Rettorato San Marco, sedi progettate: Santa Verdiana 2018-2019
Palazzo Fenzi
Orbatello
San Marco
What dreams may come Il progetto indaga il tema del portale, elemento di transizione e soglia tra un “qui” e un “altrove”. La geometria è dettata dalla sottrazione di due quadrati itersecati, di cui uno ruotato di 15 gradi. La forma che scaturisce è dinamica e non convezionale: un quadrato perfetto sull’esterno e uno spazio interno distorto e dinamico, a rappresentare la contrapposizione tra il mondo reale e il mondo del sogno. Lo sbalzo dell’elemento orizzonatale permette di non attuare ingombri di carreggiata lasciando libro il passaggio per gli spettatori e le vie di fuga di emergenza. La superficie interna della soglia è rivestita con un materiale riflettente/distorcente che assolve ad una duplice funzione. Da un lato induce l’osservatore a fermarsi e interagire con la struttura, per esempio facendo fotografie. dall’altro la distorsione introduce ad una ideale dimensione fantastica. La struttura è realizzata con una reticolare in legno ancorata ad un plinto di calcestruzzo che fa da contrappeso per sorreggere l’importante sbalzo, rinforzato da una struttura metallica ad incastro. Gli esterni sono realizzati in pannelli lignei di tamponamento, dipinti con pigmento blu elettrico simil “blu Klein”, su cui è possibile applicare la grafica tramite stencil o prespaziati. Il carattere costruttivo leggero permette di smontare e rimontare la struttura nel tempo, per poterne usufruire in diverse occasioni, andando ad aggioranre solamente la parte grafica.
Dispositivo identificativo per l’accesso al borgo storico Calenzano (FI) committente Comune di Calenzano realizzato per Lunaria 2019 da Opera Set progettista per ARCO, Betaway 2019
In viaggio Si tratta di un piccolo libro di poesie, seconda opera di un giovane poeta emergente. Venticinque poesie che “rappresentano un viaggio che si compie in un concreto spostamento tra diversi paesi e poi in un’astratta moderna odissea che tra mille assoluti esibisce le proprie insicurezze e pone diversi interrogativi” (Antonio Degl’Innocenti, Nota critica, In Viaggio, p.8). Il progetto grafico cerca di esprimere il senso della ricerca poetica di questo libro. Un azzurro intenso e vibrante cattura la scena, occupando con una campitura omogenea tutta la copertina, abitata dal solo titolo, nome dell’autore e una scultura. Si tratta dell’opera Un suo piacere, di Enrico Ferrarini. La dinamicità della scultura, fatta di materia plastica e rotazioni, esprime il senso del movimento, viaggio metaforico e fisico, che instilla domande in chi l’osserva. Le pagine interne sono progettate in modo semplice. le poesie si sussegono di pagina in pagina, scandite solo dai titoli che emergono per dimensione e peso nel carattere.
In viaggio Mirco Giarrè Libritalia edizioni progetto grafico 2016
Bubbles Bubbles nasce dalla volontà di produrre un oggetto elegante ma al tempo stesso giovane, frizzante e allegro. Dalla lavorazione dei materiali di scarto prendono forma elementi circolari di dimensioni variabili. I cilindri di marmo lavorato vengono accostati in tangenza gli uni agli altri, per lasciare il minor vuoto possibile che verrà poi riempito con della resina trasparente. Il risultato è di una struttura compatta ma permeabile alla vista, dove ogni elemento resta leggibile e chiaramente identificabile nella sua natura formale e materica. Tiene uniti tutti gli elementi una lamina di ottone satinato che chiude in maniera nobile la composizione dei cilindri marmorei, ridefinendo un profilo di circonferenza perfetta. Tre “bolle” si allungano divenendo gambe portanti della struttura. Una leggera svasatura dona eleganza e leggerezza a questi tre elementi, donandogli chiarezza formale: appartengono alla struttura del piano del tavolo, ma sono elementi altri, funzionalmente differenti. Una di queste tre gambe è definita in ottone satinato come la corona del piano, per dare differenziazione e caratterizzazione all’oggetto. La gamba metallica sbuca come un elemento estraneo per materia fin sopra il piano, introducendo un elemento di “disturbo” nella composizione di elementi ridondanti. Il tavolo è pensato per andare a recuperare in produzione elementi di scarto che attraverso minime lavorazioni possono diventare parte nobile di un oggetto di design dalla forte caratterizzazione. La composizione si presta ad infinite variabili sulla scelta cromatica dei materiali: dalla resa monomaterica di marmi cromaticamente uguali, alla scelta di marmi tra loro differenti. Un medesimo concept e tipologia di lavorazione, per una infinita possibilità di resa.
Prototipo per un tavolo da fumo Firenze, (FI) Progetto | AGA Architettura Tirocinio 2017
Smart Communities Need Smart Museums Il progetto grafico di Smart communities need smart museums mira sulla semplicità degli elementi in una composizione chiara ed immediata. In ogni flyer trova posto l’immagine simbolo della città ospitante alla quale si acostano le informazioni dell’evento in colori vivaci. Questo vuole rappresentare l’anima del progetto il quale coniuga storia e cultura secolari del territorio italiano con l’innovazione digitale del nostro decennio. Tradizione e innovazione si affiancano dialogando in maniera chiara e producendo un risultato elegante e dal forte impatto visivo.
Smart Communities Need Smart Museums Torino, Roma, Modena Progetto grafico per SmartFactory 2017
R. Fagnoni e la Chiesa di S. Giusepe Artigiano Ordine, pulizia, chiarezza. L’imtero progetto grafico ha voluto lavorare sui testi, senza l’inserimento di immagini o simboli grafici. L’unica foto storica è stata inserita all’interno del titolo andando a formare un riempimento irregolare e variabile: presenza in assenza. L’immagine coordinata è stata costituita da un manifesto e da una serie di pannelli che sintetizzassero il lavoro del Progettista Raffaello Fagnoni sulla Chiesa di San Giuseppe Artigiano, un pannello a cura dell’autore della mostra Arch. Simone Barbi e due pannelli dedicati agli autori delle fotografie Fabio Semeraro e Andrea Morelli. Completa il progetto grafico un book disponibile su issuu.com di presentazione della mostra.
Raffaello Fagnoni e la Chiesa di San Giuseppe Artigiano a Montebeni Loc. Montebeni, Fiesole (FI) Progetto grafico e allestimento Mostra e allestimento di Simone Barbi 2017
La forma della luce L’azione della luce ordina spazi e misure, plasma superfici, dona vita allo spazio architettonico. Si approda infine ad una architettura assoluta, immersa nell’ estraniante silenzio di una sospensione temporale che, spezzata ogni progressione lineare, sovrappone passato e presente in un’unica dimensione. Una dimensione dove luce e ombra si sfiorano fino a toccarsi, là dove ha inizio e fine l’architettura
La forma della luce Fabio Capanni Noèdizioni | ISBN: 978-8-8897661-5-6 progetto grafico 2015
ALLESTIMENTI
Galleria dell’Architettura Italiana anno
MONESTIROLI ARCHITETTI ASSOCIATI_ AULE Galleria dell’architettura italiana, Altana di Piazza Tasso, Firenze Mostra cura e progetto esecutivo della mostra catalogo edizioni Diabasis, ISBN: 978-88-8103845-9 2014
titolo luogo tipologia ruolo svolto anno
GIOVANNI CHIARAMONTE_ INTERNO PERDUTO Galleria dell’architettura italiana, Altana di Piazza Tasso, Firenze Mostra cura e progetto esecutivo della mostra 2013
titolo luogo tipologia ruolo svolto
LE CASE DI ANDREJ TARKOVSKIJ Galleria dell’architettura italiana, altana di Piazza Tasso, Firenze Mostra cura e progetto esecutivo della mostra catalogo Edizioni Diabasis |ISBN: 978-88-8103-789-6 2012
titolo luogo tipologia ruolo svolto
anno
Galleria dell’Architettura Italiana “Casa della finestra” Altana di Piazza Tasso, Firenze responsabili: Prof. Paolo Zermani, Prof. Fabio Capanni
Architettura moderna a Fiesole titolo luogo tipologia ruolo svolto anno
ARCHITETTURA MODERNA A FIESOLE Chiostro della Badia Fiesolana all’Università Europea, Fiesole (FI) Mostra collaboratore alla mostra e all’allestimento 2012
Architettura moderna a Fiesole Associazione culturale Fiesole Futura, Istituto Universitario Europeo, Comune di Fiesole. Con il patrocinio di: Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Fiesole, Fondazione Michelucci, Fondazione Primo Conti, Ordine degli Architetti di Firenze. Mostra a cura di Fabio Capanni. Presso European University Institute nel Chiostro della Badia Fiesolana.
VISIONI
gianluca buoncore